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La “crisi migratoria” e la crisi della sfera pubblica

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Academic year: 2021

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DELLA SFERA PUBBLICA

DARIO LUCCHESI

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA

Abstract - This paper analyses the quality of the online public debate about the contemporary migration phenomenon known as ‘refugee crisis’ to detect some characteristics of participation and re-articulate the themes developed in the online public sphere. Specifically, the paper analyses the debate encouraged by users on Facebook through their comments as a practice of access and participation in social media. The empirical basis of the proposed case study consists in a corpus of comments left by users under articles about the “refugee crisis” and posted on Facebook by three Italian newspapers between 2016 and 2018. Starting from the notion of degradation of the public sphere, this study aims to critically reflect on the role of comments, trying to define a public sphere model that includes online participatory forms. On the one hand, this can promote informed citizenry and collective reflection; on the other, it may increase opinion radicalization, polarization and the spread of niche audiences. Keywords: online public sphere; refugee crisis; comments in news; user-generated content; discursive ethics.

1. Dalla tradizione teorica della sfera pubblica alla networked public sphere

Il riferimento al pensiero di Jürgen Habermas1 rappresenta un passaggio obbligato al fine di riflettere attorno alla rete come spazio di sfera pubblica e costituisce un inevitabile punto di partenza per sviluppare l’analisi delle forme più recenti di dibattito pubblico online. Sebbene il modello di sfera pubblica e l’etica del discorso elaborata da Habermas abbiano sollevato una serie di questioni critiche, essi forniscono un orizzonte normativo per pensare ai nuovi media, alla partecipazione e al giornalismo, ispirando innumerevoli iniziative di ricerca (Dahlgren, 2013). Nonostante la vasta ed eterogenea letteratura pluridisciplinare, vi è ampio accordo nel definire la sfera pubblica come

un’arena discorsiva nella quale si dibattono i problemi e le istanze della società, ossia i temi che riguardano tutti i cittadini e sono di interesse generale, secondo un “moto di generazione” degli argomenti che è cambiato nel corso degli anni, così come sono cambiati gli strumenti di comunicazione (Mazzoli 2012, p. 20).

La concettualizzazione tradizionale di sfera pubblica mette in luce gli ideali democratici sui quali viene costruita l’etica del discorso. Tali ideali invocano una discussione pubblica che vede i partecipanti impegnati nella mutua comprensione dell’altro attraverso il rispetto di principi basilari come il pluralismo e la tolleranza che implicano l’assunzione di azioni che aderiscono a un protocollo razionale ed etico della conversazione (Ruiz et al. 2011). Il discorso razionale necessita, dunque, di essere pubblico ed inclusivo, capace di assegnare uguali diritti alla comunicazione dei partecipanti ed esige sincerità al fine di far emergere la migliore argomentazione razionale (Habermas 1992). Tali presupposti rappresentano una situazione linguistica e discorsiva definita ideale2 nella quale tutti i partecipanti sono impegnati nella ricerca delle verità senza agire in modo strategico (Habermas 1983).

1 Il testo più noto e citato, Strukturwandel der Öffentlichkeit del 1962, tradotto in inglese nel 1989 come The

Structural Transformation of the Public Sphere, e in italiano nel 1974 come Storia e critica dell’opinione pubblica,

è diventato il riferimento fondamentale per diverse discipline accademiche dalla sociologia, dai media studies alla scienza politica fino alla filosofia politica.

2 Si riportano le parole di Habermas: “Coloro che partecipano all’argomentazione non possono fare a meno di presupporre che la struttura delle loro comunicazione escluda, per via di caratteristiche da descrivere formalmente, qualsiasi coazione che, oltre a quella costituita dall’argomento migliore, influisca dall’esterno sul processo di intesa o ne derivi, e quindi neutralizzi ogni movente che non sia quello della ricerca cooperativa della verità”

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Questo saggio rivolge l’attenzione al sedimentato, dibattito accademico attorno alla riconfigurazione della sfera pubblica nei social network. Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito, infatti, a un crescente interesse per l’universo della rete che ha rinvigorito il dibatto riguardante la sfera pubblica: opportunità e rischi che possono promuoverne la qualità o, contrariamente, influenzarne il suo deterioramento. Internet avrebbe il ruolo di influenzare la partecipazione introducendo mutamenti nella diffusione dell’informazione, nelle forme della comunicazione e nella configurazione della sfera pubblica stessa (Mosca, Vaccari 2011). A loro volta, i nuovi media avrebbero consentito di fornire una risposta efficace alle nuove esigenze di partecipazione dei cittadini (Ibidem), rappresentando spazi di informazione e aggregazione attraverso un’infrastruttura organizzativa che agevola forme di partecipazione dal basso (Chadwick 2009; Mosca, Vaccari 2011; KhosraviNik, Zia 2014). In questa direzione, viene riconosciuta la funzione di destabilizzazione dei nuovi media in relazione alle forme di partecipazione: essi hanno permesso un incremento delle voci, delle nuove modalità di impegno politico, provvedendo all’estensione del potenziale civico a disposizione dei cittadini (Dahlgren 2005). In altri termini, rispetto alle arene dei media tradizionali, gli spazi online consentirebbero la rivendicazione di diritti attraverso una ri-politicizzazione dal basso della sfera pubblica che, attraverso la controversialità delle posizioni, assicura una partecipazione dotata di

empowerment e di protagonismo civico (Grossi 2011). La pluralizzazione dell’informazione,

assieme alla possibilità continua di comunicare in modo bidirezionale con le reti di contatti, consentirebbero, dunque, un allargamento della sfera pubblica inteso come elemento costitutivo delle democrazie contemporanee (Mosca, Vaccari 2011).

