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eBook per la Scuola | A. Diotti, S. Dossi, F. Signoracci | Res et fabula 2 - Letteratura, antologia, autori latini | SEI

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Academic year: 2021

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(1)

III

Indice

2

L’ETÀ DI AUGUSTO

L’affermazione del principato

4

Gli eventi, la società, la cultura

4 I nodi della storia

4 Dalla repubblica al principato: un problema istituzionale 5 La riorganizzazione dello Stato e la politica estera 7 La crescita economica e il nuovo ruolo delle province 7 in sintesi

8 Società e cultura

8 Apparato burocratico e modificazioni sociali 8 La politica culturale di Augusto

8 Il ruolo delle arti figurative: il “caso” dell’Ara Pacis 10 La carta di Agrippa

10 Il rapporto con gli intellettuali e il ruolo di Mecenate 10 La repressione del dissenso

11 in sintesi

12 Pubblico, generi letterari e scrittori nell’età di Augusto

12 I circoli culturali 13 Il circolo di Mecenate 14 Il circolo di Messalla Corvino 14 Il circolo di Asinio Pollione 15 Le occasioni della letteratura 15 Augusto scrittore

16 Il rapporto con i modelli greci e lo sviluppo dei generi letterari 18 La lingua

18 Varietà poetica e lingua tecnica 19 in sintesi

20 LE PAROLE DELL’ARTE

22

Publio Virgilio Marone

22 L’autore 22 La vita 24 in sintesi 24 L’opera 24 LE BUCOLICHE 24 I temi

(2)

Indice

IV

24 I contenuti dei Bucolica

26 Cronologia e struttura

27 Il genere bucolico: il modello teocriteo 29 I rapporti con il neoterismo

29 Gli elementi di originalità

31 Lo stile

31 in sintesi

32 LE GEORGICHE

32 La struttura

32 I contenuti dei Gheorghikà

33 Genesi e fonti

34 Il complesso rapporto con Lucrezio 36 Pubblico e ideologia

38 Il finale 39 in sintesi

40 L’Eneide

40 L’epica nella società augustea 41 I problemi connessi alla stesura

41 L’argomento e la struttura: un nuovo modello di epica 42 I contenuti dell’Aeneis

44 Un codice innovato

46 Rapporto tra mito e storia: l’ideologia del principato

47 Il Fatum

47 La riflessione sulla sofferenza 49 Enea, eroe della pietas 50 Un’enciclopedia di valori 51 Lo stile 52 in sintesi 53 L’Appendix vergiliana 54 in sintesi 55 La fortuna 56 in sintesi 57 Indicazioni Bibliografiche 58

Percorsi antologici

59 1.La complessa relazione tra Arcadia e Storia 59 TESTO1(LAT):Titiro e Melibeo (BucolicaI)

65 scheda lessicale:Quincunx

66 Approfondimento:L’Arcadia “lirica” delle Bucoliche

68 Analisi del testo

69 TESTO2(LAT):L’addio alla patria (BucolicaIX) 75 Analisi del testo

76 TESTO3(ITA):Felix, qui potuit rerum cognoscere causas(Gheorghikà II, 458-502)

77 Approfondimento:Virgilio tra epicureismo e religiosità

78 TESTO4(LAT):Il vecchio di Corico (Gheorghikà IV, 116-138)

80 TESTO5(LAT/ITA):L’epilogo delle Georgiche (Gheorghikà IV, 559-566)

81 TESTO6(LAT):Il regno di Evandro, realizzazione dell’Arcadia nella storia (Aeneis VIII, 306-369) 86 per il rilevamento delle competenze

(3)

Indice

V

88 2.Il destino di Roma e dell’umanità 88 TESTO1(ITA):Il canto di Sileno (BucolicaVI)

91 TESTO2(LAT):Un puer per un mondo nuovo (BucolicaIV) 97 Analisi del testo

98 TESTO3(LAT/ITA):Il proemio dell’Eneide (Aeneis I, 1-11)

99 TESTO4(ITA):Cercate l’antica madre (Aeneis III, 73-98; III, 163-168) 100 TESTO5(LAT):Il destino di Roma (Aeneis VI, 847-853)

101 TESTO6(LAT):L’elogio dell’Italia (Gheorghikà II, 136-176) 104 Analisi del testo

106 Approfondimento:L’Italia, antica madre

107 TESTO6(ITA):La società delle api (Gheorghikà IV, 149-227) 108 riepilogo del percorso

109 Approfondimento:La società perfetta delle api

110 3.La potenza dell’amore

110 TESTO1(ITA):La potenza dell’amore (Gheorghikà III, 209-244) 111 TESTO2(ITA):Omnia vincit Amor(BucolicaX)

114 TESTO3(LAT):Il mito di Orfeo ed Euridice (Gheorghikà IV, 450-527) 118 scheda lessicale:Manes

120 Analisi del testo

122 TESTO4(LAT): Il furor di Didone abbandonata (Aeneis IV, 296-330)

124 Approfondimento:Il furor contrapposto al labor

126 TESTO5(LAT):Il suicidio di Didone (Aeneis IV, 584-665) 133 Analisi del testo

134 TESTO6(LAT):Enea e Didone: l’incontro nell’Ade (Aeneis VI, 440-476) 137 scheda lessicale:Nemus

137 Analisi del testo

138 per il rilevamento delle competenze 139 4.L’incombere della morte

140 TESTO1(LAT):Il sacrificio di Laocoonte (Aeneis II, 199-227)

142 Approfondimento:Il sacrificio “necessario”

143 TESTO2(ITA):La morte di Priamo (Aeneis II, 506-558) 145 TESTO3(LAT):Il giovane Marcello (Aeneis VI, 854-886) 147 TESTO4(LAT):Eurialo e Niso (Aeneis IX, 176-198; 404-445) 149 scheda lessicale:Vinum

152 TESTO5(ITA):La vergine Camilla (Aeneis XI, 768-831)

154 Approfondimento:Le Amazzoni e le donne romane

155 riepilogo del percorso 156 Il genere letterario

Percorso on line

157

Filosofie a Roma

a cura di Maria Monteleone Due intellettuali alla scuola di Epicuro

Orazio e Virgilio fra il modello di vita Epicuro e il richiamo della civitas, 158 – Il poeta fra vita di cam-pagna e vita di città, 158 - La voce delle fonti, 158, 159, 160 – Il poeta dalla vita di campagna alla propaganda politica, 160 - La voce delle fonti, 161

SEGNI E PRODIGI NEL VIAGGIO DI ENEA

TESTO1(LAT):L’apparizione di Ettore (Aeneis II, 268-297) TESTO2(ITA):L’incontro con Elena (Aeneis II, 567-588) TESTO3(ITA):L’apparizione di Venere (Aeneis II, 589-633) TESTO4(LAT/ITA):La fiamma sul capo di Iulo (Aeneis II, 679-720) TESTO5(LAT/ITA):I Penati di Troia parlano a Enea (Aeneis III, 147-191)

(4)

Indice

VI

162

Quinto Orazio Flacco

162 L’autore

162 La vita 163 in sintesi

164 L’opera

164 La cronologia delle opere 164 L’Ars poetica

165 Gli Epòdi

167 LE SATIRE (O SERMONES)

167 Caratteri del primo libro dei Sermones 167 I contenuti del Ilibro dei Sermones 169 Il secondo libro

169 I contenuti del IIlibro dei Sermones

171 Lo stile 171 in sintesi

172 LE ODI

172 L’Alceo romano

173 Il rapporto con gli altri modelli greci 173 Il motivo dell’ego primus

174 I filoni tematici delle Odi 176 Le forme metriche 176 Motivi ricorrenti 177 I fondamenti ideologici 179 Lo stile 179 in sintesi 180 Le Epistole 181 La fortuna 182 in sintesi 183 Indicazioni Bibliografiche 184

Percorsi antologici

185 1.Il percorso esistenziale del poeta e il suo mondo 185 TESTO1(ITA):Gli insegnamenti paterni (SermonesI, 4, 103-143)

186 TESTO2(LAT/ITA):La favola del topo di campagna e del topo di città (SermonesII, 6, 79-117) 188 TESTO3(LAT):Ibam forte via sacra(Sermones I, 9)

195 Analisi del testo

196 Approfondimento:La dimensione universale della poesia oraziana

197 TESTO4(ITA):Un invito a Mecenate (Carmina I, 20)

197 TESTO5(ITA):Un componimento augurale per Virgilio (Carmina I, 3) 198 TESTO6(ITA):Un “propemptikón a rovescio” (Epodon liber 10)

199 Approfondimento:Il genere del propemptikón

200 per il rilevamento delle competenze 200 2.Exegi monumentum aere perennius 201 TESTO1(ITA):Ars poetica(EpistulaeII, 3 passim)

