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[Recensione a] Gregorio Magno e l'eresia: tra memoria e testimonianza: atti dell'incontro di studio delle Università degli Studi di Perugia e di Lecce con la collaborazione della Fondazione Ezio Franceschini e della Società Internazionale per lo Studio de

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Lai, Andrea (2011) [Recensione a] Gregorio Magno e l'eresia:

tra memoria e testimonianza: atti dell'incontro di studio delle

Università degli Studi di Perugia e di Lecce con la collaborazione

della Fondazione Ezio Franceschini e della Società

Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino. Perugia, 1-2

dicembre 2004, a cura di Antonino Isola. Sandalion, Vol. 32-33

(2009-2010 pubbl. 2011), p. 359-363.

http://eprints.uniss.it/7424/

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Università degli Studi di Sassari

Dipartimento di Scienze Umanistiche e dell' Antichità

Per scambi e Riviste: gmpintUs@uniss.it

SEGRETERIA DI REDAZIONE Maria Teresa Laneri Anna Maria Mesturini Giovanna Maria Pintus

Anna Maria Piredda

Dipartimento di Scienze Umanistiche e dell' Antichità Piazza Conte di Moriana, 8 - 07100 Sassari

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~ÀMlIALIIII.M

QUADERNI DI CULTURA CLASSICA, CRISTIANA E MEDIEVALE

a cura

di

Antonio M. Battegazzore, Luciano Cicu e Pietro Meloni

ROBERTO NICOLAI, Prima del processo: logiche giudiziarie nell'

Orestea

D

MAURIZIA MATTEUZZI, A proposito di un

aprosdoketon

aristofaneo

(Nub.

1496) O

GIANCARLO MAZZOLI,

Il

vino nella commedia di Plauto

D

GIUSEPPINA MAGNALDI,

I

codici J

($)

e il testo delle

Partitiones oratoriae

di

Cicerone

D

LUCIANO CICU, Mimografi, mimi e mime nell'età imperiale

D

SILVANA FASCE,

Il

sogno nel

De feriis Alsiensibus

di Frontone

O

PAOLO

MASTANDREA, Variazioni sul tema, varianti nel testo. Note di lettura a Gellio e

a Macrobio

D

GIOVANNA MARIA PINTUS, Donato e Ottato nel

De viris

il/ustri-bus

di Girolamo O CARLA Lo CICERO,

Confessio paenitentiae

(intorno a

Rufin.

Basi/. Horn.

II

169

L.C.) O PIETRO MELONI,

Le beatitudini evangeliche

nella visione dei Padri della Chiesa O MARIA TERESA LANERI, Lorenzo Zane,

De difficil/ima doctrinae palma capescenda.

Tradizione del testo ed edizione

O

CLAUDIO BEVEGNI, Gli estratti dei

Moralia

di Plutarco nel manoscritto

poli-zianeo BNCF

II

I

99 D

ANNA MARIA PlREDDA, Le orme di Cristo sui sassi del

Cedron nel

Discurso

di Francisco Roca D LORIANO ZURLI, Ignote

schedae

Divionenses

di

D~Orville

O SOTERA FORNARO,

L~ombra

di Omero: ricezioni

omeriche nelle letterature romanze O FERRUCCIO BERTINI,

Phaedr.

I 4

dal-l~antichità

latina all'epoca contemporanea

O

Recensioni, schede e cronache

(5)

EDeS

Editrice Democratica Sarda Piazzale Segni, 1 - Te!. 079.262236 - Sassari

ISBN 978-88-6025 -141-1

Stampa TAS Srl Tipografi Associati Sassari

Zona Industriale Predda Niedda Sud, strada n. lO Te!. 079.262221 - Fax 079.5623669

SASSARI Anno 2011

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Recensioni, schede e cronache

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Gregorio Magno e l'eresia. Tra memoria e testimonianza. Atti dell'incontro di studio delle Università degli Studi di Perugia e di Lecce con la collaborazione della Fondazione Ezio Franceschini e della Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino. Perugia, ·1-2 dicembre 2004, a cura di Antonino Isola, Firenze, SISMEL - Edizioni del Galluzzo, 2009 (Archivum Gregorianum, 16), VIII + 178 pp.

