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Habermas

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Academic year: 2021

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Testo completo

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Jürgen Habermas

Etica del discorso, democrazia deliberativa e società

post-secolare

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La modernità: il progetto incompiuto

Habermas si confronta con il rifiuto totale heideggeriano della modernità identificata con il dominio della tecnica, e la critica radicale della modernità – identificata questa volta con il capitalismo – da parte di Horkheimer e Adorno in Dialettica dell’Illuminismo.

Habermas rifiuta il postmodernismo, ritenendole frutto di una posizione

estetizzante …ma anche pericolosa perché il nichilismo in esse implicito svuota di eticità la politica e addirittura ricorda il nazismo.

Per Habermas la democrazia diviene lo strumento di emancipazione per eccellenza in chiave di critica materiale della distorsione sistemica.

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Etica della comunicazione

La comunicazione diviene una sorta di spia delle possibilità emancipative all’interno di una società data.

Di Kant, Habermas riprende nella sua “etica della comunicazione” l’idea di imperativo categorico, ma il senso di questo imperativo viene drasticamente rivisto: non si tratta più di prescrivere ad altri norme che io concepisco come

universali, ma invece di sottoporre all’attenzione generale norme la cui universalità è da testare attraverso il discorso.

L’emancipazione presuppone un discorso purificato in una situazione ideale. Tale primato epistemico ed etico del discorso si traduce poi in politica come centralità del momento democratico.

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Sfera pubblica

Nella sfera pubblica, la discussione pubblica sulle questioni di interesse collettivo dovrebbe essere libera, aperta a tutti, in condizioni di eguaglianza istituzionalmente garantita tra cittadini. Ma il realizzarsi di tale idea viene fortemente ostacolato dalla differenza tra classi, generi sessuali, etnie e culture.

Due soluzioni: (1) il ripristino di una sana sfera pubblica dipende dalla fine dello sfruttamento economico capitalistico (tardo-marxista).

(2) Dato lo iato tra livello positivo della comunicazione e livello normativo della stessa c’è il bisogno di adeguare il livello positivo a quello normativo (kantiano).

Habermas reinterpreta il progetto moderno come eliminazione delle distorsioni

sistemiche imposte alla comunicazione e ai suoi inevitabili presupposti di libertà dal dominio, attraverso l’affermarsi di un modello deliberativo di democrazia.

(6)

Limiti della sfera pubblica

Il limite consiste nella necessità di rappresentare la sfera pubblica come un ideale non vincolato dai reali rapporti di classe, di genere, di dominio di una cultura e di un’etnia sopra le altre.

Per i critici, la sfera pubblica borghese è invece il luogo in cui le differenze di status, genere e classe si confermano e si impongono.

Al tempo stesso, in questa ottica si propone il riscatto della sfera pubblica

borghese non solo rendendola meno opaca alle differenze ma anche attraverso la frammentazione e la partecipazione mirata dei gruppi emarginati (lavoratori,

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Teoria dell’agire comunicativo

Habermas elabora una visione teorica a due livelli: da un lato, una teoria della

razionalità comunicativa fondata sul linguaggio ordinario e i rapporti interpersonali; dall’altro lato, una teoria sistemica imperniata sul modo in cui la modernità

capitalistica si è andata strutturando.

La razionalità habermasiana implica la centralità di una pragmatica universale ispirata al linguaggio ordinario. Il linguaggio è il medium per coordinare le azioni attraverso l’intesa intersoggettiva. In questo modo, il linguaggio è “azione

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Speech acts e consenso universale

La semantica pragmatica in questione adopera come sua struttura teorica l’analisi degli speech acts alla maniera di Austin e Searle. La forza illocutiva degli atti

linguistici spiega la pretesa di validità. Gli atti linguistici divengono in questo modo automaticamente aperture alla pratica della critica e della giustificazione.