Sulla base di questa introduzione, nelle prossime pagine si intende attualizzare e contestualizzare alcune tradizionali caratteristiche della sfera pubblica nel contemporaneo panorama mediale contemporaneo e, nello specifico, al caso di studio preso in esame. In questa operazione, il saggio intende applicare il concetto di degradazione della sfera pubblica (Privitera 2012) al caso di studio rivelando alcune delle trasformazioni che interessano la partecipazione online e in particolare la qualità del dibattito pubblico su Facebook in un contesto di networked publics.

2. La degradazione della sfera pubblica: un’introduzione

Se la rete e i social network sono divenuti delle istituzioni centrali nella costituzione della sfera pubblica in quanto arene privilegiate per le possibilità di partecipazione, essi sembrano aver riconfigurato il suo stesso concetto da un modello finalizzato alla deliberazione a un sistema reticolare basato sulla pluralizzazione degli spazi pubblici (Dahlgren 2013). È riconosciuta, dunque, l’esigenza di considerare la sfera pubblica sotto altri punti di vista che superino l’approccio deliberativo e che mettano in risalto nuove domande e nuovi compiti (Privitera 2012). Lo stesso Habermas ha riconosciuto che il modello di sfera pubblica come arena discorsiva razionale è messo a dura prova dallo sviluppo dei mass media: essi fungono da agenzie di rappresentazione che negano la creazione di istanze dal basso in grado di fornire ai cittadini le possibilità di confronto razionale e agire come forma di controllo (Mazzoli 2012). A partire da questo quadro, la pluralizzazione di spazi e fonti, assieme alla molteplicità di accessi della rete e dei social network, sembrano aver gettato le condizioni idonee per lo sviluppo di processi di frammentazione e cyber-balcanizzazione (Paccagnella 2004) della sfera pubblica nella quale si rafforzano e irrigidiscono posizioni ideologiche con un conseguente scoraggiamento del dibattito critico tra cittadini. Parallelamente sono consolidati i rischi connessi alla partecipazione nei social media contraddistinta sempre più spesso da espressioni non razionali e spesso incivili (Cammaerts 2009; Ziccardi 2015, Kopytowska 2017) che contribuiscono a un sensibile deterioramento delle pratiche partecipative e democratiche

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agevolate dalla rete. Si comprende, dunque, che l’attivazione dei pubblici promossa dalla rete non crea automaticamente un’evoluzione della sfera pubblica: la rete, piuttosto, agevola la dispersione delle comunità comunicative comportando un effetto di segmentazione degli spazi che si chiudono in sé stessi. Se l’ideale di sfera pubblica tradizionale era in grado di veicolare e condurre l’attenzione del pubblico attorno ad alcune questioni politiche di interesse collettivo, la rete non riuscirebbe a incentrare l’attenzione su temi davvero cruciali. A tal proposito si è parlato di un double bind politico-comunicativo per riferirsi allo stato di illusione di libertà e creatività che caratterizzata la partecipazione in rete (Dal Lago 2017). Tali dinamiche hanno trovato nei social network le occasioni sia per la loro affermazione, che per una loro ri-articolazione. Se le piattaforme online consentono agli individui di comunicare con un potenziale pubblico di utenti difficilmente immaginabile nei media di massa tradizionali incoraggiando la formazione del dibattito pubblico, la qualità delle singole interazioni tra gli attori in questi spazi assume un’importanza centrale per definire la qualità della sfera pubblica (Ruiz et al. 2011).

2.1. Da deliberativa a dimostrativa

La teoria habermasiana della sfera pubblica si basa sull’intuizione kantiana per la quale la comunicazione discorsiva di idee diverse è in grado di generare pensiero critico e mettere in moto “processi di apprendimento, cognitivi e morali, su cui si fonda poi la volontà politica di un collettivo” (Privitera 2012, p. 63). In altre parole, la sfera pubblica si realizza attraverso la costruzione di uno spazio di dibattito caratterizzato dalla ragione e dell’argomentazione razionale che condensa in tale potere comunicativo la possibilità di contrastare gli apparati politici istituzionali facendo prevalere la volontà democratica. Tale contesto prevede una comunicazione pubblica nella quale prevale una forma discorsiva inclusiva orientata alla qualità degli argomenti portati dalle diverse parti. Questo approccio deliberativo, come vero ambito di sperimentazione democratica, ha lasciato spazio a un uso della sfera pubblica definito reattivo che seppure si limita a giudicare e criticare le decisioni prese dagli organi istituzionali, è caratterizzato da un carattere cooperativo degli attori attraverso una comunicazione orientata all’intesa intersoggettiva (Mazzoli 2012).

Con lo sviluppo e la diffusione prima dei media di massa e poi di quelli digitali, si assiste a un crisi di questi meccanismi discorsivi finalizzati alla deliberazione e alla cooperazione a favore di processi meramente identificativi che contraddistinguono la sfera pubblica networked. Siamo di fronte, dunque, a sfere pubbliche informali dove gli attori sono collocati in un’area definita fluida della comunicazione periferica, ad un livello scarsamente attivo della sfera pubblica (Privitera 2012). In altre parole, viene e perdersi la funzione critica a favore di quella dimostrativa nella quale l’opinione del pubblico si posiziona all’interno di schieramenti, idee ed opinioni già proposti: le discussioni tendono così ad essere caratterizzate da argomentazioni che generano solamente identificazioni perdendo la capacità di generare opinione critica. A partire da questi presupposti va ripensato il ruolo e il peso della razionalità all’interno della sfera pubblica online: essa, infatti, non sembra contraddistinta da una discorsività razionale, critica e potenzialmente emancipante, ma da una componente discorsiva definita emotiva, proiettiva, simbolica ed identitaria (Grossi 2004) che porta le discussioni a divenire irrazionali e illogiche (Dahlgren 2013). La sfera pubblica contemporanea, dunque, «non è il luogo del mutuo intendersi, della veritas e della ratio, ma piuttosto il terreno della retorica discorsiva» (Grossi 2004, p. 33): essa non nasce tanto dalla verità quanto dai giudizi di valore. Il pericolo riguarda, dunque, una sfera pubblica che si riduce a mero spazio pubblico di scontro tra attori e fazioni (Privitera 2012).

