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Dopo il terremoto. Risultati e questioni aperte nel restauro delle superfici architettoniche

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Academic year: 2021

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(2) 34° convegno internazionale Scienza e Beni Culturali Collana Scienza e Beni Culturali Volume.2018 ISSN 2039-9790 ISBN 978-88-95409-22-1. INTERVENIRE SULLE SUPERFICI DELL’ARCHITETTURA TRA BILANCI E PROSPETTIVE. Bressanone, 3 - 6 luglio 2018. In questo volume vengono pubblicati i contributi estesi (Full-paper) che sono stati sottoposti a peer review da parte di referees qualificati.. ACTING ON ARCHITECTURAL SURFACE BETWEEN BUDGETS AND PERSPECTIVES. Bressanone, 3 - 6 july 2018. This volume includes extensive contributions (Full-paper) that have been subject to peer review by qualified referees.. Tutti i diritti riservati 2018, EDIZIONE ARCADIA RICERCHE Srl. Parco Scientifico Tecnologico di Venezia Via delle Industrie 25/11 – Marghera Venezia Tel.:041-5093048 E-mail: [email protected] www.arcadiaricerche.eu È vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno o didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata. Le riproduzioni a uso differente da quello personale potranno avvenire, per un numero di pagine non superiore al 15% del presente volume, solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dall'editore. Finito di stampare nel mese di giugno 2018 presso Imoco Industrie Grafiche - Treviso - Italy.

(3) SCIENZA E BENI CULTURALI. INTERVENIRE SULLE SUPERFICI DELL’ARCHITETTURA TRA BILANCI E PROSPETTIVE. 34° convegno di studi internazionale Bressanone 3 – 6 luglio 2018 a cura di Guido Biscontin e Guido Driussi.

(4) INDICE. SUPERFICI ARCHITETTONICHE E PULITURE ECCESSIVE. S. Gizzi .......................................................................................................1 CONTRO IL COMUNE SENSO DEL DECORO: INTERVENTI SULLE SUPERFICI DELL'EDILIZIA STORICA E MUTAMENTI FISICI E DI IMMAGINE. A. Squassina ................................................................................................13 LA CONSERVAZIONE DELLE FACCIATE NEI CENTRI STORICI: PERCHÈ, COME E PER CHI. R. Moioli .....................................................................................................23 CARATTERIZZAZIONE MECCANICA E TERMO-FISICA DI INTONACI TRADIZIONALI VENEZIANI. I. Aldreghetti, G. Berto, P. Bison, G. Boscato, M. De Bei, L. Massaria, F. Peron, L. Scappin ....................................................................33 LA TUTELA DELLA SUPERFICI ARCHITETTONICHE DEL PAESAGGIO STORICO ITALIANO. OSSERVAZIONI SUL RUOLO DELLE NORMATIVE DI SETTORE DOPO IL D.P.R. 31 DEL 2017 F. Trovò .......................................................................................................43 SURFACE PERCEPTION AND INTERPRETATION IN ARCHITECTURAL CONSERVATION. E. Macchioni ...............................................................................................55 IL RESTAURO NELL’EPOCA DELL’APPARENZA: QUANDO INTERVENIRE DIVENTA RINNOVARE. C. Bartolomucci...........................................................................................65 INTERVENIRE SULLE SUPERFICI TRA CONSERVAZIONE E LEGGIBILITÀ DELL’IMMAGINE ARCHITETTONICA: IL CASO DELLE PROCURATIE NUOVE A VENEZIA. I. Cavaggioni, A. Turri................................................................................75 ORIENTAMENTI, TENDENZE, PROSPETTIVE. L’INTERVENTO SULLE SUPERFICI DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO DEL NOVECENTO. G. Favaretto, S. Massari, M. Pretelli, ..........................................................85 FROM TRADITION TO TECHNOLOGICAL INNOVATION: METHODOLOGIES, MORTAR DESIGN AND NANOTECHNOLOGIES IN THE RESTORATION OF S. MARIA DI SPINERANO (TURIN) L. Accurti, A. Giacomelli A.M. Gillio, S. Bocchio Vega, C.M. Tibaldeschi. ........................................................................................97 IL RESTAURO DELLE SUPERFICI DI PALAZZO MADAMA A TORINO: METODI ED ESITI. F. Fratini, M. Mattone, S. Rescic ................................................................109.

(5) …CON LA CURA DOVUTA. IL NEGOZIO GAVINA DI CARLO SCARPA A BOLOGNA: SUPERFICI, MATERIALI, RESTAURI. A. Ugolini G.M. Costantini ........................................................................ 121 LEARNING FROM LOUIS KAHN’S SALK INSTITUTE PRESERVATION PROGRAM? SPUNTI PER LA CONSERVAZIONE DELLE SUPERFICI LIGNEE DEL XX SECOLO. S. Di Resta .................................................................................................. 133 LA MAPPA DEI GRAFFITI A MESSINA DISEGNATA DA GINO COPPEDÈ. RESTAURI E DE-RESTAURI NEL RISPETTO DI UNA CIFRA PECULIARE DELL’ARCHITETTO. A. Cernaro, O. Fiandaca ............................................................................ 143 PRESERVATION AND RESTORATION. THE CONSTRUCTION SITE OF THE CASTLE OF CASTELLALTO IN TELVE, TRENTINO. G. Gentilini ................................................................................................. 153 LA CAVALLERIZZA DEL PALAZZO DUCALE DI MANTOVA: UN BILANCIO DEGLI INTERVENTI SULLE SUPERFICI. A. Adami, S. Della Torre, L. Fregonese, A. Mazzeri, B. Scala, ..................................................................................................... 165 SUSTAINABLE SILICA SOL-GEL BASED CLEANING SYSTEMS FOR GRAFFITI REMOVAL. M. Mussolino, F. Aricò, E. Griguol, P. Tundo ........................................... 183 STUDIO DELL’EFFICACIA DI CONSOLIDANTI A BASE DI DIAMMONIO FOSFATO PER LA CONSERVAZIONE DI DECORAZIONI E FINITURE A BASE DI LEGANTI IDRAULICI E CEMENTIZI.. L. Falchi, E. Balliana, L. Zecchin, E. Zendri.............................................. 193 NEW GREEN POLYMERS FOR APPLICATIONS IN CLEANING GRAFFITI VANDALISM ON CULTURAL HERITAGE STONES. L. Pietrobon, A. Vavasori, C. Tortato, L. Ronchin..................................... 203 LE SUPERFICI DELL'ARCHITETTURA: IL CASO DELLA BASILICA DI SANTA CROCE DI LECCE E L’UTILIZZO DELL'OSSALATO E DEL FOSFATO DI AMMONIO. CONFRONTI CON ALTRI ANALOGHI MONUMENTI SIMILMENTE TRATTATI. G. Cacudi, A. Di Marzo, M. Matteini, D. Melica, F. Vescera ................... 213 PHOSPHATE-BASED TREATEMENT FOR STONE CONSOLIDATION IN TEMPERATE AND COOL CLIMATIC CONDITIONS. A CASE STUDY OF RÖDBO GAMLA KYRKOGÅRD HISTORIC SITE IN SWEDEN. S. Holickova, A. Defus ............................................................................... 225.

