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Il diario di viaggio di Johann Smidt (1773-1857)

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DIPARTIMENTO DI SCIENZE UMANE

DOTTORATO DI RICERCA

STORIA E CULTURA DEL VIAGGIO E DELL’ODEPORICA IN ETÀ

MODERNA - XXII CICLO.

IL DIARIO DI VIAGGIO DI JOHANN SMIDT (1773-1857)

M-STO/03

Coordinatore: Professor Gaetano Platania

Firma ………..

Tutor: Professor Raffaele Caldarelli

Firma………

Dottorando: Gaetano Pasqua

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Si ringrazia:

Prof.re Platania Gaetano, Università di Viterbo. Personale Ufficio Storico, Segreteria NAV, Ministero della Difesa, Aeronautica, Roma. Personale Archivio di Stato, Brema.

Dott.ssa Klatte Elisabeth, Dott. Helge Baruch Barach-Burwitz, Brema.

Dott.ssa De Santi Gentili, Viterbo. Prof.re Conte Alessandro, Roma.

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INDICE

Capitolo I Alcuni precedenti fino a Ghoete

8 Capitolo II Gli studi odeporici in Germania; vita e scritti di Johann Smidt

12 Capitolo III Il viaggio

29 Capitolo IV Note su amici e principali corrispondenti di Johann Smidt

81 Capitolo V Bibliografia viaggiatori tedeschi durante il periodo di Johann Smidt

89 Bibliografia in lingua tedesca

117 Bibliografia in lingua italiana

122 Iconografia

124 Appendice

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Capitolo I

Alcuni precedenti fino a Goethe

La letteratura dedicata ai viaggi è quasi infinita. Il tema del viaggio è antico quanto la letteratura stessa e svolge un ruolo fondamentale già nell’epopea di Gilgamesh. Con l’Odissea, la Divina

commedia e l’Orlando furioso nascono i primi

viaggi tra luoghi reali e fantastici. Il Grand Tour ci dà l’idea del viaggio fine a se stesso trovando la sua massima espressione letteraria nel Viaggio in Italia di Goethe, che, quando giunge finalmente in Italia risponde a una precisa esigenza del suo sviluppo creativo; pur essendo un grandissimo osservatore e piccandosi di essere tale, a un certo punto del libro si lascia sfuggire una singolare confessione: «Lo scopo di questo mio magnifico viaggio - dichiara - non è quello d'illudermi, bensì di conoscere me stesso nel rapporto con gli oggetti». Non l’Italia, dunque, come ingenuamente avremmo potuto supporre, ma Johann Wolfgang Goethe in Italia.

Già a partire dall’alto medioevo, anche in Germania il viaggio verso l'Italia e in particolare Roma, era diventata una prassi diffusa. L’abuso delle indulgenze denunciato da Martin Lutero (lui stesso si recò a Roma quando aveva ventisette anni) fece diminuire il flusso del pellegrinaggio, ma presto ne nasceva un altro.

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Michelangelo, Raffaello, Leonardo da Vinci e Botticelli come nuove attrazioni smossero tanti che si organizzarono mettendosi ancora una volta in viaggio verso sud. Venezia, Firenze e Roma erano le mete predilette dove si potevano ammirare le nuove tecniche artistiche dell’Italia rinascimentale.

Albrecht Dürer (1471-1528) appena sposato, nel 1494, lasciò la peste a Norimberga direzione Venezia. Tra una sosta e l’altra si esercitava nella pittura approfittando dei nuovi paesaggi e appena sull’Adriatico gli si aprì un nuovo mondo di libertà, di apertura mentale e dai sapori esotici. Una volta rientrato in Germania fondò la propria bottega. Nel 1505 scoppiò di nuovo la peste e visto che i suoi affari non andavano così bene ritornò per la seconda volta in Italia. A Venezia trovava fortuna vendendo i suoi quadri a prezzi eccellenti e conquistando popolarità. Vi rimase fino al 1507.

Con gli anni successivi andare in Italia significava essere moderni, al passo coi tempi. Si iniziava a parlare di Kavalierstour dei giovani aristocratici, nasceva il Grand Tour del sedicesimo e diciassettesimo secolo. Parte integrante del percorso per completare la loro educazione era il doversi guardare attorno, migliorare e apprendere nuove lingue; e qual miglior posto al mondo dove il clima e le belle donne si potevano abbinare a missioni diplomatiche e affari commerciali?

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Franz Wilhelm von Wartenberg (1593-1661) il futuro vescovo di Osnabrück, dopo aver visitato le tombe degli apostoli e ricevuto udienza dal Papa, scrisse nelle sue memorie che dell’Italia aveva nostalgia soprattutto dei giochi d’acqua, dei labirinti, della caccia al lupo e dei fuochi d’artificio.

L’archeologo Johann Joachim Winckelmann (1717-1768) dormiva solamente dalla mezzanotte alle quattro del mattino per dedicare tutto il suo tempo allo studio dell’arte antica a Roma. Vi rimase sette anni ricoprendo alcune cariche e pubblicando la sua opera principale Geschichte der Kunst des Altertums ancora oggi un classico. Nel 1768 si mise in viaggio per rientrare in Germania e arrivato nei pressi di Trieste, preso dalla nostalgia, cambiò idea e decise di tornare a Roma. Fu accoltellato da un ladro e la sua tomba, a Trieste, è ancora oggi visitata da centinai di tedeschi. Reise nach Italien di Jackob Volkmann (1770-71 in tre volumi) era la guida più utilizzata dai ventenni tedeschi che varcavano le Alpi, la stessa utilizzata da Johann Wolfgang Goethe (1749-1832). Lo stesso Goethe sembra abbia vissuto una specie di rinascita viaggiando tra la penisola, vivendo periodi di creatività connessi al piacere della vita e alla scoperta della natura. Prima di soggiornare a Roma, in Via del Corso, ammirò il lago di Garda, Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Bologna, Firenze e Perugia. A Roma era ospite di Heinrich Wilhelm Tischbein dove creò una vera e propria colonia di artisti, tra cui Angelica Kaufmann, Friedrich Bury, Johann Georg Schuetz e Heinrich Meyer, che spesso s’incontravano a Frascati nella

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casa dell’archeologo Johann Friedrich Reiffenstein. Goethe arrivò fino in Sicilia e al ritorno si fermò per quasi un altro anno ancora a Roma. La sua opera

Italienische Reise diventò una delle più consultate

ma non piacque a Johann Gottfried Herder (1744-1803) mentore e amico di Goethe, deluso da Roma, Napoli e dagli italiani, forse perché non riuscì a trovare neanche uno dei libri che cercava nella biblioteca del Vaticano.

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Capitolo II

Gli studi odeporici in Germania; vita e scritti di Johann Smidt

Scrittori e studiosi tedeschi da recente dedicano particolare attenzione all’immagine dell’Italia e ai relativi stereotipi attraverso l’analisi della letteratura di viaggio. Ludwig Schudt1, esperto di odeporica, ha analizzato in particolare i motivi e i topoi contenuti nei rapporti di viaggio (Schudt 1959) mentre il rapporto con gli stereotipi fino ai nostri giorni viene invece illustrata nello studio di Manfred Beller in Le

Metamorfosi di Mignon. L’immigrazione poetica dei tedeschi in Italia da Goethe ad oggi (1987).

Raramente un autore o curatore ha avuto il coraggio di avventurarsi in una visione d’insieme affrontando gli studi con particolare indispensabile impegno interdisciplinare. La letteratura del viaggio è dispersa in libri e articoli riguardanti teorie e concetti nelle scienze letterarie e in altre discipline come sociologia, etologia, psicologia sociale, studi unilaterali nelle identità, mentalità e caratteristiche di singole etnie, nazioni e culture, studi sulla reciprocità delle immagini fra due o più nazioni europee o nordamericane, prospettive dell’esotismo letterario europeo. Argomenti specifici di ricerca antropologica ed etnologica, studi di fisiognomica, studi sul clima, analisi delle immagini nel campo

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linguistico trovano la loro collocazione nei libri scolastici e nella letteratura per bambini e giovani. A partire dagli anni settanta la Letteratura del Viaggio (Reiseliteratur) con tutti i suoi contenuti non é piú per la germanistica un genre infériur2. Ci si rese conto che gli studi odeporici valevano come

Informationsreichtum e potevano dare tante risposte

ad altrettante domande. A partire dagli anni '80 la Commissione di Storia per la Bassa Sassonia e la città di Brema ha stanziato un progetto di ricerca su viaggi e viaggiatori del nord della Germania (Germania-ovest) e nel 1987 uscì la prima pubblicazione (Band) ad opera di Herbert Schwarzwälder3. Nonostante la letteratura offra un ricco patrimonio con un vasto riscontro da cui ricavare notevole materiale di ricerca ancora scarso risulta l’impegno accademico a riguardo. Il capitolo V è dedicato ad un elenco di viaggiatori tedeschi che ha varcato la soglia delle Alpi tra il 1770 e il 1870.

