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Di alcuni particolari aspetti del problema dell'origine dell'agricoltura (parte I)

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Di alcuni particolari aspetti del problema

dell'origine dell'agricoltura

Il contributo di alcune scienze moderne: l'etologia e la psicanalisi - Il significato psicologico del sacrifìcio ani-male presso cacciatori, coltivatori, allevatori - Compara-zione tra alcuni aspetti delle culture preagricole ed altri analoghi della cultura contemporanea.

Premessa

Può s e m b r a r e al profano che il p r o b l e m a dell'agrogenesi, cioè quello dell'origine di t u t t i quei fenomeni che sono com-presi nell'« evento agricoltura » si riduca a u n a questione di reperti archeologici e della loro datazione. I n realtà bisogna p r e m e t t e r e che l'evento agricoltura è e s t r e m a m e n t e complesso in q u a n t o implica n o n solo la coltivazione di piante e l'alleva-m e n t o di anil'alleva-mali, e il conseguente genere di vita b a s a t o su questo tipo di economia mista, m a altresì la corrispondente s t r u t t u r a sociale e vita spirituale. L'elemento « c a m p o », « ager », compreso nel t e r m i n e di « agrogenesi » è infatti il simbolo specifico di questo processo. Mentre l'elemento « aiuola » p u ò indicare u n a coltivazione sporadica nell'ambito di u n altro tipo di economia, o c o m u n q u e di un'economia semplice, quella orticola, che p u ò essere disgiunta dall'allevamento del bestiame, q u e s t ' u l t i m o è invece indispensabile nel caso del « c a m p o ». Infatti esso implica l'impiego dell'aratro con l'allevamento dei grossi animali da tiro, e quindi, in definitiva, t u t t o quel com-plesso di s t r u t t u r e che, specialmente in un'epoca pre-industriale, si verificavano solo nei Paesi e t r a le popolazioni dedite preva-l e n t e m e n t e o c o m u n q u e in m i s u r a n o n marginapreva-le, apreva-lpreva-l'agricopreva-l- all'agricol-t u r a . Anche oggi, del resall'agricol-to, nelle aree indusall'agricol-triali si h a n n o aiuole, giardini, parchi, frammisti a case e stabilimenti, non campi, se n o n nella fascia di t r a p a s s o t r a l'area industriale e la c a m p a g n a .

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archeologici relativi a piante, animali, strumenti, ecc., debbono essere interpretati e che l'evento agricoltura, come si è fatto notare, è inteso in m o d o parziale, se n o n viene concepito come civiltà agricola, nasce la necessità d'indagini molto complesse r i g u a r d a n t i t u t t e le componenti di questo processo di genesi e che quindi abbracciano sia le scienze u m a n e (come ad es. le scienze religiose), sia quelle n a t u r a l i (antropologia e in p r i m o luogo la psicologia, l'etologia, la sociologia u m a n e ; la fitologia ; ancora la psicologia, l'etologia, la sociologia, m a sul piano a n i m a l e ; l'ecologia, ecc.)- Solo in questo modo, con questa impostazione, l'interpretazione di reperti archeologici e in defi-nitiva la ricostruzione di u n processo di genesi iniziatosi u n a decina di millenni or sono, possono risultare sufficientemente completi e obiettivi (1).

Ecco quindi che a p p a i o n o v e r a m e n t e preziose, oltre che per il loro c o n t r i b u t o nell'ambito e secondo i fini della scienza cui specificamente si riferiscono, p e r le considerazioni illumi-n a illumi-n t i che c'iillumi-nvitaillumi-no a compiere a riguardo dei problemi del-l'agrogenesi, due pubblicazioni che h a n n o visto la luce in questi ultimi anni : l'una di etologia, l'altra di psicanalisi, che analiz zeremo nei successivi paragrafi. Vedremo poi q u a n t o l'etologia (o scienza del c o m p o r t a m e n t o ) e la psicologia, con la sua ancel-la, la psicanalisi, siano i n t i m a m e n t e connesse a riguardo del p r o b l e m a che qui specificamente ci interessa.

Il contributo dell'etologia al problema dell'agrogenesi

Una b r a n c a delle scienze n a t u r a l i recentemente s o r t a ha raggiunto, p e r merito d'insigni personalità, quali Uexkiill (2) e Lorenz (3) u n o sviluppo veramente considerevole : l'etologia, cioè, come si è detto, la scienza del c o m p o r t a m e n t o . In entrambi i settori in cui è s u d d i v i s a : l'etologia u m a n a e l'etologia ani-male, può recare d e t e r m i n a n t i contributi alla risoluzione di diversi problemi dell'agrogenesi. In concreto, essa p u ò rispon-dere a quesiti come i seguenti : quali sono gli elementi del c o m p o r t a m e n t o u m a n o e quelli del c o m p o r t a m e n t o di deter-minati animali che, risultando complementari, h a n n o permesso la genesi dell'allevamento e q u i n d i della domesticazione ani-male? Quali ne sono gli aspetti psicologici e sociologici? In u n a precedente pubblicazione (4), a p p u n t o seguendo questa

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via, p o t e m m o m u t a r e radicalmente le prospettive t r a le quali era fino allora d i b a t t u t o il p r o b l e m a delle origini della dome-sticazione animale. Per alcuni, infatti, il processo domestica-t o n e domestica-trae origine da u n a modomestica-tivazione essenzialmendomestica-te di caradomestica-t- carat-tere utilitaristico-profano. Per altri emerge da u n a b a s e gene-tica essenzialmente religiosa. L'esame del c o m p o r t a m e n t o delle popolazioni u m a n e attuali a livello economico primitivo, come quello degli animali in fase di incipiente domesticazione presso tali popolazioni, h a n n o messo in evidenza come l'origine della domesticazione si debba invece m o l t o verosimilmente attri-buire al soddisfacimento di bisogni affettivi della d o n n a e, in via complementare, di quelli affettivi, ludici e gregari dei bambini e dei ragazzi. T r a t t a n d o s i tuttavia di u n allevamento saltuario, fu solo in u n secondo m o m e n t o che, innestandosi in quella ludico-affettiva la fase utilitaristica e venendosi a sostituire questa alla p r i m a , s'instaurò l'allevamento c o n t i n u a t o di generazione in generazione e quindi di tipo domesticante a livello genetico, grazie anche alla selezione effettuata intenzio-n a l m e intenzio-n t e dall'uomo. N o intenzio-n solo, m a cointenzio-n la partecipaziointenzio-ne del-l'allevamento alla determinazione del genere di vita, parallela-mente, come garanzia esistenziale al rischio dell'allevamento, si e b b e il sorgere di religioni (o più tardi a riguardo di reli-gioni fondate, il sorgere di forme di queste) di tipo agrario-pastorale.

E ' chiaro che analoghi processi si sono svolti a p r o p o s i t o della genesi della domesticazione vegetale, come si è specificato in u n precedente saggio (5).

Le ricerche di D. Morris

La recente pubblicazione di u n volume di sintesi (6) riguar-d a n t e la comparazione etologica t r a riguar-diverse specie animali (in particolare le scimmie) e la specie u m a n a , da p a r t e di D. Morris, ci h a posto a conoscenza, nell'ultimo capitolo, di ulteriori inte-ressanti dati (ricavati da precedenti ricerche dell'Autore (7) ), r i g u a r d a n t i la c o m p l e m e n t a r i e t à psicologica t r a u o m o e diverse specie animali. Occorre p r e m e t t e r e che Morris accoglie le ipo-tesi di Zeuner (8) a p r o p o s i t o della domesticazione di alcune specie animali, quali le pecore e le capre. Mentre p e r questo Autore la domesticazione di tali animali precederebbe l'origine

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dell'agricoltura (9), per noi, al più, si t r a t t e r e b b e di u n alle-v a m e n t o sporadico, c o m u n q u e n o n pienamente domesticante, cioè senza selezione prolungata. Questa, per noi, h a p o t u t o veri-ficarsi solo con l'instaurarsi dell'agricoltura sedentaria quando nella boscaglia l'uomo, con il debbio, crea delle radure. Sol-t a n Sol-t o allora, infaSol-tSol-ti, poSol-tè realizzarsi u n a simbiosi sponSol-tanea t r a l'uomo e tali erbivori. Questi erano a t t r a t t i dai cereali nu-trienti coltivati nelle aiuole, come dalle tenere erbe, dai teneri germogli degli a r b u s t i sviluppantisi sul suolo coltivato, dopo le lavorazioni. Ma queste premesse n o n inficiano il reale con-t r i b u con-t o del Morris. Egli h a analizzacon-to, come si è decon-tcon-to, l'incon-te- l'inte-resse dei b a m b i n i e degli adolescenti a p p a r t e n e n t i ad u n popolo a civiltà industriale, quale l'inglese, a riguardo degli animali. Sono stati consultati al riguardo 80.000 b a m b i n i inglesi, esami-n a esami-n d o poi uesami-n campioesami-ne di 12.000 risposte. I risultati coesami-nfer- confer-m a n o ed aconfer-mpliano indagini da noi effettuate a riguardo delle popolazioni primitive (10).