(6) TRATTAMENTI DE-SOLFATANTI UNA QUESTIONE SEMPRE APERTA. IL CANTIERE PILOTA PER IL RECUPERO DEI DIPINTI DI GINO GRIMALDI. D. Pittaluga,P. Bensi, M:L: Carlini, F: Fratini, D. Magrini, A. Mairani, M. Matteini, S. Vassallo, S: Vicini ..........................................237 LE SUPERFICI ORIZZONTALI E L’ACCESSIBILITÀ DEI BENI CULTURALI. MATERIALI E TECNICHE PER LA REALIZZAZIONE DI PERCORSI INCLUSIVI IN CONTESTI STORICI. C. Conti, L. Petriccione ...............................................................................249 VALORIZZARE ATTRAVERSO LA SUPERFICIE TRA CREATIVITÀ E CONSERVAZIONE. S. Massari, E. Pozzi, L. Signorelli...............................................................259 MORTARS AND PLASTERS MIXES FOR ANCIENT BUILDINGS AND THEIR MECHANICAL CHARACTERISTICS. FIRST RESULTS OF A RESEARCH PROJECT (IN PROGRESS). S. Fasana, A. Grazzini, M. Zerbinatti ..........................................................271 MIGLIORAMENTO ANTISISMICO E SUPERFICI ARCHITETTONICHE: UN COMPLESSO RAPPORTO FRA SICUREZZA E CONSERVAZIONE. A. Donatelli .................................................................................................283 POST-SEISMIC RECONSTRUCTION AND PRESERVATION OF ARCHITECTURAL SURFACES. THE GUIDELINES FOR BUILDING FACADES AND EXTERNAL FINISHES IN THE RECONSTRUCTION PLAN OF FOSSA (AQ).. M.R. Vitale ..................................................................................................295 PROBLEMATICHE E INDIRIZZI OPERATIVI PER LA CONSERVAZIONE DELLE FINITURE ANTICHE DEL CENTRO STORICO DELL’AQUILA. A. Placidi .....................................................................................................307 LA BASILICA DI SANT’ANDREA APOSTOLO A MANTOVA: RESTAURO DELLE SUPERFICI E MIGLIORAMENTO FACCIATA PRINCIPALE E DEL PRONAO.. STRUTTURALE. DELLA. D. Lattanzi, E. Romoli, L. Sala, A. Moretti, E. Boglione ...........................317 ORIZZONTI DI METODO PER L’INTEGRAZIONE DI SISTEMI FOTOVOLTAICI SUL PATRIMONIO ARCHITETTONICO. A. Giuliani, M. Rossetti...............................................................................329 ENERGY CONSERVATION IN HISTORICAL BUILDINGS. A METHODOLOGY FOCUSED ON BUILDING OPERATION AND USERS’ ENGAGEMENT. G. Spigliantini, V. Fabi, M. Schweiker, C. Aghemo ...................................339.

(7) LA TERMOGRAFIA COME STRUMENTO DI INDAGINE CONOSCITIVA DELLE SUPERFICI ARCHITETTONICHE. INTERVENTI E PROSPETTIVE DI RICERCA. C. Crova F. Miraglia ................................................................................... 351 CONCRETE SURFACES CONSERVATION: REFLECTIONS ON THE MAIN OPEN CHALLENGES AND PROPOSAL FOR A NEW ILLUSTRATED GLOSSARY OF DETERIORATION PHENOMENA.. S. Landi ...................................................................................................... 361 VILLA MARINA A SORI: LA CONSERVAZIONE E IL RESTAURO DELLE SUPERFICI TRA CONOSCENZA E INNOVAZIONE.DALLE INDAGINI STRUMENTALI SUGLI INTONACI ALL’ANALISI CROMATICA. G. Stagno, L. Blanc, L. Secondini, A. Tesfay, R. Forte, R. Morbiducci ............................................................................................ 371 SISTEMI DI MONITORAGGIO E CONTROLLO, APPROFONDIMENTI DIAGNOSTICI E INTERVENTI DI MANUTENZIONE PER LA CONSERVAZIONE PREVENTIVA DELLE SUPERFICI DECORATE DELLA CAPPELLA DI S. UBERTO A VENARIA REALE.. L. Appolonia, M.C. Canepa, M.Cardinali, M.Girotto, A. Piccirillo, V.Scarano, V.Tasso, M. Volinia ........................................... 381 NUOVI DATABASE PER IL PIANO DEL COLORE DI SIENA: INTONACI DECORATI E TROMPE L'OEIL DI PORTE E FINESTRE. M. Gennari, E. Matteuzzi ........................................................................... 393 FORMAZIONE DI TERZO LIVELLO E OPERATORI LOCALI: UN’ESPERIENZA SUGLI INTONACI DEL CENTRO STORICO DI SANREMO. G. Franco, D. Pittaluga, P. Bensi, A. Rava, C. Terzi.................................. 405 CONSERVAZIONE DELLE SUPERFICI ARCHITETTONICHE DEL XX SECOLO. INTERVENTI RECENTI DI ÁLVARO SIZA A PORTO. T. Cunha Ferreira, E. Fantini ...................................................................... 415 IMMAGINE. IDENTITÀ. L’ESTETICA DELL’ARTE CONTEMPORANEA NELLA CONSERVAZIONE DELLE SUPERFICI. E. Sorbo, M. Chiuso ................................................................................... 425 LA SUPERFICIE ARCHITETTONICA NELL’ARTE CONTEMPORANEA: ARCHITETTURE COME TELE. G. Danesi .................................................................................................... 435 LE SUPERFICI STORICHE NELLA CITTÀ CONTEMPORANEA: IL CASO DEL RESTAURO DELLE FACCIATE DEL PALAZZO DELLE SCINTILLE (EX PADIGLIONE 3) NEL QUARTIERE STORICO FIERA DI MILANO. N. Berlucchi, A. Artioli, F. Mainardi, F. Cogliati ...................................... 445.

