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L’acqua come “materiale della costruzione”: le fontane e lo spazio urbano nell’Italia del Cinquecento

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Academic year: 2021

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(1)

IL NETTUNO

ARCHITETTO DELLE ACQUE

Bologna. L’acqua per la città tra Medioevo e Rinascimento

a cura di

Francesco Ceccarelli e Emanuela Ferretti

Bononia University Press

(2)

Ufficio Tecnico Federica Franchini ( responsabile ) Riccardo Covezzi Claudio Fiorini Marketing e Comunicazione Silvia Quici ( ufficio stampa ) Silvia Di Vincenzo ( marketing/eventi corporate ) Manuela Marino ( bookshop ) Chiara Fassio ( fundraising ) Amministrazione Daniela Vignoli ( responsabile ) Nargis Guerrouj Responsabile Segreteria Elena Turrini

Modelli presenti in mostra

Il modello della fontana per la incoronazio -ne di Carlo V a Bologna esposto in mostra è stato realizzato nel laboratorio SiLab del Dipartimento di Architettura della Uni -versità di Bologna da Giacomo Gresleri e Giovanni Bacci su disegno CAD di Giaco -mo Gresleri, Luca Fabbri, Teresa Cancel

-lari, Federico Cucchi, Giulia Corazzi.

Il modello delle Cisterne di Valverde trat -to dalla incisione di Marcantonio Chiarini (1763) è stato realizzato da Carolina Al -legrini, Lisa Baldi, Noemi Covili, Lavinia Femia, Leonardo Gerboni, Giulia Nalbani, Marco Santos Mariotti Rondoni, Marghe -rita Pelluso, Grejsa Vokopola, Marianna Vorotilov nel laboratorio LaMo del Dipar -timento di Architettura della Università di

Bologna (sede di Cesena).

Il modello della Fonte Remonda tratto dal -la incisione di Marcantonio Chiarini (1763) è stato realizzato da Giulia Birarelli, Jenni Brasini, Filippo Fiorentini, Valentina Gia -niculi, Lorenzo Indio nel laboratorio LaMo del Dipartimento di Architettura della Uni

-versità di Bologna (sede di Cesena).

Ringraziamenti I cu ra to ri d es id er an o rin g ra zia re B ru no A d or ni, N ad ja A ks am ija , Sil via B at tis tin i, F ra nc es ca B o ris , A nt on io B uit on i, M ar tin a C ar oli , D o ra C at ala no , V itt o rio C av an i, G ot ta rd o C en d ro n, G ia nc ar lo D e A ng eli s, L eo na rd o D in g i, M an ue la F au sti ni F us tin i, St ef an ia F ilip p i, L ou is F ra nk , M ar co G aia ni, P ao la G io ve tti, A ch im G na nn , G ia co m o G re sle ri, A le ss an d ro H er co la ni, C la ud ia Hercolani, Klaudia Kreslehner, Antonel -la Im ole si, C la ra M ald in i, A nn a M an fro n, F ab io M ar ch i, R oc co M az ze o, M as sim o Medica, Francesco Moschini, Aurelio Muz -za re lli, G io va nn i N ald i, G ia co m o N er oz zi, St ef an o P ez zo li, F ra nc es ca P ic cin in i, Sil via R os si, M ar ia T er es a S am b in , M ar ia C ec ilia U g oli ni, A ng elo Z an ot ti, i c oll ab o ra to ri d el C on so rz io d ei C an ali d i R en o e S av en a, l’Associazione Amici delle Acque, il Grup -po Speleologico Bolognese /Unione Spe -leologica Bolognese, il personale della Ve -ne ra nd a B ib lio te ca A m b ro sia na , lo st af f d ei la b o ra to ri SiL ab (G io va nn i B ac ci) e L aM o (F ra nc es co G uli ne llo , D av id e G ia ffr id a, Marika Mangano) del dipartimento di Ar -ch ite ttu ra d ell a U niv er sit à d i B olo g na e tu tti g li stu d en ti d el co rso d i S to ria d ell a C itt à e d el T er rit o rio (c o rso d i la ur ea m ag ist ra le in A rc hit et tu ra , C am p us d i C es en a) d eg li A.A. 2015-2016 e 2016-2017. Un ringraziamento particolare al Vice -sin d ac o d i M o d en a, G ia np ie ro C av az za e all ’a ss es so ra d el C o m un e d i M o d en a, L ud o vic a C ar la F er ra ri, p er l’im p eg no p ro fu so ne lla co nc es sio ne d el p re sti to d ell a c o p ia d ell a “ S ec ch ia R ap ita ” e sp o sta in mostra. Bononia Univ ersit y P ress

Via Foscolo 7, 40123 Bologna

tel. (+39) 051 232 882

fax (+39) 051 221 019

©

2018 Bononia University Press

ISBN 978-88-6923-299-2

www.buponline.com

info@buponline.com

I diritti di traduzione, di memorizzazione

elettronica, di riproduzione e di

adattamento totale o parziale, con

qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le

copie fotostatiche) sono riservati per tutti

i Paesi.

L’Editore si dichiara disponibile a regolare

eventuali spettanze per l’utilizzo delle

immagini contenute nel volume nei

confronti degli aventi diritto.

In copertina: Giovanni Boldini,

Fontana del Nettuno

, 1910

In quarta: Marcantonio Chiarini,

Se

zio

ne

delle Cisterne di Valverde

, particolare, 1763

Progetto grafico e impaginazione:

Gianluca Bollina - DoppioClickArt

Redazione: Milena Aguzzoli

Stampa: MIG - Moderna Industrie

Grafiche (Bologna)

Prima edizione: marzo 2018

IL N E T T U N O AR C H IT E T T O D E L L E A C Q UE Bologna.

L’acqua per la città tra

Medioevo e Rinascimento

16 marzo – 10 giugno 2018

Bologna, Museo ed Oratorio di Santa

Maria della Vita

Mostra organizzata da

In collaborazione con

Comune di Bologna

Università degli Studi di Bologna –

Dipartimento di Architettura Con il patrocinio di CIT TÀ METROPOLIT ANA DI BOL OGNA

Si ringrazia per il sostegno

Consorzio della Chiusa di Casalecchio

e del Canale di Reno

Consorzio della Chiusa di San Ruffillo

e del Canale di Savena

Consorzio degli Interessati nelle

Acque del Canale di Savena

Comitato scientifico Fabio Roversi-Monaco Francesco Ceccarelli Emanuela Ferretti Nadja Aksamija Nicola Aricò Jadranka Bentini Danilo Demaria Marco Gaiani Robert Gaston Giuseppina Muzzarelli Prestatori

Archivio di Stato, Bologna

Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio,

Bologna

Biblioteca Universitaria, Bologna

Biblioteca Gian Paolo Dore, Bologna

Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia

Collezione Cendron, Bologna

Comitato per Bologna Storico Artistica,

Bologna

Comune di Modena

Dingi, Bologna

Raccolte Piancastelli, Forlì

Gruppo Speleologico Bolognese, Bologna

Musei Civici d’Arte Antica, Bologna

Museo Civico Archeologico, Bologna

ASP Città di Bologna

Mostra e catalogo a cura di

Francesco Ceccarelli, Emanuela Ferretti

Testi di

Francesco Ceccarelli

Danilo Demaria

Emanuela Ferretti

Daniele Pascale Guidotti Magnani

Davide Righini

Rossella Rinaldi

Richard J. Tuttle

Schede delle opere

Benedetta Basevi

Eleonora Caggiati

Eliana Carrara

Francesco Ceccarelli

Mark Gregory D’Apuzzo

Danilo Demaria Marco Di Salvo Emanuela Ferretti Antonella Mampieri Marinella Marchesi Mirko Nottoli