202 TESTO2(LAT):Maecenas atavis edite regibus(Carmina I, 1) 204 scheda lessicale:Mercator

205 scheda lessicale:Vates 206 Analisi del testo

(5)

Indice

VII

208 TESTO4(ITA):È la poesia il dono più grande (CarminaIV, 8) 209 TESTO5(LAT):Exegi monumentum aere perennius(Carmina III, 30) 210 riepilogo del percorso

211 Approfondimento:Il segno della piramide

212 3.Una poesia allusiva ed esemplare

212 TESTO1(LAT):Rapiamus, amici, occasionem de die(Epodon liber 13) 215 TESTO2(LAT):L’uomo integro non ha bisogno di armi (CarminaI, 22) 216 scheda lessicale:Fabulosus,a,um

217 Approfondimento:Un esempio di arte allusiva in Orazio: l’ode 22 del primo libro

218 TESTO3(LAT):Solvitur acris hiems(Carmina I, 4)

220 scheda lessicale:I termini hiems, mensis, lucus e immolare 221 TESTO4(LAT):Un’allegoria dello stato (Carmina I, 14) 223 Analisi del testo

223 TESTO5(LAT):Vides ut alta stet nive candidum(Carmina I, 9)

226 Approfondimento:Per una lettura di CarminaI, 9

227 TESTO6(LAT):Nunc est bibendum(Carmina I, 37) 229 scheda lessicale:Monstrum

230 Analisi del testo

230 TESTO7(LAT):L’angulus (Carmina II, 6)

233 Approfondimento:Vino e banchetti nel mondo romano

233 riepilogo del percorso 234 4.I grandi temi

234 TESTO1(LAT):Tu ne quaesieris(Carmina I, 11) 235 scheda lessicale:Sapio

236 Approfondimento:Due traduzioni a confronto

237 Analisi del testo

237 TESTO2(LAT):Il congedo del libro primo (Carmina I, 38) 238 TESTO3(ITA):Non avorio né porpora (Carmina II, 18)

240 TESTO4(LAT/ITA):L’aequa mens di fronte alla morte (Carmina II, 3) 242 TESTO5(LAT):Pulvis et umbra(Carmina IV, 7)

243 scheda lessicale:Nymphae

245 Approfondimento:La primavera e la condizione esistenziale dell’uomo: un’antitesi letteraria

247 per il rilevamento delle competenze 247 Il genere letterario

248 LE PAROLE DELL’ARTE

Percorso on line

250 I GENERI LETTERARI: L’elegia 250 Definizione e caratteri del genere 250 L’elegia greca arcaica

252 L’elegia nell’età alessandrina 253 L’elegia latina

IL VELO DELLA MALINCONIA

TESTO1(LAT):La religiosità di Fidile (Carmina III, 23) TESTO2(LAT):A Fauno (Carmina III, 18)

TESTO3(ITA):Una rievocazione del passato (Carmina II, 7) TESTO4(LAT/ITA):La fugacità del tempo (Carmina II, 14)

(6)

Indice

VIII

254

L’elegia a Roma: Tibullo e Properzio

254 I caratteri dell’elegia

254 L’amore, motivo centrale dell’elegia romana 255 I topoi dell’elegia

255 Il rapporto tra il poeta e la donna 256 I rapporti con i poeti neoterici 257 in sintesi

258 Cornelio Gallo

258 in sintesi

259 Albio Tibullo

259 La vita

259 Tibullio e il corpus Tibullianum 260 I contenuti del corpus Tibullianum

260 I temi 262 Poetica e stile 262 in sintesi 262 Sesto Properzio 263 La vita 263 Le opere 264 in sintesi

265 L’amore per Cinzia

266 I modelli culturali di riferimento 266 L’elegia svincolata dall’eros 267 Lo stile

267 in sintesi

268 Indicazioni Bibliografiche

269

Percorsi antologici

270 1.Tibullo e il corpus Tibullianum

270 TESTO1(LAT):Amore e vita agreste: il sogno esistenziale di Tibullo (corpus TibullianumI, 1) 271 scheda lessicale:Iugerum

273 scheda lessicale:Lustrare 276 Analisi del testo

277 Approfondimento:Le principali festività agresti romane

278 TESTO2(LAT):La rievocazione dell’età dell’oro (corpus TibullianumI, 3, 35-50) 279 scheda lessicale:Saturnus

279 Approfondimento:Il mito letterario dell’età dell’oro

281 TESTO3(LAT):Le fantasticherie del poeta (corpus TibullianumI, 5, 21-36) 282 Analisi del testo

283 TESTO4(ITA):La profezia della Sibilla cumana (corpus TibullianumII, 5, 39-64) 284 TESTO5(LAT/ITA):Un’altra festa agreste: gli Ambarvalia (corpus TibullianumII, 1, 1-30)

286 Approfondimento:La poetica di Tibullo sullo sfondo dell’età augustea

288 TESTO6(LAT):Alla fine è giunto l’amore (corpus TibullianumIII, 13) 289 TESTO7(ITA):Un odioso compleanno (corpus TibullianumIII, 14) 290 per il rilevamento delle competenze

291 2.L’elegia di Properzio

292 TESTO1(LAT):In amore valgono le suppliche e le azioni meritevoli (I, 1) 294 scheda lessicale:Domina

(7)

Indice

IX

295 Analisi del testo

296 Approfondimento:Amore e morale tradizionale in Properzio

297 TESTO2(ITA):Cinzia, primo e ultimo amore (I, 12) 297 TESTO3(LAT):Un terribile viaggio (I, 17)

300 Approfondimento:Il rapporto tra realtà e finzione in Properzio

301 TESTO4(ITA):Una fides oltre la morte (I, 19) 302 TESTO5(LAT):Un incubo (II, 26)

303 Analisi del testo

304 TESTO6(LAT):L’elegia del discidium (III, 25)

305 TESTO7(ITA):Un esempio di paraklausíthyron (I, 16) 307 TESTO8(ITA):La morte non distrugge tutto (IV, 7, 1-34) 308 riepilogo del percorso

309 iL generE letterariO

310 LE PAROLE DELL’ARTE

312

Publio Ovidio Nasone

312 L’autore

312 La vicenda biografica 313 in sintesi

314 L’opera

314 Il corpus delle opere 314 Amores

316 Heroides

317 Le opere erotico-didascaliche 317 I contenuti dell’Ars amatoria

319 in sintesi

320 Approfondimento:Luxus

321 LE METAMORFOSI

321 Caratteri e intrecci

322 I contenuti dei Metamorphoseon libri

323 I modelli e la tecnica narrativa 324 I temi 324 Il superamento dell’epica 325 I Fasti 326 Le opere dell’esilio 328 in sintesi 328 Lo stile 328 Eleganza e sperimentalismo 329 La fortuna 330 in sintesi 330 Indicazioni Bibliografiche 332

Percorsi antologici

333 1.Cantore d’amore

333 TESTO1(LAT/ITA):Il ritratto del poeta d’amore (AmoresI, 3) 334 TESTO2(LAT/ITA):La milizia d’amore (Amores II, 12, 1-16) 335 TESTO3(LAT):Il congedo degli Amores (Amores III, 15)

(8)

Indice

X

337 Analisi del testo

338 Approfondimento:Matrimonio e adulterio nell’età di Augusto

340 TESTO4(ITA):Ego sum praeceptor Amoris(Ars amatoriaI, 1-34) 341 TESTO5(ITA):Curae rusticitas (Ars amatoriaIII, 101-128)

342 TESTO6(ITA):Il medico che cura l’amore (Remedia amoris 41-60) 343 per il rilevamento delle competenze

344 2.L’arte di trasformare le cose

345 TESTO1(LAT):Un universo di forme mutate: il proemio delle Metamorfosi (Metamorphoseon liberI, 1-4)

345 scheda lessicale:Muto

346 Approfondimento:Le riscritture del mito

347 TESTO2(LAT):Apollo e Dafne (Metamorphoseon liberI, 525-566) 347 scheda lessicale:Fuga

350 Analisi del testo

350 Approfondimento:Il principio dell’analogia nella metamorfosi di Dafne

352 TESTO3(ITA):Piramo e Tisbe (Metamorphoseon liberIV, 55-166)

354 Approfondimento:Riecheggiamenti ovidiani nella Commedia dantesca

355 TESTO4(LAT):Dedalo e Icaro (Metamorphoseon liberVIII, 183-235) 358 scheda lessicale:Pastor

359 Analisi del testo

360 TESTO5(ITA):Eco e Narciso (Metamorphoseon liberIII, 344-510) 363 TESTO6(LAT):Orfeo ed Euridice (Metamorphoseon liberX, 1-77) 365 scheda lessicale:Venenum

