UNIVERSITÀ DI PISA
FACOLTÀ DI ECONOMIA
Corso di Laurea in Banca, Finanza Aziendale e Mercati
Finanziari
Curriculum Finanza Aziendale e Mercati Finanziari
IL TRASFERIMENTO TECNOLOGICO:
UN INVESTIMENTO PER LO SVILUPPO ECONOMICO
Relatore
Chiar.mo Prof. Giovanna Mariani
Candidato
Benedetta Battistini
Indice
1. Introduzione 1
2. Il Trasferimento Tecnologico ed i sitemi per la diffusione della R&S 4
3. Politiche a favore del Trasferimento Tecnologico 10
• Stati Uniti d’America
13
• Giappone
17
• Unione Europea
20
• Italia
25
4. Il carattere imprenditoriale delle università e la misurazione della loro
performance
33
• I modelli di rendicontazione delle Università Italiane
46
• Il modello valutativo dell’Anvur
53
• La performance delle Università a livello internazionale
57
5. La valorizzazione della ricerca universitaria in Italia 62
• Le imprese spin off e gli uffici di trasferimento tecnologico
63
• La proprietà intellettuale
70
6. Conclusioni 76
Bibliografia e altri testi di consultazione 81
1. Introduzione
Il sistema universitario italiano negli ultimi anni sta subendo una profonda evoluzione, ciò è
dovuto all’orientamento a livello europeo di un ampliamento della funzione delle università
all’interno del contesto sociale. L’evoluzione che sta investendo le università riguarda
l’introduzione di una nuova funzione accanto alle tradizionali funzioni di didattica e ricerca
che da sempre caratterizzano le istituzioni universitarie.
Il cambiamento che sta caratterizzando le università si è reso necessario alla luce
dell’importanza delle stesse nell’ambito del trasferimento tecnologico, elemento
fondamentale della nuova terza missione universitaria. La terza missione permette alle
università di assumere una veste più dinamica all’interno del contesto economico.
La nuova missione universitaria pone l’esigenza di quantificare i risultati della nuova
funzione e di riuscire a racchiudere nei bilanci sociali il valore creato dalle università
nell’ottica di una maggiore trasparenza del loro operato e di una maggiore necessità di
comunicazione con gli stakeholder esterni.
I cambiamenti che stanno caratterizzando le università sono dimostrati dalla maggiore
attenzione rivolta dai membri della comunità europea ad incentivare il ruolo dell’università,
tanto da racchiudere questi orientamenti nel Green Paper, documento che chiarisce la nuova
funzione universitaria. Inoltre dall’evoluzione della funzione dell’istituzione universitaria
stiamo assistendo alla tendenza all’adozione di documenti sociali per comunicare al meglio i
pubblico, indispensabile data la caratterizzazione imprenditoriale che l’università sta
assumendo.
Il lavoro svolto parte dalla definizione del concetto di trasferimento tecnologico e mette in
evidenza gli attori che instaurano relazioni per la sua diffusione. Il lavoro prosegue
analizzando gli incentivi dei governi a livello internazionale, europeo ed italiano a favore
della ricerca di base e quindi dell’evoluzione del ruolo delle università nella valorizzazione
dei propri ritrovati.
La valorizzazione della ricerca universitaria pone l’esigenza di una maggiore attenzione al
concetto di accountability, quindi della necessità per le università di fornire una
rendicontazione delle proprie azioni sia per gli stakeholder interni sia per gli stakeholder
esterni. Vengono, quindi, presentati alcuni modelli di rendicontazione adottati a livello
internazionale e dal sistema universitario italiano.
La mancanza di un non omogeneo sistema di rendicontazione mette in evidenza la difficoltà
di comparazione della performance delle diverse università a livello internazionale.
Infine abbiamo osservato i dati relativi all’indagine svolta dal Netwok per la Valorizzazione
della Ricerca Italiana (Netval), che chiariscono l’evoluzione del ruolo delle università
italiane nel favorire le relazioni con le imprese, per quanto riguarda collaborazioni,
creazione di brevetti, concessioni di licenze e la creazione di imprese spin off che si rivelano
indispensabili per un paese come l’Italia che si trova in un ambiente in continua evoluzione
e sempre più competitivo che vede paesi come America, Giappone e Regno Unito
primeggiare nel sistema economico. In particolare stiamo assistendo alla tendenza degli
attenzione della valorizzazione della ricerca di base sulla scia di paesi anglosassoni che sono
2. Il Trasferimento Tecnologico ed i sitemi per la
diffusione della R&S.
Il trasferimento tecnologico può essere definito come la cessione d’invenzioni da un’entità
ad un’altra allo scopo di commercializzazione e sfruttamento delle stesse ( A.E. Muir),
questa semplice definizione rappresenta solo una parte delle funzioni svolte dalle università.
Negli ultimi 10 anni si è assistito all’affermazione di un modello più aperto di trasferimento
tecnologico che ha assunto un ruolo sempre più strategico in termini di creazione del valore
per le imprese (Simone, 2007). Le università hanno subito un’ evoluzione del loro ruolo
istituzionale favorendo l’affinamento delle tradizionali attività di ricerca e didattica grazie
ad una funzione denominata dalla comunità scientifica terza missione; quest’ultima viene
definita come la capacità di rispondere ai fabbisogni applicativi e di diffusione della
conoscenza al fine di promuovere lo sviluppo sociale ed economico esterno. La terza
missione comporta per l’università il perseguimento dell’obiettivo di contribuire
attivamente all’innovazione, laddove il settore privato non riesca a sostenere
finanziariamente l’investimento.(Di Berardino, 2013)
Le università, quindi, assumono un ruolo determinante nel contesto economico fornendo un
contributo significativo nello sviluppo di elementi innovativi e rappresentado una risorsa
determinante per le piccole e medie imprese qualora quest’ultime non siano in grado di
Il Trasferimento tecnologico, come si può notare dalla Figura 2.1, assume un ruolo
strategico nell’ambito della creazione di una nuova impresa spin-off o fornendo contributi
applicativi ad un’impresa già esistente.
Si possono delineare quattro tipi di processi (Figura 2.1):
Figura 2.1: Le tipologie di processi.
!
Fonte: Pencarelli, Studio/ricerca di forme di finanziamento innovative a supporto dello sviluppo di attivita’ di ricerca e di trasferimento tecnologico (2004).
- Innovazione imprenditoriale che riguarda settori tradizionali e punta ad aumentare la
concorrenza e la produttività del settore.
- Cambiamento tecnologico in cui vengono migliorati prodotti e processi all’interno di
imprese già presenti sul mercato.
-Trasferimento tecnologico prevede: 1) la creazione di nuove imprese in nuovi
Le attività connesse al trasferimento tecnologico possono essere, quindi, sinteticamente rappresentate come quelle iniziative rivolte alla valorizzazione, in termini economici, dei risultati della ricerca che tipicamente si sviluppano attraverso la loro protezione (brevettazione) e il loro trasferimento alle imprese. (Battaglia e De Donatis, 2008)
Le strutture di ricerca, quindi, realizzano attività di trasferimento delle tecnologie sviluppate nei loro laboratori per favorirne lo sviluppo in termini industriali e per la loro successiva diffusione e commercializzazione.
Le università accolgono, con graduale consapevolezza, l’evoluzione del loro ruolo nell’ambito dell’economia globale e di conseguenza si aprono, anche con approcci di natura competitiva, ad azioni di collaborazione in progetti di Ricerca & Sviluppo tecnologico con partner industriali.
L’orientamento a livello mondiale è quello di ampliare il ruolo svolto dalle università introducendo una terza missione che, da una parte attraverso le pubblicazioni scientifiche e le partecipazioni ai convegni, contribuisce ad ampliare le frontiere della conoscenza condividendo e diffondendo i risultati della ricerca e, dall’altra, permette di proteggere e valorizzare i diritti di proprietà intellettuale attraverso collaborazioni con le imprese, per trasformare la conoscenza in prodotti, metodologie e servizi innovativi. Le motivazioni che spingono le università e le istituzioni scientifiche ad intraprendere iniziative di trasferimento dei risultati sono svariate: rendere note le invenzioni e le innovazioni generate dall’istituzione; contribuire allo sviluppo economico ed all’innovazione delle imprese; generare utili da reinvestire in attività formative e di ricerca; rispondere a precise indicazioni provenienti dalle politiche nazionali o regionali.
