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La Rivista di Storia dell'Agricoltura

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Academic year: 2021

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La Rivista di Storia dell'Agricoltura

La m i a relazione, c o n d o t t a per semplici accenni problematici, sarà abbastanza breve. Si t r a t t a di dare u n o sguardo al passato e all'avvenire della Rivista di storia dell' agricoltura, sia come vo-ce nuova, ascoltata dopo lungo desiderio, sia come mezzo rispon-dente a nuovi bisogni; voce nazionale e organo di rapporti t r a studiosi del m o n d o , convergenti ad un medesimo fine.

Rivista, p u n t o di incontro e di comune collaborazione cultu-rale, come già scrisse il prof. Dal Pane.

Dopo il saluto, noi cercheremo di fare il p u n t o sulla vita della Rivista, e anche la « rievocazione » p o t r à suggerire l'orien-t a m e n l'orien-t o .

Ricordo di Gino Luzzatto

Ma, p r i m a di t u t t o , il compimento di u n dovere, gradito, anche se triste, perché, come ogni cosa degna, esso provoca sod-disfazione di riconoscenza e b u o n a volontà : il semplice ricordo di Gino Luzzatto.

Di Lui, scomparso il 30 marzo, la Rivista di storia dell'agri-coltura ricorderà, in m o d o migliore, la personalità di studioso. Per ora, noi r e n d i a m o omaggio alla sua memoria, con affetto sincero e gratitudine particolare.

Prima di tutto, noi gli siamo grati per l'intelligenza e il ca-lore col quale egli fu solito aiutare i giovani studiosi ad uscire dall'incertezza, mortificatrice, del dubbio e dello scoraggiamento : per difficoltà obiettiva o per incomprensione altrui. Anche in que-sto senso e nel nostro specifico campo, un cuore, che ricorda, accosta la figura di Gino Luzzatto a quella di Arrigo Serpieri, am-bedue singolarmente benemeriti di giovanile arricchimento cul-turale.

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Poi, noi ricordiamo Gino Luzzatto come lo studioso, insigne, che volle salutare il nascere, quasi temerario, della nostra Ri-vista e ci fece l'onore di iniziarne la vita scrivendo l'articolo in-titolato : Un'iniziativa felice : articolo che, m e n t r e disegnava le ombre e le luci della n o s t r a adolescente storiografìa agraria, sug-geriva consigli metodologici, indicava fertili, arabili campi alla nostra ricerca, illuminava alcuni fondamentali criteri di inter-pretazione.

Egli gradì, poi, di far parte del Comitato Scientifico della Rivista e ne seguì la prima vita con stima, con fiducia e con af-fetto personale. Pochi mesi p r i m a di morire, il 1° ottobre 1963, quando già la sua salute gli imponeva ogni riguardo, egli promet-teva ancora la sua personale collaborazione.

Anche per questi motivi, noi n o n dimenticheremo né la no-biltà della sua figura né l'efficacia del suo insegnamento. Nel fon-do dell'anima vive uno spirito di gratitudine e di ammirazione che ci « conforta all'opera ».

Saluto a Pomposa e a Spoleto

Dopo il ricordo di un Maestro, il saluto al Comitato delle celebrazioni pomposiane : S. E. il Vescovo di Comacchio, insieme a Mons. Antonio Samaritani, sta al centro del nostro omaggio : come p r o m o t o r e di studi e come ospite, signorilmente distinto.

Vorrei aggiungere che il saluto nostro si anima, singolar-mente, proprio nel respiro dello spirito « pomposiano » : spirito di Medio Evo, offerto, qui, dall'esempio di un Monastero, c r e a t u r a e rappresentante di quell'anima benedettina che dette, per secoli, alito di vita all'adolescente Europa.