369 Approfondimento:Perché Orfeo si è voltato indietro?

370 Analisi del testo

370 TESTO6(ITA):Il fascino dell’arte: il mito di Pigmalione (Metamorphoseon liberX, 247-297)

372 Approfondimento:La potenza dell’arte nel mito di Pigmalione

373 per il rilevamento delle competenze 374 3.Poesia di lontananza e d’esilio

374 TESTO1(LAT):La partenza per Tomi (TristiaI, 3, 1-20) 376 TESTO2(ITA):Alla moglie (Epistulae ex PontoI, 4) 378 TESTO3(ITA):All’amico Attico (Epistulae ex PontoII, 4) 379 TESTO4(ITA):Lettera autobiografica ai posteri (TristiaIV, 10) 382 riepilogo del percorso

Percorso on line

383

La religione dei romani

a cura di Mariachiara Giorda 384 L’azione efficace: i riti che legano uomini e dei

Garantire un ordine: il ruolo dei pontefici, 384 – Collegi sacerdotali, 384 – Eseguire i riti, 385 – Sacrificare agli dei, 386 – Il calendario delle feste, 386 – Riti che regolano la vita, 387 – Un esempio per capire, 387

I DIVERSI VOLTI DELL’AMORE

TESTO1(ITA):Consigli per il banchetto (Ars amatoria I, 563-582) TESTO2(LAT):Il fascino dei capelli femminili (Ars amatoriaIII, 135-154) TESTO3(ITA):Penelope (Heroides I, 1-114)

(9)

Indice

XI

388

Tito Livio

388 L’autore 388 Uno storico-letterato 388 La patavinitas di Livio 389 in sintesi 390 L’opera

390 La storiografia di età augustea: Asinio Pollione e Pompeo Trogo 391 Ab Urbe condita libri: la struttura dell’opera

392 I contenuti degli Ab Urbe condita libri

393 Il metodo storiografico di Livio 394 in sintesi

394 La Praefatio e la visione della storia 397 Il rapporto con il principato

397 La funzione degli exempla

398 Esaltazione di Roma e conservatorismo politico 400 in sintesi

400 La tecnica narrativa 402 in sintesi

402 Lo stile

402 Una prosa varia, solenne e maestosa 403 Un racconto emozionante

403 La fortuna

403 Fama immediata e duratura 404 in sintesi

405 Indicazioni Bibliografiche

406

Percorsi antologici

407 1.I miti delle origini

407 TESTO1(LAT):Enea in Italia (Ab Urbe condita liberI, 1) 409 Analisi del testo

410 TESTO2(LAT):Le guerre di Enea (Ab Urbe condita liberI, 2)

411 TESTO3(LAT/ITA):Il meraviglioso in Livio: Romolo e Remo (Ab Urbe condita liberI, 4, 1-8) 412 per il rilevamento delle competenze

413 2.La funzione degli exempla

413 TESTO1(ITA): Lucrezia e le virtù femminili (Ab Urbe condita liberI, 57, 4-11) 414 Dentro il testo

415 TESTO3(ITA):La virtus: Camillo e i Galli (Ab Urbe condita liberV, 49, 1-5)

415 TESTO4(ITA):La fides: Camillo e il maestro di Faleri (Ab Urbe condita liberV, 27)

417 Approfondimento:Una fides variabile

418 riepilogo del percorso

419 3.Il conservatorismo di Livio

420 TESTO1(LAT/ITA):La secessione della plebe (Ab Urbe condita liberII, 32; 33, 1-2) 422 Dentro il testo

422 TESTO2(ITA):Il conservatorismo religioso: la repressione dei baccanali (Ab Urbe condita liber XXXIX, 8-18 passim)

426 Approfondimento:Un processo politico

(10)

Indice

XII

428 4.La grande storia, i grandi uomini: Annibale tra le Alpi e Canne

429 TESTO1(ITA):La prefazione e il giuramento di Annibale (Ab Urbe condita liberXXI, 1)

430 Approfondimento:L’epopea di Annibale tra storia, poema e tragedia

431 Dentro il testo

432 TESTO2(LAT):Ritratto del nemico da giovane (Ab Urbe condita liberXXI, 4) 433 scheda lessicale:Ius iurandum

433 scheda lessicale:Dux

434 TESTO3(ITA):Il sogno di Annibale (Ab Urbe condita liberXXI, 22, 5-9; 23, 1) 435 TESTO4(LAT):Alle pendici delle Alpi (Ab Urbe condita liberXXI, 32, 6-13) 436 scheda lessicale:Mons

436 TESTO5(LAT):Il valico (Ab Urbe condita liberXXI, 35, 4-12) 438 Analisi del testo

438 TESTO6(LAT):La lotta contro la montagna (Ab Urbe condita liberXXI, 36) 439 scheda lessicale:Nix

440 TESTO7(LAT):Le rocce spezzate (Ab Urbe condita liberXXI, 37) 441 Analisi del testo

441 TESTO8(ITA):Le forze di Annibale in Italia (Ab Urbe condita liberXXI, 38, 1-5) 442 TESTO9(LAT):Gli eserciti giungono a Canne (Ab Urbe condita liberXXII, 43) 443 scheda lessicale:Tabernaculum

444 Approfondimento:Un Greco racconta la battaglia di Canne

445 TESTO10(ITA):La battaglia (Ab Urbe condita liberXXII, 47-48)

447 TESTO11(LAT):La disfatta: muore il console Emilio Paolo (Ab Urbe condita liberXXII, 49, 1-3; 5-15) 448 TESTO11(LAT):Un’amara riflessione (Ab Urbe condita liberXXII, 50, 1-3)

449 per il rilevamento delle competenze 449 iL generE letterariO

Percorso on line

450

La prosa in età augustea e Vitruvio

450 L’oratoria e l’erudizione

450 La fine dell’oratoria deliberativa 450 Tra antiquaria e studi della lingua 451 Gli studi giuridici

451 La figura del giureconsulto 451 Le scuole giuridiche del Isecolo

452 Approfondimento:Leggi e scrittura

453 in sintesi

454 Vitruvio Pollone e l’architettura

454 Un architetto-ingegnere

454 Un trattato dalla solida base teorica

456 Approfondimento:Architetti e ingegneri a Roma

458 Approfondimento:Il ruolo dei tecnici nella società romana

459 Lo stile e la lingua 460 in sintesi

460 Indicazioni Bibliografiche

LA GRANDE STORIA, I GRANDI UOMINI: SIRACUSA E ARCHIMEDE

TESTO1(LAT):Siracusa è sconvolta dalla guerra civile (Ab Urbe condita liberXXIV, 32) TESTO2(ITA):L’assedio della città (Ab Urbe condita liberXXIV, 33)

TESTO3(ITA):Le difese di Archimede (Ab Urbe condita liberXXIV, 34) TESTO4(ITA):Marcello entra a Siracusa (Ab Urbe condita liberXXIV, 32)

(11)

L’età di Augusto

L’affermazione del principato

POEMA

DID

ASC

ALICO

POEMA EPICO ED EPILLIO

POESIA BUCOLIC A ED ELEGIA C A POESIA LIRIC A EPODI SA TIRE EPISTOLOGR. STORIOGRAFIA 50 a.C.

Bucolicae 42-39 a.C.

Publio Virgilio Marone

Lontano dalla violenza della storia, Virgilio colloca nel locus amoenus bucolico un ideale poetico e filosofico insieme, regolato dalla misura e dall’autosufficienza.

Georgikà

37-30 a.C.

Publio Virgilio Marone

Quattro libri dedicati al lavoro dei campi per sostenere la politica augustea sulla ripresa della piccola e media proprietà agricola in Occidente.

Aeneis

28-19 a.C.

Publio Virgilio Marone

La scelta del poema epico è per Virgilio una vera operazione letteraria e ideologica; vuole dare alla storia di Roma una “fondazione” per ribadirne l’origine, i principi ideali e religiosi di riferimento, i modelli di comportamento, il senso stesso della sua storia.

Carmina

23-17 a.C.

Quinto Orazio Flacco

Per primo (ego primus) Orazio porta nella poesia latina i temi e le forme della poesia lirica greca. Diversi i temi: l’amore, l’amicizia, il pensiero della morte, la dolcezza del paesaggio, tutti ripresi con lo sguardo che offre la filosofia, con eleganza e misura, formale e intellettuale.

Epistulae(primo libro) 20 a.C.

Quinto Orazio Flacco

Orazio utilizza il genere dell’epistolografia anche in poesia, leggendo le occasioni della vita con la profondità della filosofia e la sottigliezza dell’ironia.

Corpus Tibullianum

30-19 a.C.

Aulo Tibullo (et alii)

Dei quattro libri che compongono il Corpus delle opere attribuite a Tibullo solo i primi due gli appartengono con certezza. Il tema principale è quello dell’amore dedicato a una donna, Delia, idealizzato nelle sue diverse forme (l’incontro segreto, la lontananza degli amanti, il dolore dell’abbandono, la solitudine e la mancanza dell’amata).

