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Bollettino Politiche strutturali per l'agricoltura. N. 0 (ott.-dic. 1997)

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el corso degli ultimi anni, in Italia le politiche struttu-rali e di sviluppo rurale hanno attirato un crescente interesse motivato sia in forza delle risorse finanzia-rie disponibili con i programmi comunitari, sia per gli sviluppi che la discussione avviata con la conferenza di Cork ed entrata nel vivo con la comunicazione Agenda 2000, potrà avere sul futuro della Politica Comunitaria del prossimo millennio.

Una visione sintetica e aggiornata di tali argomenti appare di grande importanza in un momento così delicato e di forte inno-vazione per la politica agricola comunitaria e nazionale. Il Bollettino “Politiche Strutturali per l’Agricoltura”, previsto all’in-terno delle attività dell’Osservatorio delle Politiche Strutturali, nasce proprio con questo scopo.

La scommessa é riuscire a mettere a disposizione delle Istituzioni e dei principali operatori, pubblici e privati, uno strumento infor-mativo semplice e al tempo stesso esaustivo, che permetta di seguire in modo ordinato e puntuale l’attuazione e l’evoluzione delle politiche strutturali nel nostro Paese.

Nel presentare questo primo numero del Bollettino, desi-dero esprimere un particolare ringraziamento all’Istituto Nazionale di Economia Agraria, che ha saputo sviluppare al suo interno le competenze necessarie per seguire e approfondire queste tematiche, e al tempo stesso rappresenta un’effi-cace strumento di supporto all’attività di pro-grammazione e coordinamento attribuita al Ministero per le politiche agricole in materia di agricoltura e pesca e di riorganizzazione dell’Amministrazione centrale.

Bollettino

n u m e r o

0

ottobre/dicembre - 1997

1

ottobre/dicembre 1997

un nuovo strumento

informativo sulle

Politiche Strutturali

per l’Agricoltura

numero 0

in questo numero

•1 Presentazione • 2 Attualità Agenda 2000 • 5 A che punto siamo?... Le politiche strutturali e di sviluppo rurale in Italia: Leader II, obiettivo 5b, obietti -vo 1 • 8 Intervista a Franz F i s c h l e r , Commissario dell’U-nione Europea per l’agricoltura e lo sviluppo rurale • Il regola-mento CEE 2078/92 • 12 Spazio g i o v a n i POM di ristrutturazione fondiaria e nuova imprendito-rialità agricola • 13 Legislazio-ne e fonti normative • 14 Re-gioni Agenda 2000 e le Regio-ni italiane • 15 Strumenti della programmazione • 16 Attività dell’Osservatorio Politiche Strutturali • 16 Miscellanea Pubblicazioni, Documenti e S i t i I n t e r n e t•

N

a cura

I N E A

Istituto Nazionale di Economia Agraria

Direttore responsabile Giulio Adilardi Responsabile di redazione Paolo Zaggia

Comitato di redazione Giuseppe Blasi, Gerardo Delfino, Emilio Gatto, Giovanni Lo Piparo, Francesco Mantino, Giuseppe Marotta, Alessandra Pesce, Andrea Povellato, Silvana Soligno, Laura Viganò, Annalisa Zezza

Progetto grafico Benedetto Venuto Elaborazioni statistiche Stefano Tomassini Supporto informatico Massimo Perinotto Segreteria Laura Guidarelli

Registrazione Tribunale di Roma n.671/97 del 15/12/1997 Sped. abb. post. art.2 Comma 20/C Legge 662/96 filiale Roma

Stampa Litografia Principe Via E. Scarfoglio, 28 Roma Finito di stampare nel mese di gennaio 1998 Michele Pinto

Ministro per le Politiche Agricole

dell’

Osservatorio Politiche Strutturali

D.M. MIPA N. 9138/95

(2)

Attualità

2

numero 0 ottobre/dicembre 1997

Agenda

2000 e le

Politiche Strutturali

e di Sviluppo rurale

I Fondi strutturali

Fondi strutturali sono lo strumento privilegiato dell’Unione europea per salvaguardare la coesione eco-nomica e sociale sul proprio ter-ritorio. Nel nuovo corso di Agenda 2000, per questa fina-lità, la Commissione ha indivi-duato tre priorità:

1. riduzione delle disparità regio-nali;

2. sostegno alleregioni sottoposte a trasformazioni economiche; 3. sviluppo delle risorse umane

dovunque nell’Unione;

Così sono stati cambiati anche gli Obiettivi prioritari che, nel prossimo periodo settennale di programmazione (dal 2000 al 2006), passeranno da sette a tre

aumentando però l’efficacia e la visibilità della loro azione struttu-rale. I primi due obiettivi saran-no regionalizzati, il terzo si attue-rà sull’intero territorio.

Nella comunicazione si auspica anche una maggiore concentra-zione geografica e quindi una riduzione della popolazione beneficiaria che nel 2006, per i primi due obiettivi, sarà costitui-ta dal 35-40% della popolazione dell'Unione a fronte del 51% attuale.

I nuovi obiettivi

Ob i e t t i v o 1 L’obiettivo 1 r e s t a p r i o r i t a r i o e comprenderà tutte le regioni in ritardo di sviluppo (ex obiettivo 1) dove però sarà possi-bile applicare s c r u p o l o s a m e n t e i l criterio in base al quale solo le regioni con un PIL (Prodotto Interno Lordo) pro capite inferiore al 75% della media comunitaria

potranno beneficiare degli aiuti. L'intensità dell'aiuto, secondo la comunicazione, sarà basata sui criteri relativi alla popolazione interessata, al divario tra ricchez-za regionale e media UE e alla ricchezza nazionale. Un sostegno ulteriore verrà prestato alle regioni gravemente colpite dalla disoccupazione.

Per le regioni attualmente am-missibili all'obiettivo 1, ma con un PIL superiore al limite del 75%, sarà previsto un periodo transitorio con una riduzione pro-gressiva degli interventi.

Obiettivo 2L’obiettivo 2 sarà ridefinito e riguarderà tutte le altre regioni con difficoltà strutturali di r i c o n -versione economica e sociale. Si tratta di zone in via di trasformazione eco-nomica (industria e servizi), aree rurali in declino, zone in crisi dipendenti dalla pesca, quartieri urbani in difficoltà. Sarà vista con favore la concentrazio-ne dei finanziamenti sulle zoconcentrazio-ne con i maggiori problemi.

I criteri di ammissibilità dovranno tener conto del tasso di disoccu-pazione, del livello di occupazio-ne industriale, dell’attività agrico-la e delagrico-la sua evoluzione nonché del grado di esclusione sociale. Alcune zone, attualmente obiet-tivo 2 e 5b, potrebbero non rispettare i nuovi criteri e pertan-to non essere selezionate. Per queto motivo anche in queste aree é prevista l’attivazione di un periodo transitorio con una riduzione progressiva dei finan-ziamenti.

Obiettivo 3Il nuovo obiettivo 3 svilupperà una strategia delle risorse umane. Gli Stati membri saranno aiutati ad ammoderna-re e adattaammoderna-re i propri sistemi di istruzione, di formazione e di col-locamento, nel duplice intento di stimolare la competitività del-l’economia e di preservare il modello europeo di società.

di cosa si tratta?

AGENDA 2000 è la comunicazione della Commissione

Europea in risposta alle richieste del Consiglio Europeo di Madrid del dicembre ‘95, riguardanti la predisposizione di un documento complessivo sulle prospettive dell’Unione Europea per l’inizio del prossimo secolo in vista

dell’amplia-mento ai Paesi dell’Europa Centrale e Orientale (PECO) La comunicazione esamina in particolare tre aspetti:

• la creazione di un nuovo quadro finanziario • il rafforzamento delle politiche dell'Unione

• un migliore approccio all'ampliamento infatti...

..."Non è possibile pensare di attuare le riforme agricole o la riforma delle politiche strutturali senza al tempo stesso prendere in considerazione l’ampliamento e le limitazioni finanziarie”...

(Parlamento europeo, 16 luglio 1997 Jacques Santer)

Per un’Unione più forte e più ampia.

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Attualità

Le Iniziative Comunitarie

Le 13 Iniziative Comunitarie saranno ridotte a tre e riguarderanno: la cooperazione tran -sfrontaliera, transnazionale e interregionale; lo sviluppo rurale e le risorse umane. In questo modo verranno valorizzate in particolare le esperienze prove-nienti dai programmi Interreg, Leader II ed Adapt. Le altre Iniziative saranno, invece, inglo-bate nei programmi finanziati a titolo dei diversi obiettivi. Le risor-se disponibili pasrisor-seranno dal 9% al 5% della dotazione comunita-ria sui fondi strutturali.

A proposito di...

. . . S e m p l i f i c a z i o n e La riduzione del numero degli Obiettivi e delle Iniziative Comunitarie si inserisce nella strategia di semplificazione dei Fondi strutturali che potrà essere resa possibile anche attra-verso nuove modalità di gestio-ne. Il nuovo sistema consisterebbe in un unico programma plu -r i e n n a l e (un g-rande DocUP) pe-r ciascuna delle regioni degli obiettivi 1 e 2 comprendente anche la Politica rurale. Quanto all’obiettivo 3, di tipo orizzontale, si tratterebbe di un programma nazionale o di un insieme di più programmi regionali.

