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Valorizzazione del titolo di dottore di ricerca: urgono interventi

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Rivista elettronica di diritto e pratica delle amministrazioni pubbliche www.amministrativamente.it

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Numero 11 – Novembre 2009

Valorizzazione del titolo di dottore di ricerca: urgono interventi

DI IDIANO D’ADAMO1

Il dottorato di ricerca è una risorsa di valore o un’entità obsoleta? Provocazione

eccessiva o constatazione della realtà?

In Italia i dottori di ricerca sono più di quarantamila, e quotidianamente elaborano

idee e propongono soluzioni scientifiche, realizzano progetti di ricerca e pubblicano

contributi dottrinali.

Un percorso a metà tra formazione e lavoro, che se ben indirizzato può essere

considerato un’attività da iscrivere o nel bilancio dello Stato o in quello del Sistema

Impresa.

In un recente incontro che ha affrontato il tema della collaborazione tra

amministrazioni e università

2

, il Prof. Gianluca Gardini ha posto l’accento, in

particolare, sulla necessaria sinergia tra Enti Locali ed università, esplicitando tre

tematiche di rilievo:

1) l’accesso alla carriera pubblica, anche nell’ottica di un processo di

ringiovanimento della dirigenza, cercando di reclutare non solo professionalità

con formazione giuridica;

2) la formazione dei dipendenti pubblici, con investimenti soprattutto nel

Mezzogiorno e a livello comunale, superando il ruolo marginale che oggi svolge

in tale contesto l’Università;

3) l’assenza di corpi tecnici, in quanto la mancanza di soddisfazione personale

ed economica porta molti giovani laureati o specializzati in settori

tecnico-scientifici ad allontanarsi dalla possibilità di intraprendere un impiego nella

Pubblica Amministrazione.

Le riflessioni argomentate appaiono senz’altro condivisibili e trovano riscontro

all’interno del processo di rinnovamento della Pubblica Amministrazione (al

momento in atto) e nella valorizzazione del titolo di dottore di ricerca, oggi

sconosciuto o ignorato nel mondo del lavoro.

1 Dottore di ricerca nell’Università dell’Aquila.

2 Tavola rotonda sul tema “Amministrazioni e Università: progetti e sinergie per le riforme

amministrative”, svoltosi a Palazzo Valentini, Roma, il 30 settembre 2009 (v. B. NERI, Resoconto della tavola rotonda, in questa Rivista, n. 10/2009).

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L’ADI (Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani) nell’ambito della

campagna “Dai forza al dottorato” ha chiesto ai decisori politici, in particolare, di:

dare attuazione all'articolo 4, comma 7, della legge 3 luglio 1998, n. 210,

che prevede l’emanazione, da parte del Governo, di decreti volti a disciplinare la

valutabilità dei titoli di dottorato di ricerca, ai fini dell'ammissione a concorsi

pubblici per attività di ricerca non universitaria;

dare attuazione all'articolo 17, comma 111, della legge n. 127 del 1997 (cd.

«Bassanini bis») che prevede come le norme per l'accesso alla pubblica

amministrazione debbano essere integrate, in sede di accordi di comparto, dal

riconoscimento delle professionalità prodotte dal dottorato di ricerca e da altri

titoli specializzanti;

valorizzare e promuovere l’inserimento dei dottori di ricerca nella scuola e

nell’insegnamento;

predisporre consistenti incentivi all'assunzione di dottori di ricerca nel mondo

delle imprese.

C’è quindi, nel mondo dei Phd student, la volontà di creare una cultura del merito e

della responsabilità. In Italia è prassi comune lamentarsi della mancanza di

ricercatori, costretti spesso a recarsi all’estero per perseguire i loro progetti di

ricerca.

Questi ultimi, a volte si rilevano contributori rilevanti per le innovazioni scientifiche

e sociali, altre volte conseguono risultati improduttivi rispetto alle risorse utilizzate.

Concludendo, si può affermare che in queste poche righe si è cercato di proporre

un’analisi della domanda e dell’offerta del mercato inerente il settore di mercato dei

dottorati; è stato individuato anche un possibile punto di intersezione (al momento

più ideale che reale).

Affinché questo punto risulti “Pareto-Efficiente” è necessario investire nella

valorizzazione del titolo di dottore di ricerca.

Intervenendo, infatti, a monte della ricerca si creano le condizioni che possano

consentire a chi ha acquisito tale titolo di:

9

proseguire la carriera da ricercatore;

9

intraprendere la carriera didattica;

9

trasferire le proprie conoscenze alla Pubblica Amministrazione (si tralascia il

sistema Imprese il quale, essendo più maturo, è in grado di cogliere da solo profili

di dottorati adatti alle loro esigenze).

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Rivista elettronica di diritto e pratica delle amministrazioni pubbliche www.amministrativamente.it

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Numero 11 – Novembre 2009

L’assenza di interventi concreti e di un’efficace programmazione degli investimenti

nelle politiche per i dottorandi e i giovani ricercatori, spingerebbe molti ad

abbandonare il proprio percorso. Un danno enorme per l’intero Paese.

Nelle aule parlamentari sarebbe interessante rintracciare discussioni, dibattiti e

progetti di legge che possano affrontare proficuamente le tematiche esplicitate nel

presente intervento, affinché la cultura del fare diventi una caratteristica italiana e

l’investimento dei giovani nel settore della ricerca possa non rilevarsi fine a se

stesso ma consenta ad essi di creare solide basi e validi presupposti per l’ingresso

nel mondo del lavoro, anche nel settore pubblico.

L’ottimale sinergia tra amministrazioni e università passa anche, e soprattutto, per

una adeguata valorizzazione dei dottori di ricerca.

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