Spirito di Medio Evo : di quell'età che sta alla n o s t r a vita m o d e r n a come il capo di u n a sorgente sta al corso di un fiume. Spirito di quell'età, in cui ogni grandezza della vita rag-giunse i fastigi delle altezzle alpine : nella teologia e nella filo-sofia; nella poesia e n e l l ' a r c h i t e t t u r a ; nella p i t t u r a e nella scul-t u r a ; nel diriscul-tscul-to, nel commercio e anche nell'agricolscul-tura se di-boscamenti, estensione di seminati e prati irrigui e bonifiche e piantagioni e nuova agronomia e diffusa sicurezza di possesso e moltiplicazione di proprietà dettero risoluzione ai problemi del tempo e i m p o s t a r o n o l ' o s s a t u r a della m o d e r n a economia agraria.

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La storia di Pomposa, per certi aspetti, Monastero modello, alimenta il fuoco del n o s t r o spirito come Spoleto, sede e centro di u n a scuola di alti studi medioevali, dà, oggi, particolare com-piacenza all'idea n o s t r a e alla n o s t r a volontà di lavoro, quando annunzia che il tema della prossima « settimana di studio » nel-l'aprile del 1965, p r e p a r a t a dai migliori cultori di storia del mon-do, s a r à quello dell'agricoltura : che non sarà soltanto ripensa-m e n t o o aggiunta di ripensa-motivi giuridici, già coltivati da nostri stu-diosi insigni di storia del diritto, m a s a r à anche studio della tec-nica, del m o v i m e n t o economico e del m o v i m e n t o spirituale, che dalla terra derivò.

S a r à storia n o n solo dei terreni e della proprietà m a anche degli uomini che nella vitalità della terra vissero con una loro m e n t e e un loro cuore, con u n a loro tecniaa e un loro interesse, come noi viviamo.

La Rivista di storia dell'agricoltura cercherà di portare, nei limiti della discrezione e in m o d o autonomo, un suo contributo. Ad ogni modo, della luce di questo spirito, europeo e italiano, si riflette il saluto a Pomposa, « m o n a s t e r i u m princeps », e a Spo-leto, cittadella custode e m o d e r n a interprete della civiltà me-dioevale.

Come nacque la Rivista

Così, come Pomposa ci richiama ad un tempo rivoluzionario, anche nei campi della n o s t r a agricoltura, Spoleto dà sensibilità ad un preciso, attivo dovere della n o s t r a cultura. L'annuncio spo-letino, dico la verità, ci compensa di u n a certa mortificazione che provammo, nel settembre del 1962, quando, al Congresso in-ternazlionale di storia economica, ad Aix-en-Provence, dinanzi ad u n a vera folla di studiosi, convenuti da ogni parte del mondo, il t e m a dell'economia agraria del Medio Evo n o s t r o fu t r a t t a t a , degnamente, s'intende, da studiosi inglesi e francesi : direi, con un certo rincrescimento degli stranieri stessi. Se ne ebbe la sen-sazione quando, prendendo la parola, ebbi la fortura di p o t e r an-nunziare che anche in Italia era, ormai, n a t a u n a Rivista di storia della agricoltura e che l'Università di Perugia, nella sua Facoltà di scienze politiche-economia e commercio, stava p r e p a r a n d o l'istituzione di u n a cattedra, sia pure complementare, riservata all'insegnamento della storia dell'agricoltura.

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Di questa duplice, lieta notizia e del rilievo, bene illuminato, che ormai, come mi scrisse il Serpieri, « anche gli storici si erano accorti che esisteva l'agricoltura » e che gli occhi di maestri e di giovani (vedi la scuola bolognese e veneta e napoletana e piemon tese) si erano già volti allo studio delle campagne, sia pure per tempi n o n medievali, apparve chiara la soddisfazione generale ; e di questa comune congratulazione augurale si rese poi generoso, cavalleresco interprete George Duby, dell'Università di Aix-Mar-seille, sia nella sua rivista « Etudes rurales » sia sugli « Annales ».

