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Paola Italia, Come lavorava Gadda, Roma, Carocci, 2017. [Recensione]

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Sinestesieonline

PERIODICO QUADRIMESTRALE DI STUDI SULLA LETTERATURA E LE ARTI SUPPLEMENTO DELLA RIVISTA «SINESTESIE»

ISSN 2280-6849

Sinestesieonline - N. 20 - Anno 6 - Giugno 2017

www.rivistasinestesie.it

Antonio D’Ambrosio

P

AOLA

I

TALIA

, Come lavorava Gadda, Roma, Carocci, 2017,

pp. 144, € 12

Abstracts

Il nuovo libro di Paola Italia mira a ricostruire il laboratorio di scrittura di Carlo Emilio Gadda, a partire dalle carte e dai libri che lui, supremo «archioviòmane»– come si è auto-definito – e maniaco dell’ordine, ci ha lasciato, spiegando le ragioni che lo hanno reso un caso emblematico per la filologia del Novecento.

The new Paola Italia’s book aims toreconstruct Carlo Emilio Gadda’swriting lab, starting from the papers and books he left, asthe supreme «archiviòmane»–as he definedhimself– and maniac of the order he was, explaining the reasonsthat made him an emblematic case for the Twentieth-centuryphilology.

Parole chiave

Carlo Emilio Gadda – Paola Italia – Filologia d’autore– Filologia digitale – Archivi letterari

Contatti

antonio.dambrosio@uniroma1.it

Ad AlbertoCavallini che in un’intervista per il “Corriere d’Informazione” del dicembre ’41 gli chiede come lavori, Gadda risponde: «Gadda lavora di mattina, esce, poi riprende il lavoro al tramonto. Generalmente scrive intorno a una idea poetica […]. Scrive per giorni e giorni, poi ricopia […]. Sono cartelle fitte, la calligrafia è ottocentesca, da tecni-co» (p. 81). Non è difficile immaginarlo nel suo studiodietro la scrivania, nascosto tra la «montagna di stesure» delle sue opere,impegnato a esercitare con una penna a cannetta la sua «arte del “porre” e non del “levare”».

La nuova serie Filologia d’autore della collana Carocci «Le Bussole» non potevanon i-naugurarsi con uno scrittodedicato a lui, che più di altri ha avuto una profonda autoco-scienza del proprio lavoro, unendo al «rigore dell’ingegnere» la «minuzia dell’archiviòmane».

L’agevole volumetto di Paola Italia si apre inquadrando la poetica dell’autore in relazione al suo laboratorio di scrittura, in cui i «problemi d’officina» si intrecciano inscindibilmen-te «a una biografia ininscindibilmen-terna ed esinscindibilmen-terna», a «una gnoseologia e un’etica», a «una esigua e frammentaria poetica» (p. 7).

Gadda è un autore che molto si presta agli studi filologici per tre motivi: la storia editoria-le della sua opera – «non è un paradosso dire che la maggior parte di quanto aveva scritto negli anni più fecondi della sua produzione (1924-40) è rimasto quasi inedito per mezzo secolo» (p. 22) fino alla pubblicazione delle Opere presso Garzanti nel ’93 –, la scrittura,

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che tocca la perfezione solo dopo un faticoso lavorio, e la mania conservativa, cui però corrisponde una proporzionale dispersione delle sue carte. Cinque le città che le ospitano: Milano, presso l’Archivio Storico Civico della Biblioteca Trivulziana (Fondi Garzanti, Roscioni e Citati); Firenze, presso l’Archivio Bonsanti del Gabinetto Vieusseux; Villa-franca di Verona, presso l’erede Arnaldo Liberati; Pavia, presso il Fondo Manoscritti dell’Università; Roma, presso la Biblioteca del Burcardo. Italia descrive con minuzia i contenuti dei Fondi, senza tralasciare le più recenti iniziative digitali: dalla Wiki Gadda (attiva dal 2009, ha permesso l’elaborazione dell’edizione critica della versione originaria di Eros e Priapo) a Gaddaman (che ha permesso la riproduzione digitale e catalogazione dei Fondi milanese e fiorentino) al THESMA (che applica ai manoscritti gli studi spet-trometrici per individuare e distinguere le stratigrafie correttorie).

Alla dispersione delle carte fa pendant la maggiore compattezza della biblioteca, divisatra il Burcardoe l’Archivio Liberati, cui si aggiungono alcuni libri donati a Bonsanti(ora al Vieusseux) e altridonati a Roscioni (ora alla Trivulziana), testimonidella varietà di inte-ressi dello scrittore.

Ancora oggetto di studio sono le postille: sebbene Gadda non fosse un gran postillatore, Italia segnala, sulla scorta degli studi di Giorgia Alcini sui libri del Burcardo, quattro tipi di intervento: piegature, sottolineature orizzontali e verticali, postille (didattiche, critico-elogiative, critico-negative, letterarie e personali) – interessanti quelle alle Operette

mo-rali – e foglietti inseriti.

L’ultima parte entra nel vivo dell’officina gaddiana,a partire daL’incendio di via

Keple-ronelle sue varie redazioni. La scrittura di Gadda «non procede per sostituzione […] ma

per inserimenti di singoli elementi testuali […] e per digressioni più ampie, su sviluppi che partono da un grezzo troncone in cui, però, già èracchiusa l’idea-guida del brano» (p. 84); e si caratterizza per la presenza di varianti tardive più che immediate, aindicare una precisa progettazione iniziale.Un processo creativo che trova il suo principio generatore nella «metonimia infinita» teorizzata da Manzotti. Per rappresentare «una pagina così

complicata è necessario un metodo ecdotico molto raffinato. Ed è quello che ha fatto

del-la filologia gaddiana un modello di riferimento, più in generale, per del-la filologia del Nove-cento» (p. 92).

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