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Fadda R. (2016). Promessi a una forma. Vita, esistenza, tempo e cura: lo sfondo ontologico della formazione. Milano: FrancoAngeli

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MeTis.

Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni ISSN 2240-9580, pp. 821-8237(2) 2017

RECENSIONI – REWIVS Fadda R. (2016).

Promessi a una forma.

Vita, esistenza, tempo e cura: lo sfondo ontologico della formazione.

Milano: FrancoAngeli.

di Elena Falaschi

L’idea guida di questo libro è che ogni essere vivente che na-sce è “promesso a una forma”, non già data e conclusa ontogene-ticamente ma da cercare e da costruire, poiché l’uomo è vita che si forma (si dà forma e fa forma), alla ricerca continua del se stes-so più autentico in un processtes-so costitutivo che dura tutta la vita. E attraverso il divenire della vita e dell’esistenza Rita Fadda sa-pientemente ci accompagna, percorrendo i sentieri (anche molto impervi) della formazione e della Cura: dalla cura di sé (intesa come “occupare” se stessi), alla cura che gli altri ci rivolgono, alla cura che noi rivolgiamo alle cose e al mondo, perché “la Cura è il dato ontologico fondamentale, costitutivo dell’essenza e dell’esistenza stessa dell’uomo” (p. 15).

Il presente lavoro della studiosa si colloca all’interno dei suoi fecondi studi che, negli ultimi venti anni, hanno contribuito ad affermare il paradigma della Cura, rileggendola e interpretandola nelle sue diverse e interdipendenti declinazioni: come esercizio etico della foucaultiana “arte dell’esistenza”, come atto vitale di una realtà cosmica e salvifica, come assoluto pedagogico e apriori di ogni processo formativo ed educativo. Il pensiero dell’Autrice si è sviluppato in un ricco e raffinato percorso di analisi, attraver-sando gli strappi dell’esistenza e i confini della formazione, inter-rogando l’impegno pedagogico nei confronti della morte e dell’ordinario morire (dei lutti, delle malattie, dello spengersi delle passioni), esaminando i “vuoti” della condizione umana e le crisi del soggetto, affrontando la forma e il rischio di una pedagogia critica nel suo rapporto con la psichiatria fenomenologica,

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chiamando l’etica dell’intenzionalità dell’educazione che, attraver-so le sue dimensioni fondanti di responsabilità e di impegno, ren-de liberi nel rispetto e nella tutela ren-della libertà.

La natura duplice dell’essere umano, in quanto determinazio-ne passiva (forma data originariamente) e determinaziodeterminazio-ne attiva (forma costruita nel tempo), conferma che l’uomo è un essere so-stanzialmente libero. Ciò fa sì che la formazione e l’educazione divengano espressioni di un autentico processo di cura, attraverso il quale si insegna a ben amministrare la propria libertà. Cura e forma sono dunque in rapporto strettissimo e indissolubile: la prima è presupposto per avere la seconda poiché solo la cura può dare forma all’esistenza. Rita Fadda espone in maniera incisiva quanto spesso poco frequentate siano le categorie di vita, esisten-za e tempo, nella loro relazione con la cura e con la forma umane. “Ad essere eluso, quasi sistematicamente, è il problema generale di come stiano insieme tempo, forma e cura” (p. 114). E attraver-so connessioni e intersezioni dialettiche sul piano teoretico gene-rale, l’Autrice ci regala articolate e profonde riflessioni in merito al rapporto tra tempo e cura, come aspetti che richiamano qual-cosa che è connesso con l’uomo a un livello di universalità assolu-ta e che ne costituiscono le condizioni di base dell’esistenza. “Cu-ra e tempo sono cooriginari, equiprimordiali e indissociabili” (p. 172). La cura non fa altro che prendere in custodia ciò che appar-tiene al tempo, attraversando porte e soglie temporali, per dare forma al proprio tempo, con consapevolezza, e per dotarlo di senso, con responsabilità.

Perché il tempo in pedagogia? È questo uno degli interrogati-vi-cardine a partire dal quale si snoda l’acuta disamina sulla tem-poralità. “Saremo in grado, come educatori, come operatori di cu-ra, di prenderci cura del tempo, facendo anche sì che ciò signifi-chi prenderci sempre più tempo di cura?” (p. 117). Il tempo della cura, chiarisce Fadda, non è quello biologico, lineare e quantitati-vo (il tempo Kronos), ma è un tempo circolare, soggettiquantitati-vo e quali-tativo (il tempo Kairòs) poiché la cura dell’oggi implica e coinvolge il domani e il futuro: il non-ancora è figlio del tempo che la cura dedica al passato attraverso il presente. Il senso primario

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dell’esistenzialità, richiamando Heidegger, è identificato con l’avvenire, come categoria che inscrive la temporalità della struttu-ra dell’esser-ci. Il futuro dunque, come luogo della tstruttu-rascendenza, sembra essere la dimensione privilegiata della cura, inserendo il passato nel flusso del processo di formazione, in un divenire che si sostanzia attraverso decostruzioni e ricostruzioni, rifiutando la passività della determinazione. L’ci, come cura, è un esser-presso le cose del mondo (il presente) che ri-prende la propria si-tuazione (il passato) e progetta-anticipa un orizzonte di significati (il futuro). Queste tre dimensioni sono il nostro fuori-da-sé, un distacco che permette di prenderci cura di noi stessi – e “recla-ma” questo impegno – attraverso la cura dell’altro e delle cose. Questo comporta accogliere la sfida dei rischi, degli enigmi, delle incertezze e delle instabilità della vita e dell’esistenza, in un pro-cesso costante di “pre-occupazione” per il futuro. La teorizzazio-ne pedagogica intorno al paradigma della cura potrà così tradursi in forma per l’essere umano, una forma originaria ma perenne-mente incompiuta, sulla base di un costante non-ancora in conti-nua formazione.

La ricchezza e la pregnanza delle argomentazioni sono sostenute, nel volume, da impegnate riflessioni epistemologiche e da puntuali specificazioni metodologiche, che ci invitano ad andare “oltre il me-todo” per recuperare la valenza euristica del procedere critico: do-mandare, interrogare, prestare attenzione alle risposte, aprire alla re-plica, in una circolarità tendenzialmente infinita nel desiderio di ri-cerca della verità. Dunque, una “gratitudine scientifica” a Rita Fadda, per averci consegnato una “promessa”, quella di una pedagogia criti-camente orientata che, ponendosi in continua tensione dialettica con tutti i saperi, prende in carico la categoria pedagogica più problema-tica e radicale e dentro la quale siamo perennemente immersi, quella della formazione, inseparabilmente inscritta nello sfondo ontologico della vita, dell’esistenza, del tempo e della cura.

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