Queste sono le caratteristiche comuni agli animali prefe-riti : sono quelli che più sono simili all'uomo, e quindi si t r a t t a in genere di mammiferi. Si pensi che ben il 97,15% dei b a m b i n i interpellati h a citato come favorito u n mammifero di tipo svariato. Ai mammiferi seguono gli uccelli. E infatti la quasi totalità degli animali domestici sono mammiferi o uccelli. Se poi si esaminano in dettaglio i dati, si n o t a questa distribuzione delle preferenze (11): Scimpanzè (13,5%); Scim-m i a {13%); Cavallo ( 9 % ) ; Galagone ( 8 % ) ; P a n d a (7,5%); Orso ( 7 % ) ; Elefante ( 6 % ) ; Leone ( 5 % ) ; Cane ( 4 % ) Giraffa (2,5%).

Il fatto che l'ordine di successione quantitativa di queste n o n corrisponda al grado di domesticità delle relative specie d i m o s t r a che nel processo di domesticazione ha inciso non soltanto il grado di simpatia istintiva che gli adolescenti pro-vano p e r l'animale. Questo è d e t e r m i n a n t e piuttosto nella fase di familiarizzazione (12). Nella fase successiva di domestica-zione a livello genetico, invece, h a n n o evidentemente giocato u n ruolo decisivo, o p e r a n d o quindi u n a susseguente selezione, sia le caratteristiche di effettiva utilità per l'uomo, sia quelle etologiche, cioè di un c o m p o r t a m e n t o effettivamente compati-bile con le esigenze u m a n e . Infatti occorre tener presente che

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la s i m p a t i a p e r l'animale di un b a m b i n o a p p a r t e n e n t e alla civiltà industriale non si riferisce sempre all'animale effettivo, m a più spesso all'immagine che lui se ne fa e che dipende n o n da u n a conoscenza diretta, m a dalle immagini e dalle de-scrizioni r i p o r t a t e da fìlms, libri, riviste, t r a le quali n o n tra-scurabili sono quelle a fumetti. E ' ovvio che, se la medesima inchiesta fosse s t a t a svolta nell'ambito di u n a popolazione emi-n e emi-n t e m e emi-n t e coemi-ntadiemi-na, aemi-nziché iemi-ndustriale, i risultati sarebbero stati nei dettagli notevolmente diversi. Così la precedenza sa-rebbe forse stata assegnata alla mucca p i u t t o s t o che allo scim-panzé.

Ruolo dell'antropomorfismo

Che, come si è detto, il grado di simpatia dell'adolescente p e r l'animale sia coincidente con il grado di antropomorfismo che manifesta, è d i m o s t r a t o dalle seguenti caratteristiche, co-m u n i in genere agli anico-mali preferiti (13) : 1) H a n n o p e r lo più u n m a n t e l l o di pelo, invece che p i u m e o squame. 2) H a n n o c o n t o r n i rotondi. 3) H a n n o il m u s o piatto (scimpanzé, galagone, panda, leone). 4) Possiedono espressioni facciali (scimpanzé, scimmia, cavallo, leone, cane). 5) Sono in grado di « maneg-giare » piccoli oggetti (scimpanzé, scimmia, galagone, p a n d a , elefante). 6) La loro posizione talvolta tende in qualche m o d o alla verticalità (scimpanzé, scimmia, galagone, p a n d a , orso, giraffa).

E ' da n o t a r e che anche p e r gli uccelli la presenza di qual-cuna di queste caratteristiche h a contribuito ad elevarne il grado di simpatia, come si osserva, ad esempio, nel caso del pinguino (posizione eretta) e del pappagallo (capacità di imi-tare le p a r o l e ; è dotato di u n becco corto, incurvato, appiat-t i appiat-t o ; inolappiat-tre, anziché a b b a s s a r e la appiat-tesappiat-ta p e r mangiare, si porappiat-ta il cibo al becco p e r mangiare, in m o d o a l q u a n t o analogo al-l'uomo).

E ' da aggiungere che u n ' u l t e r i o r e prova circa l'influenza del grado di antropomorfismo sul processo di domesticazione ci è offerta dalla constatazione che la selezione stessa domesti-cante o p e r a t a dall'uomo è o r i e n t a t a ad esaltare i c a r a t t e r i antro-pomorfici presenti nell'animale selvatico o talora crearli, se m a n c a n t i . Così le razze domestiche spesso n o n p r e s e n t a n o la

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coda o la posseggono in m i s u r a raccorciata. Il m u s o è note-volmente appiattito, come in certe razze di cani e di maiali.

Spesso il c o m p o r t a m e n t o antropomorfico è realizzato con l ' a m m a e s t r a m e n t o , come nel caso ancora del cane che, nei circhi, viene a d d e s t r a t o a m a n t e n e r s i in posizione eretta. Altri fattori d'interazione psicologica uomo-animale

Altre ricerche del Morris che possono illuminare la fase familiarizzante della domesticazione ci pongono in evidenza come la dimensione del c o r p o degli animali giochi nelle prefe-renze dei ragazzi in m o d o diverso a seconda dell'età di questi. Il b a m b i n o cerca nell'animale u n sostituto del padre, viceversa l'adolescente cerca di soddisfare le sue p r i m e tendenze p a t e r n e allevando piccoli animali (14). Questi dati integrano quelli da noi esposti, e che ponevano in evidenza l'animale come oggetto di gioco p e r i b a m b i n i e come compagno di giochi p e r i ra-gazzi (15).

Altri elementi interessanti forniti dal Morris riguardano la n a t u r a delle relazioni t r a ragazzo (e ragazza) e il cavallo (16). Esse sono ricche di elementi sessuali. Questi giocano anche in m o d o n o n i m m e d i a t a m e n t e evidente. Ad esempio, le specie animali caratterizzate da un rivestimento peloso, con qualche analogia con quello che nell'uomo è localizzato sul p u b e e nelle ascelle, sono rifiutate specialmente dalle ragazze nel pe-riodo del risveglio sessuale. Ciò perché l'adolescente in quel periodo si trova a disagio p e r l'incipiente c o m p a r s a di peli (17). Un'altra osservazione del Morris che completa le nostre ricer-che riguarda l'interesse delle persone anziane o r m a i prive di figli p e r l'allevamento degli animali. Esse trovano in questi un sostituto ai figli che, adulti, si sono allontanati e h a n n o costituito u n a famiglia per p r o p r i o conto (18). E ' chiaro tutta-via che questo c o m p o r t a m e n t o risulta m e n o evidente presso le popolazioni primitive in cui le « grandi famiglie » compren-dono nonni, figli e nipoti.

In conclusione, l'etologia animale, in cooperazione con la zoopsicologia, h a contribuito in grado eminente ad illuminarci i processi di domesticazione avvenuti nella lontanissima prei-storia. Oltre alla messa in evidenza del fenomeno dell'« imprin-ting », cui a b b i a m o accennato nel precedente n o s t r o scritto relativo

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alla domesticazione animale (19) e che consiste nella nascita di u n profondo e indelebile a t t a c c a m e n t o nell'animale

a riguardo dell'uomo, q u a n d o il p r i m o viene allevato in giova-nissima età, l'etologia ci illustra gli aspetti del c o m p o r t a m e n t o psico-sociale dell'uomo e degli animali che nella preistoria ne h a n n o p e r m e s s o l'interazione simbiotica sfociante nella dome-sticazione.

