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L'umanizzazione degli animali come questione di giustizia

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Academic year: 2021

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L’umanizzazione degli animali come questione di giustizia Maurizio Balistreri

Non sarebbe bello vivere più a lungo? Non parlo di allungare la vita di qualche mese, ma vivere per molt più decenni. E chi non vorrebbe avere una maggiore resistenza alle malattie o la capacità di apprendere più velocemente? Poi possiamo discutere se sia meglio essere più empatci o più o meno alt, ma non c’è dubbio che a molt di noi non dispiacerebbe poter ridisegnare la natura umana con disposizioni e capacità nuove ed originali. Il potenziamento umano è ormai uno dei temi centrali del dibattito bioetco: si parla di potenziamento fisico, di potenziamento della mente e anche di potenziamento morale. Immaginare disposizioni fisiche diverse da quelle attuali non è così difficile, ed è facile pensare ad una mente migliorata. Ma si discute anche della possibilità di impiegare le nuove tecnologie per migliorare moralmente l’umanità. Non è forse vero, del resto, che non siamo capaci di prenderci cura degli interessi delle generazioni future? Le nostre scelte producono effetti devastant sull’ambiente ma di questo ci preoccupiamo poco e non pensiamo di avere la responsabilità di assicurare a quelli che vivranno dopo di noi una vita almeno accettabile. Per questa ragione, una piccolissima correzione del patrimonio genetco dei nostri figli non soltanto potrebbe essere giustficata ma sembra anche l’unica strada per evitare l’estnzione dell’umanità nel prossimo futuro. Con un leggero ritocco al nostro genoma potremmo riuscire a controllare la violenza e ad evitare qualsiasi discriminazione nei confront delle persone che appartengono ad un altro gruppo o hanno un’altra religione. E a quel punto potremmo essere un modello genetco di virtù per l’umanità che non avremo la fortuna di conoscere ma che vivrà ancora su questo pianeta e che nei secoli a venire avrà ancora bisogno delle sue risorse. Con le tecnologie di genome editng, comunque, potremmo riprogettare e rimodellare anche l’ambiente. Coltviamo già piante genetcamente modificate e molt prodotti che arrivano sulla nostra tavola provengono ormai da piante genetcamente modificate o contengono derivat di organismi genetcamente modificat. Domani potremmo riprogettare qualsiasi frutta e verdura destnata all’alimentazione umana e animale: non soltanto potremmo inserire nelle piante sequenze geniche di altri organismi ma potremmo anche correggere il loro patrimonio genetco con sequenze artficiali o sintetche, che non esistono in natura. In prospettiva potremmo intervenire anche sul codice genetco degli animali e produrre animali completamente nuovi o riportare in vita animali che sono vissut in un passato lontano ma che poi si sono estnt. A molt il pensiero che la clonazione umana possa essere impiegata per dare alle persone un figlio spaventa: sembra inaccettabile che si possa voler portare al mondo un bambino con il genoma di un’altra persona. E se poi il bambino che nasce sarà condannato per sempre ad avere una vita che altri hanno già vissuto? Un tempo si poteva ridurre e poi tenere in schiavitù un’altra persona soltanto ricorrendo alla forza, oggi – hanno sostenuto autorevoli studiosi – sarebbe sufficiente usare la clonazione per ottenere uno schiavo. Perché mai, poi, una coppia o una persona dovrebbe avere il desiderio di avere un figlio per clonazione? È molto più divertente riprodursi sessualmente e, se il sesso per qualche ragione non è sufficiente, c’è sempre la possibilità di avere una riproduzione assistta con le proprie cellule o quelle di un donatore. Chi pertanto desidera ricorrere alla clonazione avrebbe soltanto il desiderio di sfruttare il nascituro. Ho perso il conto dei film che sono uscit negli ultmi anni che raccontano di bambini concepit per clonazione che vengono allevat, a loro insaputa, per essere poi depredat dei loro organi quando diventano grandi e i loro genitori hanno bisogno di un trapianto perché il loro cuore ed i loro polmoni non funzionano più. A volte le aspettatve nei confront delle nuove tecnologie riproduttive e dell’editng genetco sono esagerate, ma le preoccupazioni nei confront della clonazione umana e soprattutto gli argoment che vengono presentat per dimostrare la sua presunta inaccettabilità morale hanno veramente poco spessore. Con la clonazione le persone che oggi non hanno spermatozoi o cellule uovo potrebbero avere un figlio attraverso un intervento di riproduzione assistta senza bisogno di ricorrere ad un donatore o ad una donatrice. Pensate a due donne che vogliono avere un figlio insieme (potremmo aggiungere che si

