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Lotte Hellinga, Texts in transit. Manuscripts to Proof and Print in the Fifteenth Century, Leiden – Boston, Brill, 2014

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Bibliothecae.it, 5 (2016), 2, 435-438 DOI <10.6092/issn.2283-9364/6405>

Lotte Hellinga, Texts in transit. Manuscripts to Proof and Print in the Fifteenth Century, Leiden – Boston, Brill, 2014, XIV, 452 p. ill. (Li-brary of the Written Word, 38), ISBN 978-90-04-27716-8, € 149 ($ 193).

Il volume numero 38 della collana Library of the Written World - The Handpress World pubblicata dall’olandese Brill ospita una rac-colta di saggi frutto del lavoro pluridecennale di una delle più illu-stri personalità dell’incunabolistica mondiale. Lotte Hellinga è, come noto, una delle studiose che più hanno contribuito, nella seconda metà del Novecento, ad approfondire e comprendere il complesso mondo della stampa quattrocentesca. Nella sua lunga esperienza di bibliote-caria, prima ad Amsterdam e poi alla British Library, e di storica del libro ella ha concentrato i suoi interessi prevalentemente su tre ambi-ti. Innanzitutto la storia della tipografia neerlandese del XV secolo, cui ha dedicato numerosi studi soprattutto agli inizi della carriera; in secondo luogo, le vicende della prototipografia europea, analizzata secondo un diaframma di continuità coi precedenti sistemi di produ-zione libraria manoscritta; in ultimo, gli sforzi della studiosa hanno avuto come obiettivo la creazione di efficienti repertori per lo studio del libro a stampa delle origini (un esempio su tutti, il progetto ISTC). Il libro Texts in transit racchiude già nel titolo gli interessi che l’autri-ce ha posto al l’autri-centro dei suoi studi. La Hellinga, infatti, sebbene sia una filologa di formazione, non è mai stata interessata alla ricostruzio-ne dell’esatta lectio dei testi di cui gli stampati quattrocenteschi sono

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veicoli, ma piuttosto al modus in cui tali strumenti hanno trasmesso quei testi. Lungo tutto l’arco della sua carriera la studiosa ha dunque attuato il suo metodo di indagine – basato sullo studio incrociato dei manoscritti e delle bozze di tipografia con gli stampati – a quei casi concreti che di volta in volta hanno catturato il suo interesse. L’esame delle procedure di allestimento di un exemplar o della struttura della pagina stampata, come pure le questioni circa gli interventi linguistici in tipografia sono i principali campi di indagine su cui la Hellinga ha fondato le sue ricerche, pervenendo a dei risultati semplicemente mirabili.

La raccolta che costituisce il volume è formata da saggi pubblicati dalla studiosa in anni passati, rivisti e ampliati per questa nuova edi-zione olandese. Il primo segmento del volume, preceduto dalla luci-da introduzione in cui l’autrice espone il contenuto e le motivazioni dell’opera (p. 1-7), ospita i contributi Press and text in the first decades of printing (p. 8-36) e The text in the printing house: printer’s copy (p. 37-66), in cui è chiaro l’intento della studiosa di esporre i metodi di produzione della prototipografia basandosi fondamentalmente sull’a-nalisi dell’exemplar e sul lavoro dei compositori quali elementi pecu-liari di investigazione. Il saggio successivo, List of printer’s copy used in the Fifteenth century (p. 67-101), offre una ricognizione dei qua-ranta esemplari quattrocenteschi di tipografia fino a oggi identificati e analizzati, ponendosi come una sorta di ponte tra la prima sezione del libro e la seguente. A partire dal contributo Proofreading and printing in Mainz 1459 (p. 102-155) basato sulla storia del Rationale divinorum officiorum di Guillaume Durand stampato nel 1459 da Fust e Schoef-fer, si apre una serie di casi di studio esemplari che nella loro totalità esprimono appieno il significato del lavoro della Hellinga, mettendo-ne in risalto l’eccezionale valore scientifico e metodologico. Così di se-guito si ritrovano i contributi dedicati alle vicende tipografiche del De civitate Dei di Subiaco del 1467 (Augustinus, De civitate Dei, Printed

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at Subiaco in 1467, p. 156-167); alle Facetiae e alla Historia fiorentina di Poggio Bracciolini, la cui storia testuale viene indagata con perizia mettendo in risalto il ruolo centrale dei compositori nella creazione di una ortografia “canonica” del volgare fiorentino (Poggio’s Facetiae in print, p. 168-201; Poggio Bracciolini’s Historia fiorentina in manuscript and print, p. 201-217); all’Expositio in symbolum apostolorum di Rufi-no, prima opera ad essere stampata in Oxford (The first book printed in Oxford, p. 218-227); alle tre edizioni veneziane delle Orationes di Cicerone opera di Christoph Valdarfer (1471) Adam von Ambergau (1472) e Niccolò Girardengo (1480) (Two editors, three printers: M. T. Cicero, Orationes printed in Venice, 1471-1480, p. 228-253); alla tra-duzione di alcune Facetiae di Bracciolini realizzata da William Caxton (From Poggio to Caxton: early translations of some of Poggio’s Latin Facetiae, p. 254-277); all’edizione latina dei Viaggi di Marco Polo im-pressa da Gheraert Leeu a Gouda negli anni 1483-1484 (The travels of Marco Polo and Gheraert Leeu, p. 278-303); alla ricostruzione della fortuna del De Historie van Jason il cui testo venne corretto in manie-ra copiosa anche dumanie-rante il processo di produzione tipogmanie-rafica (The History of Jason: from manuscript for the Burgundian court to printed books for readers in the towns of Holland, p. 304-365); alla versione inglese allestita da Nicholas Love delle Meditationes vitae Christi at-tribuite a Giovanni de’ Cauli e a san Bonaventura (Nicholas Love’s Mirror in print, p. 366-394); alla storia della ristampa del Book of St Albans messa a punto da Wynkyn de Worde nel 1496 modernizzata ortograficamente per iniziativa personale di un anonimo compositore tipografico (Wynkyn de Worde and The Book of St Albans, p. 395-409); alle vicende editoriali de Le morte d’Arthur di Thomas Malory pubblicata da Caxton nel 1485, cui va connessa la storia dell’unico manoscritto esistente del romanzo, in cui sono presenti non solo trac-ce della tipografia londinese ma anche frammenti di un foglio volan-te impresso da Caxton utilizzati per rattoppare una carta del codice (William Caxton and the Malory manuscript, p. 410-429).

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Il volume della Hellinga, corredato da un sobrio apparato di illu-strazioni e da una efficace serie di indici, si pone come pietra miliare negli studi di incunabolistica sia per la lucidità del metodo che perva-de ognuno perva-dei saggi in esso contenuti, sia per la chiarezza con cui l’au-trice dispiega le sue conoscenze al lettore aprendo agli studiosi nuove strade di indagine. Si tratta, in breve, di una raccolta fondamentale che non può mancare tra gli scaffali di qualsiasi studioso del libro a stampa quattrocentesco e che sicuramente farà scuola per moltissimi anni a venire.

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