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ITALIANISTICA

D EBRECEN IEN SIS

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----ITALIANISTICA

DEBRECENIENSIS

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----r iv is ta u ffic ia le d el D ip a ----rtim e n to di Ita lia n is tic a d e ll’U n iv e rs ità di D e b re c e n

De b r e c e n

(3)

rivista ufficiale del D ipartim ento di Italianistica d ell’U niversità di D ebrecen officiai journ al of thè Italian Studies D epartm ent of thè U niversity of D ebrecen

Direttori:

Làszló Pete, Paolo Orrù

C om itato redazionale / E ditorial Board:

B arbara B laskó, Zsigm ond Lakó, Imre M adaràsz, Istvàn Puskàs, O rsolya Szàraz

Com itato scientifico / Committee:

A ndrea Carteny (U niversità degli Studi di R om a “La Sapienza”) Vera Gheno (U niversità degli Studi di F irenze/A ccadem ia della Crusca)

A ndrea Manganarci (U niversità di Catania) E lena Pirvu (U niversitatea din Craiova) D agm ar R eichardt (Latvijas K ulturas A kadem ija) P éter Sàrkòzy (U niversità degli Studi di R om a “L a Sapienza”)

A ntonio Sciacovelli (Turun yliopisto) M aurizio Trifone (U niversità degli Studi di Cagliari)

Ineke V edder (U niversiteit van A m sterdam ) Franco Zangrilli (The C ity U niversity of N ew York)

Italianistica Debreceniensis is a peer-review ed journal. It appears yearly and publishes articles and reviews in Italian and English. A rticles subm itted for publication in thè journal should be sent by e-m ail attachm ent (as a Word document) to one of thè Editors: Paolo Orrù

(paolo.orru@ arts.unideb.hu), Làszló Pete (pete.laszlo@ arts.unideb.hu).

Italianistica Debreceniensis si avvale della valutazione peer-review. Ha cadenza annuale e pubblica articoli in Italiano e Inglese. Le proposte di contributo per la pubblicazione possono essere inviate

per e-mail (in un file Word) a uno dei due direttori: Paolo Orrù (paolo.orru@ arts.unideb.hu), Làszló Pete (pete.laszlo@ arts.unideb.hu).

Books for review should be sent at thè following address / I libri da recensire possono essere spediti a ll’indirizzo: D ebreceni Egyetem, Olasz Tanszék, 4002 Debrecen, Pf. 400.

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Indice

A rticoli - A rticles

T a n c r e d i A r t i c o : D anese C ataneo, «felicissim o spirito» nelle carte tassiane. 1,’ Am or di M arfisa e la G erusalem m e lib e ra ta ...8

A d e l e B a r d a z z i : «O ccasioni» e «m om ents of being»: il m odernism o

di M o n ta le ...21

J u l i a D a b a s i : Il legam e tra lo spazio e l ’individuo in P etrarca e L e o p a rd i 38

E l i s a D e l l a M e a : M arano: una fortezza contesa. La crisi dei rapporti politico­ diplom atici tra le principali potenze europee a seguito del colpo di m ano su M ara­ no del 1542 ... 46

M a r c o G ia n i: «Donna, che fosti tra le donne un Sole»: sui tentativi poetici giova­ nili di Paolo P aruta (m età X V I s e c .) ... 60

E l e o n o r a M a m u s a : The exaltation of Italian national identity in M atteo R en zi’s d isc o u rse ... 74

N o é m i Ó t o t t : «Siete voi qui, ser B runetto?». I volti di B runetto Latini: rappresen­ tazione e au to rap p resen tazio n e... 96

D ie g o S t e f a n e l l i : A ppunti sulla stilistica (italiana) di Làszló G à ld i...108

F r a n c o Z a n g r i l l i : M ax Gobbo e la riscrittura fantastica di un periodo

rinascim e n ta le ...122

R ecen sioni - B ook review s

D a g m a r R e i c h a r d t e C a r m e l a D ’A n g e l o , M oda made in Italy. Il linguaggio della moda e del costum e italiano, Firenze, Franco Cesati, 2016 (Luigi S a itta ) 132

F r a n c o Z a n g r i l l i , Il piacere di raccontare. P avese dentro il fantastico p o stm o der­ no, P alerm o, D ario Flaccovio Editore, 2017 (Biagio C o c o ) ...137

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Appunti sulla stilistica

(italiana) di Làszló Gàldi

d i Die g o St e f a n e l l i

Abstract: The paper deals with Làszló Gàldi’s Introduction to Italian Stylistics (1971),

placing it in thè coeval context of thè methodological discussions between stylistics and structuralism in thè 60s and 70s, as well as in thè history of thè Italian stylistics in thè 20th century.

It investigates thè theoretical sources of Gàldi’s book, which was influenced by different reference points: thè European Romance philology, thè Russian literary theory (mainly Viktor Zirmunskij’s approach to stylistics) and thè Rumanian aesthetics and literary cri- ticism.

Moreover, it shows thè connection between thè Introduction and Gàldi’s previous works, particularly thè important book on thè poetical style of Mihai Eminescu (1964), maybe Gàldi’s most relevant stylistic study, and other signifìcant works of thè same period (an interesting stylistic analysis of Musset’s Stances and a historical study of Rumanian ver- sifìcation).

In doing so, it shows thè rich methodological and theoretical sources of Gàldi’s Intro-

duction and thè peculiar position of thè Hungarian scholar in thè history of European

stylistics.

N el 1971 apparve presso l’editore Patron di B ologna, nella collana «Linguistica» d iretta da Carlo T agliavini, una Introduzione alla stilistica italiana scritta dal filo­ logo rom anzo ungherese, attivo a ll’U niversità di B udapest, Làszló G àldi.1 Erano gli anni in cui la stilistica tendeva già al secondo dei due poli della parabola d escritta da C esare Segre in un celebre saggio: A pog eo ed eclisse della stilistica.2 N ella form azione della stilistica novecentesca - le cui origini vanno rintracciate nella crisi m etodologica (e culturale) del paradigm a po sitivista tra Otto e N ove­ cento - l’Italia aveva giocato un ruolo di prim o piano. Si pensi non solo a ll’in ­ fluenza d ell’estetica crociana (attraverso la m ediazione di K arl Vossler) quale si­ gnificativo (ancorché non esclusivo) riferim ento teorico della m oderna stilistica, m a anche alle teorizzazio ni e ai concreti esem pi di an alisi stilistiche offerti da

1 L. Gàldi, Introduzione alla stilistica italiana, Bologna, Patron, 1971. Si cita il nome ungherese dello studioso, avvisando che nel libro oggetto del nostro studio egli si firm ava con la versione italianizzata, Ladislao. 2 C. Segre, A pogeo ed eclisse della stilistica, in Id., N otizie dalla crisi. D ove va la critica letteraria?, Torino, Einaudi, 1993, pp. 25-37, quindi, da ultim o, in Id. Opera critica, a c. di A. Conte e A. M irabile. Con un saggio introduttivo di G. L. Beccaria, M ilano, M ondadori, 2014, pp. 25-39.