TI volume raccoglie gli Atti dell'incontro di studio organizzato nell'ambito delle ini-ziative per le celebrazioni del XIV Centenario della morte di Gregorio Magno (604-2004) e gode del patrocinio del Comitato Nazionale omonimo.

Nella Premessa (pp. VII-VIII), il curatore sottolinea che fin dai primi secoli «la pagina degli scrittori cristiani è [ ... ] intessuta variamente di problemi dottrinali» (p. VII). Quella di Gregorio non fa eccezione, ma non vi si registra che una sensibilità moderata verso tali questioni. È forse per questo motivo che finora il rapporto fra Gregorio e l'eresia non ha ricevuto una trattazione esaustiva da parte della comunità scientifica. TI convegno dunque si pone come obiettivo quello di sollecitare gli studiosi alla riflessione sullo spessore polemistico del grande papa.

La miscellanea consta di dieci saggi.

li primo contributo porta la firma di Claudio Leonardi (Gregorio Magno, le Omelie sui Vangeli e la tradizione cristiana, pp. 3-16). Vi si propone una lettura delle Homiliae

XL in Evangelia come un punto di snodo significativo della tradizione cristiana fra la Tarda Antichità e l'Alto Medioevo. Nel saggio vengono isolati alcuni temi

fondamenta-li

della predicazione gregoriana: oltre al carattere spirituale e mistico, in essa si delinea chiaramente l'intento di guidare le anime dei fedeli al raggiungimento della perfezione. Alla base di una trasformazione di sé tanto radicale, Gregorio pone l'esercizio del-l'umiltà e della carità inscritto in un contesto di continua e profonda contrapposizione fra terra e cielo, carne e spirito, uomo e Dio. Da ciò discende un'altra tematica, anch'essa molto presente nelle Homiliae: la centralità dell'anima rispetto al corpo. Tale concezione, inserita nel solco della tradizione origeniana, non solo ha influenzato tutto

il primo millennio medievale, ma conferisce agli scritti del papa un <<lieve sapore

semi-pelagiano, l'eresia tipica del monachesimo occidentale» (p. 13). Gregorio riscatta tutta-via se stesso affermando che «la morte psicologica e spirituale del sé positivo» e

«il

navigare allargo senza bussola, abbandonati a Dio come alla sola invisibile guida, sen-za nessuna autocomprensione o autoidentità» (ibidem) sono una libera scelta d'amore dell'uomo verso

il

Cristo risorto. li merito di questo grande vescovo di Roma risiede nell'essere riuscito a trasmettere, attraverso e nonostante la sua forte vocazione mona-stica, i misteri più alti di Dio con parole semplici e chiare, di aver ripensato e rivissuto l'intera tradizione cristiana affinché ogni persona potesse non solo comprenderla ma anche farla propria.

Nel secondo contributo, Giuseppe Cremascoli (Pagani, ebrei ed eretici nel «regi-men animarum» di Gregorio Magno, pp. 17-31) propone una panoramica della prassi pastorale gregoriana nei confronti di pagani, ebrei ed eretici, sulla base dei dati offerti dall' epistolario. I criteri seguiti sono sempre di ordine pratico e ispirati a grande mode-razione. La grazia divina non è sufficiente e occorre collaborare con Dio, trovando i mezzi adatti perché i pagani si convertano (è il caso, ad esempio, delle epistole a Pietro di Aleria, a Gennaro di Cagliari e ai nobili e possidenti dell'isola di Sardegna: Reg. ep.

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Recensiom: schede e cronache

VIII 1, IX 205 e IV 23) o almeno non si scatenino in tutta la loro barbarie. Nei rapporti con gli ebrei era bandita ogni forma di coercizione alla fede; il proselitismo doveva essere demandato piuttosto alla predicazione, alla quale era affidato

il

compito di mostrare che quanto veniva insegnato derivava dalle loro stesse Scritture (significativo è, fra gli altri, il caso della restituzione al culto sinagogale del tempio ebraico di Cagliari, usurpato illecitamente da un neoconvertito: Reg. ep. IX 196). Quanto agli ere-tici, Gregorio nel trattare con loro non si addentra nel dibattito teologico: egli avverte soprattutto il pericolo e le sofferenze causate dalle devianze dottrinali, le lacerazioni derivanti dallo scisma tricapitolino e i disordini provocati dal donatismo in Africa. Importa rimarcare come il papa non manchi mai di esortare tutte le parti in causa a comportamenti improntati alla massima sobrietà e a una più cauta moderazione. Si rilevano la fiducia e le aspettative di collaborazione riposte dal pontefice nei vescovi e nei poteri locali, richiamati continuamente all'adempimento dei propri doveri (si veda a questo proposito la lettera inviata a Spesindeo, governatore della Sardegna, perché il

funzionario prestasse il proprio aiuto al vescovo Vittore: Reg.

