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Art and culture as tools for urban regeneration of neglected former productive areas| Arte e cultura come strumenti di rigenerazione urbana delle periferie (ex) produttive |

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Filippo Orsini | Pubblicazioni Scientifiche

Saggio inserito in opere collettive (ITA/ENG)

2018

Arte e cultura come strumenti di rigenerazione urbana delle periferie

(ex) produttive.

“Art and culture as tools for urban regeneration of neglected former productive

areas”

In: (a cura di) Angi B. Roda M., “ Learning from Rea project – Network of Excellence

for the internationalization of education in the field of architecture”

(Learning from Rea project - Rete di eccellenza per la internazionalizzazione

della formazione nel campo della cultura)

pp.296-313, Lettera 22, Siracusa 2018

ISBN: 978-88-6242-205-5

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Art and culture as tools

for urban regeneration of neglected former productive areas

Arte e cultura come strumenti

di rigenerazione urbana delle periferie (ex) produttive

Filippo Orsini

Assistant Professor of Architectural and Urban Design, Politecnico di Milano

Ricercatore TDB di Composizione Architettonica e Urbana, Politecnico di Milano

¶ 1. Il rapporto tra città e cultura

«La città è un grande successo dell’uomo: essa oggettiva il sapere più sofisticato in un paesaggio fisico di complessità, poten-za e splendore straordinari, e contempora-neamente unisce forze sociali capaci delle più stupefacenti innovazioni sociotecniche e politiche. […] È un luogo misterioso, dove l’inatteso è di casa, pieno di agitazione e fermento, di libertà, opportunità e aliena-zione; pieno di passione e repressione; di cosmopolitismo e campanilismo estremi; di violenza, innovazione e reazione.» David Harvey, L’esperienza urbana. Metro-poli e trasformazioni sociali, 1998.

Volendo analizzare l’inscindibile rappor-to tra città e cultura si potrebbe utilizzare come possibile metaforica chiave di lettura il Monumento. Etimologicamente legato al tema della memoria, simbolica espres-sione della Cultura, alla luce della teoria rossiana sulle permanenze, il Monumento condensa in sé l’interezza dei fatti urbani, e costituisce un’invariante che influenza le dinamiche della forma della città1. Città

interpretata come soggetto che risiede al

1. City and culture relationship «The city is a great success of the hu-mankind: it gives objectivity to the most sophisticated knowledge in a physical landscape of extraordinary complexi-ty, power and splendor, and at the same time it unites social forces capable of the most amazing socio-technical and politi-cal innovations. [...] It is a mysterious site, where the unexpected is at home, full of agitation and ferment, of freedom, oppor-tunity and alienation; full of passion and repression; of extreme cosmopolitanism and campanilism; of violence, innovation and reaction.»

David Harvey, L’esperienza urbana.

Metro-poli e trasformazioni sociali, 1998.

In order to analyze the inseparable re-lationship among city and culture, the

Monument could be seen as a

metaphor-ical key. Etymologmetaphor-ically connected with memory, symbolic expression of Culture, considering the Aldo Rossi’s theory of per-manence, the Monument condenses in it-self the entirety of urban facts and consti-tutes an invariant that influences the

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dy-di fuori del tempo, la cui struttura urbana accade quasi inevitabilmente, autonoma dalla volontà progettuale, creata dal flusso degli eventi e dal portato collettivo dei va-lori civili dei cittadini.

Questo legame ineluttabile che ci porta in-trinsecamente ad affermare che la Città è Cultura ha diverse valenze, che cambiano in base al punto di vista da cui la osserviamo. In primo luogo, le città possono essere con-siderate (fisicamente) come opere d'arte in sé, risultato della sedimentazione di capi-tale culturale come opere ed edifici; veri e propri repertori di arte, monumenti ed ere-dità del passato, nei quali si sono incasto-nate le tracce della storia e della memoria collettiva. Questo processo vivo e continuo di stratificazione di memorie materiali e immateriali si reifica nella produzione e fruizione di cultura. L'ambiente urbano è un contenitore attivo di prodotti culturali e

namics of the city’s shape. It’s a city that is interpreted as a subject outside of time, whose urban structure almost inevitably happens, independent of the planning will, created by the flow of events and by the collective feeling of the public values of its own citizens.

This ineluctable link, that leads us intrin-sically to affirm that City is Culture, has different valences which change accord-ing to the point of view from which we observe it.

First of all, cities can be considered (by a physical point of view) as works of art in themselves, the result of cultural capital’s sedimentation as works and buildings; real repertoires of art, monuments and legacies of the past, where traces of histo-ry and collective memohisto-ry are embedded. This alive and continuous process of strat-ification of material and immaterial

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mem-artistici, alimentati dalla densità di stimoli che derivano dalla compresenza nella città di tutti i fattori che contribuiscono a quel fenomeno che chiamiamo vita.

La funzione culturale della città deve ri-spondere alle esigenze di un numero sem-pre maggiore d’individui che desiderano accedere ai consumi culturali. La produ-zione, commercializzazione e fruizione da parte dei consumatori di prodotti artisti-ci e culturali viene organizzata dalla artisti-città attraverso istituzioni come teatri, musei, università, mass-media, ecc., assumendo un ruolo sempre più importante nei suoi assetti economici. L’economia ha bisogno della cultura, e questa a sua volta ha biso-gno della città. Ulteriore conferma di que-sto legame viene dal crescente successo di eventi culturali e artistici (su tutti i festival) che attraggono grandi quantità di persone anche in centri piccoli e piccolissimi, con frequenza quasi ininterrotta. Le problema-tiche legate a questi enormi flussi di per-sone costituiscono, ad esempio, la prova di come le manifestazioni culturali provo-chino trasformazioni urbane ed incidano anche spazialmente sulle dinamiche di tra-sformazione del territorio.

La capacità intrinseca delle dinamiche ur-bane di stimolare tensioni creative, stressa-re situazioni consolidate, tendestressa-re al limite le strutture relazionali, determina le pre-condizioni necessarie per la messa in crisi dello status quo.