2

Thomas Elsmann, Bremisches Jahrbuch, Staatsarchiv Bremen, 2007, pag. 263.

3 Reisen und Reisende in Nordwestdeutschland Band 1 (bis 1620).

Lax Verlag, 1987. Autore che tra l’altro ha pubblicanto anche:

Reise in Bremens Vergangenheit. Carl Schünemann Verlag, 1965. Bremen und Nordwestdeutschland am Kriegsende 1945 (Teil I).

Carl Schünemann Verlag, 1972. Deutschland Album nach alten

Ansichtskarten. Flechsig Verlag. Postkartenalbum Oberneuland, Horn / Lehe, Schwachhausen, Parkviertel, Bürgerpark. Carl

Schünemann Verlag, 1981. Berühmte Bremer. Paul List Verlag, 1982. Bremen im Wandel der Zeiten - Die Altstadt. Carl Schünemann Verlag. Gruß aus Bremen. Ansichtskarten um die

Jahrhundertwende. Flechsig Verlag. Reise in Bremens Vergangenheit. Stationen und Bilder einer 1200-jährigen Geschichte. Carl Schünemann Verlag, 1993. Das Große Bremen-Lexikon. Edition Temmen, 2003. Bremen in alten Reisebeschreibungen. Edition Temmen, 2006.

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La Gesellschaft

La Literarische Gesellschaft der freien Männer nasce il primo giugno del 1794 come associazione studentesca dei cui fondatori faceva parte lo stesso Johann Smidt4.

Saltuariamente vi parteciparono anche Fichte, Paulus e Rinholds contribuendo con diverse idee, dando fortissimi influssi e segnali ai partecipanti. L'adesione era aperta per tutti gli studenti di qualsiasi facoltà e di qualsiasi provenienza. Per Smidt questo evento rappresentava il momento più importante del suo secondo periodo a Jena, e sarà proprio durante questi incontri-riunioni che nascerà il progetto del viaggio in Italia.

Ci si riuniva regolarmente ogni mercoledì sera: alle riunioni, in media, partecipavano una dozzina di studenti. Durante la sua esistenza, la Gesellschaft poteva contare su circa cinquanta aderenti. Ad ogni incontro chi partecipava presentava propri discorsi, riportati col titolo dell’argomento scelto su di un registro di protocollo che fu istituito dal primo giorno, come ad esempio “Riguardo l´influenza della Università sulla cultura tedesca“.

Scelsero di chiamarsi “liberi uomini” dimostrando di non appartenere ad alcuna associazione o ordine

4 Parteciparono alla prima riunione: Johann Ludwig Bernhard

Meister (1773-1844), Friedrich Ludwig Lindner (1772-1845), Ludwig Reinhold Stegmann (1770-1849), Pomian Pesarovius (1776-1847), Claude-Camille Perret (1769-1834), Wilhelm Georg Krüger (1774-1835), Johann Eduard Pohrt, Anton Heinrich Bärnhoff (1773-1835), Moritz von Vegesack (? - ?).

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qualsiasi; ogni discussione era espressione di una propria volontà e libertà, ispirata dall'influenza della rivoluzione francese, pura da qualsiasi ristretta influenza di partito, frequenti in quel periodo. Ne fecero parte studenti provenienti da diverse città e anche diverse nazioni come francesi, danesi e lituani5. L'ultima nota sul libro di protocollo risale al 6 marzo 1799, periodo in cui anche Fichte per motivi religiosi dovette lasciare Jena. Molti degli aderenti continuarono ad avere contatti tra di loro e fondare simili associazioni nelle proprie città, come in Gottinga, Brema6, Oldenburg e Berna.

In quel periodo Smidt strinse una solida amicizia con Herbart, Räson, Berger e Köppen di Lubecca, altra città anseatica. Herbart era la testa filosofica più produttiva e spesso interveniva discutendo principi fondati sulle tesi di Fichte. Si aggiungerà, dopo qualche mese, anche Boehlendorff, futuro compagno di viaggio. Smidt e Köppen faranno coppia fissa, diventando compagni di viaggio inseparabili, e lo stesso Herbart, soggiornerà, dopo il viaggio in Italia, per diversi periodi nella casa di Smidt, a Brema, durante gli anni 1800-02, dove insegnerà a sole donne di famiglia, Pedagogia,

5 Col passare dei mesi si erano aggiunti anche Johann Erich von

Berger (1772-1833), Christoph von Breuning (1773-1841), Malthe (Matthäus) Christian Möller (1771-1834), Johann Friedrich Herbart (1776-1841), Casimir Ulrich Boehlendorff (1771-1825), Martin Ernst Reimers (1775-1826), Gottlieb Friedrich Karl Horn (1772-1844), Johann Diederich Gries (1775-1842), Friedrich August Eschen (1776-1800), Karl Schildener (1777-1843), Johann Jakob Erichson (1777-1856), Ludwig Friedrich August Hoffmeister (1776-1842), Christian Friedrich Callisen (1777-1861), Theodor Ziemssen (1777-1843), August Ludwig Hülsen (1765-1809).

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Elementi di Matematica e Idee di Platone. Tra gli iscritti alla “Gesellschaft” ci sarà anche il francese Perret, poi segretario del generale Clarke, protagonista del trattato della pace di Campoformio. Smidt e Köppen, durante il viaggio, lo cercheranno invano per tutta Milano. Oltre alla filosofia, teologia e letteratura, Smidt mostrò un certo interesse anche per l'arte e la pittura.

Johann Smidt

Johann Smidt nasce a Brema, in Germania il 5 novembre del 1773. Figlio dell'omonimo7 ha frequentato l´Illustre Ginnasio di Brema, nel 1792 si trasferisce a Jena e si iscrive alla facoltà di Teologia. A fine studi, nel maggio del 1797, inizia il suo viaggio con alcuni compagni universitari. Attraverseranno la Germania, la Svizzera e l´Italia, arrivando fino a Milano. Al suo rientro si sposa con Wilhelmine Rode e insegnerà teologia nello stesso ginnasio frequentato da giovane. Nel 1799 fonda la rivista Hanseatische Magazin8. Nel 1800, eletto a sorpresa senatore9 nella camera del comune

7 Dottore in Teologia, svolgeva le sue funzioni ecclesiastiche

nella chiesa di St. Stephani a Brema. A 43 anni Anne de l´Hommel, 38 anni, I tre figli avuti morirono tutti entro il 1764. Lei morì a 41 anni. Dopo quattro anni si sposò con Henriette von Rheden, 28 anni, non ebbero figli e lei morì dopo soli 3 anni. Nel 1772, a 60 anni, si sposa con la 31enne Johanna Holler, il matrimonio dura 24 anni, nasceranno Johann e Catharina (1775).

8 Kopitzsch, F. Publicität«, »Gemeingeist« und »Beförderung

der Cultur«: Johann Smidt und das »Hanseatische Magazin« (1799 –1804) in Bremisches Jahrbuch. 2008

9 Tra gli antenati di Johann Smidt diversi avevano occupanti

posizioni rilevanti come Ratsherr, consigliere comunale, o come Bürgermeister, sindaco, tra cui Franz Dreyer (1642-1705),

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(Ratsherrn), aveva soli 27 anni. Nel 1806, anno in cui spariva il vecchio regno tedesco10, invaso dalle truppe napoleoniche, iniziava la sua esperienza nella politica estera, consacrata poi col successo ottenuto al Congresso di Vienna (1814-15), quando riottenne l´indipendenza dei territori anseatici e della stessa Brema. Missione politica inseguita per tutta la vita alternando impegni tra Francoforte, trasferitosi con l'intera famiglia, partecipando alla nascita del Parlamento tedesco (Bundestag), Parigi, alla corte di Napoleone, e a Brema, finalmente liberata dall’esercito russo. Eletto sindaco (Bürgermeister) di Brema nel 1821 alternerà la carica con quella al

Bundestag di Francoforte fino al 1849. Dissidi con la

città di Oldenburg lo porteranno a comprare un “pezzo di terra” dal Principato di Hannover e deviare il fiume Weser, dando vita nel 1827, ad una nuova città, Bremerhaven. Nel 1848, capeggiando l´ala conservatoria, tenterà invano di frenare i moti rivoluzionari, una sconfitta che non lo allontanerà dalla scena politica. Ha fatto parte del senato per ben 57 anni fino al giorno in cui morì, dove rivestiva la carica di Presidente del senato di Brema (7 maggio del 1857). L´intera vita politica di Smidt continua ad essere oggetto di analisi da parte di studiosi e cultori della materia. Dai rapporti di Brema con il

Deutsches Bund, la politica dello stesso Smidt e il

parlamento tedesco (Bundestag), i rapporti con la

Melchior Holler (1674-1742), Johann Holler (1674-1742), Heinrich Edzard (1661-1729) e altri collegati alla famiglia con nomi come Schweling, Klugkist, Duntze, Chytraeus e Wachmann.

