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Per una nuova edizione di Manuele Crisolora, «Sul discorso dell’imperatore»

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Academic year: 2021

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(1)Medioevo greco Rivista di storia e filologia bizantina.

(2) International Advisory Board Panagiotis A. Agapitos, Christian Hannick, Wolfram Hörandner, Elizabeth M. Jeffreys, John Monfasani, Inmaculada Pérez Martín, Diether R. Reinsch, Jan O. Rosenqvist, Jacques Schamp, Roger D. Scott, Peter Van Deun, Mary Whitby. Medioevo greco. Rivista di storia e filologia bizantina Direzione: Enrico V. Maltese, Luigi Silvano, Anna Maria Taragna, Paolo Varalda Redazione: G. Agosti, R. Angiolillo, T. Braccini, G. Cattaneo, R. Ciocca, G. Cortassa, E. Elia, E. V. Maltese, E. Nuti, R. M. Piccione, T. Prudente, E. Roselli, L. Silvano, A. M. Taragna, P. Varalda Università degli studi di Torino Dip.to di Studi Umanistici via s. Ottavio, 20 – I-10124 Torino tel. +39 011 6703615 fax +39 011 6703631 [email protected] www.medioevogreco.it Registrato presso il Tribunale di Alessandria al nr. 644 (27 luglio 2010) Direttore responsabile: Lorenzo Massobrio.

(3) Medioevo greco Rivista di storia e filologia bizantina. 20 (2020). Edizioni dell’Orso Alessandria.

(4) Volume edito a cura di E. V. Maltese, L. Silvano, A. M. Taragna, P. Varalda. © 2020 Copyright by Edizioni dell’Orso s.r.l. via Rattazzi 47 – I-15121 Alessandria tel. +39 0131 252349 fax +39 0131 257567 e-mail: [email protected] http: //www.ediorso.it È vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno e didattico. L’illecito sarà penalmente perseguibile a norma dell’art. 171 della Legge n. 633 del 22.04.1941. ISSN 1593-456X ISBN 978-88-3613-079-5. Realizzazione editoriale e informatica: Arun Maltese (www.bibliobear.com) Grafica della copertina a cura di Paolo Ferrero ([email protected]). In copertina: amanti in un giardino (Digenis Akritas e l’amazzone Maximò?). Piatto di ceramica, XII-XIII secolo. Corinto, Museo Archeologico..

(5) Per una nuova edizione di Manuele Crisolora, Sull’orazione dell’imperatore. Il Peri; tou' basilevw" lovgou di Manuele Crisolora,1 puntuale disamina e valutazione dell’orazione funebre composta da Manuele II Paleologo per il fratello Teodoro,2 che l’imperatore aveva inviato in visione al devoto Manuele Crisolora per ottenerne il parere, è il più lungo testo letterario crisolorino a noi pervenuto e riveste una considerevole importanza per le nostre prospettive sull’autore e sul suo ruolo nell’Umanesimo italiano.3 Lo scritto, che si presenta nella forma di una epistola particolarmente ampia (ca. 70 pp. a stampa), nel 2001 ha beneficiato di un’editio princeps condotta da C. G. Patrinelis e D. Z. Sofianos sul codex unicus autografo Meteor. Metamorph. 154 (= M). L’edizione non è priva di meriti, ma mostra difetti di impostazione e di applicazione che non sono sfuggiti alla recensione puntuale e lucida di A. Rollo, la quale a oggi rimane il contributo più rilevante sul testo crisolorino. A vent’anni di distanza i tempi per una riedizione del testo sono più che maturi. A chi affronterà il compito, ma già ai lettori odierni dell’opera, si rivolgono qui alcuni segnali di attenzione: 1. nel testo costituito (e riversato nel TLG) affiorano errori; a titolo di esempio, vd. p. 73, 21 sgg. P.-S. Ei[te to;n ejpainou'nta tiv" oJrwvh Puqiva kai; ajlhqw'" mei'zon h] kata; Puqivan peri; Swkravtou" yh'fon fevrei, h{ ge oujk e[nestin ajpistei'n ktl. Oppure se una qualche Pizia vedesse l’autore dell’elogio [sc. te, imperatore Manuele, che elogi tuo fratello Teodoro] ed esprimesse il suo voto secondo verità, anche più di quanto fece la Pizia nei confronti di Socrate [Plat. Apol. 21a],. ma il seguito fa difficoltà, perché in luogo di h{ ge occorre leggere, evidentemente, h| ge [i.e. h|/ ge]: «la Pizia [o un voto] a cui non è possibile non dar credito». Non ho potuto verificare il testo del manoscritto – che mi è rimasto inaccessibi-. 1. C. G. Patrinelis, D. Z. Sofianos (eds.), Manuel Chrysoloras and his Discourse addressed to the Emperor Manuel II Palaeologus, introduction and edition of the text, Athens 2001 (pp. 61-131: testo greco). 2 L’orazione di Manuele Paleologo fu composta entro il 1412, Manuele Crisolora poté leggerla solo più tardi e scrisse la sua lunga lettera di valutazione del testo nei mesi tra il luglio 1414 e l’aprile 1415, quando morì: vd. le precisazioni della recensione di A. Rollo all’edizione P.-S., «Byzantinische Zeitschrift» 96, 2003, pp. 307-313: 309-310 (d’ora in poi = Rollo). 3 Vd. in particolare E. Nuti, Manuel Chrysoloras’ Peri; tou' Basilevw" lovgou: Genre, Aims, Content and Sources, «Greek, Roman, and Byzantine Studies» 56, 2016, pp. 164-194.. «MEG» 20, 2020, pp. 295-301.