(8) SUPERFICI VETRATE E LIMITI DELLA CONSERVAZIONE NELLE ARCHITETTURE DEL MODERNO. R. Maspoli ...................................................................................................455 RESTAURI DEI DIPINTI MURALI IN VENETO DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE, DAGLI ANNI CINQUANTA AGLI ANNI OTTANTA. P. Bensi, A. D’Ottavi, M. Serafini ..............................................................467 SUPERFICI DIPINTE DI TRAVETTI E TAVOLE DA SOLAIO PROVENIENTI DA PALAZZO GRILLO (GENOVA): UN’ESPERIENZA DIDATTICA TRA INDAGINI CONOSCITIVE E PROVE DI INTERVENTO. A. Boato, G. Arena, M. Rocca, S. Vassallo ................................................479 SOFFITTI LIGNEI DIPINTI: UNA PRIMA RICOGNIZIONE SU SCALA NAZIONALE. A. Boato, G. Arena, E. Ceccaroni, G. Colotto, L. Davite, F. Ferrari, G. Nani, S. Patrizi, M.S. Pirisino, L. Puglisi ..............................487 I MURI DIPINTI DI DOZZA TRA STRATEGIE DI INTERVENTO E PROGETTO GLOBALE DI MANUTENZIONE. L. Vanghi, S. Penoni, A. Giuffredi ..............................................................497 A (OVVIAMENTE CONGETTURALI) “PROSPETTIVE”, CENNI PROFESSIONALI E PRODUTTIVE, PIÙ PROBABILI ANCHE PER I PROGETTI DELLE VARIE SUPERFICIE DELL’ARCHITETTURA, IN UN FUTURO NON PIÙ LONTANO, ANZI DIVENUTO ORMAI ATTUALE. V. Borasi......................................................................................................509 HYDRA R.O. CO2: UNA STRUMENTAZIONE INNOVATIVA PER LA PULITURA CON ACQUA NEBULIZZATA. S. Borghini, S. Di Silvestre .........................................................................509 NOTE PER LA CONSERVAZIONE E LA MANUTENZIONE DELLE SUPERFICI STORICHE NELL’EDILIZIA CALABRESE. LA VIA PADOLISI NEL CENTRO ANTICO DI COSENZA. B. Canonaco ................................................................................................529 IN ASSENZA DI METODO: IL RESTAURO DELLA BASILICA DI SAN GIOVANNI A FINALE LIGURE. A. Canziani, A. Decri ..................................................................................539 IL TRATTAMENTO DELLE SUPERFICI DELLE HEART WALLS DI KYOTO: TECNOLOGIE COSTRUTTIVE, STILI E DECORAZIONI. F. Ribera, P. Cucco......................................................................................551 ACCORDARE LE SUPERFICI ARCHITETTONICHE RESTAURATE AL CONTESTO: IL CASO DI PALAZZO CAMAJORI A CASTIGLIONE DELLA PESCAIA (GR). M. Eichberg .................................................................................................561.

(9) RESTORATION AND RE-USE OF COLONNA-BARBERINI PALACE IN PALESTRINA, ROME. R. Iacono, A. Fiasco, F. Pinci ..................................................................... 561 LA CHIESA DI SANTA MARIA ANNUNCIATA ALL’OSPEDALE SAN CARLO BORROMEO A MILANO: INTERVENTI CONSERVATIVI SULLE SUPERFICI DI UN’OPERA DI GIO PONTI E SULL’ANNUNCIAZIONE DELLA FACCIATA SETTENTRIONALE.. R. Baratti Rava, M. Cappellina, M. Cecchin, D. Lattanzi, M. Mapelli .................................................................................................. 581 IL RECUPERO DELLA PAVIMENTAZIONE NELLA CONCATTEDRALE DI TODI. RISOLUZIONE PROBLEMI DI CONDENSA. A. Mannaioli, M. Pucci, P. Sammartino ..................................................... 591 LA BASILICA DEI SS. GIOVANNI E PAOLO A VENEZIA: INTERVENTI OTTOCENTESCHI SULLE SUPERFICI ARCHITETTONICHE PER UNA NUOVA IMMAGINE DEL MONUMENTO VENEZIANO. V. Peron ...................................................................................................... 603 TECNICA ESECUTIVA E RESTAURO DI SUPERFICI “LUSTRE” ED AFFINI. F. Amendolagine, L. Petriccione ................................................................ 613 CONTRO L’ADOZIONE DEL CAPPOTTO ESTERNO NEGLI INTERVENTI SULL’ESISTENTE. IL POLICLINICO DI PADOVA DI GIULIO BRUNETTA COME CASO DI STUDIO. E. Pietrogrande, A. Dalla Caneva, C. Rampazzo ....................................... 623 LE FACCIATE DEL QUARTIERE DI PICCAPIETRA A GENOVA: TUTELA E VALORIZZAZIONE DI UN PATRIMONIO DEL SECONDO NOVECENTO. C. Repetti .................................................................................................... 633 LE SUPERFICI MURARIE A VISTA: RESTAURI A PALERMO E A RODI (FINE SEC. XIX-PRIMA METÀ XX). R. Scaduto................................................................................................... 645 LA CUPOLA DELLA CHIESA DI N. S. DELLA CONSOLAZIONE E S. VINCENZO A GENOVA. METODOLOGIE SPERIMENTALI PER LA CONOSCENZA E LA CONSERVAZIONE DELLE SUPERFICI DIPINTE. G. Stagno, L. Secondini, A. Tesfay, G. Varese .......................................... 655 FAR VECCHIO IL NUOVO” E “NUOVO IL VECCHIO”: VERITÀ E FINZIONE NEL 'COLORITO' DELLE SUPERFICI IN PIETRA. A. Turri ....................................................................................................... 663 DOPO IL TERREMOTO. RISULTATI E QUESTIONI APERTE NEL RESTAURO DELLE SUPERFICI ARCHITETTONICHE. C. Verazzo, C. Varagnoli ........................................................................... 675.

(10) TREVISO URBS PICTA: UN PROGETTO INTEGRATO DI RICERCA E CATALOGAZIONE PER LA CONOSCENZA DELLE FACCIATE DECORATE PROPEDEUTICA ALLA VALORIZZAZIONE E SALVAGUARDIA. R. Riscica, C. Voltarel, P. Boschiero ..........................................................685 SCRITTE SUI MURI: I GRAFFITI ANTICHI TRA INDIFFERENZA E CONSIDERAZIONE. D. Oreni, G. Pertot, V. Pracchi, R. Valente .................................................697 BUNKER TEDESCHI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE. ESITI E PROSPETTIVE PER LA CONSERVAZIONE CALCESTRUZZO ARMATO.. DELLE. SUPERFICI. IN. C. Mariotti, S. Pulga, A. Zampini................................................................709 NEW ON OLD: TO WHAT EXTENT SHOULD INTERVENTIONS BE DONE ON SURFACES? MAINTENANCE WORKS AND RESTORATION ON AN EXISTING PROJECT. L. Serafini, S. Cecamore .............................................................................719 THE RESTORATION OF ARCHITECTURAL SURFACES IN JAPANESE TEMPLES: REFLECTIONS. F. Gotta ........................................................................................................729 A MEDITERRANEAN HISTORY: THE RESTORATION OF SHEIK SOULEIMAN MESCIDE IN ISTANBUL. A. Griletto, S.Vallese, O. Aydemir, M. Simsek ..........................................743 COMPLESSITÀ E CONTRADDIZIONI NEL RESTAURO DELLE FACCIATE IN "STILE" REALIZZATE FRA LA FINE DELL'OTTOCENTO E L'INIZIO DEL NOVECENTO IN ROMA. A. Pergoli Campanelli .................................................................................753 COLORE DELL’ARCHITETTURA STORICA E RESTAURO NEL MERIDIONE D’ITALIA. IL CASO DI BISCEGLIE (PUGLIA). A. La Notte ..................................................................................................765 SANTA CHIARA DI BERNARDO ANTONIO VITTONE A TORINO: “BUONE PRATICHE” IN UN SECOLO DI RESTAURI DELLE SUPERFICI. F. Novelli .....................................................................................................777 GOOD PRACTICES FOR CONSERVATION HISTORICAL ARCHITECTURAL FACADES:PIANO DI MANUTENZIONE DELLE SUPERFICI DI FACCIATA DEL CENTRO STORICO DI SALUZZO. S. Beltramo, P. Bovo. ..................................................................................787.