Verrà inoltre impostata una netta ripartizione delle respon-sabilità tra poteri nazionali, autorità regionali e locali e Commissione europea mediante una maggiore decentralizza -zione delle competenze ed un controllo rigoroso nella verifica dei risultati.

Per premiare l’efficienza, potreb-be essere prevista una riserva pari al 10% dei Fondi assegna-bile al massimo a metà periodo, a quelle Regioni che avranno utilizzato in modo più efficiente i finanziamenti europei già con-c e s s i .

Infine, per potenziare l’effetto catalizzatore delle risorse struttu-rali, si dovrebbe fare più spesso ricorso ad altre forme di interven-to (oltre alle semplici sovvenzio-ni), utilizzando strumenti finanzia-ri come i prestiti a tasso agevola-to, obbligazioni, partecipazioni al capitale di rischio ecc.. A questo scopo, soprattutto nel settore infrastrutturale, viene richiesta una maggiore cooperazione con Istituti come la Banca Europea per gli Investimenti (BEI).

...Politica rurale La politica rura-le nell’Unione appare ancora come un insieme giustapposto di varie politiche (dei mercati agricoli, strutturale e ambienta-le), dotate di strumenti assai complessi e privi di una coeren-za globale.

La sua evoluzione, nei prossimi anni, dovrà considerare gli ulte-riori cambiamenti del mercato e la funzione sempre più importan-te delle zone rurali in particolare per l’ambiente e le attività del tempo libero. Per questo motivo, “la politica delle strutture agrico-le dovrà essere concepita mag-giormente come elemento di e q u i l i b rio s o c i a le ed e c o n o m i c o ” (J. Santer).

Così la Commissione si propone di riorganizzare gli attuali stru -menti di politica rurale:

- Le misure attualmente finanzia-te dal FEAOG, sezione Garanzia (regime agrambientale, imbo-schimento, pensionamento anticipato) saranno completate dal regime per le zone svan-taggiate, applicabile anche nelle regioni in ritardo di svilup-po (obiettivo 1).

- Per le zone rurali localizzate in regioni ammissibili all’obiettivo 1, sarà mantenuto l’attuale sistema dei programmi integra-ti a favore dello sviluppo. - Le misure (già obiettivi 5a e 5b)

a favore delle zone rurali am-missibili al nuovo obiettivo 2 saranno finanziate dal FEAOG,

sezione Garanzia, in quanto mi-sure di accompagnamento. Esse compariranno in un unico programma insieme a misure del FESR, del FSE ed eventual-mente dello SFOP.

In tutte le zone rurali non ammis-sibili all'obiettivo 1 e al nuovo obiettivo 2, le misure per lo svi-luppo rurale destinate ad ac-compagnare e completare le politiche di mercato saranno cofinanziate dal FEAOG, sezione Garanzia. In tale contesto, la politica rurale comprenderà tutti i tipi di provvedimenti a soste-gno dell'adeguamento struttura-le e dello sviluppo rurastruttura-le, attual-mente finanziati dal FEAOG, sezione Orientamento. Essi sa-ranno applicati orizzontalmente ed attuati in maniera decentra-ta, su iniziativa degli Stati mem-bri. In questo modo dovrebbe essere possibile garantire che la riforma della PAC sia accompa-gnata in tutta l'Unione da una vasta gamma di misure a favore dello sviluppo rurale senza per-altro trascurare gli obiettivi della coesione economica e sociale.

3

numero 0

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Attualità

4

numero 0 ottobre/dicembre 1997

...Quadro finanziarioPer il perio-do 2000-2006, la Commissione europea ha proposto di destina-re ai Fondi strutturali e al Fondo di coesione 275 miliardi di ECU rispetto ai 200 miliardi di ECU del periodo 1993-1999. Circa 45 miliardi di ECU saranno riservati all'ampliamento dell’Unione. Dell’importo destinato ai Fondi Strutturali due terzi (circa 140 miliardi di ecu) dovrebbero esse-re destinati a interventi nelle regioni dell’obiettivo 1, il resto (70 miliardi di ecu) per interven-to a tiinterven-tolo degli altri obiettivi.

Il dibattito in corso

La comunicazione Agenda 2000, a seconda dei Paesi dell’Unione, sta raccogliendo pareri discor-danti. Ancora adesso, data la complessità dei mutamenti a cui l’Europa andrà incontro nell’im-mediato futuro, molte cose sono da chiarire e da sviluppare in ambito delle trattative che si stanno svolgendo tra Com-missione e Stati membri.

Anche in Italia è stato avviato un dibattito tra il Ministero per le Politiche Agricole e gli Assessori regionali all’agricoltura per discutere dei principali aspetti riguardanti le politiche strutturali (vedi pag.14 del bollettino). Innanzitutto si constata che il peso degli interventi di mercato continua a rimanere preponde-rante: l’incidenza della sezione Orientamento all’interno della spesa agricola totale del FEAOG non supera mai il 9-10 %.

Inoltre viene segnalata la neces-sità di chiarimenti sui seguenti punti:

1. per l’obiettivo 1, nella comuni-cazione non è specificato il periodo transitorio delle pro-babili ex-regioni obiettivo 1, sia in termini di durata che in termini di quota e relativo tasso di cofinanziamento pub-blico. Inoltre il parametro “PIL

pro capite” rilevato a livello regionale, non sembra ade-guato. Non permette, infatti, di tener conto dei profondi squilibri esistenti all’interno di ciascuna Regione;

2. per le zone obiettivo 2 non viene specificata la modalità di gestione del finanziamento FEAOG, sezione Garanzia per gli interventi a favore delle aree rurali. Dal punto di vista finanziario l’assenza di una definizione preventiva di crite-ri allocativi chiacrite-ri (interventi di mercato e interventi struttura-li) preoccupa sull’effettiva uti-lizzazione delle risorse. Inoltre, già per la fase di programma-zione occorre chiarire come si possano conciliare, in un unico programma, interventi tra loro estremamente diversi (aiuti compensativi, misure di accompagnamento e misure strutturali propriamente dette) e con procedure altrettanto diverse;

3. per le zone escluse dall’obietti-vo 1 e 2 non si capisce se l’uti-lizzazione delle risorse del FEAOG, sezione Garanzia, sia subordinata alla predisposizio-ne di specifici programmi di intervento. Non viene inoltre spiegato come coordinare

all’interno di una stessa Regione gli interventi nelle aree Obiettivo 2 con quelle escluse da tale obiettivo.

Quadro finanziario Unione Europea

Periodo 2000-2006

valori espressi in miliardi di ecu

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Agricoltura 44,1 45,0 46,1 47,0 48,0 49,0 50,0

Azioni Strutturali 35,2 36,0 38,8 39,8 40,7 41,7 42,8

fondi strutturali 31,3 32,1 31,3 30,3 29,2 28,2 27,3

fondo coesione 2,9 2,9 2,9 2,9 2,9 2,9 2,9

nuovi stati membri 0,0 0,0 3,6 5,6 7,6 9,6 11,6

aiuto preadesione 1,0 1,0 1,0 1,0 1,0 1,0 1,0 Altre azioni 18,2 18,8 20,2 20,3 20,8 21,3 21,7 Totale 97,5 99,8 105,1 107,1 109,5 112,0 114,5 Fonte: Agenda 2000

nel prossimo

numero

A t t u a l i t à: Gli orienta-menti comunitari sugli aiuti di Stato per le impre-se agricole in difficoltà.

R e g i o n i: La semplifica-zione delle procedure am-ministrative in agricoltura.

Intervista su Agenda 2 0 0 0: il dibattito in corso sulle politiche strutturali e di sviluppo rurale.

Reg. CEE 2079/92: sin-tesi del rapporto di valu-tazione sull’attuazione del Reg. 2079/92 in Italia.

Riferimenti

Agenda 2000 Per un’Unione più forte e più am -pia; Discorso del Presidente della Commissione europea Jacques Santer al Parlamento (luglio ‘97); Consiglio dell’Unione Europea (settembre ‘97); Comitato STAR (Bruxelles ottobre ‘97).

(5)

A che punto siamo?

5

numero 0 ottobre/dicembre 1997

Le politiche

struttu-rali e di sviluppo

rurale in Italia

Italia il livello di attua-zione degli interventi cofinanziati dai Fondi Strutturali non è in linea con le potenzialità che sembravano profilarsi all’inizio della pro-grammazione 1994-1999 anche se, dopo l’accordo Ciampi-Wulf Mathies (Commissario europeo per le politiche regionali), molte Amministrazioni Regionali hanno effettuato un notevole sforzo per incrementare la capacità di utilizzo dei fondi e migliorare così il livello di attua-zione degli interventi previsti. Le cause di questo insufficiente stato di avanzamento sono da ricercare in ogni fase della pro-grammazione e gestione dei programmi comunitari e posso-no essere individuate in: 1. problemi di coordinamento

tra le varie Amministrazioni 2. difficoltà di informazione e

formazione

3. ritardi nella fase di approva -zione dei programmi

4. procedure amministrative lunghe e complesse

5. inadeguatezza della struttura amministrativa di gestione. La riforma dei Fondi strutturali sta così, “costringendo” l’ammi-nistrazione pubblica italiana a rinnovarsi e ad adeguarsi a nuove modalità di gestione e di controllo. Questo fatto porta con sé, quasi automaticamen-te, dei ritardi di “rodaggio” che possono aumentare se viene a mancare un chiaro orienta-mento politico in grado di sostenere le semplificazioni necessarie nelle procedure amministrative. Con la legge Finanziaria del ‘97 e l’accordo Ciampi-Wulf Mathies (Com-missario europeo per le politi-che regionali) del luglio 1997, sono stati prefissati degli

obietti-vi per migliorare l’efficienza della spesa.