Le pretese di validità sono potenzialmente dotate di significato inter-soggettivo. Tutte queste pretese di validità sono sottoposte alla dialettica della critica e della giustificazione nell’ambito del discorso. Nell’azione comunicativa così intesa, gli atti linguistici devono soddisfare pretese di validità che riguardano la sincerità, la giustezza e la verità. Il successo dell’azione comunicativa ha come risultato il potenziale consenso universale.

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Sistema e mondo di vita

La modernità è caratterizzata dalla distinzione tra sistema e mondo della vita, con il corollario che la modernità stessa acquista carattere patologico ove mai

l’insieme dei sistemi – quello economico, quello burocratico, quello legale – colonizzasse il mondo della vita. Nel “sistema” prevale l’azione strategica, nel “mondo della vita” l’azione comunicativa.

L’idea di una colonizzazione del mondo della vita riproduce quella marxiana di reificazione in termini di filosofia del linguaggio. La razionalità sistemica può dare luogo a conseguenze sociali pericolose come instabilità, alienazione, disordine, anomia.

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Etica del discorso

Al centro dell’etica del discorso c’è il cosiddetto “principio di universalizzazione (U)” di derivazione kantiana. Tale principio ci dice che una pretesa di validità morale è

giustificata, se e solo se essa potrebbe ottenere il consenso (qualificato) di tutti gli interessati.

La differenza più evidente da Kant – e da Rawls – è che non si tratta di universalizzare una norma da parte di un soggetto che riflette ma piuttosto di una norma da sottoporre all’attenzione effettiva di tutti gli interessati.

Il principio U appartiene per Habermas ai presupposti logici dell’argomentazione, e non osservarlo implicherebbe una vera e propria contraddizione performativa. In questo modo dal principio U deriva il principio D (del discorso), per cui chiunque accetti di partecipare alla pratica discorsiva accetta comunque di osservare regole di questo tipo.

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La critica del liberalismo e di Rawls

Habermas sottolinea come la scelta dei principi di giustizia in “posizione originaria” presupponga un contesto istituzionale già dato e, in sostanza, una decisione presa in anticipo dalla teoria. Questo tendo ad oscurare il “piano delle procedure democratiche in cui si forma la volontà politica dei cittadini liberi ed eguali”.

Al contrario dal tentativo liberale e rawlsiano di “neutralizzare” la politica, per Habermas, qualsiasi analisi approfondita della politica non può prescindere dalla discussione su questioni di verità e ragione.

Perché? (1) Non possiamo attenderci da cittadini ragionevoli alcun ‘consenso per intersezione’ indipendente dalle diverse concezioni del mondo abbracciate da

ciascuno di loro. (2) L’uso pubblico della ragione presuppone la piattaforma comune di un consenso politico fondamentalmente già raggiunto.

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Critica del repubblicanesimo

“Secondo la concezione repubblicana la politica non si riduce alla funzione di mediazione, ma è piuttosto costitutiva dell’intero processo di socializzazione. Per “politica” s’intende la forma di riflessione di una vita etica sostanziale – il medium attraverso cui i membri di una naturalistica comunità solidale prendono coscienza della loro reciproca dipendenza, e attraverso cui i cittadini dello Stato perfezionano e sviluppano intenzionalmente, sul piano politico, i rapporti ereditati di

riconoscimento reciproco, trasformandoli in un’associazione di liberi ed eguali consociati giuridici.”

Obbiezione: L’ispirazione rousseauiana rende impraticabile il pluralismo. Perciò, la posizione repubblicana, per il suo fondamento etico più che politico, risulterebbe inadeguata al livello di una società post-metafisica.

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La democrazia deliberativa (Fatti e norme)

La democrazia deliberativa è d’accordo con il repubblicanesimo nel portare in primo piano il processo politico di formazione dell’opinione e della volontà, senza però intendere come qualcosa di secondario la costituzione dello Stato di diritto. Rispetto al liberalismo essa consente di percepire problemi nuovi in maniera più acuta, condurre discorsi di autochiarimento in maniera più ampia ed espressiva, articolare identità collettive e interpretazioni di bisogno in maniera più libera.