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Di e g o St e f a n e l l i: Ap p u n t is u l l as t i l i s t i c a (i t a l i a n a) d i Là s z l ó Gà l d i 109 lin g u isti e critici letterari italia n i (come C esare De Lollis, Giulio B ertoni, M ario Fubini, B envenuto Terracini).3

In Italia, il vero “apogeo” della stilistica si ebbe però neg li an n i C inquanta, at­ traverso due antologie di scritti spitzeriani: la prim a uscita nel 1954, p er Laterza, con prefazione di A lfredo Schiaffini; la seconda, apparsa cinque ann i dopo, per E inaudi, curata da Pietro C itati.4 Se già nella seconda m età degli ann i Q uaranta si era acceso il dibattito tra C roce e la critica form ale di Giuseppe De R ob ertis,5 negli an ni C inquanta le discussioni più interessanti coinvolsero i critici di im ­ postazione stilistico-form ale e quelli m arx isti (come, tra gli altri, G alvano D ella Volpe, G iuseppe Petronio, Carlo Salinari),6 che rim proveravano ai p rim i di far uso di m etodi fintam ente obiettivi (ma in realtà, a loro avviso, ideologicam ente orientati). L’intervento più interessante - sia p er la conoscenza effettiva d ell’opera di Spitzer nel suo com plesso sia p er l’acum e delle critiche che coglievano alcu­ ni degli aspetti più problem atici della stilistica spitzeriana - fu quello di C esare C ases:7 apparso nel 1956 su lla riv ista «Società», l ’articolo del germ an ista m ila n e­ se si concentrava in particolare sul problem a della presunta obiettività del m etodo spitzeriano. Peraltro, la questione non era avvertita dai soli m arx isti. A nzi, p u r da posizioni del tutto differenti, negli an n i Sessanta la critica stru ttu ralista rim p ro ve­ rò alla stilistica prim onovecentesca proprio un eccesso di soggettività, che m al si adattava alle nuove esigenze della teoria letteraria. Fu in p articolare M ichael Rif- faterre a im pegnarsi nella fondazione di u n ’an alisi stilistica a base strutturalista, volta a superare il «subjective im pressionism » di Spitzer. E sem plare, in ta l senso, l’inizio di un articolo del critico francese del 1959 (Criterio for style analysis):

Subjective impressionism, normative rhetoric and prem ature aesthetic evalua-tion have long interfered w ith thè development of stylistics as a Science,

espe-3 Sia lecito rinviare a D. Stefanelli, II problem a dello stile fra linguistica e critica letteraria. Positivism o e ideali­

sm o in Italia e in Germania, Berlin, Frank & Tim m e, 2017.

4 L. Spitzer, Critica stilistica e storia del linguaggio, Bari, Laterza, 1954; Id., M arcel P roust e altri saggi di lette­

ratura francese, a c. di P. Citati, Einaudi, Torino, 1959. L’antologia laterziana del 1954 fu ripubblicata nel 1966

con un titolo diverso: Critica stilistica e sem antica storica.

5 Cfr. B. Croce, Intorno alla cosiddetta «critica stilistica», «La Critica», II 1946, pp. 52-59. Le critiche di Croce riguardavano indirettam ente De Robertis, essendo indirizzate al libro di u n ’allieva del critico lucano, A delia N o­ feri (L ’A lcyone nella storia della poesia dannunziana, Firenze, Vallecchi, 1945).

6 Cfr. G. D ella Volpe, Critica stilistica e critica sociologica, «Società», XV 1959, pp. 183-186; G. Petronio, E rnst

R obert Curtius o la critica del luogo comune, «Società», XIV 1958, pp. 781-799; Id., L a critica stilistica o della neoretorica, «Società», XV 1959, pp. 185-205; C. Salinari, M ario F ubini e la critica stilistica, «Società», V 1949,

pp. 272-278.

7 L’articolo è stato raccolto da ultim o in C. Cases, Il testim one secondario. Saggi e interventi sulla cultura del

Novecento, Torino, Einaudi, 1985, pp. 215-53. Sulle intelligenti obiezioni m etodologiche di Cases a Spitzer, ci

si perm ette di rinviare a D. Stefanelli, Cesare Cases e la stilistica di Leo Spitzer, «Strum enti critici», 3 2016, pp. 451-66.

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cially as a Science of literary styles. Because of thè kinship between language and style, there is hope that linguistic methods can be used for thè objective and exact description of thè literary use of language.0

Un bilancio critico della riflessione teorica sullo stile negli an ni Sessanta e S ettan ­ ta, fu espresso, con la usuale chiarezza, da Segre n ella voce Stile dell 'Enciclopedia

Einaudi.9 E gli proponeva, tra l’altro, di sostituire la categoria di «scelta» stilistica

di un autore con quella di «differenza» tra usi lin g u istici coevi. Solo la seconda era studiabile con un m argine sicuro di oggettività:

Se si studia un testo come documento della storia linguistica, o della storia delle istituzioni stilistiche, si può e si deve confrontarlo con ciò che si sa degli usi coevi. Quelle che si individueranno non sono in realtà scelte, m a bensì diffe­

renze (oppure coincidenze), sintomatiche per la caratterizzazione del testo e per

la valutazione del suo eventuale influsso. Il concetto di differenza è oggettivo, non implica, né deve implicare, le opzioni realm ente attuate dallo scrittore, entro una gamm a che è ignota.10