La Legge Finanziaria del ’97,

nei commi 96 e 97, ha stabilito tempi e procedure per la ripro-grammazione dei piani finan-ziari, prevedendo un'eventuale decurtazione delle risorse, per quelle forme di intervento che al 31.12.'96 non fossero riuscite ad impegnare il 100% delle risorse loro assegnate per il primo triennio e a spenderne almeno il 20% entro il 31 dicem-bre del '97.

Il successivo accordo

Ciampi-Wulf Mathies rivede questo

obiettivo e prevede la rimodu-lazione finanziaria per tutti quei programmi che alla fine del '97 non raggiungeranno la soglia minima di spesa del 38% delle risorse complessivamente disponibili. Il Ministero del Tesoro con la collaborazione della Cabina di regia naziona-le, ha così predisposto un siste-ma di monitoraggio a controllo che consente di individuare, per ciascuna forma di interven-to, il livello di spesa del benefi-ciario finale.

Leader II

L’Iniziativa Comunitaria Leader II interessa le aree dell’Obiettivo 1 e Obiettivo 5b. I beneficiari dell’Iniziativa sono i Gruppi di Azione Locale (GAL), costituiti da un insieme di partner pub-blici e privati, e gli Operatori Collettivi (OC) pubblici o privati del settore rurale.

Al programma Leader II in Italia è stato attribuito un finan-ziamento pubblico complessivo di circa 521 Mecu, di cui 286 rappresentano la quota comu-nitaria. Successivamente l’UE ha attribuito all’Italia un ulterio-re finanziamento di 40,7 Mecu. Dopo l’emanazione della Comunicazione della Com-missione Europea del 1° luglio 1994, il MiPA ha elaborato e

inviato a tutte le Regioni e Province Autonome una circo-lare applicativa in cui sono stati definiti gli indirizzi e le procedu-re necessarie per l’attuazione. Sulla base di queste procedure le Regioni e le Provincie Autonome hanno definito le Linee guida di applicazione regionale di Leader II, attivato le fasi di pubblicizzazione dell’Iniziativa e istituito, con tempi diversi fra le varie Regioni, la Partnership di Concezione e Decisione e la Partnership di Consultazione. In seguito alla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale Regionale dei PLR, i GAL e gli OC hanno elaborato e presentato i PAL alle Regioni.

Al 31 dicembre 1997 sono stati selezionati 125 GAL e 9 OC. Le Regioni dove non è stata ulti-mata la selezione dei GAL sono la Sicilia, il Molise e il Lazio. Nelle altre regioni sta comin-ciando ad entrare nel vivo la fase di attuazione.

Obiettivo 5B

Gli interventi dell’obiettivo 5b si concentrano nelle “aree rurali” delle regioni del Centro-nord interessando una popolazione di oltre 5 milioni di abitanti distribuita su una superficie di 79.414 Kmq. Le risorse mobilita-te, considerando il contributo comunitario, il cofinanziamento

in

aree Leader in Italia

(6)

A che punto siamo?

6

numero 0 ottobre/dicembre 1997

nazionale e le risorse private, sono pari complessivamente a 4,7 milioni di ECU.

Per alcuni programmi regionali si è proceduto a una rimodula-zione dei relativi piani finanziari per adattare le scelte program-matiche alle effettive capacità di realizzazione.

La capacità di impegno e di effettivo utilizzo dei fondi impe-gnati, in data 30 settembre 1997, è notevolmente migliora-ta anche se rimane ancora modesta soprattutto per quanto riguarda i pagamenti (tabella 1). D’altra parte il sistema di monitoraggio finanziario degli interventi, considerando il ritar-do con il quale è entrato a regi-me, potrebbe sottostimare la capacità di pagamento a causa dell’estrema polverizza-zione dei centri di spesa, spesso identificati nelle province, nelle

comunità montane e a volte nei comuni.

Complessivamente risulta impegnata una somma pari al 44% del costo totale degli inter-venti programmati mentre i pagamenti rappresentano sol-tanto il 14% delle risorse com-plessivamente disponibili. La provincia autonoma di Bolzano è quella che evidenzia il livello di efficienza finanziaria più ele-vato seguita dalla provincia autonoma di Trento, dalla Liguria e dal Piemonte. Il Friuli Venezia Giulia è la regione che mostra il minor grado di attua-zione. Dei tre Fondi Strutturali che intervengono per la realiz-zazione del DocUP, il FEAOG, sezione Orientamento, presenta la maggiore capacità di impe-gno (44,5%) ma la minore capacità di spesa (12,3%). Anche in questo caso il Friuli ha

la percentuale di pagamento più bassa inferiore addirittura all’1%.

Obiettivo 1

Nel periodo 1994-1999 le risorse finanziarie disponibili per le regioni dell’obiettivo 1, nel set-tore agricolo ammontano a circa 4,3 miliardi di ECU. L’attivazione di queste risorse avviene mediante programmi elaborati e gestiti a livello cen-trale, Programmi Operativi Multiregionali (POM), e regio-nale, Programmi Operativi monofondo e plurifondo (PO). Questi programmi sono inseriti nell’ambito dell’Asse prioritario 4 “Diversificazione, valorizzazio-ne delle risorse agricole e svi-luppo rurale” del Quadro Comunitario di Sostegno (QCS). In data 30.9.97 sono stati impe-Tabella 1: Regioni Obiettivo 5b Stato di avanzamento al 30.9.1997 - DocUP e Leader II

Programmi data di costo totale impegno pagamento valutatori

approvazione Milioni di Ecu % sul CT % sul CT selezionati

Bolzano DocUP 25.12.94 159 54,9 29,7 VIATEC

leader II 22.11.95 19 18,4 0,8 Agriconsulting

E.Romagna DocUP 23.12.94 312 39,7 7,7 ECOSFERA-R.C.ERNST YOUNG SMAER

Leader II 27.12.95 21 0,1 0,0 in selezione

Friuli DocUP 20.01.95 273 19,3 2,6 Università di Udine

leader II 27.12.95 15 0,0 0,0 IRES di Udine

Lazio DocUP 23.12.94 514 23,5 8,1 ECOTER srl

leader II 16.10.96 61 0,0 0,0

-Liguria DocUP 03.04.95 190 46,6 15,6 A.T.I. Sim.Team.Esa.

leader II 29.04.96 16 0,0 0,0 A.T.I. Sim.Team.Esa.

Lombardia DocUP 23.12.94 214 26,0 10,9 Gruppo CLAS

leader II 29.04.96 15 0,0 0,0 bando aperto

Marche DocUP 03.04.95 425 43,4 8,8 Agriconsulting

leader II 08.05.96 36 0,0 0,0 bando aperto

Piemonte DocUP 03.04.95 438 76,4 18,1 ECOTER srl

leader II 08.05.96 40 0,9 0,6 bando aperto

Toscana DocUP 23.12.94 731 30,0 15,7 A.T.I. IRIS-RESCO

leader II 01.12.95 53 0,1 0,1 A.T.I. IRIS-RESCO

Trento DocUP 16.12.94 66 45,7 17,4 Agriconsulting

leader II 08.05.96 9 4,7 1,0

-Umbria DocUP 21.12.94 342 49,6 13,1 bando aperto

leader II 01.12.95 31 0,0 0,0 bando aperto

Val d’Aosta DocUP 19.12.94 14 39,1 11,2 VIATEC

leader II 27.12.95 2 0,0 0,0 VIATEC

Veneto DocUP 1.022 37,2 11,7 in selezione

leader II 29.05.96 58 0,6 0,5

-Totale DOCUP 4.699 43,7 14,1

Totale LEADER II Ob.5b 374 1,2 0,2

(7)

A che punto siamo?

7

numero 0

ottobre/dicembre 1997 gnati e spesi rispettivamente il

37% e il 22% circa dei finanzia-menti disponibili.

I Programmi Operativi Multi-regionali. Il POM “Servizi per la valorizzazione commerciale delle produzioni agricole meri-dionali” ha cinque misure, tre a carattere settoriale relative ai comparti ortofrutticoli, florovi-vaistico e per olio di oliva e olive da mensa, e due a carat-tere orizzontale relative ad azio-ni di coordinamento e suppor-to. Obiettivo è la promozione di una migliore organizzazione e valorizzazione delle produzioni agricole meridionali attraverso lo strumento innovativo delle MOC (Macro Organizzazione Commerciali).