In sintesi, le n o s t r e ricerche, integrate ora da quelle del Morris, d i m o s t r a n o che i p r i m o r d i di questa interazione si sono verificati s o p r a t t u t t o t r a donne, bambini, adolescenti e giovani animali ; che la domesticazione delle principali specie animali si è svolta m e d i a n t e un processo in due fasi : la p r i m a h a com-p o r t a t o u n a selezione b a s a t a sull'interazione com-psicologica tra u o m o e animale, nella seconda la selezione è basata, nella mag-gior p a r t e delle specie, sull'utilità di carattere economico che l'animale p r e s e n t a p e r l'uomo.

Psicanalisi e agrogenesi

Si è già accennato, all'inizio di questo studio e, più diffu-samente, in « Nuove luci sulle origini della domesticazione

ani-male » (20) e altrove (21), come, p e r illuminare l'evento

pri-mordiale dell'origine della coltivazione e dell'allevamento, il c o n t r i b u t o della psicologia e quello c o m p l e m e n t a r e della psica-nalisi siano determinanti.

Esse infatti contribuiscono a risolvere quesiti come i se-guenti : Qual è l'atteggiamento spirituale e psicologico del cac-ciatore? Qual è quello dell'allevatore? Vi è u n ' a n t i t e s i reciproca, un'incompatibiltà assoluta t r a i due atteggiamenti? Il che si-gnifica, evidentemente, rispondere al quesito : è possibile che dal genere di vita del cacciatore si sia originato quello del-l'allevatore?

Analoghi quesiti possono sorgere circa l'atteggiamento, ed i reciproci r a p p o r t i , di altri generi di vita : del raccoglitore (di p r o d o t t i vegetali s p o n t a n e i ) , del coltivatore, del pescatore, del-l'agricoltore, ecc.

F r a n c o Fornari, in u n suo recente volume (22) ci offre un esempio di q u a n t o la psicanalisi, p u r con le sue caratteristiche di a r t e più che di scienza ancora in fase di formazione, possa illuminare efficacemente i problemi sopra illustrati. Egli amplifica

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le ricerche di Freud circa l'origine della civiltà, b a s a t e sull'ipotesi del parricidio primigenio, estendendole alla genesi della coltivazione e dell'allevamento. Infatti, chiarisce innanzi-tutto Fornari, sintetizzando al riguardo il pensiero della grande psicanalista Melania Klein (23), t r e sono le

« n e c e s s i t à affettive di b a s e della c o n d i z i o n e u m a n a : la n e c e s s i t à di violenza, la n e c e s s i t à di c o l p a e la n e c e s s i t à di a m o r e , i n u n a implica-z i o n e r e c i p r o c a n e c e s s i t a n t e p r i m a l ' a s s u n implica-z i o n e e la m e s s a i n c r i s i della n e c e s s i t à di v i o l e n z a , p o i l ' a s s u n z i o n e e la m e s s a i n c r i s i d e l l a n e c e s s i t à di c o l p a , e infine la s o l u z i o n e d e l l a n e c e s s i t à di c o l p a a t t r a v e r s o la n e c e s s i t à di a m o r e r i p a r a z i o n e » (24).

Cioè, seguendo l'impostazione psicanalitica, l'uomo, per sopravvivere, deve innanzitutto proiettare all'esterno l'istinto aggressivo-distruttivo. E ' la condizione b a s e di ogni essere bio-logico. Per p o t e r vivere deve uccidere vegetali o animali o e n t r a m b i , nel caso sia onnivoro. « Mors tua vita mea » sinte-tizza Fornari (25). La soluzione opposta sarebbe infatti, o si concluderebbe nel suicidio « Mors mea vita tua ». A tale meta l'uomo tende comunque, in q u a n t o si sente in colpa, p e r aver ucciso (26). Ecco quindi che l'uomo proietta sull'oggetto della sua aggressione, su animali e piante, u n sentimento di ripara-zione, d'amore, che gli p e r m e t t e di superare la crisi s u i c i d a :

« Vita tua, vita mea » (27).

Le caratteristiche psichiche del comportamento religioso dei po-poli cacciatori

A sostegno di q u e s t ' u l t i m a spiegazione del Fornari, pos-siamo p o r t a r e molti elementi fornitici dalla storia delle reli-gioni. L'essenza dei culti dei popoli cacciatori o raccoglitori è a p p u n t o u n sentimento e quindi u n complesso di riti di ripa-razione, di amore, di ringraziamento sia verso gli animali, fonte di cibo, uccisi, o verso le piante spontanee alimentari, sia verso l'Essere Supremo, p a d r o n e degli animali, spesso egli stesso

sim-boleggiato da u n animale, o verso la Madre Terra fornitrice di p i a n t e e di animali.

Come fa n o t a r e lo Jensen (28), subito dopo il m o m e n t o del successo nella caccia, la c o m u n i t à è pervasa dal timore di aver compiuto u n sacrilegio : l'esperienza dell'animalicidio. Il cacciatore cerca in ogni m o d o di annullare il suo atto. Ma-gari r a c c o n t a n d o all'animale ucciso che la sua freccia h a deviato

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, lui aveva m i r a t o ad altro ; che il vero uccisore è il sole, o il rospo.

Spesso si incolpano le popolazioni vicine. Nell'ambito dei riti di caccia, i Tungusi del Nord Siberia dicono all'orso ucciso : « Non siamo stati noi a ucciderti, è stato u n o J a k u t o » (29i)). Gli Ostiaki (292), popolazione p u r e Nord-Siberiana, invece

spergiu-r a n o davanti al cadavespergiu-re dell'ospergiu-rso : « E ' u n a lancia spergiu-r u s s a che ti ha colpito ! ». Analogamente gli Ojibwa (293) del N o r d

Ame-rica assicurano all'orso : « Sono stati gli Inglesi a ucciderti ! ». Altro m o d o p e r s u p e r a r e il profondo senso di colpa per l'animalicidio è quello di t r a t t a r e la vittima come se fosse vi-vente. Tra i Ciukci (294), cacciatori di balene, la preda uccisa

viene vegliata, n u t r i t a , o r n a t a a guisa di u n animale vivo. Tra gli Ainu del Giappone settentrionale, all'orso ucciso viene fatto questo discorso : « Noi ti onoriamo, o essere divino ; ti offriamo carne e pesce. Tu p o r t a questi doni ai tuoi compagni sul m o n t e e riferisci loro come ti a b b i a m o t r a t t a t o bene ». Anche t r a i precitati Ojibwa (296) si chiede scusa all'orso di averlo ucciso,

gli vengono t r i b u t a t i onori, gli si offre cibo e bevanda, lo si bacia sul muso, dimostrandogli devozione, a m o r e e p e n t i m e n t o . Il sacrificio, o meglio la restituzione di p a r t i dell'animale all'Essere S u p r e m o h a p u r e il significato di a n n u l l a m e n t o del-l'uccisione e della rapina commessa nei riguardi della divinità, p a d r o n a del bosco, della prateria, delle acque, nonché degli animali e delle piante in esse contenuti (295).