(11) GRAFFITI E VANDALISMO GRAFICO: PULITURA E TRATTAMENTI PROTETTIVI SU SUPERFICI LAPIDEE DELL’ARCHITETTURA C. Ricci, F. Gambino, M. Nervo, A. Piccirillo, F. Zenucchini, A. Scarcella, A. De Stefanis, J. Santiago PozoAntonio, A. Borghi .. .................................................................................. 797 MATERIALS AND INTERVENTIONS FOR THE CLEANING AND PROTECTION WORKS OF THE ARCHITECTURAL SURFACES OF THE HISTORICAL RECTORSHIP BUILDING, IN THE HISTORICAL COMPLEX OF NATIONAL TECHNICAL UNIVERSITY OF ATHENS, GREECE E.T. Delegou, P. Moundoulas, M. Mertzani, A. Moropoulou.. ......................................................................................... 809 PAVIMENTAZIONI URBANE DI PIETRA: COME CONNETTERE DUREVOLMENTE MATERIA E TRADIZIONE TENENDO CONTO DELLE ESIGENZE DELLA MODERNITÀ? IL CASO VIRTUOSO DI PIAZZA DEL MERCATO A SPOLETO (PG).. G. Signori.. ................................................................................................. 819.

(12) Scienza e Beni Culturali Intervenire sulle superfici dell’architettura tra bilanci e prospettive.

(13) SCIENZA E BENI CULTURALI.2018. DOPO IL TERREMOTO. RISULTATI E QUESTIONI APERTE NEL RESTAURO DELLE SUPERFICI ARCHITETTONICHE CLAUDIO VARAGNOLI, CLARA VERAZZO Università degli Studi di Chieti-Pescara, Dipartimento di Architettura, viale Pindaro, 42, Pescara [email protected], [email protected]. ABSTRACT The reconstruction measures taken in the post-earthquake period are still object of great debate in the national and regional scene, also for the objective difficulty of defining methodologies of intervention suitable to the articulated local identity. The present paper focuses on an event that starts from the initial stages of reconstruction until the results, supported by the experience gained by the authors in the development of restoration projects and methodological approaches more responsive to the issues of recovery for damaged heritage. The political and cultural dynamics that characterize the post-seismic reconstruction are different in each area by methods, timing, choices and social implications, but they have a common denominator: in line with the events experienced after the earthquake of Marsica in 1915, actions are based on the issue of security, so that sometimes excessive precautions lead to measures that are hostile to the protection of what remains. In this scenario, both the safety measures and the seismic consolidation and improvement measures have reserved little attention to the surfaces treatment, especially to the external ones. These are fragile elements already subject to natural degradation, accelerated by pollution, lack of maintenance and wrong restoration, which over time have led to the gradual reduction of the ancient vestments. The analysed repair-work recalls the need for regional and local cataloguing of the most common vestments, but above all the ability to study a code of use for new plasters, made from surviving ones. Key-words: restoration, earthquake, conservation, wall paintings, frescoes.

(14) 676. SCIENZA E BENI CULTURALI.2018. Patrimonio fragile: la vulnerabilità delle superfici architettoniche In linea con una vicenda ricorrente in Abruzzo, anche il terremoto del 6 aprile 2009, che ha devastato il territorio abruzzese e la provincia dell’Aquila in particolare, ha prodotto una nuova cesura nella storia della regione. A rimanerne gravemente colpiti sono stati, come noto, la città dell’Aquila, definita «unico monumento di assoluto valore culturale»1, ma soprattutto numerosi centri storici minori, costituenti una fitta rete di città medio-piccole, ancora in buona parte conservate nel loro tessuto edilizio ed urbanistico. Le provvidenze per la ricostruzione prese all’indomani del sisma sono a tutt’oggi argomento di grande dibattito nel panorama nazionale e regionale, anche per la oggettiva difficoltà di definire metodologie di intervento applicabili alla ricca e articolata identità locale. Il contributo che qui si propone fa riferimento a questo dibattito e ad una vicenda che va dalle fasi di avvio della ricostruzione agli esiti ad oggi raggiunti, supportata dall’esperienza maturata dagli autori nella elaborazione di alcuni progetti di restauro e nella messa a punto di approcci metodologici più rispondente alle tematiche del recupero del patrimonio danneggiato. Le dinamiche politiche e culturali che caratterizzano la fase della ricostruzione post-sismica, pur contraddistinte per modi, tempi, scelte e risvolti sociali, profondamente differenti rispetto alle aree coinvolte, presentano un comune denominatore: gli interventi si fondano sul tema della sicurezza, in linea con quanto già sperimentato dopo il terremoto della Marsica del 1915, in cui precauzioni talvolta eccessive conducono a provvedimenti ostili alla salvaguardia di quel poco che si era salvato. Anche alcuni restauri su fabbriche monumentali, stimate poco sicure, appaiono condotti con un accanimento che trova attenuanti solo nell’utopica pretesa di un’assoluta incolumità, in grado cioè di garantire, senza il peso di una costante manutenzione programmata, una irrealizzabile sicurezza futura. Si rischia di perdere così di vista, nuovamente, la possibilità di orientare il processo di ricostruzione alle esigenze della conservazione, generando ambiguità tra gli interventi integrativi, che puntano innanzitutto al mantenimento di quello che c’è, cercando di conservare apparecchi murari e orizzontamenti, tipologie e stratificazioni, consolidando e reintegrando laddove necessario, operando come in una articolata opera di anastilosi; e gli interventi sostitutivi, che astraggono da quello che c’è e quello che c’era e che operano in autonomia formale, tipologica e costruttiva, rimettendo alle decisioni dei singoli progettisti una maggiore o minore sensibilità al contesto2. In questo panorama, prima le messe in sicurezza, necessarie ma spesso poco attente agli impaginati dei manufatti architettonici, poi gli interventi di consolidamento e miglioramento sismico, hanno riservato poca cura al trattamento delle superfici, soprattutto esterne. Si tratta di elementi fragili già sottoposti al naturale degrado, accelerato dall’inquinamento, dalla mancata manutenzione complessiva dei corpi.