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città cugina Amburgo, Smidt e la costituzione della Germania, le sue idee progressiste, la fondazione della rivista Hanseatische Magazin, la cacciata degli ebrei da Brema da parte di Smidt fino alla eventuale amicizia con Henriette von Preußen. La letteratura su Smidt è completamente in lingua tedesca nonostante i continui e difficili rapporti con l´Impero francese e, soprattutto, la sua partecipazione al Congresso di Vienna. A livello nazionale, in Germania, il personaggio Smidt non gode di una notorietà, é quasi sconosciuto. Tracce si trovano tra Lubecca e Amburgo, città Anseatiche. Altri diari scritti da Smidt risultano ancora inediti, come quello in cui ha scritto in un precedente viaggio a Dresda. L’archivio di Stato di Brema rimane, fino ad oggi, il maggior custode della documentazione del

Bürgermeister. Nel solo anno del 2008, in memoria

del 150esimo della sua scomparsa, ha dedicato quasi l’intero numero del Bremisches Jahresbuch, alla figura del fondatore della città di Bremerhaven. Tuttavia, nella letteratura, non esistono approfondimenti sul periodo giovanile di Johann Smidt, neanche quando, frequentando l’Università di Jena, aveva conosciuto Goethe, Fichte e Paulus. In viaggio verso l´Italia, attraversando la Svizzera a piedi, Johann Smidt, approfittando delle soste nelle locande, apriva il suo taccuino e annotava riflessioni, poesie e qualche schizzo. Tutta la documentazione della sua vita (diciotto metri tra carteggio, lettere, corrispondenza, ritratti, diari, carte geografiche, appunti e alcuni libri personali) all’archivio di Stato della città di Brema dopo decenni di permanenza

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nella ex Unione Sovietica dalla fine della seconda guerra mondiale. Diversi studiosi, da anni, hanno tentano di organizzare la documentazione Smidt denominata Nachlass 7.20.

Il viaggio è descritto da Smidt con maggiore attenzione, annotava, man mano delle stesure e delle riflessioni, sempre in ordine cronologico, allontanandosi dalla quella che inizialmente doveva e poteva essere una forma-libro. Diventa poi, una stesura provvisoria da riutilizzare per la corrispondenza che, programmaticamente, non fu mai abbandonata. Il suo diario non contiene note, tranne che nell’ultima pagina, utilizzata come foglio di calcoli per varie spese sostenute, cancellate e indecifrabili. Scritto a penna corrente, verso la fine, é stato utilizzato soprattutto per segnare un rapido promemoria. Alcune annotazioni sono da rivedere, perché contengono certamente inesattezze e anacronismi come alcune delle lettere spedite ai suoi familiari, o forse opportunamente post o pre datate per un calcolo di comodità rispetto al servizio postale vigente in quel periodo. La sua grafia é irregolare e per niente posata (la stessa fidanzata si lamentava). Nonostante il manoscritto sia quasi sempre privo di correzioni e ripensamenti non vi é il dubbio, non esiste una "brutta copia" andata persa o altro, é questo l´originale. Alcuni compagni di viaggio, dopo qualche mese lo hanno chiesto in prestito. Smidt, attraverso la sua costante corrispondenza, aveva avuto un proprio addestramento linguistico e, dopo la prima

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essenziale, soprattutto, visto il poco tempo che, con i suoi compagni di viaggio, dedicavano alla stesura del Reisejournal e la scarsa disponibilità di spazio per un taccuino più grande. Il suo viaggio é stato una specie di palestra, un laboratorio mentale, una miscellanea tra luoghi visitati, persone, tra le quali molti conoscenti, utili per il suo futuro politico, arte pubblica e privata, e il particolare momento che i territori percorsi attraversavano sotto il dominio napoleonico. Quindi psicologia, arte, cultura, storia e sociologia spesso vengono racchiusi in un giudizio immediato, affidata a una grande personalità in una situazione storico-politica eccezionale.

Alcune note sul periodo universitario di Johann Smidt

Inconsapevole della carriera politica alle porte, si iscrisse alla facoltà di Teologia per volere di un padre severo anche se avrebbe preferito Leyden o Utrecht come sedi universitarie. Sì a Teologia, quindi, ma a Jena, questo fu il risultato di un compromesso tra padre e figlio. Brema, città con mire indipendentiste, osservava non con poca preoccupazione, la guerra tra Francia Spagna Olanda e l'Impero Britannico. Il giovane Smidt vide la vendita di Hessen e di Waldeckern e la presa della Bastiglia. Non correvano proprio tempi tranquilli ma era anche un periodo in cui furono i primi grandi viaggi transoceanici dei bremensi; India e Nord-America erano le mete più ambite. Tra le letture

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preferite di Smidt c'erano i racconti di Robinsons, Gulliver e Hagedorn, e con particolare curiosità opere di correnti di autori come Goethe, Schiller e Kant.

Lasciava, oltre al padre anziano e una madre malata, una sorella con la quale nutriva un rapporto speciale: diverse ed inconsuete erano le lettere scambiate tra loro, un amore platonico che turbava in maniera particolare il cuore del giovane Johann. La sua avventura a Jena, in un primo momento fu oggetto di particolari sofferenze a livello personale. Trascorse complessivamente tre anni, con una parentesi invernale tra il 1793 e il 1794. Quella di Jena era l’università più note della Germania, di Schiller11, Paulus12 e Reinholds13.

11 Schiller, Johann Christoph Friedrich von. (10 novembre 1759

– 9 maggio 1805). La cattedra di storia e filosofia gli venne affidata nel nel 1789. Inizia lo studio di Kant e sull´estetica. Nel periodo di Jena (1793) scrive la Storia della guerra dei

Trent'anni.

12 Paulus, Eberhard Gottlob ( 1 settembre 1761 – 10 agosto

1851) prefessore ordinario di Teologia a Jena dal 1793. Viaggiò attraverso Germania, Olanda e Francia. Ha insegnato anche Lingue Orientali.

13 (Vienna, 26 ottobre 1758 – Kiel, 10 aprile 1823), filosofo

austriaco. Trascorse gli anni della sua attività speculativa in Germania, dove partecipò al dibattito sulla filosofia di Kant e preparò il terreno allo sviluppo dell'idealismo. Dopo la soppressione della Compagnia di Gesù, di cui era membro dal 1772, entrò nei Barnabiti, divenendo, dal 1778, professore di filosofia. Nel 1783 abbandonò, su propria volontá, lo stato religioso e si trasferì a Lipsia, con l´aiuto del prof. Petzhold. Il 18 maggio si sposó con una figlia di Christoph Martin Wielands (1733-1813). Collaborò alla rivista «Deutscher Merkur», in cui difese le idee di Herder contro Kant e su cui pubblicò, tra il 1786 e il 1787, le Lettere sulla filosofia kantiana che, oltre a promuovere un vasto interesse intorno al grande filosofo di Königsberg, gli assicurarono la fama e la cattedra all'Università di Jena (1787-1794), tentando una rielaborazione sistematica del criticismo kantiano che chiamò "filosofia elementare". All'epoca di Lipsia appartengono le sue opere fondamentali: Versuch einer