Questo humus in continua fermentazione, milieu eterogeneo fecondo di azioni uma-ne porta le forme culturali a trasformarsi e ad evolvere verso nuove sintesi e prassi. Il confronto tra queste continue interazioni e reciproche interferenze determina rottu-re dei valori sociali consolidati, permetten-do la nascita di nuove correnti di pensiero politico, avanguardie artistiche, comunità

ories is reified in the production and frui-tion of culture. The urban environment is an active container of cultural and artistic products, fed by the density of stimuli which comes from the presence in the city of all the factors contributing to that phe-nomenon that we usually call life.

The cultural function of the city has to reply to the needs of an ever and ever in-creasing number of individuals who wish to access the cultural consumption. The production, marketing and fruition by consumers of artistic and cultural prod-ucts is organized by the city through in-stitutions as theaters, museums, univer-sities, mass media, etc., assuming an in-creasingly important role in its economic dispositions. Economy needs culture and culture, in turn, needs city. Further confir-mation of this link comes from the grow-ing success of cultural and artistic events (mainly the festivals) that attract large numbers of people, even in small and very small centers, with an almost unin-terrupted frequency. The problems linked to these enormous flows of people are, for instance, proof of how cultural events can provoke urban transformations and also impact, spatially, the dynamics of trans-formation of the territory.

The intrinsic capacity of urban dynamics to stimulate creative tensions, to stress consolidated situations, to stretch the re-lational structures to their own limit, de-termines the pre-conditions necessary for the crisis of the status quo.

This humus in continuous fermentation, an heterogeneous milieu fruitful of hu-man actions, leads the cultural forms to transform themselves and to evolve to-wards new syntheses and practices. The comparison among these continuous interactions and reciprocal interferences

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intellettuali, movimenti giovanili, mode e stili di vita, ecc. Di conseguenza la città è il luogo dello sviluppo della cultura nel senso più ampio che l’antropologia dà a questo termine: «la cultura comprende gli artefat-ti, i beni, i processi tecnici, le idee, le abitu-dini e i valori che vengono trasmessi social-mente» (Malinowski, 1944)2. La Città come

locus privilegiato della produzione artisti-ca e culturale che configura quest’ultima come processo eminentemente urbano, capace quindi di incidere – anche significa-tivamente – sulle forme stesse dei luoghi in cui si sviluppa e viene fruita. Vi è un legame tra la centralità del consumo nella cultura contemporanea e le trasformazioni spa-ziali che queste pratiche imprimono sulla morfologia della città. È proprio questo sistema di relazioni intrinseche tra Città, Arte e Cultura – intesi come strumenti dei processi creativi di rigenerazione urbana – il tema che verrà analizzato in questo testo.

¶ 2. Città e creatività

«La creatività può diventare la speranza per le città che, gravemente ferite dalla deindustrializzazione, cercano strade ve-loci ed agevoli per ridarsi un futuro. Essa, inoltre, sembra in grado di restituire pre-stigio e rilevanza ad intellettuali à la page, ad organizzatori di cultura ed a protago-nisti delle correnti culturali più eterodosse ed innovative».

Amendola, 2017.

La città rappresenta un sistema straordi-nariamente complesso, nel quale varietà e complessità stessa danno vita ai sistemi sociali e culturali.

Il concetto di Città Creativa (Creative City) ha origine nella ricerca dei motivi per cui diverse città sono diventate più attraenti e competitive negli ultimi decenni. Tali città

determines the breakdown of consolidat-ed social values, allowing the emergence of new currents of political thought, ar-tistic avant-gardes, intellectual commu-nities, youth movements, fashions and lifestyles, etc. Consequently, the city is the place of the development of culture in the broader sense that anthropology gives to this term: "culture includes artifacts,

goods, technical processes, ideas, habits and values that are transmitted socially"

(Malinowski, 1931). The City as a privileged

locus of artistic and cultural production

that configures the latter as an eminently urban process, able to affect - also signifi-cantly - the shapes of the places where it is developed and enjoyed. There is a link between the centrality of consumption in contemporary culture and the spatial transformations that these practices give to the city’s morphology. It is precisely this system of intrinsic relations between City, Art and Culture - intended as tools of creative processes of urban regeneration - the theme that will be analyzed in this text.

2. City and creativity *

«Creativity can become the hope for cities that, seriously injured by de-industrializa-tion, are looking for fast and easy roads to get a new future. Moreover, it seems able to restore prestige and relevance to intel-lectuals à la page, to cultural organizers and to protagonists of the most heterodox and innovative cultural currents».

Amendola, 2017.

The city represents an extraordinarily complex system, where variety and com-plexity give life to social and cultural sys-tems.

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sembrano aver lavorato su come migliora-re l'interazione tra la rigenerazione urbana, lo sviluppo economico e il rinnovamento sociale al fine di ottenere uno sviluppo più completo.

Apparso per la prima volta nel lontano 1988 in una storica rivista letteraria australia-na chiamata «Meanjin» (nome derivato da parole aborigene), l’autore dell’articolo The Creative City è David Yencken, professore di architettura e pianificazione all’Università di Melbourne. In questo saggio l’autore soste-neva, tra le tante altre cose, l’importanza per una città di non essere solamente efficiente e giusta, ma anche promotrice di luoghi per la creatività e per esperienze emozionanti. Seguirono, a partire dal 2000, i contributi di Charles Landry, ancora sulla città creativa, di John Howkins, sull’economia creativa, di Ri-chard Florida, sulla classe creativa.

Le città sono anche un fenomeno artistico-culturale, ed è questo il ruolo strategico che devono tornare ad avere: incubatrici di svi-luppo, poli ricchi di cultura, di stimoli e di opportunità. «La Città Creativa si propone come una pre-condizione per l’innovazio-ne, una risposta alle sfide strutturali con cui le città contemporanee si confrontano, alle trasformazioni economiche, ai cam-biamenti climatici, ai fenomeni di polariz-zazione sociale e alle esigenze di competi-tività e di una più elevata qualità urbana» (Carta, 2007).