Il beneficio ultimo che deriva dalle attività di trasferimento tecnologico e ne consente di misurare l’efficacia sul lungo periodo, è rappresentato dai nuovi prodotti e processi che vengono introdotti sul mercato attraverso le attività di trasferimento e che sono in grado di migliorare la qualità della vita dei cittadini così come di sviluppare e consolidare imprese creando occupazione.( Battaglia e De Donatis, 2008)
Negli ultimi anni stiamo assistendo allo sviluppo di una quarta missione delle università denominata networkig, che intende promuovere il collegamento e la collaborazione tra istituzioni universitarie; ma questa funzione è solo ad uno stadio iniziale e richiederà ancora del tempo perché si sviluppi completamente.
Il processo di trasferimento tecnologico mette in relazione diverse organizzazioni, il rapporto esistente tra le organizzazioni è efficacemente delineato nel modello della Tripla Elica.
Il modello della Tripla Elica intende essere l’espressione sociologica di un nuovo ordine
sociale-economico-politico basato ogni volta di più sulla conoscenza, permette di spiegare
in maniera più accurata la circolazione della conoscenza tenendo conto del governo
nazionale e regionale. In questo modello si rileva una diversa dinamica di relazioni tra gli
attori. Esse infatti non sono statiche, poiché si trovano continuamente in uno stato di
transizione e la successione di interrelazioni si sviluppa secondo un modello a spirale che
presenta diversi tipi direlazioni tra il settore pubblico, il privato e l’università, a seconda del livello di capitalizzazione della conoscenza.
Il modello della Tripla Elica (Etzkowitz, 1997; Etzkowitz e Leydesdorff, 1998) ha
l’obiettivo di promuovere un ambiente innovativo non controllato da nessuno degli attori in
In altre parole, il necessario meccanismo relazionale imposto dal modello implica che
ognuno dei tre sistemi coinvolti assuma progressivamente funzioni e connotati storicamente
associati agli altri due, ridimensionando il proprio ruolo all’interno della società e dando
vita a processi co-evolutivi del fare ricerca (Martini, Rossi e Vespasiano, 2012).
Figura 2.2: Istituzioni nel modello della tripla elica.
Fonte: Martini E., Rossi M., Vespasiano F., (2012), Il trasferimento tecnologico nel modello della tripla elica, Dieci anni di università nel Sannio.
Questi tre tipi di istituzioni che originariamente operavano in maniera indipendente
ora tendono a lavorare in maniera congiunta, generando diverse sovrapposizioni di reti di
comunicazione ed aspettative e riformulando ininterrottamente gli accordi istituzionali tra
loro.
Negli ultimi anni si è assistito all’evoluzione del modello della Tripla Elica fino a giungere
alla definizione di un nuovo modello quello della Quadrupla Elica.
Il modello della Quadrupla Elica, infatti, pone l'accento su una maggiore cooperazione tra
gli attori dell'innovazione e rappresenta una politica aperta inedita incentrata sull'utente. Gli
approcci innovativi orientati all'utenza sono considerati un elemento essenziale della nuova
politica d'innovazione, di cui fa parte il modello della Quadrupla Elica. Impresa
Tale modello considera attori chiave per le pratiche di governo nell'Ambient Assisted Living
(AAL) tra cui :
- Settore pubblico
- Settore industriale
- Settore della ricerca
- Utente finale
Le varie eliche girano l'una attorno all'altra e lavorano insieme allo stesso scopo, pur
mantenendo la loro identità. Un mutamento di paradigma verso un approccio orientato
all'utente e sistemi innovativi aperti mira a cambiare le regole del gioco e il ruolo dei
giocatori, in particolare nei settori della ricerca, dell'industria, della politica e dell'utenza
finale.
Il concetto di Quadrupla Elica non è ancora consolidato e utilizzato su larga scala nella
ricerca e nella politica di innovazione, in quanto i quadri attuali assomigliano di più ad una
3. Politiche a favore del Trasferimento Tecnologico
Il trasferimento tecnologico e l’innovazione tecnologica, pur rimanendo concetti distinti,
divengono due aspetti fortemente correlati e su cui pongono attenzione le politiche di
sviluppo economico a livello mondiale, europeo e nazionale soprattutto alla luce della
nuova missione assunta dalle università. In fin dei conti il trasferimento tecnologico gioca
un ruolo fondamentale nello sviluppo innovativo di un paese.
Nel corso degli ultimi dieci anni i paesi stanno cercando di moltiplicare gli investimenti
nella ricerca e nella conoscenza per incentivare la competitività e la creazione di nuovi posti
di lavoro. (Battaglia e De Donatis,2008)
Gli investimenti a favore del trasferimento tecnologico e dell’attività di ricerca e sviluppo
differiscono a seconda del paese.
A livello internazionale i paesi che investono di più in R&S sono principalmente gli Stati
Uniti d’America, il Giappone ed il Regno Unito; l’investimento di questi paesi nella
funzione di ricerca di base permette di incentivare lo sviluppo della ricerca applicata e
quindi di agevolare il trasferimento tecnologico per permettere creazione di valore
Nel 2012 le università e le istituzioni della ricerca pubblica hanno speso 330 miliardi di
dollari americani in R&S, con gli Stati Uniti che stimano un valore del 36%, il Giappone del
10% e EU28 del 38% del totale del OECD (Figura 3.1). Le Università sono stati i principali
attori nella ricerca pubblica dell’OECD, spendendo 200 miliardi di dollari americani in
americani. Le università della Cina e i PRI hanno speso 70 miliardi di dollari americani nel
2012, di cui 48 miliardi di dollari da parte dei PRI.
Figura 3.1: Spesa delle università per la scienza di base e la spesa del governo in R&S.
Fonte: OECD, 2014.
Come si può notare dalla Figura 3.1 la spesa delle università per la ricerca vede ai primi
posti l’Europa, con un valore di poco inferiore ai 70 milioni di dollari, e gli Stati Uniti, con
un valore più basso che si attesta intorno ai 55 milioni di dollari; in paesi come Cina,
Giappone, Regno Unito, Germania e Francia le università investono meno in R&S con
valori che cambiano da paese a paese ma che non superano i 20 milioni di dollari. Se
analizziamo, invece, la spesa che il governo destina alla R&S notiamo che sono gli Stati
Uniti ad avere il primato, con un valore di 50 milioni di dollari e questo mette in evidenza
come ci sia una convergenza di obiettivi tra le università ed il governo proprio perché la
spesa destinata alla R&S è in entrambi i casi elevata e con valori che si avvicinano, lo stesso
I paesi a livello internazionale che sfruttano gli investimenti in ricerca in termini di
creazione di valore per il sistema economico sono principalmente gli USA ed il UK che
sono caratterizzati da un sistema universitario che incentiva il rapporto con le imprese.
Negli ultimi 10 anni, quindi, la crescita della scienza di base negli Stati Uniti e nell’EU è
Stati Uniti d’America
Gli Stati Uniti d’America sono uno dei paesi che a livello internazionale punta sulla ricerca
scientifica e sul sistema universitario. L’attenzione che gli USA rivolgono all’innovazione
deriva dalla necessità di riuscire a rimanere competitivi a livello internazionale.
Il finanziamento della ricerca USA si caratterizza per una visione pluralistica e ciò permette
una sperimentazione più creativa nei risultati. Gli Stati Uniti si caratterizzano per una
intensa circolazione dal mondo accademico all’industria, questo deriva dal fatto che ad un
grande investimento in ricerca di base segua poi una valorizzazione dei risultati in termini di
collaborazioni con imprese.