Epodes

41-30 a.C.

Quinto Orazio Flacco

Sul modello dei giambi greci, Orazio costruisce invettive contro uomini e donne di basso profilo, usurai, fattucchiere, poetastri, vecchie libidinose.

Sermones

41-30 a.C.

Quinto Orazio Flacco

In uno stile volutamente non alto, ma egualmente curato e limpido, le satire di Orazio raccontano casi di vita attraverso cui cercare misura, equilibrio, autosufficienza filosofica

(12)

Questo è l’uomo che spesso ti senti

promettere, l’Augusto Cesare, figlio

del Divo, che fonderà di nuovo il secolo

d’oro nel Lazio per i campi regnati

un tempo da Saturno.

V

IRGILIO

, Eneide,

VI

, 791-794

12 d.C.

Carmen saeculare

17 a.C.

Quinto Orazio Flacco

Per incarico di Augusto, Orazio celebra la grandezza di Roma e del suo destino in occasione dei Ludi del 17 a.C.; è un onore particolare che rivela il pieno riconoscimento della sua altezza poetica.

Epistulae(secondo libro) 19-13 a.C.

Quinto Orazio Flacco

Interamente occupato da una lunga lettera ai giovani Pisoni, è un trattato sull’arte poetica (ars poetica) sia in relazione alla composizione (ars) sia in relazione al compositore (artifex).

Heroides

20-16 a.C.

Publio Ovidio Nasone

Al genere elegiaco Ovidio aggiunge un dato nuovo, la situazione dichiaratamente immaginaria: ogni componimento riproduce infatti la lettera di un’eroina del mito al suo innamorato.

Elegiae

28-22 a.C.

Sesto Properzio

Anche nella poesia di Properzio torna il tema dell’amore “letterario” – la donna amata è Cinzia – non riconducibile a una situazione precisa, ma capace di riprodurre l’intensità dei sentimenti.

Amores

23-14 a.C.

Publio Ovidio Nasone

Il poeta si paragona a un soldato nella “milizia di Amore”, che lotta per espugnare la resistenza della donna amata.

Ars amatoria, Medicamina faciei femineae, Remedia amoris

2-5 d.C.

Publio Ovidio Nasone

Ovidio si pone come insegnante d’amore, dei trucchi e delle malizie nella seduzione di una donna (ma anche per una donna).

Metamorphoseon libri

8 d.C. circa

Publio Ovidio Nasone

246 racconti mitici diversi compongono un mosaico che dalle origini del mondo giunge fino all’età di Cesare, divinizzato in stella. Filo conduttore tra le storie narrate è il tema della

trasformazione che si riconduce alla tradizione erudita alessandrina o forse alla filosofia pitagorica, citata esplicitamente nell’ultimo libro.

Fasti

Dopo 8 d.C.

Publio Ovidio Nasone

L’occasione del poema è quella di raccontare l’origine delle feste reli-giose romane, attingendo a fonti documentarie e anti-quarie. Un modo originale per accostarsi ai desideri della politica augustea, senza allontanarsi da un gusto poetico raffinato.

Tristia

8-12 d.C.

P. Ovidio Nasone

Lontano dalla patria, Ovidio esprime tutta l’amarezza dell’esilio, interpretando il genere elegiaco come un mezzo per esprimere un tema autobiografico.

Epistulae ex Ponto

8-12 d.C.

Publio Ovidio Nasone

A metà tra genere epistolare ed ele-giaco, l’opera propone una poesia del lamento e del rimpianto, sollievo dalla solitudine e dalla lontananza.

Ab Urbe condita libri

27-25 a.C.

Tito Livio

Con metodo storiografico annalistico l’opera segue la storia di Roma dalle sue origini fino al 9 a.C. L’immensa grandezza di Roma soffre della sua stessa magnitudo: l’originaria virtus è perduta, il ricordo degli exempla che la storia conserva necessario, ma non salvifico, nonostante la restaurazione augustea.

(13)

L’età di Augusto

4

I nodi della storia

Dalla repubblica al principato: un problema

istitu-zionale

Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) Ottaviano si trovò, di fatto, ad avere nelle mani il controllo di Roma e di tutti i suoi domini. La sua abilità nel gestire que-sta favorevole situazione – ricordiamo che Roma usciva da decenni di guerre civili e grande era il desiderio di pace – si manifestò anzitutto a livello istituzionale. Infatti egli procedette nella realizzazione di un governo sostanzialmente monarchico, pur

mantenendo un rispetto formale per le magistrature della repubblica, che furono

te-nute in vita. In realtà Ottaviano realizzò gradual-mente un processo di accentramento del potere, at-traverso una serie di passaggi significativi: si mostrò rispettoso del senato e delle sue prerogative, ma fu ri-conosciuto come princeps, cioè il più autorevole mem-bro dell’assemblea, con diritto di parlare per primo nelle riunioni; nel 27 a.C. un senato oramai ridotto di numero (per abile mossa dello stesso Ottaviano) e a lui favorevole gli ri-conobbe il titolo di Augustus, cioè «degno di venerazione»: era un titolo di norma attribuito a Giove, che circondava perciò Ottaviano di un alone di sacralità e lo indicava come uomo scelto dagli dèi per riportare la pace e rinsaldare la grandezza di Roma. Nel contempo egli mantenne a vita la su-prema carica militare di imperator, ben consapevole che il controllo delle forze ar-mate era oramai fondamentale per la gestione del potere. Inoltre, pur senza rive-stirne la carica, si fece attribuire a vita la tribunicia potestas (dal 23 a.C.), l’autorità dei tribuni della plebe, che prevedeva anche il diritto di veto sulle decisioni del senato e quindi si configurava come un ottimo strumento di controllo po-litico. Infine, quasi a coronamento “sacrale” della sua figura, fu eletto

ponte-fice massimo alla morte di Lepido, suo collega nel secondo triumvirato (che

era stato relegato a rivestire tale carica) e nel 2 d.C. fu proclamato pater patriae. Insomma, senza cambiare nome e funzione alle magistrature repubblicane, Ottaviano giunse ad assommare in sé un imperium maius et infinitum, superiore a quello di tutti gli altri magistrati e soprattutto senza limiti temporali, instau-rando così di fatto un regime monarchico. Però ebbe l’accortezza di non

pro-clamare mai la fine della repubblica, rendendosi conto che l’attaccamento agli

ideali repubblicani e al mito della libertas era ancora fortemente radicato, so-prattutto nella classe senatoria.

Nella prospettiva di un esplicito ribaltamento istituzionale sarà invece fon-damentale l’ascesa al potere di Tiberio alla morte di Ottaviano Augusto (14 d.C.): «In Tiberio si innesta l’anello tra un regime d’emergenza e un sistema. Ai contemporanei il principato di Augusto poté apparire il legittimo retaggio di un padre adottivo, Giulio Cesare, o il risultato della sua vittoria nella guerra civile contro Antonio, o il riconoscimento di meriti eccezionali, specie quello d’aver ristabilito l’ordine dopo decenni di violenza; un potere esercitato in base a cariche conferite via via dal senato, giuridicamente ineccepibili, rin-novabili a scadenze regolari; accettate con signorile riluttanza, dopo reite-rati rifiuti, ma sempre soffuse da un prestigio indefinibile, l’Auctoritas. In

Gli eventi, la società, la cultura

Statua di Augusto imperator, con lorica (corazza) istoriata,

Isecolo a.C., Città del Vaticano, Musei Vaticani. voci a confronto letteratura e storia a confronto mediaBOOK Nasce il principato

(14)

realtà, fu un compromesso tra componenti contraddittorie, fattori dottrinari e crudo realismo, abili reticenze e ossequio formale a pregiudizi àviti: un tentativo brillante di risolvere problemi nuovi con formule antiche. Se si esamina la terminologia, il risul-tato è composito: da comando militare, operativo in tempo di guerra e in zona di guerra, l’imperium diventa un titolo che comprende tutti i poteri. Ma che quel prodi-gio di ambiguità e di equilibrio fosse trasmesso a un successore stava a provare che non era soltanto un rimedio transitorio a mali transitori, ma una necessità storica» (L. STORONIMAZZOLANI, Tiberio o la spirale del potere, Milano, Rizzoli, 1981, p. 12).

La riorganizzazione dello stato e la politica estera

Ottaviano Augusto, concentrando via via nelle sue mani un potere assoluto, intra-prese una profonda riforma dello stato, che incontrò poche critiche e scarsa oppo-sizione (peraltro repressa, come vedremo).

