• Non ci sono risultati.

Il Nuovo Istitutore : periodico d’istruzione e di educazione. A.17(1885)

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Il Nuovo Istitutore : periodico d’istruzione e di educazione. A.17(1885)"

Copied!
302
0
0

Testo completo

(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
(6)

CENTRO DI SERVIZIO 01 ATENEO PER LE BIBLIOTECHE

FONOCCUOMO

i m 1

(7)

NUOVO ISTITUTORE

paiano©!)®!!)

d’ Istruzione e di educazione.

4 n u o D iciassettesim o.

SALERNO

T1POGKAFIA NAZIONALE

(8)
(9)

Anno

XVII.

S a l e r n o ,

21 Marzo 1885.

N.1 1, 2

e

3.

IL I N

GIORNALE D’ ISTRU ZIONE E D’ EDUCAZIONE

PREM IATO CON MEDAGLIA D’ ARGENTO AL VII CONGRESSO PEDAGOGICO.

I] giornale si pubblica tre volte al mese. Le associazioni si fanno a prezzi antici­ pati mediante c a g lia postale spedito al Direttore. Le lettere ed i pieghi non francati si respingono: nè si restituiscono manoscritti — Pr e z z o: L. 5 ; s e i m e s i L. 3 ; un numero separato di otto pagine, Cent. 3 0 ; doppio Cent. 50 .

Giornali, libri ed opuscoli in d ono, s’ indirizzino — A lla D ire zio n e d el Nuovo Isti­ tutore, S a le rn o .

SOMMARIO — I vecch i a m o r i d e l m in is tr oL a fu sio n e d elle sc u o leG l'ita lia n i a ll’ espugn azione d i T u n is iC onferenze e con feren zieriS opra un p asso d e l-

l'O rlando In n a m o ra toL 'is tr u z io n e e le m en ta re n ella P ro v in cia d i S alerno

B ib lio g ra fiaC r o n a c a — L ib ri e d opuscoli.

I VECCHI AMORI.

Il Ministro della pubblica istruzione torna a’ suoi vecchi

amori, sopiti per poco, ma non ispenti mai nell’ animo suo

nobilissimo. Fin dal 1867 prese a vagheggiare un certo

disegno di rim pasto degli studii, che non gli è più uscito

dal cuore, non ostante le avversioni e le ripugnanze, che

quelle nozze o connubio delle scuole classiche con le tecniche

destasse ne’ cultori sì degli studii classici e sì de’ tecnici.

E proprio nozze e connubio è il vecchio amore del Coppino,

o, meglio,

fusione

degli studii classici con i tecnici è

il

disegno vagheggiato tanti anni ed ora tornato di nuovo a

galla. Vi è una schiera eletta di persone autorevoli, deputate

a studiar la cosa, e si dice che la relazione sia bella e

pronta, intanto che si raccolgono ancora i pareri ed i giu-

dizii degli uomini competenti e pratici nelle discipline pe­

dagogiche. Non li so questi pareri e giudizii; ma come

il

nuovo piace ed alletta sempre, e più se ne lasciano tra rre

ed adescare i giovani; così noi, che siamo giovani, se non

d’. anni e di fo rze, almeno d’ esperienza e di vita libera e

r Civile, noi plaudiamo e inneggiamo ad ogni sforzo o va­

ghezza e desiderio di riform a, e siamo troppo facili e corrivi

alla novità. Onde il disegno del Coppino trova facili lodatori

(10)

-m issione, o ossequente a’ voleri del M inistro, o pur essa

p o rta ta dall’ am ore del nuovo, si dice che abbia accolta e

m agnificata la proposta

confusione

e ne rag io n erà e dimo­

s tre rà am piam ente gli sperati vantaggi e il g ran bene, che

ne ridonderebbe agli studii.

Noi non partecipiam o nè alle lodi, nè alle concepite

speranze per le nuove riform e, che a ltra volta combattemmo.

Meglio che

fusione

ci pare

confusione

quella del Ministro

e di co lo ro , che ne caldeggiano e approvano gl’ intendi­

m enti. Ne tem iam o anzi gravi danni a ’ giovani e agli studii

classici e tecnici, e nutriam o viva fiducia che o al P a rla ­

m ento m ancherà il tempo, com’ è sem pre m a n c a to , di di­

scutere la proposta rifo rm a, o non piacerà addirittura e

la rim etterà a dorm ire. Intanto qualche voce pur si ode

contro, e ci gode 1’ animo di tro v a re nell’ autorevole perio­

dico l’

Eco della associazione nazionale fra gl’ insegnanti,

che

sì valorosam ente propugna la causa dei buoni studii, un

sennato scritto intorno alla grave quistione. Non parteci­

piamo a tutte le idee dell’ egregio s c r itto r e , nè tutte ci

paiono esposte e discorse le ragioni, che stanno contro alla

fusione.

P eraltro molte buone osservazioni fa il Piersantelli,

autore dello sc ritto , che qua rip o rtiam o , e molto peso e

valore hanno ló sue parole, fondandosi sui fatti e sull’ espe­

rienza , eh’ è m aestra e consigliera fidata ed autorevole.

SULL’ UNIFICAZIONE DELLE SCUOLE MEDIE

SECONDO IL DISEGNO DEL M INISTRO COPPINO.

C he le sc u o le m edie in Ita lia , e più sp e c ia lm e n te .le classich e, a b ­ b ia n o bisogno di u n a b en p o n d e ra ta e s ta b ile r i f o r m a , o rm ai non vi h a fo rse c h i n e p o ssa d u b ita re , ed io ste s s o te n ta i g ià dim ostrarlo nelle m ie Noterelle a ll’ u ltim a relazio n e T a b a rrin i. Q uindi non s e n z a v iva so d d isfazio n e ognuno a p p re n d e rà ch e S. E. il m in istro Coppino h a affidato a ll’ e sam e di ben co m p eten te C om m issione un suo pro g etto in pro p o sito , g ià fin dal 1867 p re se n ta to , e poi nel 1877 e 79 con le g g e re m odificazioni rip ro d o tto (V. Fo l l i, L e scuole secondarie classiche stra­

niere ed italiane), intorno al qual p ro g e tto la C om m issione s u d d e tta h a o ra com piuti i suoi stu d i e la s u a re lazio n e.

I n a tte s a di co n o sce re più d a vicino le id ee d e lla C om m issione, n o n an d re m o in tan to e rra ti, se rite rre m o ch e la n o ta c a ra tte ris tic a d i questo p ro g e tto s tia p rin cip alm e n te n e lla fusione d elle tre classi d e lla sc u o la te c n ic a colle tre prim e cla ssi del G innasio, sic c h é la scu o la t e ­ c n i c a v e r r e b b e c o s i a sco m p a rire (c o n p ia c e re g ra n d issim o d i tu tti

(11)

quelli che non vi vedono che u na fabbrica di sp o stati) p er essere a s ­ sorbita nei tre corsi inferiori del G innasio in modo da obbligare ogni condizione di persone, quando voglia continuare la propria co ltu ra oltre la scuola popolare, a prendere p er tre anni un’ in farin atu ra di latino in un corso medio inferiore com une, dopo il quale i giovanetti p o treb ­ bero con più m aturo consiglio determ in arsi o per gli studi classici (Liceo) o p er gli studi tecnici e realisti (Istitu to tecnico). Q uesti due corsi speciali, della d u ra ta di cinque anni ciascuno, verrebbero a fo r­ m are una biforcazione dopo il suindicato unico corso triennale, e cosi questa scuola, nel suo com plesso di otto anni, corrisponderebbe ad uno di quei Real-G ymnasium, g ià con pochissim a soddisfazione sperim en­ tati in G erm ania, in A u stria ed in U n g h e ria, ed il cui concetto fu per la prim a volta in Italia prodotto dal m inistro M atteucci e dal Consiglio superiore di allo ra accettato .

Non dobbiamo invero dissim ularci i g rav i motivi, pei quali valenti pedagogisti caldeggiarono teoricamente q uesta unificazione, e pei quali a buon diritto S. E., l’ a ttu a le M inistro, verso una tale riform a p ro ­ pende. T enterem o qui ap p resso categ o ricam en te riassum erli, e non si potrà negare che essi non abbiano tu tta l’apparen za di un giustissim o ragionam ento.

1° L a scuola tecnica, la sc ia ta a se ste ssa , non c re a che degli spostati, inetti agli uffici am m inistrativi ed a qualunque m estiere;

2° U na fusione offrirebbe a tutti 1’ opportunità di un corso ele­ m entare di la tin o , ch e potrebbe forse giovare a rafforzare i giovani nella sintassi italian a e nelle etim ologie della ste s s a lingua m atern a, preparandoli ev entualm ente an ch e m eglio alla co ltu ra le tte ra ria d el- l’ Istituto tecnico, p er la quale oggi essi si m ostrano si m ale a p p a re c ­ chiati ;

3° Il p resen te ordine scolastico non lascia ai giovinetti ed ai loro genitori dopo la scuola elem en tare agio sufficiente p e r un a ben consigliata sc e lta fra gli studi classici ed i te cn ici, m a gli obbliga a determ inarsi in e tà troppo im m atura, quando an co ra non si conoscono la vocazione e le n a tu ra li attitu d in i dell’ alunno ;

4° L’ unificazione finalm ente approderebbe ad una c e rta econom ia pel risparm io di alcune c a tte d re , che o ra si trovano duplicate.