(6) 296. Enrico V. Maltese. le –, e dunque non posso dire se si tratti di errore di omofonia compiuto dall’autore in M o di errore degli editori; in questa seconda evenienza, l’assenza di iota subscriptum – un tratto dell’ortografia di Crisolora che gli editori hanno ritenuto discutibilmente di rendere sistematico benché in un certo numero di casi l’autografo impieghi invece l’iota subscriptum4 – può aver avuto un ruolo nell’incidente ecdotico. 2. Per ciò che attiene alla presentazione del testo, l’interpunzione adottata dagli editori lascia in più punti a desiderare, e, in qualche caso, complica o addirittura mette a rischio l’intelligibilità del contesto.5 Richiamo e.g. p. 70, 16-25 P.-S., un passo che ben esemplifica la tipica tendenza di Crisolora ad architetture complesse e prolungate, con un’espressione facile a sovraccarichi di levxi" katestrammevnh, e perciò particolarmente bisognosa di una accurata gestione interpuntiva nelle edizioni moderne: (… gli antichi epitafi rappresentano il culmine dell’etica politica e della didattica civile, per la loro energia nello stigmatizzare gli esempi negativi e nell’esaltare quelli virtuosi… ) “Adikon ga;r a]n h\n th;n me;n kakivan ou{tw kolavzesqai, th;n de; ajreth;n mh; stefanou'sqai: kajkeivnou" mevn, o{per ei\pon, dunamevnou" e[ti zh'n, th;n ponhrivan ajpokteivnein, touvtou" de; th;n ajrethvn, mh; ajnista'n kai; ajqanavtou" o}n duvnaito trovpon to; kaqΔ auJth;n poiei'n, ma'llon de; mhdΔ eja'n o{lw" ajpoqnhvskein. Kai; para; me;n tw'n kolavsewn a[llwn hJma'" zhmioumevnou", eJtevrou" beltivou" bouvlesqai poiei'n, para; de; tw'n pro;" a[llou" kai; aujth;n th;n ajreth;n gerw'n dikaivwn mh; a{ma aujtou;" te; ta; divkaia poiei'n, kajkeivnoi" ta; proshvkonta ajponevmein kai; tou;" teqnew'ta" ejgeivrein kai; pavnta" pro;" ajreth;n parakalei'n kai; to; kalw'" te a{ma th' povlei swvzesqai kai; deh'san ajpoqnhvskein. sarebbe ingiusto se l’indegnità fosse così punita e il valore, invece, non premiato con una corona; e se gli uni, come dicevo, uomini che ancora hanno la possibilità di vivere, li sopprimesse la loro viltà, gli altri invece non li resuscitasse il valore, e non li rendesse immortali – per quanto alla virtù questo sia dato come possibile –, senza nemmeno permettere, anzi, la loro morte; e (sarebbe ingiusto) se noi, colpiti dal male prodotto da alcuni, volessimo adoperarci per migliorare altri, ma non rendessimo giustizia agli autori di gesta virtuose con i giusti onori che toccano a loro e al valore, e non attribuissimo loro il dovuto e non ridestassimo i caduti e non esortassimo tutti alla virtù e a salvarsi nobilmente insieme con lo stato e se necessario a morire.. Per mantenere gli indispensabili legami della struttura sintattica complessiva nel non semplice periodo crisolorino occorre interpungere non ajpoqnhvskein. Kaiv, bensì, con pausa minore, ajpoqnhvskein: kaiv (o anche, eventualmente, ajpoqnhvskein, kaiv). Per un altro esempio si veda a p. 119, 23-27 P.-S.: Povte ga;r toiau'ta ajgavlmata dunhvsetai au\qi" hJ fuvsi" proenegkei'n; Ouj levgw tou;" e[xw sofou;" movnon kai; poihta;" kai; rJhvtora" kai; logogravfou" ajl-. 4. Patrinelis, Sofianos (eds.), Manuel Chrysoloras, cit., pp. 56-57, con le giuste riserve di Rollo, pp. 310-311. 5 Vd. Rollo, pp. 311-313, che propone una serie di fondate rettifiche a diversi passi..