Il costo complessivo degli inter-venti previsti è di 120 milioni di ECU. La data di approvazione del programma é stata

nell’ot-tobre del ‘96. Per questo motivo l’avanzamento finanziario é ancora in fase iniziale.

Il MiPA ha predisposto un apposito bando di gara, pub-blicato sulla GU del 7.2.97, con-tenente le modalità di presen-tazione dei progetti nonché i criteri di selezione.

La fase di selezione dei progetti di massima presentati é stata espletata. Attualmente é in corso la valutazione dei proget-ti esecuproget-tivi.

Il POM “Attività di sostegno ai servizi di sviluppo per l’agricol-t u r a ” si arl’agricol-ticola in sei misure: impiego dei divulgatori; svilup-po di innovazioni tecnologiche e trasferimento dei risultati; sup-porto al sistema formativo per la divulgazione agricola; svi-luppo di supporti operativi e didattici; attività di assistenza tecnica, analisi, monitoraggio e

valutazione; la progettazione di un Fondo di garanzia multire-gionale. Il costo complessivo degli interventi previsti è di 231,5 milioni di ECU. In data 30 settembre 1997 è stata impe-gnata circa il 38% del costo totale e speso più del 30.

I Programmi Operativi Regio-nali Complessivamente ai PO regionali sono stati destinati quasi 4 miliardi di ECU. In data 30 settembre 97, l’analisi dell’ef-ficienza finanziaria dei pro-grammi evidenzia una situazio-ne alquanto diversificata da Regione a Regione. Tenendo in debito conto il periodo di “ope-ratività” effettiva dei diversi Programmi, a livello di avanza-mento finanziario delle regioni obiettivo 1 si situa tra i “casi limite” della regione Basilicata (22,8%) e Puglia (15,3%).

Tabella 2: Regioni Obiettivo 1 al 30.9.1997 PO Parte FEAOG-O -Asse 4 e Leader II

Programmi data di costo totale impegno pagamento valutatori

approvazione Milioni di Ecu % sul CT % sul CT selezionati

Abruzzo PO svil. rurale 05.05.95 188 69,6 33,9 Agriconsulting

leader II 05.04.95 32 16,1 2,0 Agriconsulting

Basilicata POP 12.12.95 393 45,1 22,8 -

leader II 05.04.95 39 0,0 0,0

-Calabria PO svil. rurale 16.06.95 502 40,7 21,5 ECOSFERA-R.C.ERNST YOUNG SMAER leader II 28.11.95 48 2,2 0,1 ECOSFERA-R.C.ERNST YOUNG SMAER

Campania (*) POP 06.06.95 507 33,1 14,7 in selezione

leader II 05.04.95 51 0,0 0,0

-Molise POP 12.12.95 201 16,1 14,0

-leader II 22.04.96 18 0,0 0,0

-Puglia POP 22.05.95 714 29,4 15,3 in selezione

leader II 14.09.95 53 0,7 0,0 bando in pubblicazione

Sardegna POP 25.11.94 628 52,6 35,3 Bossard

leader II 14.09.95 74 46,4 0,3 Bossard

Sicilia POP 28.09.95 733 29,5 19,6

-leader II 28.08.96 65 0,0 0,0

-PO valorizzazioni e produ- 10.10.96 120 0,6 0,3

zioni agricole

PO sostegno servizi di 19.10.95 (I°) 231 37,8 31,3

sviluppo 24.01.97

Totale PO ASSE 4 4.215 36,9 21,7

Totale LEADER II Ob.1 380 10,7 0,3

Fonte: SIRGS e Osservatorio Politiche Strutturali (*) dati provvisori

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Intervista a

Franz Fischler

Franz Fischler

Commissario

dell’Unione Europea

per l’agricoltura e lo

sviluppo rurale

Signor Commissario, iniziano a per -venire i primi risultati di valutazione sull’attuazione delle politiche struttu -rali in Europa. Qual è il suo giudizio in proposito? Quali elementi ritiene particolarmente significativi?

Per assicurare la più grande effica-cia degli interventi strutturali comu-nitari, le valutazioni intermedie rive-stono una importanza cruciale, in particolare, in vista della riprogram-mazione di metà percorso. Noi amministriamo il denaro dei contri-buenti e di conseguenza siamo responsabili moralmente e professio-nalmente affinché questo denaro sia utilizzato in modo da raggiunge-re il massimo risultato possibile sotto il profilo economico, ambientale nonché per quanto riguarda la creazione di posti di lavoro.

Queste valutazioni ci permettono, in particolare, di constatare l’efficacia di uno sviluppo multisettoriale del mondo rurale. Uno sviluppo che non sia legato soltanto o principalmente ad un approccio puramente setto-riale, ma che rientri in una visione integrata di sviluppo rurale.

L’accento è messo particolarmente sulla necessità di dare la massima importanza alla funzione molteplice dell’attività agricola e alla creazione di posti di lavoro, con lo scopo prin-cipale di mantenere e migliorare l’occupazione nelle zone rurali. La politica di sviluppo rurale si prefigge il miglioramento del livello di vita di tutti i cittadini che abitano nelle

zone rurali attraverso la creazione e la stabilizzazione dei posti di lavoro, il miglioramento del livello di vita di tutti i cittadini che abitano nelle zone rurali attraverso la creazione e la stabilizzazione dei posti di lavoro, il miglioramento della competitività dell’agricoltura e dell’industria agro-alimentare, la diversificazione delle attività economiche troppo concen-trate nel settore agricolo. Per poter realizzare questo obiettivo molto ambizioso è necessario avviare un gran numero di azioni integrate e basate su un approccio multisetto-riale.

In questo ambito, bisogna constata-re che alcuni paesi, e mi sembra questo essere anche il caso dell’Italia, continuano a favorire un approccio settoriale tradizionale, insufficiente per affrontare le sfide alle quali le zone rurali sono con-frontate.

Alla luce di questi risultati e conside -rando le proposte contenute nel documento Agenda 2000 quale sarà il nuovo rapporto tra la politica di sostegno dei mercati agricoli e quella strutturale?

Alla luce dell’Agenda 2000, la Commissione propone di estendere la riforma della politica agricola comune avviata nel 1992 compien-do un ulteriore passo verso il pas-saggio da una politica caratterizzata dal sostegno dei prezzi ad una politi-ca di pagamenti diretti.

Per adeguare l’agricoltura comuni-taria all’evoluzione dei mercati e alle sfide dei mercati mondiali, è necessario accompagnare questo processo con una politica di svilup-po rurale coerente che dovrà per-mettere di sostenere le economie locali delle zone rurali nonché il rico-noscimento del ruolo che queste economie possono svolgere in favo-re della protezione dell’ambiente, come nell’ambito delle attività ricreative in ambiente rurale che costituiscono delle nuove possibilità di diversificazione e di integrazioni di reddito.

In questo modo, l’evoluzione della politica comunitaria di sviluppo rurale si integra nel processo di cambiamento della politica di soste-gno dei mercati agricoli, miglioran-do la complementarietà fra queste due politiche.

Qual è il suo pensiero a riguardo della politica di sviluppo rurale? Su quali principi essa si dovrebbe basa -re? E con quali strumenti o strategie d’azione?

Le zone rurali rivestono una grande importanza per la popolazione euro-pea. All’importanza decrescente di queste zone in quanto produttrici di derrate alimentari fa riscontro un aumento considerevole del loro ruolo ricreativo e ambientale.

Nelle zone rurali, l’agricoltura assicu-ra altre funzioni oltre alla produzione di alimenti, pur conservando un ruolo fondamentale in questa atti-vità. Questa multifunzionalità dell’a-gricoltura deve essere riconosciuta. Queste zone sono importanti dal punto di vista economico per le atti-vità che vi vengono svolte e che non sono solo agricole, per i servizi che sono resi all’insieme della società in termini di approvvigionamento del mercato in prodotti alimentari, al fine di preservare uno spazio sano e ricco di attrattive da un punto di vista eco-nomico e sociale, per il patrimonio culturale e per le tradizioni locali, a livello dell’ambiente in cui l’agricoltu-ra svolge un ruolo fondamentale per la conservazione del paesaggio, il mantenimento della biodiversità e dell’equilibrio ecologico.

Tutti questi servizi e funzioni, tuttavia, non sono garantiti automaticamente e rischiano anche di essere ridimen-sionati, in particolare alla luce delle difficoltà alle quali l’agricoltura euro-pea è confrontata; invecchiamento della popolazione, liberalizzazione dei mercati agricoli e bisogni di ade-guamento che ne scaturiscono, insufficienza nella gran parte delle zone rurali di infrastrutture e servizi. In questo ambito, il rinnovamento del patrimonio e delle abitazioni rurali, le infrastrutture dei villaggi, il miglioramento delle condizioni di vita nei villaggi e nelle piccole città, rappresentano altrettanti percorsi di sviluppo che possono integrare le azioni classiche legate all’agricoltu-ra. L’Italia è ricca in patrimonio stori-co e culturale, spesso situato al di fuori dei grandi circuiti turistici, che può essere valorizzato a favore del mondo rurale.