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amano, ma non è nemmeno necessario): oggi per avere un figlio hanno bisogno degli spermatozoi di una donatore. Domani, con la clonazione, potrebbero concepire un embrione (il loro embrione) usando soltanto le loro cellule: una potrebbe dare una cellula uovo, mentre l’altra potrebbe contribuire con una cellula somatca. Ma una donna potrebbe anche decidere di riprodursi da sola, in quanto non avrebbe più bisogno degli spermatozoi. Per altro, con la clonazione potremmo riportare in vita animali che si sono ormai estnt o che rischiano di estnguersi perché, per qualche ragione, non si accoppiano più o non riescono più a concepire. In Jurassic Park la clonazione viene usata per riportare al mondo i dinosauri, ma non c’è animale che non possa essere riportato in vita con un intervento di clonazione: abbiamo soltanto bisogno del loro codice genetco. Non importa, poi, come sono stat concepit (se sessualmente, per riproduzione in vitro, per clonazione o a partre da gamet sintetci od artficiali), qualsiasi animale può essere genetcamente modificato. Sono ormai alcuni decenni che produciamo animali con un codice diverso da quello «naturale». Lo facciamo per tante ragioni: ad esempio, perché vogliamo sperimentare farmaci e/o trattament terapeutci, per ottenere esemplari che producano partcolari sostanze o per avere più carne da vendere al supermercato. Domani, però, potremmo intervenire sul codice genetco degli animali in modo molto più preciso e, a quel punto, avremmo la possibilità di riprogrammare la loro natura in modi completamente nuovi. Il lettore giustamente sensibile al benessere ed alle sofferenze degli animali non ha ragione di preoccuparsi. Non voglio sostenere che sia giusto trattare gli animali come oggetti che non meritano alcuna considerazione morale e nemmeno sto proponendo di modificare genetcamente gli animali, come più ci piace. Trovo inaccettabile l’idea di usare nuove tecnologie per ridurre le capacità cognitve degli animali da allevamento. È vero: in questo modo gli animali non avrebbero una chiara percezione della condizione che vivono e forse, con una manipolazione molto precisa, non sarebbero nemmeno più in grado di provare dolore. Ma gli animali sarebbero comunque sottopost ad una condizione di sfruttamento vita natural durante. La mia convinzione è che gli animali hanno rilevanza morale perché possono provare piacere e soffrire e perché quello che facciamo può rendere la loro vita migliore oppure peggiore ed anche insopportabile. È, però, proprio perché gli animali hanno valore che penso sia giusto modificarli genetcamente.

Non sono il primo a sostenere questa tesi: è un’idea che è stata già avanzata nella riflessione di bioetca. Se gli intervent sul genoma umano sono doverosi, allora anche quelli sugli animali sono da perseguire: le stesse ragioni che giustficano il potenziamento umano giustficano anche il miglioramento «animale». Naturalmente ragioniamo sull’ipotesi che nel prossimo futuro potremmo avere tecnologie che consentono di modificare il patrimonio genetco degli individui che nasceranno in maniera più puntale e sicura. Ci sono grandi aspettatve nei confront delle nuove tecnologie di genome editng, ma le nostre speranze nello sviluppo scientfico tecnologico potrebbero un giorno anche rivelarsi completamente infondate. A quel punto saremmo costretti a ridimensionare qualsiasi programma di riprogettazione della vita. Per il momento, però, l’idea di rimodellare la vita, a partre dal codice genetco, non sembra affatto fantascienza. Proviamo, pertanto, a immaginare come potremmo cambiare il patrimonio genetco degli animali: ragioniamo su quali caratteristche potremmo correggere e quali disposizioni e capacità invece migliorare. Iniziamo a pensare a come potremmo impiegare le nuove tecnologie per rendere la loro vita migliore. Innanzi tutto, potremmo ridurre la loro sofferenza, prevenendo important malattie genetche: quando pensiamo alle malattie genetche pensiamo soltanto agli umani, ma colpiscono anche gli animali. Non abbiamo ragione, però, di fermarci agli intervent «terapeutci», anche il «potenziamento» appare giustficato. Ad esempio, potremmo migliorare le loro capacità cognitve ed in questo modo renderli più autonomi. Il recente dibattito sul potenziamento ha rivolto l’attenzione quasi esclusivamente agli esseri umani, anche per gli animali, però, sarebbe un vantaggio poter contare su capacità e disposizioni «migliorate». Per noi l’autonomia è importante e pretendiamo dalle altre persone il rispetto per le nostre scelte: rivendichiamo il diritto e la libertà di vivere, curarci e morire nel modo ci sembra per noi più appropriato. Ma non è giusto allora che anche gli animali abbiano la capacità di progettare la propria esistenza? Nella migliore delle ipotesi, abbiamo nei confront dei nostri animali un atteggiamento paternalistco: decidiamo per loro perché pensiamo che essi non sappiamo qual è il loro bene ed interesse.