Oltre questi q u a ttro m otivi non credo che ve ne siano a ltri: ed invero essi g ià per se stessi sareb b ero sufficienti p er accogliere una tale riform a, quando p er rig e tta rla non si potessero loro contrapporre altri e più. g rav i argom enti.

E qui, perchè il letto r benevolo mi sia cortese di su a attenzione e voglia su tale questione acco rd arm i un po’ di co m p eten za, dovrò a v ­ vertirlo che io stesso ho insegnato all’ estero, e per undici anni, in uno di tali istituti m isti, istituito, com e m o d ello , con g ran d e aspettazione

(12)

e p erciò con g ra n d e sfoggio di g a b in e tti, di p e rso n a le , e di dispendi, c h e , fra p a re n te si, in Ita lia sem b re re b b e ro favolosi. E bbi così occasione di a s s is te re a l n a s c e re ed al so llecito tra m o n ta re di qu esto istituto , m isto di stu d i classici e realistici, e fui testim onio d e lla a m a ra delusione, ch e alunni, p ro fesso ri, fam iglie e G overno ne ebbero tu tti a p ro v are, sic c h é dopo undici anni di e sp e rie n z a si ro v e tte ven ire, con Decreto del 1881, ad u na r a d ic a le se p a ra z io n e del duplice co rso in due diverse scu o le, cioè in un puro R. G innasio su p e rio re (L ic e o -g in n a siale) di otto c la s s i, ed in u n a R. S cuola c o m m e rc ia le , c h e , in continuazione d e lla co sì d e tta S cuola C itta d in a (B urger-Schule), m eglio corrispondesse a lla c re sc e n te floridezza di un em porio m a rittim o -in d u stria le . Gli inconve­ nienti infatti, c h e dovem m o to c c a r con m an o , furono i seg u en ti :

1° U n so v erch io affollam ento di ra g azzi, di indole, di tendenze e di ed ucazione d isp a ra tissim i, n elle p rim e q u a ttro cla ssi (n elle q u ali il latin o e ra o b b lig ato rio p e r tutti), d a p a ra liz z a re l’ o p e ra , p e r quanto d ilig en te, dei p ro fe sso ri;

2" U n a g e n e ra le sc o n te n te z z a, p oiché d a u n a p a r te levavano a lti lam en ti c o n tro lo studio o b b lig ato rio del latin o , in un coi genitori ste ssi, quegli alunni ch e non vi si se n tiv an o in clin ati e ch e, a ragione o a to rto , lo riten ev an o e stra n e o e di im paccio agli stu d i re a listic i, a cui a s p ir a v a n o ; p e r la qual c o sa si può in te n d e re con ch e diligenza e con ch e profitto costoro stu d ia s s e ro la g ra m m a tic a latin a. S arà s ta to , m e ttiam o p u r e , u n tra tto di americanismo , un p reg iu d izio di g e n te ig n o ra n te , m a com e v incerlo ? D a a ltr a p a rte quegli a ltri alunni, c h e a v re b b e ro voluto e potuto ap p ro fitta re del latino, in quell’ am biente v i­ ziato d all’ a ltru i n e g lig e n z a , se ne sco n fo rtav an o a n c h ’ essi, ed i p r o ­ fesso ri a n c o r più, ch e p e r q u e sta triste condizione di cose si vedevano im p acc iati nello svolgim ento del p ro g ra m m a e non tra e v a n o alcun s o d ­ d isfacen te fru tto d a lle loro fa tic h e ;

3° U n ’ insufficiente tra tta z io n e d elle d iv erse m a te rie , incom pa­ tibili a d e s s e r tr a tta te tu tte nel lim itato orario di c ia s c u n a classe in m odo da p o te r riu sc ire di sufficiente p re p a ra z io n e ad un tem po al corso scientifico d ella sezione r e a le ed a quello letterario d e lla sezione g in ­ n a s ia le , essen d o si dovuto appunto fare delle riduzioni e dei tagli n e l- 1* o ra rio e nei p ro g ram m i delle m a te rie sp eciali ai d ue differenti isti­ tuti p e r c o strin g e rle , co n tro ogni rag io n e d id a ttic a , alle proporzioni di un solo istitu to . C osì il la tin o , c h e secondo il p ia n o di quei G innasi p u ri sa re b b e s ta to di o re 6 e lf4 se ttim a n a li p e r o g n u n a d elle prim e q u a ttro classi, fu rid o tto ad ore 4 e I j4 ; la lin g u a n a zio n ale d a lla m edia di ore 4 1\2 a q uella di ore 3 e 1)4. All’ in co n tro la M a te m a tic a , la S to ria n a tu ra le , la F is ic a e la C him ica, ch e n elle prim e q u a ttro cla ssi della S cuola re a le vengono tr a tta te quanto o cc o rre in proporzione dei co rsi su p erio ri, furono r is tre tte a d un o ra rio tro p p o te n u e ; p e r il ch e,

(13)

constatati i g rav i inconvenienti di questo vero letto di P ro cu ste, e visto che le due sezioni ne re sta v an o m onche e le m enti sto rp ia te , si dovette venire, com e risu lta da docum enti sta m p a ti ed ostensibili ad ogni r i­ chiesta, a lla su a soppressione.

T ornando ora al progetto del no stro M inistero, e p u r tu tta v ia non disconoscendo la g ra v ità delle q u attro suin d icate rag io n i, che m uove- rebbero il M inistro a te n ta re la unificazione delle prim e tre c lassi delle scuole m e d ie , vediam o se non vi sa re b b e p er a v v en tu ra qualche più acconcio espediente.

Che la scuola tecnica, cosi co stitu ita com e è, crei facilm ente degli spostati, quando gli alunni non p ro seg u an o gli studi nell’ Istitu to te ­ cnico, è opinione di m olti, nè io sta rò quivi a negarlo. D om anderò piuttosto s e , invece di sopprim ere q u e sta scu o la, non sa re b b e forse più opportuno d arle un indirizzo affatto pratico coll’ ag g iu n g ere ad essa, come p arte in te g ra le , u n a officina di lavori m eccanici ed in d u ­ striali sullo stam po delle Scuole d’ arti e mestieri o ra cosi fiorenti in Ferm o, Imola, B ologna, V icenza ed altro v e, senza però togliere la fa ­ coltà di poter prom uovere al su p erio re Istituto tecnico i giovani che intendessero co ntinuare gli studi p er le sezioni della R agioneria, del- l’ Agronomia, della N au tic a, e così via, secondo il tanto lodevole o r­ dine scolastico o r vigente. P e r tal modo al nome di Scuola tecnica r i ­

sponderebbe a ssa i più g iu stam en te nel suo significato la re a ltà ef­ fettiva della cosa, e sa re b b e insiem e rim osso il primo motivo d ella fusione.

Né più difficile riuscirebbe rim uovere il secondo, quando, ad o tte­ nere giovinetti più c o rre tti e più d estri nella lingua e n ella com posi­ zione, si ag g iu n g esse a n c o ra a lla scuola tecnica u na q u a rta classe. Così anche l’ intero corso degli studi tecnici v errebbe a com pirsi in 8 anni come quello dei classici, e sen za che si abbia a ric o rre re , per m igliorarne le le tte ra rie condizioni, ai rem oti e dubbi van tag g i di un superficiale corso di lingua la tin a , contro la quale protestò sem pre la coscienza del popolo, rig u a rd a n d o la com e un odioso gioco in tellettuale degli oscurantisti go v ern i p a ssa ti e sospirando fin dal 1848 (me ne r i­ cordo benissim o) ad e ssern e d alla rivoluzione liberato. Ciò dico, p a r­ lando sem pre di istruzione popolare, quale è appunto quella delle n o stre scuole tecniche, ch e, in m a n can za delle Burger-Schulen, sem brano d e­ stinate a ten ern e il luogo. Del resto , m igliorando le condizioni d idattiche ed econom iche delle n o stre classi elem entari e curan d o n e m eglio il p ro fitto , si verrebbe g ià con questo soltanto a m igliorare d’ a ssa i la educazione in te lle ttu a le e lin g u istica della scuola m e d ia , s i classica che tecnica, poiché oltre 2 0 anni di esperienza mi hanno fatto to ccar con mano che le sin istre conseguenze di una cattiv a istituzione ele­ m entare, quale è quella che g en eralm en te vige in Italia, si fanno

(14)

ino-so ra b ilm e n te se n tire fino al vestibolo dell’ u n iv e rsità , sicch é non dubito rip e te re a n c h e qui c h e qualunque più ra g io n e v o le rifo rm a della sc u o la m ed ia ci la s c e r à sem p re delusi, se non av rem o p rim a provveduto a m ig lio ra re la sc u o la e le m e n ta re : s a r à un e d ificare se n z a fondam enti, un m e tte re il c a rro a v a n ti ai buoi.

