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Europa

Parte del mondo al centro dell'emisfero continentale; con l'Asia e l'Africa forma il continente antico. Strettamente collegata con l'Asia (donde la denominazione di Eurasia), si presenta come un'enorme penisola e deve la sua individualità non tanto a elementi d'ordine fisico, quanto a fatti d'ordine storico e umano. La mancanza di solitudini gelate, di deserti, di foreste malsane, come pure di catene invalicabili, ha agevolato i rapporti tra i vari popoli creando una civiltà unitaria. Per tre lati il confine è marittimo ed è costituito dal Mar Glaciale Artico, dall'Oceano Atlantico e dal Mar Mediterraneo . A est, secondo la maggior parte degli autori, partendo dal Mare d'Azov segue il solco nel quale scorrono in senso opposto il fiume Manyc e il Kuma, quindi risale il fiume Ural e segue il piede orientale degli Urali fino al Mare di Kara .

L'area risulta di circa 10,5 milioni di km2 , pari alla quattordicesima parte delle terre emerse. Punti estremi continentali dell'Europa sono: a nord il Nordkinn (Lapponia); a ovest il Cabo da Roca in Portogallo; a sud la Punta de Tarifa (Spagna); a est l'estremità del Mar di Kara . Da nord a sud si allunga per quasi 4.000 km, da est a ovest per circa 5.000. Il centro geometrico si trova presso Varsavia. A una parte massiccia (compresa nel triangolo che ha per vertici la foce del Volga, il Golfo di Biscaglia e gli Urali settentrionali) si contrappone una parte articolata, formata da isole (8%) e da penisole (27%). Il contorno risulta quindi molto frastagliato con 37.900 km di coste. L'istmo Ponto-Baltico (1.200 km) fra Danzica (Mar Baltico) e Odessa (Mar Nero) divide l'Europa in due parti. Da un lato un'estesa e compatta massa tipicamente continentale, uniforme nel contorno, nel rilievo, nell'idrografia, nel clima, nel popolamento, che si salda intimamente con l'immensa massa asiatica; dall'altro lato un territorio sempre più sottile, che presenta varietà di aspetti fisici e umani, rotto in penisole, frastagliato nelle sue coste, accompagnato da molte isole: un territorio la cui estrema marittimità contrasta con la continentalità dell'altro.

GEOGRAFIA FISICA

Lineamenti geologici. La conformazione fisica dell'Europa è resa complessa dall'esistenza di rilievi

che risalgono a diverse orogenesi. La sezione più antica del continente è quella nord-orientale, che si stende dalle pianure sarmatiche alla Fennoscandia. In quest'ultima regione appaiono in superficie le formazioni archeozoiche (scudo baltico) che nelle pianure sarmatiche sono per lo più coperte da strati sedimentari paleozoici e più recenti. A ovest di questa porzione rigida e archeozoica, le cui appendici formano il substrato dello stesso bassopiano germanico, si sviluppano le fasce dei rilievi caledoniani ed ercinici. La prima corrisponde alle montagne della Norvegia, della Gran Bretagna settentrionale e dell'Irlanda: si dispongono da nord-est a sud-ovest e presentano forme mature, benché ringiovanite in epoche successive. La seconda comprende i rilievi armoricani (Gran Bretagna meridionale e Bretagna) e i rilievi varisci (massicci dell'Europa centrale compresi tra la Repubblica Ceca e la Repubblica Slovacca, Germania, Francia). Anche questi presentano forme alquanto mature, però sono stati vigorosamente ringiovaniti nell'Era Cenozoica, durante l'orogenesi alpina, i cui contraccolpi hanno dato origine a rialzi (Horst) e depressioni, e hanno attivato il vulcanesimo (Massiccio Centrale Francese ecc.). All'orogenesi alpina si deve la formazione del più importante allineamento montuoso d'Europa, comprendente la Cordigliera Betica, i Pirenei, le Alpi e la loro prosecuzione, l'arco carpatico e il sistema dinarico che, attraverso la Penisola Balcanica e gli arcipelaghi egei, si allaccia ai rilievi dell'Asia Minore. L'orogenesi alpina rappresenta l'evoluzione della Tetide, la fossa che separava i massicci antichi dell'Europa dall'Africa. Le sue manifestazioni nella fascia mediterranea sembrano ancora attive, come dimostrano la sismicità e il vulcanesimo in Italia e nello spazio egeo. Gli allineamenti montuosi cenozoici, che si dispongono

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generalmente da est a ovest, dividono strutturalmente l'Europa in due parti: a nord l'Europa dei massicci antichi, stabile, matura, priva di grandi ostacoli e centrata su ampie pianure che dalla Francia settentrionale attraverso la Scandinavia meridionale, la Germania e la Polonia si estendono fino agli Urali; a sud l'Europa mediterranea, montuosa, instabile, con le frammentazioni peninsulari delle regioni iberica, italiana e balcanica. Tutta l'Europa è profondamente penetrata dai mari, in proporzioni che non trovano riscontro in nessuna altra parte del mondo (da un mare all'altro la distanza media non supera i 3.000 km); è inoltre la parte del mondo che, in rapporto alla sua superficie, ha il maggior sviluppo costiero. Diversi mari (Egeo, Ionio, Adriatico, Tirreno, Ligure ecc.) rompono lo spazio mediterraneo, comunicante con l'Oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra, angusto varco tra il raccordo montuoso del Sistema Betico e dei rilievi atlantici dell'Africa settentrionale. Anche sul lato settentrionale, infatti, l'Europa presenta notevoli articolazioni. A motivi strutturali connessi con la formazione di marcate subsidenze si deve la grande penetrazione marina corrispondente al Mar Baltico e al Mare del Nord . Questi mari danno forma alla Penisola Scandinava, in epoche geologiche recenti saldata all'Europa centrale tramite il Jylland . L'isolata Islanda è solo per convenzione europea: si tratta di una terra vulcanica formatasi sulla grande dorsale mediana dell'Oceano Atlantico.