L’imprenditorialità accademica, infatti, si è sviluppata secondo un approccio bottom up,
derivante dall’intensa attività di TT che, sin dagli anni cinquanta, le università hanno
realizzato verso le imprese e dalla quale è discesa l’esigenza di tutelare legalmente la
conoscenza trasmessa mediante una legislazione chiara sui brevetti, ottenuta poi con il Bayh
Dole Act. In quest’ottica è l’istituzione che acquisisce una visione strategica e sviluppa
capacità negoziali, per poi commercializzare la conoscenza protetta, fino a divenire un
attore trainante dello sviluppo locale dell’innovazione, capace di attrarre risorse e relazioni
con partner strategici. (Di Berardino, 2013)
Sistema statunitense • Approccio bottom up
• Market failure, Mission paradigm e cooperative technology paradigm • Introduzione del Bayh Dole Act
• Forte settore del venture capital ed endowment • Recovery Act ( 2009)
Gli Stati Uniti, quindi, sono riusciti a valorizzare meglio la ricerca pubblica ed a portare sul
mercato più innovazione grazie ad una più consistente pluralità di approcci e
complementarietà di strumenti. Accanto all’investimento pubblico, inoltre, c’è un settore del
venture capital che è straordinariamente forte negli USA. (Il Sole 24 ore, 2015)
La maggiore valorizzazione dell’innovazione negli Stati Uniti è giustificata da Bozeman che
individua tre paradigmi ispiratori delle politiche pubbliche di ricerca che si sono succedute
negli Stati Uniti negli ultimi trent’anni: il market failure, il mission ed il cooperative
technology paradigm.
Il primo conferisce ai mercati ed alle imprese un ruolo centrale nell’allocazione
dell’innovazione e delle risorse di conoscenza, mentre vede le università ancorate ai
processi di ricerca di base e i governi poco incisivi sul fronte delle innovazioni scientifiche e
tecnologiche. Le politiche derivanti da tale visione sono state la deregolamentazione ed il
decentramento a favore delle imprese, nonché la rimozione da parte del governo delle
limitazioni del mercato al TT, attraverso una legislazione chiara sui diritti della proprietà
intellettuale ed una fiscalizzazione neutra dei programmi di R&S.
Il mission paradigm si fonda sull’esistenza di una complementarietà tra la ricerca
universitaria e quella pubblica condotta per conto delle esigenze dello stato. Quest’ultimo
assume il ruolo di agente promotore dello sviluppo tecnologico ed agisce mediante
l’allocazione di risorse finanziarie, privilegiando ambiti ritenuti strategici per lo sviluppo del
paese.
Il cooperative technology paradigm vede sullo stesso piano le università ed i governi come
attori primari della R&S di tecnologie sviluppate in stadi precompetitivi e successivamente
risorse e delle innovazioni, le politiche derivanti da tale visione riguardano lo sviluppo di
programmi di R&S ad ampio raggio, la costituzione di consorzi e laboratori misti
università-impresa, nonché impongono la rivisitazione della tutela della proprietà intellettuale anche a
favore degli attori pubblici. ( Di Berardino, 2013)
Il governo federale degli Stati Uniti gioca, quindi, un ruolo importante nel finanziamento
alle università ed alla ricerca pubblica, ma elemento che contraddistingue gli USA è la
consistenza di finanziamenti dal settore privato attraverso endowment provenienti da
ex-studenti diventati imprenditori o persone di successo nei campi più disparati.( Management
innovation, 2015).
Negli ultimi tre decenni le allocazioni di budget per R&S federalmente finanziati hanno
avuto un andamento altalenante (Figura 3.2); a partire dal 2009 si è registrata una tendenza
in aumento giustificata dal Recovery Act, che ha spinto temporaneamente tale spesa all'1,2%
del PIL, il più alto dell’OCSE.
Figura 3.2: Allocazione del budget in R&S del governo statunitense negli ultimi tre decenni.
Fonte: OECD- Research and Development Statistics- Government Budget Appropriations or Outlays for R&S (GBAORD) Database 2011.
Questo aumento è solo parte dello sforzo dell'amministrazione per raggiungere l'obiettivo
che il Presidente ha imposto nell'aprile del 2009 di utilizzare oltre il 3% del PIL per R&S,
sia pubblica che privata. (OECD, Strengthening Innovation in the United States, 2012).
A partire dal 2011 l’incremento degli investimenti in R&S è avvenuto ad opera delle
imprese, che nello stesso anno hanno aumentato gli investimenti in R&S del 5,4% rispetto
all’anno precedente e nel 2012 hanno ulteriormente accelerato, con un incremento del 7,7%
rispetto al 2011. (National Science foundation, 2014).
Gli Stati Uniti hanno quindi un sistema della R&S che si basa molto sul rapporto tra
Giappone
Un
paese che a livello internazionale gioca un ruolo di primaria importanza nell’ambito della ricerca e del trasferimento tecnologico è il Giappone che devolve il 3,3% del proprioPIL alla R&S e l’80,2% del quale è dovuto agli investimenti del settore privato. A livello
internazionale per quanto riguarda l’attività brevettuale si trova nelle prime posizioni.
Il Science & Technology (S&T) svolge un ruolo importante nella società giapponese, a
dimostrazione di ciò nel 1995 il Parlamento ha approvato la S&T Basic Law che sancisce
l’impegno del Paese a: 1) migliorare il livello dei prodotti industriali e dei servizi; 2)
mitigare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione e dell’impatto delle attività umane
sull’Ambiente; 3) cooperare, a livello internazionale, nella gestione degli effetti del processo
di globalizzazione.
Per raggiungere i suddetti obbiettivi il Giappone ha elaborato un piano programmatico
quadriennale, denominato “S&T Basic Plan”. Nel 1996 è stato avviato il Primo "S&T Basic
Plan" al quale hanno fatto seguito i successivi (nel 2001 e nel 2006). Nel 2011 e' entrato in
vigore il Quarto "Basic Plan".
È da notare, inoltre, che l'applicazione del Primo e del Secondo Basic Plan ha comportato
una profonda opera di ristrutturazione del sistema della R&S giapponese, la quale si è
Sistema Giapponese • S&T Basic Law (1995)
• S&T Basic Plan ( dal 1996 al 2006) • Quarto Basic Plan (2011)
• Ristrutturazione del MEXT • METI
Organizzazioni Amministrativamente Indipendenti, ossia enti controllati dal Governo,
ma dotati di ampia autonomia sul piano gestionale): ristrutturazione del MEXT (Ministry of
Education, Culture, Science and Technology), che ha inglobato la pre-esistente Science and
Technology Agency; trasformazione delle Università Pubbliche in “National University
Corporation”, dotate di maggiore autonomia sul piano gestionale.
Il Quarto Piano si fonda su tre principi fondamentali:
- Sviluppo integrato delle politiche per la Scienza, Tecnologia e Innovazione (STI);
- Focus sulle risorse umane ed organizzazione;
- Realizzazione e promozione in armonia con la Società delle politiche per la STI.
Il budget dello Stato (MEXT e altri ministeri e Agenzie), per l'anno 2011 è stato di 3.66
trilioni di yen (36.6 miliardi di euro) al quale sono stati aggiunti 0.6 trilioni di yen (6
miliardi di euro) con il supplemento di budget. Il MEXT (Minister of Education, Culture,
Sports, Science and Thecnology) gestisce il 67% dei fondi che il Governo destina alla R&S
(24,5 miliardi di euro su un totale di 36,6 miliardi di euro).
Il budget del MEXT (dati del 2011) si suddivide in:
• 35,5% Istruzione (elementare, media e superiore)
• 20,7% Università nazionali
• 15,3% Promozione della S&T (istituti di ricerca e agenzie)
• 9,0% Promozione dello sport e borse di studio
• 7,9% Finanziamenti a scuole private
• 3,9% Politiche energetiche
Il secondo Ministero di maggior rilevanza per la R&S pubblica è il METI (Ministry of
Economy, Trade and Industry), che utilizza il 16% dei fondi (5,9 miliardi di euro).