Daniele Pascale Guidotti Magnani

Francesca Piccinini

Davide Righini

Rossella Rinaldi

Giovanni Sassu

Maria Pia Torricelli

Maria Cecilia Ugolini

Veronica Vestri

Angelo Zanotti

Assicurazione

XL Catlin, Milano

Lenzi Paolo Broker, Bologna

Cornici e manutenzione opere

Lamma Otello e figlio, Bologna

Laboratorio degli Angeli, Bologna

Trasporti e allestimento

Artifigurative di Alberto Rodella,

Crespellano (BO)

con Franco Oddi

Progetto d’allestimento

Cavina Terra Architetti, Bologna,

con Claudia Vullo

Immagine coordinata e progetto grafico

Mauro Luccarini

Realizzazione grafica in mostra

Quadricroma, Bologna

in-novo, Bologna

Progetto educativo

Servizi educativi di Genus Bononiae, con

Simona Pinelli

Audioguide

Gestione Multiservizi srl, Firenze

Servizi Accoglienza

Auser Volontariato, Bologna

Cooperativa Servizi Museali, Bologna

Genus Bononiae. Musei nella Città

Presidente e Amministratore delegato

Fabio Roversi-Monaco

Responsabile Coordinamento

Annalisa Bellocchi

Responsabile Museo ed Oratorio di Santa

Maria della Vita

Graziano Campanini

Ufficio Mostre

Maria Elena Barbieri (

responsabile

)

Benedetta Basevi

Mirko Nottoli

(3)

SOMMARIO

P

resentazione

7

Fabio Roversi-Monaco, Leone Sibani

s aggi L a fonte di piazza e L ’ architettura de LL e acque a B o L ogna ne L r inascimento 11 Francesco Ceccarelli L’ acqua come “ materia L e de LL a costruzione ”: L e fontane e L o spazio ur B ano ne LL ’i ta L ia de L c inquecento 29 Emanuela Ferretti i L sistema de LL e acque a B o L ogna ne L r inascimento 41 Richard J. Tuttle L’ acquedotto romano e L e a L tre opere idrau L iche sotterranee di B o L ogna 51 Danilo Demaria a cque , pozzi e fango , notai e cittadini . B o L ogna ne L d ue e t recento Rossella Rinaldi 59 i disegni de LL a fontana de L n ettuno : una questione aperta 67 Davide Righini u na piazza per iL n ettuno . n uove scoperte e pro BL emi aperti 75

Daniele Pascale Guidotti Magnani

i mmagini 85 L a fontana de L n ettuno e L e cisterne di v a L verde ( 2018 )

Fotografie di Lucio Rossi

s chede 107 B iB liografia generale 192 Crediti fotografici Giovanni Bacci: pp. 176, 181 Marco Baldassari: pp. 44, 112-113, 114-115, 116, 117, 118, 119, 133, 165, 167, 183, 185, 186 Bologna, Archivio Comitato per Bologna

Storica e Artistica: p. 141 a destra

Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archi -g in na sio : p p . 2 2-23 , 4 6, 49 in a lto , 7 2, 7 7 in basso, 127, 128-129, 131, 160-164, 169, 170 Bologna, Biblioteca Universitaria: pp. 25, 173, 174, 175, 177-178

Bologna, Cineteca: p. 81 in alto

Bologna, Collezioni d'Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bolo -gna: pp. 45, 64, 187, 188, 189, 191 Bologna, Fototeca del Polo museale dell’E -milia-Romagna: pp. 77 in alto, 79, 80 Bologna, Museo Civico Archeologico: pp. 16 in basso, 108, 109, 110, 144 E. Casagrande: p. 57 a sinistra Francesco Ceccarelli: pp. 21, 26, 49 in bas -so, 60, 61 a destra, 62, 120, 121, 134, 135, 146, 148-149, 150, 153, 156, 171 Darmstadt, Hessisches Landesmuseum: p. 71

Danilo Demaria: p. 56 in alto

Factum Arte, Madrid, © Musei Vaticani: pp. 42, 43 Emanuela Ferretti (archivio privato): 30, 36, 37, 38 a sinistra Firenze, Uffizi, Gabinetto Disegni e Stam -pe: p. 69 Forlì, Biblioteca Comunale “Aurelio Saffi”, Collezione Piancastelli: pp. 14 in basso, 140 Valentina Gabusi, Archivio di Stato di Bo -logna: pp. 14 in alto, 81 in basso, 136-137, 138-139, 145, 158

Haarlem, Teylers Museum: p. 18

L in z, G ra p his ch e S am m lu ng d es S ta d tm us eu m s L in z-N o rd ic o : p . 70 a sinistra Londra, British Museum: pp. 15, 16 in bas -so a destra, 19, 32, 124, 155 Milano, Veneranda Biblioteca Ambrosia -na: pp. 16 in alto, 142 Modena, Archivio fotografico del Museo Civico d’Arte (Paolo Pugnaghi): pp. 13, 63, 122 Napoli, Biblioteca Nazionale, Laboratorio fotografico digitale, Giorgio Di Dato: p. 34 New York, Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum: p. 38 a destra, 141 a sinistra Parigi, Cabinet des dessins, Louvre, Pho -to © RMN-Grand Palais / Thierry Ol -livier: pp. 33, 68 Reggio Emilia, Biblioteca Civica Antonio Panizzi: p. 179 Roma, Accademia Nazionale di San Luca: p. 17 Roma, Biblioteca  di Archeologia e Storia dell’arte: p. 70 a destra Lucio Rossi (RCR Studio Parma): pp. 10, 12, 20, 24, 40, 47, 50, 66, 86-106 Scala Archives: pp. 28, 35, 125 R. Simonetti: p. 57 a destra Vienna, Albertina: pp. 48, 157

(4)

29

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”:

LE

FONTANE

E

LO

SPAZIO

URBANO

NELL

’ITALIA

DEL

CINQUECENTO

Emanuela Ferretti

«L

a piazza [Maggiore di Bologna] non è molto grande; evvi sì bene una fontana a simiglianza di quella di Firenze, ma alquanto minore, con una statua in mezzo di bronzo alta quattro braccia, con altre più picciole al d’intorno. E potrei dirsi bella [la fonte], se

non che rare volte butta acqua […]»

1 . Le pa role di G iro lam o Pi co Fo ntic ula no (1 58 2) ri-suo nan o lu sin gh iere m a a l co nte m po sev ere : la fo nta na di G iam bo log na e T om m aso La ure ti è un og get to ch e arri cch isc e c on la p rop ria pre sen za lo sp azio de lla p iaz za M agg iore di Bo log na ( Fig . 1) , al pari di qu ella fio ren tin a del Ne ttu no di pia zza de lla Sig no ria (F ig. 2). L’e rud ito aq uila no ev ide nzi a tu tta via co m e a lla fon tan a b olo gn e-se, allo ste sso m od o d i q uel la d i F ire nze , m an ch i m olto

spesso la cosa più pr

eziosa e co nnotativa: l’a cqua. Car lo Ludo vico R agghianti (1910-1987) ha cir co -scr itto le valenz e estetic he del le fontane e, sopr attutto , ha delineato co n gr ande effi cacia retor ica la radice del la lor o or iginale e pr ecipua espr essività, fo ndata su car at -ter i quasi ar chitetto nici, in un br ano che mer ita ancor a di esser e r ichiamato: […] un ’ar chitettur a [quel la del le fontane], dunque , ci -netic a nel ripr odurr e co ntinuamente le co ndizio ni di for ma pr odotte dal l’energia dinamic a pr evista, calcolata e di ffer enziata del l’elemento liquido pr oiettato e dir e-zio nato . Il car atter e di disegno ar ticolato nel volume spaziale è insepar abile dal suo intr inseco mo vimento , il getto no n solidific andosi o immobilizz andosi mantiene l’energia tra cciante , e per ciò ha, per chi lo sappia inten -der e, la sugg estio ne di un ’oper a disegnata in azio ne […]. Le acque lanciate o corr enti hanno un ’altr a co mpo nente organic a e coer ente , l’a custic a: il suo no misur a le di -stanz e che attr av ersa, o attr av erso le distanz e av ver te di un ’esistenz a che può esser e raggiunta co n la sua guida […] in un pr ogr esso che può por tar e dal l’intensific a-zio ne spaziale e cor posa del valor e so nor o all’immagine ag ente del la sua for za impr essiva. A nc he l’a cqua, co me la luce , è un «mater iale da costr uzio ne» o per meglio dir