Morfologia. Dal punto di vista morfologico l'Europa presenta una notevole varietà di motivi, legati

sia alla vasta gamma delle forme strutturali sia alla diversità dell'azione erosiva in dipendenza dei molteplici fattori climatici. Sulle Alpi e nella sezione settentrionale dell'Europa un'azione decisiva ha assunto l'attività glaciale pleistocenica, cui si devono le forme smussate dei rilievi scandinavi, i profondi fiordi della costa norvegese (risultato ultimo di un'ingressione marina postglaciale), i vasti depositi morenici che invadono le pianure germaniche e sarmatiche. Nelle Alpi la morfogenesi glaciale è responsabile delle vette che dominano la catena, del profilo arrotondato delle lunghe vallate trasversali e longitudinali che l'attraversano e dei numerosi laghi di sbarramento morenico che si aprono nelle fasce prealpine. Le pianure alluvionali sono nel complesso poche e corrispondono a depressioni tettoniche: tra le più caratteristiche sono quelle formate dai fiumi mediterranei come il Po e l'Ebro . Una delle più estese pianure è quella pannonica; ma qui, come nel bassopiano sarmatico, hanno ormai risalto i suoli d'origine eolica, responsabili di quelle "terre nere" (cernozèm) che fanno la ricchezza cerealicola dell'Ucraina.

Clima. Data la sua posizione tra 36o e 71o di latitudine nord, l'Europa è caratterizzata da clima temperato. A determinare la varietà del clima contribuiscono la vicina massa continentale asiatica, l'altimetria, l'azione mitigatrice del mare, che risulta diversa a seconda che prevalgano influssi atlantici o mediterranei. Si distinguono sei tipi di clima. 1) Clima atlantico: si estende dalla Norvegia settentrionale al Portogallo settentrionale e comprende le Isole Britanniche, gran parte della Francia, i Paesi Bassi, le coste occidentali della Danimarca, la Germania fino all'Oder. È caratterizzato da inverni miti, estati non troppo calde, escursioni termiche limitate, precipitazioni copiose (800-3000 millimetri annui), ben distribuite nel corso dell'anno, raramente nevose, intensa nebulosità. 2) Clima di transizione : passando dalle regioni occidentali a quelle centrali, l'influenza dell'Oceano Atlantico si attenua, gli inverni diventano più freddi, l'escursione termica più alta, le piogge, non troppo abbondanti, sono più copiose d'estate. Hanno questo clima la Germania sud-orientale, la Polonia, il bacino superiore e medio del Danubio, ex Iugoslavia e Bulgaria. 3) Clima

dell'Europa orientale: viene detto anche sarmatico, perché comune a gran parte del bassopiano

sarmatico. È clima rude, con inverni lunghi e rigidi ed estati calde, escursioni termiche notevoli tra i mesi estremi, piogge modeste, in prevalenza estive. I fiumi gelano per 4-6 mesi all'anno e la neve copre a lungo il suolo. 4) Clima pontico della Russia meridionale: nell'Europa sud-orientale le piogge diminuiscono, le temperature estive aumentano e le escursioni termiche sono alte. Il suolo è coperto da steppe e attorno al Mar Caspio compare un clima subdesertico. 5) Clima mediterraneo: è caratterizzato da inverni miti, estati non troppo calde e secche, piogge in prevalenza invernali, spesso violente. D'estate il cielo è a lungo sereno. Non rari i venti, come il mistral e la bora. È

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limitato alle regioni costiere della Crimea, Tracia, Grecia, Dalmazia, Italia, Francia meridionale e alle zone periferiche della Penisola Iberica. 6) Clima artico: è caratteristico delle regioni più settentrionali dell'Europa nord-orientale. Le temperature permangono basse durante tutto il corso dell'anno, con precipitazioni nevose e suolo gelato.

Flora. L'uomo ha profondamente modificato il manto vegetale fin dalle epoche più antiche. Ma si

può pur sempre riconoscere l'esistenza di varie associazioni di piante, che si dispongono da nord verso sud in cinque fasce più o meno parallele. 1) Zona della tundra : vi prevalgono arbusti non più alti d'un metro (come la Betulla nana ) e associazioni di muschi e licheni. La tundra occupa la parte settentrionale della Scandinavia e dell'ex URSS. 2) Zona della foresta boreale: occupa la Scozia settentrionale, la Finlandia e l'ex URSS a sud della tundra. Prevalgono le Conifere (Pinus silvestris ,

Picea excelsa, Larix decidua ecc.). 3) Zona della foresta temperata: dall'Inghilterra e dalla

Scandinavia meridionale si estende in Francia, Germania, Boemia, Slovacchia, Alpi settentrionali, Regione Balcanica, Polonia e nelle regioni centrali dell'ex URSS. Essenze molto comuni sono farnia, quercia, faggio, castagno, olmo, acero. 4) Zona delle steppe : nell'ex URSS a sud della linea Kiev-Kazan prevalgono le steppe, che si estendono pure nei bassopiani danubiani. 5) Zona della

macchia: nelle regioni costiere caratterizzate dal clima mediterraneo prevalgono alberi e arbusti

sempreverdi; essenze caratteristiche sono il pino marittimo e quello d'Aleppo, il leccio, la quercia da sughero, il carrubo e poi lentisco, ginestra, erica, mirto ecc., misti a rovi che costituiscono appunto la tipica macchia.

