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Abitare il dormitorio. Il lavoro educativo e gli spazi di prima accoglienza notturna a Torino

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Abitare il dormitorio. Il lavoro educativo e gli spazi di prima accoglienza notturna a Torino

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Antares Edizioni

This is the author's manuscript

(2)

Arnaudo,

Becchis,

Capello,

Ciafardoni,

Genova,

Giudice,

Loschi,

Marena,

Porcella

na,

Proglio

a cura di Gabriele Proglio

I

(3)

EDrzroNr

aNIaRE.r

Antares srl Via Neive, 77 12050 Castagnito (CN)

T e l . 0 1 7 3 . 2 1 0 1 8 1 - F a x 0 ' 1 7 3 . 2 1 0 1 8 9 e-mail : info@antares-online.it www.antares-onl ine. it

Direttore editoriale: Carla Boella Curatore: Gabriele Proglio

Progetto grafico e copertina: Chiara Scoffone lmmagine in copertina: Silvia Bosio

Stampa: Tipografia Martini, Mondovì G i u g n o 2 0 1 0

rsBN 978-88-96478-06-6

@ Tutti i dtrrtti riservati. Non puo essere nprodotta alcuna parte dl questo volune, o frasmessa in qualsiasi

forna o mezzo eleftronico, meccanico, chimico, comprese copie fotostatiche, nè con sistemi dt archiviazione e ricerca delle informazioni. senza autorizzazione scritta dell'Editore.

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I

INDICE

Introduzione Gabriele Proglio

Le citÍà invisibili dopo Edv,ard Suid Gabriele Proglio

Ahiture ilclormitorio

Il lavoro educ'ufivo e gli spuzi tli primu ucc:oglienzu nolturnu u Torino

V a l e n t i n a P o r c e l l a n a Fughe, conlini e diuspore: pe rc o rs i mi grutori muroc' c h i n i

Carlo Capello

C i ttud inu nzu e .sec'o ntle gene ruz i o ni ; contrusti tru invisihilità e vi,sibilitù Chiara Loschi

Okoi e semi eli Zucc'u: donne migrunti tru reultù e ruppresentuzione

Adonella Marena

I I I i nguuggi t t de I I' i mni gru:i one e i racc'onti delle migrunti Mariapaola Ciafardonr L'anÍimuseule De m i s t i li t'u z i o n e, tl i s.s u t' ru: i t t n e, purutlossr,t, ironiu Gianni Arnaudo Pag. il t 4 J - ) 4 8 ó t l 9 9 6 I 1 5

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Form follov,s irony E,manuela Giudice Cornici come lenti

Lo spazio cittadino Íra processi e clialettiche di ri-signi/icazione dei luoghi

Giulia Becchis, Carlo Genova

1 1 8 t32 m n ( Pr n( i n p ( i n 2 ( ar l e l i r d i m u( N p ( S \ C C ni. C C ne l i r p2 i l p a ur C C

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Bruno r n a u d i , l(r lu \ l i l a n o : 0 0 1 . !, tniuli, r l : t t i l e l r 1 9 9 8 ; e 9 l . : d . o r . R C ì L . . -ulture,

Abitare il dormitorio

Il lavoro educativo e gli

notturns a Torino

di Valentina Porcellana

spszi di prima accoglienza

Nei tenitori urbani della contemporaneità, fatti di interstizi, liminalità, di "non luoghi" che si caricano di forza simbolica, la pratica etnografica si costruisce. da un punto di vista metodologico, in modo da riconoscere, rappresentare e analizzare la molteplicità di identità che si plasmano in relazione al contesto.

Molteplici sono i modi di vivere la città e innumerevoli le fbrme che assume I'abitare. comprese quelle che non prevedono una dimora lìssa. Analizzare il fènomeno dei senza dimora attraverso un approccio antropologico, che pone la persona e la sua rete di relazioni al centro dell'indagine, significa dedicare un'ampia e articolata rit'lessione ad aspetti, tra loro connessi, della complessità urbana: povertà, emarginazione, disagio giovanile. esclusione sociale di fasce deboli della popolazione (donne, anziani, migranti). Queste t e m a t i c h e s i c o l l e g a n o i n o l t r e a q u e l l e d e l l ' a b i t a r e , d e l l ' i n s i c u r e z z a sociale, della precarietà economica, del sistema di welfare. La multidimensionalità problematica degli individui senza dimora impone inoltre, sia in fase di ricerca, sia in fase di attuazione di servizi una risposta complessa, che tenga conto di tutte le diverse componenti del disagio.

Una ricerca qualitativa incentrata sulle Case di Ospitalità Notturna, i cosiddetti "dormitori pubblici" della città di Torino, puo quindi rappresentare un campo di prova importante per verificare non soltanto il funzionamento dei servizi alla persona, ma anche per leggere le politiche sociali ad essi sottese'.

