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Academic year: 2021

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(1)

LA BIBLIOTECA DELLO SCRITTORE

1

Negli anni giovanili, e poi ancora fino al lavoro assiduo e impegnativo all’interno della casa

editrice Einaudi, Cesare Pavese frequentava regolarmente le biblioteche pubbliche torinesi, la

Nazionale e la Civica,

2

come emerge da sue stesse dichiarazioni.

3

Di conseguenza, non stupisce

più di tanto il fatto che i volumi di sua proprietà ammontino a un migliaio soltanto. Non sono pochi,

ma neppure molti, se si considerano l’importanza e il ruolo che i libri hanno esercitato nella sua

attività di lettore, di traduttore, di scrittore, e se si constata che circa 130 (edizioni e traduzioni

postume delle sue opere) furono aggiunti al precedente nucleo dopo il 1950, inviati da editori e

curatori all’Einaudi, spesso nella persona di Italo Calvino; uno tra tutti: la traduzione argentina di

Lavorare stanca del 1961, con relativa dedica di Marcelo Ravoni:

A Italo Calvino, col ricordo d’una piccolla (sic) chiacchera d’estate a Torino, nel comune amore per l’opera di Pavese e nella sua preoccupazione per conoscere i nostri giovani romanzieri.

Ha ricevuto i libri di questi giovani? 4

Ma diamo un’occhiata più da vicino a questa biblioteca, esaminandone la costituzione, la

consistenza, i caratteri, la tipologia.

5

1 I libri, provenienti dalla casa editrice Einaudi e, in piccola parte, dalla famiglia (le nipoti Cesarina Sini e Maria Luisa

Sini Cossa) sono ora custoditi presso il Centro Interuniversitario per gli studi di Letteratura italiana in Piemonte «Guido Gozzano – Cesare Pavese» dell’Università di Torino (d’ora in poi CGP). Dopo un primo lavoro di condizionamento degli stessi (timbratura, catalogazione, collocazione di quelli in precarie condizioni in apposite buste di carta barriera), è ora prevista la digitalizzazione di tutte le pagine contenenti segni di lettura

2 A queste si aggiunga, negli anni dell’Università, la biblioteca della Facoltà di Lettere: «nessuno che l’abbia conosciuto

allora può dimenticare la concentrazione inviolabile di quel lettore nella biblioteca della Facoltà, quel continuo, pendolare, ossessionante maneggio dei capelli» (C. Dionisotti, Per un taccuino di Pavese, in «Belfagor», 31 gennaio 1991, pp. 1-10, qui p. 9; poi in Id., Ricordi della scuola italiana, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura 1998, pp. 511-522, qui p. 520).

3 Ad esempio, in una lettera scritta a Bianca Garufi in data 21 febbraio 1946, a proposito del libro dell’astronomo

francese Camille Flammarion Il mondo prima della creazione dell’uomo (traduzione con note del Dott. Diego Sant’Ambrogio illustrato da oltre 400 figure, Milano, Edoardo Sonzogno Editore 1886), Pavese precisa: «Questo libro me lo ricordo bene – andavo a leggerlo a 15 anni alla Biblioteca Civica [la segnatura attuale è 171.A.9], ed era il primo vero libro che leggessi, e sapevo tutto del periodo siluriano e giurassico e capivo che i romanzi d’avventure che avevo letto da ragazzo erano la stessa cosa, e insomma diventavo quello che sono. Mi ricordo che verso la fine c’è un’incisione della Verità (o la Scienza o l’Umanità) che nuda nuda vola verso la luce dell’avvenire e io pensavo che bella cosa che le donne nude siano anche la verità e l’avvenire. Di questo libro ho fatto lunghi estratti e lo sapevo quasi a memoria» (C. Pavese, Lettere 1945-1950, a cura di I. Calvino, Torino, Einaudi 1966, p. 58). Sull’importanza della lettura di Flammarion lo scrittore si era soffermato in una pagina del Mestiere di vivere: «Insomma, il tuo stupore dei 16-19 anni era che la realtà (la cavedagna di Reaglie sotto le stelle, i boschi di forti frassini a far lance ecc.) fosse la stessa che Omero e D’Annunzio sottacevano. Prima c’era stata la commozione ispirata dai segni delle cose (poesie, favole, miti); di qui hai riconosciuto la bellezza e l’interesse del mondo delle cose. | Benché fuori ancora della letteratura, ti sei interessato di astronomia ecc. perché commosso da segni (Flammarion, film su Dante, ecc.) che ti hanno tratto a battezzare questa realtà e quindi interessartene» (C. Pavese, Il mestiere di vivere 1935-1950, a cura di M. Guglielminetti e L. Nay, introduzione di M. Guglielminetti, Torino, Einaudi 1990, pp. 256-57, 10 luglio 1943).