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2.2. La polarizzazione delle opinioni e le camere d’eco

Una vasta letteratura di studi empirici e contributi teorici sostiene che gli utenti della rete tendono a frequentare spazi online che riflettono il loro sistema di credenze, agevolando la formazione di gruppi polarizzati che condividono valori e interessi comuni costituendo una sfera pubblica sempre maggiormente frammentata in spazi separati denominati cyber-ghetti. Si è parlato di chiusura cognitiva ovvero di una “maggiore disponibilità a consumare e diffondere solo contenuti che sostengono il proprio punto di vista” (Bennato 2015, p. 110) aumentando il rischio dell’estremizzazione delle opinioni (Sunstein 2009; 2017) e alla formazione di camere di eco (echo chambers). A causa degli algoritmi che governano i social network, gli utenti sarebbero esposti solo parzialmente alle notizie politiche di carattere opposto comportando una possibile alterazione del consumo di contenuti. In altre parole, gli algoritmi delle piattaforme digitali espongono l’utente ai contenuti a cui egli mostra interesse sulla base delle sue attività al fine di rendere l’esperienza nella piattaforma maggiormente positiva. Un risultato riconosciuto di questi processi è la formazione di niche audiences (Sunstein 2007): nicchie di pubblico frammentate, “chiuse, isolate e caratterizzate da una comunicazione esclusivamente interna” (Rega 2014, p. 124) che favoriscono la diffusione di micro-climi di opinione negando spazi di discussione e confronto tra gli utenti (Papacharissi 2004; Dahlgren 2005; Murru 2011) producendo un restringimento degli orizzonti politici, sociali e culturali (Rega 2014).

2.3. L’inciviltà

Sebbene la nozione di sfera pubblica delineata da Habermas non affronti direttamente il tema della civiltà nello scambio di opinioni, il filosofo tedesco pone al centro l’etica razionale come carattere distintivo della discussione (Santana 2015). Nella teoria della sfera pubblica contemporanea la stessa nozione di civiltà è considerata un requisito necessario per il discorso democratico e un indicatore di una società democratica (Papacharissi 2004). In relazione al ruolo e alla struttura della rete, un noto approccio che ha articolato l’inciviltà online è l’Online

Disinhibition Effect (Suler 2004) il quale approfondisce i motivi per cui gli individui tendono a

perdere le loro inibizioni mentre sono online. In relazione al caso di studio, la possibilità di commentare senza dover esporre la propria identità permetterebbe di esprimere un grado maggiore di inciviltà rispetto a contenuti non-anonimi (Santana 2011; Ziccardi 2016; KhosraviNik, Esposito 2018), favorendo un senso di impunità, di perdita di autocoscienza e agevolando modalità di agire incoerenti con il sé dell’individuo (Siegel et al. 1986).

3. I networked publics e la pratica dei commenti

Come accennato nell’introduzione, lo studio focalizza l’attenzione su una specifica pratica di generazione dei contenuti da parte degli utenti che dà forma al dibattito pubblico all’interno di specifici spazi, attorno a un specifica tematica di interesse collettivo come la “crisi migratoria”. Va sottolineato, dunque, il focus su utilizzatori “ordinari”, riconosciuti come gli attori protagonisti dei social media che rappresentano un nuovo soggetto pubblico del contemporaneo sistema mediale ibrido e convergente (Jenkins 2006; Chadwick 2013). Nel dettaglio, con la quotidianizzazione dell’utilizzo dei social network (Bennato 2011) siamo di fronte “alla crescita di una nuova audience, frutto di nuove forme non lineari di fruizione, di processi di

rimediazione di pratiche tradizionali” (Boccia Artieri et al. 2017, p. 79). La nozione di networked publics (Boyd 2011) coglie lo stato di continua connessione degli utenti che permette

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agli individui di riunirsi per scopi sociali e culturali consentendo alle persone di connettersi con il mondo aldilà delle cerchie sociali più ristrette, svincolandosi dal concetto di comunità. In questo contesto, la pratica dei commenti viene intesa come “performance di connessione sociale” (Ibidem) che rende possibili forme di partecipazione nell’ambito della sfera pubblica definita anch’essa networked (Benkler 2006): gli spazi dedicati ai commenti consentono, dunque, di articolare una funzione di ponte tra utenti provenienti da luoghi diversi che vengono riuniti e coinvolti in dibattiti pubblici che danno visibilità a issues politiche (Iannelli 2010). Va notato inoltre che, in quanto pratica mediale incentrata sulle persone, essa consente di superare coloro che appartengono alle élite giornalistiche e di esprimere dissenso verso l’agenda pubblica alimentando una forma di cultura partecipativa dal basso capace di negoziare in tempo reale i frame proposti dai media tradizionali (Papacharissi 2010; Graham 2012), riarticolando la relazione tra democrazia, sfera pubblica e flussi di comunicazione (Grossi 2011). Al contempo va riconosciuto che i commenti si inseriscono in quelle forme comunicative dei social network informali, istantanee, brevi e composte da proposizioni semplici che sintetizzano e semplificano temi complessi, facendo venir meno le forme di partecipazione in grado di offrire un contributo al dibattito e alla cultura partecipativa della rete (Lovink 2008). Da questo quadro teorico introduttivo si comprende il ruolo dei nuovi media nel far emergere, orientare e strutturare le dinamiche di opinione e, più in generale, nelle trasformazioni della sfera pubblica. La pratica dei commenti è stata inserita all’interno del quadro teorico della sfera pubblica in quanto forma di interazione che consente lo sviluppo di un discorso pubblico (Lovink 2011) e di pratiche collettive di potenziale valore democratico (Ruiz et al 2011; Graham 2012).

