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Modi del video essays, tra teoria e pratica

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Academic year: 2021

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Abstract per il convegno

IL PENSIERO CRITICO ITALIANO Scrivere di cinema dal dopoguerra al web

Nicola Dusi

Teoria e pratica del video essay tra cinema e televisione

Le pratiche di critica emergenti nel Web 2.0 sono legate anche ai video essays, prodotti postmediali (Manovich 2001; Eugeni 2016), che propongono un discorso meta-linguistico sull’audiovisivo, costruito tramite l’audiovisivo stesso (Grant 2013). Analizzeremo alcuni video essays dedicati al cinema e alle serie televisive, cercando ove possibile di confrontarci anche con autori italiani, per provare a distinguerli in due grandi gruppi: soggettivanti e oggettivanti. L’uso della voice over e gli ammiccamenti allo spettatore, ad esempio, rientrano in una strategia di enunciazione che definiamo ‘soggettivante’, nell’accezione sociosemiotica di una costruzione testuale e di un patto comunicativo che interpellano lo spettatore, ragguagliandolo sui saperi in gioco ma puntando soprattutto sull’aspetto ludico del patto comunicativo (Landowski 1989). Parleremo al contrario di strategie ‘oggettivanti’ quando la voice over sparisce, e si valorizza più la conoscenza derivante dall’attiva comparazione tra sequenze di film diversi, come a sfidare lo spettatore a trovare le somiglianze o le differenze, senza dargli appigli.

Nicola Dusi, ricercatore (Cinema, Fotografia, Televisione), insegna Linguaggi intermediali all'Università di

Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Comunicazione ed Economia. È autore di Il cinema come

traduzione (Utet, 2003); Dal cinema ai media digitali. Logiche del sensibile tra corpi, oggetti, passioni

(Mimesis, 2014); Contromisure. Trasposizioni e intermedialità (Mimesis, 2015). Tra le sue curatele i volumi

Remix-Remake. Pratiche di replicabilità (con L. Spaziante, 2006); Destini del sacro. Discorso religioso e semiotica della cultura (con G. Marrone, 2008); Matthew Barney. Polimorfismo, multimodalità, neobarocco

(con C. G. Saba, 2012); L’uomo che vende un occhio. Un soggetto per il film Il Boom di Vittorio De Sica (con L. Di Francesco, ETS, 2017); Bellissima tra scrittura e metacinema (con L. Di Francesco, Diabasis, 2017).

Riferimenti bibliografici

Eugeni, R., 2015, La condizione postmediale. Media, linguaggi e narrazioni, Milano, La Scuola.

Grant, C., 2013, Déjà-Viewing? Videographic Experiments in Intertextual Film Studies, «Mediascape», Winter, Available online at http://www.tft.ucla.edu/mediascape/Winter2013_DejaViewing.html. Accessed 30 october, 2017.

Manovich, L., 2001b, "Post-media Aesthetics". Available online at http://www.manovich.net/ (accessed 30 october, 2017).

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Relazione convegno

Affrontare lo studio di forme ibride come i video essay è un modo di portare avanti alcune ipotesi che, assieme a Lucio Spaziante, iniziavamo a delineare in una ricerca sulle forme di remix e di remake, a partire da un convegno internazionale del 2004, quando si era in una fase acerba della svolta digitale, ancora precedente alla nascita di YouTube. Osservavamo all’epoca, che

“a partire da un fare trasformativo dei materiali disponibili, che sa di bricolage, attraverso un fare configurativo che inizia a rendere esplicite figure e dominanti discorsive, per giungere a un fare manipolativo che esplicita le strategie testuali e quindi riapre il gioco tra enunciatore e enunciatario, prendono vita le nuove strategie testuali di produzione e di fruizione dei testi” (Dusi e Spaziante 2006: 13).

In quella prima mappatura si delineavano alcune logiche che erano alla base delle nuove pratiche audiovisive e musicali di inizio millennio, contraddistinte dal gusto della ricombinazione, tra campionamento, remix e altre trasformazioni manipolative di prodotti mediali preesistenti.

Denis Bertrand ha ripreso la semiotica tensiva di Claude Zilberberg per applicarla al discorso politico contemporaneo. Bertrand spiega la “grammatica tensiva” come una proposta che attribuisce alle emozioni e alla gradualità dell’affetto una “funzione direttrice nella produzione di senso”, nonché come una semiotica degli “intervalli, dei recuperi, delle dipendenze e delle misure di intensità.” (Bertrand 2010: 34).

Per Ricoeur (1983: 113) si tratta di “ri-figurare” nell’interpretazione critica le “configurazioni” del testo

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Manovich mette a confronto le logiche temporali del montaggio cinematografico, sia nel loro concatenamento causale sia nella composizione interna all'inquadratura, ricordando le proposte Ejzenstejn (1963-1970).

Manovich ragiona poi sulla dimensione sintagmatica che riappare anche come risultato di ogni interazione e percorso tra i link ipertestuali in una navigazione Web, per una sequenzialità della narrazione che a suo avviso viene dal cinema.

Oggettivante / soggettivante

Potremmo associare questi due modi discorsivi alle modalità “espositiva”, che si rivolge direttamente allo spettatore con una funzione argomentativa e didattica, e a quella “poetica” che invece punta più sul livello espressivo e la rielaborazione delle immagini in modo persuasivo: ne discute con precisione Grizzaffi (2017), citando tra le altre le posizioni di Keathley (2011) e di Morton (2014).

due modi fondamentali della narrazione e della comunicazione, un modo oggettivante e uno soggettivante (cfr. Greimas, Courtés 1979; Landowski 1989).

Il modo oggettivante delle forme brevi si fonda su una “logica della scelta”: costruisce un destinatario autonomo, capace di definire i propri bisogni e usare le proprie competenze per soddisfarli. L’enunciatore del discorso si pone come un aiutante del destinatario-spettatore modello, che è un testimone attento e interessato, oppure più informato e distaccato, ma pur sempre critico, coinvolto cognitivamente.

Dove prevale il modo soggettivante, invece, siamo di fronte ad un discorso fondato su una “logica partecipativa”, fusionale, che costruisce un destinatario incerto sulle proprie competenze, da prendere in carico, ma

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fortemente implicato attraverso un coinvolgimento patemico che può andare fino alla convivialità più esplicita.

La nostra distinzione, ponendo due termini contrari, permette di supporre altre forme in relazione di contraddittorietà o di complementarietà con le prime.

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