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Editoriale - Numero monografico su Instructional Design e modelli didattici per la rete

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Editoriale

20 dicembre 2005 | Maria Ranieri, Università di Firenze

Instructional Design e modelli didattici per la rete

Il tema dell’e-learning ha ormai conquistato l’attenzione di chi si occupa di formazione. Tuttavia, se si considera la dimensione didattica, la riflessione appare ancora piuttosto carente. Ancora oggi infatti si tende, spesso, ad identificare l’e-learning con il semplice trasferimento in rete di materiali ed informazioni, limitando l’attività dello studente alla semplice fruizione di contenuti.

Prova ne è l’attuale enfasi sui learning object (LO), i cosiddetti “mattoncini” per l’apprendimento, ossia materiali didattici “pacchettizzati”, spesso non troppo distanti da semplici sfoglia-pagine, da trasmettere e trasferire.

In questa concezione puramente erogativa dell’e-learning, la rete è vista principalmente come sede di trasmissione di contenuti e la didattica in rete come una semplice trasposizione della didattica in presenza nella sua accezione più tradizionale.

Di qui la necessità di mettere in risalto la significatività e la criticità della riflessione didattica all’interno della rete, riscoprendone le peculiarità e guardando a modelli didattici centrati sullo studente o sul gruppo che apprende piuttosto che sui contenuti.

I contributi di questo numero si soffermano da diverse angolature su questi aspetti. Da dove partire per avviare una riflessione sui modelli didattici per la rete?

Un terreno fertile di confronto a tal proposito è costituito dall’Instructional Design, un settore di studi che ha dato vita, specie negli ultimi venti anni, a centinaia di ricerche (Wilson, Cole, 1991; Gagné, Briggs, 1990; Savery, Duffy, 1995; Dijkstra, Seel, Schott, Tennyson, 1997; Reigeluth, 1999, 1983; Merrill, 2001 etc.). Che cosa significa Instructional Design? Che cosa è stato e di cosa si occupa oggi? Il primo lavoro di questo numero Instructional Design: modelli e teorie di Maria Ranieri cerca di rispondere a questo interrogativo, tracciando da un lato la storia di questo filone di studi e, dall’altro, di delineare sul piano teorico le specificità delle teorie ID, presentando contestualmente alcuni dei modelli oggi più accreditati.

Il secondo contributo Il Problem-Based Learning dalla pratica alla teoria e il terzo Simulazioni e

apprendimento: aspetti metodologici e concettuali, entrambi di Franco Landriscina, si soffermano su

due metodi d’insegnamento, il PBL e la simulazione, evidenziandone le potenzialità didattiche, illustrando le abilità cognitive che consentono di attivare e mostrando il ruolo che possono giocare le tecnologie. Il quarto lavoro Webquest: didattica del web, didattica nel web di Patrizia Vayola presenta un webquest sul Risorgimento Italiano, mostrando come il web, sotto certe condizioni, possa rivelarsi un’opportunità per apprendere e sviluppare forme di pensiero critico.

Il numero si conclude con il resoconto di due esperienze di scrittura collaborativa online supportata da un wiki. La prima, presentata in WikiFables: scrivere e collaborare in rete con wiki di Antonella Elia, riguarda una sperimentazione in atto nel Laboratorio Interdisciplinare di “Intercultura e Tecnologie Didattiche” del Corso di Perfezionamento in “Didattica dell’Italiano come L2″ presso il CILA (Centro Interdipartimentale dei Servizi Linguistici ed Audiovisivi) dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. La seconda, riportata in Per una fenomenologia dell’apprendimento in rete a cura di Maria Ranieri et al., si riferisce alle attività svolte durante uno dei tre tutorial che hanno preceduto la seconda edizione del Congresso della Società Italiana di e-Learning (Firenze, 9-11 novembre 2005).

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