Fauna.Dal punto di vista zoogeografico, dati i continui scambi che sono avvenuti, le varie regioni

dell'Europa non sono caratterizzate da specie tipiche. Fanno eccezione alcune specie quali l'alce, confinata ormai nelle regioni più settentrionali, il bisonte, che vive solo in Polonia, e il cinghiale, abbastanza comune in alcune zone dell'Europa centro-meridionale. Caratteristica invece è la fauna alpina, i cui rappresentanti più tipici sono lo stambecco, il camoscio e la marmotta. Tra i Primati l'unico rappresentante è la bertuccia di Gibilterra, ma pare che sia stata importata dall'uomo.

Idrografia. L'idrografia europea è molto articolata in rapporto alla conformazione fisica del

continente; in questo senso le Alpi assumono una funzione determinante. Da esse nascono alcuni dei principali fiumi europei, a cominciare dal Reno, il più importante da un mero punto di vista geografico, in quanto asse vitale di umanizzazione, legame naturale tra mondo alpino (e mediterraneo) e Mare del Nord, nel quale il fiume sfocia con un vasto apparato che a grandi linee corrisponde ai Paesi Bassi. Il Rodano è invece un fiume mediterraneo, il maggiore, anch'esso fondamentale via delle comunicazioni europee. Il Danubio, pur non originandosi direttamente dalle Alpi, è sostanzialmente alimentato da queste: esso poi attraversa la pianura pannonica e sfocia, a nord dei Balcani, nel Mar Nero. Usciti dalla regione alpina, questi tre grandi fiumi svolgono i loro corsi in territori pianeggianti o di bassi rilievi; hanno quindi corsi maturi e sono navigabili. Da questo punto di vista la funzione prioritaria assunta dal Reno come via d'acqua è comprensibile, in quanto è il perno di una rete di fiumi e canali che si allarga a tutta l'Europa centrale. Divisi da basse soglie spartiacque, il Rodano e il Reno sono artificialmente collegati; in un prossimo futuro lo saranno anche il Danubio e il Reno. In quest'area di eccezionali vie navigabili rientrano pure l'Elba, l'Oder e la Vistola nella sezione orientale, la Senna e la Loira in quella occidentale. Grandi fiumi dai bacini estesi e dal profilo maturo si trovano anche nella regione russa, dove scorrono il Dnepr, il Don e il Volga. Questo è il maggiore fiume europeo, interamente navigabile e artificialmente raccordato con i fiumi che sfociano nel Baltico e nel Mar Glaciale Artico (area idrografica questa che, ai margini dello scudo baltico, ospita i vasti laghi Onega e Ladoga). Il frazionamento ha impedito invece nella regione mediterranea la formazione di una rete idrografica estesa, la quale comprende inoltre fiumi giovani, non stabilizzati. Anche per quanto riguarda il regime, i fiumi mediterranei, in rapporto alle condizioni climatiche e alle precipitazioni, sono assai diversi dagli altri fiumi europei: quelli mediterranei hanno cioè magre estive e piene invernali, mentre quelli

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centroeuropei hanno una portata pressoché costante nell'arco annuale (un altro fattore della loro navigabilità). Le condizioni estreme in tal senso possono essere rappresentate dalla fiumara calabrese, che si riempie solo durante le piogge invernali, e da un fiume come il Tamigi , sempre ricco d'acqua. Al di fuori dell'area oceanica, in generale però i grandi fiumi europei hanno piene primaverili ed estive: ciò vale per i fiumi del bassopiano sarmatico, così come per quelli alpini, alimentati dallo scioglimento delle nevi e dei ghiacci.

GEOGRAFIA UMANA

Principali gruppi somatici. L'uomo compare in Europa più tardi che nelle altre parti del continente

antico. Ai primi venuti si sono sovrapposti nuovi invasori, dando luogo a un tipo razziale assai misto. Prevale a ogni modo la razza bianca europide e in base ai caratteri somatici si possono distinguere i seguenti tipi: nordico, mediterraneo, alpino, adriatico e baltico. Hanno caratteri mongolidi i Calmucchi del basso Volga, i Chirghisi dell'alto Volga e i Baschiri degli Urali meridionali.

Lingue e gruppi etnici. Prevalgono in Europa le parlate della famiglia indoeuropea: segue per

importanza il gruppo delle lingue agglutinanti uralo-altaiche e non mancano i gruppi minori. Specie dove il mondo germanico viene a contatto col mondo slavo esiste un notevole mescolamento etnico. Al gruppo neolatino spettano Italiani e Ladini, Francesi e Valloni, Spagnoli e Portoghesi, Romeni. Al gruppo germanico Tedeschi, Olandesi e Fiamminghi, Scandinavi, Anglo-Sassoni. Al gruppo slavo Russi, Ucraini, Polacchi, Cechi e Slovacchi, Serbi, Croati e Sloveni, Bulgari. Minori gruppi indoeuropei sono: Celti, Lettoni e Lituani, Albanesi e Greci. Non appartengono alla famiglia indoeuropea: Baschi, Finni, Magiari, Tatari, Turchi, Chirghisi e Calmucchi. Vi sono pure Ebrei e Zingari, sparsi in territori diversi.