(7) Per una nuova edizione di Manuele Crisolora, Sull’orazione dell’imperatore. 297. la; kai; tou;" qeivou" te; kai; hJmetevrou", w|n e[nioi ejn toi'" lovgoi" kajn th' fwnh' ejkeivnoi" hJmillhvqhsan, tina;" de; ejkeivnwn kai; parhvlasan.. Questa la disposizione del testo adottata da P.-S., ma in realtà il tratto da Ouj levgw a parhvlasan rappresenta un’espansione appositiva di toiau'ta ajgavlmata, e deve restare sulla medesima linea, a completare e dettagliare l’interrogazione/esclamazione precedente, e non essere trasposto alla linea successiva, per iniziare un nuovo paragrafo. Dunque: Quando la natura sarà in grado di produrre di nuovo tali simulacri [gli antichi Greci, maestri di letteratura e pensiero]? e non dico soltanto poeti, retori e oratori della paganità, ma anche i nostri divini cristiani, alcuni dei quali gareggiarono con quelli negli scritti e nella lingua, e ne superarono alcuni!. 3. Largamente difettosa è la redazione dell’apparatus fontium et locorum; in generale, va detto che questa zona dell’edizione, proprio per il valore ulteriore che assume là dove manchi il sostegno di una traduzione e di un commento, avrebbe dovuto essere particolarmente curata e ampliata, mentre così non è (l’insufficienza nell’identificazione dei luoghi citati dall’autore è già stata messa in rilievo da Rollo, p. 313, che in più di un caso ha fornito le indicazioni mancanti). Soprattutto qui, dunque, il prossimo editore è atteso da un lavoro oneroso, e aperto a numerosi risvolti, dato che lo scritto crisolorino si presenta per certi versi come una summa “umanistica” delle letture dell’autore, della sua riflessione sul senso profondo dell’esperienza culturale antica e sulla paideia che ancora e sempre ne emana. L’atmosfera che si respira nel testo, al di là degli ineludibili contorni di uno scritto di occasione (inclusa l’enfasi anche cerimoniosa nei confronti dell’amatissimo basileus), sublima a volte le minute componenti erudite in una dimensione vasta e profonda, con risonanze culturali autentiche, non esibitorie, dissimulate soltanto dall’essere immerse in una rielaborazione personale. Tanto più occorrerà dunque proporre nell’apparato dei luoghi non soltanto la corretta matrice di questa o quell’espressione, ma anche qualche percorso di lettura che, fin dove possibile, orienti in uno “scrittoio” crisolorino particolarmente – e forse, in parte, anche imprevedibilmente – composito. Mi limito, come sempre, a qualche esempio. L’inizio della lettera è mutilo, per la perdita del primo foglio del manoscritto;6 nelle prime righe del f. 2r … w{" te kai; Kaivsara fasiv, mhvpw th;n tw'n meirakivwn hJlikivan parameivyanta, ejpi; th' pro;" mhtro;" qeiva lovgon ejpitavfion eijpei'n ktl. (p. 61, 1-2 P.-S.) il locus non è registrato dagli editori. Ora, la notizia (fasiv) dalla laudatio funebris pronunciata nel Foro da Cesare per la zia Giulia (sorella del padre di Cesare e moglie di Mario il Vecchio) deriva da Plut. Caes. 5, 2 (th'" Marivou gunaiko;" ΔIouliva" ajpoqanouvsh", ajdelfidou'" w]n aujth'", ejgkwvmiovn te lampro;n ejn ajgora'/ dih'lqe); tuttavia non è escluso che Crisolora possa averla ricavata anche da Svet. Caes. 6, 1 «Quaestor Iuliam amitam uxoremque Corneliam defunctas laudavit e more pro rostris», data la sua sicura consuetudine con 6. Patrinelis, Sofianos (eds.), Manuel Chrysoloras, cit., p. 54..