4 C. Pavese, Trabajar cansa. Vendra la muerte y tendra tus ojos, Argentina, Lautaro 1961 (CGP, n. inv. 457).

5 Il presente lavoro è frutto di una prima ricognizione all’interno dei libri appartenuti a Cesare Pavese e intende fornire

poche, sommarie notizie di prima mano, in attesa di uno studio sistematico e completo ad opera di un gruppo di ricerca in via di costituzione.

(2)

Circa il primo punto, si segnala che i libri rimasti dopo la morte dello scrittore nel suo

ufficio in Casa Editrice andarono ad aggiungersi, nel giugno del 1990, al nucleo di quelli conservati

dalla famiglia Pavese-Sini (la sorella Maria Pavese e poi, dopo la sua morte, le nipoti Cesarina Sini

e Maria Luisa Sini Cossa) e già consegnati al Centro Interuniversitario per gli studi di Letteratura

italiana in Piemonte «Guido Gozzano – Cesare Pavese» dell’Università di Torino. Pochi altri si

trovano presso privati (è il caso, ad esempio, delle recentissime acquisizioni, da parte dello studioso

americano Larry Smith, di alcuni preziosi libri lodevolmente salvati, mediante l’acquisto, da una

progettata dispersione),

6

nella biblioteca del liceo classico «Massimo D’Azeglio» di Torino, in

quella della Fondazione «Cesare Pavese» di Santo Stefano Belbo (si pensi alla ben nota copia dei

Dialoghi con Leucò ritrovata nella camera 346 dell’Albergo Roma all’indomani del suicidio), ecc.

Attraverso la riproduzione digitale sarà possibile ricostruire, accanto alla biblioteca reale di Cesare

Pavese, quella per così dire virtuale, offrendo in un unico luogo on line, aperto a nuove acquisizioni,

tutto il materiale posseduto e quello di cui si ha notizia.

I libri di provenienza “famigliare” ammontano a una settantina e sono legati in particolar

modo al periodo degli studi liceali e universitari. Ripetutamente sfogliati, consultati, studiati e

annotati, essi denunciano uno stato di conservazione precario; inoltre, presentano talora segni di

lettura non necessariamente pavesiani, poiché passati con ogni verosimiglianza tra altre mani.

Dall’Einaudi, invece, provengono volumi (circa 900), numeri sparsi di riviste (una ventina) con

racconti e saggi dello stesso Pavese ma anche di amici e non («Aretusa», «Botteghe oscure», «La

Critica», «La Cultura», «Galleria», «Inventario», «Lettere d’oggi», «La Rassegna d’Italia», «Il

sentiero dell’arte», «Società», «Le tre Venezie», ecc.), numerosi estratti (da libri e periodici) inviati

dagli autori con o senza dedica: Nicola Abbagnano, Felice Balbo (La filosofia dopo Marx:

«All’amico autore di “Prima che il gallo canti”»),

7

Norberto Bobbio, Angelo Brelich, Aldo

Capitini, Giuseppe Cocchiara, Ernesto de Martino, Massimo Mila, Carlo Kerényi (Arbor intrat:

«All’Autore dei Dialoghi con Leucò piccolo segno di grande gioia. | Tegne 17.11.47»),

8

Mario

Untersteiner (Il concetto di ΔΑΙΜΩΝ in Omero: «A Cesare Pavese, | l’Artista interprete della

religione ellenica | 28 nov. 947»),

9

ecc.