Q uale terzo m otivo p er 1’ unificazione si o b b ietta c h e il p re se n te o rd in am en to , fissan d o la biforcazione degli stu d i subito dopo la sc u o la e le m e n ta re, non la sc ia cam po a rifle ttere ed a sp e rim e n ta re le a t t i t u ­ dini dei g iovinetti. S ta b e n e ; ed è questo p e r a v v e n tu ra il più serio dei quattro m otivi. M a si p o trà facilm en te a questo sconcio p ro v v ed ere, togliendo d alle due prim e classi del G innasio la lin g u a latina, s ic c h é q u este due c la ssi, sen z a fa re un istitu to solo colla sc u o la tecnica, ne abbiano però con e ssa in com une il p ro g ram m a. M olti vantaggi e v i­ d en tem en te ne d eriv ereb b ero : si ev ite reb b e l’ inco n v en ien te di o p p ri­ m ere tro p p o p e r tem po le te n e re m enti collo stu d io di u n a lingua m o rta , il cui ap p ren d im en to sa re b b e in seguito più facile e sp ed ito : si p o r ­ g e re b b e agio ai giovinetti di p re p a ra rs i m eglio con un più a c c u ra to stu d io d ella lin g u a m a te rn a e delle su ssid ia rie nozioni di Storia, di G eografia, di M itilogia e di Scienze n a tu ra li a ll’ u lterio re corso c la ssic o : finalm ente si la sc e re b b ero a ll’ alunno due an n i a n c o ra p e r scegliere la d efinitiva c a r r ie r a degli s t u d i , a p re n d o si 1’ adito p e r p a ssa re se n z a alcu n d anno d a ll’ uno a ll’ a ltro istituto.

D el re sto chi può so ste n e re ch e si d e b b a p e rc o rre re la scuola m ed ia in v a riab ilm e n te n el lim ite inviolabile di 8 anni ? L a le g g e provvede ai bisogni g e n e ra li de lla c itta d in a n z a , e non può e sse re te n u ta a p re v e ­ d ere i singoli c a si ed a r ip a r a re a c erti pìccoli inconvenienti, quale s a ­ reb b e app u n to quello ch e to cch e reb b e a c h i , p e r non a v e r m isu rato ben e le su e forze e fa tti in tem po i conti, d o v esse, p e r p a ssare d a un istitu to ad un a ltro , p e rd e re un a n n o : dico p e rd e re p e r modo di dire, g ia c c h é qu an d o m ai lo s tu d ia re e lo ste sso rip e te re s a r à stato tem po p e rd u to ? C o ste rà forse q u alch e soldo di p iù ; m a che perciò? D ovrà fo rse la le g g e a u to riz z a re il v o lg are e rro re di m isu ra re gli studi alla s tr e g u a d ella b o rsa ? F a c c ia p rim a ciascu n o 1’ esam e delle proprie forze econom iche ed in te lle ttu a li, e, se gli avv ien e di se n tirsi in piccioletta b a rc a , non si m e tta in p e lag o p e r non sm a rrirsi. Q uelle parecchie cen ­ tin a ia di can d id a ti, ch e u ltim am en te n a u fra g a ro n o ( horribile dictu !) in n an zi a quei 70 appetitosi se g re ta ria ti g o v ern a tiv i, era n o tutte di g io ­ v a n i, ch e nei loro stu d i ebbero tro p p a f r e tta : meminisse juta bit e che la leg g e s te s s a non si fa c c ia com plice di q u esti nazio n ali d isa stri !

Il quarto m otivo fin a lm e n te , quello di econom izzare qualche c a t­ te d ra , p o tre b b e a v e re q u alch e peso, posto insiem e co g li altri, m a , da solo, ra s e n te re b b e il ridic'olo e l’a ssu rd o , poiché se è difficile concepire uno S tato ch e m isuri 1’ educazione del suo popolo a lla stre g u a delle

(15)

finanze, sarebbe poi asso lu tam en te p a ra d o ssa le che si volesse tutto guastare un ragionevole sistem a scolastico per qualche m igliaio di lire.

Concluderò questa m ia cic a la ta intorno alla v a g h e g g ia ta unifica­ zione di tu tte le scuole m ed ie, esprim endo il caldissim o voto, a cui credo molti altri partecip eran n o , ch e una parziale unificazione appunto si faccia ; non già quella degli studi classici coi tecnici, m a bensì quella del G innasio col L iceo , form andone un sol corpo di studi ed un solo istituto, che con unico nom e s a r à poi indifferente ch iam are Ginnasio coi Tedeschi o Liceo coi F ra n c e si.

Non starò qui a d en u m erare i g ra n d i e molti v an tag g i che ne deriverebbero, p erchè tu tti i p ed ag o g isti l’ invocano. A ggiungerò p iu t­ tosto le mie raccom andazioni a quelle di coloro, i quali vorrebbero che in tale istituto (come è oggi nel Liceo) i docenti siano asseg n ati p er m ateria. F accio però anche qui u na m ia riserv a p e r ciò che co n cer­ nerebbe le prim e tre classi. In q u este gli alunni sono a n c o ra di troppo tenera età p er p oter p o rg ere attenzione ai diversi professori, che p a s ­ serebbero loro d’ innanzi a g u isa di una fan tasm ag o ria e che col loro differente c a ra tte re e coi loro differenti m etodi ingenererebbero facil­ mente in essi u na g ran d e confusione. L ’ insegnam ento p er c lasse, nei tre primi corsi, sa lv a l’ u n ità di m etodo, tanto n e c e ssa ria coi fanciulli, costituisce un più n a tu ra le p a ssag g io didattico dalla scu o la elem entare alla m ed ia, e m an tien e finalm ente quell’ affettuosa c o rrisp o n d e n z a , quell’ ascen d en te educativo, che, m en tre non può essere diviso fra varii insegnanti, deve co stitu ire un vincolo psicologico fra l’ ed u cato re e gli alunni, senza del quale io riten g o im possibile un soddisfacente risu ltato . Questo mi risu lta pure d alla c h ia ra esperienza, che ne ebbi, com e ho già detto, altrove. V a da sè poi che q uesta unità debba e sse re m an­ tenuta per le m aterie principali, cioè per le le tte ra rie , m entre p er le- scienze n a tu ra li ed e sa tte , com e pure per le lingue stra n ie re , s a rà sempre giocoforza ric o rre re al sussidio di altri insegnanti. Ciò posto, loderei m olto che si a d o tta sse ro professori specialisti d alla classe 4“ in su, quando g ià lo sviluppo psichico e fisiologico degli alunni è quasi com piuto, e quando a ll’ o p era ed u c ativ a del p a d re c o m in cia, nella Scuola, a p rev a lere quella d id a ttic a del professore.

M a a com pletare 1’ esam e del progetto m inisteriale, alm eno quale fu prim a p ro d o tto , mi re ste re b b e a lo d are quella p a rte che, com e sem bra, m irerebbe ad ap p o g g iare alla^’Scuola classica la Scuola m a ­ schile m a g istra le o n o rm a le , ch e dir vogliamo. Q uesto certam ente potrebbe fa rs i, non solo conseguendo u na notevole econom ia sul b i­ lancio, m a an ch e con evidente vantaggio didattico. Infatti, se si isti­ tuisse u na biforcazione o b ra n c a , dopo finita la 5a classe (il presen te Ginnasio), p er gli stu d i teorici d ella P ed ag o g ia e le esercitazioni p ra ­ tiche della D id attica, i g io v in e tti, che per in d o le , p er vocazione ed

(16)

an c h e p e r bisogno v o lessero d a rsi a ll’ in se g n am en to p rim a rio , p o treb ­ bero farlo con m olto m a g g io r m a tu rità di consiglio, ch e non lo si fa c c ia ora, q u asi a p p e n a usciti d a lla scu o la e le m e n ta re , e con m aggior v a n ­ ta g g io di tu tti, p o ich é essi vi p o rte re b b e ro un più ricco corredo di cognizioni filologiche e scientifiche e uno sp irito più ingentilito e d i­ sciplinato. Com e poi a q u e sta rifo rm a si a sso c i, seco n d o la voce dei g io rn a li l’ istitu zio n e di scu o le m edie fem m inili, di cui noi padri di f a ­ m ig lia sen tiam o invero ta n to biso g n o , videbimus infra, cioè quando p o ­ trem o a v e re s o tt’ occhio (m a chi s a q u a n d o !) il p ro g etto del M inistro e l’ ela b o ra to della C om m issione.

Q uesto p e r g l’ in te re ssi didattici : p er gli economici poi i benevoli letto ri si abbiano intanto com e s tre n n a e com e a u g u rio quel po’di b en d’iddio ch e la b e n e m e rita C om m issione ci fa sp e ra re .

Ac h i l l e Pi e r s a n t e l l i.

DA UN RACCONTO INEDITO, CHE S’IN TITO LA :

| *

l j

I

t a l i a n i a l l

e s p u g n a t o n e d i

f u H i s i .

Storia p a r a f r a s a t a d e l l ’ a n n o 1 5 3 5 ; n a r r a ta a p e z z i e bocconi d i A N T O N IO B A R T Q L IN I

Ca p i t o l o 1 2 .