A d etta di Segre, infatti, rim anevano pu r sem pre soggettivi i criteri di fondo im ­ piegati sia da R iffaterre sia da uno dei più rilev an ti esponenti della stilistica ita­ liana, B envenuto T erracini.11 N onostante i loro sforzi - condotti peraltro in v irtù di presupposti assai differenti - di oggettivazione e di superam ento del sogget­ tivism o insito nella stilistica spitzeriana, le loro «osservazioni restano affidate a ll’intuizione del critico»:

Non è [...] sufficiente impiegare i metodi della stilistica in analisi aventi ad oggetto la lingua di uno scrittore. Tolto il supporto di confronti esterni, le os­ servazioni restano affidate all’intuizione del critico. Ciò vale per Terracini, che in ambito idealistico, m a con tendenze già sem iotizzanti, parlava, invece che di deviazioni, di «punti distinti», tracce esplicite e dirette del valore simbolico di cui tutto il complesso testuale è portatore [...]. E vale anche, nonostante i

8 M. Riffaterre, Criterio for Style A nalysis, «Word», XV/1, 1959, pp. 154-74 (cit. p. 154). Per la discussione tra Riffaterre e Spitzer si rim anda agli articoli apparsi, un anno prim a, sulla rivista «M odern Language Notes» (cf. L. Spitzer, Com pte rendu de Riffaterre, «M odern Language Notes», LXXIII 1958, pp. 68-74; M. Riffaterre, R éponse

à L eo Spitzer: sur la m éthode stylistique, «M odern Language Notes», LX X III 1958, pp. 478-80).

9 C. Segre, Stile, in Enciclopedia Einaudi, Torino, Einaudi, voi. XIII, 1981, pp. 549-65, quindi in Id., Avviam ento

a ll’analisi del testo letterario (1985), Torino, Einaudi, 1999, pp. 307-30, da cui si cita.

10 C. Segre, Avviam ento, p. 322.

11 D ella notevole riflessione teorico-applicativa di Terracini sui problem i delTanalisi stilistica ci si lim ita a richia­ m are A nalisi stilistica. Teoria, storia, problem i, M ilano, Feltrinelli, 19752.

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Di e g o St e f a n e l l i: Ap p u n t is u l l as t i l i s t i c a (i t a l i a n a) d i Là s z l ó Gà l d i 111 suoi sforzi, per Riffaterre, che descrive un contesto (nel senso di testo) come una alternanza di m icrocontesti m arcati (espedienti stilistici) e non marcati: l’effetto non sarebbe prodotto dagli espedienti stilistici, ma proprio dalla loro opposizione a microcontesti non m arcati. Però è sempre il critico - o meglio, nella pratica prescelta da Riffaterre, il consenso dei critici - a decidere quali siano i m icrocontesti m arcati.12

A lla base delle inelim in ab ili «aporie» della stilistica era per Segre la sua p er­ durante base linguistica, che portava a considerare l ’opera letteraria com e un «prodotto linguistico», m entre, a suo avviso, essa era p rim a di tutto un prodotto «sem iotico».13

Tale era, negli an n i S ettanta, il quadro - qui soltanto accennato - degli studi sulla stilistica: se da una parte si registrava il v en ir m eno della cen tralità della disciplina nel dibattito critico, d a ll’altra si continuava a ragionare (e a pubblicare) sullo stile. Si pensi a quanto accadeva in Francia, dove, dopo un certo significa­ tivo ritardo, si com inciavano a tradurre gli scritti di Spitzer: nel 1970 uscirono, presso G allim ard, le Etudes de style,14 con u n ’im portante prefazione di Jean Sta- robinski.15 Come si inseriva, in tale contesto, l ’Introduzione alla stilistica italiana di G àldi, uscita a ll’inizio degli anni Settanta? Che posizione esprim eva e a quali riferim en ti teorici si richiam ava?

P er rispondere, bisognerà innanzitutto fare il punto sulle vicende ed itoriali che portarono alla pubblicazione del libro. Le chiariv a T agliavini introducendo il te ­ sto al pubblico italiano:

La b ell’abitudine delle università ungheresi, che si continua intatta anche dopo i notevoli m utam enti avvenuti in questo secondo dopoguerra, di tenere i corsi relativi alle lingue e alle letterature straniere moderne nelle rispettive lingue, avrebbe permesso all’ottimo manualetto Elementi di stilistica italiana di La­ dislao Gàldi di essere accessibile anche ai lettori italiani. Purtroppo però ciò non doveva essere nelle intenzioni né dell’autore né degli editori, perché il primo volle considerare il volumetto alla stregua di «manoscritto» e perché i secondi preferirono alla stampa tipografica [...] una riproduzione litografica di un dattiloscritto e limitarono la tiratura a sole 350 copie. Non deve far quindi

12 C. Segre, Avviam ento, p. 323. Segre faceva riferim ento a u n a raccolta di saggi di Riffaterre uscita all’inizio degli anni Settanta: E ssais de stylistique structurale, Paris, Flam m arion, 1971.

13 C. Segre, Avviam ento, p. 325.

14 L. Spitzer, E tudes de style, Paris, Gallim ard, 1970.

15 C f. J. Starobinski, Leo Spitzer et la lecture stylistique, poi in Id., L a relation critique. E dition revue et augm entée, Paris, Gallim ard, 2001, pp. 57-108.

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m eraviglia se il volumetto del valoroso rom anista dell’università di Budapest, nonostante la carenza di opere sim ilari sulTargomento, è passata quasi inos­ servata in Italia.16

Il volum e era quindi strettam ente connesso con l’attività didattica di G àldi a ll’U ­ niversità di B udapest: la prim a edizione litografica, lim itata «a sole 350 copie» doveva avere l’aspetto più di una dispensa un iv ersitaria che di un vero e proprio volum e. Procuratosi il libretto, T agliavini ne apprezzò le «doti di ch iarezza e di inform azione» e propose a ll’ungherese - «uno dei m iei p rim i e m ig lio ri alliev i nel periodo in cui ten n i la cattedra di rom anistica a ll’un iversità di B udapest (1929- 1935)» - di riprendere lo scritto in u n a «edizione am pliata e definitiva». G àldi gli inviò prontam ente, com e si legge ancora n ell’Introduzione, «un m anoscritto pressoché raddoppiato e che, rispetto a ll’edizione litografica del 1968, può essere considerato u n ’opera quasi del tutto nuova».17