Non di r a d o la restituzione di p a r t e dell'animale esprime il significato simbolico di farlo rivivere. Così t r a i Kwakiute ed altri indigeni pescatori di salmoni della costa del Pacifico set-tentrionale i resti del salmone ucciso e mangiato vengono get-tati in m a r e dicendo : « Ora tu va n u o v a m e n t e dai tuoi com-pagni ; dì loro che, venendo qui, hai trovato b u o n a fortu-n a » (30i). Ugualmefortu-nte, t r a i Koriaki del Camciatka, le teste delle balene e delle foche tagliate via dal corpo vengono rim-pinzate di frutti e p o r t a t e in processione p e r il villaggio gri-d a n gri-d o : « Ecco giungono gli ospiti gragri-diti... Quangri-do tornerete al mare, dite ai vostri compagni di venire da noi : a p p r e s t e r e m o p u r e a loro b u o n cibo come p e r voi ! » (3O2). Anche i Ciukci (303)

(del Nord-Est Siberia), dopo aver accolta trionfalmente a riva la balena uccisa, a c c o m p a g n a t a da u n corteo di barche, riunìscono

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in un sacco di pelle frammenti del suo corpo. A questo simbolo della balena viva viene offerto a b b o n d a n t e cibo : carne di r e n n a accompagnata da acqua. Alla fine il sacco viene resti-tuito al mare. Cioè la c a t t u r a della balena è trasformata ritual-m e n t e in u n a visita, in u n a gita di piacere, per così dire, nel villaggio degli uomini.

Uguali finalità psicologiche realizzano i Wintu della Califor-nia Centro-Settentrionale. Essi simbolicamente chiamano la cac-cia all'orso come « incontro con u n amico, con u n o di noi » (31).

Tra i Korjaki, dopo aver accolto con danze e segni di festa l'orso ucciso, lo si scuoia. Una donna si traveste da orso, indossando la sua pelliccia e coprendosi con la sua testa. L'orso così redivivo partecipa a u n b a n c h e t t o in suo onore, in cui tutti fanno a gara per offrirgli i bocconi più prelibati (32).

Il senso di colpa si manifesta anche mediante i riti di offerta, di sacrificio, nei riguardi del Signore della selvaggina, intesi come espiazione per l'animalicidio. Sempre p e r non offen-dere il Padrone degli animali, la caccia è sempre limitata al minimo indispensabile p e r vivere. Per questo, anche dopo il c o n t a t t o con i Bianchi, i M u n d u r u c ù dell'Amazzonia vendono loro solo le pelli degli animali usati per l'alimentazione. Non uccidono, come vorrebbero i Bianchi, per vender pelli (33). Solo infatti r i s p e t t a n d o queste regole, il Signore degli animali (che n o n di r a d o è anche il Signore delle piante e di t u t t i gli altri elementi della N a t u r a (34) ) n o n ostacola le operazioni di caccia (35).

E l'archeologia? I reperti paleolitici s e m b r a n o porre in evi-denza u n a religione e u n culto di cui i grandi animali oggetto di caccia costituiscono il fondamento. Maringer (36) r i p o r t a u n a a b b o n d a n t e documentazione riguardante il culto dell'orso speleo. Si t r a t t a in genere di crani e di ossa d'orso disposte in appositi sepolcri con u n chiaro significato cultuale. I fatti

sopra menzionati r i g u a r d a n t i la restituzione, presso u n buon n u m e r o di popoli cacciatori attuali, di p a r t i dell'animale ucciso come mezzo per farlo rivivere, e ancora il fatto che presso tali popoli il sacrificio al Signore della selvaggina viene effettuato mediante l'offerta (con seppellimento o meno) di teste, arti, ossa degli animali cacciati, confermano le vedute del Maringer (che del resto sono coincidenti con quelle della più p a r t e dei cultori

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di storia delle religioni primitive (37) ) circa u n a c o n t i n u i t à e omogeneità del c o m p o r t a m e n t o religioso dei popoli cacciatori dalla preistoria ad oggi. Certamente la documentazione ripor-t a ripor-t a riguarda s o p r a ripor-t ripor-t u ripor-t ripor-t o il grande complesso dei popoli caccia-tori p e r lo più di orsi, che abita l'immensa regione che si estende dal N o r d delle Isole Giapponesi alla Siberia, alla Scan-dinavia, all'America centro-settentrionale, con propaggini che, nei periodi delle glaciazioni preistoriche, si estendevano più a sud, sino alle Alpi, m a i pochi accenni a popoli cacciatori, estranei a tale regione (come i M u n d u r u c ù dell'Amazzonia Cen-trale) confermano che l'atteggiamento psico-religioso descritto è c o m u n e pressoché a t u t t i (38) i popoli cacciatori o pescatori. L'origine dell'allevamento e della coltivazione come risposta a

una crisi psico-depressiva

R i p r e n d i a m o q u a n t o ora viene a considerare il F o r n a r i circa l'origine dell'allevamento e della coltivazione. Dopo aver preci-sato che

« l a r i s p o s t a d e l l ' a m o r e ( q u e l l a i m p o s t a t a sul p r i n c i p i o vita tua vita mea) al r i s c h i o di s o p r a v v i v e n z a a s s u m e l ' a s p e t t o di u n a t t o r i p a r a t i v o r e s p o n -s a b i l e c h e v i e n e m o b i l i t a t o d a l -s e n -s o di c o l p a , l e g a t o a l l a d i -s t r u z i o n e d e l l ' o g g e t t o d ' a m o r e . . . I l f a t t o che... n e l l ' u o m o o p e r i n o t e n d e n z e d e p r e s -s i v o - r i p a r a t i v e p u ò e -s -s e r e d i m o -s t r a t o d a l l a -s c o p e r t a d e l l ' a g r i c o l t u r a , i n t e -s a c o m e c u l t u r a u m a n a o r i g i n a r i a . L ' a g r i c o l t u r a i n f a t t i , i n q u a n t o i m p l i c a la n e c e s s i t à di f a r p r o s p e r a r e c i ò c h e v i e n e p r e d a t o e o r i g i n a r i a m e n t e a t t a c c a t o , i m p l i c a già, i n s é e p e r sé, u n a r i s p o s t a c o n s e r v a t i v a , a l l a p o s i z i o n e p r e d a t o r i a . . . N o i s p e s s o s o t t o v a l u t i a m o le c o n q u i s t e p r i m o r d i a l i e f o n d a m e n t a l i d e l l ' H o m o sapiens p e r c h é s o p r a v v a l u t i a m o n a r c i s t i c a m e n t e le a t t u a l i c o n q u i s t e s t r u m e n t a l i t e c n i c h e . M a il p r o c e s s o a t t r a v e r s o il q u a l e l ' u o m o h a t r a s f o r m a t o la t e r r a d a p u r o a m b i e n t e p r e d a t o r i o i n m a d r e d a c o l t i v a r e e d a f a r p r o s p e r a r e n e i s u o i fruttifigli, i m p l i c a , n e l p i a n o p s i c o l o g i c o , u n a t r a s f o r m a -z i o n e prodigiosa d e l l ' i m p o s t a -z i o n e i s t i n t u a l e di f r o n t e al m o n d o . L a sco-p e r t a d e l l ' a g r i c o l t u r a d e t e r m i n a n e l l o sco-p s i c o l o g o u n o s t u sco-p o r e sco-p r o f o n d o p r o p r i o n e l v e d e r e r i s p e c c h i a t a i n e s s a u n a t r a s f o r m a z i o n e r a d i c a l e della v i t a i s t i n t i v a p r e d a t o r i a a t t r a v e r s o il s u p e r a m e n t o della n e c e s s i t à di v i o l e n z a ( n e l l a q u a l e è c h i u s o l ' a n i m a l e p r e d a t o r e ) , a d o p e r a d e l l a n e c e s -s i t à d ' a m o r e . . . » (39). E più avanti r i b a d i s c e : « Ciò c h e p e r ò s e m b r a p i ù i m p o r t a n t e r i l e v a r e , è c h e l ' a l l e v a m e n t o d e g l i a n i m a l i c o m e l a c o l t i v a z i o n e d e l l a t e r r a p e r farla f r u t t i f i c a r e i m p l i -c a n o il t r a s f e r i m e n t o s u l l a p a s t o r i z i a e s u l l ' a g r i -c o l t u r a di n e -c e s s i t à di a m o r e . I n t a l i a t t i v i t à u m a n e i f r u t t i d e l l a t e r r a e gli a n i m a l i n o n s o n o