Le riflessioni sul tema e sul perché alcune città che sembravano disporre di ogni tipo di risorsa tecnologica non fossero mai de-collate, non riuscendo ad attrarre il capitale umano, trovano risposta nel saggio L'asce-sa della nuova classe creativa (The rise of the creative class) di Richard Florida (2002), sociologo ed economista americano, che espone qui la Teoria delle tre T, secondo cui non basta la Tecnologia intesa in termini di

The concept of Creative City is in the search for the reasons why different cities have become more attractive and compet-itive than other in recent decades. These cities seem to have worked on modalities to improve the interaction among urban regeneration, economic development and social renewal in order to achieve a more complete development.

Appeared for the first time in the far 1988 in a historic Australian literary magazine called "Meanjin" (a name derived from ab-original words), the author of the article

The Creative City is David Yencken,

pro-fessor of architecture and planning at the University of Melbourne. In this essay, the author supported, among other things, the importance for a city of not only be-ing efficient and right, but also a promot-er of sites for creativity and exciting ex-periences. Since 2000, new contributions have been signed by Charles Landry, still on the creative city, by John Howkins, on the creative economy, by Richard Florida, about the creative class.

Cities are also an artistic-cultural phe-nomenon, and this is the strategic role they must return to have: incubators of development, poles rich in culture, stim-uli and opportunities. “The Creative City

presents itself as a pre-condition for inno-vation, a response to the structural chal-lenges with which contemporary cities are confronted, to economic transformations, to climate change, to phenomena of social polarization and to the need for competi-tiveness and a higher urban quality"

(Car-ta, 2007).

The reflections on the theme and why some cities that seemed to have all kinds of technological resources had never tak-en off, failing to attract human capital, can find an answer in the essay The rise

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innovazione e ricerca a lanciare una città rivoluzionandone la crescita sia economi-ca che scientifieconomi-ca, ma sono necessarie altre due variabili: Talento e Tolleranza.

Talento inteso sia in termini di elevata for-mazione che di capacità di innovare, di vi-sualizzare un’idea e renderla concreta. Tolle-ranza come contesto sociale aperto, teso alla collaborazione verso un progetto comune. Questi tre parametri rappresentano i fatto-ri chiave per garantire sviluppo e prospefatto-ri- prosperi-tà economica condivisi e sostenibili a lun-go termine. Florida individua inoltre come protagonista di questo processo la “Classe Creativa”: un insieme eterogeneo di lavo-ratori di talento (che abbraccia scienza e tecnologia, arte, cultura, media e intratte-nimento, economia, management e pro-fessioni), definiti dal contenuto creativo del loro lavoro.

Inserita all’interno dell’AGENDA 2030, la Città Creativa oggi non rappresenta più sol-tanto un tema di approfondimento e ricer-ca di sociologi ed economisti ma coinvolge attivamente pianificatori, architetti e urba-nisti nonché chiama alla concretezza delle azioni gli amministratori delle città. Al se-guito delle grandi capitali, anche le nuove capitali d’Europa si stanno reinventando, mettendosi in gioco, sapendo individuare le proprie peculiarità e ponendo al centro della loro visione una volontà di rigenera-zione in chiave creativa.

3. Risorse culturali come strategie di rigenerazione delle aree industriali abbandonate

Il Cultural Planning riguarda l’uso strategi-co e integrato delle risorse culturali per lo sviluppo urbano e della comunità, risorse valutate non come un epifenomeno, una conseguenza sovrastrutturale, ma un vero e proprio fattore economico. Colin Mercer

of the new creative class by Richard Florida

(2002), American sociologist and econo-mist, who presents here the Theory of the

three T, according to which Technology in

terms of innovation and research is not enough to launch a city revolutionizing its economic and scientific growth, but other two variables are: Talent and Tolerance.

Talent intended both in terms of high

training and ability to innovate, to visu-alize an idea and make it concrete.

Toler-ance as an open social context, aimed at

collaboration towards a common project. These three parameters are key factors in ensuring long-term shared develop-ment and economic prosperity. Florida also identifies as the protagonist of this process the "Creative Class": an hetero-geneous set of talented workers (which embraces science and technology, art, culture, media and entertainment, eco-nomics, management and professions), defined by the creative content of their own work .

Inserted within AGENDA 2030, the

Cre-ative City today is no longer just a topic

of study and research of sociologists and economists but actively involves archi-tects and planners and calls the adminis-trators of the cities to the concreteness of the actions. Following the great capitals, even the new capitals of Europe are rein-venting themselves, putting themselves at stake, knowing how to identify their peculiarities and placing at the center of their vision a desire for regeneration in a creative key.

3. Cultural resources as strategies to re-generate dismissed industrial areas The Cultural Planning concerns the strate-gic and integrated use of cultural resourc-es for urban and community

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develop-(1996) lo definisce come «collegamento tra risorse culturali e pianificazione [che] è an-che un modo di ampliare la visuale di chi si occupa di pianificazione, incoraggiando la cooperazione tra la pianificazione stret-tamente urbanistica e architettonica, e la pianificazione da parte di economisti, so-ciologi, storici, nonché degli imprenditori e del terzo settore».

La creatività e la cultura, dunque, come strumenti per contrastare il declino sociale ed economico delle città contemporanee alle prese con i processi di trasformazione del loro modello di sviluppo. Strategie inno-vative in grado di contribuire in modo de-terminante alla rigenerazione fisica ed eco-nomica della città, soprattutto nel costrui-re una nuova immagine, attraverso nuove attività provenienti da ambiti nazionali e internazionali e collegate allo sviluppo di settori innovativi quali l’arte, le tecnologie ed appunto la cultura.

Se guardiamo ai grandi impianti di (ex) pro-duzione – pur svuotati del dato funzionale originario – questi sistemi di monadi, pos-sono essere letti come figure archetipiche a scala paesaggistica, dai poliedrici signifi-cati; rotori urbani intorno ai quali delinea-re le diverse traiettorie della rigenerazione territoriale.

In quest’ottica la risorsa culturale – se op-portunamente inserita nella pianificazione – può costituire l'innesco di un processo di evoluzione del sistema territoriale, in grado di creare opportunità e nuove occupazioni, nonché sviluppo economico. La cultura nel suo senso più ampio può assumere un ruo-lo decisivo nella costruzione di un sistema di interventi in cui occupazione, turismo e sviluppo sociale e sostenibile diventa-no il prodotto dell'integrazione tra luoghi, economie, tradizioni e tutti gli attori so-ciali. In effetti un tipo di approccio basato

ment, resources that valued not as an epi-phenomenon, a super-structural conse-quence, but a real economic factor. Colin Mercer (1996) defines it as a «link between

cultural resources and planning [that] is also a way of expanding the view of those involved in planning, encouraging cooper-ation between strictly urban planning and architectural planning, and planning by economists, sociologists, historians, as well as entrepreneurs and the third sector»1.