Circa la tipologia, si segnalano libri per così dire “stravaganti”, ovvero appartenuti ad altri,

come attestano le firme di proprietà o le dediche: si tratta di famigliari - è il caso di quelli firmati da

Eugenio Pavese, il padre (i Versi della Contessa Lara), o dalla sorella Maria Pavese (Paolo e

Virginia di Bernardin de Saint-Pierre o Storia di un moscone di Francesco Domenico Guerrazzi o

Ballate e romanze di Giovanni Berchet o ancora Gli amanti. Pastelli di Matilde Serao) o dalla

6 Si cfr. in questa sede il saggio alle pp. .

7 Estratto dalla «Rivista di Filosofia», vol. XL (1949), fasc. 1 (Edizioni di Comunità; CGP, n. inv. 880). 8 Biblioteca dell'Accademia d'Ungheria in Roma, n.s., n. 8 (1947); ivi, n. inv. 876.

(3)

nipote Maria Luisa Sini: La secchia rapita e altre poesie di Alessandro Tassoni), -

10

e di amici

soprattutto: La lirica greca, «carmi scelti con introduzione versione latina e note ad uso dei licei

classici», di Carlo Landi, è siglato «A. Ruata | 25/X/927» (poche le sottolineature all’interno), o

l’Antologia Kantiana di Piero Martinetti firmata nella prima pagina bianca da Leone Ginzburg

(fogli intonsi), come pure Il ciclope di Euripide (fogli intonsi) o le Prose di Giacomo Leopardi con

le notizie della sua vita (ex libris di Leone Ginzburg ed episodiche sottolineature).

11

A proposito delle dediche, corre l’obbligo di citare almeno quelle a Giulio Einaudi

(Boccaporto e Foscolo traduttore di Sterne di Luigi Berti, Letteratura di Ugo Tolomei, Machiavelli

in Inghilterra ed altri saggi di Mario Praz, Morte e resurrezione di giovinezza di Giuseppina

Fumagalli, Choix de Poèmes di Paul Éluard, Idea della lirica di Luciano Anceschi, Caratteri di

Mario La Cava)

12

e a Elio Vittorini (Eugenio D’Ors e il nuovo classicismo europeo di Luciano

Anceschi).

13

Seguono i libri per così dire d’obbligo, anche se meno numerosi del previsto: poche edizioni

in vita delle sue opere e traduzioni (Lavorare stanca, 1936; Paesi tuoi, 1941; Il compagno, 1947;

Prima che il gallo canti, 1949; La bella estate, 1949; Benito Cereno di Herman Melville 1942 e

1943),

14

alcuni numeri della collana «Saggi» dell’Einaudi (carteggio Goethe-Schiller, Bruno Zevi,

Max Weber, Lukàcs, ecc.) e pochi titoli della «Collezione di studi religiosi, etnologici e

psicologici», la cosiddetta “collana viola” dal colore della copertina (da Jung ad Aldrich, da

Malinowski a Cocchiara), talmente noti a lui da non essere più sfogliati una volta a stampa (i fogli

intonsi proprio questo stanno a dimostrare).

Li affiancano i numerosi volumi ricevuti in omaggio: in primo luogo da autori esordienti, alla

ricerca di un autorevole avallo; è il caso di Lea Quaretti

15

o di Eraldo Miscia:

Caro Pavese,

per ora non mi ritengo un narratore né tanto meno poeta. Sono appena un aspirante.