'

Faccio riferimento qui al progetto "Abitare il dormitorio" che vcdc la collaborazione tra un'equipc antropologica del Dipartirnento di Scicnze

dell'Educazione dell'Università di Torino da me coordinata c il Corso di Studi in

Discgno Industrialc del Politecnico di Torino (ref. arch. Cristian Campagnaro) per lo

sviluppo di soluzioni di prodotto e di servizio a supporto dell'accoglienza rn

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La popolazione degli utenti dei dormitori torinesi ha segnato una costante crescita nel corso dell'ultimo decennio. Inoltre. è una popolazione in continuo mutamento, sia per quanto riguarda le caratteristiche anagrafiche, sia per le modalità di utilizzo dei servizi. L ' a s s e n z a d e l l a d i m o r a è s o l t a n t o I' e l e m e n t o p i ù evidente d i u n disagio individuale e sociale, ma non spiega, di per sé, I'origine dello stato di emarginazione. Pare essere in aumento il numero delle persone che arrivano in strada rn seguito ad eventi spiazzanti (perdita della casa, del lavoro, separazione coniugale, malattia, fallimento del percorso migratorio). eventi che possono verificarsi da soli o combinati tra loro. Se si interviene in quella prima fase che Antonella Meo chiama di "nuovo-senza casa", prima che si passi alla fase di " a d a t t a m e n t o " ( o peggio a quella di cronicità). e s i s t e l a p o s s i b i l i t à concreta di aiutare la persona a uscire dalla condizione di disagio rn cui si trova2. Durante questa prima fase, nei confionti di molti utenti e p o s s i b i l e a v v i a r e u n ' i n t e r a z i o n e i n g r a d o d i t a r l e v a s u l l a c a p a c i t à di cambiamento.

Una conoscenza della flsionomia sociale e culturale dei senza dimora, con particolare attenzione alle biografìe. ai percorsi di acquisizione di un'identità "homeless", alla costruzione di reti sociali, alle strategie di sopravvivenza. ma anche ai modi di uttlizzo dei servizi alla persona, nonché delle carriere di povertà, è essenziale al frne di predisporre eflìcaci interventi di prevenzione, di sostegno e d i r e i n s e r i m e n t o .

I l p r o b l e m a d e l l ' e s c l u s i o n e a b i t a t i v a è m o l t o c o m p l e s s o e dif fìcilmente quantificabile. Qui ci si rifèrirà soltanto a quei luoghi in cui individui con varie traiettorie biografiche. di età diversa. portatori di problematiche diverse trovano rifugio per la notte e alla relazione che le persone instaurano con questi particolari spazi.

L'attenzione si è fbcalizzata anche sulla percezione che di questi spazi hanno gli operatori - in particolare educatori professionali e operatori socio-sanitari - che ne garantiscono il servizio. Attraverso una serie di ./itcus group, che hanno visto la partecipazione delle équipe.s di diverse cooperative sociali appaltanti servizi comunali, si è tentato di tàr emergere non solo la percezione dello

spazio-r

MEO A., Vita in bilico; sociolo,qia dellu rcuzione u eventi spiuzzunti, Liguori, Napoli 2{)lX). dom al sr Maut accoi dorrr cond L dorm quesl Anto m o b i coabi letter ripen G educr nottu presir D i m c senza relazi quant ricost Or dotaz altri s c h e s Come C O n S l r p o l i t i r r B E t Franco I ros S A R A . in Itali, 5 PEzi re!e. St

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u n a u n a .ì le r i z i . i utì l e l l o i e l l e r d i t a r del I r o r e l l a ; e di , r l r t à r o in t c n t i . r c i t à c'IìZl ; r d i ret i l t t z , o z r a l e .n() e i ( ) e h r r n r t o r i 1 ( ) n e U c ' S t l e l i e L ' f S O d e l l e l r . s i r z i o -l u r ì r i .

dormitorio, ma anche le possibilità che questo servizio sembra offrire al soggetto, a partire dalla propria situazione e da quelle che Maurizio Bergamaschi chiama "opzioni praticabili"'. Il centro di accoglienza nottumo è dunque solo un tetto. oppure da spazio per dormire si trasforma in luogo significativo per il miglioramento delle condizioni di vita degli individui'/

Limitando la riflessione al rapporto degli abitanti con gli spazi del dormitorio non si è inteso sottovalutare la complessità della questione abrtaîiva (che nel caso dei cosiddetti rorfless, sostiene Antonio Tosi, è particolarmente difficile da analizzare data la mobilità di queste persone tra spazi pubblici, servizi a bassa soglia, coabitazione, ecc...)t, -u centrare il problema, poco affrontato in letterafura, della percezione degli spazi del dormitorio in un'ottica di ripensamento e ristrutturazione degli ambienti.

Gli spazi sono analizzati come parte integrante del lavoro educativo a cui sono chiamati gli operatori dei servizi di accoglienza notturna. Il presupposto è quello che, come sottolinea Paolo Pczzana, presidente della Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora, I'oggetto del lavoro di coloro che operano con persone senza dimora in <servizi conrplessi centrati sull'ascolto e sulla r e l a z i o n e [ . . . ] n o n è t a n t o l a p u r n e c e s s a r i a a s s i s t e n z a m a t e r i a l e quanto la mediazione del conflitto tra individuo e società per la ricostruzione di legami sociali intenotti o spezzati))5.