B a rb a ro s s a , non potendo ornai più n a sc o n d e re a se m edesim o q u al n e ra p ro c e lla gli si a d d e n s a s s e sul cap o , e d isp eran d o di p o ter più a lu ngo te n e r la c a m p a g n a sen za risch io di p e rd e re la c ittà , ritra s s e g ra n p a rte del suo esercito entro le m u r a , e si affrettò a p ren d ere tu tti quei prov v ed im en ti, onde s p e ra v a di p o te r co n tra p p o rsi alle forze n em iche e difender T unisi. A dunò p e rta n to a consiglio i suoi ufficiali p e r co n su lta rsi con loro del p a rtito d a p re n d e re , p e r u d ire qual fosse il loro p a re re e p e r affidare a ciascuno q uella fazione, a cui lo giudi­ c a sse più idoneo. C ircondato dal fior d e ’ p irati, celebri p e r nom e s p a ­ ventoso e p e r terrib ili im p re se , A riad en o dopo a v e r esp o sti d a prim a i suoi d iv isam en ti, intorno a ’ q u a li li ric h ie d e v a di consiglio, m anifestò di poi g ra n tim o re degli sch iav i c ristia n i, seb b en e p e r com ando di lu i fo ssero g ià s ta ti ch iu si in fosse profonde c h e c h iam an D une, scav a te p e r rip o rv i il fru m en to , secondo 1’ uso di quelle genti.

È o r d a sa p e re ch e p e r effetto delle sc o rre rie p ira tic h e e r a in T u ­ nisi un n u m ero g ra n d e (c irc a diecim ila) di sch iav i, sp ag n u o li, fran cesi, te d e sc h i e m a ssim a m e n te italiani. Al so p ra g g iu n g e re d ell’ a rm a ta c r i­ s tia n a B a rb a ro s s a si diè a c re d e re ( e n ’ a v e a b en ra g io n e ) che c o ­

(17)

storo fossero altrettan ti nem ici accolti n ella città, pronti e vogliosi di p restar ajuto in qualunque modo po tessero a chi p ro fessav a la m ede­ sima loro fede. Questo tim ore lo ten e v a inquieto e sm anioso : ei perciò, non contento di essersi a ssic u ra to di loro, già p en sav a al modo di liberarsene. Qual fosse p er un B a rb a ro ssa la m an iera più efficace e più pronta, ognuno che conosca la n a tu ra di tal uomo, può im m agi­ narse la facilm ente. Q ualunque provvedim ento a v e ss’ egli preso, sem ­ brav a a lui che, restan d o vivi costoro, non avrebbe potuto assicu rarlo a bastan za, nè sg o m b rar dal suo anim o il molesto pensiero che quelli schiavi erano quasi una v a n g u a rd ia dell’ esercito nem ico, la quale oc­ cupava ornai la città. Egli p ertan to era si appigliato al p artito più sb ri­ gativo e sicuro, e g ià d iseg n av a di farne g en erale m acello. Sì atroce proposta fece inorridire fin taluno dei p u r orrendi suoi consiglieri. Vi avea nondimeno fra loro chi ap p ro v av a e consigliava si m ostruosa deliberazione; e quegli cui sem b rav a eccessivo e brutalm ente crudele il proposito di B a r b a r o s s a , non av ean cuore di o p p o rg lisi, e già la strage di tan te m ig liaja di cristiani e ra sul punto di e sse r p o sta ad effetto.

Il solo Giudeo di Sm irne, che fu poi, come sappiam o, vittim a del* l’ amor p aterno, non ism en tì an ch e in q u esta occasione la su a n atu ra. Guidato in p a rte dai consigli della politica e della prudenza, m a molto più commosso al pensiero che ta n te m igliaja d’ innocenti, vecchi, donne e fan ciu lli, fossero a un tra tto strascin ati al m acello, osò di opporsi all’ oribil p artito di B a rb a ro ssa . « C h e dirà egli il mondo — cosi prese a parlare im p erterrito e im pietosito — contro di n o i, e molto più, o Ariadeno, contro di te? Ti sem bran dunque pochi i nem ici, che s trin ­ gono la n o stra città, e vuoi ch e d a tu tta E uropa si precipiti contro di lei la in d ig n ata c ristian ità? F o rte e num eroso è l’ esercito che ora c’ incalza; m a non c re d e r g ià c h ’ egli reputi breve e facile im presa quella, alla quale si accinge. O r che dovrebbero a rg o m en tar di n o i, della fiducia che riponiam o nelle arm i, del fermo proposito che pur abbiamo non che di difenderci, m a di a v e r anche piena vitto ria di loro, quando vedessero che ci appigliam o a tal estrem o p a rtito ? Non a - vrebbero forse rag io n di cred ere che noi disperiam o vilm ente delle nostre sorti, e g ià ci diam o p e r vinti? Di che quanto si accrescerebbe in loro 1’ anim o e la sp e ran za , a ltre tta n to scem erebbe nei nostri la fi­ ducia e il coraggio. Solim ano s t e s s o , che disprezza e punisce chi a - dopra da codardo le arm i contro g l’ inerm i, sarebbe sd eg n ato contro di n o i, e più asp ra m e n te contro di te : e forse, p erchè il m ondo a m ­ m irasse la sua um an ità, p renderebbe di tante uccisioni ro m o ro sa v en ­ detta. Cangia, o A riadeno, c a n g ia consiglio: te ne p re g o p er onor no­ stro, e anche a prò della n o stra città.

(18)

ven n e perciò a m en cru d eli divisam enti. Q uella m ise ra tu rb a di schiavi, m e rc a n ti, so ld ati, m a rin a ri, cav alieri, sa c e rd o ti, eran o g ià s ta ti quasi sepolti vivi, cioè chiusi, com e abbiam o poco fa riferito, in quelle pro­ fonde fosse, ch e dicem m o c h iam arsi D une. In tali fosse d ise g n a v a B ar­ b a ro s s a e h ’ e’ fo ssero a d uno ad uno sg o zzati, ovvero c h e vi perissero di fam e. T ra tta n to pel m u tato proposito furon to lti qu e’ d isg ra z ia ti dai loro a v e lli, e c a rich i di c a te n e furon g e tta ti nei fondi della fortezza. A g u a rd ia di costoro v egliavano rin n e g a ti c r is tia n i, m olti de’ q u a li, b en ch é a v e sse ro sc o n fe ssa ta vilm ente la p rim a fede, non a v e a n tu t­ ta v ia potuto c a n c e lla r aifatto d a lla m em oria quali eran o g ià sta ti una v o lta. Spesso to rn a v a loro in m ente con quai dolci vincoli furon già s tr e tti ai loro fra te lli e a lla p ro p ria fam iglia, di cui q u asi loro mal­ g ra d o se rb a v a n viva la rim em b ran za. L a v ista perciò di ta n ti infelici si d u ram en te tr a tta ti, contro i quali av ev an o eglino s te s s i 1’ ufficio d’in­ c ru d e lire ; e m olto più la c e rte z za c h e , ove p re v a le sse ro le arm i cri­ s t i a n e , sa re b b e a ’ felloni g ià p re p a ra to il c a p e s tro , m ettev an o in tu ­ m ulto l’ anim o loro p e r m odo ch e non sap ev an o nè e sse re spietati verso gli an tich i loro fra telli, nè ra s s ic u ra rs i su lle p roprie so rti future.

L ’ esercito in tan to degli a lle a ti strin g e v a sem p re più I’ a ssed iata c ittà con tu tte quelle o p ere e con quei m odi, ch e 1’ a rte d ella g u erra co n sig lia. C oll’ a v a n z a r dei lavori c re sc e v an o le sp e ra n z e dei nostri, c h e di giorno in giorno si av v a n ta g g ia v an o . I m usulm ani a ll’ opposto, v is ta la distruzione della G oletta, fo rte c h e a lo r p a re a inespugnabile, e fatti ornai certi ch e la m o stra di ta n te forze sp ie g a ta a in c u te r ter­ ro re d a B a rb a ro s s a , non a v e a ra lle n ta to n è punto nè poco l’avan zare dei c r is tia n i, com inciarono a te m e r fo rtem en te e quasi a disp erare di s a lv a r la città. A v v en iv a perciò che i co m an d an ti era n m eno prem urosi ch e non indebolisse la m ilitar d iscip lin a; la so ld a te s c a si acco rg ev a c h e non si rip o n ea più g ra n fiducia n e ll’o p e ra s u a ; e il popolo, asp et­ tandosi d iv e d e r e d a un giorno a ll’ altro o cc u p a ta la c ittà d a ’ cristiani, g ià tu m u ltu a v a e ch ie d ev a che si v en isse a p atti p e r a v e re a lm en salva la vita.