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Inizialmente frequentava le lezioni di Reinholds col quale si instaurò un rapporto particolare, quasi di amicizia. Lo stesso Reinhold, preoccupato per il suo allievo, spesso consigliava a Smidt un semestre libero da dedicare esclusivamente alla cura della salute. Il forte influsso della filosofia non cancellava, tuttavia, gli interessi per la Teologia che seguiva con altrettanta attenzione. In quel periodo Smidt prediligeva la letteratura e aveva l'onore di far parte della ristrettissima cerchia di quelle due dozzine di ascoltatori che presero parte alle ultime letture private date da uno Schiller malato (morirà di tubercolosi nel 1805), letture che vertevano, su Cicerone, Platone e su Omero. Tutte queste lezioni, in particolare quelle con Paulus e Reinhold, aprivano in lui ogni giorno nuovi orizzonti che puntualmente comunicava attraverso numerose spedite, quasi una al giorno, all'amata sorella e ai genitori. Durante questo primo periodo Smidt soggiornava nella casa del sindaco Paulsen e le sue amicizie furono soprattutto legate a persone conosciute già da Brema come, Friedrich Lautsch14 prima amico di ginnasio, poi collega a Jena. Lautsch manteneva un rapporto segreto con una compagna da cui ricevette una

su una nuova teoria della facoltà umana della rappresentazione), Beiträge zur Berichtigung bisheriger Missverständnisse der Philosophen, Ueber das Fundament des philosophischen Wissens, Auswahl vermischter Schriften, Ueber die Paradoxien der neuesten Philosophie, Sendschreiben an Fichte und Lavater über den Glauben an Gott, Beiträge zur leichtesten Uebersicht des Zustandes der Philosophie bei dem Anfange des neunzehnthen Jahrhuderts. Nel 1794 si trasferì a

Kiel dove rimase fino alla morte. e materie come Logica, Metafisica e Storia della Filosofia.

14Lautsch, Johann Friedrich (1772-1799). Diversa la

corrispondenza tra Smidt e Lautsch datata 1795-1799. Si trovano anche lettere del periodo antecedente, nel periodo del ginnasio.

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figlia, il tutto nascosto ai genitori. Riuscì con l'aiuto e la complicità degli amici, tra cui anche Smidt, a sostenere il rapporti anche a distanza. Ma la sorte, evidentemente gli era contro, morì a 27 anni. Ma questo non fu l´unico dispiacere. Boismann15, un altro amico dai tempi del ginnasio, a cui era particolarmente legato soffriva di una grave malattia per la quale come unico rimedio gli consigliarono una cura a Wiesbaden e Schwalbach. Perse la vita proprio durante il trasferimento da Jena in compagnia di Smidt e Gerhard Lange, altro compagno di studi di ginnasio. Questi due episodi alimentarono in Smidt il desiderio di rientrare a Brema. Scriveva ai genitori, in una lettera del 1 aprile 1793: “tanta è la mancanza dalle persone,

vicino al mio cuore, che abitualmente frequentavo nella mia amata terra lontana, Voi non ci credereste quanto sia difficile la mia permanenza qui, non aspetto altro che trascorrere un felice ritorno a Brema…

In quell’anno, correva il 1793, la corrispondenza partiva da Brema e faceva una prima tappa a Erfurt, da lì, veniva smistata per le diverse destinazioni, in questo caso da Jena, nei giorni di giovedì e di domenica alle 10 del mattino. Raggiungevano la destinazione, rispettivamente, il mercoledì e il sabato alle 2 del pomeriggio. L´orario ufficiale

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ovviamente dipendeva dalle condizioni meteorologiche e, spesso, subiva dei ritardi16.

Il destino della sorella, tanto amata, stava per cambiare. Johann aveva ricevuto la notizia di una proposta di matrimonio arrivata in casa Smidt. L’incertezza trapelata dalla sorella lo convinsero di rientrare a Brema e di lasciare almeno per il momento l’Università. Si trattava di Gerhard Castendyk17, anche lui aveva studiato all’Illustre Ginnasio di Brema come Smidt e si era iscritto all´università di Jena in diritto nel 1789, dove si laureò il 30 del 1792. Smidt non lo aveva mai incontrato a Jena, ma, come aveva scritto alla sorella, aveva sentito parlare di lui e “anche in

maniera molto promettente”. Una volta a Brema,

Smidt ebbe modo di frequentare Castendyk e tra i due si instaurò una vera e propria amicizia basata su “un reciproco rispetto e fratellanza”. In alcune lettere poi, il Castendyk si rivolgerà scriverà a Smidt con un “caro fratello”. Il 7 novembre del 1793, Catharina Smidt e Gerhard Castendyk si sposarono e arrivarono subito dei figli: 1794 Mathilde, 1795 Johann, 1797 Wilhelm e 1801 Hermann, ma a ventisei anni Catharina si ritrovò vedova con quattro figli a causa della prematura scomparsa di suo marito.

16Monika M. Sculte, Ein erschrecktes Maedchen, eine

widerspenstige Braut in Trauer und eine freiheitslebende junge Frau, ag 42-106, in Bremisches Jahrbuch, Bd. 78-1999.

17 Castendyk Gerhard (23 agosto 1769-23 novembre 1801)

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Durante quell´inverno oltre a dedicarsi al matrimonio della sorella non rimase certo inattivo: il 7 aprile del 1794, sempre su pressioni del padre,

Smidt superò gli esami teologici

(Kandidatenexamen). Il padre intendeva convincerlo a terminare la sua esperienza universitaria, ma non andò proprio così. Decise di rientrare a Jena e di affrontare il suo secondo periodo di soggiorno, che durò un anno, dall'ottobre del 1794 all'autunno del 1795.

Riprese gli studi con Paulus e tutto si svolgeva regolarmente fino a quando non arrivò un nuovo giovane professore di filosofia di nome J. G. Fichte18. Il solo arrivo di un noto filosofo come Fichte convinse Smidt a prolungare di un altro semestre i suoi studi.

Quando lasciò l'università nel 1795 il futuro non gli era ancora molto chiaro. Iniziò a dare lezioni di Teologia e “la sua anima sembrava non trovar pace, ben altro futuro aspettava alla sua porta”. Il 18 giugno del 1796 morì il padre e sua sorella aveva già lasciato la casa materna.

Ironia della sorte fu proprio in quel periodo che conobbe una ragazza, Wilhelmine Rohde (Brema, 8.1.1777 - 29.12.1848) con la quale si instaurerà, in un primo momento, un amore segreto. Questa nuova

18 Fichte, Gottlieb Fichte (19 maggio 1762-27 gennaio 1814).

Professore di Filosofia a Jena dal 1794 fino al 1798 dove scrisse tra l´altro: Fondamenti della intera dottrina della scienza (1794).

Discorsi sulla missione del dotto (1794), Fondamenti del diritto naturale (1796), Sistema della dottrina morale (1798).

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conoscenza gli diede voglia di viaggiare. In realtà Smidt aveva sempre avuto voglia di viaggiare: come si è già visto effettuo diversi viaggi prima e durante il suo soggiorno a Jena, ma doveva fare sempre i conti contro una certa opposizione da parte dei genitori e soprattutto del padre, preoccupato della debole salute, delle condizioni atmosferiche e delle problematiche di sicurezza inerenti a quel periodo. Scrive Smidt il 1 aprile 1793 prima di intraprendere il viaggio da Jena a Brema, e dopo aver atteso la lettera dei genitori in cui chiedeva il permesso di intraprendere tale viaggio: il Postmeister (cuccettista) mi ha assicurato che in sei giorni saremo sani e salvi in Brema, anche se la scorsa settimana è caduta tanta neve, questa settimana ci saranno solamente bellissime giornate, così sarò da voi martedì o mercoledì. Per quanto riguarda il passaporto sono stato questa mattina dal procuratore il quale mi ha detto di portare con me la mia matricola così potrà darmi quello nuovo. Sarò in ogni caso al sicuro quando arriveremo ad Hannover. Porterò con me anche gli abiti caldi, per poter ben curare la mia salute. Voglio finire il prima possibile tutti i compiti da non portare dietro ed utilizzare solamente un piccolo cesto in paglia da viaggio da non portare sospetto a nessuno e Vi prego di non preoccuparvi come avete fatto per il mio primo viaggio.

Durante il soggiorno a Brema affrontò un viaggio attraverso la Germania passando per Carlsbad, Tepliz e Dresda: in quest'ultima città trascorse

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alcune settimane19 ad ammirare la famosa galleria. Qui, arrampicandosi verso l'alto per meglio osservare alcuni capolavori, si procurò una ferita ad un occhio: guarirà solamente dopo il viaggio in Italia. Prima, però, si concentrò nella letteratura approfondendo le Xenien von Goethe e Schiller (primavera del 1797). Con questa euforia, penna alla mano, scrisse i suoi Antixenien e li spedì ad un suo amico universitario, Horn di Braunschweig futuro senatore a Brema. Alla sua insaputa, furono poi inoltrati ad una terza persona, di nome Himly, che con la complicitá di Horn li diedero alla stampa col titolo di An die Xeniophoren. Ein kleines

Messpräsent. Al ritorno del suo viaggio li troverà in

stampati presso una piccola libreria di Francoforte. Nel 1798 assunse l’incarico di professore di Filosofia nel ginnasio di Brema e si sposò con Wilhelmine Rohde,20 figlia del farmacista, Johann

19 esiste diario di questo viaggio in archivio.