Osservare i dormitori, anche nella loro "fisicità", nelle loro dotazioni, nella loro collocazione spaziale rispetto alla città e agli altri servizi alla persona adulta in difficoltà dice molto sulle politiche che stanno alla base dell'erogazione di questo servizio pubblico. Come affèrma ancora Pezzana, <la grave marginalità puo essere considerata come il principale indicatore di malfunzionamento delle politiche sociali pubbliche. Più in generale essa costituisce

'

BERGAMASCHI M.. Amhiente rrrhuno e circuiÍo lella sopruv'r'ivanzu.

FrancoAngeli. Milano I 999.

" TOSI A., Senzu dintora, senzu cuso: nole di ricercu, in BRANDOLINI A.,

SARACENO C., SCHIZZEROTTO A. (a cura di), Dinten.tioni della diseguagltunzu

i-n Itolia: povertà, sulute, ahìtuzione, il Mulino, Bologna 2009, p. 365.

'PEZZANA P., Introduzione, in FIO.PSD, Grave ennrginazione e inlerventi di

rete. Straîegie e opporÍuniîà di canrbiunrcnto, FrancoAngcli, Milano 2006, p. 12.

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un'autentica sfida, dolorosa e silenziosa, lanciata al cuore del m o d e l l o d i s v i l u p p o c o n t e m p o r a n e o , , ' ' .

Leggere i servizi pubblici di ospitalità notturna a Torino Le disuguaglianze sociali hanno origine da una serie di atti di s o p r a f f a z i o n e e d a l l a s u c c e s s i v a i s t i t u z i o n a l i z z a z i o n e d i q u e s t i attraverso la prassi o, peggio, attraverso disposizioni normative'.

Anche I'assenza di normativa specifica, come accade in questo caso a livello nazionale e regionale, crea disuguaglianza e dunque discriminazione. I pregiudizi che ancora sopravvivono intorno alle "persone senza dimora" (definizione ampia e dunque ambigua, che ingloba sotto un'unica etichetta una varietà notevole di casi diversi) guidano spesso le politiche locali, frammentate dall'assenza di programmazione centrale, e legittimano, nella sostanza, fbrme di disuguaglianza sociale.

Nella definizione di disuguaglianza proposta da Chiara Saraceno e Antonio Schizzerotto si sottolineano tre tipi di disparità: oltre a quelle legate alle capacità individuali e di gruppo di <ottenere ricompense e privilegi> e a quelle di <influirc sul comportamento altrui in modo che quest'ultimo risulti vantaggioso (o, almeno, non dannoso) per sé e per il proprio gruppo nel suo complesso>, esistono d i s p a r i t à n e l l o < s c e g l i e r e a u t o n o m a m e n t e i p r o p r i d e s t i n i d i v i t a e i modi della propria esistenza quotidiana>". Quest'ultimo tipo di disuguaglianza è particolarmente evidente tra gli individui che frequentano i servizi che qui vogliamo analizzare. Le disuguaglianze di ugent'v, infàtti, incidendo sulle capacità dei soggetti più deboli, sono quelle che impediscono ad alcuni individui di trasformare i beni i n p o s s i b i l i t à " .

" l v i . o . 1 7 .

t SRRACENO C.. SCHIZZEROTTO A., lntrotúrzione. Dinrensioni dellu

diseguuglianzu in BRANDOLINI A., SARACENO C., SCHIZZEROTTO A. (a cura

dil, lntrotluzione. l)intensioni dellu diseguugliunzu in Italia: poverlu, sulute,

ubitu:ione, il Mulino, Bologna 2009. p. ll.

n À,i, p. lo.

' BERGAMASCHI M., Amhiente urbuno e circttito dellu sopruvvivenzu, op. ci|.

S O , pr( la S o l ad, po as! b i s de n o ac( lur d i f op tra apl ob s i n del l o str a l l ter no ((pt lee sta col der do' \ " ' b

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) l l l i () a n r-l I lr I

La deprivazione che porta all'esclusione sociale non opera soltanto a livello di beni materiali, ma anche a livello di capacità di progettazione e di decisione riguardo la propria vita. Non è soltanto la mancanza di casa o di lavoro o di salute a portare all'isolamento sociale. ma la difficoltà o la perduta capacità di dare risposte adeguate ai propri bisogni. soprattutto in momenti di crisi. Ma quanto potere decisionale ha un individuo, una volta inserito nel circuito assistenziale/ Che potere sociale ha di essere ascoltato nei suoi bisogni effettivi'l Ha la possibilità, per esempio, di esprimere desideri, giudizi, richieste rispetto agli spazi dell'ospitalità pubblica notturna'/ Proprio perché "ospite". sembra, piuttosto, che egli debba accontentarsi di cio che gli viene of-ferto.

Come scrive Giuseppe Dell'Acqua, <la qualità e la cura dei luoghi, più che un valore in se, deve tendere a produrre tensione, differenze nel vissuto e nell'uso degli spazi, singolari posizioni, opportunità di relazioni, curiosità. esplorazione. In questo senso si t r a t t a d i p o s s i b i l i t à d i s c e l t a . S c e g l i e r e c o m e v i v e r e u n o s p a z i o . c o m e appropriarsene, come attraversarlo. L'estetica in questo senso o b b l i g a a l l a c u l t u r a d e l l ' a c c o g l i e n z a e d e l l ' o s p i t a l i t à , d e l l a singolarità degli sguardi, delle relazioni. dell'incessante trasgressione delle distanze>.

