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Utilizzazione irrigua delle acque delle reti di bonifica : working paper

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Academic year: 2021

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UTILIZZAZIONE IRRIGUA

DELLE ACQUE DELLE RETI

DI BONIFICA

UTILIZZAZIONE IRRIGUA DELLE ACQUE DELLE RETI DI BONIFICA

Istituto Nazionale di Economia Agraria

UTILIZZAZIONE IRRIGUA

DELLE ACQUE DELLE RETI

DI BONIFICA

a cura di

Farncesco De Santis

W

orking

paper

W

orking

paper

Gestione Commisariale ex Agensud

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Istituto Nazionale di Economia Agraria

UTILIZZAZIONE IRRIGUA

DELLE ACQUE DELLE RETI

DI BONIFICA

a cura di

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Il presente lavoro è stato elaborato nell’ambito del progetto “Attività di assistenza tecnica e supporto agli Enti concessionari nel settore dell’uso irriguo delle risorse idriche", affidato all’INEA dal MIPAAF Gestione Com-missariale ex Agensud.

Lo studio è stato redatto dal personale INEA e da alcuni consulenti esterni, con la supervisione di un comitato tecnico-scientifico all’uopo costituito, formato da:

Ing. Antonino Casciolo - Funzionario Gestione Commissariale ex Agensud, Responsabile unico del progetto; Dr. Guido Bonati - Responsabile INEA Servizio 4;

Dr. Pasquale Nino - Coordinatore INEA del progetto;

Prof. Ing. Agostino Farroni - Professore aggregato del corso di idraulica e sistemazioni fluviali presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi dell’Aquila;

Ing. Giacomo Romano - Ingegnere idraulico, consulente della Gestione Commissariale ex Agensud.

La stesura del rapporto è stata curata nella sua interezza dall’autore.

Il Dr. Rosario Napoli (CRA) ha curato il Box 2.

Le elaborazioni GIS e le elaborazioni grafiche relative alle immagini sono state curate da Pasquale Nino e Fran-cesco De Santis.

Si ringrazia il Dott. Marco Taddei per la revisione del testo.

Le analisi delle acque sono state eseguite dalla società ARS nova (consulente esterno).

Si ringraziano per la collaborazione i Consorzi di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno, del Destra Sele, di Paestum - Sinistra Sele e della Capitanata.

Segreteria di redazione Alexia Giovannetti

Coordinamento editoriale Benedetto Venuto

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P

RESENTAZIONE

L'irrigazione rappresenta uno dei fattori fondamentali nello sviluppo dell’agricoltura negli ultimi decenni, non solo perché ha consentito di ottenere produzioni elevate e di qualità, ma soprat-tutto perché ha reso possibile una maggiore flessibilità nella scelta degli ordinamenti produttivi da parte degli imprenditori agricoli, svincolandoli dalla scarsità ed incertezza degli apporti idrici deri-vanti dalle precipitazioni.

L’impiego dell’acqua in agricoltura quale mezzo tecnico della produzione pone delle proble-matiche peculiari rispetto agli altri fattori produttivi, in quanto risorsa naturale non producibile indu-strialmente, soggetta a una forte competizione con gli altri usi (civili, industriali, potabili, ricreativi, etc.).

L’INEA, con il servizio “Ricerche su ambiente e risorse naturali in agricoltura”, ed in coeren-za con gli attuali indirizzi comunitari tesi a garantire un approccio sostenibile all’utilizcoeren-zazione del-le risorse naturali, realizza studi specifici volti a promuovere un’efficiente gestione deldel-le risorse idri-che in agricoltura sia dal punto di vista economico idri-che ambientale. Le attività del servizio, pertan-to, sono mirate allo sviluppo di strumenti agronomico-territoriali di supporto alla pianificazione e programmazione dell’uso delle acque, in un’ottica di contenimento dei consumi, e ad approfondire gli aspetti di carattere tecnico-ingegneristico, per fornire agli Enti gestori della risorsa un supporto per quanto riguarda le innovazioni tecnologiche adottate nei sistemi irrigui.

Questo lavoro, in particolare, nasce dalla collaborazione tra INEA e Gestione Commissariale ex Agensud, che hanno dato vita al progetto di “Assistenza tecnica e supporto agli Enti concessionari nel settore dell’uso irriguo delle risorse idriche”.