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p i ù s e m p l i c i o g g e t t i d a p r e d a r e , m a d i v e n t a n o a n c h e o g g e t t i d a c o n s e r -v a r e d a i p r o p r i a t t a c c h i s a d i c o - p r e d a t o r i p e r f a r n e s e m e n t i , c u s t o d i t e dal-l ' i n t e r v e n t o di t u t t o idal-l cicdal-lo p i ù s o p r a i dal-l dal-l u s t r a t o dedal-ldal-la n e c e s s i t à di a m o r e . C o l t i v a r e la t e r r a e a l l e v a r e a n i m a l i d i v e n t a n o a l l o r a a t t i r i p a r a t i v i v e r s o la t e r r a p r e d a t a e t a l i a t t i r i p a r a t i v i d i v e n t a n o p o s s i b i l i p r o p r i o p e r il f a t t o c h e la p r i m i t i v a c o n d i z i o n e p r e d a t o r i a , s t r e t t a m e n t e l e g a t a a l l a ne-c e s s i t à di v i o l e n z a , è e n t r a t a i n ne-crisi. M e n t r e i n f a t t i la c o n d i z i o n e p r e d a t o r i a è s t r e t t a m e n t e l e g a t a al mors tua vita mea, la s c o p e r t a d a p a r t e d e l l ' u o m o d e l l ' a g r i c o l t u r a e d e l l a p a s t o -r i z i a i m p l i c a il s o v -r a p p o -r s i a l l a n e c e s s i t à di v i o l e n z a di m o d a l i t à - relazio-n a l i i m p r o relazio-n t a t e al vita tua vita mea » (40).

Riferendosi poi alla concezione del mondo, alla vita spiri-tuale degli agricoltori, aggiunge :

« L e t e s t i m o n i a n z e di t a l e n u o v a d i m e n s i o n e r e l a z i o n a l e s o n o profon-d a m e n t e r a profon-d i c a t e n e l l ' i n c o n s c i o profon-degli u o m i n i a t t r a v e r s o r a p p r e s e n t a z i o n i s i m b o l i c h e p e r cui la t e r r a e gli a n i m a l i d i v e n t a n o s i m b o l i d e l l a m a d r e e del p a d r e . I f r u t t i della t e r r a d i v e n t a n o p e r t a n t o i f r u t t i d e l l a m a d r e , i p i c c o l i a n i m a l i d i v e n t a n o i s i m b o l i dei b a m b i n i , i g r o s s i a n i m a l i il s i m b o l o dei g e n i t o r i , ecc... L e favole s u l l a n a s c i t a dei b a m b i n i p o r t a t i d a l l a c i c o g n a o t r o v a t i n e l l ' o r t o s o t t o il c a v o l o p o s s o n o p e r t a n t o e s s e r e v i s t e n o n solo c o m e il r i s u l t a t o della r i m o z i o n e , m a a n c h e c o m e t e s t i m o n i a n z a d e l l ' e s t e n s i o n e c h e l ' u o m o h a f a t t o della n e c e s s i t à di a m o r e e dei s u o i s i m b o l i a t u t t o il p r o p r i o a m b i e n t e , t r a s f o r m a t o d a a m b i e n t e p r e d a t o r i o i n a m b i e n t e di a m o r e , la cui c o n s e r v a z i o n e e p r o s p e r i t à v e n g o n o v i s s u t e c o m e la s t e s s a c o s a della c o n s e r v a z i o n e e della p r o s p e r i t à degli u o m i n i , fino a l l a d i v i n i z z a z i o n e di t u t t e le c o n d i z i o n i n a t u r a l i e delle a t t i v i t à a l l e q u a l i l ' u o m o p r i m i t i v o s e n t e l e g a t o il p r o s p e r a r e della t e r r a - m a d r e . Ciò testi-m o n i a c h e a l l ' o r i g i n e delle r e l i g i o n i s t a u n l e g a testi-m e d ' a testi-m o r e d e l l ' u o testi-m o c o n ciò d a c u i si s e n t e f a t t o v i v e r e e c h e t a l e l e g a m e d ' a m o r e è c o m p r e n s i b i l e c o m e s p o s t a m e n t o e d e s t e n s i o n e diflluente dei l e g a m i di a m o r e e di gra-t i gra-t u d i n e p e r la m a d r e a l l ' h a b i gra-t a gra-t d a l q u a l e l ' u o m o si s e n gra-t e f a gra-t gra-t o vi-v e r e » (41).

I n conclusione e in sintesi quindi, secondo il Fornari, l'ori-gine della coltivazione e dell'allevamento deriverebbe da u n supe-r a m e n t o della gsupe-rave csupe-risi depsupe-ressiva di colpa che l'uomo caccia-tore e raccoglicaccia-tore di vegetali sente nei riguardi degli animali uccisi, delle piante private dei loro frutti, delle loro foglie e radici, dell'ambiente t u t t o depredato. S u p e r a m e n t o che porta l'uomo da u n a posizione di antitesi ad u n a posizione di coope-razione con l'ambiente. E ciò n o n solo sotto l'aspetto tecnico operativo, m a anche in coincidenza e in conseguenza, psichica e spirituale.

Giunti a questo p u n t o , ci si presenta il quesito : se l'alleva-m e n t o trae le sue origini dal col'alleva-mplesso di colpa p r o p r i o dei

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popoli cacciatori, si può pensare che questi stessi popoli a b b i a n o p r o c e d u t o alla domesticazione delle varie specie animali?

Ora, se è chiaro che il bisogno di r i p a r a r e all'uccisione dello animale c o m m e s s a con la caccia, è sfociato in u n a serie di pra-tiche rituali, quali il n u t r i m e n t o s o m m i n i s t r a t o al cadavere, ì segni d ' a m o r e manifestati nei suoi confronti, ecc., che presen-tano u n a stretta affinità con alcune p r a t i c h e effettuate dall'alle-vatore, è anche evidente, da q u a n t o si è d i m o s t r a t o in u n prece-dente saggio (42) che la domesticazione di animali n o n p u ò essersi originata, a riguardo della più p a r t e delle specie, nello a m b i t o di popolazioni cacciatrici.

Si è là infatti posto in evidenza che, in genere, perché si realizzi il processo di domesticazione, è necessario che si verifi-chino condizioni di u n a simbiosi a livello p e r lo più inconsape-vole di tipo mutualistico t r a u o m o e g r u p p i di animali. Ora, nell'ambito di popolazioni cacciatrici, t r a n n e casi eccezionali, quale quello del cane, queste condizioni n o n si sono verificate. Gli a n t e n a t i del cane, cioè lupi e sciacalli di particolari specie, seguivano come p a r a s s i t i gli a c c a m p a m e n t i dei popoli n o m a d i , in q u a n t o si cibavano dei rifiuti della caccia. D'altra parte, anche l'uomo traeva vantaggio dalla loro presenza (ad esempio, in q u a n t o essi, a b b a i a n d o all'avvicinarsi di estranei, davano l'allar-me). Invece, nei riguardi delle m a n d r i e di grossi animali erbivori, le popolazioni cacciatrici si c o m p o r t a n o bensì da parassiti, m a quelle n o n p r e s e n t a n o alcun interesse psico-biologico a seguire gli a c c a m p a m e n t i di queste. Tutto ciò p u ò anche sfociare in un semi-allevamento, come avviene a riguardo delle r e n n e presso alcune popolazioni cacciatrici circum-polari (43). Queste, come d o c u m e n t a il Lanternari (44), h a n n o più la sensazione di essere allevate dalle r e n n e che di allevarle. Di conseguenza, si rivelano necessarie d e t e r m i n a t e condizioni perché gli animali domesti-candi, trascorso il p r i m o periodo di familiarizzazione con l'uomo (che di solito si svolge a riguardo di animali m o l t o giovani), p o s s a n o essere da lui t e n u t i in cattività. Perché poi dalla fase di familiarizzazione e di eventuale incipiente domesticazione si passi a quella di domesticazione piena, è indispensabile che l ' u o m o provi u n interesse spiccato a tenere in m o d o continuato, di generazione in generazione, g r u p p i di animali domesticandi in

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cattività, o c o m u n q u e sotto il suo pieno controllo. Ciò anche per poterli selezionare.