L a confusione e il disordine p ro d o tti d alle a v v e n tu ra te fazioni dei n o stri e d a ll’ e s s e r T unisi ogni di più s tr e tta dagli asse d ia ti, non potevano più a lungo n a sc o n d e rsi, e g ià se ne a v e v a se n to re nei fondi ste ssi d ella fo rtezza, ove am m a ssa ti e in c a te n a ti g ia c e v a n gli schiavi. U n ra g g io di sp e ra n z a to rn a a ria c c e n d e rsi n e ’ loro c u o ri; e quei volti luridi e m acilenti si ra v v iv an o e si allietan o di un dolce so rriso . Non più m uti e d o len ti, m a loquaci e ra c c o n so la ti volgono 1’ uno a ll’ altro p a ro le di co n fo rto : n o ta n con gioja nei rin n e g a ti e fanno a d altri no­ ta re i seg n i di sb ig o ttim en to , onde si fa c e a c h ia ra m e n te p a le se che alle arm i c ristian e a rrid e a la v itto ria. A ltri p ian g ev a di consolazione; a ltri cad u to di fresco in p o te r dei p ira ti stu p iv a di si p ro n to e

(19)

ina-spettato favor divino; altri alz a v a al cielo le sc arn e m ani, da cui pen­ devano le g ravi catene, e con occhio scintillante di a c cesa sp eran za p area che affrettasse il d esid era to trionfo. Si vedean m adri affettuose strap p a te insiem e con qualche tenero figlio dall’ a m a ta fam iglia, o r quasi dim entiche del proprio serv ag g io e più ansiose della lib e rtà di quei cari che della propria, affissarli con occhio a rd en te di am or m a ­ terno, e si udivano esclam are piangendo a calde la g rim e : « O h voglia Iddio che siano finalm ente sp ez zate co teste crudeli rito rte , e ch e questi occhi prim a di chiudersi p e r sem pre, vi mirino avviticchiati al collo del vostro povero p a d r e , che Dio s a quante lagrim e h a g ià v e rsa te per voi.

T ra le affettuosità e i teneri sentim enti non m an cav an o g ià i virili e generosi propositi. In fa tti alcuni di forte tem p ra e anim osi sco te- vano non senza un po’ di b a ld a n z a le loro caten e dinanzi a g l’ infami aguzzini, e: « p er poco an c o ra — dicevan sen za tim ore — q ueste b raccia sopporteranno il g ra v e peso dei ferri : e forse avrem o an co r tem po (oh Iddio pietoso ce lo conceda!) di a d o p erarle a trionfo della giustizia, a sollievo della u m a n ità , a punizione d ella fellonia e del tra d im e n to » . E sì dicendo m irav an o biecam ente quei vili c u s to d i, ch e silenziosi e tristi m o strav an nel volto lo sbigottim ento e la p a u ra , cui i prosperi successi delle arm i c ristian e a v e a n m esso loro nell’ animo. Q ualche giorno p rim a que’ seg n i di gioja e quelle baldanzose parole avrebbero provocato lo sdegno dei rin n e g ati, che volenterosi e pronti avrebbero cambiati in penose contorsioni quegli a tti di a lle g re z z a , e in gem iti dolorosi le liete parole delle povere vittim e. M a allo ra essi vedevan pur troppo a qual trem e n d a so rte sa re b b e r condotti, ove le arm i cri­ stiane conseguissero il g ra n d e intento. C he s’ ei non av e sse ro anche sofferto 1’ estrem o d a n n o , pen sav an o tu tta v ia con o rro re ai disagi e agli stenti di u n a vita ra m in g a e sen za dubbio penosa, serb .ta a quelli fra loro, che p e r buona v e n tu ra av e ssero sfuggito il capestro.

P e r sì fa tti p en sieri e p er tali funesti presentim enti a ltri r e s ta ­ vano ab b attu ti e av v iliti: a ltri di anim o m eno m aligno non perdevano ancor la sp e ra n z a di tro v a r p ie tà nei vincitori, confidando in quel po’ di m itezza, che ta lv o lta a v ean p u r m o stra ta verso gli schiavi. O ra perciò non solo deponevano l’ u sato rig o re , m a si m ostravano anche benigni non che in d u lg en ti, e o sten tav an perfino com passione e am o ­ revolezza, m aledicendo 1’ odioso loro ufficio, che gli a v ea co stretti ad attu tir nell’ anim o i sentim enti di um anità e di an tic a fratellan za. A ltri ( fosse artifizio o vero rim orso ) si univano colle donne e co’ più devoti ad invocare il nom e di C risto , im precando a se ste ssi di averlo già rin n e g a to , e stu d ian d o si in cento guise di p ersu a d e re altru i che da forza prepotente erano sta ti c o stre tti all’ orribile fellonia. A questi tali, o fossero ipocriti o v e ra m en te pentiti, volgeva occhiate di sdegno

(20)

0 fa c e v a ceffo m inaccioso uno di quei feroci a g u z z in i, ro sso di pelo guercio e zoppo, c h e si a g g ira v a torbido e iroso fra la tu rb a infelice, e d ig rig n an d o i denti m ira v a con bieco sg u a rd o chi p a le s a s s e cogli a tti più viva sp e ra n z a di li b e r t à , e d a v a c h ia ra m e n te a co n o scere eh’ ei si ra tte n e v a a ste n to d a ll’ u s a r la sfe rz a e an ch e le arm i co n tro i più confidenti e giojosi. Con co stu i avrem o occasione d’ in c o n tra rc i fra poco.

O ra è facile im m ag in a re che fra ta n ti sc h iav i v’ e ra p u re chi av ea conosciuto qualcuno di quei rin n e g a ti, o a v ea av u to com une con esso la p a tria , o p e r q u a lch e attin e n z a e r a congiunto co’ p a re n ti di lui. D a ciò av v en iv a che a q ue’tristi non m a n c a sse ro sp esso o ccasioni di sentir più acuto lo stim olo del rim o rso . In fa tti m en tre uno di quei felloni p a s s e g g ia v a a occhi b a s s i, m alinconico e p e n s ie ro s o , si ferm ò a u n tra tto colpito d a ll’ acce n to di u n a g io v a n e tta , la cui p ro n u n zia gli fece so v v en ire del suo p a e se nativo. « Di dove sei tu ? — le ch ie se non se n z a un po’ di dolcezza.

« Son di T e rra c in a — risp o se la donna.

A ta l risp o sta p a rv e ch e co stu i q u alch e poco si ris c o te s s e ; e poco s ta n te : « In co testo p a e se — so g g iu n se — vi eran o tem po fa persone e h ’ io conoscevo. Dimmi un po’, h a i tu n o tizia di u n a fam iglia, che si cognom ina d e’ F e r r a n ti?

« Oh ch e mi ch ie d e te vo’ m ai? S’ io conosco i F e rra n ti? L a M ad­ d a le n a , p o v e ra d isg ra z ia ta ! è m ia zia — risp o se la g io v a n e tta .

« Come tu a zia! — rip re se l’ altro con atto di sp iacev o le m erav i­ g lia e visibilm ente tu rb a n d o si in faccia.

« Io non so di quai F e rr a n ti in ten d ete voi di p a rla re — disse in ­ g e n u a m e n te la fan ciu lla — m a quella e h ’ i’ v’ ho detto eli’ è proprio m ia zia, p e rc h è io son figliuola di u na s u a so re lla m inore.

« E la tu a m am m a com e si c h ia m a ? — dom andò quegli con m a ­ n ife sta cu rio sità .

« F r a n c e s c a — ella risp o se.

« P ro p rio F r a n c e s c a ? c h iese l’ a ltro tu rb a n d o si se m p re più. « I’ non av rò fo rse a s a p e re il nom e della m ia m am m a? — risp o se so rrid en d o .

« B ene, bene... m a di q u ella donna... di q u ella tua... di M ad d a le n a c h e co sa è avvenuto — ei dom andò, e a n sio sa m e n te a tte n d e a la ris p o s ta .

« M ’ h an n o co n tato — d isse la g io v in etta — ( io c e rte cose non p o ­ tevo sa p e rle , p e rc h è a n c o ra non ero n a t a ) che. la si m aritò con u n uom o, che poi si diede a co n o scere p e r un pezzo d ’ ira di Dio. D opo a v e r fatto di ogni e rb a un fasc io , un bel giorno e’ s ’ im barcò s o p ra u n a n av e, lascia n d o q uella p o v e ra donna, g ià ta n to m a ltr a tta ta e q u a s i m a rtiriz z a ta , e due c re a tu rin e più m orte ch e v iv e , ch e sareb b ero r i ­ m a ste nel m ezzo d ella s tra d a , se il mio nonno non le rac c o g lie v a : e di lui non h a n n o più sa p u to nè puzzo n è b ru ciaticcio . M a dopo e h ’ e’

(21)

fu m orto il mio nonno, la m i’ p o v era zia la sì rid u sse a lla lim osina, e le creatu re, che avean tan to s te n ta to , finalm ente d ovettero b a tte re la capata.

« T u tt’ e due — chiese l ’ altro . « Si, tu tt’ e due.

A lle ultim e parole d ella fan ciu lla ei si fe’ sfigurito nel viso p er dolorosa contrazione dei m uscoli ; poi si stropicciò rab b io sam en te con una mano la fronte e il vó lto , diede u n a g irav o lta e d isp arv e.

Uno di quelli schiavi, sc o n tran d o si con un rin n eg ato , cui egli a v e a già prim a conosciuto in Sicilia, e c h e perciò s’ in g eg n av a di non fa rs i riconoscere: « Oh disg raziato — g li d isse — tu non av rai m ica il c o ­ raggio di n eg are! i’ ti riconosco, sai! è inutile che tu t’ infinga: tu sei Gennariello: sei quel ladro sc ellera to e sacrilego, che ru b a sti a S.* R o ­ salia, che stra n g o la sti la m o g lie, e poi....

« Se tu non ta c i, b u g iard o o pazzo ch e sei, ti levo g li occhi con queste due dita.