(8) 298. Enrico V. Maltese. le Vite dei Cesari;7 non è di aiuto per stabilire con sicurezza una derivazione da Svetonio o invece da Plutarco la menzione dell’età giovanile di Cesare (mhvpw th;n tw'n meirakivwn hJlikivan parameivyanta: in realtà l’orazione fu tenuta nel 69 a.C., quando Cesare aveva più di trent’anni), circostanza che pare piuttosto un’inferenza di Crisolora, frutto forse di memoria imperfetta. Va aggiunto che nella lettera di Crisolora questo richiamo all’epitafio di Cesare per la zia – richiamo con tutta probabilità dovuto all’accostamento con l’orazione funebre di Manuele II per Teodoro, a quel che si può intendere dal contesto mutilo dell’inizio – non è così estemporaneo e caduco, poiché più avanti ha un posto importante nella serie topica dei “precedenti storici” in materia di elogi funebri: ricompare, infatti, a p. 74, 21 sgg. P.-S., a introdurre un cenno alla cultura elevata che regnava nella famiglia di Manuele II, anche tra le donne8 (koino;n ga;r tou'to th'" uJmetevra" oijkiva" oujk ejn ajndravsi movnon ajlla; kai; ejn gunaixi;n ajkmavsan, p. 74, 20-23 P.-S.); Crisolora si riferisce non soltanto a Elena Paleologina, moglie di Giovanni V Paleologo e madre di Manuele II (“Escomen ga;r kai; hJmei'" ejn toi'" crovnoi" touvtoi" ΔAspasivan nevan, th;n sh;n mhtevra kai; basilivda levgw, dunamevnhn kai; aujth;n a[rista levgein…), ma anche a una sorella di Manuele II, che, pur giovanissima,9 tenne un elogio del padre Giovanni V Paleologo, ancora in vita (dunque prima del 1391): … kai; ta;" ajdelfa;" ta;" sa;" ΔAspasiva" a[lla", w|n mivan ajkouvw, newtavthn e[ti, trovpon e{teron tauto;n Kaivsari poihvsasan, o{per ejkei'no" ejpi; th' qeiva, kai; oujk ajnameivnasan th;n touvtou teleuthvn: e[dei ga;r tauvthn ejkeivnou proapoicevsqai, ma'llon de; ajlhqw'" mei'zon h] kata; Kaivsara poihvsasan: oJ me;n ga;r ajnhvr, strathgo;" h[dh kai; aujtokravtwr o{son ou[pw mevllwn e[sesqai, gunai'ka teqnhkui'an, kata; gevno" aujtw' proshvkousan, ejphvnesen, hJ de; kovrh zw'nta basileva kai; patevra (p. 74, 23-30 P.-S.). In questo secondo parallelo, per la verità alquanto forzato, Crisolora non insiste più sulla giovane età di Cesare: al contrario, contrappone l’età virile di Cesare alla verde età della fanciulla. In più punti del testo, soprattutto là dove Crisolora si impegna in speculazioni di retorica e storia letteraria, occorrerà scavare e fornire in apparato almeno qualche indicazione: non adempiendo a questo servizio, un editore ingenera 7. Crisolora ebbe un ruolo nel recupero dei passi greci presenti in Cicerone e Svetonio (mss. Vall. B 26; Laur. plut. 20 sin. 3): V. Fera, Un nuovo libro della biblioteca del Salutati, in G. Polara (ed.), Munusculum. Studi in onore di Fabio Cupaiuolo, Napoli 1993, pp. 34-36; A. Rollo, Problemi e prospettive della ricerca su Manuele Crisolora, in R. Maisano, A. Rollo (edd.), Manuele Crisolora e il ritorno del greco in Occidente, Napoli 2002, pp. 31-85: 79-80; F. Pontani, Scholarship in the Byzantine Empire (529-1453), in F. Montanari, S. Matthaios, A. Rengakos (eds.), Brill’s Companion to Ancient Greek Scholarship, I, History. Disciplinary Profiles, LeidenBoston 2015, pp. 297-455: 440. 8 Elemento rilevante per la sua eccezionalità rispetto a un costume sociale, come noto, alquanto avverso alla cultura femminile: per tutti, vd. G. Cavallo, Leggere a Bisanzio, Milano 2007, pp. 52-60, con bibliografia. 9 Quis? Forse Irene Paleologina, nata nel 1349 e morta dopo il 1362 (PLP 21352), ma potrebbe trattarsi anche di un’altra delle figlie di Giovanni V e Elena Paleologina, cfr. PLP 21365 e 21485. Le informazioni in proposito non permettono, a me almeno, di essere più precisi..