Il progetto costituisce la prosecuzione e l’approfondimento di precedenti studi effettuati dall’I-NEA (“Studio sull’uso irriguo della risorsa idrica, sulle produzioni agricole irrigate e sulla loro red-ditività”, finanziato con le risorse del QCS 1994-1999 nell’ambito del Pro-gramma Operativo Mul-tiregionale; “Ampliamento e adeguamento della disponibilità e dei sistemi di adduzione e distribu-zione delle risorse idriche nelle regioni dell’Obiettivo 1” – sottoprogramma III, misura 3; studio “Assistenza tecnica nel settore delle risorse idriche” linee C, D ed E del Progetto Operativo, facen-te parfacen-te del “Programma Operativo Nazionale Assi-sfacen-tenza Tecnica e Azioni di Sisfacen-tema QCS Obietti-vo 1 2000-2006” (PON ATAS) - misura 1.2: Azioni di assistenza tecnica e supporto operatiObietti-vo per l’or-ganizzazione e la realizzazione delle attività di indirizzo, di coordinamento e orientamento delle Amministrazioni Centrali) volti a fornire supporto scientifico, tecnico e operativo alla Gestione Commissariale ex Agensud per ampliare e approfondire le conoscenze sull'agricoltura irrigua nelle regioni meridionali, allo scopo di ottimizzare l’uso delle risorse finanziarie disponibili con l’indivi-duazione degli interventi strutturali a maggior valenza economica.

Dal punto di vista operativo il progetto è rivolto principalmente al sostegno dell’attività degli Enti operanti nel settore irriguo - Consorzi di Bonifica ed altri soggetti pubblici - ed è articolato nel-le seguenti quattro linee direttrici:

- Linea A: studi a carattere territoriale sulle aree irrigue; - Linea B: studi ed indagini sull’utilizzo della risorsa idrica;

- Linea C: elementi e linee guida per la progettazione di impianti irrigui;

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- Linea D: supporto tecnico agli enti concessionari per l’accelerazione degli interventi e per le atti-vità connesse alla gestione degli impianti.

Ciascuna linea è articolata in diverse Azioni secondo lo schema seguente:

Nell’ambito delle diverse Linee del progetto sono state sviluppate le seguenti Azioni:

Azione 1 - Uso della risorsa idrica, strutture di distribuzione e tecniche irrigue nelle aree non servi-te da reti collettive dei Consorzi di Bonifica;

Azione 2 – Monitoraggio qualitativo dei corpi idrici utilizzati a scopo irriguo;

Azione 4 - Intrusione marina e possibilità di trattamento delle acque con elevato contenuto salino; Azione 5 – Utilizzo delle acque delle reti di bonifica;

Azione 6 - Controllo delle perdite nelle reti in pressione;

Azione 7 - Utilizzazione a fini naturalistici degli invasi a prevalente uso irriguo;

Azione 8 - Linee guida sulla scelta e l’impiego delle apparecchiature idrauliche, sugli impianti di sol-levamento, sugli impianti di filtraggio;

Azione 11 - Efficienza e sicurezza delle dighe e piccoli invasi; Azione 12 - Supporto all’attività di rendicontazione;

Azione 14 - Supporto all’attività di progettazione;

Azione 15 - Analisi di rilevanti esperienze di progettazione a livello internazionale.

L’Azione 5 – “Utilizzo delle acque delle reti di bonifica” pone l’attenzione su una risorsa idri-ca oggi non adeguatamente utilizzata, nelle Regioni Meridionali, cioè le acque raccolte dai idri-canali artificiali delle reti di bonifica. La quasi totalità di esse viene infatti attualmente dispersa in mare e solo una piccola parte viene utilizzata o direttamente dagli agricoltori o dai Consorzi di Bonifica che gestiscono le reti di canali e gli impianti idrovori ad esse eventualmente collegati.

La ricerca, partendo dall’analisi dei dati disponibili presso gli impianti idrovori di alcuni com-prensori di bonifica, vuole evidenziare la possibilità di utilizzare queste acque per potenziare l’irri-gazione e sostituire od integrare dove possibile, le fonti tradizionali, in un’ottica di uso razionale e tutela della risorsa idrica.