(15) SCIENZA E BENI CULTURALI.2018. 677. di fabbrica, da malintesi restauri, che nel tempo hanno condotto alla riduzione progressiva dei paramenti antichi. L’entità delle perdite in atto delle superfici originali, evidenti nel patrimonio diffuso, coinvolgono anche edifici sottoposti all’attenzione da parte degli organi di tutela. Le stesse Linee guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale, nel sottolineare i livelli di sicurezza e i criteri per la scelta degli interventi di miglioramento sismico, riservano poca attenzione alla conservazione integrale di finiture e paramenti, fatta eccezione per apparati decorativi e superfici pittoriche di pregio3. A ciò si aggiunga la mancanza di fonti documentarie di riferimento, che in Abruzzo, come in molte altre regioni della penisola, restituiscono il limitato valore attribuito al trattamento delle finiture e la conseguente mancanza di studi specialistici, che consentono di conoscere il quadro complessivo delle testimonianze superstiti, il loro stato di conservazione, la loro rarità, e, in alcuni casi, unicità. Nel corso delle ricerche intraprese, si è constatata la profonda alterazione del profilo architettonico dell’area di studio conseguente alle grandi campagne di restauro, che hanno cancellato edifici e contesti decorativi, inaugurando una stagione di interventi di liberazione che inizia già in età post-unitaria, si rafforza con le provvidenze successive al terremoto della Marsica e rinasce con forza nel secondo dopoguerra. Una tendenza di lunga durata nell’espunzione delle stratificazioni, che in Abruzzo, più che altrove, ha condotto all’eliminazione di aggiunte barocche a edifici medievali, con operazioni di decorticature e stonacature indiscriminate. Né va dimenticato, il netto dualismo tra interventi di restauro specialistico, riservati a superfici lapidee e pittoriche di pregio, e interventi ordinari - tinteggiatura dei fronti sia interni sia esterni - affidati a maestranze poco qualificate, che hanno condotto all’annullamento della ricchezza e della varietà delle preesistenze, anche grazie all’uso di intonaci uniformi. Il problema del trattamento delle superfici va ricondotto nell’alveo più complesso della conoscenza del manufatto architettonico, letto nelle sue valenze figurative, materiche e strutturali. Solo attraverso un rilievo critico dello stato di fatto è possibile costruire un quadro di indirizzo e controllo degli interventi, capace di distinguere i diversi significati delle parti dell’organismo architettonico, in un piano di ricerca costantemente aggiornato, attraverso campionature degli intonaci e degli strati rimossi, con relative documentazioni stratigrafiche. Questo sembra l’unico approccio metodologico in grado di mitigare, almeno in parte, la componente distruttiva degli interventi sul patrimonio costruito. I terremoti, le frane, le guerre, certamente esperienze tragiche e dolorose, hanno costituito spesso l’alibi per operazioni di autentica cancellazione..

(16) 678. SCIENZA E BENI CULTURALI.2018. Oltre L’Aquila. Palazzo Ricci a Capitignano I danni del terremoto hanno segnato, come già anticipato, anche centri minori, come Capitignano, nell’alta valle dell’Aterno, in cui le scosse sono state particolarmente incisive a causa della forte sismicità dell’areale. Il progetto di restauro di palazzo Ricci parte innanzitutto dall’ascolto dell’opera preesistente, applicando con gradualità e flessibilità i principi della conservazione di quello che si è salvato, cercando di rispettare al massimo murature e orizzontamenti, tipologie e stratificazioni, consolidando e reintegrando laddove necessario4. L’analisi del quadro fessurativo dell’edificio, che occupa una posizione ai margini di una strada a mezza costa, fra le case dell’abitato di Mopolino, e prospetta con la sua fronte posteriore su una vasta area un tempo coltivata, che doveva conferire all’edificio un carattere intermedio tra la residenza fortificata e la villa, hanno evidenziato, in generale, la buona tenuta della costruzione alle sollecitazioni fuori del piano, grazie anche ai consolidamenti a cui è stato sottoposto nel corso dei secoli, ottenuti con l’immissione sistematica di catene lignee, posizionate generalmente alle reni delle volte. Molte, almeno a quanto è emerso durante i lavori, sono dotate di capochiavi di ferro a paletto e sono state trovate in discreto stato di conservazione, anche se non svolgevano più alcuna azione di ritegno. Analoghi sistemi furono probabilmente usati per rafforzare le angolate: una tavola lignea, in buono stato di conservazione, collega, ad esempio, la parete a vela della porzione incompiuta al maschio murario retrostante. Altre catene, interamente metalliche e a sezione quadrata, inserite alla sommità di capitelli con raffinati ancoraggi a vista, sono visibili nella loggia a piano nobile, frutto del consolidamento attuato nel 1767, come indica l’iscrizione sul fronte posteriore, o comunque nell’ambito del cantiere gestito da Giovanni Stern5. Ciononostante, gli apparati decorativi e le superfici dipinte hanno evidenziato notevoli danni, soprattutto quelle del piano nobile, affrescate nel corso degli anni Trenta da Vincenzo Manenti6, che lavorò sui riquadri centrali delle volte a padiglione. Le lesioni principali si sono manifestati in relazione alle modifiche intraprese in tempi recenti, con inserimento di strutture in cemento armato prive degli opportuni accorgimenti per renderle compatibili con un edificio in muratura e mal eseguite. È il caso della volta che ospita l’affresco di Perseo con la testa di Medusa, consolidata con una cappa di cemento e rete elettrosaldata, la cui connessione si è rivelata insufficiente e ha portato, anche prima del sisma del 2009, al distacco e alla perdita di frammenti pittorici. I restauri intrapresi nel 2012, in accordo con gli organi di tutela, hanno contemplato, accanto alla riparazione delle lesioni esistenti con il metodo tradizionale dello scuci e cuci, all’aumento della resistenza complessiva delle murature attraverso iniezioni di malta idraulica e all’inserimento di un nuovo sistema di tiranti, diversi interventi sulle superfici pittoriche, lavorando sia sul consolidamento di quanto si era salvato, con reintegrazioni a velatura nelle parti più degradate, sia sulla pulitura degli affreschi delle volte a piano nobile. Ciò ha.