T agliavini tracciava poi un breve profilo critico d ell’allievo ungherese, sof­ ferm andosi soprattutto sugli scritti di m ateria m etrico-stilistica, che coesisteva­ no con la com ponente più propriam ente lingu istica d ell’attività di G àldi, esperto soprattutto nello studio dei p restiti lin g u istici.18 I contributi più significativi nel cam po stilistico risalivano agli an n i S essanta. Un anno particolarm ente fruttuoso nella produzione critica dello studioso fu il 1964, quando pubblicò tre studi di argom ento e consistenza differenti, m a ugualm ente im p o rtan ti nel consolidare le sue idee m etrico-stilistiche. In quell’anno uscì in fatti il «m agnifico volum e» (come lo definì T agliavini)19 sullo stile poetico di M ih ai E m inescu, un libretto dedicato alla m etrica rum ena e una breve m a significativa analisi di u n a poesia di A lfred de M usset.20 In questi lavori andrà rintracciato il nucleo della riflessione gàldiana sullo stile, che egli riprese nel corso universitario del 1968 e successi­ vam ente n ell’Introduzione alla stilistica italiana del 1971. L a stessa stru ttu ra del libro rispecch iava l’im postazione degli studi precedenti. Il nucleo stru ttu rale del volum e era infatti quadripartito:

16 C. Tagliavini, Prefazione, in Gàldi, Introduzione, p. V. 17 Ivi, p. VI.

18 Tagliavini faceva riferim ento alT«am pio volum e» sulla Lessicografia ungherese al tempo d e ll’Illum inism o

e della Riform a (A m agyar szótarirodalom a felvilagosodas koraban és a reformkorban, Budapest, A kadém iai

K iadó, 1957) e allo studio sugli elem enti neogreci del rum eno (Les m ots d ’origine néo-grecque en roum ain

à l ’époque des P hanariotes, Budapest, 1939). Va poi ricordato lo studio di Gàldi sugli italianism i in rum eno (Contributo alla storia degli italianismi della lingua rum ena, «Atlante Geografico Italiano», XX X I 1939, pp.

114-131).

19 Tagliavini, Prefazione, p. VII.

20 L. Gàldi, Stilul p oetic al lui M ihai Em inescu, Bucure§ti, Editura A cadem iei R epublicii Populare Rom m e, 1964; Id., Esquisse d ’une histoire de la versification roum aine, Budapest, Tankònyvkiadó, 1964; Id., Un aspect p eu

connu du style poétique de M usset (analyse du poèm e «Stances»), «Cahiers de TA ssociation Internationale des

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Di e g o St e f a n e l l i: Ap p u n t is u l l as t i l i s t i c a (i t a l i a n a) d i Là s z l ó Gà l d i 113 Cap. I. Elementi di fonetica stilistica

Cap. II. Elementi di lessicologia stilistica Cap. III. Elementi di morfologia stilistica Cap. IV. Elementi di sintassi stilistica

I quattro «capitoli principali» (come li definiva Gàldi) erano preceduti da una breve Introduzione e seguiti da un capitolo finale riguardante II verso italiano. La divisione tra fonetica, lessicologia e sintassi (senza l ’ulteriore categoria della m orfologia, inclusa nella lessicologia) si ritrovava già nel volum e su E m inescu. N ell’utile R ésum é in francese alla fine del libro (Le style poétiqu e de M ichel Emi-

nescó), G àldi ne forniva una succinta spiegazione:

L’auteur cherche à concilier les vues d’une serie d’auteurs étrangers (de I. Ma- rouzeau à H. Morier) avec celles des chercheurs roum ains et les suggestions du poète lui-mème; en dernière analyse, au lieu de se borner - selon une habitude assez douteuse - à la stylistique du mot, l’auteur juge indispensable de distin­ guer trois grands domaines des recherches à faire : la phonétique stylistique, y compris aussi l’étude de la versifìcation ; la lexicologie stylistique qui embrasse, outre les diverses couches du lexique, les fìgures d ’ordre sémantique (comme la métaphore) et aussi les faits morphologiques (répétition, anaphore, groupement ternaire, etc.). Toutes ces méthodes d’investigation sont à appliquer non seule- ment d’une m anière purement descriptive, mais aussi en profondeur entendant par là toute la «stratigraphie» des diverses variantes qui se cachent derrière la faijade, souvent assez trompeuse, du texte défìnitif.21

II critico intendeva quindi superare l’analisi stilistica incentrata sul solo mot, estendendola ad altri piani lin g u istici ed attuando così u n ’analisi «in profondità», intesa a scavare i v ari «strati» del testo. Gli autori citati erano due esponenti della stilistica francofona: il latin ista francese Jules M arouzeau (autore, tra l’altro, di un influente Traité de stylistique appliquée au latin)22 e lo studioso di fonetica e retorica H enri M orier (in p articolare p er il suo La psychologie des styles).23 La vera origine della divisione era da ricercare però nella critica russa. In particolare, la trip artizio n e riprendeva, «cu unele m odifìcàri»,24 quella operata dal critico ed erudito V ik to r M aksim ovic Zirm unskij («one of thè m ost influential sym pathizers

21 Gàldi, Stilul poetic, p. 433-4.

22 J. M arouzeau, Traité de stylistique appliquée au latin, Paris, les Belles Lettres, 1935. 23 Cf. H. Morier, L a psychologie des styles, Genève, Georg, 1959.