10 Questi, nell’ordine, gli estremi bibliografici: Napoli, Libreria Editrice Bideri 1899 («2° Edizione sulla 1° di Angelo

Sommaruga»); Milano, Edoardo Sonzogno Editore 1883; Milano, Edoardo Sonzogno Editore 1883; Milano, Edoardo Sonzogno Editore 1883; Milano, Fratelli Treves Editori 1894 («2° edizione»); Milano, Casa Editrice Sonzogno s.d. (ivi, nn. inv. 814, 788, 790, 737, 812, 545).

11 Rispettivamente Napoli, Società Anonima Editrice Francesco Perrella s.d.; Torino, G. B. Paravia & C. 1925; Milano,

Remo Sandron Editore 1923; Milano, Edoardo Sonzogno Editore s.d. (ivi, nn. inv. 265, 392, 698, 546).

12 Nell’ordine: Firenze, Parenti 1940 («a Giulio Einaudi | molto cordialmente | Firenze 9 nov. 40») e Firenze, Edizioni di

Rivoluzione 1942 («a Giulio Einaudi | molto cordialmente | Firenze 5 nov. 42»); Firenze, La Nuova Italia Editrice 1942 («15 dicembre ’42 | Al dr. Giulio Einaudi | in cordiale omaggio»); Roma, Tumminelli 1942 («A Giulio Einaudi | con amicizia. | Roma ottobre 42»); Modena, Guanda Editore 1941 («All’illustre Editore Giulio Einaudi | omaggio cordiale di Giuseppina Fumagalli | Milano 18/7/43»); Paris, Librairie Gallimard 1946 («à Giulio Einaudi | amical souvenir»); Milano, Edizioni di Uomo 1945 («A Giulio Einaudi | cordiale omaggio»); Firenze, Le Monnier 1939 («Omaggio del mio primo mutilato libretto a Giulio Einaudi, editore della nuova Italia. | Bovalino M. (Reggio Calabria) | 21-1-1943»);

ivi, nn. inv. 214, 298, 219, 311, 423, 641, 645, 702).

13 Pubblicato a Milano, Rosa e Ballo Editori 1945 (ivi, n. inv. 515; «A Elio Vittorini | sul problema della “cultura”»). 14 Ivi, nn. inv. 846, 842, 433, 434, 840, 44 e 45.

15 L. Quaretti, La voce del fiume,Venezia, Neri Pozza Editore 1947: «A Cesare Pavese | dopo aver letto “Prima che il

(4)

Le mando questo poemetto per un motivo. Secondo lei, le mie poesie – non – poesie sono crepuscolari e sanno di pre-ermetismo.

Forse, ha ragione.

Però io vengo dall’ermetismo che per me fu il punto di partenza. L’ho superato con una dura e, come al solito, silenziosa esperienza.

Non mi ritenga petulante.

Le auguro ogni bene. Cordialmente. 16

O, ancora, di Nicola Enrichens, direttore didattico al paese natale di Cesare Pavese: «Allo

scrittore | Cesare Pavese | in segno di ammirazione | S. Stefano B., 12/6/1949»).

17

Qualche volta a inviare con orgoglio i loro lavori sono studiosi già noti (si veda quanto scrive

Giuseppe Cocchiara sul frontespizio del suo volume La vita e l’arte del popolo siciliano nel museo

Pitrè: «A Cesare Pavese | questa “Sicilia in vetrina” con viva ammirazione | Suo | G. Cocchiara ||

Palermo 7–2–47», e in Genesi di leggende: «A Cesare Pavese | maestro di “miti” antichi e

contemporanei | il suo | Cocchiara | Natale del ’49 || P.S. Aspetto... La bella estate»),

18

curatori

(Aldo Camerino cura, di Robert Louis Stevenson, Virginibus puerisque e l’8 febbraio 1946 auspica:

«Caro Pavese, | veda se le vien voglia di leggere. | Buon lavoro e buon séguito alle “Streghe”»;

19

e,

prima, Mario Bonfantini: «A Cesare Pavese | cordialmente, queste pagine di mestiere. | Roma