Lo stesso vale per gli operatori di questi servizi, che paiono subire lo stesso processo di occultamento in atto nei confìonti degli utenti.

Lo studio antropologico, attraverso i suoi metodi e i suor strumenti di analisi, ma anche grazie alla sua forte vocazione a l l ' a z i o n e m e d i a t r i c e , s i è m e s s o a l s e r v i z i o d e l l a c o l l e t t i v i t à p e r tentare una lettura dall'interno del contesto dei servizi di ospitalità notturna, tenendo presenti quelle che Gianluca Ligi chiama le (potenzialit à upltlicalive della riflessione antropologica sulla casarr'n.

Per analizzare i fènomeni, sempre più invisibili e multifbrmi, legati al disagio della fascia adulta della popolazione urbana, sono state raccolte le voci di coloro che quotidianamente sono a contatto con storie di sofferenza, di malattia, di emarginazione. Chi meglio degli operatori dei servizi e degli utenti puo descrivere come dovrebbero essere progettati gli spazi delle case di ospitalità

r0 LIGf G., Lo cusa suumi: untro1tologiu dello spazio tlonrestico in Laytponia. ll

segnalibro. Torino 2003, p. I 3 L

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notturna'l Come sottolinea Paolo Pezzana. di fronte a tale responsabilità di scelte e di azioni concrete (in questo caso la progettazione o riprogettazione di dormitori pubblici a Torino) <non può essere indifferente la capacità della pubblica amministrazione stessa di ascoltare o meno la voce di coloro che, conoscendoli più da vicino ed avendone sperimentato la portata, rappresentano i problemi e p r o p o n g o n o p o s s i b i l i s o l u z i o n i > ' ' .

Precocemente, nel corso degli anni Settanta e Ottanta, la città di Torino ha sviluppato un sistema di servizi sociali complesso che ha v i s t o u n i t i , n e l l a v o r o . i l p u b b l i c o e i l p r i v a t o s o c i a l e . M o l t e cooperative, nate in quegli anni di pionierismo sociale, lavorano ancora oggi e hanno "capitalizzato" un'esperienza decennale che si è v i a v i a r i n n o v a t a e c h e h a . s a p u t o m o d e l l a r s i a l l e e s i g e n z e d e l l a società. Questa conoscenza data dall'esperienza sul campo, ma anche dalla capacità di alcune realtà di cooperazione sociale, di rif'lettere sul proprio operato. puo diventare un patrimonio condiviso di cui I'amministrazione comunale deve tenere conto nella strutturazione e nella pianificazione dei propri servizi. Non solo le buone pratiche, m a a n c h e q u e l l i che sono stati riconosciuti c o m e la l l i m e n t i o s c e l t e p r o b l e m a t i c h e d e v o n o p e s a r c s u i t a v o l i d e c i s i o n a l i . ll f ì n e . n a t u r a l m e n t e , e q u e l l o d i ( c o o p e r a r e r e s p c l n s a b i l m e n t e e p r o p o s i t i v a m e n t e a l m i g l i o r f u n z i o n a m e n t o p o s s i b i l e d e l l e p o l i t i c h e s o c i a l i > r l .

l n q u e s t o m o d o , il s i s t e m a d i w e l f a r e e c o n c e p i t o ( n o n come un costo che la società deve inesorabilmente sopportare ma come un investimento produttivo su uno dei fàttori essenziali dello sviluppo, locale e globale>, cercando di trovare soluzioni per superare la disuguaglianza sociale a fàvore della coesione sociale".

In questo senso, scrive Gino Mazztlli, esperto di politiche sociali e organizzazione di servizi. <<la rif'ormulazione della mission dei servizi di wellare nella direzione della costruzione di legami sociali attraverso I'attivazione dei cittadini per la gestione dei problemi che

" PEZZANA P.- Introrttt:ionr'. rn FIO.PSD. (intve L't,tutginLt:i()ile e inttrventi

reîe. StruÍegie e opportunitìt di c'amhiumenîo. op. cit., p. 18.

' t I v i . t' lbitlem, p. 19. attra\ centr R dei s, dei c, coesi profe d e l l ' z p o l i t i d i s c o oltre Mazz l o c a l t come c o l comp causa q u e l l i s o l o i valorr probl strum insier saranl come che partec m i r a n n e i cr d i s c u r I ' o p p r strati crear€ di 1 4 M A . se rvlzt SlrafeB tt lt'i. s.

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I l a l e t s o l a | ,t IìOfì rzl()ne p r u d a r b l e m i r î r à d i :h.- ha \ l o l t e r)rano h c s i è d e l l a l n c h e l e t t e r e d i c u i l o n c e ;rt iche, s c e l t e l i n e , , l r t i c h e m c u n m c u n l u p p o , l r e l a s o c i a l i .rn dei s o c i a l i n i c h e , t t t t d i

attraversano la loro vita quotidiana, collocherebbe questi servizi al centro dello sviluppo politico ed economico del territorio>ra.