e un elemento del linguaggio ar

chitetto nico 2 . Mater ia, ar te , ar chitettur a, saper e tecnico , spazio ur ba -no e natur ale so no alcuni temi che co mpaio no in fili -gr ana in questo passo e so no gli stessi co n cui si misur a ogni riflessio ne sul le acque e le fontane pubblic he re-alizz ate nel la penisola a par tir e dal XVI secolo: è sul pr incipio del Cinquecento , infatti, che si inaugur a una str aor dinar ia stagio ne – ulter ior mente ampliatasi nel -la temper ie bar occ a – per la di ffusio ne di questo tipo di manufatti. L e fo ntane , infatti, ra ccolg ono in sé quei car atter i di vitalismo , dinamicità, mer aviglia, stupor e, pia cer e estetico e, viepiù, vir tuosismo costr uttiv o alla base del la lor o for tuna nel la qualific azio ne del lo spazio pubblico a delinear e un per corso , in par te auto no mo e in par te tang ente (se no n addir ittur a intr ecciato), co n la co ntempor anea evoluzio ne del la pr og ettazio ne dei giar dini e dei r elativi gioc hi d ’acqua. C erc an do di sch em atiz zare alc un i fa tto ri a lla ba se de lla rin no vat a c ult ura cin qu ece nte sca de lle ac qu e, e il r uo lo bar ice ntr ico ch e le fo nta ne as sum on o n ella rise m an tiz zaz ion e d i lu og hi s ign ific an ti d ell’a m bie nte urb an o, si pu ò o sse rva re ch e t ale fe no m en o è il ri-sultato di più elementi co nv erg enti, co me il raff or za-m en to d el b ino m io m ag nifi cen za de l p ote re e c ult ura an tiq uar ia, ch e h a c om e c en tro p ro pu lso re la R om a di Giulio II e dei suoi successor i3 : le gr an di ro vin e de gli am bie nti te rm ali e i sup ers titi re litt i d elle po s-sen ti inf ras tru ttu re id rau lich e s i o ffri van o a gli art i-sti co m e pal ins est o da co m pre nd ere (a nch e gra zie al co nfro nto co n e rud iti e le tte rat i) e re int erp re tare att rav ers o il di seg no n ei v alo ri s paz iali e c om po siti vi d’in sie m e, re stit uen do al c on tem po un so rta di str ao r-In aper tur a: P aler mo , F ontana P retor ia, par ticolar e (S cala Ar chiv es).

(5)

Il Nettuno architetto delle acque

L’acqua come “materiale della costruzione”: le fontane e lo spazio urbano nell’Italia del Cinquecento

30 31 dinar io e inesaur ibile aba co di soluzio ne costr uttiv e. Si ag giu ng e a q ues ta evi de nz a, l’em erg ere d i n uo ve esig en ze di de co ro e fun zio na lità u rba na , o vve ro la ria ffe rm azi on e de lla ca teg ori a de lla “c om m od ità ”, co me elemento distintiv o del le “bel le zz e” del la città 4 . No n m en o im po rta nte in qu est o m ed esim o t orn o d i an ni è il d ipa na rsi, a p art ire d ai g iard ini, d el s err ato co nfro nto -emu laz ion e f ra n atu ra e ar te5 . M erit a u na par tic ola re co nsi de raz ion e, i nfi ne, la ne ces sità d i a s-sic ura re un sis tem a p olic en tric o d i a cce sso all ’ac qu a po tab ile, sop rat tut to acq ua di sor gen te, du nq ue ch e sco rre e no n rist ag na . L a v alo riz zaz ion e d ell’a cq ua co rre nte (e p ota bile ), ins iem e all’a m plia m en to de i punti di accesso ad essa per la popolazio ne ur bana, rap pre sen ta u na es ige nz a p rim aria da l p un to di vis ta de l b en ess ere , d ella sa lut e e de lla so pra vvi ven za de l-le c omu nit à in ca so di ass ed io o d i e pid em ia, asp ett i tor na ti d i e stre m a u rge nz a e at tua lità d op o i tr ag i-ci e ven ti d elle gu erre e d elle pe stil en ze ne i p rim i tre de cen ni de l X V I s eco lo. Ba sti qu i ri co rd are la co sp i-cua quantità di edizio ni di Co nsi lia co ntr a pe stem e ric ett ari m ed ici co nte ne nti os ser vaz ion i su ll’a cq ua e le sorg enti, apparse nel la pr ima metà del Cinquecen -to 6 . No n a ca so, du nq ue, la m ed ag lia ce leb rat iva de lla fon tan a d el Ne ttu no a F ire nz e r ipo rta il m ott o “ O p-tab ilio r M elio r”, tra du cib ile co m e « più d esid era bile perc hé [l’a cq ua] di sor gen te è più sa lut are »7 (F ig. 3) : l’ac qu a c he sg org a d alla fo nta na vo lut a d a C osi m o I è m igli ore di qu ella de i n um ero siss im i p ozz i u rba ni di Fire nz e ( per se co li v ero e pro pri o v an to de lla cit tà) , perc hé so rgiv a8 . N el qua dr o del la ria ffer mazio ne del la specific a fun -zio ne del le fontane nel l’al lestimento del lo spazio pub -blico , dopo la felice stagio ne due-tr ecentesc a, di gr ande rilie vo è, inoltr e, il ruolo che le fontane effi mer e hanno avuto nel l’ideazio ne del l’ev ento celebr ativ o nel l’Italia degli anni Trenta del Cinquecento . L a gr ande fonta -na effi mer a, instal lata in piazz a Maggior e a Bologna Fig . 2. F irenz e, V eduta del la f ontana del N ettuno . Fig . 1. Bologna, V eduta del la f ontana del N ettuno . per l’incor onazio ne di Car lo V (1530) (F ig . 4), nel suo far sg orgar e vino bianco e rosso (o , seco ndo altr e fo nti, acqua e vino) 9 ibr ida felicemente i model li del le fonta -ne di piccole dimensio ni, tr adizio nalmente co ncepite e utilizz ate per i banc hetti e le occ asio ni festiv e10 , co n una inno vativa mor fologia e una specific a e pr egnante scelta ubic ativa, che ne fanno un exemp lum per i tr io nfi del l’Asburg o negli anni successivi, oltr e che – sopr at -tutto – per le vicende alla base del la realizz azio ne del le fontane (r eali) bolognesi 11 . In ta l se nso , in fatt i, le ce leb raz ion i o rga niz za te per l’in gre sso di C arlo V a M ess ina , R om a, S ien a, F ire nze e Lu cca (1 53 5-1 53 6) son o d i g ran de riliev o, i n q uan -to i pe rco rsi tri on fali de ll’im per ato re, vin cito re a T un isi, si a nim an o p rop rio di fon tan e12 , p last ica m en te arti co-late e po rta tri ci d i p rec isi sig nifi ca ti s im bo lici , n on ch é dis po ste in pu nti no dal i d ell’i tin era rio , sc elti in str etta sin ton ia c on il tes sut o u rb an o e i s uo i p iù con no tati vi ca ratt eri id en tita ri. L’esemplar ità di questo tipo di ogg etti per il suc -cessiv o sviluppo del le fontane pubblic he per manen -ti si manif esta, infatti, su un duplice liv ello: in pr imis sul piano del la messa a punto di inno vativ e soluzio ni espr essiv e e del la delineazio ne di un ampio ba cino di alleg or ie e motivi ico nogr afici; in seco ndo luog o, nel la evidenziazio ne del le potenzialità nel l’ambito del le re-lazio ni spaziali e per cettiv e che tali ogg etti pote vano cr ear e co n la str uttur a fisic a – assi viar i, piazz e, slarghi ecc. – e simbolic a, e co n i luoghi tra dizio nalmente “sa -cr i” e identitar i del la città. Si tratta di un osmotico sc ambio fra mo ndo del -la festa e ar chitettur a reale che tro va una par ticolar e esemplific azio ne nel le celebr azio ni romane per Car lo V (1536), do ve si realizz a l’abbinamento di una fonta -na (e ffi mer a) al f rammento del l’antico S ettiz onio: Entr ando adunque sua ma està per sì glor iosa por ta nel l’Alma città di Ro ma nel modo che di sopr a s’ è det -to , et per la via A ppia, cavalc ando per venne da quivi a mano destr a voltando per una amplissima str ada solo per tale entr ata fatta, giunse a quel tanto degno sim ula -cr o di Settemsolio [S ettiz onio], do ve er a una bel lissima fontana che de acqua rosa ne bagnava tutti che per detta str ada passavano , ma quel la a dr ieto lasciato e giunto al tanto famosissimo Ar co di Costantino la E.V . può pensar e se sua ma està si dilettava di guar dar e la glor iosa memor