4. Il caso di studio e la metodologia della ricerca

Al fine di cogliere la qualità del dibattito online il presente caso di studio intende focalizzare l’attenzione su alcuni dibattiti con protagonisti gli utenti di Facebook che commentano notizie relative alla “crisi migratoria”3. Essa, al pari di tutti i fenomeni migratori, rappresenta «un formidabile catalizzatore di conflitti materiali e simbolici, di retoriche nazionali e locali, di campagne comunicative» (Dal Lago 2012, p. 50) che consente di far luce su aspetti eterogenei del mutamento sociale. La “crisi migratoria” rappresenta, infatti, un fenomeno fortemente soggetto al processo di mediatizzazione (Bennett, Entman 1999; Mazzoleni, Schulz 1999) attraverso il quale l’affermarsi di differenti tipologie mediali comporta profondi mutamenti sociali e culturali. In questa direzione, vi è vasto accordo nel conferire ai media il ruolo di definizione dei fenomeni migratori legati alla percezione di emergenza e insicurezza le quali possono influire nella disseminazione di paura e panico morale (Cohen 1972; Dal Lago 2012; Wodak 2015). I media, tradizionali e digitali, rappresentano, dunque, quegli attori decisivi nell’alimentazione di un meccanismo stabile di produzione mediale della paura, dell’intolleranza e delle ostilità verso i migranti (Dal Lago 2012). Il termine stesso “crisi migratoria” donata una evidente ideologicizzazione in cui i media legittimano la presunta urgenza che ha abilitato una escalation di “misure speciali” (Krzyżanowski, Triandafyllidou, Wodak 2018). I siti di social network ampliano e rendono pubblici questi frame consegnando uno spaccato dell’opinione pubblica attorno al fenomeno.

3 Si fa riferimento all’attuale “emergenza migratoria” rappresentata dalla “crescente difficoltà di gestione del flusso di profughi e richiedenti asilo nei paesi dell’Unione Europea” (Binotto, Bruno, Lai 2016, p. 9).

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2016 2017 2018 Costruzione barriera al Brennero Codice per le ONG Chiusura porti italiani Rimborso a chi accoglie migranti Accoglienza migranti Vicenda nave Diciotti Salvataggio orfana da naufragio Suicidio migrante Nave ONG sbarca a Malta Vicenda di Goro e Gorino Sgombero Piazza Indipendenza Sconfinamenti Francia-Italia

Tabella 1: elenco delle notizie selezionate relative alla crisi migratoria tra il 2016 e 2018

Per il caso di studio sono state selezionate le discussioni nate all’interno delle pagine Facebook di tre testate nazionali4: la Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale che rappresentano i quotidiani che raccolgono maggior engagement nei post pubblicati dalle loro pagine Facebook5. Successivamente è stato adottato un criterio per la selezione delle notizie relative alla “crisi migratoria”: il caso di studio ha previsto l’individuazione di 12 notizie salienti tra il 2016 e il 2018 che hanno avuto risonanza nel discorso pubblico nei media italiani6 (Tabella 1).

Dopo aver selezionato le notizie, sono stati individuati i relativi post delle tre pagine Facebook dei quotidiani: i post selezionati per il caso di studio sono, dunque, 36. Per ogni post selezionato è stato analizzato il dibattito nato dal commento che ha ricevuto il numero maggiore di risposte7. Facebook consente agli utenti di pubblicare i commenti sia come testi unici riferiti direttamente ai contenuti del post pubblicati dalle pagine, sia come risposta ad altri commenti postati dagli utenti. L’analisi del dibattito pubblico condotta dal caso di studio si focalizza, dunque, sulla dimensione bidirezionale dei commenti attraverso il coinvolgimento di una pluralità di utenti che si impegna nella partecipazione di un dibattito attraverso commenti di risposta ponendo così l’attenzione sulle interazioni.

Partendo dall’impostazione teorica presentata nei paragrafi precedenti, il saggio ha adottato l’approccio metodologico maggiormente utilizzato per l’analisi dei commenti online al fine di indagare la qualità del dibattito pubblico attorno a temi di interesse collettivo (Graham 2009; 2012; 2015; Ruiz et al 2011; Standberg, Berg 2013). La crescente letteratura internazionale sviluppatesi attorno al tema nell’ultimo decennio condivide un approccio metodologico qualitativo basato sulla costruzione di una serie di criteri che derivano dai principi dell’etica discorsiva di Habermas che vengono resi operativi in concetti misurabili e impiegati in un'analisi empirica (Graham 2015). Tuttavia, come ricordato da diversi autori (Graham 2009; Ruiz et al 2011), non risulta possibile immaginare che i commenti online rispettino con fedeltà i principi dell'etica discorsiva proposta da Habermas ma, come visto, la sua teoria viene posta come punto di riferimento per valutare la qualità dei dibattiti (Ruiz et al 2011) in un contesto

4 Le testate selezionate possono essere considerate espressione di tre orientamenti politici: Il Fatto Quotidiano è stato spesso collocato vicino al Movimento 5 Stelle, Il Giornale al centro-destra e la Repubblica al centro-sinistra. 5 Dati disponibili all’URL: https://www.datamediahub.it/2018/10/29/lutilizzo-di-facebook-da-parte-dei-newsbrand-italiani/

6 Si sono consultati i rapporti di fine anno (2016; 2017; 2018) dell’Associazione Carta di Roma.

7 Dato che il corpus dei post non risulta particolarmente ampio è stato possibile selezionare e consultare le notizie senza ricorrere all’ausilio informatico di un database. Una volta selezionati, i post sono stati estratti assieme ai commenti, salvati e successivamente convertiti in file PDF e inseriti nel software ATLAS.ti. per la codifica e le analisi. Questa conformazione del caso di studio consente di delimitare e circoscrivere pratiche e spazi della sfera pubblica senza perderne la complessità.