Ora, tutte queste condizioni, come si è d i m o s t r a t o in pre-detto saggio, h a n n o p o t u t o verificarsi solo presso popolazioni coltivatrici sedentarie o semisedentarie.

L'interazione di tipo psico-etologico di cui a b b i a m o t r a t t a t o nella p r i m a p a r t e di questo scritto, oltre che in « Nuove luci sulle

origini della domesticazione animale », è certo che, in u n a certa

misura, p u ò verificarsi anche nell'ambito dei cacciatori nomadi, d a n d o origine a sporadici allevamenti p e r svago. Ma certamente, p e r le ragioni sopra illustrate, questi generalmente n o n h a n n o p o t u t o sfociare nella domesticazione piena.

Di conseguenza, è chiara la conclusione più probabile p e r le nostre considerazioni : la domesticazione degli animali allevati dai pastori è avvenuta generalmente nell'ambito dei coltivatori anche se questi, alle origini, p o t r e b b e r o aver m u t u a t o dai cac-ciatori il gusto p e r u n allevamento all'inizio solo sporadico.

La crisi di colpa dei cacciatori molto più probabilmente avrà favorito da parte loro l'acquisizione dai coltivatori-allevatori

(o da altri allevatori) di animali già pienamente domesticati, e

la loro moltiplicazione, sino a costituire quelle grandi mandrie che permisero alle popolazioni prima cacciatrici di fondare il loro genere di vita su di una economia di allevamento nomade, cioè sulla pastorizia. Ciò è provato i n d i r e t t a m e n t e anche dal

fatto che, archeologicamente, la genesi dell'economia pastorale nelle varie regioni eurasiafricane è in genere posteriore a quella agricola.

L'ipotesi qui p r o s p e t t a t a di u n passaggio dal genere di vita venatorio a quello pastorale, t r a m i t e la derivazione di animali pienamente domestici dai coltivatori-allevatori o da altri pastori, non deve essere intesa in m o d o schematico. Innanzitutto, come vedremo più avanti, nelle zone marginali a quelle agricole era diffusa l'economia mista : venatoria, coltivatrice, d'allevamento. Poi è chiaro che q u a n d o i cacciatori acquisivano dagli agricol-tori qualche esemplare di animale p i e n a m e n t e domestico, questo si ibridava facilmente con quello semidomestico eventualmente già in loro possesso.

Inoltre, occorre anche p r e m e t t e r e che, come si è n o t a t o in u n altro scritto (45), sono t u t t o r a osservabili, presso le popola-zioni primitive, processi di evoluzione diretta dall'agricoltura

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alla pastorizia. Tra i T s ' a m a k o (popolo coltivatore-allevatore del Sud-Abissinia), ad esempio (46), i ragazzi, fino all'età m a t u r a , a b i t a n o nel bassopiano, dove si dedicano alla cura delle m a n d r i e di bovini pascolanti. Fatti adulti, si sposano e vanno ad abitare sulle colline dove, come i genitori, coltivano i campi. Ma u n n u m e r o via via crescente di giovani sposati r i m a n g o n o pastori anche dopo le nozze. Ciò anche per la progressiva degradazione e steppificazione del suolo coltivabile. Dittmer aggiunge che è in q u e s t o m o d o che alcune popolazioni vicine, quali i Banna e gli H a m m a r , sono o r m a i diventati esclusivamente pastori. Lo stesso processo, sotto il profilo più p r o p r i a m e n t e preistorico, è stato posto in evidenza da Krichevskij e approfondito dal Childe (47). Questi Autori fanno n o t a r e che, nelle zone sterili ai margini dei territori di fertile loss che avevano costituito il più antico territorio di occupazione da p a r t e di agricoltori neolitici, come p u r e nelle regioni sabbiose a brughiera od a s t e n t a t a

vege-tazione, l'economia volta all'allevamento del bestiame e alla caccia rappresentava, p e r chi possedeva soltanto u n equipaggia-m e n t o neolitico, il equipaggia-m e t o d o di sfruttaequipaggia-mento più redditizio di quel tipo di suolo. Inoltre, tali Autori fanno n o t a r e che l'alleva-m e n t o del bestial'alleva-me, concentrando il potere econol'alleva-mico nelle m a n i dei maschi, provocava l'emergere di u n a forte s t r u t t u r a patriarcale. Il bestiame, formando u n a ricchezza facilmente mo-bile, veniva a costituire u n a tentazione continua p e r razziatori e predoni. Di conseguenza, le popolazioni pastorali primitive, lontane progenitrici dei popoli pastori e guerrieri della storia (Sciti, Unni, Arabi, ecc.) si dettero sin dall'inizio u n a s t r u t t u r a militare aggressiva che ben presto permise loro di vincere le pacifiche popolazioni coltivatrici, e di sovrapporsi ad esse quali oligarchie dominanti.

Vedremo più avanti che l'attività predatorio-guerriera dei p a s t o r i provoca, p e r reazione, u n complesso di colpa, che essi s u p e r a n o indirizzando il c o r r i s p o n d e n t e bisogno di amore-ripa-razione sugli animali allevati. Ecco quindi che l'attività preda-trice e guerriera n o n è psicologicamente antagonista di quella pastorale. Anzi, essi sono t a n t o più b u o n i allevatori q u a n t o p i ù

sono b u o n i p r e d o n i e guerrieri.

Childe e Krichevskij sono p r o p e n s i a considerare l'appari-zione nell'Europa del t a r d o neolitico di popolazioni di

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pastori-guerrieri come il naturale risultato dell'evoluzione economico sociale di tribù agricole insediatesi (causa l'incremento della popolazione, per lo s p o s t a m e n t o di altre popolazioni coltivatrici, seminomadi che ne abbiano u s u r p a t o il territorio originario) in regioni poco a d a t t e alla coltivazione.

Noi invece s a r e m m o più favorevoli ad affiancare a questa spiegazione quella sopra p r o s p e t t a t a di u n a derivazione della economia pastorale da quella venatoria, mediante acquisizione di animali domestici dalle più vicine popolazioni agricole o pastorali, (od anche forse, in qualche caso, più semplicemente dell'idea della domesticazione). Ciò del resto è d o c u m e n t a t o anche dalle raffigurazioni r u p e s t r i sahariane. Esse presentano a p p u n t o (48) il trapasso diretto dall'economia venatoria a quella pastorale. E' i m p o r t a n t e aggiungere che nelle regioni in margine a quelle eminentemente agricole, come è a m p i a m e n t e documen-tato dalle raffigurazioni r u p e s t r i alpine (49), spesso le popola-zioni p r a t i c a n o un'economia m i s t a : venatoria, coltivatrice, pa-storale, in cui quella venatoria è p r e m i n e n t e e in cui quella colti-vatrice è p r a t i c a t a s o p r a t t u t t o dalle donne. E ' chiaro che in am-bienti adatti, quali quelli steppici, è facile, nell'ambito di tali eco-nomie miste, il trapasso di prevalenza da quella venatoria a quel-la pastorale. I popoli guerrieri-pastori che, a diverse riprese, nella p r o t o s t o r i a e nella storia antica, dilagarono dalle circo-stanti fasce ad altopiano nelle grandi piane mesopotamica e ni-lotica, ebbero p r o b a b i l m e n t e questa origine.

Fornari illustra una sua ipotesi che concorre a spiegare q u a n t o il senso di colpa dei cacciatori sia accentuato e tenda a sfociare nell'allevamento. Infatti, dopo aver ricordato che per F r e u d la civiltà u m a n a è n a t a in seguito all'uccisione del p a d r e da p a r t e dei figli, nell'ambito dell'orda primitiva, aggiunge che la tecnica u s a t a nella caccia di renne, cavalli, bisonti, ecc., b a s a t a sull'uccisione dell'animale maschio anziano capo del branco, così da disorientare quest'ultimo e c a t t u r a r n e più facilmente i com-ponenti (che r i m a r r e b b e r o in balia dei cacciatori i quali potreb-bero dedicarsi così al loro allevamento), provocherebbe, nell'in-conscio dei cacciatori, u n a riemersione (per collegamento) del senso di colpa p r o p r i o a tutti gli uomini per il parricidio originario.