(9) Per una nuova edizione di Manuele Crisolora, Sull’orazione dell’imperatore. 299. l’impressione fallace che ogni argomentazione sia un tratto o uno sviluppo completamente originale dell’autore. Per es., a partire da p. 71, 10 sgg. Crisolora svolge una serie di considerazioni sull’utilità didattica degli elogi funebri in comparazione con un genere notoriamente apprezzato dai Bizantini per la sua “utilità”, la storiografia. L’apparato dei luoghi non segnala nulla, benché il tema sia condotto in maniera tale da coinvolgere, in sintesi e con un tocco personale apprezzabile, più di un elemento caratteristico dell’ampia tradizione proemiale storiografica: Kai; polla; de; a[lla tw'n crhsivmwn ejn toi'" ejpitafivoi" lovgoi" paideuovmeqa. Kai; ga;r kai; iJstorivan e[nestin ejn aujtoi'" euJrei'n kai; ajnqrwvpwn tuvca" kai; peristavsei" kai; peri; ajretw'n de; oJ plei'sto" lovgo" ejn aujtoi'" givnetai: kai; touvtwn me;n e[painov" te kai; dihvghsi", tw'n de; kakiw'n yovgo". Qewrou'men de; aujta;" oujk ejn gevnei movnon ajllΔ ejpi; tw'n pravxewn, o{per wjfelimwvtaton ajnqrwvpw, w{" te kaiv, ei[ ti provteron peri; aujtw'n ejn toi'" qewrhtikoi'" lovgoi" hjkhkovamen, tou'to ejn hJmi'n ejpi; tw'n pragmavtwn bebaiou'sqai. Kai; oijkonomivan de; ejn touvtoi" kai; politeivan didaskovmeqa kai; strathgika; de; kai; polemika; polla; oJrw'men kai; o{lw", ei[ ti kalo;n ejn ajnqrwvpou bivw, kata; ta;" poiovthta" kai; ajreta;" tw'n eujfhmoumevnwn, ejn touvtoi" deivknutai. ΔEpi; me;n ga;r tw'n iJstoriw'n aJplw'" polla; me;n fevronta pro;" ajrethvn, polla; de; pro;" ponhrivan levgetai: kai; ejpeidh; oJ tw'n ajnqrwvpwn bivo" ma'llon kakiw'n mestov", polla; toiau'ta ejn ejkeivnoi" gevgraptai, a} kai; ajnaginwvskein movnon blaberovn. ΔEn de; toi'" bivoi" tw'n ajgaqw'n ajndrw'n ajpanqivsmata e[comen th'" ajnqrwpivnh" ajreth'", ma'llon de; ta; ejxaivreta ejn touvtoi" kai; ta;" uJperoca;" ejkeivnh" e[comen, oi|on e[n tini katovptrw ta; kala; kai; wjfevlima tou' ajnqrwpivnou bivou ejn touvtoi" ejnora'n dunavmenoi kaiv, ei[ ti de; ejn aujtw' aijscrovn, pro;" to; bevltion rjuqmivzein. ΔApodevxaito dΔ a]n aujtou;" tiv" kai; koinw'" uJpe;r th'" ajnqrwpivnh" fuvsew" o{ti per ejn aujth' gennai'on kai; kalo;n deiknuvnta" kai; tauvthn de; ajei; pro;" to; bevltion ejnavgonta". Tiv toivnun qeiovteron kai; dikaiovteron, tiv filosofwvteron, tiv dΔ a]n crhsimwvteron kai; wjfelimwvteron ajnqrwvpw tw'n toiouvtwn lovgwn gevnoito; Prosqhvsw de; o{ti kai; h{dion. ΔEgw; me;n oujc oJrw'. E negli epitafi abbiamo molti altri elementi utili alla nostra formazione. In essi possiamo trovare la storia e le sorti e le circostanze umane, e il loro nucleo principale concerne le virtù: l’elogio e la narrazione dei fatti virtuosi, il biasimo del malfatto. Le virtù le osserviamo non in linea di principio, bensì nelle azioni concrete, ciò che è di grande utilità all’uomo, sicché quel che prima ne avevamo letto [hjkhkovamen]10 in opere teoriche, sono ora i fatti a consolidarlo in noi. Negli epitafi troviamo insegnamenti di economia e politica e vediamo l’arte della strategia e i fatti della guerra: insomma, tutto quel che di buono vi è nella vita dell’uomo, viene messo in evidenza in questi testi, secondo le qualità e le virtù delle persone che celebriamo. Perché nelle opere storiche si espongono semplicemente molti fatti che inducono alla virtù, ma molti che inducono al male; e dato che la vita degli uomini è piena in prevalenza di male, nelle opere storiche si trovano scritti fatti tali che il solo leggerli è dannoso. 10. Pur non potendo escludere che qui ajkouvw abbia l’usuale significato di «ascoltare», nel contesto del nostro passo, soprattutto per la presenza dell’indicazione ejn toi'" qewrhtikoi'" lovgoi", mi pare più probabile che sia piuttosto il sinonimo – frequente presso i Bizantini – di ajnagignwvskw (per l’uso, già antico, vd. in partic. D. M. Schenkeveld, Prose Usages of AKOUEIN ‘to read’, «Classical Quarterly» n.s. 42, 1992, pp. 129-142; per Bisanzio basti il rinvio a Cavallo, Leggere a Bisanzio, cit., p. 22)..