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mediale fortemente riconfigurato il quale ha contribuito a modificare la concezione e le caratteristiche della sfera pubblica influenzandone il suo deterioramento. Va segnalata, inoltre, una mancanza di coerenza tra i risultati raggiunti dalle diverse ricerche a causa della diversità dei casi di studio e dei temi indagati. I risultati di due decenni di ricerche sono quindi vari e contraddittori vista la complessità degli spazi, delle pratiche, dei pubblici e data la velocità delle loro riarticolazioni. L’articolo adotta, dunque, un approccio esplorativo e descrittivo che intende mantenere un’ottica aperta testando diversi modi di misurare gli aspetti della qualità democratica (Strandberg, Berg 2013), riconoscendo la natura informale della sfera pubblica online al fine di contribuire ad arricchire l’analisi del dibattito critico-razionale negli spazi di discussione online. Sulla base di queste osservazioni, ogni commento dei 36 dibattiti selezionati, è stato analizzato secondo l’adesione a quattro indicatori impiegati nelle ricerche sui commenti online (Graham 2009; 2012; 2015; Ruiz 2011; Strandberg, Berg 2013; Santana 2015):

1. Diversità delle opinioni: permette di approfondire il grado di pluralità/omogeneità delle posizioni all’interno del dibattito creato dai commenti. Ad ogni commento è stata assegnato un codice che corrisponde alla polarizzazione delle opinioni che si manifesta nelle due posizioni principali assunte dall’opinione pubblica in merito al tema della crisi migratoria (Chouliaraki et al. 2017): un’opinione negativa e una definita “umanitaria”. Un’opinione terza codificata come “Altra” esprime le posizioni intermedie, meno chiare, spesso ambigue all’interno della discussione.

2. Coerenza e reciprocità: intende misurare il livello di interazione tra gli utenti individuando il destinatario del commento il quale viene menzionato o si fa un generale riferimento a un commento precedente (Manosevitch, Walker 2009). Questo indicatore mostra la capacità di ascolto e di risposta reciproca dei partecipanti (Graham 2015) approfondendo le modalità di scambio di opinioni cercando di comprendere se il fine è quello di raggiungere un accordo collettivo oppure se le interazioni sono basate sul disaccordo incentivando lo scontro. In questo codice rientrano anche i commenti che pongono domande in quanto si mostra un riconoscimento implicito della presenza degli altri utenti.

3. Livello di argomentazione: intende verificare se le affermazioni espresse dagli utenti nei loro commenti sono giustificate ed argomentate rispetto alla tematica trattata all’interno del dibattito. Le analisi hanno previsto l’assegnazione di codici in grado di etichettare il livello di argomentazione dei commenti come “alto” o “basso” al fine di valutare fino a che punto i partecipanti non si limitano a dichiarare opinioni personali veloci e superficiali, ma fanno sforzi per argomentare logicamente, elaborando le loro affermazioni (Strandberg, Berg 2013).

4. Civiltà: viene misurata dalla presenza di forme verbali di aggressive rivolte a singoli utenti o a gruppi di individui (Ruiz et al. 2011). Come accennato, la teoria tradizionale della sfera pubblica si basa sull’argomentazione razionale e sul comportamento morale dei partecipanti a un dibattito (Ibidem). Un commento è stato considerato incivile se presenta almeno uno dei seguenti caratteri: attacchi personali, minacce, linguaggio offensivo o volgare (Papacharissi 2004; Santana 2015), ma anche commenti apertamente xenofobi, con insulti o sentimenti razzisti, denigratori su base etnica.

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Per le analisi è stato utilizzato il software per l’analisi qualitativa dei dati Atlas.ti come supporto per l’organizzazione del corpus di dati, la fase di codifica, l’etichettamento e l’analisi dei commenti8.

Vanno segnalati, inoltre, una serie di aspetti negativi o potenzialmente rischiosi dell’analisi dei commenti online. Gli utenti, infatti, possono nascondere le loro reali motivazioni alla pubblicazioni dei commenti creando dei contenuti fuorvianti che complicano il processo di interpretazione dei contenuti. L’esempio più comune riguarda il fenomeno del trolling per il quale alcuni individui provocano deliberatamente uno o più utenti con commenti ostili al fine di iniziare uno scontro piuttosto che impegnarsi in un dibattito razionale (Herring et al. 2001). Tale problematica si ripropone anche nel presente caso di studio in quanto alcuni commenti potrebbero essere pubblicati al fine di “inquinare” e disturbare volutamente la conversazione provocando e facendosi gioco di altri utenti.

5. Risultati

Prima di approfondire le caratteristiche del dibattito, è opportuno riportare alcuni dati introduttivi riguardanti una dimensione generale della partecipazione, prendendo in considerazione l’intera sezione dei commenti di ogni pagina Facebook dei quotidiani. L’obiettivo, in altre parole, è di rispondere ai seguenti quesiti: quanti utenti hanno commentato i post selezionati? Quanti di questi commenti hanno ottenuto risposta dando vita a un’interazione con altri utenti? Che peso hanno, invece, i commenti che non ricevono alcuna risposta? Al fine di rispondere a queste domande, si è preso in considerazione il numero totale di commenti ricevuto da ciascun dei 36 post selezionati per le analisi ed è stato individuato il numero di commenti che ha ricevuto risposta e quelli rimasti senza.

La Tabella 2 riporta le 12 notizie selezionate (4 per ogni anno) e il numero di risposte che ha ricevuto il dibattito più partecipato per ogni pagina del quotidiano analizzato. I commenti pubblicati nella pagina de la Repubblica che non ricevono risposta variano tra 72% e 93%, quelli de Il Fatto Quotidiano tra 76% e 90% e i commenti senza risposta nella pagina de Il

Giornale variano tra 84% e il 95%.