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e s t r e m a m e n t e fragile, infatti la espone p r o s p e t t a n d o varie alter-native e punteggiandola di interrogativi :

« il f a t t o c h e l ' a n i m a l e t o t e m s i a d i v e n t a t o il s i m b o l o d e l p r o g e n i t o r e d e l l ' u o m o i n d i c a i n e q u i v o c a b i l m e n t e l ' e s i s t e n z a di r a p p o r t i m i s t e r i o s i e p e r d u t i n e l l a n o t t e d e i t e m p i t r a l ' a s s a s s i n i o del p a d r e ( r e a l e o f a n t a s t i -c a t o ? ) e l ' a s s a s s i n i o d e l l ' a n i m a l e - -c a p o dei b r a n -c h i a n i m a l i . S i a -c h e l'u-c-ci- l'ucci-s i o n e d e l l ' a n i m a l e c a p o a b b i a l'ucci-s u g g e r i t o l ' i d e a del p a d r e - c a p o d e l l ' o r d a u m a n a p r i m i t i v a , sia ( i p o t e s i p s i c a n a l i t i c a m e n t e p i ù v e r o s i m i l e ) c h e l'ucci-s i o n e del c a p o d e l l ' o r d a u m a n a , cioè del p a d r e , a b b i a l'ucci-s u g g e r i t o agli u o m i n i p r i m i t i v i l ' u c c i s i o n e del c a p o - a n i m a l e del b r a n c o , la s i t u a z i o n e t o t e m i c a i n d i c a u n r a p p o r t o i n c o n t e s t a b i l e , u n a f u s i o n e , t r a la v i c e n d a di u c c i s i o n e d e l l ' a n i m a l e totem e le v i c e n d e c h e si r i f e r i s c o n o a i f a n t a s m i d e l l ' u c c i s i o n e del p a d r e » (50).

Premesso, con Haekel (51), che il t o t e m i s m o (legame p e r discendenza o identificazione di un individuo o di u n g r u p p o con un dato animale, con divieto di ucciderlo, mangiarlo e toccarlo) rientra nell'ideologia « animalistica » p r o p r i a alle popolazioni cacciatrici e che già sopra si è illustrata, s e m b r a chiaro, dopo le critiche degli specialisti di antropologia culturale (52), che l'ipotesi darwiniano-freudiana di un'origine della cultura da un episodio di uccisione del padre-capo da p a r t e dell'orda primi-tiva (53) sia solo inconsciamente p r e s u p p o s t a dalla psiche di chi fa p a r t e di civiltà s t r u t t u r a t e patriarcalmente, cui l'antitesi

tra p a d r e e figlio sia violenta, anche se repressa e rimossa. Di seguito Malinowski (54) infatti pone in evidenza come il

com-plesso edipico, cioè quello derivato dall'antitesi figlio-padre, sia ovviamente sconosciuto nelle civiltà matriarcali. I n queste, il p a d r e funge da « compagno » del figlio, m e n t r e le funzioni di capofamiglia sono esplicate dallo zio m a t e r n o .

Malinowski d i m o s t r a altresì le implicite contraddizioni di c a r a t t e r e biologico (55) dell'ipotesi freudiana : gli istinti che F r e u d attribuisce all'orda u m a n a primitiva sono t a l m e n t e di-struttivi che s a r e b b e r o riusciti fatali ad ogni specie a n i m a l e ; ad esse si aggiungono le contraddizioni di c a r a t t e r e culturale (56), in q u a n t o F r e u d p o n e come pre-esistenti atteggiamenti c u l t u r a l i : il rimorso, la possibilità di legiferare, lo stabilire valori morali, cerimonie religiose, in u n a m b i e n t e ex hypothesi preculturale, e la c u l t u r a n o n p u ò esser creata i s t a n t a n e a m e n t e con u n sem-plice atto, anche se si t r a t t i di u n a t t o particolare, quale il parri-cidio. Inoltre si chiede Malinowski : « ...preso come fatto storico

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effettivo, cioè come un fatto che dev'essere situato nello spazio e nel tempo, in circostanze concrete, come deve essere imma-ginato il parricidio primitivo? Dobbiamo ritenere che u n a sola volta, in u n a sola super-orda, in u n solo punto, sia stato com-messo un solo delitto? Che questo delitto, poi, abbia creato la cultura e che questa cultura si sia irradiata poi in t u t t o il mondo, per diffusione primeva, m u t a n d o le scimmie in uomini ovunque essa giungesse? Questa ipotesi crolla nel m o m e n t o stesso in cui viene formulata. La soluzione alternativa è ugualmente difficile a immaginarsi : si t r a t t e r e b b e di u n a specie di epidemia di parri-cidi minori, verificatisi in t u t t o il mondo... » (57).

Tolta così ogni base storico-culturale all'episodio del parri-cidio originario, gli r i m a n e conservato solo il suo significato psicanalitico di « fantasia » elaborata su schemi inconsci propri a chi fa p a r t e di civiltà patriarcali. Di conseguenza, essa vera-m e n t e p o t r e b b e rientrare nell'avera-mbito dei vera-meccanisvera-mi psicologici che avrebbero orientato delle popolazioni cacciatrici (in genere a s t r u t t u r a sociale patriarcale) ad allevare degli animali.

Ma qui d o b b i a m o considerare anche l'ipotesi espressa dal F o r n a r i circa la tecnica con cui l'uomo primitivo sarebbe venuto a disporre di animali docili p e r l'allevamento : l'uccisione dello animale capo m a n d r i a (58). Le ricerche esposte in « Nuove luci

sulle origini della domesticazione animale », più volte sopra

citato (59) n o n ci p e r m e t t o n o di considerarla valida. Il primi-tivo coltivatore o coltivatore-cacciatore, nel m o m e n t o di comin-ciare a dedicarsi all'allevamento, non era nella posizione psico-logica di u n cacciatore del secolo scorso (60) incaricato di pro-curare degli animali selvatici vivi per le gabbie ed i recinti di u n o zoo o di un circo, o anche per popolare u n a riserva di caccia, che effettivamente soleva usare anche la tecnica prospet-t a prospet-t a dal F o r n a r i per c a prospet-t prospet-t u r a r e animali selvaprospet-tici. Il processo di interazione psichica e di simbiosi mutualistica t r a u o m o e ani-male, posto in evidenza nel precitato n o s t r o scritto, non ci per-m e t t e di accogliere, se n o n in u n a per-m b i t o per-marginale o cronolo-gicamente secondario, tale ipotesi. I p r i m o r d i dell'allevamento si sono svolti presumibilmente a riguardo di animali giovanissimi e n o n di adulti a p p a r t e n e n t i a u n a m a n d r i a disorientata p e r la

(19)

uccisione dell'animale capo-mandria. Al più, l'allevamento dello a d u l t o così c a t t u r a t o p u ò essersi svolto solo t e m p o r a n e a m e n t e p e r p e r m e t t e r e l'allattamento degli animali più giovani.

(continua)

Gaetano Forni

N O T E

N.B - Le indicazioni delle pagine nei riferimenti alle opere di G. Forni sono quelle relative agli estratti.

(1) U n a trattazione più approfondita di questo argomento si p u ò trovare in: FORNI G.: Carattere delle ricerche storico agrarie primitive, in Rivista di Storia dell'Agricoltura, n. 1, 1964. Si veda altresì il primo paragrafo di FORNI G.: Nuove luci sulle origini della domesticazione animale, o.c. in nota (4), nonché FORNI G.: Tecnogenetica e genetica economica come fon-damento e matrice della storia economica, in: Economia e Storia, n. 4, 1962.

(2) Di questo Autore si veda ad es. Ambienti e comportamento, Milano 1967. (3) Di LORENZ K. sono stati recentemente tradotti in italiano: L'anello di re

Salomone, Milano >1967; Il cosiddetto male, Milano 1969.

(4) FORNI G.: Nuove luci sulle origini della domesticazione animale, in Rivista di Storia dell' Agricoltura, n. 3, 1964.

