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Roberto Calasso, Come ordinare una biblioteca, Milano, Adelphi, 2020

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Academic year: 2021

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Bibliothecae.it, 9 (2020), 2, 543-544 Recensioni

DOI <10.6092/issn.2283-9364/12031> Roberto Calasso, Come ordinare una biblioteca, Milano, Adelphi, 2020, 127 p. (Piccola Biblioteca, 750), isbn 978-88-459-3490-2, € 14,00.

Devo resistere alla tentazione voluttuosa di lasciarmi sedurre dal maggiore incantatore vivente di serpenti letterari dell’Italia contem-poranea, un raffinato editore di critica e di estetica di una specie estin-ta, per inserirmi nei giochi estetici di una mente sopraffina che saltella sulle corde sempre intonate fra il garbo, il sarcasmo, e il persiflage.

Ma quando si tratta di affrontare l’ordinamento di una biblioteca scatta in me l’orgoglio del bibliografo che non teme la sfida di qual-sivoglia altra autorità in siffatta materia, in particolare di quella di un non-bibliografo.

Già nei due risvolti del libretto che recensisco, due affermazioni dell’Autore, non corrette, mi fanno sobbalzare.

La prima che «Un ordine perfetto è impossibile, semplicemente perché c’è l’entropia». Affermazione insensata perché l’entropia non c’entra nulla con l’ordine dei libri, tutt’al più con quello di una univer-sale morte termica per la sparizione delle differenze di temperatura.

Nella seconda l’Autore scrive che la difficoltà di ordinare i libri era stata sperimentata anche dal «dotto secentesco Gabriel Naudé». Anzitutto il dotto secentesco Gabriel Naudé era, allora, un giovane di 22 anni, entusiasta proprio dello schema di ordinamento librario che aveva messo in piedi e che aveva giustificato con piena ragione, sia

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erudita che filosofica.

Aggiungerei, per ulteriore malizia, la frase di apertura dell’opusco-lo: «Come ordinare la propria biblioteca è un tema altamente metafi-sico. Mi ha sempre meravigliato che Kant non gli abbia dedicato un trattatello» (p. 11). Con quel che so di filosofia posso solo accettare la eleganza di quel giudizio, non certo la sua veridicità.

Il terzo capitoletto Nascita della recensione (p. 107-110), contiene, invece, un gustoso richiamo alla prima recensione come genere lette-rario, pubblicata da Madame de Sablè sul «Journal des Savants» del 9 marzo 1665, in occasione dell’uscita delle Maximes dell’amico La Rochefoucauld.

I meriti del libretto di Calasso non diminuiscono di molto dopo queste mie osservazioni. La sua eleganza e la sua finezza letteraria ed erudita continuano a rimanere impareggiabili. Ma ugualmente auto-revoli, e tutt’altro che trascurabili sono i diritti delle altre competenze.

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