Dunque, la Rivista italiana, che prometteva e chiamava ad un comune lavoro italiani e stranieri, era n a t a ! E da ogni p a r t e d'Italia, gli studiosi, per lettera e a voce, dettero saluto e augurio. Veramente, il torinese dott. Giovanni Donna d'Oldenigo, al-lievo di Giuseppe Medici, anche per questa benemerenza pione-ristica eletto a far parte del Comitato scientifico, fin dal 1941 invitava a collaborare al progetto di u n nuovo periodico intito-lato : Archivio storico agrario; m a solo alla fine del 1961 com-parve la p r i m a Rivista italiana di storia dell'agricoltura.

E r a stata concepita nell'incoraggiante tradizione della seco-lare Accademia dei Georgofili di Firenze, allora presieduta da un tecnico insigne, Renzo Giuliani ; vide la luce per la fede, l'ardi-tezza e l'abnegazione di Mario Zucchini, Ispettore Generale del Ministero dell'Agricoltura, Georgofilo, già allievo di Arrigo Ser-pieri, cultore di ricerche storiche, sin dalla giovinezza incorag-giato dalla parola, competente e promettente, di Gino Luzzatto e di Luigi Dal Pane.

La Rivista sta ora vivendo il suo quarto anno di vita. E ' n a t a povera e della povertà h a sentito anche i riflessi di incertezza. Il suo peso finanziario poggiò ancora, per oltre un anno, sulle spalle di Mario Zucchini che, bussando pazientemente alle porte degli uffici ministeriali e ai m e n o sensibili uffici pubblicitari, rac-colse la sufficienza alimentare.

Nell'anno scorso, la comprensione dell 'Istituto di tecnica e propaganda agraria, che fa capo al Ministero dell'Agricoltura ed è presieduto dal severo e sicuro amico, Guido De Marzi, si è as-s u n t a la reas-sponas-sabilità a m m i n i as-s t r a t i v a della Rivias-sta as-steas-sas-sa. Ri-mane sempre presente la necessità di provvedere, tutti insieme, al sostentamento finanziario, necessario per le spese di stampa, sempre crescenti anche per molteplicità di suggerite o richieste iniziative.

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L'Accademia dei Georgofili, presieduta, adesso, dall'agronomo insigne, Marino Gasparini, ci accompagna con . la forza del suo prestigio.

Primo orientamento della Rivista

Per la redazione, la Rivista, in questi primi tempi, h a com-piuto opera di o r i e n t a m e n t o e di assaggio. Ha invitato alla colla-borazione ed h a atteso il seguito delle moltissime parole buone, incoraggianti.

Dall'estero h a n n o offerto e dato collaborazione studiosi dagli Stati Uniti e d a l l ' I n g h i l t e r r a ; dalla Francia e dalla G e r m a n i a ; dalla Spagna e dall'Olanda; dalla Polonia e dalla Grecia.

Saggiando le possibilità di ogni regione italiana, la Rivista ha p o t u t o pubblicare articoli interessanti la Sardegna e la Sicilia ; le Puglie, la Calabria e la Lucania; le Marche, l'Umbria e il La-zio ; la Toscana e l'Emilia ; il Veneto e la Lombardia.

Sono stati articoli di metodologia, di tecnica agronomica, di diritto, di spunti sociologici, di arte ispirati all'agricoltura, di sil-vicoltura e pastorizia, di geografia storico-economica, di infor-mazione.

I tempi interessati sono stati quelli preistorici, i tempi clas-sici, i medievali, i moderni, i quasi c o n t e m p o r a n e i .

Sono stati graditi, in m o d o particolare, articoli di Maestri, come quelli di Avanzi, Bandini, Dal Pane, Desplanques, Giuliani e Luzzatto.

Per altro verso, si è non meno apprezzato il contributo di tutti gli altri stimati collaboratori e di chi h a inviato documenti inediti, informazioni, notizie, rilievi tecnici, sull'esempio già in-dicato da Sonnino e Franchetti.