Nel 2002 il MEXT ha avviato un’iniziativa, gestita dal JSPS (Japan Society for the Promotion of Science), denominata "21th Century Centres of Excellence", che mira a raggiungere i seguenti scopi:
• rendere competitivo il finanziamento delle ricerche,
• avviare sistemi di selezione dipendenti da organismi esterni al mondo accademico,
• avviare programmi di ricerca accorpanti più Università, con attenzione alle Scienze
di Base.(Ambtokyo, 2015)
Le politiche messe in atto dal governo giapponese sono volte a promuovere la dinamica
economica del paese, infatti nonostante gli elevati finanziamenti nella ricerca, tanto da
avere un ruolo significativo per quanto riguarda l’intensità brevettuale, il Giappone risulta
Unione Europea
A livello europeo il tema della ricerca e del trasferimento tecnologico sta suscitando una particolare attenzione da parte di molti paesi membri a causa del distacco in termini economici con i principali attori internazionali nella produzione di innovazione.
L’attenzione si è concentrata principalmente sullo sfruttamento delle università attraverso l’ampliamento delle loro funzioni introducendo la valorizzazione dei risultati della ricerca. In Europa, infatti, l’introduzione di una cultura imprenditoriale delle università si è sviluppata secondo un processo di tipo top down, con l’impulso proveniente dai governi nazionali e dalla Comunità Europea, nell’intento di elevare il tasso di innovazione e colmare il divario tra lo sviluppo dei paesi europei e quelli americani. (Di Berardino, 2013)
In Europa le relazioni università-impresa hanno un diverso grado di sviluppo, contesti più
avanzati sono Svezia e Gran Bretagna dove gli attori privati provvedono maggiormente al
sostegno della R&S con propri finanziamenti e si riscontra una maggiore interazione tra
impresa ed università, ma anche in Austria e Germania si rileva una grande influenza sui
programmi di ricerca da parte degli utilizzatori della tecnologia per applicazioni
commerciali. In Italia e Spagna il legame impresa-università appare più debole e risulta
tardivo l’accoglimento di una finalizzazione industriale della ricerca.
In questa ottica sono state avviate numerose iniziative volte a favorire collaborazioni tra istituzioni di ricerca ed imprese; in questo contesto molti Stati membri hanno avviato
Sistema Europeo • Approccio top down
• Paesi con diverse relazioni università-impresa • Green Paper
programmi per facilitare il trasferimento tecnologico attraverso: incentivazioni agli organismi di ricerca per lo sviluppo di professionalità e competenze che consentano loro di collaborare efficacemente con le industrie e per favorire la mobilità dei ricercatori dal settore pubblico a quello privato e viceversa; un sistema di regole adeguato in materia di gestione dei diritti di proprietà intellettuale risultanti dalla ricerca finanziata con fondi pubblici; meccanismi di valutazione ed incentivazione per il personale di ricerca che partecipa attivamente e promuove iniziative di trasferimento tecnologico.(PON Ricerca e Competitività, 2007-2013).
Nel Febbraio 2011, il Consiglio europeo ha discusso il tema dell'innovazione e sostenuto la
proposta di un quadro strategico comune per rendere più efficaci i finanziamenti a favore di
ricerca ed innovazione a livello Europeo e nazionale. In questa occasione le proposte di
riforma sono state racchiuse nel Green Paper che concerne in particolare ricerca ed
innovazione.
I finanziamenti e le iniziative dell'UE in materia di ricerca e di innovazione nell'attuale
periodo di programmazione (2007-2013) sono le seguenti:
• Con il suo bilancio di 53,3 miliardi di euro, il Settimo programma quadro(7° PQ) finanzia
le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione nell'intera UE. Le sue attività
sono condotte nell'ambito di quattro programmi specifici, Cooperazione, Idee, Persone e
Capacità, e prevedono anche il finanziamento della ricerca nel settore dell'energia atomica
(Euratom) e del Centro comune di ricerca (JRC);
• Il Programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP), che ha un bilancio di 3,6
principalmente alle PMI. Esso promuove infatti l'accesso ai finanziamenti e favorisce lo
sviluppo di migliori servizi e politiche a sostegno dell'innovazione, oltre a finanziare i
servizi transnazionali di sostegno alle imprese e all'innovazione. Detto programma verte su
poli, appalti pubblici e ostacoli non tecnologici all'innovazione e contribuisce a sviluppare la
società dell'informazione, incoraggiando la diffusione e l'uso delle TIC (tecnologie
dell’informazione e della comunicazione), nonché a promuovere un maggiore uso delle
energie rinnovabili e l'efficienza energetica;
• L'Istituto Europeo di innovazione e tecnologia (IET) è un organismo autonomo dell'UE
che riunisce i settori dell'istruzione superiore, della ricerca e delle imprese allo scopo di
stimolare l'innovazione d'avanguardia a livello mondiale. Tramite le sue comunità della
conoscenza e dell'innovazione (CCI) estremamente integrate, esso rafforza i collegamenti
nell'ambito del triangolo della conoscenza. L'IET possiede una flessibilità che dovrebbe
renderlo interessante per il settore delle imprese e ha ricevuto una dotazione di 309 milioni
di euro dal bilancio dell’UE.;
• Tramite la politica di coesione, circa 86 miliardi di euro (quasi il 25% del bilancio
complessivo dei Fondi strutturali) sono stanziati per aumentare la capacità di
cambiamento e di innovazione delle economie regionali. Questo investimento interessa
quattro elementi chiave: R&S e innovazione, imprenditorialità, TIC e sviluppo del
capitale umano.
(Green paper, 2011)
In generale sono finanziabili tutti i progetti e le linee di azione che rispondono all’obiettivo di:
A. Potenziare le strutture di ricerca ed i laboratori in università ed enti pubblici di ricerca
(potenziamento strutturale);
B. Favorire la specializzazione e l'integrazione di competenze in ricerca, innovazione e
tecnologie abilitanti per rispondere alle esigenze del territorio ed eccellere a livello
internazionale (distretti ad alta tecnologia e laboratori pubblico-privati);
C. Innovare servizi e prodotti delle imprese “convergenza” e renderle più competitive
(ricerca industriale);
D. Rispondere ai bisogni sociali attraverso idee innovative presentate da giovani ricercatori
(social innovation);
E. Agevolare l’accesso delle micro, piccole e medie imprese a finanziamenti bancari per
investimenti e per liquidità finalizzati all'attività di impresa (fondo di garanzia);
F. Realizzare investimenti di rilevante dimensione per il rafforzamento della struttura
produttiva del Paese (contratti di sviluppo);
G. Incentivare il sistema delle imprese a realizzare programmi di ricerca, sviluppo e
innovazione di elevato livello tecnologico in diversi settori industriali
(innovazione tecnologica);
H. Sostenere gli investimenti per l'industrializzazione di programmi qualificati di ricerca e
sviluppo sperimentale, miglioramento competitivo e tutela ambientale attuati da
piccole, medie e grandi imprese (investimenti innovativi).
I. Promuovere per la realizzazione e l'avvio di piccole attività imprenditoriali da parte di
disoccupati o persone in cerca di prima occupazione o per la creazione di nuove
J. Favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro mediante l'inserimento e la
formazione in azienda di soggetti in cerca di occupazione residenti nelle regioni
dell'obiettivo “convergenza” (tirocini informativi);
L’orientamento Europeo è quello di incentivare il sistema della ricerca in generale per
colmare il divario con altri paesi a livello internazionale. Inoltre l’UE promuove lo sviluppo,
all’interno delle università, della terza missione in tutti i paesi membri per cercare di rendere
omogeneo il livello universitario dell’area europea; in particolare incentiva lo sviluppo di
rapporti di collaborazione tra università ed impresa che in molti paesi membri è ancora
arretrato.
Analisi swot: La situazione internazionale.
Strengths
Weaknesses
1) A livello statunitense e del Regno Unito forte integrazione Università-Impresa.
2) Giappone forte intensità brevettuale.
3) Sistema universitario europeo molto sviluppato per le funzioni di didattica e ricerca.