Sviluppi demografici. Gli sviluppi demografici dell'Europa sono stati tumultuosi nel corso degli

ultimi secoli e sono stati di certo un fattore importante nell'affermazione della rivoluzione industriale e dei fenomeni a essa legati, come le aperture planetarie delle potenze europee, l'espansione coloniale, la rapida evoluzione tecnologica. Per le sue favorevoli condizioni ambientali l'Europa è stata sempre nel complesso ben popolata. Già in età romana sembra che ospitasse 30 milioni di abitanti. Nel corso del Medioevo ci fu probabilmente una diminuzione; però nel XVI secolo iniziò il grande sviluppo che interessò molte zone del continente. Così, agli inizi del XVIII secolo essa contava circa 110 milioni di abitanti, che crebbero a 200 un secolo dopo; nel 1930 erano già 500 milioni e nel 1950, 529 milioni. Le migliorate condizioni di vita e la concezione cristiana della famiglia avevano contribuito, specie nel secolo scorso, a mantenere molto elevato il tasso di natalità, che era del 35 per mille mentre quello di mortalità era del 30 per mille. Questi valori progressivamente diminuirono nel corso di questo secolo e oggi la natalità in Europa è in media del 14 per mille; in Irlanda è però del 15 per mille, mentre in Svezia è dell'14,5 per mille, e la mortalità del 10-13 per mille. I massicci aumenti della popolazione avvennero nonostante le guerre che incessantemente insanguinarono l'Europa (non a caso essa è stata forse, nell'Evo moderno, la parte del mondo più colpita dalle guerre) e nonostante le gigantesche emigrazioni che portarono l'uomo europeo a popolare l'America e tante altre terre d'oltreoceano. Si calcola che solamente le due guerre di questo secolo abbiano registrato la prima circa 7-8 milioni di perdite umane, la seconda circa 50 milioni. L'emigrazione complessivamente ha sottratto all'Europa, tra il secolo scorso e la prima metà di questo, oltre 50 milioni di persone. L'emigrazione extraeuropea si manifestò in successive ondate: la prima culminò verso il 1850, la seconda verso il 1870, la terza alla fine del secolo, la quarta tra il 1905 e il 1913. Quest'ultima è stata la più imponente e interessò massimamente i Paesi dell'area mediterranea. Il primato dell'emigrazione va alla Gran Bretagna con 17 milioni di individui, seconda l'Italia con 10 milioni. Importanti sono stati anche i movimenti all'interno dell'Europa: Francia e Belgio sono stati, agli inizi del secolo, i Paesi di maggior

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attrazione, cui si è aggiunta nel secondo dopoguerra la Repubblica Federale di Germania, oltre alla Svizzera. Gli Italiani, e successivamente gli Iberici e i Greci, hanno alimentato le principali migrazioni interne di lavoro, cui sono da aggiungere i movimenti di popolazione suscitati dalle vicende politiche, con lo spostamento di ben 30 milioni di persone all'interno del continente.

Urbanesimo e insediamento rurale. L'Europa è una delle parti del mondo più urbanizzate: circa la

metà della popolazione vive nelle città. L'urbanesimo vi ha origini antiche e ha trovato nella città medievale la sua più autentica e originale espressione, anche se esso era già notevole in epoca romana, che ha lasciato un'impronta indelebile in tutto il successivo urbanesimo. La città medievale socialmente si qualifica per le attività artigianali vivaci e per l'affermazione di una borghesia che la animerà economicamente in senso capitalistico e le darà quel lustro architettonico che ancora si rintraccia soprattutto nell'Europa centrale, nelle città fiamminghe, dominate dal gotico slancio delle torri e dei campanili, e in quelle tedesche, inglesi e italiane. Queste città erano il perno di territori non molto estesi, ma avevano aperture commerciali ampie. La rivoluzione industriale ha privilegiato nel secolo scorso altre città, sia per la loro funzione portuale sia per la loro felice ubicazione rispetto alle aree minerarie e alle vie d'acqua interne. La città industriale assume un ordine urbanistico nuovo e una nuova dimensione: nasce inospitale e fumosa (le metropoli inglesi ne sono ancor oggi un esempio). In molti casi essa diventa il nucleo di un'area che si struttura industrialmente in modo intensivo, specie nelle zone più favorite, germinando nuovi centri urbani a stretta distanza: da qui il formarsi di città-regioni o di conurbazioni, che in Europa sono ormai numerose e imponenti. Emergono l'area londinese (una delle più grandi aree urbanizzate del mondo, con oltre 13 milioni di abitanti), le conurbazioni dei Midlands, l'area parigina, fulcro di tutta la Francia, la Ruhr, che riunisce un grappolo di grosse città industriali e che nel complesso accoglie oltre 5 milioni di abitanti; altre zone industriali di elevata urbanizzazione sono la regione fiamminga, il triangolo industriale padano, il medio bacino dell'Elba. Vi sono poi aree industriali di più recente costituzione, come quella moscovita, il bacino carbonifero slesiano, il bacino del Don (Donbass). Ma l'urbanesimo è rappresentato anche da grosse città che formano fuochi territoriali più isolati, presenti sia nella regione scandinava (Copenaghen, Stoccolma) sia in quella mediterranea (Roma, Napoli, Barcellona, Madrid) e danubiana (Vienna, Belgrado), sia nell'ex Unione Sovietica (Kiev, San Pietroburgo ecc.). Numerose sono in tutta l'Europa le città di dimensioni medie (intorno a 100-150.000 abitanti), che hanno funzioni molteplici nei confronti di territori con economia diversificata. Gli insediamenti presentano forme assai diverse; molti risalgono alle epoche più antiche, siano villaggi fittamente compatti, siano villaggi con case allineate lungo la strada principale. Questi ultimi predominano nel mondo slavo, i primi nell'Europa centrale e nell'Europa mediterranea, dove sussistono vere e proprie città rurali dalle case bianche ammassate. È presente in molte zone il piccolo nucleo d'origine patriarcale e diffusa è anche la casa sparsa, sia nell'Europa centrale sia nell'area mediterranea a coltura intensiva. La trasformazione in corso nell'economia agricola sta però mutando il tessuto antico del mondo rurale e ciò che oggi caratterizza ovunque l'insediamento rurale è la sua sempre più stretta relazione con i centri industriali.