ia del suo sì famoso antecessor

e13 . Si definisce così nel l’ev ento tempor aneo del trion -fo una tipologia – quel la del la fontana ar chitetto nic a – che tanta for tuna av rà nei decenni successivi, tr o-vando un esito spetta colar e nei “teatr i d ’acqua ” del la successiva stagio ne bar occ a14 . N el pr ogr amma messo a punto da Latino Gio venale Manetti, l’ic astic a valenz a del Settiz onio (così impor tante per la cultur a ar tistic a rinascimentale) 15 viene raff or zata dal la realizz azio ne di un per corso che visivamente mette in co nnessio ne il mo numento antico (pr esentato qui co me rico mposi -zio ne del nesso ninf eo/ frons sca ena e del teatr o antico/ fontana) 16 , co n le ar cate superstiti del l’A cqua Claudia. Si tratta di una inter pr etazio ne del Settiz onio del tutto or iginale a quel l’alte zz a cr onologic a, frutto del la sa -piente interse zio ne di fonti letter ar ie 17 co n la cultur a pr oto-ar cheologic a, le specific he valenz e di spetta co -lar izz azio ne del frammento antico e la valor izz azio ne del l’inter a ar ea f ra P alatino e Celio 18 (F ig . 5). N el mo mento festiv o, quindi, le fontane esplicitano motivi ico nologici tratti da un palinsesto di rif er imenti all’antico poter e imper iale che sostanzia un ricco ar -mamentar io co ncettuale di alleg or ie, metaf or e ed em -blemi desunti dal la mitologia gr eco-r omana (N ett uno ed Er cole , in pr imis ) e del la stor ia dei cesar i, a dar co n-cr ete zz a a quel lo che è stato definito una sor ta di nuo -vo classicismo eur opeo , a car atter e quindi so vranazio -nale: l’intento è super ar e i par ticolar ismi e le tra dizio ni loc ali, nel segno di una nuo va unità cultur ale , co me pr oie zio ne co ncettuale del poter e asburgico 19 . E questi temi ico nogr afici, dunque , so no mater ializz ati (pr ima che nel mar mo e nel br onz o) nel lo stucco , nel l’argil la e

nel legno del

le f ontane e ffi mer e. Ev ide nte m en te, esis te u n p rofo nd o ia to tec nic o f ra le d ue t ipo log ie d i m an ufa tti ( fo nta ne effi m ere -fo nta ne perm an en ti), per ch é s e n el m om en to dell a fe sta l’a li-Fig . 3 . Pi etro P aolo G ale -otti, Medaglia di Cosimo I, 1566-1567, F irenz e, Mu -seo N azio nale del Barg ello .

(6)

Il Nettuno architetto delle acque

L’acqua come “materiale della costruzione”: le fontane e lo spazio urbano nell’Italia del Cinquecento

32 33 m en taz ion e d ell e fo nta ne effi m ere po tev a e sse re ass i-cu ra ta d a m acch ine di soll eva m en to e m ov im en taz ion e dell ’ac qu a (d all a c on soli dat a tra diz ion e d i m atr ice gr e-co-r omana) 20 , le fo nta ne rea li – co m e si è g ià o sse rva to – h an no bis og no di un rifo rn im en to d ’ac qu a c on tin uo e c ost an te nel te m po , ch e s olta nto un effi cie nte sis te-m a d i ad du zio ne pu ò a ssic ura re. E l a m orfo log ia d i ta li m an ufa tti perm an en ti – n egl i a spe tti scu lto rei, com e nel po siz ion am en to dei ge tti d’a cq ua, o n ell a m od ali-tà di tra cim azio ne dell e v asch e ( ap po sita m en te sag o-mate e scolpite in mater iali cr omatic amente “sensibili ” all ’ac qu a) – no n p uò ess ere sta ta c on cep ita se nz a te ne-re c on to an ch e d i q ues ti a spe tti, a m en o d i n on fa llir e nell ’im pre sa, sia esp res siv a, s ia f un zio nal e: e sem pla re i n tal sen so è il v ero e p rop rio pro ces so r ige nera tiv o ch e la fo nta na del gia rdin o fi ore ntin o d i d on L uig i d i T ole do (1551-1558) subisce nel mo mento in cui viene smo nta -ta, i nvi ata a P ale rm o (1 57 4) e lì r im on tata . C erta m en te i d eb iti del fra tell o d ell a d uch ess a E leo no ra so no un fatt ore og get tiv o p er s pie gar e q ues ta v ice nd a, m a n on si pu ò e sclu der e ch e la m an can za d i u na qu an tità d’a cq ua ad egu ata al suo fu nzi on am en to a bb ia ra pp res en tato un altr o e lem en to con cre to per m otiv are il tra sfe rim en to in S icil ia, dov e s are bb e d ive nu ta l a p rim a fo nta na m o-nu m en tale de lla cap ita le v ice rea le d ell ’iso la ( Fig g. 6 -7) , con un ac qu ed ott o a pp osit am en te r eali zza to p er i l su o funzio namento 21 . L’appr of ondimento di specific he co mpetenz e del le ma estr anz e nel campo di tale versante del la res aedi -fic at or ia da un lato , e l’a ffer mazio ne di una pr ecipua sensibilità per questi temi da par te del le élite al poter e dal l’altr o, r appr esentano i due ulter ior i nodi di questo co mplesso feno meno , gener atisi anc he in relazio ne allo sviluppo di un versante pr ettamente utilitar istico di tali impr ese , a sua volta col legato a un sempr e più ampio inter esse del la classe dir ig ente per le questio ni idr olo -gic he e, più in gener ale , per le questio ni del la pr eser -vazio ne del terr itor io dal le ino ndazio ni e dunque del la valor izz azio ne del l’agr icoltur a22 . Si aggiunga a tutto ciò la co m une estr azio ne geo -metr ico-matematic a e tecnico-pr atic a del l’ing egner ia idr aulic a e del l’ing egner ia militar e, disciplina quest ’ul -tima che tanto ha segnato l’immagine e la str uttur a fisic a del la città del Cinquecento (F ig . 8). L e fontane , infatti, so no l’elemento estr inseco , l’ar tefatto da am -mir ar e, il segno ur bano emerg ente di una oper atività estr emamente co mplessa qual è la costr uzio ne di una rete idr ica, che nel suo per corso ipog eo no n può resti -tuir e visivamente tutto il gr av oso impegno eco no mico , tecnico e anc he politico (basti pensar e agli espr opr i, ai di ffi cili lav or i di sbanc amento e sc av o ecc.) che ne è alla base . Al la per manenz a di un sostr ato di saper e pr etta -mente pr atico che , senz a soluzio ne di co ntinuità, ha per messo la trasmissio ne nel corso di tutto il Me -dioe vo del le co noscenz e di base per auda ci pr og etti e co mplesse oper e nel campo del l’idr aulic a (e il ter -ritor io bolognese e la città ne off rono un esemplar e spa cc ato) 23 , dal seco ndo Q uattr ocento si acco mpagna un pr ogr essiv o pr ocesso di intel lettualizz azio ne di tale ar cipelag o di co noscenz e tecnico-pr atic he , c he tro va una solida spo nda co ncettuale nel la di ffusio ne del la trattatistic a ar chitetto nic a e del le oper e a stampa (da Alber ti a Cer edi, da Cattaneo a T ibaldi), insieme alla fondamentale stagio ne del le edizio ni cinquecentesc he di V itr uvio e del suo VI II libr o dedic ato alle acque 24 . Al le co noscenz e che ruotano intor no a tali questio ni viene rico nosciuta, inoltr e, una nuo va auct or itas pr esso la co mmittenz a, a co nf er ire così una specific a digni -tà disciplinar e a pr atic he co nfinate per secoli nel l’al -Fig . 4. F rans Hog enberg , par t. del l’incisio ne co n la fontana effi mer a di piazz a Maggior e, da Fest eggiamenti in occ asione de ll’incor onazione di Car lo V a Bo logna , Ber lino , S taatsbibliothek. veo del la mer a ar tigianalità 25 . E in tal senso , il biasi -mo ancor a espr esso da Giorgio Vasar i nel le Vit e per questo settor e del l’attività del lo scultor e e ar chitetto fior entino , N iccolò Tribolo , che lo av rebbe addir ittu -ra por tato ad una mor te pr ecoce , no n lascia spazio a fraintendimenti 26 . S entimento totalmente opposto , in -vece , è quel lo che animer à a due decenni di distanz a il memor iale di T ommaso Laur eti, che illustr a i c ar atter i tecnici del l’a cquedotto cinquecentesco di Bologna 27 ; quanto org oglio traspar e da quel le pagine che no n rap -pr esentano soltanto un memor andum per la co nser va -zio ne e la manutenzio ne del la rete idr ica pr og ettata a ser vizio del le fontane del la città, ma è documento che trasmette la piena co nsape vole zz a di av er dato alla cit -tà una ver a e pr opr ia oper a d ’ar te: l’esser e «mec hanico», scr iver à G uidobaldo Del Mo nte , «è offi cio da perso na degna e signor ile et è v oce gr ec a signific ante cosa fatta co n ar tificio» 28 . Il bino mio acquedotto ur bano-mo numentale fon -tana scultor ea pubblic a av eva tro vato già nel la seco nda metà del XI II secolo una sua esemplific azio ne nel l’o-per a di N icola Pisano a Per ugia, do ve le due impr ese so no co ncepite co me elementi co mplementar i di un unico e organico pr og etto a sc ala ur bana. E così nel la Messina del ter zo decennio del Cinquecento il pr o-getto del nuo vo acquedotto ur bano si lega ad un esito mo numentale 29 , per il quale è inc ar icato il fior entino Gio van A ng elo Mo ntorsoli (1507-1563), rico nosciu -to da Gio vanni Pa olo Lo mazz o co me l’ideator e di un ver o e pr opr io “pr ototipo ”: Fig . 5. A no