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V

Dopo una ricognizione delle caratteristiche tecniche degli impianti di sollevamento e dei dati storici relativi al loro funzionamento, lo studio perviene alla stima delle superfici potenzialmente irri-gabili con le acque da essi scaricate, applicando strumenti di analisi territoriale e agronomica svi-luppati in ambito INEA. Vengono anche esposti i risultati di una campagna di analisi chimiche sulle acque sollevate dagli stessi impianti idrovori.

I risultati raggiunti dimostrano che, in alcune aree, la prospettiva dell’utilizzazione delle acque delle reti di bonifica presenta aspetti di indubbio interesse. Gli elementi acquisiti potranno servire da base per approfondire, in futuro, i diversi aspetti economici, ingegneristici, agronomici ed ambientali legati all’utilizzo di questa fonte idrica non convenzionale.

On. Lino Carlo Rava Ing. Roberto Iodice

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INDICE

Introduzione pag. 1

CAPITOLO 1

O

BIETTIVI E METODOLOGIA DELLO STUDIO pag. 5

CAPITOLO 2

Q

UESTIONARIO SULLE CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI pag. 15

CAPITOLO 3

U

TILIZZO

I

RRIGUO pag. 23

3.1 Ipotesi A: irrigazione dell’area circostante l’idrovora con una nuova

rete di adduzione pag. 29

3.2 Ipotesi B: immissione dell’acqua sollevata nella rete esistente pag. 37

CAPITOLO 4

Q

UALITÀ DELLE ACQUE pag. 47

CAPITOLO 5

C

ONCLUSIONI pag. 59

BIBLIOGRAFIA pag. 69

ALLEGATI pag. 71

Q

UESTIONARIO SULLE CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI IDROVORI pag. 73

L

EGENDA CASI

3

pag. 75

R

ISULTATI ANALISI ACQUE pag. 77

(9)

Introduzione

Il presente rapporto di ricerca risponde all’obiettivo generale di verificare le possibilità di utilizzo irriguo, da parte dei Consorzi di Bonifica delle regioni meridionali, delle acque raccolte e convoglia-te dalle reti di canali artificiali da essi gesticonvoglia-te, che possono costituire una importanconvoglia-te risorsa addizio-nale, alternativa od integrativa rispetto alle fonti idriche tradizionali.

L’interesse per tale opportunità nasce, oltre che dalla crescente difficoltà che si registra in mol-ti comprensori di assicurare il necessario rifornimento idrico agli impianmol-ti irrigui realizzamol-ti, anche dal positivo impatto che l’utilizzazione di queste acque può comportare per il bilancio idrico e per l’am-biente in generale, dal momento che la risorsa idrica recuperata sarebbe altrimenti destinata, nella maggior parte dei casi, ad essere dispersa in mare mentre invece, con adeguati interventi tecnici, che possono consistere in un semplice sollevamento, essa può essere rimessa in circolo e contribuire a ridurre il livello di sfruttamento esercitato su altre risorse idriche più sensibili e difficilmente rinno-vabili.

D’altra parte la pratica di irrigare con le acque dei canali di bonifica, sollevandole con moto-pompe, è abbastanza diffusa tra gli agricoltori di alcuni comprensori nei quali il rifornimento idrico assicurato dal Consorzio non è sufficiente, per cui in tali casi si tratterebbe soltanto della razionaliz-zazione di un esercizio già in atto.

La ricerca è stata svolta con riferimento ad alcune reti di acque basse servite da impianti idrovori, per il duplice motivo della disponibilità di dati concernenti i volumi scaricati e della opportunità di sfruttamento delle centrali idrovore quali siti per la realizzazione degli impianti di riutilizzo. La metodologia e i risultati possono comunque essere utilizzati per una qualunque rete di bonifica, anche a scolo naturale.

Il punto di partenza della ricerca è consistito nella acquisizione, tramite questionario, di alcuni dati tecnici sugli impianti, come il volume sollevato nell’anno e nel periodo maggio-ottobre, la por-tata massima sollevata, il dislivello geodetico superato, ecc.. I questionari sono stati inviati ai 16 Con-sorzi di Bonifica dell’Italia meridionale gestori di impianti idrovori.