Religioni. Gli Europei sono per il 93% cristiani, ripartiti in 3 grandi gruppi. 1) Cattolici (Italiani,

Francesi, Spagnoli, Portoghesi, Irlandesi, Boemi, Slovacchi, Lituani, Sloveni, Croati, Austriaci, parte dei Tedeschi e dei Magiari); 2) Ortodossi (Slavi orientali, Serbi, Bulgari, Romeni, Greci); 3) Protestanti (popoli germanici, scandinavi e anglo-sassoni). Esistono inoltre gruppi di musulmani (Turchi, Albanesi, Bosniaci) e di Ebrei.

GEOGRAFIA ECONOMICA

Pur appartenente per storia e posizione geografica al continente, in questa trattazione non viene considerata la parte europea dell'ex Unione Sovietica: sarebbe impossibile, infatti, una separazione

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e comparazione di dati perché nell'economia di questo immenso Stato avevano una parte fondamentale le risorse di una grande regione asiatica, cioè la Siberia. L'Europa di cui si tratta nel suo complesso rappresenta la più forte potenza industriale del mondo e in essa si concentra gran parte delle ricchezze mondiali. Essa, infatti, ha risorse naturali, apparati produttivi, tecnici, manager, capitali di tutto rispetto. Esistono invero notevoli differenze tra Paese e Paese e specialmente tra quelli dell'Europa centro-settentrionale e quelli dell'Europa meridionale; inoltre il continente è diviso per strutture economiche, condizioni di vita e forme di sviluppo in due aree piuttosto nette: quella dei Paesi a economia di mercato, liberistica o mista, aderenti o meno alla Comunità Economica Europea (CEE) o Mercato Comune Europeo, della quale fanno parte Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca, Grecia, Spagna e Portogallo, e quella degli Stati ex socialisti che stanno cercando, con molte difficoltà, di rinnovarsi e di organizzarsi economicamente in tempi brevissimi (Romania, Polonia, Ungheria, Albania ecc.). Indipendentemente dalle situazioni di ordine politico-economico, gli Europei nel loro complesso si possono definire gli uomini più privilegiati del mondo dopo quelli dell'America Settentrionale per quanto riguarda la ricchezza economica globalmente intesa e forse ancor più per il livello di vita raggiunto.

Ruolo nel mondo. Il ruolo che, soprattutto nel secolo scorso e attraverso diverse fasi, il continente

ha svolto su scala planetaria (cui in buona parte deve gli accennati standard conseguiti) è il risultato dell'imporsi dell'economia industriale, che ha avuto proprio in Europa il suo sfondo originario. All'affermazione dell'economia industriale concorsero molteplici fattori. Sicuramente favorevole fu la presenza in Europa di numerose risorse naturali adatte, tra cui la ricchezza di ferro, di carbone e altri minerali, nonché di un'articolata rete di vie di comunicazione terrestri e l'esistenza di vie interne fluviali e di porti sicuri; ma non meno importante fu lo spirito mercantile d'origine medievale, germinato nelle vecchie città anseatiche e nelle Repubbliche marinare italiane. Le nuove rotte atlantiche, il costituirsi di vasti imperi coloniali e in genere il moltiplicarsi degli scambi sollecitarono in modo diverso l'espansione capitalistica: da una parte vi fu il facile approvvigionamento di materie prime a basso costo reso possibile dalle politiche coloniali, dall'altra il dischiudersi di nuovi mercati per i prodotti industriali. L'afflusso di ricchezze verso l'Europa industriale (Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Germania soprattutto) andava via via consolidando il ruolo politico-economico del continente, anche se, a partire dalla fine del XIX secolo, cominciavano ad affermarsi sulla scena mondiale nuovi Paesi: Stati Uniti, Russia e Giappone.