nimo del XVI secolo

, Il Settizionio e i r esti de ll’a cqua Cla udia , P ar igi, L ouv re.

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34 35 [… ] d ella fo rm a a nco ra de’ ca nd elie ri sop rad det ti ne son o ca vat e le fo nta ne t on de, ova te e t q uad re, i n fo nd o d i cui fa il v aso ch e ri cev e l’a cqu a c he da di s op ra e sce fu or di bo cch e d i m asc her e e di altri sim ili c ose e i n c im a s i fa i n u n q ual ch e d io m ari no o n infa ch e si gn ore gg i le ac -qu e a gg iun gen do vi h isto rie di dei de l m are et suo i am ori com e s i ve de oss erv ato in ta nti dei qu ali tut to i l m on do ne è p ien o e t m ass im am en te M ess ina do ve f ra g li a ltri è quel lo tanto celebr ato nel la vita di f ra A ng elo scoltor e30 . E infatti da Fir enz e, nel 1551, Ba ccio Bandinel li31 – nel l’urg enz a di for nir e un disegno per la fontana del N ettuno di piazz a del la Signor ia (c he sar à realizz ata

solo molti anni dopo da Bar

tolo meo A mmannati) – si inf or ma sui car atter i del la fontana dedic ata a O rio ne (F ig . 9), mitico fondator e di Messina 32 , appena co n-clusa dal suo co ncitta dino . E nel decennio successiv o, no n meno inter esse de ve av er suscitato l’altr a oper a messinese di Mo ntorsoli, il N ett uno (1557), che cr ono -logic amente anticipa le omologhe fontane di Fir enz e e Bologna 33 (F ig . 8 e F ig . 10). Le oper e realizz ate a Messina, in tema di acque ur -bane e fontane , so no co nf rontabili, in ter mini di am -pie zz a e qualità degli esiti espr essivi, soltanto co n la realtà napoletana: Do n Pedr o di Toledo (1532-1553) inaugur a una stagio ne che vedr à la realizz azio ne di nu -mer ose fontane negli spazi pubblici del la città (co me pur e nei giar dini che arr icc hivano i palazzi e le vil le del la nobiltà), che nel le intenzio ni del vicer é si do veva acco mpagnar e al ripr istino integr ale del l’a cquedotto romano di N apoli, fatto ogg etto per suo voler e di uno studio a ccur

ato e di puntuali esplor

azio ni 34 . La maggior par te del le fontane cinquecentesc he di N apoli è andata pr ecocemente per duta ma rimang ono signific ativ e testimo nianz e letter ar ie, c he restituisco no la ricc he zz a e l’or iginalità del le co mposizio ni plastic he . È il caso del la Font ana di Atlant e di Gio vanni da N ola, realizz ata nel 1537 in piazz a del la Sel lar ia, co n un la -Fig . 6. Camil lo Camil liani (?), P rog ett o de lla f ont ana P ret or ia , 1576, N apoli, Bibliotec a N azio nale . br um cir colar e or nato co n delfini e al centr o la scultur a di Atlant e c he sorr egg eva sul le spal le la volta celeste 35 ; o ancor a del la Font ana di Piazz a de l P or to scolpita nel 1545 (e modific ata par zialmente fra il 1561 e il 1567). Agli stessi anni si data la riqualific azio ne del la cosid -detta fontana del le Z izz e, do ve ancor a oggi una sir ena mar mor ea getta acqua dai seni 36 : si tratta di una tipo -logia di scultur a di der ivazio ne romana, pr ecocemente cr istal lizz ata nel l’immagine del la Font ana de lle G razie del le pagine del Polifilo (1499) 37 . Ne l m ed esim o ori zzo nte te m po rale , a nch e p ap a Pa olo II I F arn ese (1 53 4-1 54 9) a R om a p en sa a r i-co stit uire la pi en a fu nz ion alit à d ell’Acqua Vergine , ri -pre nd en do co sì u n p erc ors o in izia to d a Ni cco lò V all a m età de l Q uat tro cen to ch e, t utt avi a, s i c on cre tiz zer à soltanto negli anni Sessanta co n Pio IV (1559-1565), il po nte fice p ro tag on ista d ell’ im pre sa del Ne ttu no bo log nes e. F ra i su oi pre dec ess ori , g ià G iuli o I I a ve-va mostr ato una specific a sensibilità per questi temi, im peg nan do si t utt avi a n el rist re tto am bit o d el co m -ple sso de i p ala zzi ap ost olic i. Ne l g ran de can tie re br a-m an tes co d el Be lve dere , in fatt i, l ’ac qu a h a u n r uo lo di rili evo e co ntr ibu isc e a d efi nire l’i den tità d i lu o-gh i d ete rm ina nti p er la suc ces siv a c ult ura ar tist ica e arc hit ett on ica , c on p art ico lare rig uard o a lle fon tan e: bas ter à q ui r ich iam are il ruo lo d el Giar dino de lle St a-tu e ( 15 03 -1 50 4) do ve si s are bb ero tro vat i a la vo rare G iov an A ng elo M on tor soli e B acc io B an din elli , in un co ntesto do ve si inco ntr avano acqua, scultur a antic a, nat ura e a rc hit ett ura38 . L’inattuato pr og etto di Pa olo III di for nir e una al-ter nativa all’attingimento del l’a cqua dal Te ver e per gli Fig . 7. P aler mo , piazz a P retor ia, la f ontana P retor ia.