20 Dalla loro unione nacquero dieci figli: Johanne Sophie

Wilhelmine, Johann Conrad Hermann , Juli Charlotte Wilhelmine, Johann Hermann , Johann Heinrich Wilhelm, Johann Gerhard Wilhelm, Johann Freidrich Gustav, Johann Gerhard Wilhelm, Julie Johanne Charlotte Wilhelmine Mine e Johann Wilhelm Conrad Georg. nel 1770 si aggiudicò la concessione dal comune di ottenere la farmacia in Sögestrasse, via centrale più frequentata. Originario di Kasse si era sposato con Metta Bredou, di origini francesi. Nonostante non di origini di Brema, la famiglia Rohde era ben collegata con le conoscenze di alto rango della città. Johann Conrad Rohde si era sposato, dopo aver perso la prima moglie nel 1786, con Angelina von Post la quale aveva diversi antenati nella cerchia di amministratori e politici di Brema. Le loro quattro figlie a sua volta si sposarono con altrettanti personaggi della vita pubblica. Anna (1773-1810) con il commerciante Heinrich Noltesius (1770-1828) amico di studi Smidt; Wilhelmine (1777-1848) con Johann Smidt nel 1798 al momento Professore ma futuro sindaco, Friederike (1778-1859) con Daniel Noltesius (1779-1852) tra l´altro sindaco di Brema, nel 1808 Metta (1780-1867) con Georg Bekenn, pastore della Rembertikirche. Ci fu anche

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Conrad Rohde21 (1747-1804). I due si erano conosciuti al termine del periodo di Jena tra incontri nella cerchia e conoscenti di amici in comune. Smidt frequentava dal periodo scolastico Heinrich Noltesius (1770-1828) che aveva sposato nel 1796 Anna Rohde (1773-1810), sorella maggiore di Wilhelmine. Fu probabilmente in questa cerchia di amici che i due si erano conosciuti. Anche la sorella più giovane, Friederike Rohde (1778-1859) frequentava spesso il circolo dei Noltesius, sposò Daniel Noltesius, un fratello di Heinrich. Daniel Noltesius (1779-1852)22.

unico figlio maschio aveva diritto ad ereditare la farmacia, ma morí giovane. La farmacia, ancora oggi esistente, fu venduta.

21 nel 1770 si aggiudicò la concessione dal comune di ottenere

la farmacia in Sögestrasse, via centrale più frequentata. Originario di Kasse si era sposato con Metta Bredou, di origini francesi. Nonostante non di origini di Brema, la famiglia Rohde era ben collegata con le conoscenze di alto rango della città. Johann Conrad Rohde si era sposato, dopo aver perso la prima moglie nel 1786, con Angelina von Post la quale aveva diversi antenati nella cerchia di amministratori e politici di Brema. Le loro quattro figlie a sua volta si sposarono con altrettanti personaggi della vita pubblica. Anna (1773-1810) con il commerciante Heinrich Noltesius (1770-1828) amico di studi Smidt; Wilhelmine (1777-1848) con Johann Smidt nel 1798 al momento Professore ma futuro sindaco, Friederike (1778-1859) con Daniel Noltesius (1779-1852) tra l´altro sindaco di Brema, nel 1808 Metta (1780-1867) con Georg Bekenn, pastore della Rembertikirche. Ci fu anche un figlio maschio, Hermann Rohde (1794-1818) che come unico figlio maschio aveva diritto ad ereditare la farmacia, ma morì giovane. La farmacia, ancora oggi esistente, fu venduta.

22 aveva studiato diritto a Gottinga, immatricolato nell’anno

1800, avvocato e notaio a Brema, nel 1807 Segretario Distrettuale esperto in Criminologia, il 21 ottobre 1811 Tesoriere (Kämmerer), dal 1811 al 1813 Giudice di Pace. Fu anche sindaco di Brema.

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CAPITOLO III

Il motivo del viaggio

All'inizio del 1797 il ventiquattrenne Smidt aveva deciso di partire. Dotato di fermezza e convinzione riusciva a riflettere maggiore sicurezza ai suoi coetanei, compagni di viaggio. Il suo giro aveva un obiettivo chiaro, mantenere una promessa fatta al padre: la sosta in Svizzera non significava solo piacere ma aveva come obiettivo di seguire una missione, diventare pastore23. L’appuntamento fissato, era per il primo giorno di settembre a Zurigo e il viaggio non poteva durare quattro o massimo cinque mesi. Un costante e ricco scambio di corrispondenza che teneva da Brema gli permetteva di tenersi aggiornato con i suoi colleghi di studio di Jena e dare vita ad una preparazione per giovani viaggiatori esordienti che si accingevano a predisporre quelli che erano gli schemi generali di riferimento in cui articolare una ricerca di idonea compagnia24.

23 Bernhardine Schulze-Smidt, Der alte Smidt und sein altes

Bremen. Leuwer Verlag. 1913. Bremen.

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La preparazione

Köppen25, amico e collega di Jena, che nel frattempo si trovava a Gottinga, scriveva: ho sentito da

Noltenius che tu, caro Smidt, durante le vacanze di Pasqua, passerai da queste parti intento a continuare il tuo viaggio per la Svizzera [...]anche Raison e Böhlendorff hanno in programma di dirigersi da quelle parti e sarà sicuramente durante l'estate. In quel periodo anche Berger e Hülsen si troveranno in Svizzera. Ma quanti Jenensi ci saranno?26 [...]

Continuando in una lettera successiva, dopo appena venti giorni [...] annotava: Floret difficilmente sarà

socio della nostra “Gesellschaft”, infatti sta organizzando un viaggio verso Berlino. Invece, ho scoperto, attraverso Raison, che anche Herbart raggiungerà Böhlendorff in Svizzera. Non vuole che si sappia in giro, ma per me risulta impossibile non dirtelo. Böhlendorff è completamente in estasi per tutto questo. Se ci pensi, mancano solo poche persone e in Svizzera sarebbe raccolta la nostra intera compagnia della Gesellschaft di Jena27 [...]

E ancora, in una terza lettera, [...] Raison viaggerà

con noi. Böhlendorff, in compagnia di alcuni svizzeri, arriverà verso fine marzo e partirà poi a metà aprile verso Berna. Lì ha ottenuto un posto da

25 Un elenco degli amici di viaggio e corrispondenza si trova nel

prossimo capitolo.

26 Staatsarchiv Bremen; Nachlaß Johann Smidt, lettera del 22

gennaio 1797

27 Staatsarchiv Bremen; Nachlaß Johann Smidt, lettera 11

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insegnante come maestro di corte. Non potrà quindi fare un viaggio interessante attraverso la Svizzera28[...]

Come da consuetudine, si evitava di partire soli ma si cercava di organizzarsi in maniera tale da essere sempre almeno in due o più viaggiatori. Questo, oltre a dare una maggiore sicurezza, rendeva la fase preparatoria più elaborata. Si dava vita, così, ad un processo di veicolo della trasformazione dell’individuo in una identità collettiva. Il gruppo in viaggio che diventa una società nella misura in cui si stabilisce il rango e la posizione dei suoi membri dove la persona sociale fissata all’interno del gruppo poteva assumere una diversa connotazione dal luogo di origine29.

Smidt riceve in data 2 marzo una lettera da Böhlendorff, quasi a conferma della lettera precedente ricevuta da Köppen, come se si chiedesse una specie di permesso allo stesso Smidt, e ancora una volta, si aggiornava la lista dei compagni di viaggio, rivolgendosi a loro col termine di “candidati” prima, e “società dei viaggiatori” dopo:

sarò da voi, forse ancora una volta con Fichte, il quale ci propone due nuove candidati, uno un mio amico e anche membro della nostra “società”, il dottor Mührenbeck. Finalmente si é definitivamente deciso che il nostro caro amico Herbart partirà con

28Staatsarchiv Bremen; Nachlaß Johann Smidt, lettera 26

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noi il giorno 26 marzo e attraverseremo Gottinga. La “società dei viaggiatori” fin qui sarà così composta: Fischer, Steck, Herbart, Mührenbeck, Lange e me...