18-I-’43»),

20

illustri traduttori e amici: Giovanni Nicosia dona a Pavese, il 3 ottobre 1945, alcuni

romanzi di Nathaniel Hawthorne con la seguente dedica: «Caro Pavese | ti mando questo libro in

omaggio, per ricompensarti un po’ della gioia provata nella lettura di Lavorare Stanca. | Ciao»;

21

Elpidio Jenco traduce Tre idilli di Teocrito e annota: «A te, caro Pavese, | che hai cuore ed anima

per intendere il ridere di Pan tra le fronde teocritee. | 1948»);

22

ma soprattutto Mario Untersteiner

che, nell’inviare all’amico il commento del libro XI dell’Odissea, fa sapere: «All’amico Cesare

Pavese | che tanto profondamente comprende il mondo antico | Marzo 948».

23

Curioso il caso di un poeta, Carlo Falvella, che gli fa avere il suo volume di versi, Preludii di

due stagioni (1948),

24

con la seguente dedica, impegnativa e temeraria:

16 E. Miscia, Re di picche. Poemetto, Lanciano, Carosella & Valerio 1945 (ivi, n. inv. 529).

17 N. Enrichens, Lungo i viali deserti, poesie, Milano-Roma, Gastaldi Editore 1949 («Questa raccolta di Poesie è stata

segnalata al Concorso Nazionale Gastaldi 1948»); ivi, n. inv. 697.

18 Palermo, F. Ciuni Libraio Editore 1938 e Palermo, G. B. Palumbo Editore 1949, terza edizione «riveduta» ( ivi, nn.

inv. 137 e 19 Fondo Sini; cfr. figg. 1-2). In un’altra copia del volume Genesi di leggende (Palermo, G. B. Palumbo Editore 1941, n. inv. 342) si legge la seguente dedica: «A Cesare Pavese | con ammirazione e cordialità | suo | G. Cocchiara».

19 [Padova], Ape [1946] (ivi, n. inv. 320; cfr. figg. 3-4).

20 G. Boccaccio, Il Decameron, 70 Novelle con la “cornice” dell’opera, testo e commento a cura di Mario Bonfantini,

Milano, Garzanti 1942 (ivi, n. inv. 744).

21 Il volume, The Dolliver Romance, Fanshawe, and Septimuis Felton with an appendix conteining The Ancestral

Footstep, Boston and New York, Houghton, Mifflin and Company 1883, è l’undicesimo di The complete works, «with

introductory notes by G. Parsons Lathrop». A Natale di quello stesso anno sempre Giovanni Nicosia regalerà a Pavese

The Christmas books of Mr. M. A. Titmarsh di William Makepeace Thackeray, Boston, Dana Estes & Company

publishers s.d.: «A Pavese» (ivi, nn. inv.147 e 157).

22 Rieti, Il Girasole 1948 (ivi, n. inv. 663).

23 Omero, Odissea, libro XI, Firenze, Sansoni 1948 (ivi, n. inv. 263). 24 Bergamo, Collana di Misura n. 6, 1948 (ivi, n. inv. 166).

(5)

Allo scrittore Cesare Pavese,

onorato l’esordiente autore di essersi incontrato con Lui in un titolo, sperando vivamente che a Lui non possa arrecar dispiacere.

Parma | 10-6-’48».

Con chiaro moto di stizza, sulla copertina, a lapis, Pavese verga: «sei fottuto | C.P.»).

Il cuore della biblioteca è costituito dai volumi scelti, acquistati, letti con attenzione e grande

interesse dallo stesso Pavese; di qui anzitutto firma e data a fissare il momento dell’acquisizione e/o

della lettura: le Rime di Dante a cura di Gianfranco Contini, «29 dic. ’39»; le Lettere d’amore di

una monaca portoghese, «13/12/1940»; Le elegie, le epistole e gli epigrammi veneziani di Goethe

tradotti da Manacorda, «21 genn. ’41»; l’Ecce homo. Wie msn wird, was man ift di Nietsche, «10

genn. 41 – finito 30 marzo 41»; Mes oeuvres di Richard Wagner, «8 dic. ’41»; La vita come arte di

Ugo Spirito, «13 apr. ’42»; Pagine di religione mediterranea di Uberto Pestalozza, «4 sett. ’46 |

Milano»; ecc.