2016 (1) 2016 (2) 2016 (3) 2016 (4) 2017 (1) 2017 (2) 2017 (3) 2017 (4) 2018 (1) 2018 (2) 2018 (3) 2018 (4) La Repubblica Commenti 127 304 192 500 381 177 500 208 1738 200 535 138 Commenti con risposta 35 45 27 51 25 46 90 27 171 41 94 20 Commenti senza riposta 92 259 165 449 356 131 410 181 1567 159 441 118

8 Gli indicatori sono stati tradotti in uno schema di codici e assegnati ai commenti con caratteristiche simili nelle analisi condotte con ATLAS.ti.

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% commenti senza risposta 72% 85% 82% 90% 93% 74% 82% 87% 90% 79% 82% 85% Il Fatto Quotidiano Commenti 132 219 127 500 244 244 479 232 683 247 176 94 Commenti con risposta 24 37 28 89 26 24 67 30 75 50 43 14 Commenti senza riposta 108 182 99 411 218 220 412 202 608 197 133 80 % commenti senza risposta 82% 83% 78% 82% 89% 90% 86% 87% 89% 80% 76% 85% Il Giornale Commenti 77 500 135 302 158 226 369 76 928 220 254 424 Commenti con risposta 6 31 21 25 8 14 19 4 49 19 26 28 Commenti senza riposta 71 469 114 277 150 211 350 72 879 201 228 396 % commenti senza risposta 92% 94% 84% 92% 95% 93% 95% 95% 95% 91% 90% 93%

Tabella 2: numero di commenti totale ricevuto dal post; numero di commenti con risposta per ogni post; numero di commenti senza risposta per ogni post selezionato di ogni testata

Per tutte le testate la maggioranza dei commenti pubblicati dagli utenti rimane senza risposta mostrando una prima evidenza che contraddistingue la partecipazione in relazione ai post pubblicati dalle pagine Facebook dei quotidiani. Solamente un numero ridotto di commenti per ogni pagina genera engagement tra gli utenti mentre la maggior parte rimane senza replica. Questo primo dato mette in evidenza che la grande quantità di commenti singoli postati a seguito di ogni notizia non corrisponde all’attivazione sistematica di dibattiti. La pratica dei commenti sembra incentivare la singola reazione individuale ai post piuttosto che la partecipazione sistematica degli utenti all’interno di un dibattito avvalorando l’ipotesi per la quale maggiore è la quantità di utenti che produce contenuti e minore sarà l’audience che ne fruirà (Nicolisi 2016).

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5.1. La qualità del dibattito nelle singole testate

Nelle prossime sezioni vengono riportati i risultati delle analisi svolte sulle 36 discussioni nate dal singolo commento che ha ricevuto il numero maggiore di risposte degli utenti.

Dal campione di commenti analizzato sono emersi alcuni degli aspetti maggiormente critici della partecipazione online che mostra una scarsa qualità del dibattito, testimoniata da un basso livello di argomentazione e sul rafforzamento delle posizioni ideologiche che agevolano lo scontro e la diffusione di microclimi d’opinione. Sono emerse, inoltre, alcune dinamiche partecipative che contraddistinguono il dibattito sviluppatosi nelle diverse pagine Facebook dei tre quotidiani nazionali (Tabella 3).

La Repubblica Il Fatto Quotidiano Il Giornale

Opinione A 55% 59% 80%

Opinione B 39% 31% 17%

“Altra” 6% 10% 3%

Argomentatività alta 33% 29% 19%

Argomentatività bassa 67% 61% 81%

Coerenza dibattito interno 81% 77% 77%

Inciviltà 23% 26% 24%

Tabella 3: dati relativi alle analisi svolte nell’insieme dei dibattiti e delle tre testate

5.2. La diversità delle opinioni

Nelle tre pagine dei quotidiani emerge una scarsa diversità dei punti di vista che coincide con la nota polarizzazione che contraddistingue il dibattito sul tema della crisi migratoria all’interno dei social media e dell’informazione giornalistica (Chouliaraki et al 2017). Come, anticipato nel paragrafo metodologico, la diversità delle opinioni che emerge dai commenti è stata misurata secondo le due principali posizioni contrapposte diffuse nell’opinione pubblica: quella prevalente e negativa sulla crisi migratoria e i migranti (Opinione A) e quella definita “umanitaria” che difende i loro diritti (Opinione B). La terza attitudine dei commenti, codificata come “Altra”, si stabilizza su valori molti bassi che non superano il 10% in tutte le testate.

Guardando alle singole pagine, si nota che nei commenti de la Repubblica nonostante l’opinione prevalente (Opinione A) sia del 55%, la controparte raggiunge il 39% dei commenti mostrando la frequenza più alta rispetto alle altre testate. Nella pagina de Il Fatto Quotidiano prevale la presenza di un’attitudine negativa verso il tema della crisi migratoria che registra il 59% risultando quasi il doppio rispetto alla controparte (31%) e mostrando una polarizzazione meno equilibrata rispetto alla pagina de la Repubblica. L’evidente polarizzazione di queste due testate mostra il carattere conflittuale del dibattito caratterizzato dallo scontro tra posizioni opposte: la discussione tra i partecipanti è caratterizzata da due gruppi con posizioni contrastanti incapaci di ascolto e comunicazione reciproca e destinati a generare conflitto. La pagina de la Repubblica, inoltre, raccoglie il maggior numero di commenti solidali verso i migranti, di condanna e critica verso le discriminazioni.

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I commenti pubblicati nella pagina de Il Giornale mostrano, invece, valori differenti rispetto alla diversità delle opinioni. Va evidenziato, infatti, un netto sbilanciamento verso l’“Opinione A” che raggiunge l’80%, mentre la controparte registra i valori più bassi fermandosi al 17%. Questi dati, evidenziando l’attitudine negativa verso la crisi migratoria presente nei commenti di questa pagina, mostrando la diffusa presenza dell’effetto echo

chambers che si concretizza quando i commenti tendono a condividere, amplificare e rinforzare

una sola posizione sul tema trattato.