Ripensare, dunque, nel caso che stiamo analizzando, gli obiettivi dei servizi di ospitalità notturna, non solo in un'ottica di riduzione dei costi, ma di sviluppo del territorio. di benessere dei cittadini e di coesione sociale, dovrebbe indurre a tenere maggrormente in conto le professionalità coinvolte nel processo, i bisogni degli utenti, gli spazi dell'accoglienza. Come antropologi (e come cittadini), I'analisi delle politiche che soggiaciono ai servizi di accoglienza notturna (ma il discorso, naturalmente, vale pt:r rutti i servizi di welfare) è un dovere, oltre che un diritto, democratico. L'istanza partecipativa di cui parla Mazzoli, (contenuta nella proposta di autoattivazione della comunità locale per riappropriarsi del disagio che I'attraversa, non si pone come istanza puramente etico-politica, ma è un'esigenza congruente col miglior funzionamento del sistema di welfàre nel suo c o m p l e s s o > ' t . C i a s c u n c i t t a d i n o . q u i n d i , deve sentirsi c h i a m a t o i n causa nella conoscenza e nella co-costruzione dei servizi, anche di quelli di cui non è un utente diretto. Per fàre questo è necessario non solo affidarsi all'aiuto di fìgure specializzate. ma mettere in giusto valore coloro che fanno esperienza quotidiana di determinati p r o b l e m i . In questo senso, l'antropologia p u o e s s e r e u n u t i l e strumento per raccogliere le esperienze di operatori e utenti che insieme agli altri cittadini possono ripensare i servizi pubblici, che saranno, quindi, piu vicini alle esigenze reali e che saranno percepiti come propri dai cittadini stessi. Questo è il senso delle esperienze, che si stanno moltiplicando anche in ltalia, di democrazia p a r t e c i p a t i v a . C o m e s c r i v e il s o c i o l o g o G i u s e p p e P e l l e g r i n i , < e s s e mirano a rendere le rstituzioni pubbliche piu reattive e responsabili nei confronti della società civilc. Inoltre, le occasioni di incontro e discussione tra differenti attori e livelli di potere intendono offrire I'opportunità di influenzare le decisioni che hanno eflètti su ampi strati della società. Infine, la partecipazione diffusa permette di creare occasioni di maggiore consapevolezza e appîendimento su

'' MAZZOLI G.. Il disagio della "normulitù": una nuova ntission per le reti dt

servizi .socioassistcnziali, in FIO.PSD. Grave entarginu:ione e intert'enli tli rete.

Strutegie e opportuniÍL) di c'unhianento, FrancoAngeli. Milano 2006, p. 25.

'' 1ui, p. 26.

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questioni di fbrte interesse collettivo e favorire un maggiore equilibrio democratico fra componenti diverse e spesso in dissenso fia loro>'o. Questa nuova collaborazione (tra le persone svantaggiate e chi le assiste (ma anche îra mondo dei servizi socio-assistenziali e resto della società) può essere immasinato non piu solo come un rapporto a senso unico in cui c'è qualcuno che dà e qualcun altro che riceve, ma come un rapporto di scambio>>' , si supera quindi I'idea assistenzialistica del welfare a tàvore di una vera condivisione dei p r o b l e m i e d e l l e ri s o r s e .

La conoscenza dell'esistenza di un servizio. di come funziona. di c h i s o n o i s u o i u t e n t i , d i c o m e s o n o s t r u t î u r a t i i s u o i s p a z i d e v e essere veicolata attraverso linguaggi divcrsi per riuscire a c o i n v o l g e r c i l m a g g i o r n u m e r o p o s s i b i l e d i c i t t a d i n i n e l l ' e l a b o r a z i o n e d i p e n s i e r o , n e l l a c o n v i n z i o n e c h e < r p r o b l e m i s o c i a l i d i c u i s i o c c u p a n o i s e r v i z i d i w e l l a r e ( c h e sono semprepiu i n una zona di contìne tra welfare, sicurezza. urbanistica e ambiente, e r i g u a r d a n o l e c o n d i z i o n i d e l l o s v i l u p p o s o s t e n i b r l e c o m p l e s s i v o d i u n territorio) rappresentano un'opportuniîà molto rilevante per Ia crescita di un humus democratico>'n.

I servizi di accoglienza notturna del Comune di Torino stanno attraversando un momento delicato (chiusure, risîrutturazioni, a m p l i a m e n t i ) . P r o p r i o i n q u e s t a f a s e p o t r e b b e e s s e r e u t i l e i l coinvolgimento diretto della popolazione. In questo modo sarebbe possibile costruire quel senso di sicurezza di cui molto oggi si parla in ambito urbano.

"'Si rimanda al blog di Ciuscppc Pcllegrini all'intemo del sito della Fondazionc

Giannino lJasseîti, chc da anni si occupa di tcmi lcgati alla rcsponsabilità

drll' innovazione: http://www.tbndazionebassetti.org.

''

MAZZOLI G., ll disagio della "nornrulit(i"; unú nuovu nùssion per le reti di

.servizi sotioussisîen:iuli, op. cit.. p. 29. 'n 1r,r, p. -l{).

spa.

A spaz altri A d e l l c deter g i u d fehc (' rinfo che prog A u n ' e r p r i m L r s r d i a \ i l n i ^ L a l T Torir stati scuo ( . prob ; 2000. l u / t ' i ,

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{ r o r e ; e n s o g l a t e r r l i e te un .) che ' r d e a e dei r a . d i d c v e a d i n i r l e m i r r u i n n t c . e d r u n ù r l a I e n n ( ) z r o n i , r l e i l rc'bbe p a r l a Spazio-dormitorio o luogo-dormitorio'?

