Carisma e creatività: che fare quando
i conventi saranno vuoti?
Il Giornale è media partner di un convegno,
promosso dal Pontificio consiglio della cultura, sul
futuro dei beni culturali delle comunità di vita
consacrata
«Carisma e creatività». Due parole, all’apparenza così diverse, eppure capaci di sintetizzare l’indissolubile intreccio tra la spiritualità delle comunità religiose e il loro contributo allo sviluppo culturale e artistico della Chiesa cattolica nella sua storia bimillenaria. Un connubio
materializzatosi in un insieme peculiare di beni, mobili e immobili, riconosciuti d’interesse non soltanto religioso. Sul destino di questa ricca ma pesante eredità, alla luce della contrazione del numero delle vocazioni alla vita consacrata, oggi si addensa più di by Davide Dimodugno • 29 Dicembre 2020 • Patrimonio • 479
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https://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2020/12/29/carisma-e-creativita-che-fare-quando-i-conventi-saranno-vuoti/ 2/6 un interrogativo. Secondo alcuni studi, infatti, in mancanza di una significativa inversione di
tendenza, nel 2046 tutti i conventi presenti in Italia potrebbero essere definitivamente chiusi.
Da qui la ragione di un convegno internazionale e di una call for papers che chiama a raccolta ricercatori, religiosi e rappresentanti di associazioni e fondazioni impegnate su queste tematiche da tutto il mondo. L’iniziativa, promossa dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica e dal Pontificio consiglio della cultura, intende gettar luce sull’immenso patrimonio culturale degli enti religiosi, spesso posto in secondo piano e non valorizzato appieno. Con il supporto di un autorevole comitato scientifico che riunisce docenti e altri esperti in ambito architettonico, teologico, economico e giuridico, le proposte d’intervento saranno sottoposte ad una procedura di selezione e, infine, presentate in occasione del convegno che si terrà dal 30 settembre all’1 ottobre 2021 a Roma, presso la Pontificia Università Antonianum.
Finora sono stati numerosi i simposi e le iniziative relative all’approfondimento delle tematiche di tutela, valorizzazione e catalogazione dei beni culturali d’interesse religioso appartenenti alla cosiddetta “Chiesa gerarchica” (diocesi, parrocchie e confraternite): si pensi, ad esempio, al censimento delle chiese di proprietà degli enti ecclesiastici sottoposti alla giurisdizione dei vescovi diocesani, promosso dalla Conferenza episcopale italiana e riversato sul portale BeWeb. Non altrettanta attenzione, però, è stata sollevata sul patrimonio culturale delle comunità di vita consacrata. Invero, proprio questa tipologia di beni, come documentano le cronache locali, si dimostra più facilmente oggetto di saccheggi, dispersioni, speculazioni e trasformazioni d’uso talvolta rispetto all’originaria funzione. E questo anche per le difficoltà che comportano le operazioni di catalogazione e gestione del patrimonio, che si devono inevitabilmente confrontare con l’autonomia gestionale di ogni singolo istituto e con un’articolata ma non sempre coordinata polifonia di enti, persone e carismi.
E proprio il carisma, ovvero la specializzazione pastorale che individua ciascuna congregazione, costituisce un elemento imprescindibile per poter ripensare nuovi usi per monasteri e conventi dismessi o in corso di dismissione. Si tratta di beni che possono offrire ancora molto ai territori in cui si situano e ai paesaggi fisici e culturali che, nel corso dei secoli, hanno concorso a plasmare. Questa prospettiva s’innesta all’interno del «discorso teologico sui beni culturali» auspicato da papa Francesco nel suo messaggio ai partecipanti al convegno Dio non abita più qui?, svoltosi nel novembre 2018 presso la Pontificia Università Gregoriana con riguardo all’annosa questione del riuso delle chiese non più utilizzate per il culto, conclusosi con l’adozione, da parte del Pontificio consiglio della cultura, di linee guida in materia.
Come può, in concreto, la valorizzazione di questi beni rispondere ai bisogni di sviluppo sociale, economico e culturale dei territori? A questa domanda, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, risponde evidenziando la necessità di attivare «Processi di condivisione con le comunità civili, con le istituzioni che si occupano di tutela e promozione del patrimonio culturale, con l’associazionismo e il terzo settore, ampiamente dedito anche alla tutela e alla ri-narrazione del patrimonio culturale», con ciò concretizzando la “Chiesa in uscita”, tanto cara a papa Francesco; nella quale, cioè, si possano «avviare processi più che occupare spazi». Secondo Ravasi, il convegno può far emergere «le ricerche più innovative e le buone pratiche più efficaci» negli ambiti della comprensione teologico-giuridica e pastorale di questi beni, della loro catalogazione, valorizzazione culturale, gestione e riuso. Si auspica che si formino «equipe di specialisti – architetti e storici dell’arte, esperti di amministrazione, gestione e diritto – che in ogni nazione si costituiscano come un gruppo di sostegno permanente a servizio delle comunità di vita consacrata», supportando così una più ampia riflessione intra-ecclesiale su queste tematiche, in un orizzonte che si ponga al di là del singolo caso.
In copertina: Le Corbusier, convento della Tourette a Éveux (Francia, 1956-60)
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Roma, 30 settembre – 1 ottobre 2021
Per maggiori informazioni e iscrizioni: carismaecreativita.net
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beni culturali - congressi - roma
about the author: Davide Dimodugno
Nato a Torino nel 1992, laureato in Giurisprudenza e avvocato, è dottorando presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino con una tesi relativa alla gestione e riuso degli edifici di culto. I suoi studi in merito sono oggetto di pubblicazioni scientifiche
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