L’influenza effettiva del senato fu diminuita insieme allo stesso numero di senatori, che passò da 1000 a 800, poi a 600 (rimasero in carica quelli più fedeli al principe); l’esercito fu ridotto e riorganizzato, attraverso la formazione di sole 28 legioni,

com-poste da professionisti in ferma prolungata, per un totale di circa 300 000 uomini:

non molti, per un impero così vasto e per confini sterminati. Inoltre esso fu ben sov-venzionato dall’amministrazione centrale attraverso un erario militare, alimentato da apposite tasse, al fine di spezzare il legame troppo forte che si era creato fra le truppe e i loro comandanti. Le province furono divise in senatorie e imperiali: le prime, pacificate e fedeli, erano amministrate da governatori di nomina senatoria; le seconde, più turbolente e con forte presenza militare, erano controllate da legati scelti dall’imperatore stesso. Una fra queste però, l’Egitto, fu considerata proprietà dell’imperatore (quasi la sua cassa privata) e governata da un prefetto di sua fiducia.

(15)

L’età di Augusto

6

Anche il governo dell’Urbe subì mutamenti: i magistrati della repubblica furono

progressivamente esautorati da prefetti di nomina imperiale. Così il prefetto

ur-bano sovrintendeva all’apparato amministrativo e giudiziario; accanto a lui il pre-fetto dell’annona controllava l’approvvigionamento alimentare di Roma, mentre il prefetto dei vigili sorvegliava l’ordine pubblico e gestiva gli interventi in caso di in-cendi e inondazioni. Altri prefetti importanti erano quello della flotta (che coman-dava le due flotte militari di stanza a Ravenna e a Miseno, in Campania) e quello del

pretorio, che comandava il corpo dei pretoriani: una sorta di guardia del corpo

del-l’imperatore, formata da soldati scelti, che era di stanza nella città. Quest’ultima ca-rica, per la sua vicinanza al centro del potere, assumerà un ruolo sempre più im-portante nella successiva epoca imperiale.

In politica estera Ottaviano Augusto adottò una linea di prudente rafforzamento

dei confini e di consolidamento nel controllo di ampie regioni, sottomesse sulla

carta, ma ancora ribelli e scarsamente romanizzate. Fu così completata la sottomis-sione della penisola iberica; fu rinsaldato il controllo dei valichi alpini, con la defi-nitiva sconfitta delle popolazioni che abitavano sulle Alpi nord-occidentali e con lo stanziamento di una forte guarnigione ad Augusta Pretoria, oggi Aosta. Fidati col-laboratori di Augusto, come Agrippa e i figliastri Tiberio e Druso, portarono a com-pimento le missioni più difficili, come la conquista di Norico e Rezia (Svizzera e Au-stria), nonché della Pannonia (Ungheria) fino al confine naturale del Danubio. Solo il progetto di spostare il confine dal Reno all’Elba, per ridurre le minacce di incursioni da parte dei temibili Germani, fu frustrato a causa di una pesantissima sconfitta subita nel 9 d.C. da Publio Quintilio Varo, che fu attirato in un’imboscata nella selva di Teutoburgo, dove le sue tre legioni furono massacrate. Con gli eterni nemici orientali, i Parti, Augusto riuscì a stringere una pace temporanea, soprat-tutto grazie all’azione diplomatica di Tiberio, sancita dalla restituzione delle inse-gne sottratte all’esercito di Crasso, sconfitto nel 53 a.C.

Gli eventi, la società, la cultura

Glorificazione di Augusto con Roma che lo incorona d’alloro, cammeo noto come “gemma augustea”,

Isecolo d.C., Vienna, Kunsthistorisches Museum. il governo dell’Urbe

(16)

La crescita economica e il nuovo ruolo delle

pro-vince

La stabilizzazione dell’impero, la riorganizzazione amministrativa, gli in-vestimenti per le infrastrutture furono altrettanti fattori che favorirono una florida ripresa economica dopo decenni tormentati dalle guerre civili, che avevano messo in crisi i commerci e la stessa produzione agricola, a causa dei massicci e lunghi ar-ruolamenti per le campagne militari. L’elemento determinante della ripresa fu

in-fatti la pace, che ne creò le condizioni. Dopo la solenne chiusura, nel 29 a.C., del

tempio di Giano (il mitico e divinizzato re del Lazio, che soccorreva i Romani in tempo di guerra), si inaugurò per l’impero un sostanziale periodo di pace entro i confini – denominato pax Augusta – che permise di risanare i danni causati dalle guerre civili e di attuare una ripresa nella produzione e nei commerci, anche su lun-ghi tragitti. Il potenziamento dei porti e della rete viaria – da tempo gioiello della colonizzazione romana – permise lo sviluppo del mercato centrale (a Roma con-fluiva un’enorme quantità di derrate e di manufatti), ma anche l’espansione eco-nomica delle stesse province. Tanto che, se in un primo tempo la penisola italica ebbe ancora un ruolo centrale nella produzione di manufatti, presto prevarrà in essa il ruolo passivo di “consumatrice” dei beni prodotti nelle altre province del-l’impero, alcune delle quali in pieno sviluppo.

Gli eventi, la società, la cultura

7

Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) Ottaviano si trovò ad avere nelle mani il controllo di Roma. Pur

mantenendo un rispetto formale per le magistra-ture della repubblica, egli realizzò gradualmente un

processo di accentramento del potere, assom-mando in sé un imperium maius et infinitum, supe-riore a quello di tutti gli altri magistrati e senza

limiti temporali, instaurando di fatto un regime

mo-narchico.

Non proclamò però mai la fine della repubblica,

rendendosi conto che l’attaccamento agli ideali re-pubblicani e al mito della libertas era ancora radi-cato, soprattutto nella classe senatoria. Nella pro-spettiva di un esplicito ribaltamento istituzionale sarà fondamentale l’ascesa al potere di Tiberio alla morte di Ottaviano Augusto (14 d.C.).

Augusto intraprese una profonda riforma dello stato. L’influenza del senato fu diminuita insieme

al numero di senatori; l’esercito fu ridotto e riorga-nizzato, attraverso la formazione di sole 28 legioni, composte da professionisti in ferma prolungata, e

fu sovvenzionato tramite apposite tasse.

Le province furono divise in senatorie e

impe-riali, le prime amministrate da governatori di nomina

senatoria, le seconde controllate da legati scelti dal-l’imperatore stesso. Una fra queste, l’Egitto, fu con-siderata proprietà dell’imperatore.

Anche il governo dell’Urbe subì mutamenti: i

magi-strati della repubblica furono progressivamente esau-torati da prefetti di nomina imperiale. Prefetti

impor-tanti erano il prefetto urbano, quello dell’annona, il prefetto dei vigili, quello della flotta e quello del

preto-rio, che comandava i pretoriani, una sorta di guardia

del corpo dell’imperatore. Quest’ultima carica assu-merà sempre più importanza nell’epoca imperiale. In politica estera Augusto rafforzò i confini e

consolidò il controllo di regioni ancora ribelli. Fu

completata la sottomissione della penisola iberica; fu rinsaldato il controllo dei valichi alpini; furono concluse la conquista di Norico, Rezia e Pannonia. Solo il progetto di spostare il confine dal Reno al-l’Elba, per ridurre le minacce di incursioni dei Ger-mani, fu frustrato per la pesante sconfitta subita nel 9 d.C. da Publio Quintilio Varo. Con i Parti Augu-sto strinse una pace temporanea, soprattutto gra-zie all’azione diplomatica di Tiberio.

La stabilizzazione dell’impero, la riorganizzazione amministrativa, gli investimenti per le infrastrutture favorirono una florida ripresa economica, il cui

ele-mento determinante fu la pace. La pax Augusta

consentì di risanare i danni causati dalle guerre ci-vili e di attuare una ripresa nella produzione e nei

commerci. Il potenziamento dei porti e della rete

viaria permise lo sviluppo del mercato centrale, ma anche l’espansione economica delle province.

IN SINTESI

(17)

L’età di Augusto

8

Società e cultura

Gli eventi, la società, la cultura

Apparato burocratico e modificazioni sociali

Nella

sua vasta opera di riforma Ottaviano Augusto creò un apparato burocratico ampio

ed efficiente, che appariva uno strumento oramai indispensabile per il governo

del-l’impero da parte del princeps. In minima parte vi entrarono i nobili (tra i prefetti, per esempio, solo il prefetto urbano era un senatore); la maggior parte delle alte

ca-riche burocratiche fu assegnata a esponenti dell’ordine equestre, come tutte le altre

prefetture e il ruolo di curator viarum (cioè il sovrintendente alla vastissima rete via-ria): in questo modo l’ordine equestre, che fino ad Augusto aveva raccolto soprat-tutto affaristi, mercanti e finanzieri, si avviò a diventare pure un ceto di funzionari statali. Salirono d’importanza sociale anche i liberti, che Augusto impiegò

nell’ap-parato pubblico, mentre la plebe urbana venne blandita e attratta nel consenso

po-litico grazie ad abbondanti elargizioni mensili di grano. La vita della città migliorò anche grazie a una serie di interventi strutturali: nuovi acquedotti potenziarono la rete idrica per l’approvvigionamento di acqua potabile; lavori di rafforzamento fu-rono effettuati sugli argini del Tevere; si intervenne nel tessuto urbanistico, in par-ticolare con la realizzazione di un nuovo splendido foro per la vita economica, giu-diziaria e culturale della città. Non a caso Svetonio, biografo del I-IIsec. d.C., scrive:

Augustus urbem excoluit adeo, ut iure sit gloriatus marmoream se relinquere quam latericiam accepisset, «Augusto abbellì Roma a tal punto che a ragione si vantò di lasciarla di marmo, mentre l’aveva ricevuta di mattoni (De vit. Caes., Divus AugustusXXVIII, 3).