« F a ’ presto a lev a rm e li; p e rc h è se tu indugi un a ltro po’, e’ v e ­ dranno schizzarti i tuoi d a lla te s ta quando sg a m b e tte ra i sulle fo rch e. U na donna volgendo le sue p a ro le a uno di quei c u sto d i, che l’ avea g ià conosciuta in Ita lia , e ch e o ra p e r m o stra re affabilità e degnazione, erasi sofferm ato a d isc o rre r con lei: « C onfessate la ve­ rità, disgraziato che non siete a ltro — diceagli continuando un discorso già co m in ciato — :n o n se n tite sc h ia n ta rv isi il cuore p ensando a ’ v o stri figliuoli? oh c h e g ra n p eccato a v e te com m esso! vo’ siete d annato, si, sì, dannato in corpo e in anim a. P o v e re c re a tu re! le ho v edute io con questi occhi quasi ignudo e affam a te a n d a r p e r le vie a ch ied e r p ia n ­ gendo un boccon di p an e : e a n c h ’ io, vedete, si, a n c h ’ io ( non lo dico per vantazione ) mi son qualche v o lta le v ata di dosso uno straccio p er ricoprirle, e mi son le v a ta di b o cca un m orso di pane p e r darlo a loro. E o ra com e v’ a n d e rà ella? oh sc ia g u ra to ! p en sate un po’ a ’ casi vostri: vo’ siete su ll’ orlo di un g ra n precipizio! nondim eno... a n c o ra ... forse... sa re ste a tem po...

CONFERENZE E CONFERENZIERI.

È la tu a o r a ; sorgi d a ll’occhio sfa v illa n te ; a n sia la folla t’atten d e. Silenzio.... ei viene.... si rivela.... 1’ applaudono. D all’ alto g ira feb­ brilm ente lo sg u ard o d’ intorno.... so rrid e. H a pallido il volto, affannoso il respiro.... u na febbre a rc a n a 1’ a s s a le , 1’ anim a l ’ ispira. Come in so­ gno, cento vaghi fan tasm i gli turbinano dinnanzi.... trem a, v acilla, ri­ sorge. Un ista n te an co ra... 1’ a n im a g li ribolle... 1’ entusiasm o costretto

(22)

lo sfo rza. P u re l 'a lito di cento bo cch e p a r gli soffoghino la voce, le su e idee si sconvolgono... a d o ra ad o ra svaniscono... s ’ addensano... si sco lo ran o ... s ’ irrad ian o ... E g li c e rc a fe rm a rn e u n a, c e rc a la prim a p a r o la ,e p ensoso re c lin a la fronte. M a quell’ id e a c a re z z a ta s ’ oscura, fluttua, d isp a re : q u ella p a ro la gli sfu g g e, e vinto egli disp era ... delira... M ille facce stra n e , in c re sp a n tisi a sc h e rn o , m alig n e, gli rid d an o allora innanzi, v ib ran ti gli s tra li d’ innum erevoli sg u a rd i in ten si, derisori: quel silenzio 1’ a g g h iacc ia... è p re sso a ca d e re . — Il g la d ia to re alla v ista dell’ a re n a s ’ in fran se!

M a , a d un t r a t t o , lo sconforto d is p a r e , e la v ita to rn a fervida a d an im are quell’ an im a sm a n io sa : la fede l’ a ssiste . E so llev a alte ra la fronte, se ren o rim ira un sentiero fiorente ch e la s u a fantasia g li d isch iu d e, e son di ro se i suoi sogni, di fiori e farfalle si colora la q u e ta a ria d’ intorno. E figge u n ’ am ica p upilla, e u n a c a ld a parola gli sg o rg a irre fre n a ta d al labbro. Irro m p e ; e, g la d ia to re animoso, c o ­ g lie rà la p alm a so sp ira ta .

M a s ’ an c h e egli c a d a , chi v o rrà n e g a rg li i suoi m esti sorrisi, le sue voci di affettu o sa p ietà, di conforto ? chi non s ’ a ffre tte rà a so lle­ v arlo d a lla polve o n o ra ta , ov’egli ca d d e co m b atten d o p e r un alto ideale? M a non ci c o n ta te s tra n e z z e ? q u e sta si ch e è v u o ta arcadia la v o stra ! S m e tte te la u n a v o lta, o fronzuti cian ciato ri! V o rre ste proprio tira rc i nel v o stro m ondo di eg re visioni, di la rv a te utopie? N o : le v o ­ s tre declam azioni ci a s s o rd a n o : quietatevi. N oi cerch iam o ben a ltro , noi! R e sta te v i nel vostro lim bo, o fanciulli querim oniosi, non v’a tta c ­ c a te ai n o stri p an n i : noi siam tu tti v estiti di ferro , voi non potete s e ­ guirci. E c a v a lie ri di v e n tu ra v ogliam v in cere s e m p re : tiriam o a lle gam b e, p e rc h è la n o s tra la n c ia è sp u n ta ta . M a c h e ci a r r id a la vittoria: lo vogliam o a d ogni costo il successo.

Lo vogliam o s p a v a ld o , sfro n ta to il n o stro conferenziere, che d o ­ m ini, ch e sto rd isc a. C h e im p o rta s’egli re citi, o d eclam i, p u rc h é riesca? C he fa, s ’ ogni s p o n ta n e ità m an c a a l suo d ire ; p u rch é ab b ia adorna, le v ig a ta , in ap p u n tab ile la p a ro la ? D al suo disco rso tra s p a re lo sforzo, 1’ artifizio , la lim a? m a se il pubblico se n ’ a c c o n te n ta e am m ira! Il pubblico, chi l’ ig n o ra ? a c c o rre alle lu m in arie su lle p ia z z e , ai fuochi p iro tecn ici n elle feste, a m a i razz i e i s a lte re lli; e noi gli diamo u n a s tu d ia ta fosfo rescen za di v o c a b o li, uno s c re p ita r e la b o ra to di fra si a n c h e n elle conferenze. Voi volete pensieri, a n c h e ru d a m e n te esp ressi; noi vogliam o d a rv i idee piccine piccine, a n c h e vecchie, p u rc h é rivestite a nuovo, c o n to rn ate , infiorate, ch e n asco n d a n o le ru g h e sotto il belletto del p e rio d a r arm onioso ; voi volete u n a c a te n a s e r r a ta d’ intuizioni feconde, a rtistic h e o scentifiche che s ia n o ; e quando p e r tran sazio n e vi co n te n ta te d’u n a ra p id a sin tesi di q u alc h e nuovo siste m a , illu m in ata d al ra g g io dell’in telletto siste m a tiz z a to re ; o del tra tte g g ia r sicuro d’u n a

(23)

quistione, ch e ferve in u n a d a ta c la sse di persone, ed a lla quale la società s’è appassionata, a tta ccan d o visi di giorno in giorno con in te re sse sempre c re sc e n te; noi ci appigliando a d un argom ento q u a ls ia s i, lo guardiam o d a quella faccia c h e m eglio ci ta len ta, lo involgiam o, piucchè svolgerlo nell’ondulazioni fosforescenti della ch iacch iera, negli sn o d a - menti voluttuosi delle circonlocuzioni. E divertiam o. Voi d esid erereste dessimo prova di av er un c e rv e llo , e noi ci teniam o a m o strarv i la tenacità dei nostri polmoni. Ci v o rre ste artisti: ci sco p rite fo rtu n ati istrioni, ecco tutto. M a la folla è p e r noi.

Sempre! ov’ essa s 'a c c o lg a sulle piazze o nelle c ase, nel circolo o nell’ ateneo.

Ma s’ avvien c h ’ a ltri le riveli a magici traiti m irag g i lontani, cui l’anim a a n e la ; che sch iu d a al g u ard o di lei nuovi o rizzonti; s’ avvien che le dica che n e lla su a parola, etern am en te fio ren te, egli p o rta il segreto faticoso dell’ av v e n ire : quali entusiasm i non d e ste rà in quella folla, avida di emozioni e v ag h ezze? di quali allori fuggitivi egli non cingerà la su a pallid a fronte d’ in d u stre dicitore?

Scordi pure le glorie d ella te rr a che l’accolse, rip e ta pu re dottrine, di cui altri p rim a av ev a fatto e c h e g g ia r, inavvertito, le volte, che l’ ospitarono; egli a p p a rirà sem pre nuovo, sem pre g ran d e a quella folla, che ignora e applaude, non p e r sa lu ta re co rtese l’ospite illustre, ma per trib u ta re la su a fren e tica am m irazione all’ apostolo di liberi sistemi, di divinazioni portentose!

Oggi lo scritto re di rom anzi, in cap ace a rip ro d u rre fan tasticam en te la vita intim a, pecu liare, della so cietà che 1' eleva, si re strin g e n ella cerchia della s u a concezione lim itata, studiando l’ effetto nel carico feccioso che vi tra sp o rta , privo dell’assim ilazione purificatrice attra v e rso l’anima su a : il facitore di versi, im potente a cogliere la n a tu ra nei suoi innumerevoli m isteri, ch e ci seducono, nel melodioso arcan o delle mille sue v o c i, con cui e ssa ci p a r l a , ra s e n ta solo lo sterile fenomeno, e cerca l’ alloro n ella no v ità de lla form a, nel contorcersi spasm odico del verso; an ch e il conferenziere, m ancante di slanci, d’ entusiasm o, di febbre, d’ ispirazione, vuole sto rd ire colla ra p id ità del po rg ere, cercando così n a sco n d e re l’ incom pattezza delle idee, la v acu ità del pensiero.