Sulla base di questi dati sono state sviluppate due ipotesi di lavoro: irrigazione delle aree limi-trofe agli impianti con reti da realizzare appositamente (Ipotesi A) e immissione delle acque nella rete esistente dei distretti e comprensori irrigui limitrofi (Ipotesi B). In entrambi i casi si è ipotizzato di soddisfare le esigenze idriche delle colture presenti in dette aree con le acque recapitate agli impian-ti idrovori nella stagione esimpian-tiva (periodo maggio-ottobre), rinunciando all’ipotesi di uimpian-tilizzare anche i deflussi invernali, quantunque questi siano ben maggiori. Si è ritenuto infatti, in questa fase dello stu-dio, che il costo della realizzazione di invasi per l’accumulo delle fluenze nei periodi non irrigui sia tale da rendere poco conveniente l’ipotesi del riuso. Ciò non toglie che in casi particolari, o dove sia già disponibile una capacità d’invaso a distanza non eccessiva, si possa prevedere l’utilizzazione par-ziale o completa anche dei volumi invernali.

Successivamente, attraverso analisi GIS sullo strato di uso del suolo e poi tramite l’applicazio-ne di un modello di calcolo del fabbisogno irriguo è stato stimato l’apporto lordo l’applicazio-necessario per il sod-disfacimento delle esigenze irrigue delle aree limitrofe agli impianti. Sia la carta di uso del suolo che il modello di calcolo dei fabbisogni irrigui sono stati prodotti nell’ambito dell’Azione 1 del presente Progetto.

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2

In seguito, confrontando i volumi sollevati dagli impianti nel periodo estivo con quelli scaturiti dall’applicazione del modello di calcolo dei fabbisogni, è stata valutata la superficie potenzialmente irrigabile nelle due ipotesi.

Le acque dei canali di bonifica, per loro stessa natura, possono presentare un elevato contenuto di sali disciolti o risultare contaminate da residui di prodotti usati in agricoltura o reflui fognari pro-venienti da insediamenti civili o allevamenti zootecnici. Tali aspetti si accentuano durante la stagio-ne estiva, giacché la minore portata dei canali aumenta la concentraziostagio-ne delle sostanze inquinanti. Ciò potrebbe in qualche caso sconsigliare l’utilizzo delle acque o limitarne l’impiego solo ad alcune determinate colture e con particolare sistemi di irrigazione, a meno di non sottoporle preventivamente a costosi processi di trattamento. Con riferimento a questi problemi, e compatibilmente con le risor-se finanziarie disponibili, durante i mesi estivi del 2008 sono state svolte analisi chimico-fisiche sul-le acque di alcuni impianti della Campania e della Puglia.

Occorre precisare infine che, essendo questo uno studio preliminare, non sono stati considerati gli aspetti tecnico-impiantistici ed economici connessi all’utilizzo delle acque di bonifica. Questi ele-menti potranno eventualmente formare oggetto di successivi approfondiele-menti.

Il presente rapporto è organizzato come segue: nel capitolo 1 si specificano gli obiettivi e l’ap-proccio metodologico seguito per la stima della potenzialità irrigua delle acque sollevate dagli impian-ti idrovori di bonifica; nel capitolo 2 si descrive il quesimpian-tionario inviato agli Enimpian-ti gestori per conosce-re le caratteristiche tecniche degli impianti; nel capitolo 3 si pconosce-resentano i risultati delle elaborazioni per verificare il possibile utilizzo irriguo delle acque sollevate; il capitolo 4 presenta i risultati delle analisi chimico fisiche effettuate sulle acque sollevate da alcuni impianti; nel capitolo 5 si propongono alcune considerazioni sull’utilizzo delle acque sollevate ed i possibili sviluppi dell’attività. Infine, in Allegato 1 è riportato il questionario sulle caratteristiche tecniche degli impianti idrovori, in Allega-to 2 la legenda della carAllega-tografia di uso del suolo utilizzata per caratterizzare i terriAllega-tori oggetAllega-to di inda-gine ed in Allegato 3 il report delle analisi delle acque.