Sintesi di qualche tesi di laurea sono pronte per la pubblica, zione. La partecipazione ai Convegni di Reggio Emilia, in onore di Filippo R e ; di Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza, per la storia calabra del '600 ; di Napoli, per la Società nazionale di Eco-nomia Agraria, presieduta dall'illustre componente del Comitato scientifico ed economista, Mario Tofani, ha dato m o d o di consta-tare un diffuso interessamento al problema storico-agrario e di raccogliere adesioni e collaborazione effettiva anche da parte di aiuti e giovani assistenti : le scuole di Dal Pane e di Perdisa a

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Bologna e quella di Vanzetti a Padova sono state le più pronte al m a n t e n i m e n t o della promessa.

In parole di sintesi, può essere affermato che, da qualche tempo, l'offerta di collaborazione si è fatta urgente, per n u m e r o e q u a n t i t à e qualità.

E questo fatto, se richiede sufficienza e sicurezza di mezzi adeguati, d o m a n d a anche che la redazione si renda sempre più critica e scelta, tenendo, peraltro, conto sia del merito culturale in sé sia del diverso interesse dei lettori abbonati.

Nel m o m e n t o , preme, dunque, il desiderio di poter pubbli-care saggi distinti, per esuberanza, dagli articoli della Rivista; preme il proposito di vedere come andare incontro alle aspira-zioni di certe Regioni, come la Sardegna, tese all'indagine ordi-n a t a della loro storia agraria ; preme la ricerca del m o d o col quale la Rivista possa dare voce ai risultati di indagini specifiche, promosse, per la preistoria, dal prof. Forni o per le invenzioni strumentali, dalla Società di storia della tecnica di Milano ; pre-me il disegno di trovare copre-me la Rivista possa diventare pre-mezzo di rivelazione documentario di informazione e ragionamento bi-bliografico, retrospettivo e attuale, italiano ed estero, secondo il suggerimento dell'amico Violante.

Fermo, per altro, questo principio : che la Rivista vuole es-sere soltanto u n a voce e un mezzo : non aspira ad atti indiscreti per t u t t a una vasta opera di iniziativa che spetta a chi, in coordi-n a m e coordi-n t o di cattedre e di istituti, come si augurava il prof. Dal Pane, h a a l t r a competenza, altri mezzi ed altro potere. La Rivista, come voce e come incontro, deve soltanto uscire dall'aprile della sua adolescenza : quando la vegetazione è t u t t a degna del mas-simo rispetto m a è t u t t a tenue promessa e fragilità.

Un programma accennato

In altre parole, sembrerebbero necessarie due cose essenziali : una collaborazione sempre più criticamente qualificata m a che non scoraggi ogni altro apporto concreto, utile e necessario : non solo, il m u r a t o r e h a bisogno del manovale m a è anche t a n t o gio-vevole la metodologica a u t o n o m i a personale ed è t a n t o bello es-sere rispettosamente diversi l'uno dall'altro, in varietà e serietà di contributo.

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L'altra cosa necessaria e pregiudiziale è quella di un finan-ziamento corrispondente ai bisogni culturali, giustificati e seri.

Poi, vorrei esprimere due desideri : che almeno un certo or-dinato indirizizo di ricerca e di studio possa essere rivolto verso i secoli centrali del nostro millennio, che sono i m e n o conosciuti e mal giudicati, e che t r a le « fonti » si dia giusto rilievo, oltre a quelle catastali, contrattuali, contabili, tecniche, letterarie, a quel-le degli Statuti rurali, di cui possediamo, regione per regione, anche edito, un più accessibile tesoro, non ancora esaminato con criterio di singolarità e comparazione.

Si è già obiettato che gli S t a t u t i rurali possono dare un'idea falsa della situazione economica che u n diritto di derivazione in-certo e statico può avere cristallizzato o deformato. Ma non è questo, adesso, il problema che, per altro, potrebbe essere ben t r a t t a t o e discusso.