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w ith thè F o rm alist m ovem ent»),25 in un articolo del 1921, Zadaci p oètiki (Obiet­

tività poetica), incluso poi nella raccolta del 1928, Voprosy teorii literatury (Que­ stioni di teoria della letteratura).26 Come si legge ne II m etodo form ale nella scienza della letteratura di Pavel M edvedev, il tentativo di Zirm unskij era stato di «costru­

ire una poetica come linguistica poetica»,27 applicando qu ind i allo studio della letteratura la divisione tipicam ente linguistica tra fonetica, lessico, m orfologia, sintassi. «Zirm unskij has divided thè branches of literary stylistics» scrisse nel 1951 W illiam E. H arkins «according to thè branches of lin gu istic Science itself».28 G àldi era dunque convinto che la stilistica appartenesse di fatto alla lingu istica e che, di conseguenza, dovesse essere o rgan izzata come le ricerche linguistiche. Tale convinzione trovava un riferim ento m etodologico in Zirm unskij ed era alla base dello studio sullo «stile poetico» di E m inescu. D al critico russo egli derivava poi il presupposto della stessa liceità d ell’analisi dello stile di un autore. Come si legge ancora nel riassunto in francese, da Zirm unskij G àldi riprendeva il p rim a­ to dei «m ezzi d ’espressione» rispetto alla indiv idu alità dello scrittore, ovvero al «soggetto» che se ne è servito:

On rencontre des idées analogues chez le savant soviétique V. Jirm ounski; à son avis, dès qu’il est question d ’une oeuvre poétique, le sujet n ’existe plus indépendam ment des moyens d’expression qui servent à la révéler. Selon V. Jirm ounski, meme la composition d’une oeuvre poétique est à ranger parm i les moyens d’expression, puisque c’est toujours conformément à un certain pian d’ensemble que les faits de langue sont mis au Service d ’une manière parti- culière de la communication du contenu logico-affectif. Ces faits de langue, le poète les puise dans l’usage, m ais il les modèle et les transforme, au moins dans une certaine mesure, selon ses intentions. C ’est pourquoi la stylistique et surtout une de ses branches, la stylistique littéraire, doit s’occuper de tous les facteurs, individuels et collectifs, qui - d’une m anière ou d’une autre - déter- minent un certain aspect particulier du style individuel.29

D el resto, Zirm unskij non era un rappresentante tipico del form alism o russo: anzi, p u r essendo vicino alla Opojaz, e interessato alle questioni d ell’analisi form ale dei testi letterari, criticò in più occasioni quella che riteneva l’esclusività del m etodo

25 Cf. V. Erlich, R ussian Form alism , New York/London, Yale UP, 19803, p. 85.

26 Cf. V. M. Zirm unskij, Zadaci poètiki, in «Nacala», I 1921, 51-81 (quindi in Id., Voprosy teorii literatury, Le- ningrad, 1928).

27 P. N. M edvedev, Il m etodo form ale nella scienza della letteratura. Introduzione critica al m etodo sociologico. Trad. di R ita Bruzzese, Bari, Dedalo, 1978, p. 200.

28 W. E. Harkins, Siavic F orm alist Theories in L iterary Schoiarship, «Word», V II/2 1951, pp. 177-85 (cit. a p. 181).

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Di e g o St e f a n e l l i: Ap p u n t is u l l as t i l i s t i c a (i t a l i a n a) d i Là s z l ó Gà l d i 115 dei fo rm alisti (traducendo, p er esem pio, il critico austriaco O skar W alzel). Così ne scrisse V ictor E rlich nel suo noto libro sui form alisti:

A student of W estern European romanticism, strongly influenced as he was by W. D ilthey’s Geistesgeschichtliche Schuìe, Zirmunskij was less apt than thè single-m inded spokesmen of orthodox Formalism to disregard thè role of ‘ethos’ in literature, to m inim ize thè im port of thè poet’s world-view. Moreo- ver, he was tem peram entally too cautious and moderate a researcher to commit him self unequivocally to one methodology and thus bar thè door to alternate Solutions.

To Zirmunskij, Formalism m eant not so much an over-all conception of litera­ ture and literary studies as preoccupation w ith a certain set of problems [...]. The fallacy of thè Opojaz doctrine, m aintained Zirmunskij, lay in confusing a sphere of scientifìc investigation w ith a method of inquiry, and furtherm o- re, in elevating this method into an ali-inclusive Weltanschauung, a sort of a criticai panacea [...]. Taking exception to thè early dictum of Jakobson’s about thè device as thè ‘only concern of literary scholarship’ Zirmunskij pleaded for methodological pluralism .30

Non sarebbe azzardato estendere tale definizione allo stesso G àldi, il cui approc­ cio alle problem atiche dello stile si giovava di m olteplici riferim en ti teorici. Sem ­ pre a ll’inizio del libro su E m inescu, egli citava in fatti uno studioso di provenienza (geografica e teorica) differente rispetto a Zirm unskij: Tudor V ianu, uno dei più significativi teorici d ell’estetica (e della stilistica)31 rum ena. G àldi si riferiva in particolare a un passo di Problem ele m etaforei §i alte studii de stilisticà (1957),32 nel quale V ianu aveva ribadito l’identità tra form a e contenuto («form a operei literare este Tnsu§i confinutul ei»); un problem a teorico tipico di quella estetica tedesca di cui V ianu era im portante interprete.33

30 V. Erlich, R ussian Form alism , pp. 96-97.

31 Per quel che riguarda l ’opera di Vianu com e teorico e studioso di stile si rinvia agli Studii de stilisticà (raccolti in Opere [4,5]. A ntologie, note §i postfa(a de S. A lexandrescu. Text stabilit de C. Botez, Bucure§ti, Editura M i­ nerva, 1975) e in particolare alla Postfafó di Sorin A lexandrescu, Conceppa stilisticà a lui Tudor Vianu, in coda al quinto volum e (pp. 637-70). Si veda poi anche §. Duncea, Stilisticà p rin esteticà la Tudor Vianu. Recuren^e §i

analogii conceptuale, estetice si stilistice in spapul german. Studiu aplicativ: P roza lui Thom as M ann. Tezà de

doctorat. U niversitatea „Babe§-Bolyai” C luj-N apoca, Facultatea de Litere, C atedra de Lim ba Rom àna §i Ling- visticà G enerala, 2015.

32 T. Vianu, Problem ele metaforei §i alte studii de stilisticà, Bucure§ti, Editura de Stat pentru Literaturà §i Artà, 1957.