Alberto Gasparini scrive che <Un primo modo di considerare lo spazio consiste nell'osservare come esso si fa elemento, insieme ad a l t r i e l e m e n t i , p e r s p i e g a r e l a s o c i e t à > r " .

Analizzare i dormitori pubblici signif'rca riflettere sulla qualità dello spazio e quindi sulla qualrtà della vita che la società riserva a determinati cittadini. <diventa un fine e un modo al tempo stesso per giudicare che, e frno a che punto. lo spazio è organizzato per la f e l i c i t à d e g l i in d i v i d u i > ' " .

Che tipo dì relazionr sociali produce il dormitorio'1 Attenua o rinforza i legami socrali di chi lo abita'l E un contesto che integra o c h e p r o d u c e c o n f l i t t o ' l Quali domande stanno alla base della p r o g e t t a z i o n e d i q u e s t o t i p o d i s e n , i z i ' J

A questo proposito. put\ essere utile riporîare la rif'lessione di u n ' e d u c a t r i c e p r o l è s s i o n a l e i n r p e r n a t a i n u n s e r v i z i o p u b b l i c o d i p r i m a a c c o g l i e n z a n o t t u r n a :

La questione del luogo non e' sccontlaria perché il nostro lavoro vienc sminuito anchc da qucl luogt'r. pcrchc! lavorare in un luogo così îi ponc d a v a n t i a u n a s c r i c d i q u c s t i o n i c h c l i n r i t a n o i l î u o l a v o r o . u r ì p o ' p c r a v e r e p i u d i g n i t à a l l ' c s t c r n o . u n p o ' a g l i o c c h i d e i n o s t r i o s p i t i . lo c h c cosa posso rivcndicarc sc sto rn una struttura chc tà schif'o'/ Anche a loro i l m c s s a g g i o c h c t r a s m c t t o ò : t u n o n v a l i n i c n t c c n c a n c h e n o i v a l i a m o nientc, pcrchc se io sono costrctta a lavorarc in un posto così, se quello che ho da offrire e\ qucsto. non valgo niente neanchc io, pe rchó altrimenti lavorcrci in un nosto divcrso.

T r a g l i e d i f ì c i o g g i a d i b i t i a d o r m i t o r i o p u b b l i c o d e l l a c i t t à d i Torino, nessuno è stato progettato con quello scopo. Gli spazi sono stati ricavati rifunzionalizzando il patrimonio edilizio esistente (ex s c u o l e , p o r z i o n i d i s t a b i l i m e n t i i n d u s t r i a l i ) .

<La casa scrive Giancarlo Castelli Gattinara può creare un problema o può risolverlo, puo rendere sopportabile una situazione o

r" CASPARINI A., Lu sot'iologiu degli s:1tuzi. Lrutghi, r'itttì, sot'ietù, Carocci, Roma 2 0 0 0 , p . 1 5 . tu 1t'i, p. 18. :.ìzl0ne ..rbr lità , L t t t l i 4 1

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intollerabile, può contribuire a rendere piacevole e serena la nostra esistenza o gravarla fino al punto da rimanerne schiacciati>2r.

Gli spazi e gli oggetti sono parte integrante dei processi di inculturazione e di successiva socializzazione. Essi imprimono, con la loro carica simbolica, il loro segno nelle vite delle persone. Tuttavia, i concetti elaborati dall'antropologia spaziale possono essere riferiti a un contesto particolare come quello di un dormitorio pubblico in contesto urbano? Non stiamo infàtti parlando di una "comunità" che abbia connotati di condivisione stabile di pratiche culturali, comprese quelle abitative, o di costruzione sociale dello spazio domestico. Eppure, per convivere in uno stesso ambiente, anche se per un tempo limitato, si creano o vengono date delle regole alle quali tutti devono, in qualche modo. sottostare.

Studiare le diverse "forme di casa", sottolinea Gianluca Ligi. significa analizzare le diverse "fbrme di umanità":r.

Oggi, nella nostra società, la maggior parte degli abitanti, soprattutto quelli inurbati, non costruisce da se le proprie case, quindi non si puo riflettere su come questi uomini compongono gli elementi materiali con quelli immateriali. Cio che possiamo fàre, invece, è analizzare come vengono progettate, scelte o attribuite agli abitanti, vissute. E questo ci può dire molto della società. Riflettendo s u l l ' e t i m o l o g i a l a t i n a d i h a h i t u r e , L i g i s c r i v e c h e < l ' a z i o n e d i abitare, oltre a essere di per se un'abitudine. è anche intimamente legata all'as-sunzione di certe abirudini, certi "habirus" specifici e locahzzati>>';.