ep. XI 12).

Il terzo studio si deve alla penna di Francesco Santi (Gregorio Magno e le divergen-ze dottrinali sul tema dell' origine dell' anima. Osservazioni sulla lettera di Gregorio a Secondino [«Registrum Epistularum» 9, 148],.pp. 33-45).

L'A.

compie una lettura criti-ca dell'ultima sezione dell'epistola inviata dal papa al monaco recluso (Reg. ep. IX 148). Il testo in questione veicola una significativa presa di posizione del pastore della Chiesa di Roma a proposito dell'origine dell'anima umana. Nell'ambito dell'opposizio-ne fra le teorie creazioniste e traduciadell'opposizio-ne, Gregorio sembra contestare immediatamente le prime, ma individua alcuni punti deboli anche nelle seconde. Come già Agostino, egli avverte l'opportunità di sospendere il giudizio e constata il limite in sito in ogni antropologia filosofica. L'unico punto fermo è costituito dalla necessità del battesimo per la salvezza dell'anima. La lettera 148 tocca anche un altro tema teologico importan-te, quello dei Tre Capitoli.

L'A.

propone di sfumare la tesi secondo la quale l'atteggia-mento moderato del pontefice rispetto alla questione tricapitolina sarebbe da ricercare in una questione di opportunità politica: anche in un'epistola a carattere confidenziale come è quella indirizzata a Secondino, Gregorio sottolinea che a determinare lo scisma siano state ragioni personali degli scismatici e contingenze storiche, non già elementi di

qualche rilevanza dottrinale. Nella sezione conclusiva del contributo viene posta in rilievo la fortuna della posizione espressa in questa lettera; fortuna dovuta soprattutto a una ripresa del tema da parte di Isidoro di Siviglia.

Marcello Marin (Gli eretici fra realtà e simbolo nei «Moralt'a in Iob», pp. 47-62) offre una lettura in chiave eresiologica dei Moralia in Iob, la trattazione gregoriana più completa, sebbene non organica, sul tema dell'eresia. Il papa, servendosi dell'interpre-tazione tipologica e allegorica e ricorrendo spesso all' etimologia dei nomi propri, rileg-ge in prospettiva cristiana il libro veterotestamentario di Giobbe. I tre amici dello sven-turato protagonista, Elifaz, Baldad e Sofar, raffigurano gli eretici. Proprio a partire dal loro profilo e dall' atteggiamento mantenuto da Giobbe nei loro confronti, l'A. intesse la sua lettura dei Moralia. Il giudizio di Gregorio sugli eretici è di natura prevalente-mente spirituale e morale: egli infatti non manca di riconoscere loro comportamenti talvolta degni di lode e, sulla scorta di san Paolo (<<oportet et haereses esse»: lCor 11, 19), di attribuire loro persino una funzione provvidenziale. Benché rimanga come

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pun-Recensiom: schede e cronache

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to fermo la convinzione che agli eretici resti preclusa la possibilità di una corretta inter-pretazione delle Scritture, nel pontefice non viene mai meno la speranza in un loro ritorno alla piena comunione con la Chiesa; per questo occorre lavorare, costruire, pre-gare.