Quando noi facciamo storia dell'agricoltura, noi desideriamo fare storia tecnica, economica politica e spirituale, con m e t o d o di interdipendenza e reciproca illuminazione. Noi sentiamo il bi-sogno di fare storia di civiltà, e la nostra è stata, in m o d o premi, nente, civiltà agraria. Ora, lo s t a t u t o rurale, di cui ogni paese o villaggio è provveduto, non è soltanto un codice invecchiato nel tempo m a è documento di società rurale, complessa e completa. Gli s t a t u t i rurali sono specchio della variatissima economia locale. Sono sorgente di informazione tecnica, commerciale, so-ciale, sia pure in circoli concentrici di economia chiusa.

Non sono soltanto costruzioni formali m a sono « monu-m e n t a », direbbero i latini, di monu-molteplice realtà e di viva u monu-m a n i t à .

Alla, non di rado, triplice redazione e revisione nel corso di oltre q u a t t r o secoli di vita, h a collaborato n o n solo il giurista-notaio, che al diritto comune e al diritto sovrano-statuale (e an-che all'autonomo diritto costituzionale e amministrativo e pe-nale del singolo luogo) h a dato il suo posto e la sua formula-zione, m a ha collaborato t u t t o il popolo che, direttamente, in as-semblea generale o, indirettamente, in consiglio particolare e nei suoi rappresentanti, detti, appunto, « statutari », scelti ed eletti alla composizione o revisione statutaria, h a portato la voce ge-n u i ge-n a e viva e immediata di ogge-ni ige-nteresse già m a t u r o e di ogge-ni interesse acerbo ma voluto per l'avvenire.

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certa a n i m a di popolo che rivela impegni, pratici e spirituali, in-sospettati e crea caratteri m o r a l m e n t e mirabili.

E ' intera la d r a m m a t i c a vita sociale, economica e finanziaria di un tipico paese di M a r e m m a negli Statuti di Montepescali, stu-pendi, del 1427.

E ' in u n o s t a t u t o rurale del 1571, quello di Casteldelpiano sul Monte Amiata, che si trova u n a delle pagine più intelligenti che abbia mai letto sul primario interesse, collettivo e privato, sul diritto scolastico e sul dovere dell'istruzione e dell'educazione « dei figli di ciascuno ».

Se, poi, quel che s o p r a t t u t t o conta nella pagina storica, che è pagina di resurrezione, è quel che Dante chiama il « movimento u m a n o », che ogni valore passato rende presente e immette nel-l'universale, perenne interesse della persona, guardate, ad esem-pio, come vive, addirittura, il congegno di u n a grandiosa opera economica nel lavoro di un semplice operaio, che obbedisce alla regola di u n o statuto, così come la sente e l'interpreta la parola del Soresi, che Mario Romani riporta in testa al suo studio su di un secolo di vita agricola in Lombardia : « Durante la irrigazione iemale è soprattutto necessaria la estrema vigilanza del camparo. E d è appunto in quest'epoca che più viva si fa la nostra ammira-zione per questo modesto lavoratore, che dalle prime ore del mat-tino alle ultime della sera, quando le classiche nebbie della Bassa Lombardia avvolgono impenetrabili la campagna, o quando la neve turbina, o alta ricopre il suolo, avvolto in un grosso pa-strano, i piedi e le gambe calzate in alti stivali, il caratteristico badile dal lunghissimo manico sulla spalla, cammina, cammina solitario, attraverso la marcita, t u t t o sorvegliando, a t u t t o prov-vedendo perché l'acqua in leggero e costante velo scorra senzla interruzione alcuna a vivificare ovunque la marcita, a rendere possibile la raccolta di freschi foraggi, quando t u t t o intorno la campagna è assopita nel riposo invernale, e sui campi brulli o biancheggianti di neve, solo la marcita, nel suo caratteristico co-lore smeraldino, indica, con la sua vitalità, il prodigio che la per-spicacia degli agricoltori lombardi h a saputo creare ».