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36 37 usi potabili degli abitanti di Ro ma riemerg e sul piano co ncettuale negli scr itti di Ag ostino Steuco (1497-1548) 39 , poliedr ico letter ato al centr o di una fitta rete di relazio ni che co mpr ende anc he il fior entino Cosimo Bar toli, noto sopr attutto per av er tra dotto in volgar e il De re aedific at or ia di Leo n Battista Alber ti, co n il suo pr ezioso X libr o dedic ato al le a cque 40 . È nella Firenze di Cosimo I e di Eleonora di Toledo, secondogenita del viceré di Napoli, che si riannodano i fili di queste diversificate sperimentazioni sui temi delle acque e delle fontane che hanno segnato i primi quattro decenni del Cinquecento. Le caratteristiche del sottosuolo di Firenze rendevano, infatti, il sito particolarmente ricco di pozzi ma molto povero di sorgenti: dotare il centro civico della città di una monumentale fontana ai piedi del palazzo della Si -gnoria (divenuto dal 1540 palazzo Ducale), costruendo una complessa rete idrica urbana, si presentava dunque come una vera sfida, concettuale e tecnica. L’impresa di Cosimo I, non a caso mai tentata prima nella storia di Firenze (dopo il decadimento dell’acquedotto romano nel V sec. d.C.), risponde a criteri di magnificenza e celebrazione del potere ducale, oltre all’aspirazione di creare una infrastruttura presente in altre città della penisola e ritenuta indispensabile per la nuova capitale dello stato territoriale. Non si può escludere, tuttavia, che l’iniziativa fosse stata inizialmente concepita anche in relazione alla necessità di assicurare una forma di approvvigionamento idrico complementare al sistema

dei pozzi urbani, aspetto cruciale in caso di assedio.

La sca rsa qu an tità di acq ua ch e g iun ge tra m ite l’ac -qu ed ott o d i C osim o I (1 55 0-1 57 4) ri dim en sio na for te-Fig . 8. V eduta del la città di Messina, da Giulio Bal lino , De’ dise gni de

lle più illust

ri citt à et f or tezze de l mondo , V ene zia, Altier i, 1569. m en te i pr og etti de l d uca e d ei s uo i ar tist i ch e si era no impegnati per tutti gli anni Cinquanta in numer osi pr o-ge tti di f on tan e41 (F ig. 11 ): il du ca si con cen tra du nq ue su u n’u nica gra nd e o per a, la fo nta na d el N ettu no di p iaz -za de lla Sig no ria . La co m m issi on e, c he com e s i è vist o nas ce g ià n el 1 55 1, è un ’op era di gra nd e si gn ifica to s ott o vari as pet ti: fin da su bito si pre sen ta com e c om ple sso scu lto reo ch e d ialo ga con il con tes to urb an o e as sum e la fun zio ne di sno do vis ivo n ella pa rzia le rico nfi gu ra-zio ne del l’ar tico lata ge om etri a d ella pia zza m ed ioev ale , tan t’è ch e il pri m o p rog etto de gli U ffi zi s i co llo ca ne llo ste sso an no de ll’a vv io d ella co m m issi on e d ella fo nta na42 , a p refi gu rare l’e sist en za di un co nte sto co nce ttu alm en -te co m une alle due impr ese 43 . La co ncr etiz za zio ne del pro get to, com e è no to, si h a so lo n egli an ni S ess an ta d el C inq uec en to, qu an do la rea lizza zio ne del gr up po sc ul-tor eo, ino ltre , d ivie ne occa sio ne di c on fro nto fra ar tist i dal la fam a c on soli dat a, c om e A m m an nat i e C elli ni, e gio van i sc ulto ri c om e G iam bo log na, arti sta ch e sa rà d i lì a p oco pro tag on ista co n La ure ti e Po rtig ian i n ella vic en -da bolognese . L ’oper a di A mmannati a Fir enz e, inoltr e, valo riz za ap pie no l’e spr ess ivit à d ei m ate ria li im pie gat i: no n s olo il b ron zo, m a a cca nto ai ca nd idi m arm i ca rra -res i, l’a ffa scin an te p olic rom ia d el “ m isti o” d i S err ave zza ch e s i ac cen de di ca leid osc op ich e s fum atu re a co nta tto con l’a cqu a c he bag na la v asca , tra cim an do44 . Se Fir en ze qu ind i è il pu nto di con flu en za e m atu -raz ion e d i u na seri e d i e spe rie nze ch e s i sv ilu pp an o in Ita lia a p arti re dal te rzo de cen nio de l C inq uec en to, la citt à d i C osim o I è a l co nte m po il p on te p er a ltre e b en più co m ple sse im pre se: e fr a tu tte qu elle di Bo log na e di Pal erm o s on o c erta m en te l e o per e c he nel lo ro du plic e Fig . 9. Gio van A ng elo Mo ntorsoli, fo ntana di O rio ne , Messina.

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L’acqua come “materiale della costruzione”: le fontane e lo spazio urbano nell’Italia del Cinquecento

38 39 ca ratt ere – inf ras tru ttu rale ed es teti co – r ap pre sen tan o le r eali zza zio ni più in tere ssa nti nei de cen ni a ca vali ere del la m età de l se colo . È ne l ca so di Bo log na, in par ti-cola re, c he si ri con osc e u na spe cifi ca tra sfo rm azio ne nel pen sar e a ll’a cqu a in ch iav e u rb an a d a p arte de ll’é lite al poter e: al la magnificente utilit as de lle op ere id rau lich e del la c ittà m ed ioev ale , d isp ieg ata pe r se coli co n e stre m a sap ien za e peri zia a fin i p rod utt ivi, si a nd ava no or a a con tra pp orr e – co m e h a n ota to Pi ero C am po res i – le valenz e espr essiv e del la nuo va koiné di m atri ce tos co-ro m an a45 , a d efi nir e u na spe cifi ca sin go lari tà arti stica , str ettamente co nnessa alla gr andiosità del l’oper a inf ra-stru ttu rale re aliz za ta per il suo fu nzi on am en to e c he ass um e o gg i, g raz ie a i n uo vi s tud i, u n f on dam en tale ri -liev o e un a sp ecifi ca im po rta nza ne l p an ora m a e uro peo . Fig . 11. V incenz o de ’ Rossi, Dise gno per una font ana , N ew Yor k, Cooper He witt, S mithso

nian Design Museum.

Fi g. 1 0. G iov an A ng elo M on tor soli , fo nta na d el N ettu no a M ess ina . N ote 1 F onticulano-Centofanti 1996 , pp . 47-48. A pr oposito del la fontana fior entina av eva analogamente scr itto: «Di rico ntr o [a Palazz o Vecc hio] è un bel por tico in volta a colo nne do ve so no due statue di br onz o, l ’una di Giuditta do nna ebr ea c’ha in mano il capo d’O lof er ne , l’altr a di Perseo che tiene la testa di Medusa. N ella pr edetta piazz a è la fontana che avanz a tutte l’altr e d’Italia di bel lezz a. I l suo ba cino di fine mar mo è canne 4 di diametr o, nel cui me zz o è una statua di N ettuno dio del le acque tir ata da quattr o caval li sopr a un carr o co n altr e dodeci statue di br onz o intor no al ba cino , tutti trito ni che paio no vivi, ma no n butta acqua se no n i cer ti tempi », i vi , p . 43. 2 R agghianti 1986, p . 130. 3 N ella vastissima bibliogr afia di taglio stor ico-ar tistico o letter ar io , sembr a utile qui ric hiamar e – per uno appr occio tang ente al tema su cui si va riflettendo – il saggio di Rospoc her 2007, do ve si riesamina specific a-tamente il valor e politico del l’azio ne cultur ale di Giulio II relativamente – in par ticolar e – al tema del la reno vatio imp erii e all’immagine che viene restituita del po ntific ato a liv ello di “cultur a alta ” e “cultur a bassa ”. 4 Co nf or ti 2005; W yatt 2014; F err etti 2016, pp . 279-282. 5 Ne lla co sp icu a s erie d i st ud i e rifl ess ion i, s em pre sig nifi cat ive le rifl ess ion i c he si leg go no in V en tur i 1 98 2, e in pa rtic ola re il pa ssa gg io in iv i, p p. 72 8-7 29 : «E n on c’è m era vig lia se nz a a cq ua e n on c’è ac qu a ch e n on sia es ibit a, ra cco lta , a nim ata d al m olt ipli car si de lle fo nta ne , il v ero ce ntro p ro pu lso re d el gia rd ino d el C inq uec en to» . A ltre tta nto im po rta nti le os ser vaz ion i sv ilu pp ate d a E ug en io Ba ttis ti i nto rn o a lla letter a di Claudio Tolo mei al Gr imani sul le var ie for me co n cui il vi -tali sm o d ell’a cq ua p uò es sere ar tifi cia lm en te re stit uit o n elle fo nta ne , do cu m en to po i p iù vo lte co m m en tat o d alla sto rio gra fia (B att isti 20 05 [p .e. 1962], I, pp . 211-213). 6 K atinis 2007, in par ticolar e per il ricco appar ato bibliogr afico of -fer to nel le note . 7 S cor za 1988 , p . 25 . 8 F err etti 2016, p . 162. 9 S i v eda qui la sc heda n. 10.-11. 10 A titolo di esempio , si vedano i disegni di fontane di questo tipo pr esentati nel c atalog o del la mostr a P rima di Leonar do 1991. 11 P er gli ingr essi trio nfali di Car lo V in Italia, nel la ricc a bibliogr afia, si distinguo no: Mitc hel l 1979; Id. 1998; V isceglia 2002. 12 Cazz ato 1985, co n aggior namenti in F err etti 2016, pp . 270-273. 13 Il documento in questio ne è pr esentato e co mmentato estesamente in F err

etti in corso di stampa.