5.3. Coerenza e reciprocità del dibattito

Il secondo dato che emerge dalle analisi riguarda il livello di reciprocità del dibattito all’interno dei commenti. La maggior parte delle discussioni analizzate lungo le tre pagine dei quotidiani mostra un alto livello di coerenza interna. In altre parole, gli utenti che partecipano al dibattito prediligono risposte dirette ad altri utenti rimanendo sul tema trattato. Larga parte dei commenti che contribuisce alla discussione è stata codificata, infatti, come “risposte dirette agli utenti” che rappresenta la forma comunicativa più diffusa (Graham 2012) e rivela un buon livello di reciprocità nell’insieme delle tre pagine dei quotidiani. Questi risultati sono comparabili con quelli emersi da altri studi sui commenti online (Graham 2009; 2012; Ruiz et al. 2011). I valori più elevati si registrano nei commenti de la Repubblica (81%), seguito da Il Fatto Quotidiano e da Il Giornale, entrambi al 77%. Nonostante il discreto livello di reciprocità dei commenti è necessario precisare che questi mostrano la tendenza a non approfondire la complessità del tema trattato dai post delle pagine dei quotidiani, ma si limitano a rappresentare un’occasione per l’espressione dell’opinione personale con argomentazioni standardizzate. Sebbene la discussione tenda a rimanere sull’argomento discusso dai partecipanti, i commenti degli utenti sono inclini ad essere tangenziali al nucleo dei temi spesso scarsamente approfonditi (Dal Lago 2017).

5.4. Livello di argomentazione

Una terza caratteristica evidenziata dalle analisi interessa uno degli aspetti più critici degli studi riguardanti i commenti online rappresentato dalla tendenza a rafforzare un dibattito definito irrazionale (Graham 2012). Come riportato nel paragrafo metodologico, si è misurato il livello di argomentazione dei commenti al fine di comprendere la volontà degli utenti di giustificare e validare le loro opinioni o limitarsi a una superficiale espressione dell’opinione che impedisce la partecipazione a un dibattito finalizzato a far emergere l’argomentazione razionale migliore. I dati della tabella 3 mostrano che la maggior parte dei commenti analizzati non fornisce un’adeguata argomentazione rispetto ai contenuti proposti: nelle tre testate, infatti, il livello di argomentazione è stato codificato come “basso” tra il 67% e l’81% dei commenti analizzati. Il valore minimo è stato registrato nei commenti della pagina de Il Giornale la quale con solo 19% dei commenti mostra i valori minori rispetto alle altre pagine. Nella pagina de la

Repubblica, invece, il livello di argomentazione, seppur lontana da rappresentare una

caratteristiche distintiva dei commenti, registra i valori più alti (33%), mentre nella pagina de

Il Fatto Quotidiano si registra il 29%. Questi dati sembrano supportare l’ipotesi che i commenti

privilegiano forme veloci di espressione dell’opinione enfatizzando argomentazioni banalizzate che riducono il dibattito a una discorsività controversiale nella quale non è la buona argomentazione che conta, ma la spinta rivendicativa che incarna queste forme di agire comunicativo (Grossi 2011).

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5.5. L’inciviltà

Il quarto indicatore riguarda il livello di inciviltà presente all’interno del dibattito pubblico costruito attraverso i commenti degli utenti e rappresenta un indicatore piuttosto costante nelle tre pagine analizzate (la Repubblica 23%; Il Fatto Quotidiano 26%; Il Giornale 24%). I contenuti incivili variano da attacchi verbali fino a insulti rivolti a singoli individui o a categorie di utenti coinvolti nel dibattito ostacolando e impedendo il dibattito razionale, argomentato, libero, critico e rispettoso, negando lo spazio per ulteriori discussioni (Santana 2014). La presenza di contenuti incivili nei commenti suscita interrogativi relativi alle politiche di moderazione adottate dalle singole pagine dei quotidiani nelle regolamentazione della sezione dei commenti. Altri studi interessati alla presenza dell’inciviltà all’interno delle discussioni moderate di siti web e forum (Ruiz et al. 2011; Papacharissi, 2004), infatti, hanno mostrato un livello di inciviltà inferiore a quello emerso dalle presenti analisi (Strandberg, Berg 2013). Parallelamente, i risultati emersi sembrano confermare alcuni studi empirici che concordano sulla correlazione tra l’inciviltà e il dibattito riguardante i fenomeni migratori (Papacharissi 2004; Santana 2015).

6. Conclusioni

Il presente lavoro ha fornito un’esplorazione preliminare al fine di approfondire alcune caratteristiche del dibattito pubblico attorno alla “crisi migratoria” attivato dai commenti pubblicati dagli utenti nel social network Facebook. Attraverso la quantificazione dei commenti con proprietà simili sono state individuate le caratteristiche maggiormente ricorrenti dei dibattiti nelle pagine Facebook di tre quotidiani nazionali.

Sebbene da una panoramica generale i risultati suggeriscono che i commenti rappresentano degli spazi per il dibattito pubblico offrendo un’occasione partecipativa (Graham 2012), le analisi hanno mostrato che gli utenti non mettono in gioco quella istruzione formale e quelle risorse materiali necessarie alla realizzazione degli ideali di sfera pubblica deliberativa e reattiva che consentono lo sviluppo di un dibattito pubblico critico e cooperativo. Le forme partecipative individuate hanno evidenziato, invece, una relazione problematica tra i nuovi media e le pratiche di partecipazione al dibattito democratico.