Il FEAOG ha la possibilità di interve-nire anche a favore di azioni non propriamente agricole, in particolare per il rinnovamento dei villaggi.

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numero 0 ottobre/dicembre 1997

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Intervista a

Franz Fischler

L’esperienza pratica di questi primi tre anni di programmazione mostra che questa possibilità non è stata sufficientemente presa in considera-zione dalle autorità italiane.

Nell’UE come anche in Italia vi sono molti esempi di zone economiche prospere con aumento della popola-zione, fra i quali molti giovani. Bisogna studiare queste “succes sto-ries” e cercare d’ispirare le altre Regioni, senza tuttavia copiare acriti-camente queste esperienze, cosa che sarebbe un errore fondamenta-le. Ogni azione in effetti deve basarsi sui punti forti propri a ciascuna regio-ne che li dovrà sviluppare il più pos-sibile. Questo dovrebbe, in un’ottica di sviluppo durevole, dinamizzare il potenziale endogeno delle zone rurali, offrendo loro migliori prospetti-ve per il futuro. L’Agenda 2000 tra-duce questo approccio in una strate-gia coerente che si prefigge di appli-care la politica di sviluppo rurale a tutte le zone rurali dell’Unione. Per quanto riguarda le regioni dell’Obiettivo 1, l’approccio attuale sarà mantenuto; le misure di svilup-po rurale fanno già parte integrante della strategia di sviluppo regionale. Le altre zone rurali, che saranno o no eleggibili a titolo del nuovo obiettivo 2, potranno beneficiare nella nuova fase di misure di sviluppo rurale che raggrupperanno le azioni attual-mente riprese dall’obiettivo 5b e 5a, così come le attuali misure di accompagnamento della riforma della PAC. Infine, per quanto riguar-da le iniziative comunitarie, delle 13

attualmente esistenti, la

Commissione propone di ridurre il loro numero a 3 nella nuova fase di cui una certamente riguarderà lo sviluppo rurale.

Lo sviluppo rurale implica una dimensione territoriale. Quali sono gli aspetti che Lei ritiene significativi per rendere efficace l’azione dell’Unione?

L’Europa è caratterizzata da realtà molto differenti; regioni urbane, regioni rurali, attività industriali e attività agricole, questo contribuisce all’originalità dell’Europa. Io conside-ro che il mantenimento come anche il rafforzamento di questa diversità sono molto importanti. Ma per man-tenere questa diversità è necessario sostenere lo sviluppo

socio-economi-co delle zone rurali. In questo socio-economi- conte-sto, il rispetto del principio della sussi-diarietà permette di tener conto nel migliore dei modi delle esigenze spe-cifiche dei differenti territori della comunità. Per rendere più efficace l’azione dell’Unione in questo senso, la partecipazione delle popolazioni locali interessate, secondo un approccio dal basso (bottom-up), dovrà essere rafforzata.

Come potrà essere valorizzata e meglio orientata l’esperienza matu -rata con la Riforma dei Fondi Strutturali dalle Amministrazioni pubbliche?

L’esperienza delle amministrazioni pubbliche nell’ambito della Riforma dei Fondi strutturali dimostra, da un lato, la necessità di una semplifica-zione amministrativa nell’attuasemplifica-zione degli interventi strutturali ai differenti livelli (regionale, nazionale e comu-nitario) e, dall’altro lato l’esigenza, in fase di programmazione, in partico-lare di concentrare gli sforzi verso obiettivi strategici capaci di avviare lo sviluppo endogeno delle zone i n t e r e s s a t e .

L’esperienza delle amministrazioni pubbliche nella gestione degli inter-venti strutturali trova già oggi una grande valorizzazione nell’ambito del partenariato tra amministrazioni previsto dalla Riforma. Questo parte-nariato, nella nuova fase, sarà anco-ra più importante che in passato. Come la Commissione prevede nell’Agenda 2000, bisognerà sempli-ficare la gestione e introdurre una più grande flessibilità e un maggior decentramento nella realizzazione degli interventi. Tutto questo, tutta-via, comporta una migliore seletti-vità e un maggiore rigore in fase di programmazione.

Come valuta l’esperienza dell’Ini -ziativa Comunitaria Leader in Europa?

L’iniziativa comunitaria Leader ha avuto nella prima fase un grande successo. Questo successo è la dimo-strazione di come la partecipazione a livello locale dei differenti attori inte-ressati alle azioni di sviluppo del loro territorio, cosa che caratterizza questo tipo di azione, costituisce in sé un fat-tore di sviluppo.

Questa iniziativa ha consentito alle popolazioni locali di prendere

coscienza del potenziale delle rispet-tive zone rurali, a livello delle risorse umane come a livello delle risorse economiche, per esempio nella risco-perta dei prodotti della tradizione locale, dei valori culturali e del pae-saggio e nella loro valorizzazione. Si potrebbe anche affermare che il modello Leader, o dell’approccio bottom-up, ha costituito un esempio significativo per nuove iniziative di sviluppo locale quali i patti territoria-li che tanto interesse hanno suscita-to in Italia. Per quansuscita-to riguarda Leader II, dopo un periodo di rodag-gio, questo programma si sta indiriz-zando verso una fase più operativa con la realizzazione dei programmi d’innovazione locale e l’avvio della cooperazione transnazionale. Per quanto riguarda la rete europea, il completamento della selezione delle unità nazionali di animazione in tutti i paesi dovrebbe consentirne la piena operatività.

Lo scambio di esperienze e di cono -scenze all’interno delle aree rurali gioca un ruolo rilevante nel proces -so di sviluppo di queste aree. Nella sua opinione quali strumenti dovrebbero essere maggiormente rafforzati?

Una politica di sviluppo rurale che si caratterizza sempre di più per un approccio dal basso e che tiene conto delle esigenze specifiche delle popolazioni locali, deve necessaria-mente prevedere dei momenti di scambio d’esperienze e d’informazio-ne a livello nazionale e comunitario; sia per valorizzare le esperienze locali in altri ambiti che possono presenta-re le stesse esigenze, sia per limitapresenta-re le difficoltà che potrebbero insorgere in un contesto economico più ampio rispetto alla dimensione locale in cui queste iniziative si sviluppano. L’iniziativa Leader, a questo riguardo, rappresenta ancora una volta un esempio di come queste esigenze vanno tenute in debito conto. Le misure riguardanti la cooperazione transnazionale così come la creazio-ne di una rete europea di sviluppo rurale sono in effetti esplicitamente previste da questo programma. La valutazione dei risultati di queste misure nell’ambito dell’iniziativa Leader sono importanti in vista di un eventuale rafforzamento di questo tipo di azioni.

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Il regolamento (CEE)

2078/92

regolamento 2078, approvato nel 1992, rap-presenta il passo più importante compiuto finora dall’Unione Europea per inco-raggiare la diffusione di pratiche agricole a minor impatto ambientale e compensare gli agricoltori per l’opera di conser-vazione dell’agroecosistema. Il regolamento, nato come misu-ra di accom-p a g n a m e n t o alla riforma della PAC, prevede l’ade-sione volonta-ria dei produt-tori tramite accordi indivi-duali che sta-biliscono il rispetto di d e t e r m i n a t i vincoli tecnici e produttivi e/o la realizza-zione o con-servazione di particolari ele-menti naturali

all’interno dell’azienda agricola, a fronte della corresponsione di incentivi finanziari. Il regola-mento prevede la predisposizio-ne di piani zonali adattati ad aree di dimensione regionale, accanto a misure orizzontali vali-de sull’intero territorio nazionale. A partire dal 1994 un numero crescente di regioni ha dato attuazione al regolamento. Nel 1996 soltanto la Campania non è stata in grado di applicare le nuove disposizioni dato che mancava ancora l’approvazio-ne del piano da parte della Commissione, avvenuta nei primi mesi del 1997.

I piani zonali prevedono l’appli-cazione di una serie di misure agroambientali contemplate dal

regolamento. In quasi tutte le regioni sono previste compensa-zioni per la sensibile riduzione dell’impiego di prodotti chimici (misura A1+A2) con l’esclusione di Abruzzo, Molise, Puglia e Calabria. L’agricoltura biologica (misura A3+A4 ) è prevista in tutti i piani zonali ad eccezione della Valle d’Aosta. Gli altri me-todi di estensivazione (misura B) e le altre misure ecocompatibili (misura D) - tra cui la costituzio-ne di siepi e la manutenziocostituzio-ne di muretti a secco -, la cura dei

ter-reni agricoli o forestali abbando-nati (misura E) e la messa a ripo-so ventennale (misura F) ripo-sono previsti nella maggior parte dei piani, mentre la riduzione del carico di bestiame (misura C) non compare in 7 regioni. Scarso successo hanno avuto invece, gli aiuti previsti per la gestione ad uso ricreativo dei terreni (misura G): soltanto 7 regioni li prevedono.