1) A livello internazionale differenti sistemi di misurazione della performance dei sistemi universitari.
2) Per Europa e Giappone limitate relazioni tra università ed impresa.
3) Europa: scarsità di finanziamenti privati a favore di ricerca e trasferimento tecnologico.
Opportunities
Threats
1) Incentivare il collegamento tra le università a livello internazionale.
2) Sviluppare una maggiore collaborazione tra università ed impresa.
1) Perdita di competitività per i paesi in cui è scarso il rapporto tra la ricerca e le imprese.
2) Scarsa crescita economica e creazione di nuova occupazione.
Italia
L’Italia nell’ultimo decennio è stata caratterizzata da un forte impulso proveniente dai
governi ad un’intensificazione dei rapporti tra università ed industria che ha determinato una
crescita considerevole del numero dei brevetti e delle aziende originate da spin-off da
ricerca. (Di Berardino, 2013)
Il PON Ricerca e Competitività è uno dei sette programmi italiani per il periodo di
programmazione 2007-2013, finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e
da risorse nazionali, sostiene il mondo della ricerca e dell’innovazione del tessuto
imprenditoriale nelle regioni della convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) al
fine di garantirne uno sviluppo omogeneo con le altre regioni d’Europa.
Responsabile dell’attuazione del PON Ricerca e Competitività è il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca (Autorità di Gestione), per le azioni riguardanti il sistema
produttivo il Ministero dello Sviluppo economico (Organismo intermedio) agisce per conto
della Gestione.(PON Ricerca e Competitività, 2007-2013)
A questo proposito è interessante osservare i risultati derivanti dell’indagine svolta dal
Network per la Valorizzazione della Ricerca Italiana (Netval) nel 2013, che ha rilevato gli
investimenti delle università nelle attività di ricerca e terza missione ed i finanziamenti a
favore del trasferimento tecnologico.
Sistema Italiano
• Incentivi al rapporto tra università ed imprese • PON Ricerca e Competitività
• Dati dell’indagine svolta da Netval sui finanziamenti alle università e per la terza missione universitaria • Il mercato del Venture Capital Italiano e la nuova tendenza del Crowdfunding
Nel 2012 il budget medio delle Università dell’indagine è stato di 227 milioni di Euro. Nella
Figura 3.3 possiamo vedere che il budget medio dell’ateneo nell’ultimo quadriennio è
rimasto invariato. (Figura 3.3)
Figura 3.3: Budget medio annuale delle università.
2004 2006 2008 2010 2012 Fonte: Netval, 2014.
Il budget medio annuale per la ricerca scientifica per le università rispondenti risulta essere
in aumento negli ultimi cinque anni, nel 2012 si è attestato al valore di 28,8 milioni di euro
(Figura 3.4).
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2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani
Figura 2.3 - Budget medio annuale delle università
28,8 milioni di Euro è il budget medio per la ricerca scientifica e tecnologica, mentre 121 milioni è il dato per le Università ‘top 5’.
Il budget medio annuale per la ricerca scientifica per le università rispondenti risulta essere in aumento negli ultimi cinque anni; quello per le università ‘top 5’ ha registrato un incremento del 4,4% rispetto al 2011 (figura 2.4) ed un lieve decremento del 3,4% rispetto al 2010.
Figura 2.4 - Importo medio dei fondi per la ricerca delle università
V al o ri m ed i ( in m ili o n i di eu ro )
Figura 3.4: Importo medio dei fondi per la ricerca delle università.
2004 2006 2008 2010 2012 Fonte: Netval, 2014.
In base alla Tabella 3.1 notiamo che il 26,5% dei fondi dedicati alla ricerca proviene dal
governo centrale, in diminuzione rispetto al 2011 del 21,8%; per i contratti di R&C (ricerca
e consulenza) e i servizi tecnici finanziati da terzi si rileva un lieve aumento.
La quota percentuale dei fondi propri delle università restano stabili al 10% negli ultimi due
anni, mentre aumentano di 4 punti i fondi dell’Unione Europea (UE). È interessante notare
come i fondi provenienti dalla regione di localizzazione dell’ateneo e dagli altri enti locali,
siano cresciuti del 16,7% rispetto al 2011 e del 91,8% rispetto al 2010. Tale aumento è
probabilmente da attribuire ai bandi regionali, che poggiano su fondi POR dell’Unione
Europea, che finanziano diversi progetti di ricerca. Infine è sconfortante il dato relativo alle
donazioni (quasi l’1%) che invece è una buona fonte di finanziamento nei sistemi
anglosassoni.
2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani
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Figura 2.3 - Budget medio annuale delle università
28,8 milioni di Euro è il budget medio per la ricerca scientifica e tecnologica, mentre 121 milioni è il dato per le Università ‘top 5’.
Il budget medio annuale per la ricerca scientifica per le università rispondenti risulta essere in aumento negli ultimi cinque anni; quello per le università ‘top 5’ ha registrato un incremento del 4,4% rispetto al 2011 (figura 2.4) ed un lieve decremento del 3,4% rispetto al 2010.
Figura 2.4 - Importo medio dei fondi per la ricerca delle università
V al o ri m ed i ( in m ili o n i di eu ro )
Tabella 3.1: Provenienza dei fondi per la ricerca nelle università.
Fonte: Netval, 2014.
Relativamente alle fonti di finanziamento degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT),
che svolgono una funzione di interfaccia tra le università e le imprese, nel 2012 (Figura 2.5)
il 72% del bilancio annuale degli UTT delle 30 università rispondenti è derivato dalla
dotazione dell’ateneo di riferimento, che costituisce la principale fonte di finanziamento
nell’intero periodo 2007-2012, sebbene in calo rispetto al 2007. L’autofinanziamento da
progetti e conto terzi, pari al 11,8% del bilancio totale degli UTT nel 2012, è in calo rispetto
al 2007, mentre l’autofinanziamento da brevetti ad esclusione del know-how (16,1%) è in
netto aumento rispetto al 2007. Tali evidenze, se da un lato confermano la sostanziale
dipendenza degli UTT dagli atenei di riferimento relativamente al finanziamento del proprio
bilancio annuale, dall’altro evidenziano una crescente capacità degli stessi di autofinanziare
parte delle proprie spese.
Provenienza 2008 (n=52) 2010 (n=55) 2012 (n=50)
Governo centrale 23,5 40,5 26,5
Contratti di R&C finanziati da
terzi e servizi tecnici 25,3 18,3 22,4
Fondi propri dell’università 15,9 12,7 10,8
Unione Europea 11,1 10,1 14,1
Regione e altri enti locali 12,3 7,3 14
Donazioni 0,8 1,3 0,9
Altre fonti 11,1 9,9 11,4
Totale fondi per la ricerca 100 100 100
Figura 3.5: Fonti di finanziamento del bilancio degli UTT (n2007=20; n2012=30).
Fonte: Netval, 2014.
Il sistema italiano si presenta con dei forti limiti sotto il profilo del finanziamento
proveniente dal settore privato, infatti si rileva che soprattutto il mercato del venture capital
è ancora poco sviluppato in particolare rispetto a quello americano (come dimostrano i dati
relativi al rapporto AIFI).
Alla luce della difficoltà da parte degli atenei nel reperire finanziamenti provenienti dal
mercato del settore privato si sta diffondendo fra studenti, ricercatori, professori o altre
persone con un’idea d’impresa la possibilità di trovare fondi in modo alternativo alla
classica richiesta di finanziamento ad Istituti di credito, fondi di investimento o programmi
istituzionali pubblici o privati. Questo fenomeno prende il nome di Crowdfunding e viene
definito dal Framework for European Crowdfunding come “lo sforzo collettivo di molti
individui che creano una rete e uniscono le proprie risorse per sostenere i progetti avviati da
I singoli progetti e le imprese sono finanziati con piccoli contributi di un gran numero di
individui, permettendo ad innovatori, imprenditori e titolari di aziende di utilizzare le loro
reti sociali per raccogliere capitali”.