L'A. del quinto saggio, Mauro Donnini (<<Arrianae hereseos damnatio» nei «Dialogi» di Gregorio Magno, pp. 63-79), esegue un'analisi delle strutture narratologi-che, dei mezzi espressivi, dei temi e dei motivi letterari di cinque episodi narrati da Gregorio nei Dialogi. Sebbene quest'opera non contenga una trattazione sistematica sull'arianesimo, in essa è ben presente la ferma condanna di questa eresia. I fatti esami-nati dallo studioso riguardano cinque casi di vessazioni compiute da personaggi di fede ariana: il crudele Zalla, ammansito da san Benedetto; il vescovo longobardo colpito da cecità per aver tentato di impossessarsi di una chiesa a Spoleto; i Vandali che tagliarono la lingua ad alcuni vescovi cattolici; Leovigildo, re dei Visigoti, che fece uccidere il figlio convertitosi alla fede cattolica; e il feroce re Teoderico. TI nuovo modello di per-secutore eretico è costantemente costruito sulla falsariga dell'antico perper-secutore paga-no; egli è ritratto come antimodello della perfezione cristiana (avaro, bramoso di rapi-na, crudele, oppressore dei deboli ecc.). La variegata dislocazione geografica degli eventi citati (Italia, Spagna, Africa) e la minuziosa enumerazione delle nefandezze compiute sono mirate a rimarcare la notevole diffusione dell' eresia e a sensibilizzare il pubblico circa l'improrogabile necessità di contrastarla.

Alessandra Di Pilla (Il manicheismo nelle opere di Gregorio Magno, pp. 81-106) fir-ma il sesto contributo che si articola in due sezioni. La prifir-ma di esse raccoglie una disa-mina degli accenni alla dottrina dualista rintracciabili nell' epistolario del pontefice. In particolare vengono prese in esame le due missive inerenti a questioni disciplinari, indirizzate rispettivamente a Giovanni vescovo esule dell'Illirico (Reg. ep. II 31) e a Cipriano diacono rettore del patrimonio della Chiesa di Siracusa (Reg. ep. V 7), e le sei epistole riguardanti il processo contro il monaco Anastasio di Licaonia (Reg. ep. III 52, V 44, VI 14, VI 65, VII 31 e IX 136) dove l'eresia è nominata esplicitamente solo una volta (Reg. ep. VI 14). Nelle lettere inviate a Giovanni e Cipriano, i Manichei sono ritratti come una realtà ancora tanto residuale e sfuggente da non costituire per il papa una preoccupazione impellente. La seconda sezione, invece, offre un regesto dei richia-mi al manicheismo leggibili nelle altre opere gregoriane, nei Moralia in lob in particola-re. Emerge una conoscenza dei fondamenti della dottrina eterodossa nell'ambito di un'esposizione semplificata, ma che ben si armonizza con il taglio non speculativo del-l'opera esegetica.

Nel settimo articolo (11 «vigor legis» e la perversità degli eretici: dalla tradizione giu-ridica romana al «Decretum Gratiani», pp. 107-116), Lisania Giordano analizza alcuni degli importanti loci giuridici posti a fondamento del pensiero e dell'azione di Gregorio in materia di eresia. TI pontefice, fermamente convinto dell'unicità dottrinale del mes-saggio cristiano, ispira costantemente il proprio agire a una sintesi fra riflessione bibli-ca e patrimonio giuridico teodosiano-giustinianeo. Ne è un esempio signifibibli-cativo l'epi-stola del 594 a Pantaleone, prefetto del pretorio d'Africa (Reg. ep. IV 32): in essa l'inte-gritas /idei e il vigor legis sono gli elementi fondamentali per combattere la devianza dottrinale. TI compito fondamentale dei religiosi è quello di preservare la caritas unita-tis, l'unico criterio capace di assicurare stabilità alla Chiesa. Le elaborazioni

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Recensiom: schede e cronache

ne, filtrate dalle assemblee conciliari e dal Decretum Gratiani, concorsero allo struttu-rarsi della Chiesa quale istituzione unica, cattolica e universale.

L'ottavo contributo è dovuto a Emanuela Prinzivalli (La polemica antieretica di Gregorio in merito al destino ultimo dell'uomo, pp. 117-130).