E snoda il ro sario e le re c ita tu tte , le castig a ta m e n te m ilitarizzate avem arie: non ne fa g ra z ia d’ u n a so la al suo benigno uditorio, che lo segue colla s te s s a arren d ev o lezza e contento lam p eg g iar di sg u ard i eh’ a ltra v o lta c e d ette al ro te a r fiam m eggiante d’ un a girella. Il fumo copre infine il palo su cui roteò quella g ire lla : il giudizio severo dei p o c h i, che lo com presero, an n eb b ia e disperde i colori, di cui volle cingersi la m arm o re a fronte il conferenziere.

(24)

poi di c h i , non avendo so rtito d a lla n a tu r a n o n c h é le form e esterne, ta n to n e c e ssa rie in uno ch e s’ im pronti a d o ra to re , m a n c a persino di voce, di g e sto , d’ogni e ste rio re a p p a ra to ? di ch i privo a n c h e del fatu o fuoco del m om ento, o d e lla p a z ie n te p re p a ra z io n e di più settim ane, h a s c a b ro s a la p a ro la , co n to rto e sin g h io zzan te il p e rio d a re ? di chi scam bia u n ’ a rid a lezione di sto ria , o u n a d im o strazio n e a rid issim a di scienza, più o m eno u m a n a , p e r u n a co n feren za, c h e p e r e sse re a n c h ’ essa u n la v o ro a rtistic o è d ato solo a ll’o ra to re a r tis ta di co lo rire, affascinando?

Q u esta v o lta v e ra m e n te l’ uditorio s ’ a sso n n a , un languido velo di m estizia si diffonde su lle fìsonom ie di tu tti, si sb a d ig lia , si guarda a d un pezzo azzu rro di cielo a ttra v e r s o l’ in v e tria te , si s o s p ira : e i più diligenti g u a rd a n o 1’ orologio, ch e dev e s e g n a re il term in e d el volon­ tario supplizio. M a a lla fine si d e sta n o tu tti, ru m o re g g ia n ti, forse p e r s tira rs i le b ra c c ia , p e r fa r q u a lc h e c o sa a n c h ’essi, p e r d im o strare forse la p ro p ria g ra titu d in e a l rin g allu zzito p a rla to re , c h e li scioglie d a i lacci in so p p o rtab ili del suo d isc o rse tto s te n ta to — N ’ e ra tempo : si m o riv a di lan g u o re.

M a l’ udim m o p u re ta lv o lta u n a p a ro la c a ld a e s e v e ra d’ o rato re, ch e a ll’ ele v a te zz a della m en te u n isce l’irro m p ere p re p o te n te del s e n ­ tim e n to , lu n g am en te ra tte n u to : l’ udim m o ta lv o lta , la p a ro la viva e co lo rita d ’ a l t r i , cui la s e re n ità degli stu d ii d ona u n a r a r a potenza a s - sim ilatrice, u n a s p o n ta n e ità invidiabile di esp o rre.

E g li a p p lau si ci sg o rg a ro n o d al cu o re a llo ra : rim a se ro duraturi n el n o stro p en siero quei rico rd i.

La. Na p o l i Le t t e r a r i a.

SOPRA UN PASSO DELL’

ORLANDO INNAMORATO.

Il C onte M atteo M aria B ojardo n e lla p a rte I I I , can to III del suo Orlando innamorato *, c o n ta c h e A quilante e G rifone com battono quegli col g ig a n te O rrflo , a cui ta g lia le b ra c c ia e poi g e tta nel fiume lì vicino, questi con u n fero ce coccodrillo ch e uccide ; e poi n e lla stanza 17 con tin u a a d ir co si:

Ben vi so dir eh’ il tratto a Grifon piacque, Perchè già più non lo potea tenire; Mai lieto fu cotanto poi che nacque; Ora comincia Orrilo ad apparire, Che su venia natando per quelle acque. Quando Aquilante lo vide venire; Può far, diceva, il cielo e tutto il mondo, Ch’ abbi pescato i monchi in su quel fondo ?

(25)

Lui 1’ uno e 1’ altro de’ bracci menava, E P onda con le mani avanti apriva. Come una rana quel fiume natava Tanto che giunse armato sulla riva. ecc.

Il B erni pel rifare l'Orlando * nel canto LX III modificò (st. X X e X I) cosi: ,

A Grifon questo colpo molto piacque, Perchè più non potea, s e ’l ver vuol dire; Mai più lieto non fu da poi che nacque; Orrilo in questo comincia apparire, Che su notando veniva per l ’ acque: Quando Aquilante lo vede venire,

Può far, diceva, il cielo tutto il niondo Ch’ egli abbia pesco i monchi insin al fondo ? In su le grazie le braccia menava

Egli, e con man dinanzi 1’ onda apriva, Come un ranocchio in quel fiume notava Tanto che giunse armato in su la riva ecc.

Un gentil signore, non riuscendogli « d’ intendere, nè di tro v are in alcun dizionario il significato di quel vocabolo grazie » , si riv o lse al Fanfani, pregandolo di sp ian arg li la difficoltà; e questi ris p o s e , che « il Berni faceva m eglio a la sc ia re s ta re l’ o tta v a tale q u a le , e quel grazie non so indovinare ch e co sa s ia , e che co sa ci abbia che fare. 10 direi che fosse un e rro re bello e b u o n o 2. » E che sia un erro re di stampa altri p u r d u b ita ro n o , e se n z a dubbio alcuno tenne p er fermo 11 ch. sig. T. L a n d o n i, quando in un periodico novam ente il p asso suddetto fu discusso 3. E gli o sservò ch e « lo sconcio p assò d alla 1.* edizione (dell’ Or landò) del 1541 in tu tte le a ltre », e propose di leg g ersi

In su le gam be e le braccia menava; altri invece,

In su le g r a c ili braccia menava, e, finalm ente, altri

In su le acque le braccia ecc.

T utte queste p ro p o ste di correzione furon fatte d a che i proponenti si ferm avano su lla so la voce grazie, sen za che, com ’ e’ p are, p onesser mente a tu tta la fra se In su le grazie. M a ciò non isfuggi punto al prof. B orgognoni, il quale, prim a m ostrò inaccettabili le c o rrezio n i, o poi espose cosi il p a r e r suo. « L a v e ra lezione, p e r m e , è la lezione

V o lg a t a ; la lezione concorde di tu tte le stam pe

In su le g ra z ie le b ra ccia m enava,

e mi p a r c h ia r a , del resto . C he vuol m o stra r li il p o eta? C he Orrilo 1 Firenze, tipog. all’ insegna di Dante 1827.

z II B orgh in i 1875. An. I pag. 379.

(26)

se n e to rn a v a colle su e b ra v e b ra c c ia , e n u o ta v a disinvoltam ente, com e se non le a v e sse p e rd u te m ai.

G rifon e il bianco e d A qu ilon e il n ero

cred ev a n o di av e rlo re so im potente a c o m b a tte re p e r omnia secala seculorum, ed ecco ch e se ne viene graziosamente n u o tan d o sulle su e b ra c c ia di p rim a ; se n e viene n u o tan d o con 1’ ag ev o lezza e colla s p i­ g lia te z z a di un ran o cch io . Il B ojardo, al luogo co rrisp o n d en te h a :

Lui l’ uno e l’ altro de’ bracci menava, E l’ onda con le mani avanti apriva, Come una rana pel fiume natava.

Dove si vede ch e a n c h e il B ojardo volle e s p rim e re , e , com e m eglio seppe, e sp re sse la fa c ilità , la p ro n tezza, la d is in v o ltu ra , e , insom m a la g ra z ia dell’ operazio n e, o vuoi m eglio delle o p erazioni di quel m a ­ ledetto

Che d 'u n a f a ta n acque e d un fo lletto .

« C irca poi a l m odo In sulle grazie p e r graziosamente, non stim o n e c e s s a rie di dir m olte co se p e r giustificarlo. A ltre fra si simili, e non p o che, h a la n o s tra lin g u a : in sul serio, in sul sodo, in su i convenevoli e vai dicendo. E si v ed a an ch e il Cinonio nel suo Trattato delle p a r ­ ticelle a l cap . 139. »

L ’ avv. G. R ispoli conferm ò 1’ o sserv azio n e del prof. B o rg o g n o n i, dicendo che « in su le grazie sia un m odo non solo co rre tto ( le g g i: re g o la re ), m a p u re u sita to ai tem pi del B ern i, » lo d im o stra un esem pio, tolto d a ll’ a tto IV se. 4 d ella C om m edia II Filosofo di P ie tro A retino. Il quale esem pio è questo q u i: « Lo ho m an d ato p e r q u e sto : p erch é « tu e P o lid o ro subito c h e v ed iate il bello c irc a il ro m o re de lo isbajaffa- « m ento, c h e deve fare il mio c o n so rte, fingendo di s o lla z z a r b iscan - « ta n d o , ve n e p a s s ia te o ltre in su le g ra z ie . »