(17) SCIENZA E BENI CULTURALI.2018. 679. consentito, durante i lavori, di riportare alla luce l’affresco della Prudenza, in ottimo stato di conservazione sotto una spessa coltre di fuliggine, interessante anche perché riprende in maniera puntuale l’immagine pubblicata nell’Iconologia di Cesare Ripa. Ma particolarmente impegnativa è risultata la conservazione e il restauro delle coloriture interne al palazzo, che spesso, come abbiamo visto, vengono tenute in scarsa considerazione negli interventi post-sismici. Le sale al piano nobile, infatti, si presentavano con lambris e zoccolature che restituivano bene la vita del palazzo nell’età della Restaurazione borbonica. Una tinteggiatura con colori uniformi, sia pure attentamente progettata, avrebbe compromesso la comprensione del décor ottocentesco: grazie all’azione dei restauratori, è stato invece possibile mantenere le gamme cromatiche, assicurando comunque l’unitarietà e il valore estetico delle sale. L’assetto del palazzo, ricostruito da Giovanni Stern per il conte Serafino Ricci nel 1783, secondo la grande iscrizione dipinta in facciata, risente della sistemazione data alla metà dell’Ottocento da Angelo Maria Ricci (1775-1850), scrittore, erudito e poeta di primo piano nell’ambiente culturale dell’epoca7, o più probabilmente durante la permanenza di Eleonora Rospigliosi Pallavicini, sposa di Celestino Maria Ricci, che risedette stabilmente nell’edificio, accogliendo Edward Lear negli anni Quaranta del XIX secolo, a cui si deve una veduta del palazzo, datata 1846. Le sale del piano nobile ebbero così un assetto decorativo che prevedeva una fascia di lambris chiusa da cornici decorative ad imitazione di modanature classiche; le pareti si tinsero con coloriture vivaci spesso contornate da un motivo dipinto a fusarole e perline. Di grande effetto decorativo la sala del Bagno di Diana, che ebbe le pareti dipinte con motivi a drappeggio e ghirlande nei padiglioni, in linea con quanto è visibile in altre residenze aquilane e del contado. A questa fase, si sovrappose in anni successivi - ancora imprecisati ma ormai agli inizi del secolo XX - una ornamentazione più corrente, eseguita da una mano non professionale, che ha modificato soprattutto l’assetto della sala dell’Eros, in cui il riquadro centrale è stato ridipinto - emergono ancora le linee guida della figurazione originaria - utilizzando anche colori di natura industriale: alcune decorazioni sono inoltre su carta dipinta e applicata nelle mezzerie dei fregi. Gran parte dei tinteggi e delle decorazioni erano poi state ricoperte con carta da parati di nessun pregio e malamente conservata, a causa dell’umidità. Anche il salone a piano nobile conservava solo in parte, già prima del 2009, l’assetto originario, a causa della scomparsa degli arredi originali, dei sopraporta e del corredo scultoreo: l’affresco centrale, dipinto sul voltone in canniccio, era caduto, lasciando in situ solo alcuni frammenti. Nel rifacimento sterniano, le ghirlande in stucco bianco che ancora oggi pendono dalla cornice, staccavano probabilmente su una coloritura di un verde spento, ritrovata nella stratigrafia durante i lavori: colore poi alterato nelle varie riedizioni, fino ad essere coperto da un moderno tinteggio in rosa. Gli stipiti delle porte, come in tutto il piano nobile,.

(18) 680. SCIENZA E BENI CULTURALI.2018. erano dipinti ad imitazione del giallo di Siena, a volte su un’anima di arenaria, a volte su legno. La decisione è stata quella di conservare al massimo il valore di una residenza di campagna che guardava a modelli nobili, malgrado le ristrettezze imposte dal finanziamento riservato agli apparecchi decorativi e pittorici. Ciò ha comportato la conservazione dei trattamenti esistenti e la loro reintegrazione a velatura, con il risultato di consentire la lettura dei lacerti originari ma di garantire, attraverso un gioco di sfumature e trasparenze, una lettura unitaria di ciascun ambiente. Nei casi più compromessi, come il salone, si è scelto di partire dalla cromia originale, ma ottenendo un colore più caldo e luminoso, che fosse di base al giallo di Siena delle porte e al candore delle altre cornici. In alcuni casi sono state riviste le tinteggiature ottocentesche a tempera, come nel caso della sala della Prudenza, i cui toni troppo scuri, rinforzati da bordature in rosso, non erano più recuperabili. Nella stessa sala, le cartelle angolari in stucco recano dipinti alcuni dei Proverbi dell’Antico Testamento, in fase con la decorazione settecentesca. Successivamente, i testi sacri vennero occultati con raffigurazioni dell’animale araldico della famiglia, il riccio, probabilmente a seguito di diversi orientamenti politici, forse in ossequio alle politiche della corte murattiana: nel restauro, si è scelto di lasciare la possibilità di lettura contemporanea delle due soluzioni. La grande loggia affacciata sul panorama della conca, con lo sfondo di imponenti cime montuose, è uno degli ambienti più suggestivi del palazzo. La decorazione riprende un motivo di paraste in pietra addossate su una muratura in opera quadrata che per l’antichità lascia crescere tra i giunti edere e erbe infestanti, simulando quindi una vetustà che l’ambiente, danneggiato dal sisma del 1703 e consolidato con le grandi catene trasversali, in effetti aveva. Un modo per mettere in rappresentazione l’atto di restauro che appare del tutto in linea con la sensibilità di Giovanni - e ancor più di Raffaele Stern. Il restauro ha puntato a ristabilire la corretta illuminazione, riaprendo i sopraluce occlusi in facciata e reintegrando i tratti - fortunatamente circoscritti – in cui la materia pittorica era stata danneggiata dall’uso. Un risultato importante è stato conseguito nel restauro della sala sovrastante la volta a padiglione del salone del piano nobile. È stata opportunamente progettata una nuova copertura con una struttura di legno e canne, quindi non spingente e adatta per un’area ad elevata sismicità. La volta è sostenuta da nove grandi travi di castagno poste parallelamente alla facciata, sulle quali insiste un solaio praticabile. La centinatura lignea estradossata del padiglione è impostata sulle pareti perimetrali e assicurata alle travi tramite una serie di assi, in una disposizione quasi reticolare. L’ambiente posto superiormente alla volta del 1783, pavimentato e imbiancato per essere usato come spazio di lavoro in tempi recenti, è ancora coperto dal soffitto ligneo del salone seicentesco, sia pure spostato dalla collocazione originaria: lungo le pareti, coperte da un leggero strato di calce, all’inizio dei lavori, apparivano quattro stemmi dipinti nella mezzeria di ciascuna parete (Fig. 1)..

(19) SCIENZA E BENI CULTURALI.2018. 681. Dopo alcuni saggi, è emersa la presenza di un vasto ciclo decorativo esteso alle quattro pareti, con tutta evidenza il fregio superiore dell’originario salone del piano nobile. La fascia dipinta comprende vedute di paesi contenute in grandi cartelle mistilinee, conclusa superiormente da una trabeazione classica dipinta. Il soffitto ligneo ancor oggi visibile è costituito da tavole dipinte direttamente sul legno ed è attualmente sostenuto da una doppia orditura di travi e travetti. L’insieme presenta una complessa decorazione vegetale, convergente su un riquadro centrale con la raffigurazione di un Ganimede. Non si tratta della situazione originale: la quota di imposta del tavolato, infatti, doveva trovarsi circa 40 cm più in basso, all’attacco con la trabeazione dipinta: fregio e soffitto presentano, infatti, gli stessi motivi vegetali e geometrici, restituendo con evidenza un inedito complesso decorativo unitario. La partizione in tavole rispetta tuttavia quella originaria: con molta probabilità durante i lavori di Stern o poco dopo, il soffitto è stato schiodato dalle travi che lo sostenevano e riposizionato al di sopra, cercando di rispettare la posizione delle tavole e il disegno complessivo che è ancora, malgrado le molte lacune, ben leggibile. La decorazione del tavolato è stata attribuita a Vincenzo Manenti8, ma la datazione del fregio potrebbe essere successiva al 1697, per la presenza dello stemma di una famiglia legata ai Ricci da un matrimonio celebrato in quell’anno. La bellezza della sala ha consigliato di favorire la fruizione dell’ambiente, in precedenza chiuso alla visita, grazie al consolidamento del calpestio, utilizzato come elemento di rinforzo delle pareti perimetrali tramite una struttura metallica inserita nel pacchetto del solaio. Il tavolato è stato pulito e consolidato, ma lasciato al suo posto, in previsione di una fruizione controllata per pochi visitatori: la rimozione di alcune tavole adiacenti alle pareti consente ora di leggere l’intera altezza del fregio e di comprendere ragioni e modi dell’inserimento del voltone in canne (Fig. 2).. Fig. 1 – Il fregio superiore dell’originario salone seicentesco del piano nobile prima dei lavori (foto C. Verazzo, 2012)..