Secondo la teoria del discorso, il successo della politica deliberativa non dipende dall’agire unanime, o dall’idem sentire, della cittadinanza, bensì

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Dalla Teoria dell’agire comunicativo a Fatti e norme

Habermas rimprovera sia a liberali sia a repubblicani di sottovalutare l’importanza dello stato e del diritto nei processi di formazione della volontà politica democratica.

Critica: Questo Habermas statalista e positivista contrasta, però, almeno prima facie, con l’Habermas più tradizionale, anti-funzionalista e critico dei sistemi in nome delle esigenze dimenticate del “mondo della vita”.

Risposta: Comunque in una visione emancipatoria, basata su un modello evolutivo di psicologia sociale, le interazioni tendono a essere razionalizzate attraverso discorsi. In questo modo, l’universalizzazione discorsiva vale sia per il diritto (sistema) che per la morale (mondo di vita), e unifica tendenzialmente i due pur distinti domini.

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Critica della democrazie deliberativa

Esempi parità di genere/discriminazione razziale: Non interessa l’iter che consente un’estensione democratica dall’interazione informale al discorso pubblico. Interessa piuttosto l’esigenza di eguaglianza, libertà e emancipazione, tipica della posizione liberale classica. Contano i risultati in termini di emancipazione (liberale) e non le procedure democratiche (deliberative).

Nell’interpretazione di Habermas, la validità del progetto giuridico-politico moderno è in sostanza bifronte: da un lato, corrisponde all’adesione fattuale alle norme; dall’altro, presuppone un’accettazione normativa basata su principi.

Obbiezione: Il tentativo di conciliare l’astrattezza del liberalismo normativo con il

realismo giuridico rischia di mettere assieme due mondi incomunicabili. Il trait d’union sarebbe la politica democratica, ma questo appare utopico.

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Patriottismo costituzionale

Il nazionalismo confligge con l’universalismo implicito in tutta la filosofia di

Habermas.I legami nazionali sono affettivi e emotivi, comunque pre-discorsivi e quindi incompatibili con la visione politica basata sulla teoria dell’agire

comunicativo e sulla pragmatica del discorso.

Perciò Habermas adotta l’idea provocatoria secondo cui l’unica forma di

patriottismo ammissibile ha natura costituzionale. Il patriottismo costituzionale si basa sull’idea che la lealtà del cittadino nei confronti dello Stato o di altre istituzioni sovranazionali (come l’Unione Europea), dipende dai valori di una costituzione liberal-democratica, svincolata da qualsiasi cultura nazionale.

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Cosmopolitismo moderato

Habermas si mostra ottimistico sulle possibilità di un ordine globale fondato sulla democrazia, anche se del cosmopolitismo non ha mai fatto proprio il punto di vista filosofico centrale e cioè che l’ordine mondiale non è fondato sui rapporti tra stati ma su quelli tra individui.

La costituzionalizzazione progressiva dei diritti umani che Habermas promuove sta comunque in conflitto con il fatto che legittimazione ultima sia data dalla volontà democratica dei vari demoi.

Possibile risposta: Istituzioni globali e istituzioni statali marciano in sintonia.

Obbiezione: Non è chiaro come i diritti umani e la legislazione democratica possono ben convergere a livello globale, dove mancano le procedure democratiche.

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Postsecolarismo e postmetafisica

Con lo sviluppo dell’etica del discorso, i concetti religiosi prendono più spazio come retroterra della formazione dei concetti politici nell’ambito della sfera

pubblica. Divengono importanti se non altro perché in un universo post-metafisico sono parte integrante del condiviso mondo della vita.

Habermas riconosce alla religione un ruolo indispensabile nell’ambito dello

sviluppo del pensiero politico. Sempre più nel mondo industrializzato e pervaso dalla scienza, in un’età di disincanto, la religione assume il ruolo di deposito di ideali e credenze che finiscono con il costituire il retroterra dell’uso pubblico della ragione (postsecolarismo).

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