Le persone che condividono gli spazi del dormitorio hanno tutte culturalmente appreso differenti modi di pensare e vivere lo spazio domestico, diversr significati attribuiti a dentro/fuori, privato/pubblico e diffèrenti modi di esprimerlo. Ciascuno dovrà pertanto rinunciare alle proprie categorie dr spazio a fàvore di altre. più neutre e astratte, per riuscire a convivere con gli altri in uno spazio cosi ristretto. ln questo senso il dormitorio fa perdere qualcosa

' '

C A S T E L L I G A T T I N A R A c . . D E L U C A F . . G I O R G I R . . p E R R U C C I c . , Antropologiu della casu: slrulluru tlell'ahilato e rapporti sociali, Carabba, Lanciano l 9 t l l. o 9 .

t2 LIGI C., La casa saani; antropologia dello spuzio dontestico in Lapponia, op.

c i r . . D . ll 5 . | / " i , p r 1 6 . a s r d fì ( , b o fi S (

C

r t l p f r i l C C C S sp dc ur

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agli individui che lo utilizzano più a lungo, sebbene faccia acquisire nuove competenze abitative specifiche del luogo.

Per chi ha acquisito I'abitudine di abitare una casa, perderla significa dover cercare rifugi temporanei. Adattarsi alla strada o a ripari di fortuna è una capacità che I'uomo mette in atto se costretto dalla necessità. L'uomo sa adattarsi a futto. ma a che prezzo, sia f ì s i c o , s i a p s i c h i c o ' ?

Tutti gli individui, proprio perche hanno compiuto una qualche esperienza dell'abitare. hanno aspettative o possono fbrmulare giudizi sul dormitorio come abitazione temporanea. Anche gli operatori, che pure hanno una casa alla quale tornare quando finiscono il turno, usano gli spazi del dormitorio per molte ore ogni s e t t i m a n a . d u n q u e l o v i v o n o in t e n s a m c n t c .

C come casa

In una sorta di dizionario della prima accoglienza, utilizzando le rifìessioni raccolte durante i./ocrts group con le équipe.s di operatori, p r o p o n g o I' a n a l i s i d e l l a p a r o l a c h i a v e c h e s t a a l l a b a s e d e l l a riflessione sulle persone senza dimora: casa. Il dormitorio puo essere considerato una casa'J O e invece un luogo di emergenza che deve essere utilizzafo per il minor tempo possibile, per non cadere in una s p i r a l e d i a s s i s t e n z i a l i s m o ' / A n c h e s c p e r p o c o t e m p o , tu t t a v i a , i l dormitorio dovrebbe essere, come è scritto sulla targa all'ingresso, una "casa di ospitalità notturna". Un operatore racconta:

Ho scrifto "casa" c l'hanno scritto anchc i mici colleghi perché pcnso sia il problema principale per le personc chc vcngono qua. E la casa è un diritto e questo ci mette in difficoltà, perchó noi non diamo una risposta adeguata, secondo mc in qucsto momcnto. Non la diamo nella stessa misura a tutti, pcr escmpio. Sc una pcrsona entra qua la prima cosa a cul siamo tenuti a pensarc e se ha la residenza a Torino o se non ce l'ha, se ò un immigrato, se è un italiano. Cose chc fbrse per chi lavora nel sociale non dovrebbero esistere. Non bisognerebbc fare dif-fcrcnze, mentre noi siamo tenuti a farle. E oueste differenze ci oesano in maniera enorme mentre lavoriamo.

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Il disagio che è emerso piu volte tra gli operatori è proprio quello derivato dal "tradire" la propria vocazione all'accoglienza in favore delle regole che impongono "chi", "quando", "come" e "dove" accogliere.

Avere materialmente un tetto sotto il quale ripararsi non esaurisce il significato di casa. Un operatore, durante un hrainstorming sui significati legati al dormitorio, ha scrittcl casa tra parentesi e con il punto di domanda.

Il dormitorio rapprcsenta la casa, ma non la rapprescnta totalmentc. pcr qucsto I'ho messa tra parcntcsi e ncllo stcsso tcmpo non ò csattamcnte la r i c h i c s t a c h e c i a r r i v a . [ . . . ] L e r i c h i c s t c s o n o t a n t c . a d c s e m p i o q u e l l a chc "Ho bisogno di parlarc, ma non lo posso dirc". Quella c la richicsta nascosta dcllc pcrsonc chc vcngono qua c qucsta ò la principale, una d c l l c p r i n c i p a l i .

E un altro riflette in questo modo:

Da una parte c'è il discorso chc il dornritorio non dcvc diventare una casa pcr lc persone pcrchó sc no lc cronicizzi. lc fai starc qua. gli togli proprio lc risorse per pcnsarc un'altcrnativa. Ncl momcnto in cui gli dai da dormire, gli tlai da mangiare, ò vcro chc sci in una situazionc di c s t r c m a p o v c f à . p c r o i t u o i b i s o g n i c l c m c n t a r i \ c n g o n o c o m u n q u c t u t t i s o d d i s f a t t i c q u i n d i t i c r o n i c i z z i . D a l l ' a l t r a . p c r o . c ' ò i l d i s c o r s o c h c s c non ci sono risorsc pcrchó lc pcrsonc ricscano a farc il passo oltrc quclla soglia, noi comc dobbiamo comporlarci'l

l1 "dormitorio-pseudo-casa", come l'ha definito un operatore, è spesso evocato attraverso le parti che lo compongono: la sineddoche. utllizzata in più occasioni, trasforma la porta. il cancello, la finestra, la soglia, il tetto nella "parte per il tutto" che evoca il dormìtorio, i modi in cui lo si abita e i molti conflitti che lo animano.