14 P er i teatr i d ’acqua in relazio ne al Settiz onio e ai cosiddetti Trof ei di Mar io, F agiolo , Ma do nna 1990, pp . 16-17. 15 Una rassegna signific ativa dei disegni realizz ati fra Q uattr o e Cin -quecento del Settiz onio si tro va in Bar toli 1909. S i v eda inoltr e G ün -ter  1988, pp . 75, 80. 16 R uffi ni 1983; F rommel 1974. 17 È evidente il rif er imento alle sp arsiones di cui par la, per esempio , Senec a nel le N at ur ales qua estiones (2,9). 18 S i v

eda qui nota 15.

19 Chec a Cr ema des 1999; F anto ni 2000, pp . 101-118 20 F err etti 2016, pp . 31, 200, 203. 21 P edo ne 1986; L off redo 2014; F err etti 2016. 22 P er q ues ti a spe tti s i ri m an da a Fe rre tti 2 01 6, c on rel ativ a b ibli og rafi a. 23 S i v

edano qui i saggi di Demar

ia e Cecc ar elli. 24 S i v eda in questo v olume la sc heda n. 41.-42.-43. 25 L ong 2011. 26 F err etti 2016. P er la figur a di Tribolo e il suo co mplesso per corso biogr afico , Giannotti 2015. 27 S i v eda in questo volume la sc heda n. 22.-23.-24. co n bibliogr afia pr ecedente . 28 G uidobaldo Del Mo nte , Le mec hanic he de ll’illust rissimo G uido U baldo de’ Mar chesi De l Mont e, V ene zia, F rancesc hi, 1581, c. VI I. 29 Ar icò 2013; F err etti 2016. 30 L omazz o 1584, p . 429. 31 F err etti 2016, p . 177. 32 Ff ol liott 1984; Ar icò 2013. 33 L asc hke 1994. 34 Mo ntuo no 2002. 35 Celano-F eliciano 2009, p . 26. In g ener ale , si v eda De Rose 1994. 36 P ane 1975; S tar ace 2001. 37 S i v eda qui la sc heda n. 38. 38 N esselr ath 1998, pp . 1-16. Per i due scultor i nel Giar dino vatic ano e per l’a cquedotto del Bel veder e, si veda anc he Ferr etti 2016, pp . 175, 189, 202 co n bibliogr afia. 39 Delp h 2006. 40 S i v eda la sc heda n. 45.-46. 41 F err etti 2016. 42 Ivi , p . 117. 43 Q uesta pr ecoce datazio ne del pr og etto degli U ffi zi è stata accolta in Co nf or ti-F unis 2016. 44 Else 2012; Heikamp 2011. 45 Campor esi 1992, pp . 58-59.

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Il Nettuno architetto delle acque

Schede

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171

gli auditori, a prendere possesso della

sua carica. Il corteo si formava a porta

Maggiore, da dove il magistrato faceva

il suo ingresso in città, accompagnato

dagli auditori, da un numeroso

corteg-gio a cavallo, da trombetti e guardie; il

pretore era coperto di una pesante

cap-pa «di samice d’oro fiorato con fodera

di zendale doppio cremisi, che costava

lire 220» (Guidicini 1868-73, vol. II, pp.

409-410, raffigurata in Archiginnasio,

ms. B 2329 c. 133), ben differente dal

severo abito nero utilizzato in funzione

(cfr. ivi, c. 134). Col passare dei secoli,

il valore istituzionale della cerimonia si

era affievolito, tanto che «questa

fun-zione erasi convertita in una specie di

mascherata» (Guidicini 1868-73, vol.

II, p. 410). Il disegno di Ramponi è di

notevole interesse perché mostra,

sep-pure con qualche imprecisione, lo stato

della piazza e del palazzo della Rota

prima dei restauri e delle distruzioni

novecentesche. La fontana,

rappresen-tata a scala lievemente ridotta, è

rac-chiusa dalla cancellata eretta nel 1605

e smontata nel 1888; è ben visibile una

delle quattro fontanelle di servizio

po-ste agli angoli della cancellata. Risulta

ben evidente il particolare ruolo svolto

dal Nettuno nello spazio urbano: il

mo-numento era stato collocato allo sbocco

del voltone del Podestà, una sorta di

cannocchiale prospettico in grado di

esaltarne i valori estetici, anche grazie

al contrasto tra ombra e luce. Inoltre,

la lunga facciata del palazzo della Rota

costituiva un eccellente fondale, quasi

teatrale, sul quale il corpo bronzeo del

dio si stagliava in maniera

evidentissi-ma: un effetto oggi vanificato dalla

ria-pertura del cortile medievale in seguito

agli interventi rubbianeschi.

Il palazzo del Podestà mostra i

fine-stroni del piano superiore parzialmente

murati: saranno riaperti con il restauro

del 1887 eseguito da Raffaele Oppi (cfr.

Zucchini 1909, p. 41). Il palazzo della

Rota e l’antico palazzo di Re Enzo

ri-sultano unificati in un’unica facciata a

cinque campate: la prima a sinistra

do-vrebbe comprendere l’intera facciata del

palazzo di Re Enzo, ma si tratta di una

licenza di Ramponi poiché

quest’ulti-ma era di ampiezza ben quest’ulti-maggiore

del-le campate del palazzo della Rota. A

parte ciò, è interessante notare come

l’architetto del palazzo della Rota,

pro-babilmente Francesco Morandi detto

il Terribilia, avesse ricercato un’unità

formale tra i tre blocchi: al piano

terre-no il ritmo degli archi ripete quello del

rinascimentale palazzo del Podestà, e lo

stesso avviene con le ammorsature per

le lesene (mai realizzate) del secondo

ordine, e per gli oculi del cornicione. Un

oculo è mostrato anche nella porzione

del palazzo di Re Enzo, ma questo

det-taglio non risulta dalle foto di inizio

Novecento ed è dunque da interpretarsi

come un’altra licenza di Ramponi, che,

in un’ottica ancora classicistica, mirava

nel disegno a ‘correggere’ le

difformi-tà stilistiche del complesso. Da notare

anche che, attraverso il portale bugnato

del palazzo, si può intravedere nel

cor-tile quanto rimaneva del loggiato

quat-trocentesco, murato a livello terreno ma

ancora aperto al livello superiore.

Daniele Pascale Guidotti Magnani

38.

Francesco Colonna

Hypnerotomachia Poliphili

1499, Venezia, Aldo Manuzio

Bologna, Biblioteca Comunale

dell’Archiginnasio, Ms.16. M.II*

La fortuna contemporanea

dell’Hypne-rotomachia Poliphili si lega alla

partico-lare ricchezza dei contenuti e

all’ar-ticolazione compositiva e tematica

del l’ap parato iconografico a corredo

del testo, facendo dell’opera uno dei

testi rinascimentali più frequentati

dalla storiografia artistica e

architetto-nica del secondo Novecento

(Colon-na 2009). Fra le numerose questioni

che ruotano intorno

all’Hypnerotoma-chia, l’identificazione del suo autore è

un tema che ha animato un dibattito

lungo e complesso, polarizzato in

pri-mis sulla figura di Francesco Colonna

frate veneziano, o Francesco Colonna

appartenente all’aerea romano-laziale

(Colonna 2009; Id. 2012). Tale

ro-manzo allegorico, che «per questo

prevalente interesse per l’arte, e

so-prattutto per l’architettura […] può

a buon diritto rientrare nella

trattati-stica Quattrocento» (Bruschi 1978, p.