(20) 682. SCIENZA E BENI CULTURALI.2018. I rivestimenti murali esterni si presentavano, già prima del sisma, in precario stato conservativo, con diffuse manifestazioni di degrado - macchie, colaticci, efflorescenze saline, perdite di colore, distacchi e cadute d’intonaco - dovute oltre agli infelici restauri pregressi anche all’umidità e al dilavamento causato dall’acqua piovana. L’intervento ha riguardato innanzitutto il pre-consolidamento delle tracce di intonaco superstiti, realizzato da tre stati sovrapposti, con un impasto a base di calce aerea in grassello e parti di scarti lapidei, come descritto diffusamente dalla indagini sui materiali: uno strato aderente alla muratura, con consistenza granulosa e superficie scabra, di circa 10 mm, un secondo strato di intonachino microgranulare, di circa 2.0-2.6 mm, e una finitura esterna con pigmentazione brunastra chiari-ocracei stesa a fresco. L’intervento di restauro della facciata principale, concepita da Giovanni Stern “a strati” riprende il tema tardo cinquecentesco, comune a gran parte del Settecento romano, dove l’opportuno adattamento ad una preesistenza avviene grazie alla fodera di laterizi disposta a sostenere i delicati passaggi di livello tra finiture lisce, bugnato e modellato, è stato effettuato con materiali e tecniche tradizionali, mantenendo sottosquadro il nuovo intonaco rispetto ai lacerti preesistenti. Analogamente si è proceduto sui due fronti intonacati, quello meridionale e quello orientale, mentre quello occidentale della campata incompiuta, è stato trattato a raso sasso.. Fig. 2 - Il ciclo decorativo esteso alle quattro pareti della sala realizzata e il soffitto ligneo dipinto a conclusione dei lavori (foto B. Cieri, 2015)..

(21) SCIENZA E BENI CULTURALI.2018. 683. Conclusioni Gli interventi di riparazione analizzati richiamano la necessità, in primo luogo, di un atlante o di una catalogazione regionale e locale dei paramenti più diffusi, ma soprattutto la capacità di studiare un codice di impiego dei nuovi intonaci, realizzati a partire da quelli superstiti. Gli intonaci antichi, nella loro capacità di saper invecchiare, presentano un degrado lento e progressivo, da prediligere rispetto a quelli che prevedono l’impiego di materiali di natura non tradizionale o comunque non riconducibili a tecniche e materiali consolidati nel tempo. È stato osservato che gli intonaci di sostituzione, a differenza di quelli a base di calce, confezionati con componenti innovativi cementizi, macroporosi, risananti - presentano spesso forme di degrado anche a breve distanza dalla realizzazione, esibendo una limitata durabilità. Sottolineando l’impossibilità di eseguire un intervento integrativo neutro, sono certamente auspicabili nuove sperimentazioni, che scongiurino la realizzazione di una Aquiland, per orientarsi verso un approccio multidisciplinare, a fondamento di un ambiente culturale e tecnico maturo, in cui siano rispettati sia i parametri della sicurezza, sia quelli della conservazione. A tal fine, si ribadisce la necessità di una manutenzione programmata nel tempo, per evitare la riduzione progressiva di finiture e paramenti. 1. Si fa riferimento al documento stilato dai 1000 storici dell’arte riuniti all’Aquila il 5 maggio 2013 per chiedere con forza la “ricostruzione civile” dell’Aquila, “città martire del patrimonio artistico europeo”, da assumere, a oltre quattro anni dal terremoto, come la prima urgenza della politica nazionale. Il documento fa eco alla grande mobilitazione della più aggiornata cultura circa la necessità di evitare stravolgimenti delle antiche compagini storiche e puntare ad una ricostruzione il più possibile fedele per impianti, materiali, tecniche costruttive. Tra i diversi contributi, si rimanda a: BULIAN G., Per una carta del restauro della città dell’Aquila, in «Giornale do.co.mo.mo Italia» 25, 2009, pp. 10-11; CIMBOLLI SPAGNESI G., L’Aquila: la storia per ricostruire, in La memoria e la speranza. Arredi liturgici da salvare nell’Abruzzo del terremoto, Città del Vaticano 2010, pp. 31-42; MONTANARI T., Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane, Roma 2013, pp. 68-73. L’interrelazione tra conservazione e sviluppo evidenziata da Montanari per l’Aquila è il leitmotiv di SETTIS S., Paesaggio, Costituzione cemento, Torino 2010. 2 CIMBOLLI SPAGNESI G., L’Aquila…, cit., pp. 31-42. 3 Sulla scia delle Linee guida per la valutazione del rischio sismico nel patrimonio culturale (DPCM 12 ottobre 2007) e delle precedenti Norme tecniche per il progetto, la valutazione e l’adeguamento sismico degli edifici (OPCM 20 marzo 2003, n. 3274), il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 9 febbraio 2011 fornisce indicazioni per la valutazione e la riduzione del rischio sismico per il patrimonio culturale tutelato, con riferimento alle norme tecniche per le costruzioni di cui al Decreto ministeriale del 14 gennaio 2008..