Sulla base dei dati emersi, è possibile delineare due tipologie principali di dibattito: a) “dibattiti conflittuali” basati su una modalità di interazione che prevede lo scontro; b) “dibattiti omogenei” dove gli utenti perpetuano la stessa posizione sull’argomento attraverso approvazione, accordo e supporto reciproco. La prima tipologia di dibattito è risultata più frequente in relazione ai commenti postati nelle pagine de la Repubblica e Il Fatto Quotidiano dove la maggior parte dei commenti mostra una eterogeneità delle opinioni che si traduce nella nota polarizzazione che contraddistingue l’opinione pubblica sul tema immigrazione. Tale polarizzazione riflette l’immagine biunivoca che i media producono in relazione ai fenomeni migratori: un’opinione negativa prevalente è affiancata da quella definita “umanitaria”. Tuttavia, entrambe le posizioni sono contraddistinte da un carattere emotivo che porta la discussione a sfociare in conflitti di opinioni che si rinforzano a vicenda. Una delle implicazioni più frequenti nei dibattiti analizzati è, infatti, la propensione allo scontro che può sfociare in contenuti incivili. In questo contesto, non ne beneficia la chiarezza della discussione che prosegue tra provocazioni reciproche attraverso un linguaggio irascibile che mostra il carattere emotivo della sfera pubblica: assistiamo a brevi scambi costruiti su slogan non-discutibili ed auto-evidenti dove il dibattito non consente un equo confronto sui temi, impedendo alla confutazione argomentativa più rigorosa di apparire sensata (Privitera 2017). Ne consegue che

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non siamo di fronte a un pubblico che articola discorsivamente la volontà generale domandando

riconoscimento e legittimazione discorsiva ma assistiamo, piuttosto, a battaglie a favore o contro temi già formati nell’opinione pubblica che impediscono il riconoscimento delle altre posizioni considerate non-rispettabili (Privitera 2012). La cornice di conflittualità emersa dalle analisi converte il dibattito costruito con i commenti in un “campo di battaglia” nel quale le opinioni maggioritarie si stabilizzano per sedimentazione nel discorso pubblico.

La seconda tipologia di dibattito caratterizza i commenti della pagina de Il Giornale i quali riportano opinioni uniformate che raramente danno vita a interazioni tra parti opposte. In questo contesto viene favorito l'effetto echo chambers che rinforza la sola posizione presente nel dibattito attraverso la ripetizione di messaggi preconfezionati e “ritornelli” che assumono forme di litanie (Dal Lago 2017) e campagne martellanti con cui retoriche e slogan acquisiscono familiarità, ovvietà e verità, diventando una sorta di evidenza immediata che porta alla creazione di un nuovo senso comune (Privitera 2012).

L’ultima riflessione proposta da questo lavoro riguarda la delineazione di un modello di sfera pubblica che intende tenere assieme almeno parte della complessità dell’attuale sistema mediale. Il caso di studio ha, infatti, riconosciuto le nuove basi relazionali sviluppate dalle piattaforme digitali: la dissoluzione del confine tra privato e del pubblico, la perdita di un contesto immaginato comune, l’affermazione dei networked publics come nuovo soggetto pubblico, obbligano, come visto, a concepire una sfera pubblica networked costituita da pratiche comunicative e contenuti dal basso sviluppati da attori sociali non istituzionali che diventano i veri protagonisti del dibattito pubblico (Boccia Artieri 2012), concretizzando una relazione democratica essenziale ovvero quella tra cittadini. Tuttavia, i connotati di pubblicità e di pubblicizzazione di voci espressi nella pratica dei commenti vengono offuscati dalla scarsa profondità del dibatto che può essere interpretata come frutto dell’era dall’autorappresentazione (Lovink 2011) nella quale l’espressione veloce dell’opinione o la volontà di replicare prendono le distanze dall’approfondimento dell’argomento trattato. Come ricorda Lovink, l’atto del rispondere non ricerca necessariamente il dialogo diretto con l’autore sia questo il giornalista o un altro utente coinvolto nella discussione e mostra che, nonostante la possibilità di accesso, espressione e replica, non siamo di fronte a confronti finalizzati a una comprensione più profonda, articolata e ricca dell’argomento discusso.

Sulla base di queste evidenze, il caso di studio ha confermato che le sezioni dei commenti analizzati si collocano all’interno di un modello di sfera pubblica caratterizzato da un uso non deliberativo in cui essa perde la sua funzione di controllo trasformandosi nella cosiddetta sfera pubblica debole (Dahlgren 2013). Siamo di fronte a spazi pubblici informali caratterizzati da una discorsività strategica (Habermas 1992) costruita su un’argomentazione poco aperta che contraddistingue una sfera pubblica manipolata (Privitera 2012). La ripetitività e la ridondanza dei commenti e la scarsa eterogeneità delle posizioni mostrano la volontà di identificarsi in posizioni ideologiche già prestabilite creando un uso di sfera pubblica dimostrativa che non agevola processi di apprendimento collettivo (Ibidem). In altre parole, i dibattiti analizzati all’interno le pagine Facebook non raggiungono la dimensione del confronto pubblico che è in grado di affermare quei canoni di trasparenza che sono propri delle culture politiche più democratiche.

Tali risultati pongono inevitabilmente una riflessione attorno al ruolo della rappresentazione mediale della crisi migratoria e alla funzione dei pubblici che si esprimono negli spazi online. La ridondanza delle narrazioni, la polarizzazione e la conflittualità del dibattito non possono essere declinati a dinamiche prive di importanza in quanto rafforzano cornici interpretative, producendo set di significati, che strutturano la conoscenza dei fenomeni sociali, influenzano decisioni politiche e incidono inevitabilmente nel modo in cui intendiamo, inquadriamo e dibattiamo il fenomeno migratorio.

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Bionota: Dario Lucchesi

Ph.D. in Social Sciences – Interaction, Communication, Cultural Construction at the FISPPA Department – Section of Sociology, University of Padua (Italy). Via Cesarotti 10/12. His research interests focus on the sociology of the new media and mainly involve: a) media representations of migration phenomena; b) the use of new media in public discourse and political debate; c) discursive legitimisation strategies in the public debate on social media; d) online Hate Speech and Cyber Racism; e) social media and journalism; f) public sphere theory. Recapito autore: dario.lucchesi@studenti.unipd.it

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