149), contiene una cospicua serie di

riferimenti al giardino rinascimentale,

al suo allestimento, ai valori

iconolo-gici e alle varietà vegetali ospitate,

oc-cupando così un ruolo fondamentale

nelle ricerche sullo sviluppo di

que-sto tema nel cruciale passaggio fra il

Quattrocento e il Cinquecento

(Ven-turi 1982, p. 712; Péricard-Méa 1998;

Hunt 1998; Polizzi 1998). In questa

prospettiva, anche le acque, i condotti

e le fontane hanno una specifica

ri-levanza e sono temi trattati in chiave

estetico-formale, materica, antiquaria

e letteraria, con una specifica

sensibili-tà per gli aspetti percettivi e sensoriali

a trecentosessanta gradi. L’acqua

nel-l’Hypnerotomachia, infatti, crea suoni,

diffonde profumi, esibisce meravigliosi

effetti visivi in rapporto all’architettura

e al paesaggio, e come liquido – caldo

(11)

Il Nettuno architetto delle acque

Schede

172

173

o freddo, immobile o spumeggiante –

intesse specifiche relazioni tattili con

i protagonisti. Fra le fitte trame della

narrazione si trovano, inoltre, puntuali

riferimenti anche agli aspetti

funzio-nali e infrastrutturali dell’acqua,

resti-tuiti ora attraverso l’evocazione della

grandezza degli antichi acquedotti

(HP, 23), ora mediante un riferimento

puntuale al sistema di condotti

mar-morei che assicurano il rifornimento

e anche il contenimento delle acque

nell’isola di Citèra (HP, 312), ora

grazie al disvelamento della

funzio-ne pratica (di regolaziofunzio-ne dell’impeto

dell’acqua) che svolge il stupefacente

serpente d’oro nella complessa fontana

di Venere (HP, 373).

Al pari di sculture, manufatti

ar-tistici, edifici monumentali e antiche

rovine che popolano il racconto, le

fontane sono in molti casi delineate

nelle celebri illustrazioni incise su

le-gno. È nell’ekphrasis, tuttavia, che si

colgono tutti i molteplici aspetti

co-agulatisi in questi oggetti che, per il

loro precipuo vitalismo, partecipano

appieno alla resa dell’atmosfera

fan-tastica e misteriosa in cui si snoda il

viaggio onirico di Polifilo. Le fontane

e le acque, inoltre, divengono

prezio-si tasselli di un’antichità evocata

se-condo un approccio volto a coglierne,

oltre ai caratteri “emozionali”, anche

le singole aggettivazioni decorative;

allo stesso modo, vengono

focalizza-ti gli aspetfocalizza-ti favolisfocalizza-tici e “romanfocalizza-tici”

ante litteram nella dimensione di una

inesauribile varietas che ne

caratteriz-za, in termini generali, le articolazioni

espressive, pur non mancando – come

è stato notato – citazioni precise di

monumenti, opere della Roma

an-tica e frammenti epigrafici, noti nel

Rinascimento (Donati 1975; Calvesi

1987; Del Lungo 2004).

Anche le sorgenti e le fontane

divengono, così, i nodi di una fitta

trama di citazioni e riferimenti alla

tradizione letteraria antica,

medioe-vale e umanistica che attraversano

l’o-pera e che ne rappresentano uno dei

caratteri connotativi, come l’ampio

commento a corredo dell’edizione del

1998 ben illustra (Hypnerotomachia

Poliphili 1998).

Fra le numerose fontane che

pun-teggiano il racconto, uno snodo

con-cettuale di grande rilievo è

rappresen-tato dalla fonte di Venere al centro del

teatro dell’isola di Citèra (HP, 358 e

sgg.). Si tratta di una struttura

archi-tettonica a pianta ettagonale con

cu-pola di cristallo su colonne che, per i

suoi caratteri materici, è

strettamen-te connessa all’edificio strettamen-teatrale di cui

materializza, in una epifania di pietre

policrome, un simbolico omphalos. Si

definisce dunque in questo passaggio

un tema importante per la cultura

delle acque e delle fontane

architetto-niche del Cinquecento e del Seicento,

ovvero la connessione acqua-fontana/

ninfeo-teatro che troverà le sue prime

e significative declinazioni nel

cor-tile del Belvedere di Bramante e nel

primo progetto di Raffaello per villa

Medici a Montemario, avendo già

avuto – come evidenziato da Ruffini

(Id. 1983) – una iniziale

cristallizza-zione nelle pagine del Trattato di

Fi-larete. Non meno degna di interesse

è l’attenzione riservata nel testo alle

“fontane intermittenti”, ovvero a

que-gli oggetti (di dimensioni

relativa-mente modeste, alimentate secondo

principi di idrostatica già descritti da

Erone di Alessandria) che animavano

feste e banchetti e che sono qui

de-scritti con estrema accuratezza (HP,

105 e sgg.).

L’Hypnerotomachia si può

conside-rare il punto di accumulazione di

ver-santi culturali diversificati che hanno

nella passione per l’Antico e nel

fer-mentante dialogo col suo immenso

universo di riferimenti concettuali

e materiali, il loro minimo comune

denominatore. Aprire confronti fra

specifici contenuti dell’opera e l’arte

e l’architettura del secolo successivo è

un’operazione ermeneutica legittima

(Kretzulesco-Quaranta 1986), ma non

deve prescindere dalla consapevolezza

dell’esistenza di un comune sostrato

che, pur con dissimetrie e singolarità,

pervade la penisola al passaggio del

secolo, segnando percorsi che

verran-no pienamente sviluppati nei decenni

successivi.

Emanuela Ferretti

39.-40.

Ulisse Aldrovandi

Methodi diversarum

scentiarum et artium. Index

methodorum

Biblioteca Universitaria di Bologna,

Ms. Aldrovandi 40

Guillaume Philandrier

M. Vitruvii Pollionis. De

architectura libri decem

1552, Lugduni, Ioan. Tornaesium

Biblioteca Universitaria di Bologna, Aula

4.Q.8.16, volume posseduto e postillato

da Ulisse Aldrovandi

L’interesse di Ulisse Aldrovandi per

l’architettura e in particolare per il

trattato di Vitruvio non è stato mai

va-gliato con attenzione dalla storiografia

fino a tempi recenti (Brizzolara 1983,

pp. 121-122, Ceccarelli 2016). Tra le

carte del grande naturalista bolognese

si trovano infatti numerose

testimo-nianze scritte e documenti grafici che

attestano di una sua grande attenzione

nei confronti della dimensione teorica

e linguistica dell’architettura, sviluppata

a partire dagli anni giovanili di studio

trascorsi tra Bologna, Padova e Roma

e poi coltivata saltuariamente nell’arco

di una vita. Si tratta di un materiale

frammentario ed eterogeneo, costituito

da scritture e disegni in larga parte

au-tografi, che costituiscono quanto resta

di una produzione probabilmente assai

più larga ed estesa anche a manufatti,

“anticaglie” e modelli solo parzialmente

documentati negli inventari della sua

collezione museale e oggi perduti. Tra

questi documenti vanno segnalati in

particolare le adnotationes al De

archi-tectura di Vitruvio, un corpus di

docu-menti non del tutto organico, ma ben

strutturati attorno a un preciso nucleo

tematico, comprendenti appunti,

me-thodi (tavole schematiche e ordinatrici

le quali permettono di evidenziare e

memorizzare una disciplina specifica)

ed elaborati grafici.

Un nucleo consistente di questi

di-segni architettonici, che si riallacciano a

passi del testo vitruviano e che furono

probabilmente eseguiti con l’intento di

provare a spiegare certi termini tecnici

particolarmente oscuri o di illustrare

dei dispositivi funzionali desueti

resti-tuendone l’aspetto sconosciuto, si trova

rilegato in un codice della Biblioteca

Universitaria di Bologna, il Ms.

Aldro-vandi n. 40, che qui viene esposto

assie-me a due dei testi di Vitruvio posseduti

e postillati dallo scienziato e che

certa-mente furono alla base delle sue

rifles-sioni teorico-pratiche sulla disciplina.

All’interno di questo codice in

fo-lio si trovano 29 tavole architettoniche,

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