Creativity and culture, therefore, as tools to counter the social and economic de-cline of contemporary cities faced with the processes of transformation of their model of development. Innovative strate-gies able to contribute in a decisive way to the physical and economic regener-ation of the city, especially in building a new image, through new activities com-ing from national and international fields and connected to the development of in-novative sectors such as art, technology and culture.

If we look at the great plants of (former) production - although emptied of the original functional data - these systems of monads, can be seen as archetypal figures at a landscape scale, with multifaceted meanings; urban rotors around which to delineate the different trajectories of ter-ritorial regeneration.

In this line, the cultural resource - if ap-propriately included in the planning - can be the trigger of a process of evolution of the territorial system, able to create opportunities and new occupations, as well as economic development. Culture in its broadest sense can play a topical role in the construction of a system of inter-ventions where employment, tourism and social and sustainable development

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sull'acquisizione del patrimonio culturale, nel suo significato di risorsa creativa, rap-presenta un cambiamento sostanziale nella gestione di un territorio. La cultura, piuttosto che essere vista come una mer-ce, viene considerata come una risorsa in grado di offrire valore aggiunto al territo-rio; il patrimonio culturale come processo di creazione di una rete di sviluppo (cultural-mente) sostenibile.

¶ 4. Gestione e partecipazione dei processi rigenerativi creativi

La creatività può essere definita, come so-steneva Eco (citando a sua volta Pascal), una «combinatoria inedita di sistemi preesistenti», questo principio, applicato all'azione sulla città, permette di vedere in essa nuove potenzialità e suggerire nuove trasformazioni.

Il motore delle azioni di rigenerazione urba-na rimangono in ogni caso le politiche pub-bliche, una Culture-led Regeneration dovrà mettere al primo posto la progettazione dello spazio pubblico, unico elemento con-creto in grado di influire positivamente nel modo di vivere dei cittadini.

La creazione di politiche urbane adeguate rappresenta un elemento fondamentale che consente l'avvio del processo di tra-sformazione creativa. La partecipazione, che deve essere attivata dalle fasi iniziali del processo, assicura il buon sviluppo del progetto, valorizza le competenze presenti nei luoghi evitando così il rischio di perde-re l'effetto positivo a lungo termine di tali operazioni.

Le strategie e le politiche urbane da met-tere in atto in un'ottica di rigenerazione creativa hanno come principio guida la co-struzione di luoghi (anziché lo sviluppo ur-bano) nei quali, attraverso attività culturali si persegua uno sviluppo sostenibile che

become the product of the integration of places, economies, traditions and all social actors. In fact, a type of approach based on the acquisition of cultural heri-tage, in its meaning as a creative resource, represents a substantial change in the management of a territory. Culture, rath-er than being intended as a commodity, is considered as a resource capable of offer-ing added value to the territory; cultural heritage as a process of creating a (cultur-ally) sustainable development network.

4. Management and participation of creative regenerative processes

Creativity can be defined, as Eco claimed (quoting in turn Pascal), an "not-published

combination of pre-existing systems"; this

principle, applied to the action on the city, allows us to see new potentialities in it and to suggest new transformations. The motor of urban regeneration actions remain in any case public policies, a

Cul-ture-led Regeneration will put first the

de-sign of public space, the only real element capable of positively influencing citizens' way of life.

The creation of adequate urban policies is a fundamental element that allows the start of the process of creative trans-formation. The participation, which must be activated from the initial stages of the process, ensures the good development of the project, enhances the skills in the places thus avoiding the risk of losing the positive long-term effect of these opera-tions.

Urban strategies and policies to be imple-mented with a look to creative regenera-tion have, as their guiding principle, the construction of sites (rather than urban development) where, through cultural ac-tivities, sustainable development is

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pur-salvaguardi le aree interessate da processi di declino e spopolamento, favorendo l'in-sorgere di valori aggiunti, che attraggono investimenti sia pubblici che privati.

¶ 5. Pratiche sensoriali e processi percettivi per la rigenerazione

Nel 1957 in Francia aveva preso corpo un movimento intellettuale di ampia portata, L’Internazionale Situazionista, che attra-verso gli scritti di Constant e Debord, ope-rava una critica radicale al sistema, propo-nendo un Urbanisme Unitaire. Ispirandosi al movimento della vita, alla creatività e di-namismo dell’immaginazione, affrontava i problemi di rigenerazione dello spazio ur-bano, considerando la città come terreno di gioco e partecipazione. Questa potenzialità di situazioni impreviste − rivelatrici di un numero infinito di possibilità inerenti a ti-pologie di spazio − provoca una “sensazio-ne urbana” “sensazio-nell’accezio“sensazio-ne Baudelairiana di tale espressione. Tra le varie strategie pos-sibili, il detournement prevede il reimpiego di elementi − artistici o urbani – preesisten-ti, determinandone nuovi assetti e signifi-cati; il rimontaggio di sequenze cinemato-grafiche o la riproduzione di una parte di una città nel contesto di un’altra. Qualche anno dopo, fu introdotto dagli Smithson un altro principio di rivisitazione creativa: legato all’estetica dell’as found, era basa-to sull’emersione delle giacenze degli ele-menti minimali o di scarto che insistono ai margini di un generico paesaggio urbano, il «così come trovato è una cosa minima; una nuova visione dell’ordinario che potrebbe rigalvanizzare la nostra attività creativa». Ogni elemento materiale dello spazio quo-tidiano – anche quello all’apparenza più banale e residuale – può assumere signifi-cati altri rispetto a quelli originari, di carat-tere pubblico.

sued that safeguards the areas affected by decline and depopulation, favoring the emergence of added values, which attract both public and private investments.