Lo stato di attuazione al termine della campagna 1996

Dopo un inizio piuttosto stentato l’applicazione delle misure agroambientali sembra stia affermandosi in gran parte delle regioni italiane. Con la terza campagna la superficie

com-plessivamente interessata si avvia a superare il milione di ettari mentre le domande pre-sentate per ciascuna misura assommano a 75.440. Rispetto al 1995 vi è stato un ulteriore aumento della superficie di 300 mila ettari e sono state accettate 25 mila nuove domande. Malgrado resti prevalente il con-tributo dato dalle regioni del Nord si nota un progressivo aumento degli impegni anche nelle regioni Centro-meridionali. In termini assoluti il Piemonte risulta larga-mente al primo posto per quan-to riguarda la superficie inte-ressata dalle misure agro-ambientali e soltanto altre tre regioni (Bol-zano, Sicilia e Toscana) supe-rano la soglia dei 100 mila ettari. Se misu-rata in termini percentuali l’in-cidenza a livel-lo nazionale ha raggiunto quasi il 7% della superficie agricola uti-lizzata: un risultato ancora modesto, ma non trascurabile se valutato in prospettiva. Spiccano tra le regioni maggior-mente coinvolte i territori mon-tuosi delle provincie di Bolzano (57%), di Trento (32%) e della Valle d’Aosta (24%). Anche il Piemonte e la Toscana eviden-ziano incidenze percentuali di un certo rilievo. La progressione delle superfici coinvolte dal reg. 2078 è stata notevole: nell’arco di tre anni la superficie si è decu-plicata, segno di una crescente diffusione dell’agricoltura eco-compatibile.

Questi risultati collocano l’Italia a metà strada rispetto agli obiet-tivi che erano stati prefissati dai

Reg. 2078/92

Ripartizione dei finanziamenti erogati dal Reg. 2078/92 in Italia per misure

B C

D1 D2 E F G H A1+A2

A3+A4

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ottobre/dicembre 1997 piani zonali. Infatti la superficie

interessata dalle misure agroam-bientali dovrebbe raggiungere al termine dei primi quattro anni quasi 2 milioni di ettari con un’incidenza percentuale del 12,1% sulla superficie agricola nazionale.

Considerate le difficoltà di gestione - sia amministrativa che aziendale - delle misure, unite all’assoluta novità del regola-mento si può ritenere soddisfa-cente il risultato raggiunto. Per quanto riguarda il patrimo-nio zootecnico i risultati sono decisamente meno brillanti. Infatti, non ha trovato applica-zione la misura proposta per ridurre il carico di bestiame men-tre va rimarcato il successo dell’i-niziativa riguardante le specie in via di estinzione. Tra qualche anno forse sarà possibile verifi-care l’effetto di questa iniziativa sull’andamento demografico di alcune razze podoliche. La distinzione della superficie e degli UBA secondo le diverse misure proposte dai piani zonali evidenzia una forte concentra-zione delle richieste sulla misura A1+A2 relativa alla riduzione dei fertilizzati e pesticidi: gli oltre 42 mila beneficiari rappresenta-no il 56% delle domande presen-tate ed hanno impegnato il 40% della superficie interessata (414 mila ha) dal regolamento. Viceversa, la misura D1 riguar-dante la cura del paesaggio rurale concentra su di sé soltan-to il 14% delle domande di ade-sione (10.600), ma interessa ben il 36% della superficie (366 mila ha). L'agricoltura biologica (A3+A4) si colloca al terzo posto per importanza, con 9.000 domande, pari al 12% del totale, e oltre 164 mila ettari coinvolti. Un certo rilievo hanno anche le misure B per l’estensivizzazione (47 mila ettari) e la misure E per il recupero dei terreni abbando-nati (29 mila ettari). Per quanto

riguarda il tasso di applicazione rispetto a quanto previsto nei piani zonali per ciascuna misu-ra, si osserva che lo sviluppo del-l’agricoltura biologica ha prati-camente oltrepassato le previsio-ni, mentre le performance delle misure A1+A2 e D superano rispettivamente l’80% e il 60% di quanto previsto a livello nazio-nale. Seguono a notevole distan-za le misure E e B con circa il 15% e per finire percentuali ancora più basse si riscontrano nel caso delle misure F, G e C. La situazione non deve sorpren-dere: la misura A ha visto gran parte delle amministrazioni par-ticolarmente impegnate nella diffusione di tecniche produttive a basso impatto ambientale, inoltre da tempo si sta assistendo ad una graduale crescita dell'a-gricoltura biologica. La misura D deve il suo successo agli aiuti concessi agli alpeggi da alcune regioni settentrionali - peraltro già previsti in epoche precedenti all'approvazione del 2078 - e alla presenza di strutture istituzio-nali consolidate e già in grado di amministrare l’applicazione come nel caso delle specie ani-mali minacciate di estinzione. L'incidenza della spesa globale realizzata a livello nazionale per l'applicazione del regolamento fino al 1996 ha raggiunto in ter-mini percentuali quasi il 50% del totale programmato per quattro anni (1994-1997) dal FEOGA garanzia.

Valutazioni conclusive

Sul piano operativo l’applicazio-ne del regolamento è stata positi-va soprattutto laddove l’esperien-za acquisita nel passato è stata riversata nelle nuove misure. La rete di associazioni per l’agri-coltura biologica, l’assistenza tecnica per la lotta fitopatologi-ca integrata, l’esistenza di regi-stri genealogici per le razze podoliche e le varie forme già

esistenti di incentivi per l’utilizzo di prati e pascoli nelle aree alpi-ne hanno consentito un discreto successo delle relative misure in alcune regioni.

Non mancano esperienze positi-ve anche per le misure più stret-tamente connesse alla produzio-ne di beni ambientali malgrado si tratti di interventi di dimensio-ne ancora troppo modesta. Gli aspetti negativi sono legati soprattutto al livello degli incen-tivi non sempre sufficiente a coprire l’aumento dei costi di produzione conseguente al rispetto dei nuovi standard ambientali, alla concorrenzialità delle altre politiche di sostegno che amplifica le differenze tra mancati redditi e compensazio-ni, alle spesso ingiustificate diffe-renze tra regioni contigue per quanto riguarda i disciplinari di produzione e gli standard ambientali richiesti, alla manca-ta possibilità di associare tra loro misure complementari rendendo quindi più allettanti i premi. Purtroppo sembra che la ricerca di soluzioni alle difficoltà sorte nella gestione operativa abbia preso il sopravvento sugli aspetti di programmazione e valutazio-ne dell’applicaziovalutazio-ne del regola-mento. Una programmazione efficace e la valutazione dei risultati raggiunti - funzioni at-tualmente soffocate dai problemi della gestione operativa -sono i presupposti indispensabili per raggiungere concretamente gli obiettivi prefissati dal regola-mento e, più in generale, per for-mulare una vera e propria politi-ca agroambientale.

Sintesi tratta dal rapporto di valuta-zione sull’attuavaluta-zione del regolamen-to 2078/92 in Italia. Campagna’96 Working paper n.2 Osservatorio Poli-tiche Strutturali.

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Spazio Giovani

Ristrutturazione

fondiaria e nuova

imprenditoria agricola

MiPA, a seguito dell’ap-provazione della decisio-ne sulle spese eleggibili n° C(97) 1035/6 del 23.4.97, rac-cogliendo la richiesta di molte Regioni, ha predisposto uno schema di programma a carat-tere multiregionale, attualmente in fase di approvazione, sulla ristrutturazione fondiaria e nuova imprenditoria agricola. Il finanziamento comunitario (FEAOG, sezione Orientamento) pari a 9,6 MECU, è limitato alle disponibilità finanziarie, deriva-te dai fondi non ancora

impe-gnati provenienti dall’indicizzazione del QCS delle Regioni dell’obiettivo 1. Questa quota potrebbe aumentare nel caso dovessero essere reperiti nella fase di riprogrammazione dei PO regionali o dei PO Multiregionali altri finanzia-menti. La dotazione finanziaria complessiva ammonta a 21,4 MECU, di cui 13,1 di contribuzio-ne pubblica.

Attuazione

L’attuazione del programma verrà affidata alla Cassa per la Formazione della proprietà contadi-na, sia per l’esperienza acquisita negli anni attra-verso gli interventi di ricomposizione fondiaria ope-rati con la legge 590, sia per la necessità di evitare fenomeni speculativi connessi all’intervento pubbli-co nelle operazioni di ripubbli-composizione fondiaria. Nell’attuazione del programma la Cassa si avvarrà di una specifica collaborazione con l’INEA per l’uti-lizzazione e lo sviluppo degli strumenti di attuazio-ne (modulistica, piano di gestioattuazio-ne aziendale, con-tabilità, ecc.) e per l’attivazione di un collegamen-to operativo con la rete LEADER e con l’ISMEA per quanto riguarda il supporto tecnico ai rapporti aziende agricole-mercato.

Azioni previste

processi di ristrutturazione e accorpamento fon-diario finalizzati all’incremento della superficie media aziendale

favorire una autonoma imprenditoria giovanile agricola (giovani di età inferiore ai 40 anni) attra-verso l’acquisizione di aziende agricole anche al fine di agevolare la cessazione dell’attività da parte degli imprenditori agricoli di età superiore ai 55 anni (Reg. CEE 2079/92);

interventi di integrazione dell’impresa agricola con il mercato dei prodotti agricoli e alimentare valorizzando le caratteristiche di tipicità dei nostri prodotti agricoli (DOP-IGP) e favorendo la certifica-zione di qualità della stessa producertifica-zione, nonché interventi di trasformazione e confezionamento dei prodotti agricoli;

interventi finalizzati all’utilizzazione di processi pro-duttivi ecosostenibili e ad azioni di valorizzazione e sviluppo degli ambiti rurali;

favorire il consolidamento e miglioramento dei livelli occupazionali e la qualificazione delle unità lavorative.