Guerre mondiali e loro conseguenze. La prima guerra mondiale, in gran parte scoppiata proprio per

le mire egemoniche delle potenze industriali europee in gara, segnò l'inizio della decadenza del primato politico-economico dell'Europa, cui la seconda guerra mondiale diede, per così dire, il colpo di grazia, segnando nettamente la fine della sua supremazia. L'affermarsi delle due superpotenze (USA e URSS) provocò la divisione dell'Europa in aree di influenza e quindi, di fatto, la perdita dell'egemonia e dell'autonomia dei vecchi Stati. L'Europa, il cui apparato produttivo era in gran parte distrutto o inesistente, privata delle colonie, esaurita finanziariamente, seppe però riemergere nel dopoguerra, anche se con prospettive diverse, grazie al suo potenziale tecnico e soprattutto umano. La rapida ricostruzione delle sue industrie di base, la creazione d'imponenti industrie leggere e di trasformazione furono ottenute in Europa occidentale utilizzando gli aiuti degli Stati Uniti (Piano Marshall), con i quali molti Paesi hanno stretto intese d'ordine politico oltre che economico. Nei Paesi dell'Est, l'intervento dell'URSS facilitò lo sviluppo degli Stati già in precedenza industrializzati e portò a una massiccia trasformazione quelli che prima avevano un'economia essenzialmente agricola. Per tale motivo, dal punto di vista economico, oltre che politico, la prima divisione che appare nel dare un quadro dell'Europa attuale è proprio quella di due blocchi contrapposti, anche se, in realtà, il panorama del continente comprende molte situazioni particolari sia all'interno sia all'esterno dei due blocchi, tra i quali si stanno verificando travasi e omogeneizzazioni dopo la caduta delle barriere politiche.

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Collaborazioni sovranazionali. Gli Stati dell'Europa occidentale hanno ripristinato la loro struttura

economica in modo rapido e tumultuoso; la partecipazione statunitense, con apporto di capitali e di nuove iniziative produttive avanzate, è stata decisiva ma ha avuto anche risvolti negativi, nel senso di una soggezione depauperante (la "fuga dei cervelli", l'acculturazione a un modo di vita e l'emulazione di modelli di sviluppo non sempre adatti alla vecchia Europa). Fatto rilevante rispetto al passato è stato il processo d'integrazione delle economie europee che ha portato all'istituzione del Comecon (istituito nel 1959 in base al Trattato di Mosca del 1949) e della CEE (1957), mentre un ruolo di minor rilievo hanno svolto altre organizzazioni europee, come l'EFTA e il Consiglio Nordico. Vi è stato anche il tentativo di allargare l'integrazione economica fuori dell'Europa per limitare gli effetti della competizione di mercato: con tale spirito è sorta nel 1961 l'OCSE, che include numerosi Paesi non europei, come gli Stati Uniti, il Canada, l'Australia ecc.

Comunità Europea. Quanto alla CEE, la cosiddetta "Europa dei Dodici", oggi essa comprende nel

suo complesso la parte più avanzata dell'Europa industriale, collocandosi per la potenza dei suoi apparati produttivi a un alto livello e in posizione di competitività nei confronti delle due superpotenze. Nei primi anni di grande fervore comunitario, pur con inevitabili differenze tra Stato e Stato, si registrò un rilevantissimo sviluppo economico di tutti i Paesi membri: il tasso medio annuo di incremento del prodotto nazionale lordo, in termini reali, fu dal 1960 al 1973 mediamente del 5-6%; la disoccupazione scese a livelli fisiologici per un sistema a economia di mercato. Ma già d'allora apparve chiaro come il processo di unificazione delle politiche economiche in vari settori (fiscale e monetario, del mercato del lavoro e in special modo nell'ambito agricolo) incontrasse notevoli difficoltà per le forti disparità socio-economiche nei vari Paesi e per l'uso dei cosiddetti "montanti compensativi" che di fatto giocava a vantaggio dei Paesi del Nord più forti industrialmente.

Crisi energetica e suoi esiti. A partire dal 1973, lo scoppio della crisi energetica mondiale e le

accresciute difficoltà di reperire sulla scena mondiale materie prime essenziali ai bassi costi del passato hanno accentuato l'instabilità economica dei Paesi dell'Europa occidentale. Veniva così messa in luce la fondamentale debolezza delle istituzioni internazionali dovuta alle frammentazioni politiche ma soprattutto alle non risolte contraddizioni economiche; infatti, i Paesi europei basano la propria produttività soprattutto sull'industria di trasformazione e quindi si trovano in condizioni di estrema dipendenza dai mercati esteri. La crisi economica, che ha investito tutto il mondo, ha sottoposto, inoltre, l'Europa alla pressione di una crescente concorrenza del Giappone e degli Stati Uniti non solo sui mercati internazionali ma anche su quelli nazionali. Nell'ambito della sola CEE, i disoccupati hanno superato nel 1985 la cifra di 15 milioni. Si approfondisce nel contempo il divario tra Paesi "forti" (eminentemente la Germania) e quelli "deboli", emblematizzati nell'ambito della CEE dai Paesi mediterranei, mentre si accentua la fortissima dipendenza finanziaria dagli Stati Uniti, con un dollaro salito a quote altissime per poi cadere nel 1987 a livelli preoccupanti.

Sviluppo e scioglimento del Comecon. Quanto ai Paesi del Comecon, i relativi sviluppi economici

furono nel dopoguerra caratterizzati da una politica di rigida pianificazione imposta dall'URSS: a tale periodo risale la realizzazione della grande industria di base dell'Europa orientale, che in precedenza era stata presente solo in Cecoslovacchia e in parte nella Repubblica Democratica Tedesca, mentre gli altri Stati avevano una struttura economica largamente agro-pastorale. Il rivolgimento verificatosi nel 1989 nei Paesi dell'Est europeo ha però influito anche su questa organizzazione, nata per favorire la collaborazione economica dei Paesi socialisti. Il Comecon si è infatti disciolto ufficialmente nel 1991, senza essere sostituito da nessuna altra organizzazione.