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Altre volte facciamo in modo che essi arrivino ad amare ed a desiderare le cose che secondo noi hanno più valore. Non sarebbe più corretto che essi avessero la capacità di valutare e scegliere qual è la vita che vogliono? Questa mattina, ad esempio, abbiamo portato il nostro cane al parco, ha corso insieme a noi mentre facevano facevamo jogging e poi, prima di ritornare a casa, l’abbiamo fatto giocare con altri suoi simili. Ma siamo sicuri che questa vita gli piaccia e che non preferirebbe passare le sue giornate in altro modo?

Anche oggi posso capire quando il mio gatto non si sente bene, quando ha voglia di giocare e quando invece vuole essere lasciato in pace e posso anche intuire quando ha sete e quando, invece, ha voglia di mangiare. Immaginate, però, se gli animali potessero comunicare con più facilità il proprio stato d’animo ed i propri desideri: in questo modo non avremmo la possibilità di costruire un rapporto più rispettoso della loro identtà? Possiamo pensare, poi, anche per gli animali le forme di potenziamento che ipotzziamo per gli umani: ad esempio, una maggiore resistenza alle malattie ed alla fatca e una durata della vita molto più lunga. Oggi alcune persone che non si rassegnano alla morte dei propri animali domestci si rivolgono a società specializzate e sono disposte a pagare cifre anche important per avere la clonazione del proprio animale. Domani forse la richiesta di animali clonat potrebbe aumentare in quanto potremmo vivere per molt decenni in più con lo stesso animale domestco e costruire con lui una relazione ancora più stretta ed intma. È vero che ci sono animali che non ci piacciono e ci spaventano (pensate, ad esempio, ad un coccodrillo o ad un leone oppure immaginate di nuotare nell’oceano e di vedere all’orizzonte l’arrivo di uno squalo), ma le tecnologie miglioratve potrebbero essere impiegate per potenziare moralmente quelli più aggressivi. Alcuni anni fa è stato proposto un programma di potenziamento morale per via genetca degli umani: ma le stesse tecnologie potrebbe essere usate per rendere gli animali meno aggressivi e più cooperatvi. Se, poi, possiamo correggere e migliorare l’empata degli esseri umani (pensate ad esempio agli psicopatci), allora possiamo ottenere gli stessi risultat anche sugli animali che non sono capaci di empatzzare. Non possiamo prevedere se quest intervent porterebbero gli animali carnivori a cambiare dieta: ma forse anche questo problema potrebbe essere affrontato e risolto a livello di progettazione genetca. A trarne vantaggio dal potenziamento morale non sarebbero soltanto gli individui che appartengono alle specie animali più deboli e indifese (le vittime dei predatori), ma anche gli stessi animali moralmente potenziat che sarebbero oggetto di maggiore attenzione, cura e rispetto da parte degli esseri umani. Oggi, del resto, molte persone ritengono che lo sfruttamento e l’uccisione degli animali sia moralmente giustficabile, perché essi non avrebbero la ragione o capacità razionali paragonali a quelle umane. Ma ad animali moralmente e cognitvamente potenziat sarebbe più difficile negare la rilevanza morale: in considerazioni delle loro capacità, essi avrebbero tutti i requisit per essere riconosciut come persone. Non soltanto la capacità di provare dolore, ma anche quella di ragionare e di comportarsi moralmente.

Il progetto di potenziamento degli animali è un programma di umanizzazione e di liberazione degli animali. È un programma di umanizzazione perché prende a modello gli esseri umani e ha l’obiettivo di «rimodellare» gli animali con quelle capacità che, per noi, sono condizione imprescindibile per una vita buona. Con il potenziamento, anche gli animali potranno avere disposizioni che al momento sono solo umane: una maggiore autonomia, le capacità cognitve necessarie per la scelta di un proprio progetto di vita, una più pronunciata predisposizione a cooperare con gli animali «umani» e «non umani» e simpatzzare con loro. Il processo di evoluzione ha premiato i comportament prosociali, assicurando maggiori opportunità di sopravvivenza alle specie che mettono in atto strategie di cooperazione e che presentano una tendenza alla socialità. La stessa capacità di simpatzzare è qualcosa che, in misura diversa, è presente anche in altre specie animali. Il progetto di umanizzazione degli animali potrebbe consentre di espandere e potenziare queste caratteristche. L’ibridazione degli animali con l’umano avverrebbe comunque prima di tutto a livello genetco. Si può supporre, infatti, che un potenziamento degli animali nella direzione da noi auspicata si potrebbe realizzare soltanto introducendo nel genoma degli animali partcolari sequenze genetche o geni umani. O, comunque, utlizzando sequenze genetche sintetche che prendono a modello sequenze o geni umani. In realtà, molt animali sono già umanizzat, in quanto sono il