(10) 300. Enrico V. Maltese. Mentre nel resoconto della vita degli uomini di valore abbiamo il fiore della virtù umana; vi troviamo anzi i fatti egregi e l’apice del valore, e possiamo vedere in quelle narrazioni il buono e l’utile della vita umana come in uno specchio, e, se qualcosa di turpe affiora in questo specchio, possiamo riportarlo alla norma del meglio. Si possono accogliere queste opere a vantaggio comune della natura umana, perché mostrano ciò che in essa vi è di nobile e bello, la conducono sempre verso il meglio. Dunque cosa può esservi di più divino e giusto di questi scritti, che cosa di più filosofico, che cosa di più utile e vantaggioso per l’uomo? Aggiungo: e anche di più gradevole. Io non lo vedo.. Crisolora fonda l’utilità degli epitafi su due argomenti: il primo è che negli epitafi «è contenuta la storia» (iJstorivan e[nestin ejn aujtoi'" euJrei'n), genere utile katΔ ejxochvn; il secondo è che l’epitafio rispetto alla storia è meglio predisposto a finalità didattiche positive: mentre la storia nella sua narrazione degli eventi include sia paradigmi positivi sia paradigmi negativi (polla; me;n fevronta pro;" ajrethvn, polla; de; pro;" ponhrivan levgetai), e dunque, data la mediocrità dell’essere umano, inevitabilmente reca anche potenziali cattivi ammaestramenti, nocivi perfino alla sola lettura (kai; ejpeidh; oJ tw'n ajnqrwvpwn bivo" ma'llon kakiw'n mestov", polla; toiau'ta ejn ejkeivnoi" gevgraptai, a} kai; ajnaginwvskein movnon blaberovn), l’epitafio per sua natura seleziona solo il fiore dei comportamenti virtuosi (ejn de; toi'" bivoi" tw'n ajgaqw'n ajndrw'n ajpanqivsmata e[comen th'" ajnqrwpivnh" ajreth'"). Tra i molti possibili richiami ad antecedenti sul tema “utilità della storia” sarebbe opportuno proporre nell’apparato dei luoghi almeno un sintetico rinvio all’asse portante che nella tradizione dei proemi della storiografia greca ha punti fermi in Polibio (I 1, 1 sgg.) e Diodoro Siculo (I 1, 1);11 per un riferimento al blaberovn che può svilupparsi dalla lettura storica vale soprattutto Proc. Anecd. 1, 6-10, benché Procopio calibri la sua osservazione su uno specifico tipo di lettori, i futuri tuvrannoi. Quanto poi alla pointe retorica che nel finale forza l’abituale antitesi “utile” / “piacevole” e fa coincidere, nella fruizione dell’epitafio, gli estremi opposti crhsimwvteron kai; wjfelimwvteron ajnqrwvpw con h{dion, sarebbe sicuramente appropriato menzionare il proemio della Cronikh; dihvghsi" di Niceta Coniata, che parte appunto dall’assunto tradizionale dell’utilità della storia per il lettore moralmente accorto (prooem. 1 AiJ iJstorivai de; a[ra koinwfelev" ti crh'ma tw'/ bivw/ ejfeuvrhntai, ei[per ejk touvtwn oujk ojlivga e[sti xullevgein ta; beltivw toi'" hJ/rhmevnoi", «La storia si rivela cosa generalmente utile alla vita, se, com’è vero, gli uomini intenzionati al meglio ne traggono non poca utilità»12), ma conclude pronunciandosi, con retorica provocazione, per il suo 11. Basti il rinvio al sempre utile H. Lieberich, Studien zu den Proömien in der griechischen und byzantinischen Geschichtsschreibung, I, München 1898, pp. 18, 21 sgg. – per un aggiornamento bibliografico sulla topica proemiale della storiografia classica e cristiana rinvio ad A. Pontani (ed.), Niceta Coniata, Grandezza e catastrofe di Bisanzio (Narrazione cronologica), I, Libri I-VIII, Introd. di G. Cavallo, Testo critico e Nota al testo di J.-L. van Dieten, [Milano] 2017, pp. 467 sgg. 12 La traduzione del passo e di quello immediatamente successivo proviene da Pontani (ed.), Niceta Coniata, Grandezza e catastrofe di Bisanzio, cit., rispettivamente pp. 7 e 9..