Oppure, sempre ad esempio, pensiamo a quel m a n d r i a n o del Purgatorio dantesco, che, di notte, alberga all'addiaccio, a guar-dia del branco di bestie, sue o del padrone, che « quete riposano », perché, lui, a r m a t o di lungo, nodoso bastone, avvolto in u n rozzissimo

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mantello, vigila perché « fiera non sperga » gli animali a lui affidati : è u n a macchia u m a n a , seduta p e r terra, accanto al fuoco acceso : è u n a statua ossutamente legnosa m a viva : s t a t u a di durezza al sacrificio, di fierezza nella vigilanza, di coraggio contro il pericolo, che dà vita a t u t t o il « paesaggio » pastorale del Medio Evo.

A pensarci bene, intorno alla modestissima figura di questi due lavoranti, si a d u n a n o i « come » e i « perché » e i « quando » e i « q u a n t o » dei problemi idrici di bonifica, di canalizzazione, di carico finanziario, di efficienza distributiva e p r o d u t t i v a ; o di pascoli e di concimazione allo stabbio, di produzione lattiera, di alimentazione popolare e di vendita, condizionate anche dal m o d o col quale quel camparo e quel m a n d r i a n o , in povertà ricca di merito, vivono nell'anima dell'opera economica, secondo regola s t a t u t a r i a .

In realtà, sullo sfondo di qualsiasi disegno economico spicca sempre la figura dell'uomo che quel così detto « paesaggio » h a creato e mantiene vivo.

Ora, (e questo è solo un motivo sul tema dello s t a t u t o ru-rale) di questi uomini, del loro lavoro, è piena la vita degli sta-tuti e delle carte municipali derivate e connesse.

Rilevandola, economicamente e spiritualmente, si arricchisce la d o t t r i n a e il tesoro morale di cui l'anima vive.

Storia dell'agricoltura come elemento essenziale della storia nazionale

Se, poi, volessimo dare anche un più ampio sguardo, in più grande esempio, potremmo, forse, credere che non si conosce u n a parte essenziale anche della nostra ultima storia nazionale e u m a n a , se non si fa posto alla storia dell'agricoltura e degli agricoltori, come scriveva Giovacchino Volpe.

Adesso, non si può dimostrare con ampia chiarezza m a , a mio m o d e s t o avviso, se si dimentica o non si riconosce in dove-rosa evidenza e non si recepisce nella storiografia comune quanto, per esempio, a partire dalla seconda m e t à del '700, il lavoro, in-tellettuale e manuale, servendosi di studio, di capitale, di fatica e di pena, di intelligenza e di volontà, come dice il Cattaneo, h a creato nel p i a n t a r e viti e olivi e frutti in ogni parte d'Italia ; nel

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prosciugare e canalizzare ; nel coltivare a fiori le rocce ; nell'av-viare a risanamento le M a r e m m e ; nel costruire case coloniche ; nel moltiplicare, talvolta, per dieci la produzione m e n t r e la po-polazione lavorante cresceva per due ; quando un giovane correva alle armi sotto le bandiere del primo Risorgimento m a due gio-vani rimanevano nel campo a vangare e scassare e piantare, per tutti, non si conosce, nella sua meno incompleta e mirabile

ve-rità, nella sua a u t o n o m i a e distinzione, la storia del Risorgi-mento del popolo italiano.

Il tema è immenso e di particolare fascino, anche perché è un motivo di rivendicazione e di giustizlia sociale, ed io mi fermo e ritocco terra, ben rilevando che la Rivista di storia dell'agricol-tura, nel m o n d o di tante voci culturalmente concordi, desidera a r d e n t e m e n t e essere come antenna, sensibile ad ogni appello, al richiamo, all'orientamento.

Per questo, la Rivista d o m a n d a consigli critici, proposte, col-laborazione più stretta : nella precisa finalità possibile ; nell'intel-ligente e a u t o n o m o m e t o d o ; nel proseguimento del p r o g r a m m a più vasto e difficile ; nella ricerca del finanziamento, sufficiente e sicuro.

La d o m a n d a , con stima e fiducia, a voi che avete particolare prestigio e potere, competenza sicura e passione sincera, e vi ringrazia.

Ildebrando Imberciadori

Università di Cagliari

Relazione letta al Convegno intemazionale di studi storici pomposiani,

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