Smidt, che nel frattempo aveva lasciato gli studi a Jena, a sua volta partiva con un altro gruppo direttamente da Brema. Almeno durante la prima parte del viaggio non mancheranno entusiasmo e figure femminili, continua Böhlendorff: lo svizzero

Fehr si accoderà a noi direttamente da Gottinga, e tu mio caro, con Raison e Köppen chiuderai il cerchio […] Madam Herbart ti prega di accompagnare fino a Gottinga Annette Schröder (che a me piace!) la quale pensa di tornare indietro fino ad Altenburg.

Anche per quanto riguarda l'equipaggiamento i compiti erano ben suddivisi, continuando il Böhlendorff chiedeva: […] se mi darai una

conferma, potresti scrivere a Fehr, oppure si potrebbe informarlo attraverso Köppen […] lui avrebbe il compito di organizzare il materiale necessario per il nostro viaggio, sarà il responsabile del trasporto del materiale di equipaggiamento...

Un estasiato Böhlendorff, concludendo, annotava:

raramente ho vissuto la mia vita in maniera cosi intensa come in questo periodo, non ho avuto mai cosi tanto a cuore le persone che frequento. Si Smidt! Siamo felici come i bambini, uomini felici, andremo dove vogliamo, sulle montagne, li saremo più vicini per parlare con gli dei, come amici ci

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stringeremo le mani, e li potrò anche rivedere il mio Berger30.

Come si può notare da queste prime lettere di scambio, l’Italia come destinazione da raggiungere, non fu ancora menzionata. Arriveranno fino a Milano, indecisi se continuare per vivere l'area del mediterraneo, fino a Genova. Forse per timore, forse per precauzione la Svizzera, la terà della libertà, era posto come primo ma non unico obiettivo da raggiungere, il viaggio doveva continuare.

Casimir Ulrich Böhlendorff voleva raggiungere il cielo e il mare, le Alpi e il Mediterraneo erano nelle sue aspettative, le prime le vedrà, ma il Mediterraneo no, non riuscirà a convincere i suoi compagni di viaggio.

Mentre da Gottinga si procedeva ancora per la parte organizzativa. Smidt, da Brema, diventava sempre più la figura centrale. Il 24 marzo, Köppen, riepilogava gli ultimi dettagli alimentando alcuni dubbi e tentando di modificare ancora una volta il piano:

Caro Smidt, con i nostri piani potremmo cambiare alcune circostanze. Francamente anche a me non piace il fatto di arrivare così tardi a Zurigo. Se ci fosse stata la pace, avrei suggerito, in ogni caso, di passare da Basilea, magari scendendo per il Reno, ma credo che almeno per quest’anno non si possa pensare ad una pace. Un passaporto da

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Reinhard potrebbe ritornarci molto utile, non dovevi riceverne uno anche tu da Raison? Di lui mi fido poco, è un “Curländer”. Credo che mi farò mandare un passaporto anche da casa e mi prenderò anche uno locale e per quanto riguarda il nostro equipaggiamento, mi è venuto in mente che un paio di pistole non sarebbero affatto inutili31...

Si proprio un paio di maneggevoli pistole che saranno oggetto di una piccola disavventura. Oltre i vari lasciapassare, la documentazione che certificava l’identità, le lettere di presentazione etc. varie guide suggerivano di avere sempre a portata di mano un paio di pistole cariche. Secondo Brilli32, già a partire da metà dell’Ottocento, più di un “monitore della moda” sentenziava che era passato il tempo in cui si mettevano da parte, riservandoli ai viaggi, vestiti stinti o cappelli sformati e gli abiti della nuova borghesia non dovevano essere né troppo eleganti, né troppo trasandati, ma assumere un proprio stile e una propria fisionomia. In pratica, l’importanza che riveste l’abbigliamento è indubbio, si devono affrontare giorno per giorno l’insicurezza delle strade, la scarsa affidabilità delle carrozze, gli incidenti e la clemenza del tempo. L’abito come schermo contro le insidie, i pericoli e i disagi del viaggio. Esso deve essere in grado di conciliarsi con

31 Smidt scrisse in data 11 e 16 aprile a Ferdinand Beneke, amico

di famiglia, all’epoca avvocato ad Amburgo, il quale gli procurò dal delegato francese Lemaitre un pass spedendolo a Brema. Il giorno 16 ottobre dello stesso anno, Beneke incontrò ad Amburgo, Koeppen e Raison, e parlarono proprio del viaggio che si era appena concluso (dal diario di Beneke della Fondazione Studi Beneke, Amburgo – www.ferdinand-beneke.de).

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le condizioni atmosferiche e ambientali più varie, dovendo esibirsi in ogni stagione e adattarsi alle escursioni termiche più marcate. Scriverà ancora il 30 marzo:

Caro Smidt

[…] sarebbe meglio viaggiare nella Svizzera a piedi,

cosa che anche tu saprai. Il tutto dipende se preferisci andare con le scarpe o con gli stivali, in ogni caso ti devi far inserire delle suole doppie e molto forti, un paio del genere sarebbe meglio portarle direttamente da Brema altrimenti non sapresti che materiale trovare in Svizzera e a che prezzo te le farebbero. Mi sono fatto realizzare un paio di stivali, personalmente preferisco gli stivali alle scarpe. Inoltre non so se a te sono comodi pantaloni lunghi, se fosse così te li consiglierei. Porterò con me solo pantaloni corti con mutande di lino. Potresti scegliere anche degli stivaletti, ma il tutto, ovviamente, dipende da come sei abituato. Non é necessario avere in tutta la Svizzera un accompagnatore ma meglio se di tanto in tanto ne prendiamo uno solo per necessità […] panni, pantofole (la quale necessità dipende sempre dalle proprie esperienze) un piccolo asciugamano, un paio di copri gambe33, calzette e altre scarpe per essere in ogni caso pronti a presentarsi. Le scarpe potrebbero sostituire le pantofole. Ti devi far fare la tua valigia nella maniera che tu la possa portare

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comodamente, di solito si gira con quella specie di borsa usata dai cacciatori.

I viaggiatori che intendevano proseguire verso la Svizzera, la Germania e l’Italia, dovevano ottenere in anticipo il visto d’ingresso nei vari stati in cui erano suddivisi i paesi. I visti potevano essere richiesti anche presso rappresentanze consolari e diplomatiche di città più prossime a confini degli stati verso cui si stava dirigendo. Prima del 1860, il viaggiatore diretto in Italia doveva procurarsi tanti passaporti, quanti erano gli stati che intendeva visitare, o che doveva attraversare, oltre naturalmente a quello d’origine. La stessa somma di denaro, che si intendeva portare con se, anche nei casi di paesi più liberali, poteva essere un problema. Diventava uso comune, tra i viaggiatori, di farsi lasciare un avviso di pagamento per le corrispondenti banche continentali e italiane nelle quali si intendeva far sosta. In genere l’avviso di pagamento, o la lettera di cambio, era redatto in triplice copia, una delle quali veniva rilasciata al viaggiatore, mentre le altre due venivano spedite per corriere alle banche interessate34. Continuando: […] Se vuoi portare con te delle monete, allora

prendi le Caroline, le quali si possono usare in tutto il regno e nella Svizzera […] lettere di credito le preferisco al fastidio che comporta il trasporto della moneta in contante […] avrei la possibilità di poter ritirare (lettere di credito) in Erfurth, Basile, Zurigo e Ginevra […] per me sarebbe molto comodo e

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piacevole se potessimo incontrare Bärnhoff in Svizzera. Se non vogliamo perdere molto tempo e forse saltare alcuni piccoli paesi, potremmo arrivare benissimo a Berna nel mese di luglio, inoltre potrebbe essere anche opportuno anticipare la partenza di otto giorni...

Intraprendere viaggi di lunga durata era un´esperienza che richiedeva coraggio, spirito d´iniziativa, gusto per l´avventura. Chi si preoccupava di raggiungere mete situate nelle diverse regioni d´Europa sapeva di farlo mettendo a repentaglio non la vita stessa come accadeva un secolo prima, ma quasi. Affrontarono bufere di neve in Svizzera, rovesci di pioggia sul Lago di Como e i tormenti dell’afa a Milano.