Agricoltura. L'agricoltura presenta panorami molto vari da Paese a Paese in rapporto, oltre che alle

condizioni ambientali, agli stessi fattori organizzativi: in effetti si può dire che i problemi del settore agricolo (basti pensare all'Italia e in generale ai risultati insoddisfacenti della politica agraria

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nell'ambito della CEE) sono profondamente strutturali. In linea di massima l'agricoltura è ben sviluppata nell'Europa centrale, sia per la sua elevata razionalizzazione sia per le favorevoli condizioni climatiche e morfologiche che incontra. Si tratta di un'area adatta alla cerealicoltura, ma oggi sfruttata soprattutto per la coltivazione dei foraggi in funzione dell'allevamento, che è fiorente e redditizio. Paesi Bassi, Danimarca, Francia, Germania e Italia padana sono in tal senso le zone di più ricca agricoltura d'Europa. L'attività agricola come supporto della zootecnia è diffusa anche nell'Europa orientale, per esempio in Polonia, Bulgaria e Ungheria, mentre nella Penisola Balcanica è largamente praticata la cerealicoltura. Nelle terre mediterranee le colture più produttive sono quelle legnose: piante da frutto (importante è l'agrumicoltura), olivi, viti. La povertà dell'agricoltura mediterranea è stata all'origine non a caso della grande emigrazione verso l'America e successivamente verso le aree industrializzate dell'Europa centrale. Per quanto concerne il volume della produzione agricolo-zootecnica l'Europa è in genere autosufficiente con buone eccedenze dei prodotti derivati (latte, burro, conserve alimentari ecc.).

Allevamento, pesca e foreste. Il settore dell'allevamento riguarda principalmente i bovini (ovini e

caprini sopravvivono nelle aree mediterranee più povere), i suini e i volatili da cortile. La pesca è un'attività importante, su cui basano la loro economia soprattutto la Norvegia, l'Islanda, la Danimarca; ha però notevole incidenza anche nell'economia di altri Paesi dell'Europa centro-settentrionale, che trovano nel Mare del Nord e nell'Atlantico settentrionale acque assai pescose. Ricca è la disponibilità di risorse forestali, specie nei Paesi scandinavi, dove esiste una sviluppatissima industria per la lavorazione del legname, nonché per la produzione di carta e pasta di legno.

Risorse minerarie. Le risorse minerarie sono varie, ma solo alcune abbondanti. Il carbone è

presente in cospicui giacimenti nella Gran Bretagna, nella Francia settentrionale, nel Belgio, nella Germania e nella Slesia; i grandi bacini carboniferi di queste regioni sono divenuti anche aree industriali tra le maggiori del mondo. L'Europa è invece carente per quanto riguarda gli idrocarburi: essa spende un'ingentissima parte delle sue ricchezze proprio per l'acquisto del petrolio, col quale aveva avviato una vera e propria riconversione industriale, abbandonando in parte il carbone come fonte energetica. Ciò ha indotto a ricercare, oltre a una rivalutazione del carbone, fonti d'energia alternativa che ha portato alla realizzazione di numerose centrali elettronucleari. Lungo le coste d'Europa operano molteplici raffinerie; navi petroliere gigantesche vi approdano e costituiscono una parte imponente della flotta europea. Mentre il ruolo della Romania, che è stata il primo Paese petrolifero del continente, è ormai molto modesto, giacimenti di notevole consistenza si trovano nel Mare del Nord (specie nelle acque territoriali della Gran Bretagna e della Norvegia), dal quale provengono anche notevoli quantitativi di gas naturale, estratto pure nei Paesi Bassi, in Romania, in Italia, ecc. Il potenziale d'energia idrica si concentra per gran parte nella regione alpina, dove però è stato ormai in larga parte sfruttato. Il problema dell'energia resta quello più importante per l'Europa, che deve la sua forza economica alle industrie di trasformazione: infatti, nonostante il suo potenziale industriale, il consumo pro capite è in media circa pari alla metà di quello degli USA. I minerali metalliferi sono presenti in gran numero, benché non certo in misura sufficiente data la richiesta enorme delle industrie. Notevoli sono le risorse di minerali ferrosi, che si trovano soprattutto in Francia (bacino lorenese), in Polonia, in Gran Bretagna e in Svezia. Forti quantitativi sono però importati da oltreoceano; in funzione di ciò è sorta quella "siderurgia costiera", ben sviluppata per esempio in Italia e nell'Europa affacciata sui mari settentrionali.

Industria. La potente industria siderurgica europea ha i suoi maggiori centri in Germania, in

Francia, in Italia, in Gran Bretagna, in Polonia, quindi in Belgio, nella Repubblica Ceca e nella Repubblica Slovacca, in Romania, Spagna ecc., e fornisce una frazione considerevole (quasi un terzo) dell'acciaio mondiale. La grande produzione siderurgica e metallurgica è al servizio di una industria meccanica sviluppatissima e largamente differenziata: in particolare l'industria degli