33 Vianu si era addottorato nel 1923 a Tubinga con un a tesi su Schiller (D as W ertungsproblem in Schillers Poetik, Bucure§ti, 1924). Si era poi occupato a più riprese di estetica tedesca. Si veda, tra gli altri, Influenza lui H egel in

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Zirm unskij e V ianu rappresentavano i due prin cip ali riferim en ti teo rico -cu ltu ­ rali dai quali nasceva il libro di G àldi sullo stile di Em inescu: da un a parte, la cri­ tica sovietica (nella Introducere, oltre a Z irm unskij, erano citati, tra gli altri, Vik- to r V inogradov, L eonid T im ofeev e la studiosa austriaca, m a operante in Unione Sovietica, Elise R iesel);34 d a ll’altra, quella rum ena, non solo per quel che rig u ar­ dava l’opera di E m inescu,35 m a in generale per questioni più generali di stilistica ed estetica (come la Stilistica limbii romàne di Iorgu Iordan e la Estetica poeziei

lirice di Liviu R usu).36 Ne risultava u n ’analisi stilistica densa, com plessa e a rti­

colata della produzione poetica di E m inescu; u n ’an alisi im perniata su lla m etrica (tanto dei singoli versi quanto delle form e m etriche) e sul lessico, con un a speciale (e notevole) attenzione alla v aria n tistica d ’autore (si pensi alle pagine sulla Geneza

sonetului Venezia, nel capitolo dedicato a Din problem atica sonetului eminesciarì).37

Interam ente dedicato alla m etrica rum ena era il citato Esquisse d ’une histoi-

re de la versification roumaine, apparso nel 1964 n ella collana «Studia R o m ani­

ca» d ell’U niversità di D ebrecen. L a storia del verso rum eno era scandita in sette «grandes périodes», d alla poesia popolare al X X secolo,38 ed era considerato su uno sfondo com paratistico, a ll’interno di u n ’auspicata «histoire [...] du vers eu- ropéen en ta n t que partie intégrante de l’histoire de la civilisation européenne».39 Le analisi m etriche di G àldi si concentravano - come si legge nella parte in tro ­ duttiva - sulla interazione tra i m etri e le loro «réalisations ry th m iqu es» (come le definiva, rifacendosi ancora a Zirm unskij e a A. W. de G root)40 e sulle «combi- naisons les plus im portantes des m ètres fondam entaux, c ’est-à-dire les périodes et les strophes».41 A interessare G àldi era però soprattutto la «valeur expressive des divers élém ents du verse» e la variazione pro do tta d a ll’«emploi individuel d ’un m ètre p ar un seul poète», che facevano del verso un «m oyen expressif

nécessaire-34 D ella Riesel Gàldi citava in particolare la Stilistik der deutschen Sprache (M oskau, Verlag fiir frem dsprachige Literatur, 1954).

35 Tra i più rilevanti studiosi di Em inescu citati nella Introducere vi erano G heorghe B ulgàr (E m inescu des-

pre problem ele limbii romàne literare, Bucure§ti, Ed. §tiintificà, 1955), D um itru C aracostea (Arta cuvàntului la Em inescu, Bucure§ti, Institutul de Istorie Literarà §i Folclor, 1938) e A lexandru Rosetti (Lim ba poeziilo r lui Em inescu, Bucure§ti, 1956).

36 Cfr. I. Iordan, Stilistica limbii romàne, Bucure§ti, Institutul de Lingvisticà Rom àna, 1944; L. Rusu, Estetica

poeziei lirice, Bucure§ti, E ditura pentru Literaturà, 1969.

37 Cfr. Gàldi, Stilul poetic, pp. 331-340. Sul sonetto Gàldi aveva già scritto nel 1936 (cfr. L. Gàldi, G eneza sone­

tului “Venezia”, «M ihai Em inescu», V II 1936, pp. 95-119).

381. La poesie populaire; II. L a Renaissance et l ’àge baroque; III. Le Siècle des Lumières; IV. Le rom antism e rou- m ain; V. Le classicism e national d ’Em inescu; VI. Sym bolism e, réalism e, néo-rom antism e; VII. Le vers roum ain du X X e siècle.

39 Gàldi, Esquisse, p. 5.

40 Cf. V. M. Zirm unskij, Vvedenie v metriku: Teorija sticha (Leningrad, 1925); A.W. De Groot, Le mètre et le

rythm e du vers, in Id., Psychologie du langage, Paris, Alcan, 1933, pp. 326-332.

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Di e g o St e f a n e l l i: Ap p u n t is u l l as t i l i s t i c a (i t a l i a n a) d i Là s z l ó Gà l d i 117 m ent “polyvalent” dont les possibilités latentes dem andent à etre actualisées par un texte donne».42

Un concreto esem pio di applicazione a un testo non rum eno delle teorie stilisti­ che di G àldi fu il citato studio (risalente al luglio 1963, m a pubblicato nel 1964) su un com ponim ento di A lfred de M usset. Si trattav a di u n a raffinata analisi m etrico- lessicale delle Stances, volta a rintracciare «certains p arallélism es et constructions sym étriques»,43 che differenziavano il com ponim ento d alla (presunta) «prolixité de bien des produits du style rom antique».44 Q uel che a noi più im po rta è però la dichiarazione m etodologica iniziale, con la quale G àldi si rich iam av a esplicita­ m ente alle analisi stru ttu raliste di R om an Jakobson:

Dans ce qui suit, nous voudrions essayer de soum ettre un texte poétique du jeune M usset à la méme méthode d’analyse stylistique que nous appliquons déjà depuis de longues années à d’autres domaines de la poesie neolatine; cette méthode, il faut le dire dès le début, présente de nombreux points de contact avec les procédés auxquels un linguiste de la taille de Roman Jakobson a re- couru dernièrem ent à propos de Baudelaire et d’Em inescu.45

G àldi si riferiva non solo alla nota analisi di Jakobson e Claude L évi-Strauss de

Les chats di C harles B audelaire, m a anche a quella - condotta nel 1962 insiem e

al lin g u ista rum eno B oris C azacu - alla poesia Revedere di E m in escu.46 G àldi registrava alcuni «points de contact» tra la sua «analyse stylistique» e le an a­ lisi lin g u istico -stru ttu ra li di Jakobson, senza però far rientrare la propria criti­ ca a ll’interno di quella jakobsiana: la sua rim anev a insom m a, consapevolm ente, u n ’analisi dello stile (indagato nelle «stratificazioni» m etrico-lessicali del testo), non delle strutture.