Smidt, Raison, Köppen e Böhlendorff partirono il 6 maggio del 1797 da Francoforte verso Heidelberg attraversando Mainz e Mannheim. Il 22 sostarono a Friesenheim, alle porte di Offenburg. Arrivati a Basilea fecero visita al sindaco Buxtorf e ad Aarau diedero il benvenuto al quinto della compagnia, Barnhoff. Dal 6 giugno sostarono quasi un mese sul Lago di Bieler per poi raggiungere la prima grande città, Berna. Passati a Losanna il 2 luglio, poi Vevay, Morges, Rolle, Versoix e Ginevra (8 luglio). Ogni luogo della “libera Svizzera”, lo attraversarono completamente a piedi, e ispirati, ad ogni sosta formulavano una riflessione poetica o filosofica. Era questo lo spirito della prima parte del loro viaggio, filosofico. Continuarono per Chamonix, Bonneville,

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Chede, Martinach, Sion, Leukebach, Meiringen, Guttannen, Passo di Grimsel e Obergasteln.

Il diario di Johann Smidt

Nell’archivio di Brema diversi sono i diari scritti da Johann Smidt. Dal 1790 (aveva diciassette anni) aveva iniziato a tenere un proprio diario, in cui oltre a varie annotazioni, disegni, schizzi vari, raccoglieva le lettere che si scambiava con gli amici. Durante gli anni, da studente fino a senatore, passando da professore a sindaco, aggiornava costantemente le sue esperienze quotidiane. Il frammento del diario che descrive il viaggio tra la Svizzera e l’Italia è stato donato dai discendenti di Smidt, come la gran parte dei suoi scritti, agli studiosi e trova la sua collocazione sotto il nome Nachlass Smidt Johann, 7,20 – 113.

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La parte del diario ritrovato inizia come segue:

martedì 13 giugno

ci dirigiamo tutti insieme da Böhlendorf [...] una casa circondata da enormi giardini del Landsvogts35 di nome von Sinner, dai quali é insegnante36 dei bambini, la undicenne Elevin col passare del tempo diventerà la più bella ragazza di Berna [...]

giovedì 15 giugno

da Böhlendorff, dove trovammo Raison, il Landvogt Sinner ci invitò per l'indomani alle 5 [...]

venerdì 16 giugno

[...] eccomi, con Köppen e Raison, da Sinner. Come fu grande la nostra meraviglia di non trovare Sinner e neanche sua moglie ad accoglierci bensì Böhlendorf con i bambini che giocavano in giro [...] sedevamo nella camera sovrana – tè, vino, pane tutto in abbondanza [...] Böhlendorff iniziò a leggerci il suo diario di viaggio, scritto in maniera molto interessante, finalmente arrivò il Landvogt che si scusò per il ritardo, aveva una pipa in bocca e parlava molto riguardo alla fatale abitudine dei fumatori [...] raccontava che non voleva accettare l’evidente paura del Papa nei confronti dei

35 Landvogt in italiano: balivo. Nella Svizzera di antico regime

vengono definiti balivi i funzionari con poteri amministrativi e giuridici che amministravano gli otto “baliaggi ultramontani, i territori che oggi formano il Cantone Ticino. Tale situazione dura dalla conquista confederata dei territori nel 1512 all’istituzione della Repubblica elvetica nel 1798.

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francesi37, probabilmente parlava come aristocratico e come di questi tempi ci si preoccupi molto di Buonaparte [...] uno dei suoi figli più giovane, Ferdinand, un ragazzo promettente, aveva il compito di farci un complimento appena uscito dalla sua camera, ma si rifiutò tanto da prendere qualche sberla dal padre. A stento riuscimmo a trattenerci e scoppiammo dal ridere appena lasciata la casa quando eravamo quasi in strada. Böhlendorff ci accompagnò fino alla porta perplesso dal comportamento del Sinner [...]. Dimenticato di annotare che un altro dei figli, appena arrivati, era impegnato nello studio degli stemmi delle famiglie aristocratiche di Berna [...]. Nei giorni seguenti Böhlendorff decise di passare alcuni giorni tra gli amici di Jena. Erano riuniti Muhrbeck, Hülsen, Fehr, Lange, Herbart, Fischer e Berger. Organizzarono delle gite con alcune ragazze, tra cui una sorella di Fischer, diverse figlie del Obersten tra cui che una che piaceva particolarmente a Böhlendorf, di nome Sophie. Köppen intrattenne tutti raccontando storie sui contadini, a tratti recitava e addirittura cantava.

37 Dal 1648 la Svizzera, con la Pace di Westfalia, era uno stato

indipendente. Nel 1798 sarà invasa dalle truppe napoleoniche e trasformata in una repubblica unitaria: la Repubblica Elvetica.

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Lettere alla madre38

Cara Madre, ieri siamo arrivati a Berna, speravamo di trovare della corrispondenza ma la nostra speranza non é stata appagata. Rimarremo qui circa 8-14 giorni in cui spero di ricevere alcune notizie da Voi e dai Vostri cari che nostalgicamente desidero, anche il mio amico Herbart da Oldenburg e molti altri, tutti insieme si sono ritrovati qui e godono della gioia del ritrovarsi. Se andassimo via da qui allora si andrebbe vero Vevay dove incontrerò Chatelains. Purtroppo negli ultimi 14 giorni abbiamo avuto bruttissimo tempo, spesso ci siamo bagnati completamente dalla pioggia, ma la nostra salute non ne ha risentito. Viaggiare a piedi rafforza in maniera straordinaria, questo viaggio lo ricorderò per tutta la vita. Venerdì scorso siamo giunti in un paese che si trovava in alta montagna, appena svegliati la mattina siamo stati sorpresi affacciandoci alla finestra, fuori era tutto innevato. Quando siamo ripartiti la neve ci arrivava fino alle ginocchia. Ci dissero di non ricordare, almeno negli ultimi vent’anni, di aver visto cadere in questo periodo dell’anno, così tanta neve. Tra breve, il mio professore, terrà una piccola lezione e per questo sono costretto a interrompere questa lettera qui…Johannes

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Il 26 giugno Smidt, dopo aver salutato Hülsen e Berger, invitandoli ad incontrarsi sulla via di ritorno in Zurigo, proseguì per Vavay e il lago di Ginevra. Böhlendorff e Fehr andarono verso Schwarzenburg.

sabato 22 giugno

alle 6 eravamo a casa [...] dopo aver scritto alcune lettere arrivò Fehr da cui comprammo le pistole per 4 Caroline, Böhlendorff si fermò a dormire da noi.

domenica 23 giugno

sveglia alle 6 per preparare i bagagli [...] aveva chiesto a Böhlendorff di accompagnarci per un pezzo di strada, il quale dopo un primo rifiuto si convinse dicendo che doveva andare avanti tanto valeva arrivare fino in Italia [...] anche se non era in possesso dei passaporti adeguati decidemmo di rischiare lo stesso [...] arrivati ai piedi del monte Emmenthal abbiamo preso del latte fresco e Böhlendorf si fece radere da Raison davanti alla locanda [...] si divertì ad osservare una ragazza che, seduta in un angolo, non molto lontano, sorseggiava vino e sorrideva. In una mezz'ora eravamo arrivati a Hochstetten dove l'intera comunità era seduta a tavola, vi erano i genitori di Fischer e le sue tre sorelle, Liselle sembrava la più interessante [...] dopo aver mangiato tutti insieme abbiamo iniziato a raccontare alcune storie [...] cercavamo Fischer, volevamo sapere se intendeva raggiungere l'Italia con noi ma non poteva, promise di rivederci a

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Lucerna, anche Herbart vuole venire a Lucerna, abbiamo continuato a bere tè davanti alle porte e a chiacchierare con le ragazze [...] c'era anche la più piccola, Watteville, ma non disse una parola [...] mentre continuavamo a bere arrivò Lange da Berna – non aveva lettere per noi – così abbiamo iniziato il cammino verso Thun – Fischer e Lange che avrebbero passato la notte in Höchstetten ci accompagnarono per un pezzo e lo stesso Fischer raccontò di Steck che si trovava a Parigi e che aveva fatto delle conoscenze interessanti [...] Arrivammo molto tardi.

lunedì 24 luglio

alle 6 e mezzo del mattino abbiamo preso una barca, era una di quelle coperte [...] da Thun fino a Neuhaus [...] dopo aver letto e commentato una lettera di Baernhoff [...] per altre tre o quattro ore abbiamo continuato senza sosta fino ad Unterseen e poi per Interlaken dove abbiamo incontrato Vikar, il fratello di Beck,. Beck non era in casa [...] prima di raggiungere Raison e Köppen per Lauterbrunnen, in compagnia di Baernhofs abbiamo sfogliato il libro degli ospiti della locanda, la valle Interlaken e Lauterbrunnen era molto bella. Durante il tragitto ci fu una lunga conversazione riguardo il nostro comportamento rispetto a quello di Berger ed Herbert – mi sentii molto bene [...] gli altri li abbiamo incontrati un’ora prima di Lauterbrunnen, per strada era inevitabile ammirare la natura e, in