Nella sostanza il sistema di Crowdfunding consente di rivolgersi direttamente ad una
moltitudine di persone (folla=crowd) per cercare sovvenzioni (finanziamento=funding)
normalmente di piccolo/medio taglio. In questo modo si diventa investitori di un progetto
d’impresa o creazione di un prodotto o servizio ed in cambio si riceverà un beneficio.
Le principali piattaforme di Crowdfunding in Italia secondo il mercato estero sono:
• DeRev • Siamosoci • CrowdfundMe • WeAreStarting • Smartika • Boober
•Produzioni dal Basso •Eppela
• Kapipal • Starteed •COM-Unity • Prestiamoci
Infine è utile fare un cenno al “do it yourself” (DIY) crowdfunding, una nuova tendenza che
parte del proponente che attiva una propria raccolta fondi attraverso un proprio sito web.
In sintesi il crowdfunding in Italia è un settore che si deve ancora sviluppare, anche se ci
sono segnali incoraggianti e positivi. (Netval, 2014)
L’Italia per non rimanere indietro rispetto alla media dei paesi dell’Unione Europea sta
cercando di modificare il ruolo delle università in modo tale da contribuire alla sviluppo
economico del paese; inoltre sta promuovendo lo sviluppo economico delle regioni
meridionali cercando di portarle a livelli che si avvicinino alle regioni del Nord.
Infine il governo italiano sta cercando di mettere in atto riforme che rendano il mercato
Analisi swot: Italia.
Strengths
Weaknesses
1) Sistema universitario molto sviluppato per le funzioni di didattica e ricerca.
2) Finanziamento del governo all’università
1) Scarsi collegamenti tra università ed impresa.
2) Difficoltà di reperimento di finanziamenti privati a favore della ricerca e del trasferimento tecnologico.
3) Scarsa diffusione di rendicontazione della performance universitaria.
Opportunities
Threats
1) Incentivare i collegamenti tra le università e le imprese.
2) Sviluppo del trasferimento tecnologico. 3) Migliorare il finanziamento da parte del settore
privato alle università.
1) Scarsa competitività delle università italiane nell’ambito della terza missione.
2) Crescita economica e creazione di nuova occupazione limitata.
4. Il carattere imprenditoriale delle università e la
misurazione della loro performance
Le università, come altre istituzioni pubbliche, negli ultimi anni stanno assumendo i tratti
distintivi dell’azienda sia sotto il profilo organizzativo sia per quanto riguarda la
programmazione strategica; diventa necessario, quindi, per le università essere in grado di
misurare la propria performance in modo tale da manifestare il proprio contributo nella
creazione del valore pubblico.
Il termine misurazione può assumere molteplici significati, ma nell’ambito delle università
sta ad indicare la capacità di riuscire a quantificare, in primis, i risultati della ricerca
universitaria e poi riuscire a misurare il successo dell’università nella valorizzazione e
commercializzazione dei risultati della ricerca.
Le funzioni che l’università ha necessità di misurare sono: la funzione didattica, la funzione
di ricerca e la nuova funzione di terza missione (Tabella 4.1). La funzione didattica richiede
una serie di indicatori che vadano a valutare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse
disponibili, come il corretto proporzionamento fra il numero dei corsi di studio attivati e la
docenza disponibile, e l’efficacia dei percorsi formativi, attraverso la misura degli
abbandoni o la durata media degli studi.
Per la funzione di ricerca non esistono di fatto a livello nazionale strumenti puntuali di
e centri), né tantomeno per i singoli ricercatori, fatta eccezione per i parametri Fattore-PRIN
(F-PRIN), partecipazione a Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN ) finanziati o
valutati positivamente, e Fattore-CIVR (F-CIVR),basato sui risultati ottenuti dal Comitato
di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca (CIVR) che riguarda il posizionamento
dell’Ateneo nella classifica redatta a valle del primo esercizio di Valutazione Triennale della
Ricerca – VTR 2001-2003. (il Sistema di misurazione e valutazione della performance,
2011)
Infine la funzione di terza missione, che comprende molteplici attività alcune di diretta
declinazione della didattica e della ricerca, può essere valutata distinguendo tre ambiti
principali:
-
trasferimento di conoscenze a scopi produttivi: attività che vanno dal trasferimento tecnologico alla brevettazione, dalla creazione di parchi scientifici e simili allapromozione di spin-off, dalla commercializzazione diretta alla ricerca collaborativa ed
alla consulenza;
-
formazione permanente: attività di formazione che possono essere realizzate su domanda, per imprese, enti pubblici ecc.;-
impegno sociale: attività che misurano il contributo dell’Università al benessere pubblico, da realizzarsi attraverso iniziative culturali, messa a disposizione delle proprieinfrastrutture sportive, museali e librarie, offerta, patrocinio ed animazione di eventi
(Sistema di misurazione e valutazione della performance dell’università degli studi di
Tabella 4.1: Indicatori di performance delle funzioni universitarie.
Fonte: elaborazione Sistema di misurazione e valutazione della performance dell’università degli studi di Bari Aldo Moro, 2014 e il Sistema di misurazione e valutazione della performance, Università degli studi del Molise, 2011.
Il nuovo modello di università interagisce con vari interlocutori, per questo è necessaria una
maggiore attenzione al concetto di accountability che permetta di rispondere in modo
esplicito agli stakeholder sull’operato dell’università, assumendosi la responsabilità delle
proprie azioni nell’impiego delle risorse pubbliche. Il superamento del modello universitario
chiuso depositario di una conoscenza indiscussa e parzialmente accessibile, ha portato
all’esigenza di documentare le proprie azioni e la propria performance. FUNZIONE UNIVERSITARIA INDICATORI DI PERFORMANCE Didattica Numerosità minima della docenza di ruolo.
Copertura dei SSD.
Numerosità minima, massime e di riferimento degli studenti per corsi.
Percentuale insegnamenti coperti da docenza di ruolo. Percentuale insegnamenti valutati dagli studenti. Studenti di L.M. provenienti da altri atenei. Velocità carriere studenti.
Programmi di mobilità internazionale. Studenti stranieri.
Ricerca Partecipazione a progetti PRIN finanziati o valutati positivamente.
Posizionamento dell’Ateneo nella classifica redatta a valle del primo esercizio di Valutazione Triennale della Ricerca. Terza missione Trasferimento tecnologico.
Brevettazione.
Creazione di parchi scientifici. Promozione di spin-off.
Commercializzazione diretta alla ricerca collaborativa e alla consulenza.
Attività di formazione. Iniziative culturali.
Si delineano principalmente due categorie di accountability:
1) una focalizzata su metodi di misurazione della performance conseguita per ottimizzare
l’autonomia ricevuta dagli organi centrali (interna);
2) l’altra basata su modelli di rappresentazione e rendicontazione, prodotti per aumentare
il livello di conoscenza delle attività svolte (esterna). (Di Berardino, 2013)
Elemento determinante nella valutazione universitaria è il capitale intellettuale
dell’Università che si posiziona accanto alle risorse finanziarie e alle risorse fisiche.
Il capitale intellettuale è tradizionalmente suddiviso in capitale umano, capitale strutturale e
capitale relazionale, ognuno di questi ambiti contribuisce alla creazione del valore pubblico
ed economico da parte delle università. (Tabella 4.2)
Tabella 4.2: La tassonomia del capitale intellettuale delle Università.
Fonte: Di Berardino, La valutazione e la disclosure delle risorse intangibili delle università, 2013.
L’attenzione rivolta alla misurazione della performance universitaria ha comportato la
nascita di numerosi contributi relativi alla teorizzazione di diversi modelli di
rendicontazione, alcuni dei quali si concentrano maggiormente su elementi non finanziari ed
altri che considerano sia indicatori finanziari sia indicatori non finanziari.
CAPITALE INTELLETTUALE DELLE UNIVERSITÀ
CAPITALE UMANO:
Conoscenze e competenze di professori, ricercatori, manager, personale tecnico-amministrativo, dottorandi, post-doc e studenti.