25

Emozionanti risultano le note personali e private relative alle circostanze dell’acquisto; è il

caso del volume curato da Mario Untersteiner, I frammenti dei tragici greci: «2 sett. ’47 | comprato

usato il primo mattino di pioggia autunnale | Pav.»).

26

E poi i tanti appunti di lettura su testi più o meno prevedibili, vergati in momenti diversi, a

scopi molteplici: essi riempiono le pagine dei classici greci e latini di uso scolastico, frequentati

come studente prima e come insegnante dopo; dei classici della letteratura italiana, da Dante (La

divina commedia commentata da Carlo Steiner e priva di indicazioni tipografiche, oltre a

sottolineature e note in margine, contiene fogli con appunti e con uno schizzo autografo della

geografia dantesca),

27

a Petrarca, da Ariosto a Tasso, da Machiavelli a Marino (l’Adone, con gli

argomenti del conte Fortuniano Sanvitale e le allegorie di don Lorenzo Scoto, è arricchito dalla

trascrizione autografa di due testi tratti dalle Rime, Pallore dell’amata e Chiome erranti),

28

da

Metastasio a Goldoni, da Alfieri a Leopardi, da Carducci a D’Annunzio,

29

da Tommaso Landolfi

25 Nell’ordine: Torino, Giulio Einaudi Editore 1939 (cfr. figg. 5-6); Milano, Dr. Riccardo Quintieri Editore 1909

(traduzione e prefazione di Luigi Siciliani); Firenze, Sansoni 1935 (testo, versione e commento a cura di Guido Manacorda); Leipzig, Verlag von Philipp Reclam jun. s.d.; Paris, Corrêa 1941 («Avant-propos de Edmond Buchet. Introduction et traduction de J. G. Prod'Homme»); Firenze, G. C. Sansoni 1941; Milano-Messina, Casa Editrice Giuseppe Principato 1945 (ivi, nn. inv. 216, 843, 715, 822, 363, 213, 229).

26 M. Untersteiner, I Frammenti dei tragici greci. Eschilo – Sofocle – Euripide – Tragici minori – Adespota, Milano,

Casa Edirice L. F. Cogliati 1925 (ivi, n. inv. 136; cfr. figg. 7-8).

27 Ivi, n. inv. 254. Cfr. figg. 9-10.

28 Firenze, Adriano Salani Editore 1915 (ivi, n. inv. 500; cfr. figg. 11-12).

29 G. Leopardi, Pensieri con aggiunti i Detti memorabili di Filippo Ottonieri, Milano, Casa Editrice Sonzogno s.d.; Id.,

Diario d’amore. Discorso sulla poesia romantica. Appunti e ricordi e altre prose e dialoghi, prefazione e note di Flavio

Colutta, Milano, Casa Editrice Sonzogno 1939; Id., Dall’Epistolario, scelta con prefazione e note di Benvenuto Cestaro, Torino, G. B. Paravia & C. 1933; Id., Attraverso lo Zibaldone, introduzione e note di Valentino Piccoli, Torino, UTET 1926-1927 (2 voll.); Id., Prose con le notizie della sua vita, Milano, Casa Editrice Sonzogno s.d. (ex libris di Leone Ginzburg); G. Carducci, Confessioni e battaglie, Bologna, Nicola Zanichelli Editore 1921 e 24 (2 voll.); Id., Discorsi

(6)

(La pietra lunare. Scene della vita di provincia, letta a caldo il «18 nov. ’39» e il Dialogo dei

massimi sistemi, «20 giugno ’42») a Dino Buzzati Traverso (Bàrnabo delle montagne).