La politica culturale di Augusto

Il nuovo signore di Roma non si curò solo di ri-formare lo stato nelle sue strutture civili e mili-tari, ma con una certa lungimiranza si rese conto che la sua opera doveva essere soste-nuta da un forte messaggio ideale e accom-pagnata dal consenso più ampio possibile. Per quanto riguarda gli ideali che egli volle porre a base e immagine del proprio im-pero, Augusto si propose essenzialmente di richiamare ed esaltare quei valori che ave-vano reso grande la Roma repubblicana: la virtus, lo spirito di sacrificio, la duritia, la parsimonia, il rispetto degli dèi e l’attacca-mento alla famiglia. In sintesi, si sforzò di

restaurare i valori del mos maiorum

all’in-terno di un ritrovato clima di concordia e di pace, puntando sulla moralizzazione

della vita familiare e pubblica e sulla va-lorizzazione della proprietà terriera

(anche piccola), per rinvigorire l’agri-coltura. Una serie di provvedimenti fu-rono presi contro l’ostentazione della ricchezza e contro il lusso eccessivo, il ruolo dell’ordine

equestre

i liberti

gli ideali dell’impero di Augusto

Augusto in abito di pontifex maximus, Isecolo a.C., Roma, Museo Nazionale Romano.

(18)

ritenuti fattori di indebolimento e corruzione della società; furono emanati decreti che limitavano le spese voluttuarie, cercavano di favorire il matrimonio e la pro-creazione e scoraggiavano il celibato; e soprattutto – sul piano religioso – tentavano di porre un freno alla diffusione di culti orientali, ritenuti alieni alla tradizione ro-mana, e di privilegiare la religione tradizionale.

Bisogna subito notare, però, che i successi di questa politica sociale e culturale, che si proponeva di restaurare il tessuto della società romana secondo il modello della civitas di età repubblicana, furono limitati: anzitutto era anacronistico richiamare gli ideali di un’epoca che il principato stesso sembrava contraddire nei fatti (non vi era più spazio per la libertas repubblicana); inoltre, come hanno evidenziato molti storici, i cambiamenti sociali e le nuove abitudini di vita erano frutto di una lunga e complessa trasformazione, si erano oramai radicati e non potevano certo essere can-cellati per decreto del principe.

Il ruolo delle arti figurative: il “caso” dell’Ara Pacis

Per creare il consenso attorno alla sua politica culturale, il princeps ebbe la felice in-tuizione di sfruttare le arti figurative, chiamate a rendere

visibili a tutti la forza e gli ideali della Roma augustea, sui quali si poggiava la ritrovata pace, nonché l’assoluta cen-tralità del suo artefice. Così non solo l’edificazione del nuovo splendido foro (cui si è fatto cenno sopra), ma anche la coniazione di monete effigiate con simboli e motti significativi, nonché l’impulso dato alla

sta-tuaria contribuirono a creare la nuova

imma-gine dell’imperatore: innumerevoli furono i ri-tratti di Augusto, rappresentato ora come pontifex maximus, ora come imperator trion-fante, ora come antico console, sempre come uomo scelto dagli dèi per go-vernare nella pace e nella giustizia la città e l’impero. L’arte assunse così

caratteri prettamente celebrativi del

nuovo potere imperiale.

Un caso eclatante è rappresentato dalla realizzazione dell’Ara Pacis, un altare dedicato alla Pace, de-cretato dal senato nel 13 a.C. e so-lennemente inaugurato nel 9 a.C.: gli altorilievi che ornano il recinto di marmo, posto attorno all’altare, mostrano in un continuum sia scene mitiche (Enea che compie sacrifici, la fondazione di Roma), sia eventi storici, per culminare in due solenni processioni guidate da Augusto (con i sacerdoti e con i rappresentanti della famiglia impe-riale). Il messaggio sotteso è chia-rissimo: in Augusto trova il suo com-pimento la storia di Roma e la sua missione civilizzatrice.

Gli eventi, la società, la cultura

9

i limiti

un’arte celebrativa

Divina Tellus, la Terra rappresentata nella forma di generatrice di figli/frutti, particolare dell’Ara Pacis,

Isecolo a.C., Roma, Museo dell’Ara Pacis.

Arte

L’ara pacis mediaBOOK

(19)

L’età di Augusto

La carta di Agrippa

Secondo esempio di condiziona-mento dell’immaginario collettivo sotto il principato di Augusto fu la grande rappresentazione

cartogra-fica dell’impero, realizzata sotto la

supervisione di Agrippa, fidato gene-rale dell’imperatore, con l’inten-zione di rendere evidente il rapporto tra l’Urbe e il mondo. Per conto del principe, Vipsanio Agrippa realizzò così una carta geografica universale, che fu poi esposta sotto il portico di Vipsanio, nel Campo Marzio (ne parla Plinio il Vecchio nella Naturalis historia ed è giunta a noi solo attra-verso una copia difettosa detta Ta-bula Peutingeriana). Era la “sorella maggiore” di quelle carte geografi-che geografi-che accompagnavano i trionfi dei generali vincitori per illustrare al popolo le nuove terre conquistate e si estendeva dall’Inghilterra alla Cina. In essa ap-pariva Roma posta all’esatto centro del mondo, contornata da terre sottomesse e da un mare che era oramai divenuto tutto romano, un mare nostrum. L’Urbs si poneva al centro dell’orbis terrarum, in una prospettiva ben chiara ai Romani, consapevoli – a differenza dei Greci “policentrici” – che una e una sola poteva essere la città regina, la città per eccellenza, tesa a esportare il suo modello nel mondo.

Il rapporto con gli intellettuali e il ruolo di

Mece-nate

Augusto fu consapevole soprattutto della funzione che potevano assumere intellettuali e scrittori nel sostenere il nuovo regime. In modo intelligente, non cer-cando una smaccata adulazione, egli chiamò i letterati a collaborare a questo

pro-getto ideale. Non gli mancò il loro consenso, a volte blandito, a volte sollecitato: in

realtà sembra proprio che molti scrittori, desiderosi più che mai di un periodo di pace, divenissero per convinzione e spontanea adesione sinceri collaboratori della sua politica riformatrice, grazie soprattutto all’accorta regia diplomatica e culturale

di Mecenate, amico e stretto collaboratore di Augusto, il quale fu – anche se non

uf-ficialmente – una sorta di ministro della cultura imperiale, attraverso un “circolo” che egli seppe raccogliere intorno a sé e all’imperatore.

La repressione del dissenso

La politica culturale di Augusto non ebbe solo un aspetto conciliante e di promozione: se è vero che la censura imperiale e la repressione contro intellettuali d’opposizione si sarebbero scatenate con i suoi successori, bisogna pure ricordare che Augusto stesso non tollerò il dissenso. Il filo-sofo Seneca (che operò in epoca neroniana), così afferma: sub divo Augusto nondum ho-minibus verba sua periculosa erant, sed iam molesta, «sotto il divo Augusto per gli uomini le parole non erano ancora pericolose, ma già erano causa di fastidi» (De beneficiisIII,

27). Gli oppositori erano ostacolati e spesso messi a tacere, come nel caso dell’uomo politico e oratore Tito Labieno, le cui opere furono mandate al rogo per decreto del senato nel 12 a.C. Non erano viste di buon occhio nemmeno le opere di storici non al-lineati come Pompeo Trogo, che aveva una visione universale e “in divenire” della

sto-Gli eventi, la società, la cultura

gli oppositori

10

Tavola Peuntingeriana, basata su quella incisa da Vipsanio Agrippa nel Porticus Vipsaniae,

XII-XIIIsecolo, Vienna, Hofbibliotheck.

(20)

ria e non poneva al centro della sua opera Roma e la sua presunta missione univer-sale. Forse la vittima più illustre (almeno in campo letterario) della sorveglianza au-gustea fu il poeta Ovidio, non a caso legato ad ambienti autonomi rispetto alla ri-stretta cerchia imperiale, come il circolo di Messalla Corvino (vedi di seguito, p. 14): Ovidio fu condannato all’esilio nell’8 d.C. probabilmente per il coinvolgimento in uno scandalo che aveva toccato la corte, ma anche per il contenuto delle sue opere poetiche, ritenuto licenzioso e lontano dal programma di restaurazione.