Beneficiari

Imprenditori Agricoli a Titolo Principale ( I A T P ) come definiti ai sensi del Reg. CE 950/97 preferibil-mente con età compresa tra i 18 e i 40 anni.

Modalità per l’ammissione

Gli interventi di ristrutturazione fondiaria e accor-pamento per essere ammessi al finanziamento devono essere inseriti in progetti globali d’impresa con la predisposizione di un piano di miglioramen-to materiale dell’azienda redatmiglioramen-to con le modalità, gli obblighi e i vincoli previsti dal Reg. CEE 950/97. Pertanto gli investimenti ammissibili sono quelli dettati dall’art. 12 del suddetto regolamento.

Tempi

Non appena il programma verrà approvato da parte della Commissione Europea, la Cassa per la Formazione della proprietà contadina procederà ad emanare opportune disposizioni in relazione alle quali potranno essere presentate le domande di contributo.

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numero 0 ottobre/dicembre 1997

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Legislazioni e fonti normative

I Fondi Strutturali e il Quadro Normativo (Rif. GUCE L 193 del 31.7.93)

Regolamento-quadro Reg. (CEE) n.2081/93. Modifica il regolamento CEE n.2052/88 relativo alle missioni dei Fondi a finalità strutturali, alla loro efficacia e al coordinamento dei loro interventi e di quella della Banca europea per gli investimenti (BEI) e degli altri strumenti finanziari esistenti.

Regolamento di coordinamento Reg. (CEE) n.2082/93. Modifica il regolamento CEE n.4253/88 recante disposizione di applicazione del regolamento CEE n.2052/88, parte riguardante il coordinamento tra gli interventi dei vari Fondi strutturali e quelli della BEI e degli altri strumenti finanziari esistenti.

Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) si prefigge di ridurre le disparità di sviluppo tra le regioni della Comunità. E’ regolamentato dal Reg. (CEE) n.2084/93 che modifica il Reg. (CEE) n.4253/88 recan-te disposizione di applicazione del regolamento CEE n.2052/88 per la parrecan-te riguardanrecan-te il FESR.

Fondo Sociale Europeo (FSE) si prefigge il miglioramento delle possibilità di occupazione nella Comunità. E’ regolamentato dal Reg. (CEE) n.2083/93 che modifica il Reg.(CEE) n.4253/88 recante disposizione di applicazione del regolamento CEE n.2052/88 per la parte riguardante il FSE.

Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia, sezione Orientamento (FEAOG-O) c o n t r i b u i s c e , da un lato, al cofinanziamento dei regimi di aiuto nazionali all’agricoltura e, dall’altro, allo sviluppo e alla diversificazione delle zone rurali comunitarie. E’ regolamentato dal Reg. (CEE) n.2085/93 che modi-fica il Reg. (CEE) n.4253/88 recante disposizione di applicazione del regolamento CEE n.2052/88 per la parte riguardante il FEAOG-O.

Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca (SFOP) Reg. (CEE) n.2080/93 che dispone l’applica-zione del Reg. (CEE) n.2052/88 per quanto riguarda lo Strumento Finanziario della Pesca.

Aggiornamenti ’97 (Rif. GUCE L 142 del 2.6.1997)

Strutture agricole Reg. (CE) n.950/97 Relativo al miglioramento dell’efficienza delle strutture agricole, sostituisce in toto il Reg. (CEE) n.2328/91 e la Direttiva 75/268/CEE, e conferma l’azione comune prevista ai sensi del Reg. (CEE) n.4256/88, attuata dagli Stati membri ed istituita con il Reg. (CEE) n.797/85. Prodotti agricoli Reg. (CE) 951/97 Relativo al miglioramento delle condizioni di trasformazione e di

commercializzazione dei prodotti agricoli. Sostituisce in toto il Reg. (CEE) n.866/90. Questa azione concorre alla realizzazione degli obiettivi 1, 6 e 5b.

Associazioni Produttori Reg. (CE) n.952/97 Riguardante le Associazioni di produttori e le relative Unioni. Vengono abrogati i Regg. (CEE) n.1360/78 e n.746/93.

Il settore agricolo e gli Obiettivi Comunitari

I finanziamenti strutturali, considerando l’intero periodo 1989-1999, ammontano a circa 60 mila miliardi di lire. L’efficacia di questi fondi dipende essenzialmente dalla qualità e dalla pertinenza delle azioni svolte nonchè dalla capacità degli Stati mem-bri, delle Regioni e degli altri possibili beneficiari ad attuarle. Per garantire una sufficiente concentrazione degli interventi sono stati stabiliti sei Obiettivi Prioritari dei quali tre collegati al settore agricolo.

Obiettivo 1 si localizza sull’intero territorio di regioni in ritardo di sviluppo (con PIL/pro capite al di sotto della soglia del 75% della media comunitaria); su tali aree è concentrato il 70% dei finanziamenti messi a disposizione dall’Unione Europea nel periodo di programmazione 1994-99. Le Regioni italiane interessate dagli interventi di questo obiettivo sono Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. La regione Abruzzo dal 31.12.96 non rientra in queste aree.

Obiettivo 5a opera su tutto il territorio regionale ed è finalizzato ad accelerare l’adeguamento delle strutture agrarie nelle prospet tive della riforma della politica agricola comune. Gli interventi realizzabili attraverso tale obiettivo si distinguono in “azioni indiret -te” (Reg. CE 950/97 ex-2328/91) rivolte nei confronti dell’impresa agricola, ed “azioni diret-te” (Reg. CE 951/97 ex-866/90), rivolte alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e della selvicoltura.

Obiettivo 5b opera solo in aree ben definite di regioni situate al di fuori dell’Obiettivo 1. Tali aree sono state individuate prendendo a riferimento unità amministrative (Comuni e Comunità Montane) caratterizzate da uno scarso sviluppo socio economico, valutato in base al PIL (Prodotto Interno Lordo) procapite. Inoltre devono essere soddisfatti almeno due dei seguenti criteri: 1) Tasso elevato di occupazione agricola; 2) Basso livello di reddito agricolo; 3) Bassa densità di popolazione e/o considerevole tendenza allo spo -polamento.

Lo sviluppo rurale e le Iniziative Comunitarie

A favore dello sviluppo rurale e per integrare a questo riguardo l’azione dei Programmi comunitari è stata promossa dalla Commissione Europea l’Iniziativa Leader II.

Leader II “Collegamenti fra azioni di sviluppo dell’economia rurale” è un Iniziativa Comunitaria specifica per lo sviluppo rurale ed interessa tutte le regioni italiane. Attraverso la formulazione di Programmi regionali (PLR) vengono promossi progetti di sviluppo integrato finalizzati allo sviluppo rurale (agricoltura, turismo, ambiente, artigianato, servizi, ecc.), che vengono attuati da parte di soggetti pubblici e/o privati, chiamati Gruppi di Azione Locale (GAL) oppure operatori collettivi (OC).

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La posizione delle Regioni italiane

su AGENDA 2000

Tratto dal documento degli Assessori regionali all’agricoltura su “Agenda 2000” per gli aspetti riguardanti la....

...Coesione e Azioni Strutturali La riduzione degli Obiettivi e delle Iniziative Comunitarie rappresenta in-dubbiamente un approccio positivo verso una maggior trasparenza ed efficienza della missione dei Fondi Strutturali.

A proposito di riformulazione e riduzione degli obiettivi, si esprime una forte preoccupazione per la sostenibilità economica e sociale per l’Italia della prevista riduzione degli interventi strutturali al 35-40% della popolazione e della prevista eliminazione progressiva degli interventi nelle zone dell’ Obiettivo 1), che hanno un PIL superiore al 75%, e 5b.

A fronte di una rigida e, come riportato in Agenda 2000, immodificabile posizione della Commissione, si ha il dovere di proporre l’inclusione di altri parametri, quali per esempio , il livello di disoccupazione, il tasso di spopolamento e l’accessibilità dei territori, per la classificazione delle aree sottese ai citati obiettivi; aree nelle quali si rivela ancora necessario realizzare inter-venti strutturali e infrastrutturali, per i differenti fattori di disparità regionale.

In ogni caso deve essere precisato:

-come si concerta l’azione nelle zone che uscirebbero dall’Obiettivo 1) e dall’Obiettivo 5b) durante il periodo transitorio;

-su quali tipologie di intervento potranno contare le medesime zone a conclusione del periodo transitorio (per non determinare vuoti di interventi come già veri-ficatosi per la Regione Abruzzo con il programma ope-rativo 1994-1996);

-quale sarà il plafond finanziario disponibile per tali aree

Inoltre , si ritiene indispensabile fissare i principi per la individuazione e la perimetrazione delle zone che rien-treranno nell’Obiettivo 2).