CAPITALE STRUTTURALE: • Cultura organizzativa, stile di
leadership, routine organizzative di natura amministrativa, sistemi di knowledge management.
• Diritti di proprietà intellettuale, archivi informativi, know how tecnologico, didattico e di ricerca software.
CAPITALE RELAZIONALE: Relazioni di varia natura ( consulenze, ricerca congiunta, spin off,
organizzazione eventi, pubblicazioni, formazione, internazionalizzazione, fund raising..) con gli stakeholder, immagine dei servizi erogati presso gli stakeholder.
Le principali esperienze sul tema sono riconducili ad alcuni lavori tra cui:
• Il modello dell’Intellectual Capital of University Report (ICUR), emerso dal progetto
PRIME dell’Osservatorio Europeo delle università (OEU), attivato all’interno del V
programma quadro dalla commissione europea, testato all’università autonoma di Madrid.
Il modello ICUR va ad indagare per ogni elemento determinante la performance
dell’università, finanziamento, risorse umane, risultati accademici, terza missione e
governance, quattro caratteristiche: autonomia, attrattività, profilo di differenziazione ed
inclusione territoriale. (Tabella 4.3)
La matrice strategica si posiziona alla base della redazione dell’ICUR, per quanto riguarda
la categoria del finanziamento indaga il livello di autonomia di finanziamenti non
ministeriali attesi, il livello di attrattività di finanziamenti per l’università, la composizione
dei finanziamenti ed infine il finanziamento proveniente dalle regione dell’ateneo. Per le
risorse umane si considera il grado di autonomia nella politica di reclutamento del
personale, il livello di attrattività di ricercatori qualificati, Phd e visiting, il grado di
specializzazione dell’istituzione nella formazione dei Phd, meccanismi per favorire la
mobilità del personale.
I risultati accademici riguardano il livello di autonomia nella scoperta di risultati da parte
dell’università, la capacità di attrarre ricercatori provenienti da altri atenei ,le aree
disciplinari in cui le pubblicazioni conseguono maggior visibilità presso la comunità
scientifica, configurazioni primarie di cooperazione sviluppate dall’ateneo con gli attori
locali nell’ambito della ricerca scientifica.
La terza missione prende in considerazione il livello di investimenti realizzati e da realizzare
collaborazioni, il grado di differenziazione di progetti di ricerca applicata, con quali attori è
più attiva la cooperazione nella ricerca applicata e nel TT.
Infine la governance indaga sul grado di autonomia di governo rispetto alle istituzioni, la
capacità di attrarre attori nell’ambito di decisioni strategiche per l’ateneo, la diversità di
attori che partecipano alle decisioni di governo, il grado di inclusione degli attori sociali nel
board accademico.
Tabella 4.3: Matrice strategica alla base dell’ICUR.
Fonte: Di Berardino,La valutazione e la disoccupare delle risorse intangibili delle università, 2013.
La struttura dell’ICUR prevede l’inserimento di una sezione in cui vengano individuati gli
indicatori di performance dell’università suddivisi nelle categorie che costituiscono il
capitale intellettuale. (Tabella 4.4)
Tabella 4.4: Sezione del capitale intellettuale dell’ICUR. Finanziamento Risorse umane Risultati
accademici Terza missione Governance Autonomia Attrattività Profilo di differenziazione Inclusione territoriale Capitale Umano EFFICIENZA:
Risorse finanziarie disponibili per la R&S/ Totale ricercatori (F) N° Phd/ N° Ricercatori (NF)
N° Ricercatori/ Totale risorse umane (NF) INTERNAZIONALIZZAZIONE:
N° Visiting da università estere (per area)/ N° Ricercatori (NF) N° Phd da altra università estere/ N° Phd (per area) (NF)
Fonte: Sanchez, Intellectual capital management and reporting in university, 2006.
Il lavoro dell’Osservatorio Europeo dell’università (OEU) si qualifica come il tentativo di
sistematizzazione del quadro teorico-concettuale del capitale intellettuale per cercare di
armonizzare i modelli di misurazione delle performance.
Capitale Organizzativo AUTONOMIA FINANZIARIA NELLA RICERCA:
Risorse per la R&S/ Totale Budget (esclusi costi del personale) (F)
Risorse da budget distinte per area scientifica e settore scientifico disciplinare (F) Totale entrate/ Risorse per la ricerca (F)
Lump-sum budget per la ricerca/ risorse complessive per la ricerca (F) Altre fonti/ risorse per la ricerca (F)
Risorse finanziarie per la ricerca pro capite (F) CONOSCENZA CODIFICATA:
N° Pubblicazioni (per area e SSD)/ totale pubblicazioni ateneo (NF) N° Co-pubblicazioni (per area e SSD9/ totale pubblicazioni ateneo (NF) % co-pubblicazioni internazionali sul totale (NF)
Citazioni medie per pubblicazione (SSD)/ N° pubblicazioni per ateneo (NF) % pubblicazioni specializzate nelle discipline rispetto al totale (NF) Indicatori di visibilità per libri, capitoli di libro ecc. (NF)
Brevetti attivi di proprietà dell’ateneo (per area) (NF) Brevetti realizzati dall’università (per area) (NF) Ricavi da licenze, copyright (F)
Ricavi da Brevetti congiunti università-impresa (F) DECISIONI STRATEGICHE:
Esistenza di piani strategici per la ricerca (NF)
Esistenza di meccanismi di controllo strategico per la ricerca (NF) Frequenza dei controlli interni sui risultati della ricerca (NF)
Capitale Relazionale SPIN OFF:
N° Spin off universitari ed accademici (valori assoluti ed incidenza sul totale)(NF) CONTRATTI E PROGETTI DI RICERCA E SVILUPPO:
N° Contratti con imprese ( per area) (F) N° Contratti con organizzazioni pubbliche (F)
Risorse finanziarie da imprese/ totale budget per ricerca (F) Risorse da organizzazioni pubbliche/ totale budget ricerca (F)
CONOSCENZA TRASFERITA ATTRAVERSO ATTIVITÀ DI TRASFERIMENTO TECNOLOGICO: Esistenza di unità di TT (uffici TTO, parchi tech, consorzi, incubatori) (NF)
Attività di gestione dei diritti di IP (NF) Attività di gestione dei contratti di ricerca (NF) Altre (F)
Budget TTO/ totale budget (F)
CONOSCENZA TRASFERITA ATRAVERSO LE RISORSE UMANE: Studenti Phd finanziati da privati/ Totale studenti Phd (NF)
Studenti Phd finanziati da altre organizzazioni pubbliche/ Tot. Phd (NF) PARTECIPAZIONE ALLA VITA POLITICA:
Presenza di attività relativa alle decisioni politiche locali (NF) Presenza in comitati standard setter nazionali ed internazionali (NF) Coinvolgimento nella pianificazione strategica locale (NF) Partecipazione a studi o rapporti di politica economica (NF)
PARTECIPAZIONE ALLA VITA SOCIO-CULTURALE E SCIENTIFICA: Eventi socio-sportivo-culturali realizzati nel territorio (NF)
• Il Knowledge Balance Sheet o Wissensbilanz sviluppato da Leitner nel 2004 e reso
obbligatorio, attraverso l’University Act in Austria, per tutte le università ed enti di ricerca
pubblici sin dal 2006. Il documento si pone l’obiettivo di informare sull’offerta didattica,
sui progetti di ricerca, sulle risorse umane, sulle collaborazioni esterne e sui finanziamenti
che l’università si impegna a gestire. Il rendiconto facilita la negoziazione di risorse
finanziarie tra le università ed il ministero in quanto si qualifica come uno strumento di
verifica del grado di raggiungimento degli obiettivi di performance.
La struttura del Wissensbilanz prevede 7 indicatori di performance che guidano la
valutazione: ricerca, didattica, formazione, commercializzazione della ricerca, trasferimento
di conoscenza, servizi, infrastrutture. (Tabella 4.5)
Tabella 4.5: Struttura del Wissenbilanz.