Diverso, ma non meno gravido di conseguenze, fu invece il caso di Cornelio Gallo, considerato il fondatore del genere elegiaco a Roma. Infatti Gallo, compagno di studi di Virgilio e poi amico di Ottaviano, accanto a costui condusse una brillante carriera politica e militare, fino a diventare nel 30 a.C. prefetto dell’Egitto (segno della stima di cui lo onorava il futuro Augusto). Qui però accadde qualcosa che lo fece cadere in disgrazia agli occhi del principe (forse si macchiò di superbia ed ec-cessiva autonomia): colpito da pesanti accuse, si suicidò nel 27 (o 26) a.C. La ven-detta del principe non si fermò: la figura di Gallo fu sottoposta alla damnatio memo-riae («cancellazione del ricordo») e così naufragò quasi completamente anche la sua opera poetica (a tale proposito vedi a p. 33 e a p. 258).

Gli eventi, la società, la cultura

11

Nella sua opera di riforma Ottaviano Augusto fu supportato da un apparato burocratico ampio ed efficiente; la maggior parte delle alte cariche buro-cratiche fu assegnata a esponenti dell’ordine eque-stre. Salirono d’importanza sociale anche i liberti, che Augusto impiegò nell’apparato pubblico.

La vita della città migliorò grazie a interventi

strutturali: nuovi acquedotti, lavori di rafforzamento

sugli argini del Tevere, realizzazione di un nuovo splendido foro.

Augusto volle sostenere la sua opera con un forte messaggio ideale: egli si sforzò di restaurare i valori del mos maiorum all’interno di un ritrovato clima di concordia e di pace, puntando sulla mora-lizzazione della vita familiare e pubblica e sulla va-lorizzazione della proprietà terriera, per rinvigorire l’agricoltura. Furono presi provvedimenti contro l’ostentazione della ricchezza e contro il lusso ec-cessivo; furono emanati decreti che limitavano le spese voluttuarie, favorivano il matrimonio e le fa-miglie numerose e soprattutto – sul piano religioso – tentavano di porre un freno alla diffusione di culti orientali e di privilegiare la religione tradizionale. I successi di questa azione furono però limitati: troppo profondi erano i cambiamenti sociali e troppo radicate le nuove abitudini di vita.

Per creare il consenso intorno alla sua politica cul-turale, il princeps sfruttò anche le arti figurative, non solo attraverso l’edificazione del nuovo splendido foro, ma anche con l’impulso dato alla statuaria, che

contribuì a creare la nuova immagine dell’impera-tore. L’arte assunse così caratteri prettamente

ce-lebrativi (come nel caso eclatante dell’Ara Pacis).

Altro clamoroso esempio di condizionamento dell’im-maginario collettivo sotto il principato di Augusto fu la grande rappresentazione cartografica

dell’im-pero, realizzata sotto la supervisione di Agrippa: era

una carta geografica universale, in cui appariva una Roma posta all’esatto centro del mondo, contornata da terre sottomesse e da un mare che era oramai di-venuto completamente interno.

Augusto fu consapevole soprattutto della fun-zione che potevano avere intellettuali e scrittori nel sostenere l’impostazione del nuovo regime: in modo intelligente egli chiamò i letterati a

collabo-rare al suo progetto ideale. Non gli mancò il loro

consenso, perché molti scrittori, desiderosi di un periodo di pace, divennero per convinzione e spon-tanea adesione sinceri collaboratori della sua poli-tica riformatrice, grazie soprattutto all’accorta regia

diplomatica e culturale di Mecenate, amico e

stretto collaboratore di Augusto.

D’altra parte il principe non tollerò il dissenso. Gli oppositori erano ostacolati e spesso messi a ta-cere, come nel caso dell’uomo politico e oratore Tito Labieno, le cui opere furono mandate al rogo per decreto del senato nel 12 a.C., o del poeta Ovi-dio, che fu condannato all’esilio per il coinvolgi-mento in uno scandalo di corte, ma anche per il contenuto delle sue opere poetiche, lontano dal programma di restaurazione augustea.

(21)

L’età di Augusto

12

Pubblico, generi

letterari e scrittori

nell’età di Augusto

Gli eventi, la società, la cultura

I circoli culturali

Per comprendere le dinamiche della produzione lettera-ria e del rapporto pubblico-committenza-autori in età augustea è opportuno soffermarsi brevemente sul fenomeno dei cosiddetti “circoli culturali” (cui si è fatto breve cenno sopra), che si verificò in questa età storica così come anche in altre precedenti. A Roma infatti era di antica data la consuetudine che poeti e scrittori si riunissero fra loro per trattare argomenti letterari, oppure aderissero a circoli patrocinati da illustri e potenti politici: di quest’ultimo tipo era stato il cosiddetto “circolo degli Scipioni” (IIsecolo a.C.), che aveva contribuito a rinnovare il costume di vita romano secondo gli ideali dell’humanitas. La visione del mondo che si era fatta strada tra gli intellettuali del circolo culturale degli Scipioni, di cui furono importanti membri il commediografo Terenzio, il tragediografo Pacuvio, il filosofo stoico greco Panezio di Rodi e lo storico greco Poli-bio, tendeva a mantenere viva la tradizione romana del mos maiorum integrandola e in-novandola con l’apporto della cultura e della paidèia («educazione») greca.

In seguito, un gruppo di letterati si era riunito attorno all’aristocratico Quinto Lutazio

Catulo, console con Mario nel 102 a.C., manifestando tendenze innovative rispetto al

circolo scipionico, in contrasto aperto con la tradizione romana, visto che i poeti di quel circolo (chiamati preneoterici) accoglievano il modello della poesia erotica el-lenistica, dando sfoggio di una notevole e minuziosa cura formale nei loro testi. Essi furono a loro volta i precursori di un altro circolo informale di giovani poeti (quasi più un raduno conviviale attorno a comuni principi di vita e di estetica): i neòteroi («poeti nuovi»), come furono denominati Catullo e i suoi amici Calvo, Varrone Atacino, Cinna, Fabullo, Aurelio, Cornificio e Veranio, coloro che introdus-sero la soggettività amorosa nella poesia latina. Questa lunga tradizione mostra un’abitudine oramai invalsa nella cultura latina, che portava i letterati a ra-dunarsi intorno a punti di riferimento comuni, dando origine a quelli che la tradizione ha chiamato “circoli”: tale termine però non deve essere interpre-tato in chiave moderna, perché si trattava – come ab-biamo evidenziato – di unioni informali e aperte.

In età augustea si costituirono a Roma tre circoli culturali di letterati, più o meno vicini al potere

po-litico, attorno a tre influenti personalità, in grado di rappresentare anche una sicura committenza e un riferimento economico per gli scrittori.

Figure femminili (forse le Muse?) impegnate nella lettura e nella musica, Isecolo a.C., Napoli, Museo Archeologico Nazionale. il “circolo

degli Scipioni”

il circolo dei preneoterici

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Il circolo di Mecenate

Colui che avrebbe dato per antonomasia il suo nome a ogni generoso protettore delle arti fu Gaio Cilnio Mecenate (70-8 a.C.). Di-scendente da un’illustre gens etrusca, era un fido collaboratore di Augusto, abile me-diatore, diplomatico e intenditore di letteratura, anche se, da convinto epicureo qual era, doveva concepire l’arte come puro passatempo e occasione di intrattenimento. Al di là di pochi suoi versi rimasti e di un dialogo in prosa (il Symposium) di argomento letterario-filosofico, il suo merito maggiore fu sicuramente la fondazione del circolo di poeti e letterati che egli raccolse attorno a sé e che da lui prese il nome. Egli seppe con garbo e discrezione sollecitarne l’ispirazione e orientarne il consenso verso

l’impera-tore Augusto e il suo mondo ideologico di restaurazione politica e civile. Entrarono

nel circolo e divennero amici di Mecenate, per citare solo i principali, poeti come

Vir-gilio, Orazio, Properzio, Domizio Marso, Vario Rufo e Plozio Tucca. Così Michael Von

Albrecht sintetizza le caratteristiche di tale circolo, mettendo in rilievo l’opera di me-diazione del suo animatore, ma anche la relativa libertà concessa ai poeti, che pote-vano rifiutarsi di affrontare generi letterari tendenzialmente troppo celebrativi – come quello epico – e argomenti lontani dalla loro sensibilità e dal loro stile: «Mecenate chiama di preferenza vicino a sé poeti già affermati: Virgilio gli dedica soltanto la sua seconda opera (le Georgiche), Properzio il suo secondo libro. Egli esorta i poeti della sua cerchia a comporre poemi epici in lode di Augusto. Per difendersi da questa sol-lecitazione i poeti augustei ricorrono alla tematica del cortese rifiuto (recusatio). [...] Mecenate accetta che i poeti suoi amici si mantengano fedeli alla loro indole. Solo Vario realizza il desiderio di un poema epico augusteo – e cade in oblio –, Virgilio lo trascende. La coscienza della difficoltà del compito gli fa trovare una soluzione che offre assai più del richiesto. Nonostante certe riuscite operazioni di polizia, Mecenate non era un ministro della propaganda [...]. A lui va il merito permanente di avere ac-cordato a grandi poeti il modesto spazio di libertà loro necessario» (M. VONALBRECHT, Storia della letteratura latina, Torino, Einaudi, 1995, vol. II, p. 650).