L'A.

affronta due proble-mi escatologici fondamentali: quello relativo alla resurrezione della carne, al centro della polemica con il patriarca Eutichio di Costantinopoli (Morali a in 10b 14,72-74), e quello attinente alla salvezza degli uomini vissuti prima della venuta di Cristo, oggetto di una missiva indirizzata al presbitero Giorgio e al diacono Teodoro di Costantinopoli

(Reg. ep. VII 15). Per quanto concerne la questione della resurrezione della carne, Gregorio impiega fra le altre prove anche il passo in cui l'evangelista Matteo narra che, subito dopo la resurrezione di Cristo, molti defunti resuscitarono dai loro sepolcri e apparvero a numerosi testimoni nella città di Gerusalemme (Mt 27, 52-53); interpre-tando il passo alla lettera, il papa non si accorse però che tale miracolo, obbligando i congiunti dei resuscitati a non restare nell'incredulità, avrebbe finito per negare peri-colosamente il libero arbitrio dell'uomo. La studiosa sottolinea, tuttavia, come le diffi-coltà che la speculazione dottrinale di Gregorio talvolta presenta non siano altro che il riverbero delle carenze di un'intera epoca. Tali carenze si registrarono soprattutto a discapito del dialogo con l'Oriente greco.

Enrico Menestò (I Longobardi nell'epistolario di Gregorio Magno, pp. 131-146) compie una riflessione generale su un tema ampiamente dibattuto: l'evoluzione dei rapporti politici tra la Roma gregoriana e i ducati longobardi di Spoleto e Benevento, ossia il cosiddetto «problema longobardo». La storiografia ha offerto interpretazioni differenti del contegno mantenuto dal papa in rapporto allo stanziamento nella Penisola italica di questo popolo germanico: secondo alcuni studiosi esso costituiva per Gregorio un problema esclusivamente politico-militare, secondo altri, invece, il ponte-fice serbava

fm

dall'inizio un progetto missionario ben preciso finalizzato alla sua con-versione dal paganesimo idolatra e dal cristianesimo ariano. Le osservazioni dell'A., confortate soprattutto dalla testimonianza del Registrum epistularum, confermano che una soluzione alla questione resta ancora da scrivere.

Chiude la raccolta il saggio di Donatella Scortecci (Edifici di culto di età longobarda nell'epistolario di Gregorio Magno, pp. 147-159). La studiosa propone una serie di esempi tratti dall'epistolario, atti a dimostrare l'importanza della testimonianza grego-riana a sostegno della ricerca archeologica. È

il caso, ad esempio, della memoria di

crolli, distruzioni e restauri, e dell' attestazione della prassi di deporre le reliquie dei martiri anche in ambito urbano in prossimità dell'insula episcopalis, in particolare pres-so il fonte battesimale. Tutti questi aspetti, pertinenti all'evoluzione architettonica delle città in epoca altomedievale, non sarebbero altrimenti documentabili. La lettura delle missive del papa assume quindi un ruolo primario nell'interpretazione di dati materiali di per sé muti.

Antonino Isola, nella sua Conclusione (pp. 161-164), dopo aver osservato come l'opinione comune assegni a Gregorio Magno «un ruolo del tutto marginale sul piano speculativo, in un'epoca per altro non attraversata da grandi controversie dottrinali» (p. 161), sottolinea che il convegno perugino ha favorito una verifica dell'apporto dot-trinale del grande papa. Ci si è chiesti se il sessantaquattresimo successore dell'aposto-lo Pietro abbia lasciato la propria impronta nell' evoluzione del pensiero speculativo, o

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se non sia stato piuttosto «un semplice traghettatore di acquisizioni pregresse» (p. 162). Oltre la conferma dello spirito intimamente monastico di Gregorio - un uomo «pronto a testimoniare con il 'martirio bianco' l'amore di Dio» (ibidem) -, sul versante relativo alle questioni prettamente dottrinali, è emerso anche che egli non si impegnò «tanto a contestare dialetticamente le trame dell'eterodossia di turno, memoria o testi-monianza che fosse, quanto a delineare la tipologia dell' eretico, demonizzandone la figura mediante i cento volti della sua perniciosità. Egli ha trattato insomma più degli eretici che delle eresie» (ibidem). Tutto ciò non può destare meraviglia, soprattutto se si attribuisce il giusto peso ai gravami politico-amministrativi legati all'ufficio di vesco-vo diRoma, in un periodo travagliato come

fu

quello vissuto da questo grande prota-gonista della storia.

li

volume è corredato dagli Indici (pp. 167-178): delle fonti, degli autori moderni e delle citazioni bibliche.

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