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particolare, un albero dotato di radici enormi che fuoriuscirono dal terreno. Dopo cena tutti subito a letto, a tavola Köppen ci aveva letto una storia e Böhlendorff una fiaba.

martedì 25 luglio

la mattina presto in Lauterbrunnthal Köppen e Raison decisero di fermarsi per disegnare il Staubach mentre Böhlendorff ed io abbiamo deciso di andare a visitare le cascate all'interno della valle [...] sulla via del rientro, un paio di stranieri, si mostrano subito di buona compagnia, e appena nella locanda un uomo di piccola statura si offrì come guida, ma già dalla prima impressione non si dimostrò di nostro gradimento [...] avevamo cariato i fagotti di Köppen e Raison e i nostri soprabiti tutti su di lui [...] tra noi lo avevamo dato il nome di asino [...] appena arrivati nelle vicinanze della cima del Jungfrau il proprietario del rifugio ci mandò incontro il figlio per offrirci il pranzo. Finalmente la Sennhütte [...] fantastico panorama [...] spesso ci furono delle piccole valanghe ma non fu per noi difficile salire sul Jungfrau [...] il panorama diventava sempre più bello [...]

mercoledì 26 luglio

sveglia alle 5 direzione Meyringen [...] in due ore e mezzo siamo sulla punta del Scheideck [...] abbiamo

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preso tre giovani ragazzi come guide [...] ci offrirono del latte fresco munto direttamente dalle mucche [...] nel piccolo rifugio arrivarono tre piccoli uomini tutti con le pipe in bocca [...] pagati i tre ragazzi abbiamo continuato il nostro cammino [...] ho visto il più bel arcobaleno della mia vita. Verso le tre del pomeriggio eravamo a Meyringen dove abbiamo incontrato un uomo dall'aspetto selvatico [...]Böhlendorff, guardando la cartina, ci confessò la gran voglia di arrivare fino a Genova, desiderava ammirare il mediterraneo [...] dopo cena i contadini e alcune ragazze si avvicinarono alla nostra camera [...] alcuni ci mostrarono una gran voglia di ballare con noi [...] uno mi tirò da parte offrendomi un posto letto nella loro camera. Mi chiese se io o uno dei mie amici avevamo voglia di dormire da loro, per poter condividere il divertimento, avrebbero provveduto per alcune ragazze carine disposte a trascorrere una intera notte molto divertente – ma non ne avevamo voglia e poco dopo andammo verso la nostra camera, gli altri ballarono fino alle 12 [...] - belle forme e fisionomie avevano gli abitanti della Haslithals [...].

giovedì 27 luglio

all’indomani mattina ognuno optò per una propria passeggiata [...] intravidi Köppen dall'altra parte del lago, stava disegnando [...] poi ho incontrato Raison e abbiamo proseguito insieme [...] a cena Böhlendorff ci ha letto una storia sull'Italia[...]

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dopodiché ci siamo fatti radere tutti [...] alle quattro abbiamo lasciato Meyringen [...] finito il temporale finalmente era possibile ammirare la bellezza del percorso in cui si potevano osservare dei tratti con particolari rocce di granito [...] a Guttannen abbiamo fatto una sosta in una locanda [...] la gente era molto amichevole e gentile [...] per ognuno di noi era disponibile un letto diverso [...]

venerdì 28 luglio

partenza alle cinque [...] sette ore di cammino [...] da Gutannen per il Grimsel ci fu offerto del buon vino rosso, proveniva dal lago Maggiore [...] arrivati in una locanda in Obergesteln la nostra guida ci avvisò che di solito non era permesso entrare con le pistole in Italia [...] e poi le nostre pistole erano così belle che avrebbero fatto gola sicuramente qualsiasi francese [...]

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Italia

Attraversarono la Val di Formazza il 30 luglio, passarono da Domodossola, dal Lago Maggiore e da Sesto fino ad arrivare nella Milano occupata. Era il 3 agosto del 1797, e vi arrivarono in barca. A Milano resteranno per quattro lunghissimi giorni. Vi erano i festeggiamenti della Repubblica Cisalpina ed era dimora di un certo generale Napoleone Bonaparte. Smidt lo vedrà, da una certa distanza, e per nulla al mondo poteva immaginare che un giorno, l’incontro si sarebbe ripetuto a Parigi, ma in altre vesti. Con i suoi compagni di viaggio ammirerà il duomo, la più

bella costruzione gotica mai vista prima nella mia vita, poi ancora i palazzi e i grandi strade.

Frequenteranno i migliori caffè del centro e, ovviamente, tutte le sere saranno al teatro. L’obiettivo prefissato di salutare un suo amico dell’università di Jena, il francese Perret, resterà irrisolto. Le vie milanesi, piene di militari e pretacci

ad ogni angolo, lo misero in ansia e si sentiva

perseguitato come se in ogni momento volessero rubargli i bagagli. Gli italiani mi sono proprio

antipatici, noterà. Il suo taccuino aveva il compito di

annotare, come richiedeva l´uso, la cronaca minuziosa di ogni evento: un insieme di appunti da cui attingere per scrivere alla madre, alla sorella, agli amici.

sabato 29 luglio

sveglia alle 5 latte e partenza dopo mezz'ora [...] cammino nella neve [...] cascate interessanti [...] e

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finalmente in Italia [...] si notavano già molte facce e figure italiane [...] la locandiera, la cui figura trovammo molto interessante, parlava solo italiano [...] una piccola passeggiata serale per Val Formazza con le sue belle montagne [...] abbiamo salutato la nostra guida, era con noi da Meyringen (il suo nome era Andreas von Bergen) ci siamo scambiati i bastoni.

Strada da Pomat verso Domodossola Domenica, 30 luglio

Sveglia alle 4 del mattino, per una buona mezz'ora abbiamo attraversato ancora la Val di Formazza, sull'intero tragitto vi erano soprattutto un sacco di chiese e cappelle, poi è iniziata la Tosa che ci portava dritti nella Val Antigorio [...] man mano il paesaggio diventava sempre più caratteristico, più colorato, più italiano. Imponenti, dai monti, pezzi di rocce scendevano a picco nel mezzo della valle. Alcune parti erano rivestite di muschio su altre era cresciuta dell'erba, a volte invece, era occupata da un unico albero. Gli alberi, e in particolare gruppi di alberi, avevano forme cosi particolari mai viste prima, nemmeno in Svizzera.

Stremati dal viaggio, capitava di finire alla mercé di osti esosi in locande scomodissime e sudice in assoluta promiscuità con gente di ogni risma. In Lombardia, occupata dalle truppe napoleoniche, vigeva un movimento particolare, le locande come

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altri posti di ritrovo, spesso vi erano scene di euforia e quasi, come annota Smidt, di euforia collettiva. mercoledì, 2 agosto 1797

avevamo dormito appena due ore quando un'orribile lamentela dalla vicina stanza ci svegliò. Cantavano, poi si aggiunse il suono di alcuni strumenti, si ascoltavano benissimo i discorsi sulla politica e termini come patriota, aristocrazia, repubblica e libertà. Riuscivamo ad udire qualsiasi particolare, suonavano e cantavano facendo un baccano pazzesco. Infine poi risero tutti. Anche dalla stanza delle donne si sentiva tutto, una cantò un bellissimo Arien. Verso le due smisero e finalmente potevamo dormire per un paio d’ore in santa pace. Intorno alle quattro ci svegliò il barcaiolo.

Da Sesto verso Milano

[...] la nave era abbastanza grande e tra i tanti passeggeri ne trovai uno che parlava tedesco [...] diceva di essere al servizio del Conte Borromeo [...] raccontava dei tumulti avvenuti sotto i signori piemontesi [...] anche loro vogliono una repubblica e chiamano il Re della Sardegna una marionetta e un Re della polenta [...] non era un buon democratico, fissò la sua coccarda etc. al servizio del Conte si sentiva a casa. Dall'inizio della rivoluzione il Conte era stato per quattro mesi in galera e poi fu rilasciato. É il più ricco in tutto il circondariato di Milano, guadagnava milioni

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