(22) 684. 4. SCIENZA E BENI CULTURALI.2018. Riparazione dei danni con miglioramento sismico, progettisti e D.L. ingegnere Cipriano Cappelletti, architetto Clara Verazzo, coordinamento scientifico professor Claudio Varagnoli. Si ringrazia l’architetto Gianfranco D’Alò (Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio dell’Abruzzo) e la dottoressa Biancamaria Colasacco (Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Abruzzo) per la collaborazione offerta durante tutti i lavori. 5 Per un approfondimento sull’argomento, si rinvia ai contributi di: WHITE A., Un inedito di Giovanni Stern: il “restauro” del palazzo Ricci a Capitignano, in Storia come presenza. Saggi sul patrimonio artistico abruzzese, Pescara 1984, pp. 161-166; ID., Giovanni e Raffaele Stern davanti ai monumenti del passato: alcuni elementi e qualche considerazione, in G. SPAGNESI (a cura di), Esperienze di storia dell’Architettura e di restauro, Roma 1987, 1, pp. 315-320. 6 È lo stesso Angelo Maria a fornire dati sull’attività di Manenti: RICCI A.M., Notizie biografiche del Cavaliere Vincenzo Manenti da Canemorto, in «Il Tiberino», II, 1834, pp. 20-21. Vedi ora: TOZZI I., Vincenzo Manenti sabinus pictor, Roma 2000; BARROERO L., Vincenzo Manenti tra Umbria e Sabina, in B. FABJAN (a cura di), Il cavalier Vincenzo Manenti e il suo tempo (1600 - 1674), Roma 2003, pp. 27-36; Del FRATE I., La formazione di Vincenzo Manenti: l’apporto di Ascanio e gli echi della cultura romana, in Ibidem, pp. 15-25; TRASTULLI F., Manenti Vincenzo, in Dizionario Biografico degli Italiani Treccani, vol. 68, 2007, ad vocem; TOZZI I., Vincenzo Manenti sabinus pictor, Roma 2000; EAD., I conti Ricci, protettori delle arti figurative: da Vincenzo Manenti (1600-1674) a Pietro Paoletti (1801-1847), in G. PARIS, F. S. RANIERI, A. DE ANGELIS (a cura di), Arte e cultura nel palazzo Ricci di Capitignano, Rieti 2011, pp. 47-74. 7 Si consultino gli studi di: APOLLONI M.F., Un poeta mecenate di se stesso: Angelo Maria Ricci e gli affreschi di Pietro Paoletti in Palazzo-Ricci in Rieti, in «Ricerche di storia dell’arte», 1992, 46, pp. 35-48; MESSINA R., Iconografia di Angelo Maria Ricci. Architettura, scultura, pittura, grafica, Rieti 1996; CESAREO A., Angelo Maria Ricci e l’Accademia di San Luca, in «Rivista Abruzzese», LX, 2007, 1, pp. 37-42; ID., Una nota per Pietro Paoletti, Angelo Maria Ricci e Leopoldo Cicognara, in «Archivio Storico di Belluno, Feltre e Cadore», LXXVI, 2005, 329, pp. 189-196. 8 DEL FRATE I., Il pittore Vincenzo Manenti e la committenza della famiglia Ricci a Capitignano e Montereale, in G. PARIS, F. S. RANIERI, A. DE ANGELIS (a cura di), Arte e cultura nel palazzo Ricci di Capitignano, cit., pp. 75-88, ma pp. 80-81 con attribuzione a probabili allievi di Manenti..

(23) TESTI DI.

(24) TESTI DI. Accurti L. Adami A. Aghemo C. Aldreghetti I. Amendolagine F. Appolonia L. Arena G. Aricò F. Artioli A. Aydemir O. Balliana E. Baratti Rava R. Bartolomucci C. Beltramo S. Bensi P. Berlucchi N. Berto G. Bison P. Blanc L. Boato A. Bocchio Vega S. Boglione E. Borasi V. Borghi A. Borghini S. Boscato G. Boschiero P. Bovo P. Cacudi G. Canepa M.C. Canonaco B. Canziani A.. Cappellina M. Cardinali M. Carlini M.L. Cavaggioni I. Cecamore S. Ceccaroni E. Cecchin M. Cernaro A. Chiuso M. Cogliati F.. 97 165 339 33 613 381 479 183 445 743 193 581 65 787 237,405,467 445 33 33 371 479,487 97 317 509 797 519 33 685 787 213 381 529 539 581 381 237 75 719 487,719 581 143 425 445. Colotto G. Conti C. Corgnati S. P. Costantini G. M. Crova C. Cucco P. Cunha Ferreira T. Dalla Caneva A. Danesi G. Davite L. De Bei M. De Stefanis A. Decri A. Defus A. Della Torre S. Delegou E.T. Di Marzo A. Di Resta S. Di Silvestre S. Donatelli A. D'Ottavi A. Eichberg M. Fabi V. Falchi L. Fantini E. Fasana S. Favaretto G. Ferrari F. Fiandaca O. Fiasco A Forte R. Franco G. Fratini F. Fregonese L. Gambino F. Gennari M. Gentilini G. Giacomelli A. Gillio A. M. Girotto M. Giuffredi A. Giuliani A.. 487 249 339 121 351 551 415 623 435 487 33 797 539 225 165 809 213 133 519 283 467 561 339 193 415 271 85 487 143 571 371 405 109,237 165 797 393 153 97 97 381 497 329.

(25) TESTI DI. Gizzi S. Gotta F. Grazzini A. Griguol E. Griletto A. Holickova S.. Iacono R. La Notte A. Landi S. Lattanzi D. Macchioni E. Magrini D. Mainardi F. Mairani A. Mannaioli A. Mapelli M. Mariotti C. Maspoli R. Massari S. Massaria L. Matteini M. Matteuzzi E. Mattone M. Mazzeri A. Melica D. Mertzani M. Miraglia F. Moioli R. Morbiducci R. Moretti A. Moropoulou A. Moundoulas P. Musolino M. Nani G. Nervo M. Novelli F. Oreni D. Patrizi S. Penoni S. Pergoli Campanelli A. Peron F. Peron V.. 1 729 271 183 743 225 571 765 361 317,581 55 237 445 237 591 581 709 455 85,259 33 213,237 393 109 165 213 809 351 23 371 317 809 809 183 487 797 777 697 487 497 753 33 603. Pertot G. Petriccione L. Piccirillo A. Pietrobon L. Pietrogrande E. Pinci F. Pirisino M. S. Pittaluga D. Placidi A. Pozzi E. Pracchi V. Pretelli M. Pucci M. Puglisi L. Pulga S. Rampazzo C. Rava A. Repetti C. Rescic S. Ribera F. Ricci C. Riscica R. Rocca M. Romoli E. Ronchin L. Rossetti M. Sala L. Sammartino P. Santiago PozoA. J. Scaduto R. Scala B. Scappin L. Scarano V. Scarcella A. Schweiker M. Secondini L. Serafin M. Serafini L. Signorelli L. Signori G. Simsek M. Sorbo E.. 697 249,613 381 203 623 571 487 237,405 307 259 695 85 591 487 709 623 405 633 109 551 797 685 479 317 203 329 317 591 797 645 165 33 381 339 371,655 467 719 259 819 743 425.

(26) TESTI DI. Spigliantini G. Squassina A. Stagno G. Tasso V. Terzi C. Tesfay A. TibaldeschiC.M.A. Tortato C. Trovò F. Tundo P. Turri A. Ugolini A. Valente R. Vallese S. Vanghi L. Varagnoli C. Varese G. Vassallo S. Vavasori A. Verazzo C. Vescera F. Vicini S. Vitale M.R. Volinia. M. Voltarel C. Zampini A. Zecchini L. Zendri E. Zenucchini F. Zerbinatti M.. 339 13 371,655 381 405 371,655 97 203 43 183 75,663 121 697 743 497 675 655 237,479 203 675 213 237 295 381 685 709 193 193 797 271.

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