(5) La pianta domestica come fatto culturale e documento storico, in Rivista di Storia dell'Agricoltura, n. 1, 1970.

(6) MORRIS D.: La scimmia nuda, Milano 1968.

(7) MORRIS R. e MORRIS D.: Men and Snakes, 1965; Men and Apes, 1966; Men and Pandas, 1966.

(8) ZEUNER F. E.: A history of domesticated Animals, Londra 1963.

( 9 ) MORRIS D., O.C. i n n o t a 6), p a g . 236.

(10) FORNI G.: Nuove luci... o.c. in nota 4), pag. 15 e segg.; pag. 22 e segg.

(11) MORRIS D., O.C. i n n o t a 6), p a g . 246.

(12) FORNI G., Nuove luci... o.c. in nota 4), >pag. 28.

(13) MORRIS D., o.c. i n n o t a 6), p a g . 247. (14) MORRIS D., o.c. i n n o t a 6), p a g . 250.

(15) FORNI G., Nuove luci..., o.c. in nota 4), pag. 15-23.

(16) MORRIS D., o . c . i n n o t a 6), p a g . 251. (17) MORRIS D., O.C. i n n o t a 6), p a g . 256.

(20)

(18) MORRIS D., O.C. i n n o t a 6), p a g . 257.

(19) FORNI G.: Nuove luci..., o.c. in n o t a 4), pag. 17-19. Si cfr. a n c h e in 'LORENZ K., L'anello di re Salomone, Milano 1967 pag. 105 e segg., il sug-gestivo r a c c o n t o della s c o p e r t a di q u e s t o fenomeno.

(20) ojc. in n o t a 4), p a g . il9 e segg.

(21) FORNI G., Homo ludens, Homo creans e le origini delle tecniche, in: Rivista

di Storia dell'Agricoltura, n. 4, 1966.

(22) Psicanalisi della guerra atomica, Milano 1964. Nei suoi s t u d i successivi, si v e d a a d es. Psicanalisi della guerra, Milano 1966 e Dissacrazione della

guerra, Milano 1969, n o n r i p r e n d e il p r o b l e m a specifico che q u i ci i n t e r e s s a , ma lo i l u s t r a u l t e r i o r m e n t e in u n ' i n t e r v i s t a ad A. Todisco p u b b l i c a t a

sul Corriere della Sera del 20-12-(1969 col titolo: L'era del complesso di colpa. (23) KLEIN M. e RIVIÈRE J.: Amore odio riparazione, R o m a 1969.

(24) Psicanalisi della guerra atomica, o.c. in n o t a 22, pag. 121.

(25) 'FORNARI F., O.C. i n n o t a 22), pag. 122. Si cfr. a n c h e gli a m p l i a m e n t i ripor-tati sul Corriere della Sera del 20-12-1969 (v. n o t a 22).

(26) cfr. n o t a 25). (27) cfr. n o t a 26).

(28) Mythes et cultes chez les peuples primitifs, Tr. fr. Paris 1954, pag. 185.

(2 9I 2 3 4 5 S) D o c u m e n t a t i in LANTERNARI V., La grande Festa, Milano, 1959,

pag. 292-299. P e r i .popoli nord-asiatici si cfr. a n c h e LOT-FALCK E., Les rites

de chasse chez les peuples siberiens, Paris ,1953.

(30J 2 3) LANTERNARI V., La grande Festa, o.c. in n o t a 29, pag. 298-299. P e r i 'popoli siberiani, si dfr. LOT-FALCK E . , o.c. in n o t a 29.

(31) BRELICH A., Introduzione alla storia delle religioni, R o m a 1966, pag. 95-96. (32) MARINGER J., Le religioni dell'età della pietra, Tr. Ital., Torino 1960, pag. 75-76. ( 3 3 ) BRELICH A . , o . c . i n n o t a 31), p a g . 100-101.

(34) Ciò avviene, ad esempio, tra i B e r g d a m a dell'Africa s u d occidentale, cfr. LANTERNARI V., o.c. in n o t a 29, p a g . 301. Per altre notizie sulla religione dei B e r g d a m a , cfr. POIRIER J. - O'REILLY P., Le religioni dei primitivi, in BRILLANT M. e AIGRAIN R., Storia delle religioni, Tr. Ital., Alba I960, p a g . 103. (35) 'PETTAZZONI R., L'Essere Supremo nelle religioni primitive, Torino -1957,

p a g . >174 e segg.

(36) Le religioni dell'età della pietra, T o r i n o 1960, pag. 63 e segg. (37) MARINGER J., o.c. in n o t a 32), ipag. 76.

(38) LANTERNARI V., o.c. in n o t a 29), ipag. 299301 r i p o r t a , ad es., la d o c u m e n -tazione r i g u a r d a n t e i P i g m e i del G a b o n e i B o s c i m a n i (Africa), i Negritos delle 'Filippine, i Wedda di Ceylon, i P a p u a n i della Nuova Guinea, i pe-s c a t o r i delle T u a m o t u (Polinepe-sia) ecc.

( 3 9 ) FORNARI F . , o . c . i n n o t a 22), p a g . 123-124. (40) IFORNARI F., o.c. in n o t a 22), pag. 124425.

(41) 'FORNARI 'F., O.C. i n n o t a 22), p a g . 125.

(42) FORNI G., Nuove luci..., o.c. in n o t a 4), pag. 19 e segg.

(43) BIASUTTI R., Razze e popoli della terra, Torino 1959, voi. II, pag. 345-6; 352-3; iper l'ipotesi di u n a domesticazione p i e n a della r e n n a da p a r t e dei cac-ciatori, si cfr. BIRKET-SMITH H., Histoire de la civilisation, Paris 1955, p a g . 158-9.

(44) LANTERNARI G., O.C. i n n o t a 29), p a g . 355.

(45) Nuove luci..., o.c. in n o t a 4), a pag. 11 e 21.

(46) 'DITTMER K., Ethnografia general, t r a d . s p a g n . M e x i c o 1960, p a g . 266 e 274,

n o t e 108 e 112.

(47) Preistoria della società Europea, Firenze 1958, p a g . 190-191.

(48) FORNI G., Genesi e sviluppo dell'economia pastorale nel Sahara preistorico, in Economia e Storia n. 1, 1963.

(49) FORNI G., Società e agricoltura preistoriche nelle regioni montane della

Padania, secondo le raffigurazioni rupestri, saggio di p r o s s i m a

pubblica-zione. S i cfr. altresì ANATI E., Civiltà preistorica della Valcamonica, Milano 1966.

(21)

(51) Voci: Animalismo e Totemismo, in KONIG F., Dizionario di Storia delle Religioni, Roma 1960.

(52) MALINOWSKI B., Sesso e repressione sessuale tra i selvaggi, Torino 1960, <parte I I I : Psicanalisi e antropologia. Vi viene ampliata e approfondita

la critica di K r ò b e r ed altri sulle teorie freudiane. (53) FREUD S., Totem e tabù, Bari 1930, pag. 154 e segg. (54) o.c. in nota 52), pag. 148 e segg.

(55) o.c. in nota 52), pag. 168 e segg.

(56) o.c. in nota 52), pag. 169. L'ipotesi freudiana potrebbe esser resa più accettabile sotto l'aspetto culturale, m a a prezzo di uno svuotamento di gran p a r t e del suo significato. Si dovrebbe a tal fine ritenere che il parricidio, p r i m a usuale e instintivo tra le scimmie pre-umane, sia diven-tato via via sempre più riprovevole {sino ad essere inaccettabile) p e r la scimmia in fase di progressiva p r e s a di coscienza e quindi di progres-siva ominizzazione.

Il r i m o r s o per il parricidio quindi, da causa della c u l t u r a , sarebbe retro-cesso, nell'ipotesi così aggiornata, a semplice sintomo del generarsi della cultura.

(57) o.c. in nota 52), pag. 174.

(58) FORNARI F., O.C. i n n o t a 22), p a g . 124.

(59) ofr. note 4) e 21).

(60) Attualmente non si sarebbe impiegata la tecnica dell'uccisione dell'animale capo-mandria.

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