(11) Per una nuova edizione di Manuele Crisolora, Sull’orazione dell’imperatore. 301. marcato hJduv: ΔAlla; toiavde me;n hJ iJstoriva, wJ" ejpitrevcontav me eijpei'n, aujtoi'" de; toi'" ejpiou'sin oujmenou'n oujdamw'" carivessa; mh; ou{tw maneivh ti" wJ" h{dion hJgei'sqaiv ti e{teron iJstoriva" (proem. 2, «In breve, questa è la storia; ma non ha davvero nulla di piacevole per chi le si avvicina? Nessuno sia così stolto da credere che esista qualcosa di più gradevole della storia»). Un passo che, anche a giudicare dal fraseggio – vd. soprattutto l’approdo a un “tiv th'" iJstoriva" h{dion;” in Niceta ~ “tiv tw'n ejpitafivwn h{dion;” in Crisolora –, parrebbe e potrebbe senz’altro essere stato ben presente a Manuele, e che comunque ha titolo a entrare in un apparato rispettoso della profondità retorica e culturale del testo. Il lavoro da compiere per dare al Peri; tou' basilevw" lovgou di Manuele Crisolora una veste adeguata al valore dell’opera e alle attese del lettore moderno sarà impegnativo. Promette risultati di autentico interesse. Enrico V. Maltese.

(12) 338. Abstracts. Enrico V. Maltese, Per una nuova edizione di Manuele Crisolora, «Sul discorso dell’imperatore» / In view of a new edition of Manuel Chrysoloras, «On the Emperor’s oration» A new text of Manuel Chrysoloras’ On the Emperor’s oration is urgently needed, as several warning signs in the Patrinelis & Sofianos edition (Athens 2001) clearly suggest.. «MEG» 20, 2020.

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