5. Sensory practices and perceptual processes for regeneration

In 1957, a wide-ranging intellectual move-ment took shape in France, the Situation-ist International, which, through the writ-ings of Constant and Debord, operated a radical critique of the system, proposing a Urbanisme Unitaire. Inspired by the movement of life, by the creativity and dynamism of imagination, he faced the problems of regeneration of urban space, considering the city as a playground and field of participation. This potentiality of unforeseen situations - revealing an in-finite number of possibilities inherent to types of space - provokes an "urban

sensa-tion" in the Baudelairian meaning of this

expression. Among the various possible strategies, detournement provides for the reuse of pre-existing elements - artistic or urban, determining new arrangements and meanings; the reassembly of cine-matographic sequences or the reproduc-tion of a part of a city in the context of another. A few years later, the Smithson introduced another principle of creative revisitation: linked to the aesthetics of the

as found, it was based on the emergence

of the stocks of the minimal or waste el-ements that insist on the margins of a generic urban landscape, the "so as found

it is a minimum thing; a new vision of the ordinary that could regally our creative activity". Every material element of

ev-eryday space - even the apparently more banal and residual one - can assume oth-er meanings than the original ones, of a public nature.

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Un’attenta rilettura critica di queste e ana-loghe riflessioni concettuali induce a iden-tificare una serie di categorie e pratiche spaziali ancora attuali, riscontrabili nella costruzione di alcune forme specifiche del-lo spazio pubblico contemporaneo, legato a strategie di riuso creative per i paesaggi industriali in dismissione od abbandono. Questi tipi di pratiche possono essere, al contempo, ascrivibili alle tre dimensioni individuate da Lefebvre in La Production de l’espace, ovvero: le attività spaziali mate-riali, la rappresentazione dello spazio, e gli spazi di rappresentazione.

Lefebvre ha chiamato queste tre dimen-sioni l’esperito, il percepito e l’immaginato e considera i loro rapporti dialettici come il nucleo della drammatica tensione che for-nisce la chiave di lettura della storia delle attività spaziali (Harvey, 1998).

Processi sensoriali e dispositivi psico-spa-ziali come basi concettuali di possibili crack per l’attivazione di prassi rigenerative ra-dicali da adottare non solo per il recupero delle grandi aree in abbandono, ma ancor più necessarie per quella gran parte delle periferie urbane (ex) produttive aventi quel carattere di anonimato architettonico ed ambientale privi di qualsiasi tipo di allure. (Orsini 2014)

Sostiene Siegfried Giedion nel suo Breviario di Architettura che «in ogni istante impres-sioni estetiche ci condizionano […]. Esse affondano le loro radici nel profondo della nostra anima. Il loro influsso sulle decisioni umane agisce in modo determinante an-che in problemi essenzialmente pratici»3.

Dunque paradossalmente può essere l’a-spetto sensoriale, percettivo ed estetico, del paesaggio ad innescare la domanda che è alla base del processo economico per la rigenerazione urbana. Stimolando il lato emozionale, i sensi dei potenziali fruitori,

A careful critical re-reading of these and similar conceptual reflections leads us to identify a series of still-current categories and spatial practices, found in the struction of some specific forms of con-temporary public space, linked to creative reuse strategies for industrial landscapes that are being abandoned or abandoned. . These types of practices can be, at the same time, attributable to the three di-mensions identified by Lefebvre in La

Production de l'espace, and so: the spatial

material activities, the representation of space, and the spaces of representation. Lefebvre has called these three dimen-sions the experience, the perceived and the imagined and considers their dialec-tical relations as the core of the dramatic tension that provides the key to the histo-ry of space activities (Harvey, 1998). Sensory processes and psycho-spatial de-vices as conceptual bases of possible crack for the activation of radical regenerative practices to be adopted not only for the re-covery of large areas in neglect, but even more necessary for that large part of the (ex) productive landscapes having that ar-chitectural and environmental anonymi-ty lacking any kind of allure. (Orsini 2014) Siegfried Giedion supports in his breviary of architecture that «in every instant

aes-thetic impressions condition us [...]. They sink their roots deep in our soul. Their in-fluence on human decisions acts decisively also in essentially practical problems"4.

So paradoxically it can be the sensory, perceptive and aesthetic aspect of the landscape that triggers the question that is at the base of the economic process for urban regeneration. Stimulating the emo-tional side, the senses of potential users, or all of us, we can try to make the disused areas once again necessary - above all to

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ovvero tutti noi, si può provare a rendere le aree dismesse nuovamente necessarie – soprattutto farle sentire necessarie – tra-sformandole da periferie dell’anima in luo-ghi di cui è urgente la domanda nei quali «il desiderio può riconoscere se stesso, nei quali può abitare» (Derrida, 2008).

La chiave, dunque, sta nel progettare un tessuto di relazioni, una trama su cui in-nestare uno spartito, che regoli un sistema emozionale di tracce progettuali latenti. Processi progettuali aperti, strutture mor-fo-tipologiche non finite, realizzando così una nuova configurazione sensoriale, in continuo divenire, dei paesaggi industriali in dismissione. Si potrebbe stressare il ra-gionamento fino a decidere di considerare il procedimento sinestesico.4 come base

implicita dei processi che impiegano l’ar-te e la cultura come strumenti di rigene-razione urbana. D’altronde, la sinestesia è quello che ci permette – anche attraverso l'uso delle nuove tecnologie – di ottenere un'ibridazione sempre più spinta fra i sen-si, raggiungendo nuove e più complesse definizioni che uniscono i diversi livelli del-la percezione, anche nell’articodel-lazione dello spazio.

Quel tipo di spazio della memoria ordinaria che come affermava Maurice Halbwachs «la nostra immaginazione o il nostro pen-siero potrebbero ricostruire in ogni mo-mento […]. È su di lui che il nostro pensiero deve fissarsi perché questa o quella catego-ria di ricordi possa catego-riapparire. [...] Lo spazio contiene tutti i ricordi degli avvenimenti e delle forme che vi hanno preso posto».5

Innescare procedure sinestesiche, sen-sazioni psicologiche da immettere per la composizione concettuale dello spazio e, in questo modo, dimettere i paesaggi (ex) in-dustriali dall'ineluttabile decadenza dell'a-nonimato. Costruire una forte esperienza

make them feel necessary - transforming them from the periphery of the soul into places where demand is urgently need-ed.5

The key, therefore, lies in designing a fab-ric of relationships, a plot on which to in-sert a score, which regulates an emotional system of latent design traces.