Il Cinonio n elle Osservazioni della L ingua italiana (com e v eram en te s ’ in tito la l’ o p e ra su a ) n el capitolo 141 (n o n 1 3 9 ) 1 e sp o se in q uante m a n ie re e significati furono e sono u s a ti In su e in giù, vuoi come p re ­ posizioni, vuoi com e a v v erb ii, u nendosi a ’ v erbi di m oto o di stato ; m a tu tto ciò poco, p e r non d ir n essu n o ajuto ci d à nel caso no stro . Im pe­ ro c c h é a m e (se pur non isbaglio g ro ssa m e n te ) m i p a re , che la m an iera In su le grazie, com e b en e accen n ò il p rof. B orgognoni, è un avverbio, non solo di quelli a c c e n n an ti a tem po o a m oto ; com e p e r es. In sull’ alba, in su la sera, in sul f a r del g iorn o, in sull’ andare, in sul venire ecc. m a a n c o ra di quelli ac c e n n an ti a l modo di essere, ovvero a quello com e si fa una cosa; com e p e r es. Stanze in su la burla, Prose in sul grave (com e usò il L a sc a ) p er Stanze in modo burlesco, o

(27)

seamente scritte; Prose gravemente o seriamente scritte. E il Cecchi Cemento in su la burla p u r disse la s u a Lezione o C icalam ento di M.° Bartolino, sul sonetto del B erni Passere e beccafichi ecc. P arim en te le altre form e della iste ssa m an iera « Stare in sul grande, in sul grave, in sul severo, in sull' onorevole, in sulla riputazione, e finalm ente in sul mille, significano quasi una co sa m edesim a, cioè cosi col p a rla re , com e coll’ an dare, tenere in c e rta g ra v ità conveniente al g rado, e forse m a g ­ giore 1 ». E finalmente le a ltre form e In su l'ali, in sulla fune, in sul noce, in sull’ avviso, in sul morire ecc. co’ verbi Essere o Stare, confer­ mano vie più che il verso

In su le g ra z ie le b ra cc ia m enava

non è punto errato , m a re g o la re e di b u o n a lezione; perocché non dice altro se non ch e: O rrilo si affrettav a (c h è tale è il senso d ella frase menar le braccia) g razio sam en te a n u o ta re ecc.

C. Arlìa.

L’ ISTRUZIONE ELEMENTARE NELLA PROVINCIA DI SALERNO

£ LA LEGGE DEL 19 LUGLIO 1877

Lettera-circolare del Prefetto Giura.

Pubblicando la lettera-circolare del comm. Giura, P re­

fetto della nostra Provincia, ci congratuliamo sinceramente

con l’egregio uomo non pure per la nettezza e precisione,

onde sono brevemente esposte e ritratte le condizioni delle

scuole della Provincia, ma specialmente per la schiettezza

del linguaggio che usa, per la fermezza de’ propositi, ond’ è

mosso, e per la sottil perspicacia che dimostra nell’ avvisare

a’ veri ostacoli, che ritardano il progresso dell’ istruzione,

ed a’ provvedimenti acconci ed efficaci a rimuover quegli

ostacoli e a far sì che la legge non sia più una vana parola.

Bravo, signor Prefetto : avete messo, come si suol dire,

il dito sulla piaga, ed avete imberciato nel segno. I Sindaci

possono tutto ne’ Comuni, e quando bravi m aestri sono se­

condati e incoraggiati da bravi sindaci, l’istruzione andrà

a vele gonfie e la legge av rà pieno effetto.

T ra le m olte e g ra v i cure dell’A m m inistrazione ho m irato sem pre con particolare sollecitudine all’ educazione p o p o lare, e mi sono s tu ­ diato con ogni o p era di prom uoverne la diffusione e il m iglioram ento, come quella che è b a se di ogni progresso m orale e civile del popolo, ed è fonte di p ro sp e rità cittadina.

Con tali intendim enti, che in m e più che un dovere di ufficio sono * Varchi — L'Ercolano p. 119 ed. Antonelli, Venezia 1833.

(28)

un bisogno del cuore, h o preso a d esam e la S ta tistic a, ch e si è o r o ra c o m p ilata p e r lo sco rso anno sc o lastico 1883-84, e, p e r viemeglio g iu ­ d ic a re dello s ta to p re se n te dell’ istru zio n e, ho voluto an ch e porre a c o n ­ fronto le ultim e notizie sta tistic h e con quelle, c h e d a tre lustri in q u a si so n v en u te m an m ano pubblicando. C on m io g ra n d e com piacim ento h o n o tato , ch e le scu o le m aschili furono più c h e trip lic a te , e ch e in e g u a l p roporzione andò p u re cre sc en d o il num ero dei m aestri e d eg li sc o la ri. N e lla istru zio n e fem m inile poi si può dire ch e q u asi tutto fu c re a to di sa n a p ia n ta . L e poche scuole, ch e esistev an o , erano p e r lo p iù affidate a m a e s tre di a ltre p ro v in ce, ch e si su cced ev an o le une alle a ltre se n z a p o sa ; e a d a v e rle del p a e se m a n c a v a og n i s o rta d’istituzione a tta a fo rm arle. O ra non vi h a più nè co m u n e , n è b o rg a ta , che n o n ab b ia la s u a scu o la, m asch ile e fe m m in ile , e dove non sia stato g ià p ro c la m a to 1’ obbligo d e lla istruzione; e le m a e stre , n ella g en eralità, sono del luogo ste sso ed a lle v a te n ella n o s tra Scuola N orm ale, ch e o ra è s ta ta co n v e rtita in G o v ern ativ a, e a lla quale o rm ai non traggono ch e g io v in ette in v iate dai com uni della P ro v in c ia col proposito di r i ­ ch ia m a rle , fa tte m a e stre , a lla direzione delle loro scuole.

Q uesti risu lta m e n ti non sono a l certo di poco conto, n è di p o ca soddisfazione; m a non m an can o d’ a ltr a p a rte i m otivi di sconforto. T r a i quali b a s te rà ch e io to cch i qui di uno, che è il più g ra v e e c h e, a p a re r m io, tu tti g li a ltri sp ie g a e com pendia ; vo’ dire d e lla instabilità dei provvedim enti, c h e si prendono a v a n ta g g io delle scuole. R aro è ch e g iu n g a a m ezzo no v em b re quello ch e d ’ o tto b re si fila. Il g u a d a ­ gno di un anno sp e sso si p e rd e in un giorno e p e r un nonnulla. U n a crisi m u n ic ip a le , il d e cad im en to del Sindaco o dell’A sse sso re in c a ri­ cato dell’ istruzione, il cam b iam en to della m a g g io ra n z a in consiglio, ogni m inim a a lte ra z io n e del term o m etro , ch e s e g n a 1’ atm osfera p oli­ tic a e a m m in istra tiv a del com une, s e g n a eziandio un cam biam ento n elle scuole e nel p e rso n a le in se g n a n te , e co n seg u en te m en te un nuovo o r ­ dine di prov v ed im en ti e un nuovo indirizzo n ell’ in seg n am en to . F a r e e disfare, ecco il lavoro di u n a g ra n p a rte dei com uni nel cam po dell’is tr u ­ zione , ed ecco im pedite tu tte le buone trad izio n i d ella scu o la tr a d i­ zioni, ch e è a ssa i difficile il fo rm are e più difficile il sa p e rle m antenere. L a g r a v ità del m ale n o n e ra p e r lo p a s s a to a b b a s ta n z a av v e rtita, p e rc h è si b a d a v a sp e c ia lm e n te a d a c c re s c e re il num ero delle scuole; m a d acc h é ogni com une si è p ro v v ed u to delle cla ssi a sse g n a te g li d a lla le g g e , le m a g g io ri c u re devono e sse re d ire tte a m ig lio ra re l’ in se g n a ­ m ento e a fa r si ch e l’ istru zió n e o b b lig a to ria d iv e n ti, n el più b rev e te rm in e possibile, un fa tto re a le e com piuto. A qu esto rig u ard o i c o ­ m uni non h a n m o stra to fin o ra di a v e r ben co m p re sa la im p o rtan za delle obbligazioni, ch e loro incom bono in v irtù d ella L e g g e 15 luglio 1877. Gli elenchi dei fanciulli obbligati a lla sc u o la si fanno e si pubblicano

Riferimenti

Documenti correlati

On the other hand, the event-based control architectures based on the SSOD method and coupled with a classical time-driven PI (SSOD-PI and PI-SSOD) controller also count with

Results – Class III molar relationship resulted significantly (p = 0.01) more common in children with NF1 than in the control group as well as the unilateral posterior cross-bite (p

In the present study we analysed 1,881 consecutive first-ever IS patients aged 18–45 years recruited from Ja- nuary 2000 to January 2012 as part of the Italian Project on Stroke in

It may also be used as the fundamental dynamical principle in theories that attempt to unite mechanics and thermodynamics, such as the Hatsopoulos–Gyftopoulos unified theory

For this vision to materialise, the European Union can count on first class Research in clean energy technologies, a strong industrial base, a dense entrepreneurial ecosystem in clear

By increasing the pump power above 500 mW and suitably adjusting the intracavity PC so that a low net cavity birefringence was obtained, the CW mode of operation of the laser

• The framework is adaptable to quantify any practice carried out by the beekeeper. However, a clear overview on the main actions carried out by beekeepers and their role for

As far as the possible explanation of the wide range of variation of the observed modulational instability frequency as a function of the cavity birefringence, we may suggest