D opo aver accennato ai m olteplici riferim en ti teorici di G àldi, è il m om ento di tornare alla Introduzione alla stilistica italiana, in particolare alla Prefazione

d ell’autore. N elle prim e righe, egli presentava al pubblico italiano i propri m aestri,

definendosi «un ex-allievo - anche in m ateria di stilistica - di Carlo T agliavini, Giulio B ertoni e Italo Siciliano, di Paul H azard, M ario R oques e A urélien

Sau-42 Gàldi, E squisse, p. 7. In nota, Gàldi si richiam ava agli studi sulla «polifonia» m etrica dello studioso ungherese Ivàn Fónagy (in particolare A kòltói nyelv hangtanaból, Budapest, Irodalom tòrténeti fiizetek, 1959).

43 Gàldi, Un aspect p eu connu, 30. 44 Ibidem.

45 Ivi, p. 21.

46 R. Jakobson, B. Cazacu, A nalyse du poèm e “R evedere” de M ihail Em inescu, in Cahiers de linguistique théo-

rique et appliqui, I 1962, pp. 45-54, raccolto poi in R. Jakobson, Selected Writings. III. P oetry o fG ra m m a r and G ram m ar o f Poetry. Edited, w ith a preface, by Stephen Rudy, The H ague/Paris/N ew York, M outon Publishers,

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vageot e, alm eno indirettam ente, di V. M. Zirm unskij».47 Si alludeva così alla variegata form azione dello studioso, che non si esauriva nel pu r fondam entale m agistero dei filologi rom anzi europei, m a com prendeva anche il lin g u ista fran ce­ se Sauvageot, uno dei più autorevoli ugrofìnnisti del N ovecento, e il già più volte citato Z irm unskij. In nota, G àldi citava l’Introduzione alla metrica dello studioso russo, che aveva letto - ricavandone un insegnam ento fondam entale p er i suoi fu tu ri studi - già nei p rim i anni Trenta:

Penso al trattato fondamentale Vvedenie v metriku (Leningrado, 1925) che ho avuto il piacere di leggere già a Parigi, nel 1934; esso ha determinato tutta la m ia concezione relativa alle nozioni essenziali di prosodia.40

D a subito G àldi si presentava al pubblico italiano come un filologo rom anzo di form azione europea, influenzato però da altre trad izio ni critiche. Si sofferm ava poi sulla «questione essenziale» del libro: «Come applicare a ll’analisi di un testo concreto tutto ciò che ci insegnano i v ari capitoli di un trattato sistem atico di sti­ listica e m etrica?».49 Seguiva quindi un denso riassunto che descriveva non solo la stru ttu ra del m anuale, m a anche il m etodo stilistico gàldiano; un riassunto che poteva apparire, a una prim a lettura, poco originale, m a che in realtà alludeva a m olteplici riferim enti teorici. Vale la pena riportarlo p er intero:

Il punto di partenza di qualsiasi analisi dev’essere una specie di « do se re- ading», cioè una lettura molto attenta del testo, seguita da certe spiegazioni concepite nel senso del principio «W òrter und Sachen»; per meglio dire, anche lo specialista di ricerche stilistiche deve determ inare il luogo che occupa una creazione letteraria nell’evoluzione generale di una letteratura, e, in un senso più limitato, nella carriera di un autore. A tali considerazioni d’ordine storico è utile aggiungere subito certe riflessioni sulla forma dell’opera: per lo più anche la forma riflette esattamente un certo momento dell’evoluzione letteraria, po­ tendo essere - come nel caso delle varie possibilità del verso libero - l’indice di un certo orientamento estetico dell’autore. A nalizzando un brano di prosa, questo capitolo dell’analisi può essere collegato con alcune considerazioni con­ cernenti la fonetica stilistica (allitterazioni, parallelism i, ecc.).

A ll’indicazione dell’argomento e all’esame della scelta di un certo tem a è utile aggiungere anzitutto una specie di analisi sintattica: dal punto di vista strut­

47 Gàldi, Introduzione, IX. 48 Ibidem.

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Di e g o St e f a n e l l i: Ap p u n t is u l l as t i l i s t i c a (i t a l i a n a) d i Là s z l ó Gà l d i 119 turale - sebbene il metodo non sia necessariamente strutturalista - l’analisi sintattica deve quasi necessariamente rivelare la struttura stessa dell’opera, con tutte le sue «articolazioni». Così giungiamo alla descrizione e probabilmente anche alla motivazione della ripartizione dei diversi motivi tematici.

A proposito di ciascun motivo dobbiamo penetrare sempre più nella tessitura e nella stratificazione dei diversi elementi del testo: tale analisi ci conduce ad un esame di stilistica lessicale e fraseologica del testo studiato. La nostra attenzione deve esser ritenuta non solo dal carattere della scelta delle voci e delle espressioni, m a anche dalle figure e dai tropi la cui frequenza conferisce al testo, nella maggioranza dei casi, un colorito ben distinto dalla spontaneità della lingua parlata. Naturalmente intervengono anche qui, come a quasi tutti i livelli, i diversi fenomeni di combinazione e di convergenza.50

Q uel che appare più significativo nel lungo passo è forse quanto G àldi scriveva a proposito dello strutturalism o. Come già n ell’articolo su M usset, egli segnalava le so m iglianza tra il proprio approccio m etodologico e l’analisi stru ttu ralista, m a - più chiaram ente che nel 1964 - se ne distanziava: la sua era sì an alisi « stru ttu ­ rale», m a non «strutturalista». L a d ifferenza term inologica, p u r registrando una consonanza, im plicava però soprattutto una differenza: se an ch ’egli si occupava di «strutture», non sentiva però di appartenere al m ovim ento stru ttu ralista. Im plicita nel m etodo stilistico di G àldi era piuttosto u n a m etafora p er così dire “geologica”: a interessargli era la «stratificazione dei diversi elem enti del testo», corrispondenti a categorie linguistiche (fonetica, lessicologia, sintassi).