Questo quadro solleva preoccupazione anche per quanto riguarda la dotazione delle risorse dei fondi così riformati che potranno essere riservati al settore agrico-lo, in particolare nell’Obiettivo 2, a fronte del prevalere di altri interessi con l’allargamento delle finalità dell’o-biettivo anche al tema del degrado urbano delle gran-di città. Per questo motivo si propone che la parte dello sviluppo rurale venga estrapolata dall’Obiettivo 2) e si preveda la formulazione di un programma che prenda in considerazione tutti gli interventi da realizzare con il cofinanziamento del FEAOG (misure strutturali, misure di accompagnamento e azioni intersettoriali).

Si esprime parere favorevole alla riduzione del numero delle Iniziative Comunitarie, ma si ribadisce che l’inizia-tiva che ha per obiettivo lo sviluppo rurale deve essere ricollocata nel quadro del programma unico di inter-venti per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, con azioni che, sviluppate sull’intero territorio rurale, siano finaliz-zate soprattutto alla fornitura di servizi reali alle impre-se e a impre-servizi di animazione.Si propone che le Iniziative Comunitarie diventino reali strumenti di accompagna-mento delle politiche di coesione, per sostenere proget-ti tesi a miproget-tigare gli effetproget-ti e gli impatproget-ti connessi ad

interventi relativi alla realizzazione di reti transnaziona-le, di infrastrutture e trasporti.

...Politica di sviluppo rurale Si esprime un giudizio negativo sulla constatazione che la politica di sviluppo rurale (preannunciata nella Conferenza di Cork) risulti fortemente ridimensionata, con la conferma di una accentuata attenzione da parte della Commissione verso le politiche di intervento sui prezzi, fortemente set-toriali e di “immediato impatto”, piuttosto che l’apertura verso politiche più globali di sviluppo economico-socia-le, intersettoriali, strutturali e di prospettiva. Le proposte di politica rurale devono essere correlate a quanto for-mulato nell’ambito delle politiche strutturali. Nonostante le ripetute sollecitazioni formulate dall’Italia, nelle nuove proposte di riforma dei fondi non si riscontra alcun riconoscimento della specificità e delle problematiche locali di tipo permanente ascrivi-bili alle condizioni fisico-geografiche: zone montane e isole. In particolare, la montagna continua continua ad essere assimilata alle zone svantaggiate senza rico-noscere ed affrontare la questione della tipologia assai diversa di “svantaggio” di cui essa è portatrice (posizio-ne sostenuta anche da Francia e Austria). E’ proprio su questo pacchetto di politiche che si richiede:

-un espansione dell’impegno finanziario per le misure strutturali per l’assetto del mercato (misure di accom-pagnamento) dovute all’accelerazione della riforma, in modo permanente, cioè anche dopo l’ingresso di nuovi Stati membri.

-il rafforzamento del sostegno al miglioramento delle strutture per la produzione, la commercializzazione dei prodotti, diversificata per tipologia e intensità in base alle peculiarità delle diverse zone rurali a livello regio-nale (zone montane, zone svantaggiate, zone periur-bane, isole).

-il riconoscimento della multifunzionalità dell’agricoltu-ra con un’accentuata flessibilità del FEAOG nel soste-nere azioni anche non strettamente collegate con la produzione agricola (azioni immateriali, servizi alle imprese, ricerca e sperimentazione, ecc.).

...SemplificazioneL’azione comunitaria deve limitarsi alla fissazione delle regole e delle procedure generali, lasciando che, nella gestione delle politiche strutturali, l’attuazione sia decentrata e flessibile per poter consen-tire agli Stati membri e alla Regioni di tener conto delle specificità territoriali e dei differenti assetti istituzionali. In questo modo si esalta il ruolo delle Regioni e degli enti locali nella programmazione dal basso (bottom-up) delle politiche economico-sociali per la valorizzazio-ne delle risorse endogevalorizzazio-ne, defivalorizzazio-nendo le strategie degli interventi per la produzione, per l’occupazione e per l’e-quilibrio sociale ed ambientale.

Ai comitati di Sorveglianza deve esser affidato un ruolo determinante per potersi esprimere sulle proposte di modifica ai documenti di programmazione, preveden-do l’apreveden-dozione della formula del silenzio-assenso da parte dei partners sulle decisioni assunte nei Comitati e i poteri di impugnativa in tempi stabiliti e certi. Ciò al fine di eliminare la pesante sovrastruttura burocratica e ridurre i tempi per l’adozione e l’attuazione delle deci-sioni. Occorre inoltre definire un sistema di gestione uniforme dei diversi fondi.

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numero 0 ottobre/dicembre 1997

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Strumenti della programmazione

La Programmazione

è uno dei quattro principi generali della Riforma dei Fondi Strutturali. Essa stabilisce che l’azione comunitaria sia portata avanti attraverso programmi pluriennali di sviluppo. Si tratta di un processo di concertazione tra le varie parti, Commissione, Stato membro e Regioni, che si svolge per tappe (Programma globale di svi -luppo, Quadro Comunitario di Sostegno, Programmi Operativi) o attraverso il DocUP (Documento Unico di Programmazione)...

PGS i lPiano Globale di Sviluppoè il primo documento di programmazione dei Fondi Strutturali dove lo Stato membro indica alla Commissione Europea gli assi prioritari d’intervento nei diversi campi di azione dei Fondi Strutturali, con riferimento all’arco temporale previsto. Dai Piani globali derivano i Quadri Comunitari di Sostegno.

(art.8 Reg. (CEE) 2081/93)

QCS il Quadro Comunitario di Sostegnoper lo sviluppo e l’adeguamento strutturale delle Regioni in ritardo di s v i l u p p o è il documento di programmazione, elaborato dalla Commissione Europea di concerto con lo Stato membro, che individua gli assi di azione prioritari, i mezzi finanziari e le forme d’intervento. I singoli progetti vengono definiti successivamente nei Programmi Operativi. Il Quadro Comunitario di Sostegno garantisce il coordinamento di tutti gli interventi strutturali comunitari previsti. Esso, all’occorrenza può essere modificato e adattato, nell’ambito della partnership, su iniziativa dello Stato membro o della Commissione di concerto con lo Stato membro, in funzione di nuove informazioni pertinenti e di risultati raccolti durante l’attuazione delle azioni in questione. Il QCS - Obiettivo I Italia (1994-1999), è stato appro-vato dalla Commissione Europea il 29 luglio 1994.

(art.8 Reg. (CEE) 2081/93)

PO Sulla base degli assi prioritari di sostegno contenuti nel QCS, lo Stato membro predispone i P r o g r a m m i O p e r a t i v i (P.O.). Essi contengono specifiche iniziative di sviluppo e la relativa dotazione finanziaria gesti-ta dalle autorità nazionali e regionali. I Programmi Operativi vengono adotgesti-tati dalla Commissione, dopo essere stati presentati dallo Stato membro sotto forma di domanda di contributo. Ogni Programma Operativo può essere articolato in Sottoprogrammi e Misure. La Commissione Europea e gli Stati membri sorvegliano di comune accordo la realizzazione dei P.O. attraverso apposite azioni di moni-toraggio.

I P.O. possono essere regionali plurifondo o multiregionali. I Programmi Operativi Plurifondo sono i Programmi Operativi le cui risorse finanziarie provengono da più Fondi Strutturali, vengono approvati dalla Commissione Europea e sono gestiti a livello regionale. I Programmi Operativi Multiregionali s o n o i programmi operativi che riguardano più regioni, vengono approvati dalla Commissione Europea e sono coordinati a livello centrale.

(art.5 Reg. (CEE) 2081/93)

DocUP In taluni casi i tre livelli di programmazione ordinaria dei Fondi strutturali (PGS, QCS e P.O.) possono esse-re sostituiti dal Docup. Il Documento Unico di Programmazione è lo strumento che le Regioni dell’obietti-vo 5b hanno per impostare un piano di sviluppo rurale zonale (zone obiettidell’obietti-vo 5b) e richiederne il relati-vo contributo per la sua attuazione. Similmente a quanto avviene per il P.O., la struttura del DocUP si articola: in un’analisi del contesto socio-economico che caratterizza le aree oggetto di intervento; in una individuazione delle strategie di sviluppo e degli obiettivi specifici di programma; in una valutazione ex ante dell’impatto economico, occupazionale ed ambientale; in una definizione delle linee di finanzia-mento articolate per assi di intervento e per singole misure. Il DocUP diventa immediatamente esecuti-vo dopo l’approvazione della Commissione Europea.

(art.11bis Reg. (CEE) 2081/93)

SG Le Sovvenzioni Globali costituiscono una forma di intervento alternativa ai Programmi Operativi (P.O.). In questo caso la gestione del contributo viene affidata ad un organismo intermediario, designato dallo Stato membro con l’accordo della Commissione, che suddivide il contributo in singole sovvenzioni da erogare ai beneficiari finali.

(art.5 Reg. (CEE) 2081/93)

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Figura

Tabella 2: Regioni Obiettivo 1 al 30.9.1997  PO Parte FEAOG-O -Asse 4  e Leader II

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