30

È poi la volta dell’amato, e tradotto a più riprese, Shelley, il cui Prometheus unbound risulta

fittamente annotato a partire dall’introduzione e contiene appunti autografi su un foglietto allegato;

31

lo stesso dicasi per Il giovane Giuseppe, Giuseppe in Egitto, Le storie di Giacobbe di Thomas

Mann,

32

«il maggior narratore contemporaneo»,

33

i Principî di una scienza nuova d'intorno alla

comune natura delle nazioni secondo l'edizione del MDCCXXV con annessa l'autobiografia di

Giambattista Vico e i Prolegomeni ad ogni futura metafisica che si presenterà come scienza di

Immanuel Kant (all’interno ben 14 fogli con appunti autografi),

34

la Nascita della tragedia,

Genealogie der Moral

35

e il già ricordato Ecce homo di Nietzsche.

Identico discorso vale per i saggi su Walt Whitman (Intorno a Walt Whitman di Lidia Rho

Servi ha la copertina interamente ricoperta di note manoscritte)

36

e su Herman Melville,

37

per Le

Roman Américain d’aujourd’hui. Critique d’une civilisation di Regis Michaud, utilizzato e

postillato soprattutto nel capitolo dedicato a Sherwood Anderson, o per l’Histoire de la littérature

française di René Doumic (il piatto anteriore di copertina è stato usato per appunti).

38

eroi. Libro primo Maia, Milano, Fratelli Treves 1920 (ivi, nn. inv. 776, 680, 598, 535-536, 546; 492-493, 528; 264).

30 Firenze, Vallecchi Editore 1939 e Firenze, Fratelli Parenti Editori 1937; Milano, Treves-Treccani-Tumminelli 1933

(ivi, nn. inv. 306 e 360; 589). La princeps del romanzo La pietra lunare reca pochi segni di lettura a lapis (capp. I, p. 15; II, p. 37; IV, pp. 55-56, 60, 62-63; V, p. 81; VI, pp. 89, 91, 93; VII, p. 99); essi correggono due refusi e insistono sul «mirabile segreto femminile» delle zampe caprine di Gurù, su sue parole o su suoi gesti. In particolare, Pavese segna in margine e commenta con l’esclamazione «orr.!» il brano dedicato al «mugolo dolce» della fanciulla che «prendeva a momenti timbri d’una ferocia perduta»: «era allora come una anima che si torca fra gli spasimi, o frema e infurii nel suo esilio e batta alle pareti della sua prigione e poi soverchiata s’abbandoni, come un corpo che si dibatta nell’agonia volendo francarsi della sua anima, come la violenza d’una belva cattiva. A momenti rinvigoriva, il mugolo, in un modo incalzante di spocchia beffarda, quasi il soffio d’un sinistro trionfo. Raramente d’una sonorità di giunco, esso era il più sovente in apparenza smorzato, in realtà dotato d’una penetrazione implacabile e profonda, d’una continuità dilagante; simile alle spade degli antichi cavalieri, trapassava come senza ferire […]» (ivi, p. 37).

31 È l’edizione di Firenze, Felice Le Monnier 1922 (con introduzione e note di G. Ferrando), CGP, n. inv. 588. Cfr. figg.

13-14.

32 Milano, Mondadori 1935 e 1937 (ivi, nn. inv. 494-496; cfr. figg. 15-16).

33 La definizione è presente nell’intervista rilasciata da Cesare Pavese nel giugno del 1950 a Leone Piccioni e trasmessa

nella rubrica «Scrittori al microfono»; datata, nell’autografo, 12 giugno 1950, fu raccolta postuma in C. Pavese, La

letteratura americana e altri saggi, prefazione di I. Calvino, Torino, Einaudi 1951, collana «Saggi», 148, pp. 291-296

(qui p. 296). È il caso di segnalare che tra i libri appartenuti a Pavese si conserva anche, dell’amato Thomas Mann,

Joseph the Provider (London, Secker & Warburg 1945, n. inv. 307). Sul foglio di guardia anteriore un botta e risposta

tra Cesare Pavese e Bianca Garufi: «a me, in liquidazione | Pavese | Roma, 15 dic. ’45 || Vorrei acquistare qualche scampolo. | B.» (figg. 17-18).