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autoveicoli (oltre un terzo della produzione mondiale) è imponente e ha un mercato vastissimo; antica tradizione è quella navale. L'industria elettrotecnica è del pari ben rappresentata, anche se non può competere nel settore elettronico e dell'automazione con le analoghe industrie statunitensi e giapponesi, che sono, almeno al momento, tecnologicamente all'avanguardia. Anche se tutta l'industria europea nel complesso ha subito pesantemente i contraccolpi della crisi energetica, sono stati proprio questi settori (siderurgico, metalmeccanico, cantieristico ecc.) a risentirne maggiormente. Le industrie europee svolgono un ruolo di primo piano in numerosi altri settori e molte hanno dimensioni imponenti: ciò vale per quella chimica, la farmaceutica, la tessile e l'alimentare, che in certi Stati vanta antiche tradizioni ed è tra le più avanzate del mondo. Fama internazionale, basata su tipi di lavorazione di origine anche ultrasecolare, hanno alcuni prodotti (per taluni figura ottimamente pure l'Italia) come le porcellane, i cristalli e le ceramiche artistiche, gli strumenti musicali, i manufatti d'alta moda, gli oggetti di oreficeria ecc. Ben sviluppato, infine, è anche il settore che viene definito genericamente "servizi", di cui l'Europa è uno dei massimi esportatori. Da parte sua l'Europa occidentale è destinata a rivolgersi all'ex URSS per l'importazione di molte materie prime di cui questo Paese dispone, purché disposta agli alti prezzi (da soddisfare con macchinari e beni di consumo) che l'ex Unione Sovietica dovrà praticare per il costo d'estrazione e di produzione delle materie prime sparse in regioni lontane e poco accessibili.

Comunicazioni. L'Europa ha un complesso di vie di comunicazione molto sviluppato, che

comprende, oltre a una fitta rete stradale e ferroviaria, vie navigabili di intenso traffico: in particolare nell'Europa centrale fiumi e canali formano oggi una trama continua dalla Francia al Belgio, ai Paesi Bassi, alla Germania, che potrebbe collegarsi a quella dell'Europa orientale. Tra le vie d'acqua interne il Reno è senz'altro la più importante, in quanto interessa la sua parte più industrializzata, cui fa capo tutta l'area centroeuropea. Sbocco naturale di quest'area sono i Paesi Bassi, dove si trova Rotterdam, il cui porto è al primo posto nel mondo per volume di traffici. Gli altri grandi assi delle comunicazioni europee hanno una direzione analoga, nel senso che collegano i porti con le zone interne industrializzate; così è per Amburgo, alla foce dell'Elba, nei confronti di gran parte dell'Europa centrale; per Genova rispetto al triangolo industriale padano; per Marsiglia, sbocco del distretto lionese ecc. In senso trasversale le comunicazioni sono meno importanti, ma anch'esse ben sviluppate, sia con canali (come il canale dall'Elba al Reno, il Mittellandkanal) sia con strade e ferrovie che si sviluppano lungo le antiche vie dell'espansione germanica verso est e, nell'area mediterranea, sulle vecchie strade romane. Un tessuto autonomo di vie d'acqua, di strade e ferrovie ha la Gran Bretagna; i perni di tale rete sono i grandi porti, centri delle passate fortune economiche del Paese: Londra in primo luogo, poi Liverpool al servizio dei Midlands ecc. L'ostacolo maggiore alle comunicazioni tra Europa settentrionale e meridionale è sempre stato rappresentato dalle Alpi, oggi superato però con un buon sistema di gallerie ferroviarie e stradali, che hanno abbreviato le distanze. Verso est la rete stradale e ferroviaria si dirada in relazione alle maglie più larghe del tessuto antropico. Nel complesso l'Europa del Mercato Comune è dotata del più fitto sistema di strade e ferrovie del mondo, la cui elevata intensità di traffico è in funzione non solo degli scambi commerciali ma anche dello sviluppato consumismo. Possiede pertanto un'importante rete autostradale, che collega tutti i Paesi continentali: oggi si può andare direttamente da Reggio di Calabria ad Amburgo. I trasporti aerei hanno un'importanza primaria per l'Europa dato il raggio mondiale dei suoi interessi: Londra, Parigi, Francoforte, Zurigo, Roma ecc. sono i maggiori nodi della rete europea.

Commercio. In rapporto al carattere della sua economia, l'Europa ha attività commerciali

intensissime. Nel quadro mondiale essa, al pari dell'America Settentrionale e del Giappone, ha il ruolo di grande area altamente industrializzata, che importa materie prime soprattutto dai Paesi del Terzo Mondo e che esporta ovunque i suoi elaborati prodotti industriali. A questa caratteristica funzione strutturale del commercio europeo si aggiungono gli scambi all'interno dell'Europa stessa, tra Stati che hanno capacità produttive diverse o specializzazioni economiche peculiari; sono

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scambi molto complessi date le strutture di integrazione dell'economia europea, specie all'interno della CEE. Nell'ambito europeo un movimento commerciale sempre più intenso si svolge tra i Paesi della CEE e quelli ex socialisti. L'Europa, specie la CEE, ha commerci sempre rilevanti con l'America Settentrionale e la bilancia commerciale con gli USA è nel complesso poco deficitaria. Altrettanto non si può dire per quanto riguarda i movimenti di capitale, dato il numero delle grandi imprese e delle finanziarie statunitensi che operano in Europa. Meno intensi gli scambi con l'ex URSS e con il Giappone: i primi risultano in netto vantaggio per l'Europa che esporta tecnologie e servizi e importa materie prime; i secondi fanno registrare un netto passivo data la competitività dei prodotti giapponesi. Infine i rapporti commerciali con i Paesi in via di sviluppo sono sempre rilevanti anche in dipendenza del fatto che le ex potenze coloniali non hanno perduto i legami con le ex colonie; a esse destinano talora aiuti finanziari, ma in genere prevalgono gli investimenti in attività redditizie. In un bilancio economico globale rientrano infine gli apporti e le perdite di capitali indotti dal turismo per il gran numero annuale di visitatori, cui fa da contrappeso il numero di Europei che ogni anno lascia il continente in viaggio verso luoghi di tutto il mondo.

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