Capitale Relazionale-Intellectual Property: commercializzazione della ricerca, trasferimento di conoscenza al pubblico
% staff inserito nei board editoriali, consigli di ordini professionali e commissioni esami, panel scientifici (distinto per SSd, ruolo, genere, categoria)
Partner (istituzioni o imprese) coinvolti in accordi di cooperazione (distinti per area geografica e categoria) Visiting professor (ingoing vs outgoing)
Capitale strutturale: infrastrutture, servizi
Risorse destinate alla promozione delle pari opportunità di genere Progetti finanziati da terze parti
Personale amministrativo attivo in servizi a sostegno di studenti disabili Costi per la diffusione di database pubblici di ricerca e per journal
Incidenza degli investimenti per le infrastrutture di ricerca e sviluppo dedicate alle scienze umanistiche rispetto al totale fondi Capitale Umano: ricerca, didattica, formazione
Ricercatori FTE (distinti per ruolo, genere, età, criteri valutazione) Numero di abilitazioni conseguite per la didattica (distinte per genere) Tasso di turnover docenti che accettano contratti esterni di docenza
Numero di ricercatori che ha completato periodo di soggiorno all’estero di almeno 5 giorni
Fonte: Adattamento da University Act, 2010.
In questo modello possiamo notare una preferenza per la dimensione narrativa piuttosto che
quantitativa, questo può porre dei limiti in termini di misurazione della performance
universitaria.
• Il modello teorizzato da Bezhani (2010) derivato dall’Austrian University Act. Il suo
modello si basa su 8 categorie (capitale umano, capitale strutturale, capitale relazionale,
ricerca, didattica, commercializzazione,trasferimento tecnologico al pubblico,servizi) e 39
indicatori. (Bezhani, 2010).
Nella prima colonna del report abbiamo le categorie di IC e nella seconda colonna abbiamo
gli indicatori di IC. (Tabella 4.7)
Output ed impatti dei processi core FORMAZIONE CONTINUA E DIDATTICA: Tasso di assunzione dei laureati nel mercato del lavoro Tasso di laureati in corso
% laureati che prosegue con la formazione RICERCA E SVILUPPO:
%Phd assunti nel campo della ricerca
Numero pubblicazioni scientifiche per FTE (per area, SSD) Numero presentazioni di qualità premiate presso eventi scientifici Brevetti registrati dall’ateneo
Processi Caratterizzanti RICERCA E SVILUPPO:
% ricercatori coinvolti in ricerca applicata (per area, genere, ruolo) Finanziamenti medi per R&S (per area)
Incidenza aree scientifiche/ aree socio-umanistiche Progetti in corso con terze parti (distinti per area scientifica) Numero corsi Phd (per curriculum e livelli organizzativi) FORMAZIONE CONTINUA E DIDATTICA:
Tempi medi di conseguimento della laurea Tempi medi della didattica
Numero corsi didattici offerti CFU medio per semestre
Tasso di studenti ammessi a corsi di formazione post laurea Accordi internazionali di mobilità studentesca
Tabella 4.7: Struttura del modello di Bezhani.
Fonte: Bezhani, Intellectual capital reporting at UK Universities, 2010.
Il modello di Bezhani è stato utilizzato per analizzare i report di 33 università inglesi.
Lo studio condotto su 33 università del UK ha dimostrato che il 52% delle informazioni
relative all’IC sono rappresentate in forma discorsiva, il 33% in forma numerica ed il 15 %
quantificata in sterline. Dall’analisi si rileva, in particolare, che il capitale strutturale è
rappresentato per più del 50 % in forma discorsiva, oltre il 20% delle informazioni
riguardanti il capitale relazionale ed il trasferimento di conoscenza è in forma discorsiva, il
CATEGORIE INDICATORI
CAPITALE UMANO Totale numero di staff accademico N. staff di ricerca
N. di professori a tempo pieno Fluttuazione dello staff scientifico
Fluttuazione dello staff scientifico (non impiegato) Aumento dello staff scientifico
Aumento dello staff scientifico (non impiegato) Durata media dello staff scientifico
Spese di formazione
CAPITALE STRUTTURALE Investimenti in biblioteca e media elettronici CAPITALE RELAZIONALE Concessioni estere per la ricerca
Scienziati internazionali nell’università Numero di conferenze in visita Numero di conferenze ospitate
N. di impiegati finanziati da fondi non- istituzionali N. di attività congiunte ecc.
Tasso di successo dei programmi di ricerca EC Nuovi partner per la cooperazione
RICERCA Pubblicazioni (attribuite)
Pubblicazioni (in atto, ecc.) Totale pubblicazioni
N. di pubblicazioni con co-autori industriali Abilitazioni
Phds
Finanziamenti non istituzionali (contratti di ricerca ecc.)
DIDATTICA Laureati
Durata media degli studi Insegnante per studente Tasso di abbandono degli studi Phds e Master conclusi COMMERCIALIZZAZIONE N. di spin off
Impiegati che hanno creato spin off Reddito generato da license N. di license concesse TRASFERIMENTO TECNOLOGICO AL PUBBLICO Successi del sito internet
Letture (non scientifiche)
SERVIZI Misurazioni, servizi di laboratorio e opinioni degli esperti Locazione di stanze e strutture
capitale umano e l’educazione hanno la più alta percentuale corrispondente al 20% per
quanto riguarda la rappresentazione numerica. Infine la quantificazione in sterline riguarda
la ricerca con un valore del 10%.
• Ramírez, Tejada e Baidez (2013) hanno individuato gli aspetti fondamentali da includere
in un report del capitale intellettuale delle università. La Tabella 4.8 mostra l’insieme di
indicatori di base e generali che allineano tutti gli elementi intangibili che è essenziale
rendere pubblici. (Tabella 4.8)
Tabella 4.8: Indicatori dell’Intellettuale Capital nelle Università.
ELEMENTI INTENGIBILI INDICATORI CALCOLO CAPITALE UMANO
Qualificazione accademica e
professionale dello staff I. %di dottori tra lo staff di insegnamento e di ricerca II. % di insegnanti qualificati
I. (Tot. n. di TRS e dottori all’università/ Tot. n. di TRS all’università)x100
II. (N. di insegnanti qualificati/ Tot. n. di TRS all’università)x100
Competenze e capacità di insegnamento I. Totale staff di ricerca e insegnamento/ studenti
II. Numero di partecipanti ai programmi di formazione
III. Numero di ore dedicata alla formazione dell’insegnante
I. (N. di TRS all’università (FTE)/Tot. n. di studenti (FTE))
II. N. dello staff di ricerca e di insegnamento partecipante ai programmi di formazione III. (N. di ore TRS dedicate alla
formazione/Tot. n. di ore di lavoro giornaliere dei TRS)x100
Mobilità degli insegnanti e dei ricercatori I. % di insegnanti collegati ad altre
università I. (N. di TRS che ha collaborazioni con altri università/ Tot. n. di TRS all’università)x100
Capacità e competenze di ricerca I. Tasso di partecipazione ai progetti di ricerca
II. Proporzione di periodo di ricerca di sei anni
III. Produzione di tesi di dottorato IV. Numero di pubblicazioni scientifiche
I. (Tot. n. di insegnanti che partecipano ai progetti di ricerca/Tot. n. di TRS all’università)x100
II. (Tot. n. di periodi di ricerca di 6 anni raggiunto/ Tot. n. di periodo possibile di 6 anni)x100
III. (N. di tesi ottenute nell’ultimo anno/ Tot. n. di TRS di programmi di dottorato)x100
IV. (Tot. n. di pubblicazioni scientifiche/ Tot. n. di TRS all’università) CAPITALE STRUTTURALE
Organizzazione e gestione
dell’insegnamento I. % di classi con meno di 50 studenti II. Tasso del ciclo dei primi crediti min inglese
III. Posti bibliotecari
I. (Tot. n. di classi con meno di 50 studenti/ Tot. n. di classi)x100 II. (N. di crediti disponibili in inglese/
Tot. n. di crediti del piano di studio)x100
III. (Tot. n. di studenti preiscritti/ Tot. n. di posti bibliotecari)x100