34 Nell’ordine: Milano, Casa Editrice Sonzogno s.d. e Lanciano, R. Carabba Editore s.d. (traduzione di Aldo

Oberdorfer); ivi, nn. inv. 726 e 510 (cfr. figg. 19-21).

35 F. Nietsche, La nascita della tragedia ovvero ellenismo e pessimismo, introduzione e appendice di Elisabetta

Foerster-Nietzsche, prima edizione italiana autorizzata, Milano, Casa Editrice Sonzogno 1940 (traduzione di C. Baseggio); Id., Zur Genealogie der Moral, Leipzig, Verlag von Philipp Reclam jun. s.d. (ivi, nn. inv. 138 e 665). Cfr. figg. 22-23.

36 Torino, Arti Grafiche L. Giachino 1933, ivi, n. inv. 878 (cfr. figg. 24-25). 37 J. Freeman, Herman Melville, London, Macmillan and Co. 1926 (ivi, n. inv. 248).

38 Rispettivamente: Paris, Ancienne Librairie Furne Boivin & C. Editeurs 1926 e Paris, Librairie Classique Paul

(7)

Un certo stupore suscita invece il fatto che i libri dei romanzieri nordamericani, procurati a

Pavese dall’amico Anthony Chiuminatto

39

e fatti oggetto, nel decennio 1930-1940, di saggi critici

prima e di traduzione poi, siano presenti nella sua biblioteca ma non contengano segni di alcun tipo

(solo sui testi di William Faulkner sono indicate le date di lettura, comprese tra il 1937 e il 1940).

40

Se si aggiungono ancora pochi nomi di poeti e narratori italiani a lui coevi, da Giovanni Rajberti

a Dino Campana, da Mario Luzi a Emilio Lussu, a Gianna Manzini,

41

il quadro è pressoché

completo.

Il lavoro da fare è molto, sia di ordine pratico (digitalizzazione di copertine, frontespizi,

firme, dediche, annotazioni, pagine con sottolineature, ecc.) che di carattere scientifico: si tratta di

capire come Pavese leggeva certi libri e di approfondire il tipo di utilizzo che ne faceva all’interno

della sua scrittura. Vista la complessità e l’ampiezza dei suoi interessi, solo una ristretta équipe di

studiosi con competenze diverse (italianisti certamente, ma anche classicisti, anglisti, germanisti,

antropologi, filosofi, ecc.) potrà mettere ordine in questo materiale e, alla luce dei suoi appunti,

scrivere, o in pochi casi riscrivere, l’importante capitolo di Cesare Pavese lettore.

39 Oggi possediamo l’intero carteggio intercorso tra i due: Cesare Pavese and Antonio Chiuminatto: Their

Correspondence, a cura di M. Pietralunga, Toronto, University of Toronto Press 2007.

40 W. Faulkner, As I Lay Dying, New York, Jonathan Cape: Harrison Smith 1930; Id., The unvanquished,

Leipzig-Paris-Bologna, The Albatross 1938; Id., Pylon, Hamburg, The Albatross 1935; Id., Sanctuary, Paris, Crosby Continental Editions 1932 (ivi, nn. inv. 340, 519, 617, 714).

41 G. Rajberti, Sul gatto: cenni fisiologici e morali e Il viaggio di un ignorante, ossia ricetta per gli ipocondriaci,

Torino, Casa Editrice A.B.C. 1932; D. Campana, Canti orfici, terza edizione a cura di Enrico Falqui, Firenze, Vallecchi Editore 1941; M. Luzi, Biografia e Ebe, Firenze, Vallecchi Editore 1942; E. Lussu, Un anno sull’Altipiano, Roma, Giulio Einaudi Editore 1945; G. Manzini, Lettera all’editore, Firenze, G. C. Sansoni 1945 (ivi, nn. inv. 585, 380, 283, 75, 432).

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