Open design processes, unfinished mor-pho-typological structures, thus creating a new sensorial configuration, in contin-uous evolution, of industrial landscapes being disposed of. The reasoning could be stressed until one decides to consider the synesthesic process as an implicit base of the processes that employ art and culture as instruments of urban regeneration. On the other hand, synaesthesia is what allows us - even through the use of new technologies - to obtain a hybridization that is increasingly pushed by the senses, reaching new and more complex defini-tions that unite the different levels of per-ception, even in the articulation of space. That kind of ordinary memory space that, as Maurice Halbwachs said, "our imag-ination or our thinking could rebuild at any moment [...]. It is upon him that our thought must be fixed because this or that category of memories can reappear. [...] The space contains all the memories of the events and the forms that have taken place there ".

To trigger synaesthetic procedures, psy-chological sensations to be introduced for the conceptual composition of space and, in this way, to dismiss the (former) indus-trial landscapes from the ineluctable dec-adence of anonymity. Building a strong sensorial experience that transcends the logical rationality of thought, to arrive through the cultural project to a new Stimmung for the portions of territory in

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sensoriale che trascenda la logica raziona-lità del pensiero, per giungere attraverso il progetto culturale ad una nuova Stim-mung6 per le porzioni di territorio in

abban-dono. Individuare la giusta tonalità spiri-tuale7 per approdare all’emozione creativa

teorizzata da Deleuze.

6. C|OO|LTURAL HUB e HAPPENING DISTRICT

Attraverso l'abbinamento di aggettivazio-ni sensoriali all'apparenza paradossali e insolite è possibile aprire a nuove forme di catalogazione interpretative dei paesaggi abbandonati in dismissione.

Ad oggi, volendo approntare una casistica delle riqualificazioni ambientali e rigene-razioni urbane delle grandi aree (ex) indu-striali, fissando come punto di partenza il ben noto ed esemplare – per metodologia, approccio e realizzazione – progetto IBA Emscher Park di rigenerazione dell'area Ruhr (1991-1999), si potrebbero identificare categorie sensoriali, legate intrinsecamen-te alle intrinsecamen-tematiche più diffuse espresse di volta in volta dalle strategie politico-econo-miche e culturali, utilizzate dalle ammini-strazioni come funzioni-guida per ciascun caso di riuso-riciclo.

In altri termini è ormai chiaro che la riusci-ta della trasformazione di aree industriali abbandonate in distretti creativi sia stret-tamente connessa e diretstret-tamente propor-zionale alla qualità della comunicazione mediatica. Il progetto di marketing e del branding diviene prioritario, determinan-do a priori l’offerta delle possibili famiglie di SuperSensazioni che i potenziali fruitori sociali potranno ritrovare, tradotte in ter-mini spaziali, in quel specifico luogo. Hub non più concepiti come contenitori di flussi di produzione generici e atopici ma frutto di pre-visioni super-direzionate. Distretti

abandonment. Identify the right spiritual tone to arrive at the creative emotion the-orized by Deleuze. 7-8?

6. C|OO|LTURAL HUBS and HAPPENING

DISTRICTS

Through the combination of apparent-ly paradoxical and unusual sensory ad-jectives, it is possible to open up to new forms of interpreting cataloging of aban-doned landscapes.

Until now, if you want to prepare a series of environmental requalification and ur-ban regeneration of large (former) indus-trial areas, setting as a starting point the well-known and exemplary - for method-ology, approach and implementation - IBA Emscher Park project for the regeneration of the Ruhr region (1991-1999), we could identify sensorial categories, intrinsical-ly linked to the most widespread themes expressed from time to time by the politi-cal-economic and cultural strategies, used by the administrations as guiding func-tions for each case of reuse-recycling. With other words, it is now clear that the success of the transformation of aban-doned industrial areas into creative dis-tricts is strictly connected and directly proportional to the quality of media com-munication. The marketing and branding project becomes a priority, determining a

priori the offer of possible SuperSensation

families that potential social users will find, translated in spatial terms, in that specific place. Hubs no longer conceived as containers of generic and atopic pro-duction flows but the result of super-di-rected pre-visions. Innovative districts as a result of economic and structural in-novation, sufficiently global to keep the range of investors wide, but at the same time with continuous references to local

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innovativi come risultato dell'innovazione economica e strutturale, sufficientemen-te global per mansufficientemen-tenere ampio il range di investitori, ma al contempo con continui rimandi alla storia ed alla cultura locale. Concetti come Sostenibilità, GreenEcology, ecc. – favorendo strategie di sviluppo locale basate su economie di eccellenza e qualità territoriali – rendono questi progetti realiz-zabili anche grazie all’adesione simbolica al politically correct delle attuali correnti di pensiero main-stream.

Coerentemente ai dettami della società dello spettacolo – “per mezzo della quale individui e comunità devono creare luoghi ed eventi con cui si possano riappropriare non solo del loro lavoro, ma di tutta la loro storia” (Debord) – si potrebbero identifica-re due grandi tipologie di distidentifica-retti con de-nominazioni à la page: C|OO|Ltural Hub e Happening District

I C|OO|Ltural Hub nascono sotto la spinta delle amministrazioni locali, generalmente intorno ad attività come musica, cinema, architettura, design e arte. L'obiettivo delle istituzioni locali attraverso la pianificazio-ne locale è di rigepianificazio-nerare l'intera regiopianificazio-ne og-getto dell'intervento.

In fase di start-up, il supporto pubblico con-ferisce credibilità ai Cultural Hub ne ne fa-vorisce la visibilità a livello internazionale. Dall'altro lato, le politiche urbane si con-centrano sulla creazione delle premesse sociali ed economiche per lo sviluppo di un contesto urbano che attiri gli attori cultu-ralmente interessati.

Alcuni riusciti e noti esempi di hub culturali che hanno permesso di dare alle città non solo nuova linfa economica, ma soprattut-to una nuova identità, comprendono gli Al-bert Docks e Tate di Liverpool, la Ciudad di Valencia e il Guggenheim di Bilbao.