Come ricorda lo studioso tedesco, proprio dal circolo di Mecenate uscirà, insieme all’altissima esperienza di poeti come Orazio e Properzio, quel poema nazionale nuovo e straordinario – inatteso nei suoi esiti dagli stessi potenti patrocinatori – che fu l’Eneide di Virgilio.

Gli eventi, la società, la cultura

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Mecenate

i membri del circolo

Il ninfeo con auditorium della villa forse

appartenuta a Mecenate sull’Esquilino, Isecolo a.C., Roma, Sopraintendenza Archeologica.

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L’età di Augusto

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Il circolo di Messalla Corvino

Un personaggio politico certa-mente di primo piano in quegli anni, a sua volta animatore di un circolo culturale, fu Marco Valerio Messalla Corvino (ca. 60 a.C.-8 d.C.), uomo di ideali repubbli-cani, stimato oratore d’orientamento atticista e valente generale anticesariano. Dopo avere combattuto a Filippi contro Bruto e Cassio, era passato dalla parte di Antonio e solo tardi – dopo il 38 a.C. – da quella di Ottaviano, per poi ritirarsi a vita privata. Nell’otium letterario si era dedicato alla filosofia, orientandosi verso lo spiritualismo socratico-platonico e forse verso il pitagorismo. Estimatore dei poeti e loro protettore, egli raccolse intorno a sé numerosi letterati fra cui Tibullo, il gio-vane Ovidio, Emilio Macro, Valgio Rufo e altri minori, come la poetessa Sulpicia e

Ligdamo. Il genere prediletto da questi membri del circolo fu quello elegiaco, di

argomento erotico e di impostazione lirico-soggettiva, il che fa supporre un atteg-giamento politico distaccato, se non di opposizione velata rispetto agli ideali del programma di Augusto: essi non accettano di celebrarne l’ideologia nella propa-ganda dei valori tradizionali del mos sul piano sociale, religioso o politico. Lo stesso ripiegarsi in sé e trattare argomenti del tutto privati (l’amore, l’amicizia, i viaggi), tanto all’interno del loro circolo quanto nelle loro produzioni poetiche, rivela indirettamente la loro estraneità al clima culturale ufficiale e

alla politica in generale. Poeti come gli elegiaci erano indifferenti

alle vicende politiche e dinastiche del princeps, così come già Ca-tullo e i neòteroi avevano irriso il grande Cesare e gli ideali

del-l’impegno politico.

Il circolo di Asinio Pollione

Promotore di cultura e poesia fu anche Gaio Asinio Pollione, nato nel 76 a.C. a Teate, oggi Chieti. Egli ricevette un’ottima forma-zione retorica e filosofica studiando sia in Grecia sia a Roma; divenne poi amico di Catullo e di Cinna, simpatiz-zando per la loro poesia neoterica. Fu il primo a Roma a

pro-muovere la consuetudine delle letture pubbliche (recitationes)

delle proprie opere in presenza di un uditorio scelto, invitato pro-prio allo scopo di ascoltare l’opera appena composta; riferisce infatti Seneca il Retore: Pollio Asinius primus omnium Romanorum advocatis homi-nibus scripta sua recitavit, «Asinio Pollione, primo fra tutti i Romani, recitò

i suoi scritti di fronte agli invitati» (ControversiaeIV, praefatio 2).

Politicamente cesariano, alla morte del ditta-tore si schierò con Antonio e fu governaditta-tore della Gallia Cisalpina, aiutando il poeta Virgilio a conservare le sue terre al tempo della distri-buzione di fondi ai veterani dei triumviri dopo Filippi (42 a.C.). Dopo una fortunata campa-gna militare contro i Partini dell’Illiria (oggi Al-bania), all’epoca dello scontro decisivo tra An-tonio e Ottaviano egli restò neutrale, ritirandosi a vita privata. Morì nel 4 d.C.

Pollione compose dei nova carmina (forse affini ai testi poetici dei neòteroi, di ispirazione pasto-rale) che furono lodati da Virgilio, il quale ne era stato forse l’ispiratore. La sua opera più importante, tuttavia, furono i

dicias-sette libri in prosa delle Historiae, oggi perduti, che esponevano in modo libero e

oggettivo i drammatici eventi delle guerre civili avvenute fra il 60 a.C. (anno del

Gli eventi, la società, la cultura

Figura femminile in atto di scrivere con stilo e tavolette,

Isecolo a.C., Napoli, Museo Archeologico Nazionale. Messalla Corvino

i membri del circolo

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primo triumvirato tra Cesare, Pompeo e Crasso) e il 35 a.C. (battaglia contro Sesto Pompeo). Ebbe anche il merito di aver fondato la prima biblioteca pubblica a

Roma nel 39 a.C., nell’atrio del tempio della Libertà, grazie alle entrate del bottino

di guerra strappato agli sconfitti Partini, e di aver organizzato e protetto alcuni scrit-tori anticonformisti della sua epoca, non culturalmente integrati con il regime do-minante.

Le occasioni della letteratura

Proprio il riferimento alle prime recitationes organizzate da Asinio Pollione permette di aprire una finestra sulle “oc-casioni” della letteratura in età augustea: tempi e luoghi non solo di produzione let-teraria, ma anche di consumo. Le recitationes infatti erano vere e proprie letture pubbliche, aperte ora a una ristretta cerchia di invitati e intenditori (per esempio, come avveniva nell’aristocratico circolo di Messalla Corvino), ora a un pubblico più vasto. Erano organizzate nella domus di qualche ricco promotore oppure in sale ap-posite, chiamate auditoria, ed erano appuntamenti sfruttati spesso dagli autori per presentare le nuove opere. Accanto alle recitationes pubbliche – che caratterizzarono tutto il primo secolo del principato e rappresentarono uno strumento di “pubbli-cazione” e diffusione delle opere letterarie – permase, anzi, si sviluppò ulterior-mente l’attività di ricchi editori (sul modello di Attico, l’amico di Cicerone), che si occupavano di far copiare e diffondere i libri degli scrittori latini nella città e in tutti i principali centri dell’impero: dalle testimonianze che rimangono, sappiamo che il mercato librario in età augustea fu vivace.

Sul versante della fruizione del patrimonio librario, Augusto diede un impulso fon-damentale anche allo sviluppo delle biblioteche pubbliche, realizzando in grande stile un progetto che era già stato di Cesare (il quale aveva affidato a Varrone il com-pito di allestire la prima biblioteca pubblica a Roma) ed era stato anticipato da Asi-nio Pollione nel 39 a.C. (vedi sopra): egli infatti fece allestire una grande biblioteca presso il tempio di Apollo sul Palatino, inaugurata nel 28 a.C., che aveva il merito di riunire opere greche e latine, chiaro segno della raggiunta compenetrazione delle due culture, che oramai si

potevano presentare alla pari. Pochi anni dopo, Au-gusto fece aprire anche un’al-tra biblioteca presso il portico di Ottavia.

Augusto scrittore

D’altra par-te, l’interesse di Augusto per la letteratura non fu solo esteriore. Egli stesso, sia pure da dilettante, si dedicava alle lettere: esperto di

eloquenza, studiata come discepolo del retore

Apollodoro di Pergamo, scriveva e declamava vo-lentieri e tentò anche la strada della poesia: ab-bozzò la tragedia Aiax e compose un poemetto in esa-metri sulla Sicilia, mentre in prosa, per il genere

autobiografico, scrisse tredici libri di Commentarii de vita sua

contenenti le vicende fino alla guerra cantabrica, combattuta nella Spagna Tarraconese nel 25 a.C. Inoltre, per via epigra-fica, è pervenuto l’Index rerum a se gestarum (o Res gestae divi Augusti, 14 d.C.), ma chiamato anche Monumentum Ancyranum perché ritrovato ad Ancyra (l’attuale Ankara,

Gli eventi, la società, la cultura

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Tazza in argento sbalzato con la figura di Venere e Marte a banchetto,

Isecolo a.C., Napoli, Museo Archeologico Nazionale. le recitationes l’attività degli editori le biblioteche pubbliche

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