Questa particolare struttura, per alcuni necessaria. per altri deleteria tanto da immaginarne l'eliminazione dai servizi di welfare è inserita all'interno della città. E proprio la città è vissuta da molti "senza dimora", soprattutto quelli di lunga caniera, come una "casa diffusa" in cui trovare il letto in un luogo, la cucina da un'altra, il bagno in un'altra ancora. Questi spazi, pero, devono restare per lo più invisibili, così come i loro utenti: "vite di scarto" come le

de ( ( ' an ab l u r nei inc a n i ac( \ } , . ' / l

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I -' I l I .)

definirebbe Zygmunt Bauman. Questa sepaîatezza tra "loro" e "noi" (<"Loro" sono quelli che dovrebbero essere di meno o, meglio a n c o r a , n o n esserci proprio. Invece noi non siamo mai abbastanza>tt), ri evidenzia anche all'interno della città. Ci sono luoghi che non devono essere "contaminati" dalla presenza e neanche dalla vista delle vite di scarto, (consumatori difèttosi. incompleti, insoddisfàtti>rr'. Queste ritlessioni emergono con lucidità anche dalle parole di un educatore che opera nei servizi di prima a c c o g l i e n z a d i u n a c o o p e r a t i v a s o c i a l e d i T o r i n o :

La natura del nostro luogo ò inscrita e connaturata alla socictà nclla q u a l c v i v i a m o , è u n ' i s t i t u z i o n c c h c la s o c i c t à s i è data [ . . . ] . P c r c h ó n o n c'è un dormitorio in ccntro città'l Pcrchó. di fitto. i nostri utcnti sono le

scoric prodottc dalla socictà. ("ò gcntc chc rintanc scnza lavoro, scnza c a s a , m o l t o s p e s s o è i n s c r i t a in c i r c u i t i d i d i p e n d c n z a a s c g u i t o tl i disgrazic, cd essi vanno tcnuti a distanza proprio dal punto di vista architettonico. fuori dallc mura dclla città c a noi non vicnc chicsto un lavoro cducativo. Il progetto politico dcl dornritorio norr ò cttstruirc un percorso educativo: noi di fatto tàcciamo contcnimL-nto c controllct socialc. Qucsto non ò il nostro lavoro. parlo tlcl progctto chc sta a montc. Averc un dormitorio divcrso. vuol dirc avcrc una socictà divcrsa c h c d i f a t t o n o n h a b i s o g n o d i u n d o r m i t o r i o . P c n s o a l l c s o c t c t à s o c i a l -dcmocratichc del Nord-Europa. chc sc pur non mi iacciano impazzirc. pcro si sono datc dcllc organizzazioni, laddovc il wclfarc intantcr prcvicne e quindi demoliscc tutta quclla soglia di pcrsonc chc di fattcr con poco, con un salario minimo o con una casa popolarc riuscirebbero a n o n c n t r a r c n c i c i r c u i t i a . s s i . s t c n z i a l i . [ . . . ] N o i g e . s t i a m o . c o n t r o l l i a m o . una cmcrgenza socialc chc tcndc ad aumentarc'. E chiaro chc tlal parccr Iclove sorgcva un dormitorio comunalc prclabbricato] ci cacciano: pcrché il parco dieci anni fa cra dcgrado totale, oggi vicnc valorizzato. Noi siamo un pezzo di dcgrado dcntro un piano di valoizzazionc c quindi dobbiamo andarc via. Il dormitorio dcl futuro non potrà esserci: noi possiamo sognarc. ma non ci potrà csscrc mai sc non ò la socictà chc. cambia.

-" BAUMAN 2., llusred live.t.

Modernitt'und its Outcust.s. Polity Press, Cambridge,

p 4-5 (cd. it. ltire di sc'urto.Laterzt Roma-Bari 2(X)8y. " /vi. n. I 9.

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I servizi per adulti in difficoltà sono senz'altro tra quelli che <più interrogano _ e sfidano le organizzazioni nella loro capacità di funzionare>'", ma nello stesso tempo sono quelli nei confronti dei quali la cittadinanza è meno sensibile. Il sistema capitalistico prevede infatti che gli adulti, soprattutto uomini, debbano essere parte attiva dei processi di sviluppo, non soggetti deboli da accudire. Gli utenti di questi servizi sono quindi emarginati poiché ritenuti responsabili della propria condizione, nonché capaci di sfruttare il loro stato di disagio per ottenere i mezzi di sostentamento senza contribuire con il proprio lavoro. In quest'ottica, anche le strutture di accoglienza sono concepite per essere temporanee, luoghi di transito e di tregua in un percorso di recupero della propria autonomia.

Il disagio sociale, il depauperamento morale e materiale, I'isolamento sono condizioni che non possono e non devono r i g u a r d a r e s o l t a n t o le a m m i n i s t r a z i o n i p u h b l i c h e e gli operatori sociali, ma sono fatti che ci coinvolgono tutîi in quanto cittadini e di cui dobbramo farci carico. Soltanto in questo modo, consapevoli di cio che ci circonda nelle nostre città, sarà possibile costruire percorsi di giustizia, integrazione e solidarietà civile e umana.

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