La tipologia di distretti legati agli eventi

history and culture. Concepts such as Sus-tainability, GreenEcology, etc. - encourag-ing local development strategies based on economies of excellence and territo-rial quality - make these projects feasible thanks to the symbolic adhesion to the politically correct of current mainstream stream currents.

Consistent with the dictates of the enter-tainment society - "through which

individ-uals and communities must create places and events with which they can re-appro-priate not only their work, but of their en-tire history" (Debord) - we could identify

two major types of districts with denom-inations à la page: C|OO|Ltural Hubs and Happening Districts

The C|OO|Ltural Hubs are born under the influence of local administrations, gener-ally around activities such as music, cine-ma, architecture, design and art. The goal of local institutions through local plan-ning is to regenerate the entire region tar-geted by the intervention.

In the start-up phase, public support gives credibility to the Cultural Hubs and pro-motes international visibility. On the oth-er hand, urban policies focus on creating the social and economic premises for the development of an urban context that at-tracts culturally interested actors.

Some successful and well-known exam-ples of cultural hubs that have allowed cities to not only give new economic life, but above all a new identity, include the Albert Docks and Tate of Liverpool, the Ci-udad de Valencia and the Guggenheim of Bilbao.

The type of districts linked to events

(Hap-pening Districts), however, incorporates

the new cultural flows born from the networks of interconnections between innovative resources in cities, to the

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con-(Happening District) invece, recepisce i nuo-vi flussi culturali nati dalle reti delle inter-connessioni tra le risorse innovative nelle città, fino ad arrivare alla costruzione di nuove infrastrutture culturali, sia immate-riali che spaziali. Manifestazioni a scala glo-bale come gli Expo (Siviglia, Lisbona, Shang-hai, Milano) eventi dalla tradizione culturale consolidata (Biennale d’Arte e di Architettu-ra di Venezia, Triennale di Milano), designa-zioni istituzionali come le capitali europee della cultura (Matera, Marsiglia, Helsinki, tra le altre) o competizioni sportive dal se-guito di massa, come Mondiali di calcio o Olimpiadi (Atene, Pechino), costituiscono distretti – isolati o in rete – con una note-vole incidenza nello sviluppo urbano della città sul medio e lungo termine. Infatti, l'a-zione dell'apparato di produl'a-zione e servizi che ruota intorno all'evento si estende nel tempo ben oltre la durata (limitata) dell'e-vento. Le ragioni intrinseche all’organizza-zione di questi grandi avvenimenti, sono da ricercare nei diversi tipi di attività culturali che contribuiscono alla crescita economica e d’immagine che la città guadagna in re-lazione alla messa in scena di questi eventi. Soddisfare i bisogni ricreativi dell’homo lu-dens contemporaneo è la vocazione natura-le di questo tipo di cluster.

Tutti gli esempi sopracitati, nonostante le diversità ambientali intrinseche ai luoghi, hanno un comune tema trasversale sotte-so: ovvero come la creatività – interpretata come forma attualizzata del capitale sim-bolico di Bordieu – innescando processi di riqualificazione urbana sia in grado di re-stituire alla comunità porzioni di territori abbandonati in termini di spazio pubblico.

¶ Conclusione

Il workshop sulle aree in abbandono degli ex cantieri navali degli Astilleros di Siviglia

struction of new cultural infrastructures, both intangible and spatial. Events on a global scale like the Expo (Seville, Lisbon, Shanghai, Milan) events with a consoli-dated cultural tradition (Venice Biennale of Art and Architecture, Triennale di Mi-lano), institutional designations such as the European capitals of culture (Mat-era, Marseille, Helsinki, among others) or mass-following sports competitions, such as the Football World Cup or the Olympics (Athens, Beijing), constitute districts - iso-lated or on the web - with a significant im-pact on the medium and long term urban development of the city. In fact, the action of the production and services apparatus that revolves around the event extends over time well beyond the (limited) du-ration of the event. The intrinsic reasons for the organization of these great events are to be found in the different types of cultural activities that contribute to the economic growth and image that the city gains in relation to the staging of these events. Satisfying the recreational needs of contemporary homo ludens is the natu-ral vocation of this type of cluster.

All the above mentioned examples, de-spite the environmental differences inher-ent to the places, have a common transver-sal theme: that is creativity - interpreted as an actualized form of Bordieu's symbol-ic capital - triggering urban regeneration processes that are able to give back to the community portions of territories aban-doned in terms of public space.

Conclusion

The workshop on abandoned areas of the former Astilleros shipyards in Seville ful-ly involves all aspects, both cultural and methodological, of the issues addressed in the text. The ambition of the projects

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coinvolge pienamente tutti gli aspetti, sia culturali che metodologici, del tema affron-tato nel testo. L’ambizione dei progetti è la restituzione alla collettività di luoghi iden-titari attraverso una combinazione – che è funzionale ma non solo – di arte e cul-tura. L’intervento di natura architettonica si accompagna all’ipotesi di attivazione di economie a scala urbana capaci di fornire risposte adeguate alle nuove modalità di fruizione culturale da parte della società contemporanea.

La forza di questi innesti creativi si basa, nel lungo periodo, sulla realizzazione di un mi-lieu creativo che affondi metaforicamente le sue radici nelle tracce di memoria locale, in grado di rigenerare nuove identità ur-bane tramite azioni sullo spazio pubblico. Attraverso la prassi progettuale, attivare un processo virtuoso in cui gli elementi pul-santi creativi – Arte e Cultura – divengano strumenti ed occasione per la città di riap-propriarsi di parti dimenticate di se stessa.

is the return to the community of identi-ty places through a combination - which is functional but not only - of art and cul-ture. Intervention of architectural nature is accompanied by the hypothesis of ac-tivation of economies on an urban scale cable of providing adequate responses to the new ways of cultural fruition by the contemporary society.

The strength of these creative grafts is based, in the long period, on the realiza-tion of a creative milieu which metaphor-ically sinks its own roots in the traces of local memory, able to regenerate new urban identities through actions on pub-lic space. Through the design practice, to activate a virtuous process where the creative buttons - Art and Culture – could become tools and an opportunity for the city to regain possession of its own for-gotten parts.