Non ci stupirem o quindi che, poco dopo, G àldi ricorresse a un term in e trad i­ zionale degli studi letterari, la «explication de texte», alludendo non solo a una pratica della critica francese, m a im plicitam ente a un approccio p er così dire p re­ stru ttu ralista allo stile. Così facendo, lo studioso ungherese intendeva « riabilita­ re» un m etodo di lettura del testo nel quale fosse lecito e legittim o, p er l’interprete, un certo m argine di soggettività:

Indicando queste fasi successive come una delle vie possibili dell’analisi sti­ listica, speriamo di poter contribuire, in una certa m isura, in Italia ed in altri paesi, ad una vera riabilitazione del metodo di «explication de texte». A parer nostro, le teorie da noi esposte non escludono affatto un certo arricchimento d’ordine metodologico; il nostro sistema lascia le porte aperte a quasi tutte le scoperte nuove, a patto che lo specialista di stilistica non tenti u n ’eccessiva formalizzazione degli stilemi: il materiale linguistico di un «corpus» ubbidisce

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meglio alle esigenze di sistemazione e form alizzazione che lo studio degli sti­ lemi la cui scelta dipenderà forse sempre dalla sensibilità estetica, dalla intui­ zione o «Einfiihlungskraft» dell’analizzatore dei fenomeni stilistici. Una certa dose d’impressionismo non deve esser estranea nemmeno allo spirito rigorosa­ mente cartesiano della linguistica moderna; la possibilità, anzi la necessità di tale compromesso sono consacrate tanto da un Roman Jakobson quanto da un Benvenuto Terracini, il più illustre seguace italiano di Leo Spitzer.51

A suo m odo, G àldi si inseriva nelle citate discussioni sul rapporto tra soggettività e obiettività n e ll’analisi stilistica (in particolare spitzeriana) degli an n i S essanta e S ettanta. E gli rivendicava - in polem ica controtendenza rispetto allo stru ttu rali­ smo - la necessità di un certo «im pressionism o» critico, in analisi stilistiche p ur sem pre strutturate secondo precisi criteri scientifici. E interessante notare che se Spitzer era il prototipo di una stilistica problem aticam ente in equilibrio tra sog­ gettivism o e oggettività, il grande studioso viennese non era però il principale m o ­ dello di riferim ento di G àldi, le cui teorizzazion i stilistiche erano legate - come abbiam o visto - ad altre trad izio n i critico-teoriche.

A ttraverso la rivendicazione dei d iritti della «soggettività», G àldi prendeva una chiara posizione, con la sua Introduzione alla stilistica italiana, nel dibattito tra stilistica e strutturalism o. E ra una rivendicazione consapevole e m editata, b a­ sata su un continuato esercizio critico e una lunga attenzione agli aspetti m etodo- logici d ell’analisi testuale. In una delle poche recensioni del lib ro ,52 Paola S grilli rim proverò proprio la «soggettività» di molte annotazioni stilistiche di G àldi (in particolare nella parte sulla Fonetica stilistica):

L’utilità del manuale del Gàldi è messa in pericolo in alcune pagine, special- mente nel primo capitolo (Elementi di fonetica stilistica), dove l’autore, abban­ donando l’esposizione tecnica del manuale, si lascia tentare da un im pressio­ nismo estetico soggettivo [...]. Tale impressionismo coinvolge tutta la parte dedicata all’espressività fonetica: la vocale a «suggerisce u n ’impressione di gravità e di quiete» [...]; la e, combinata con le nasali, «può creare un m o­ vimento particolarm ente lento» [...]. Ci sembra che in questi casi gli effetti espressivi siano desunti dall’interferenza del significato: la a suggerisce «gra­ vità» perché nel passo citato ricorre grave, la e (più nasale) evoca movimenti «lenti» perché negli esempi appare lento [...]. Gli effetti di questi interventi soggettivi si prolungano nell’indice degli Argom enti, dove, accanto ai rim an­

51 Ivi, p. XI.

52 P. Sgrilli, Ree. a Gàldi, Introduzione, «Annali della Scuola Norm ale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filo­ sofìa», Serie III, Voi. 2, N. 2 1972, pp. 1024-1029.

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Di e g o St e f a n e l l i: Ap p u n t is u l l as t i l i s t i c a (i t a l i a n a) d i Là s z l ó Gà l d i 121 di tecnici, compare p. es. «freschezza raffinata» e, rispettivam ente, «raffinata freschezza» rinviante ad un giudizio del Gàldi su un aspetto della poesia del D ’A nnunzio.53

A nche se non tenevano conto del retroterra teorico-m etodologico di G àldi, le obiezioni di S grilli erano, in buona parte, condivisibili. In effetti, il m etodo del­ lo studioso aveva prodotto risultati più convincenti nel libro sullo stile poetico di E m inescu (per citare il suo studio stilistico forse m aggiore) che nel m anuale di stilistica italiana. Se la dialettica tra obiettività del m etodo e soggettivism o d ell’interprete si era rivelata fru ttu o sa n e ll’analisi dello stile del poeta rum eno, non risultava del tutto soddisfacente nel caso di un a stilistica incentrata sullo stile di u na lingua nel suo com plesso.

Troppo riduttiva era però la definizione che S grilli dava del libro («un m anuale di facile consultazione, che non av anza pretese teoriche»).54 In realtà, anche se G àldi non si addentrava in questioni m etodologiche (data anche la natura m an ua­ listica della sua Introduzione), esse erano però la base e insiem e il presupposto del libro, che riassum eva v ari decenni di u n a notevole produzione critica. P e­ raltro, l’Introduzione alla stilistica italiana non rendeva ragione della com plessità del pensiero teorico-m etodologico di G àldi: da sola, essa non sarebbe b astata a m otivare quella risco p erta degli scritti m etrico -stilistici dello studioso ungherese, auspicata da T agliavini presentando il libro al pubblico italiano. Eppure, ancora oggi l ’auspicio di T agliavini appare condivisibile. Se l’Introduzione di G àldi non è probabilm ente tra le sue opere m aggiori, la sua pubblicazione in Italia era il prim o, indispensabile passo verso una m aggiore conoscenza d ell’opera d ell’ungherese. D el resto, gli an n i S ettanta non erano il m om ento m igliore p er la risco perta di una stilistica che - come del resto quella spitzeriana - affondava le proprie radici nella critica prim onovecentesca. Se oggi la p rospettiva storiografica sem bra fornire una fru ttu o sa v ia di accesso alle problem atiche teoriche legate allo stile, recuperare la critica di G àldi (e il suo ricco retroterra teorico-m etodologico) può consentire un allargam ento della visuale sulla stilistica europea novecentesca, com prendendo anche quelle rum ena e ungherese, entram be poco note in Italia e di notevole in ­ teresse.

53 Ivi, p. 1025-1026. 54 Ivi, p. 1025.

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