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risultato di una lunga relazione con noi umani. Con la possibilità, però, di ricorrere agli intervent di genome editng l’umanizzazione degli animali potrebbe essere radicale e coinvolgere specie toccate finora solo marginalmente dall’interazione con gli umani. L’integrità e la dignità delle specie coinvolte non vorrebbe violata: una specie, infatti, non può essere danneggiata nella sua integrità e nella sua dignità da intervent che migliorano la qualità della vita dei suoi individui, e – come nel caso che è stato da noi prospettato – promuovono una maggiore condizione di giustzia. Che rispetto, cioè, della dignità e dell’integrità degli animali ci sarebbe mai nel lasciarli in una condizione di inferiorità e privarli della possibilità di avere – con il contributo delle biotecnologie – una vita migliore? Come non manchiamo di rispetto ai nostri figli quando incoraggiamo le loro capacità e la loro autonomia e non offendiamo la dignità e l’integrità delle persone quando trattiamo le loro disabilità e malattie, così non veniamo meno al rispetto che dobbiamo agli animali potenziandoli e migliorandoli genetcamente. Inoltre, il fatto che il potenziamento potrebbe dare un contributo determinante al programma di liberazione degli animali è la prova più evidente che non c’è alcuna vera incompatbilità di principio tra intervent miglioratvi sul patrimonio genetco degli animali e il rispetto della loro dignità e integrità. La riflessione morale degli ultmi decenni è stata capace di richiamare l’attenzione sulle sofferenze ingiustficate che infliggiamo quotdianamente agli animali e sulla necessità di riconoscere la loro rilevanza morale. In molt paesi sono stat fatti passi molto important per una maggiore protezione giuridica degli animali e un certo numero di persone ha smesso di mangiare carne a favore di una dieta vegetariana o vegana. Contnuiamo, però, ancora a sfruttare gli animali e ci preoccupiamo ancora molto poco del loro benessere. Per questo, abbiamo forse bisogno di potenziarli per essere in grado di sviluppare un altro atteggiamento. Davant ad animali umanizzat avremo ancora il coraggio di restare indifferent alle loro sofferenze? Non diventerà più naturale simpatzzare con le loro e disapprovare qualsiasi loro maltrattamento?

La proposta di riprogettazione e umanizzazione degli animali sembrerà a molt moralmente inaccettabile. A prescindere, infatti, dalla specie che si considera e dalle proprie convinzioni sulla rilevanza degli animali, il potenziamento è ancora percepito come una tentazione pericolosa a cui dovremmo saper resistere. È moralmente lecito – si dice – intervenire per prevenire oppure curare una malattia o una disabilità, ma non dovremmo ricorrere ad intervenire che migliorano le capacità e le disposizioni di una specie. Spesso, comunque, dietro le resistenze che si nutrono nei confront del potenziamento si nasconde soltanto un pregiudizio a favore della natura ed un’avversione inconsapevole nei confront delle biotecnologie. C’è, poi, una preoccupazione ingiustficata verso qualsiasi manipolazione di ciò che appare «naturale». È una paura che emerge ogni volta che una nuova tecnologia promette di modificare il nostro orizzonte. Una volta, però, che impariamo a conoscere meglio le nuove tecnologie e comprendiamo i loro vantaggi quest tmori scompaiono e quello che una volta appariva artficiale diventa parte della nostra umanità. Il fatto, pertanto, che la proposta di potenziamento e di umanizzazione degli animali possa sconcertare dice sicuramente qualcosa di importante dei sentment che proviamo oggi davant alle nuove biotecnologie. Soltanto il tempo, però, potrà stabilire se quest sentment sono veramente giustficat oppure no. Quello che è successo in passato con altre tecnologie, potrebbe accadere nel prossimo futuro con il potenziamento: la paura piano piano potrebbe spegnersi e lasciare il posto ad una lenta ma progressiva accettazione.

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