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Note

1. ROSSI A. (1966). L’architettura della città. Marsilio: Padova. Il

concetto di permanenza Rossi riconoscendo “solo ai monu-menti un’effettiva intenzionalità estetica tanto da porli come elementi fissi della struttura urbana”, si basa sull’ “ipotesi della città come manufatto e opera d’arte nella sua totalità”. Questa natura palesemente collettiva propria del monumen-to, sia morfologica che funzionale, rappresenterà dunque anche il punto di partenza per un analisi della città dove la permanenza delle forme regola l’imprevedibile sedimentarsi dei fatti urbani.

2. In Teoria scientifica della cultura Malinowski elabora una

te-oria antropologica attraverso la quale definisce i rapporti tra società e cultura, tra la vita comunitaria degli uomini e la loro produzione materiale e spirituale. Il significato di un tratto culturale, secondo Malinowski, è connesso alla sua capacità di soddisfare i bisogni biopsichici. Tuttavia la cultura ha anche il senso di insieme di risposte umane alle pressioni dell'ambien-te esdell'ambien-terno, mediadell'ambien-te ed espresse dai bisogni umani.

3. Gli autentici valori estetici sono inscindibili dall’oggetto.

Esse irradiano dall’oggetto, come dai fiori o dai cibi esalano i profumi. E come inafferrabili profumi essi determinano le nostre reazioni sensitive o emotive. […] i valori estetici non sono quindi semplici aggiunte ornamentali. […] Se le esigenze estetiche o , come preferiamo dire, i bisogni sentimentali non sono soddisfatti, l’uomo immediatamente reagisce. In: OLMO C. (ed.) (2008). Siegrfried Giedion, breviario di architettura. Bol-lati Boringhieri: Torino.

4. CORNO D., definizione di Sinestesia, Enciclopedia

dell'ita-liano, Treccani, 2011. La sinestesia (dal gr.sýn «con, assieme» e aisthánomai «percepisco, comprendo»; quindi «percepisco assieme»), oltre ad essere un procedimento retorico, dal pun-to di vista psico-fisico permette di collegare sensazioni e lin-guaggi diversi (ad esempio visivo ed auditivo ...etc.).

5. HALBWACHS M. (2001). La memoria collettiva. Trad. di

JEDLOWSKI P., GRANDE T., Milano: Unicopli, pp. 155-162.

6. Questo termine, difficilmente traducibile dai significati

polie-drici, utilizzato da Georg Simmel nella sua Filosofia del Paesag-gio sta ad indicare la tonalità spirituale, precipua ed individuale di ciascun preciso paesaggio come fondamento e momento essenziale che permette di tradurne gli elementi di frammen-tarietà che lo costituiscono (il paesaggio, appunto!) in un senti-mento di unità, specifico e singolare proprio di quel luogo.

7. Come intendiamo per Stimmung di un uomo il quid

uni-tario, che continuamente o provvisoriamente tinge la totalità dei suoi singoli contenuti spirituali, senza essere in se stesso qualcosa di singolo, quel quid che, pur non essendo collegato in modo preciso al particolare, è tuttavia l'universale in cui tutti i particolar si incontrano – così la Stimmung del paesag-gio pervade tutti i suoi singoli elementi, spesso senza che si possa stabilire quali di essi ne sia la causa; in un modo difficil-mente definibile ciascuno ne fa parte – ma essa non esiste al di fuori di questi apporti, né è composta da essi. In SASSATELLI M. (ed) (2006). Georg Simmel, saggi sul paesaggio. Roma: Ar-mando Editore, pag. 64

Notes

1. ROSSI A. (1966). L’architettura della città. Marsilio: Padova.

About the concept of permanence, Rossi recognizing just “in monuments a real aesthetical vocation so strong to make

them fix elements of urban structure” supports “the idea of city as an artifact and a work of art in its whole”. This nature,

clearly collective, of the monument, both by an architectural and a morphological point of view, will represent the start-ing point for a city’s analysis where the shapes’ permanence controls the unexpected layering of urban facts.

2. In Teoria scientifica della cultura Malinowski works about

an anthropological theory that defines relationships among society and culture, among human communitarian life and their material and spiritual production. The meaning of a cultural segment, according to Malinowksi, is related with its own ability to satisfy bio-psychological needs. Never-theless culture has also the sense of the human answers to external environment pressures, which are balanced and communicated by the human necessities.

3. Real aesthetical values are not separable from the object.

They flow from the object, as well as perfumes comes from flowers or foods. And as evasive perfumes, they cause our sensitive or emotive reactions. […] aesthetical values so ar-en’t simple ornamental addings. […] If aesthetical needs or, as we prefer to say, sentimental nees are not satisfied, the man immediately reacts. In: OLMO C. (ed.) (2008). Siegfried

Giedion, breviario di architettura. Bollati Boringhieri: Torino.

4. CORNO D., definizione di Sinestesia, Enciclopedia

dell'ita-liano, Treccani, 2011. Synesthesia (from gr.sýn «with» and aisthánomai «see, get»; so «understand together») is not only a rhetorical process, by a psycho-physical point of view, lets us to connect feelings and different languages (visual or listening for instance...etc.).

5. HALBWACHS M. (2001). La memoria collettiva. Trad. di

JEDLOWSKI P., GRANDE T., Milano: Unicopli, pp. 155-162.

6. This word, that cannot be easily translated and with

many different meanings, used by Georg Simmel in his Landscape Philosophy, can indicate the spiritual tonality, singular for each precise landscape as fundament and es-sential moment that let to translate the elements of frag-mentation which constitute them (exactly the landscape!) in a feeling of unity, specific and belonging to this site.

7. As we intend about Stimmung, of a man whose quid,

which continuously or provisionally colors the whole of its singular spiritual contents, without being singular in itself, that quid which, even if not being connected in a precise way with the particular, is anyway the universal where ev-ery particular meets – as well the Stimmung of landscape enters every singular element, usually without establishing what is the reason; in a way that is difficult to define every element is part of it – but it exist also outside of these in-puts, and it’s not composed by them. In SASSATELLI M. (ed) (2006). Georg Simmel, saggi sul paesaggio. Roma: Armando Editore, pag. 64

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