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CAPITOLO 1

O

BIETTIVI E METODOLOGIA DELLO STUDIO

L’attività di regimazione delle acque, nell’accezione prevista sin dal testo unico sulla bonifica integrale (Regio decreto 13 febbraio 1933, n. 215) costituisce l’elemento fondante di una politica ter-ritoriale per il risanamento e la messa in produzione di una parte importante del territorio nazionale. Le reti di scolo delle acque ed i connessi impianti di sollevamento e smaltimento costituiscono gli elementi funzionali del sistema della bonifica meccanica. In Italia, più di 600 impianti idrovori, al servizio di diversi comprensori, permettono il regolare deflusso delle acque al servizio sia dell’agri-coltura che dei centri abitati e della collettività.

Nella bonifica meccanica gli impianti idrovori sollevano l’acqua da un canale di bonifica o da una vasca di raccolta verso un corpo idrico collettore di destinazione, posto a quota superiore, che può essere un altro canale di drenaggio o un fiume o il mare. Prima delle pompe, usualmente, sono posti degli apparati meccanici quali griglie e sgrigliatori per eliminare le erbe acquatiche ed i solidi gros-solani veicolati dalle acque.

L’azione degli impianti idrovori permette di eliminare l’acqua in eccesso nei terreni abbassan-do il livello di falda e rendenabbassan-do in tal moabbassan-do coltivabile il terreno e fruibile il territorio per lo svolgi-mento delle normali attività economiche. Migliaia di immobili nei centri abitati e nelle campagne sono tenuti all’asciutto grazie al funzionamento di questi impianti.

Le acque dei canali di bonifica derivano dall’apporto delle precipitazioni meteoriche e dei reflui dell’irrigazione, nonché dai contributi della falda freatica, nei casi in cui i canali sono sottoposti alla superficie piezometrica; riveste importanza, al riguardo, anche il grado di permeabilità di un territo-rio.

Negli ultimi anni il ruolo della bonifica ha acquistato sempre maggiore importanza assumendo una vera e propria polivalenza funzionale al servizio dell’agricoltura e della collettività in generale. Essa è importante per il mantenimento dell’equilibrio idraulico dei territori, per la tutela e conserva-zione del suolo e per la garanzia dello svolgimento di pratiche agricole avanzate e redditizie.

La continua espansione urbana e la costruzione di nuove infrastrutture ha portato ad un forte con-sumo di suolo generando diversi impatti ambientali negativi come la perdita irreversibile di terreni fer-tili, la compromissione di aree ad alta valenza naturalistica, l’aumento delle aree impermeabilizzate. L’impermeabilizzazione del suolo influisce sul tasso di infiltrazione delle acque piovane e incrementa lo scorrimento superficiale e le portate dei corsi d’acqua, favorendo alluvioni e allagamenti.

In questo quadro, accanto alla necessità di garantire l’efficienza e la funzionalità delle reti e degli impianti esistenti, si manifesta l’opportunità di ottenere ulteriori vantaggi di ordine gestionale ed eco-nomico, nonché ambientale, attraverso l’utilizzazione delle acque scaricate. La possibilità di attinge-re dalla attinge-rete di scolo offattinge-re infatti la disponibilità di un consideattinge-revole volume d’acqua altrimenti desti-nato, nella maggior parte dei casi, ad essere disperso in mare e che, invece, con adeguati provvedi-menti, può essere impiegato per scopi diversi, quale risorsa idrica addizionale, alternativa o integra-tiva delle fonti tradizionali quali falde, fluenze naturali ed invasi.

L’obiettivo dell’Azione 5 è quello di eseguire una prima indagine sulle caratteristiche degli impianti idrovori dell’Italia Meridionale, indicando una metodologia di analisi e di indagine per pre-figurare l’utilizzazione irrigua delle acque sollevate.

Come innanzi accennato, il recupero delle acque di scolo potrebbe consentire un risparmio di acqua prelevata dalle fonti tradizionali alcune delle quali sono oggi utilizzate ben oltre la loro reale

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capacità di ricarica. Questi attingimenti, soprattutto se fatti in maniera incontrollata e non coordina-ta, generano diverse problematiche: gli eccessivi volumi sollevati, possono impoverire la portata dei fiumi con ripercussioni sulla disponibilità di acqua a valle, sulla fauna ittica e sulla flora ed anche sul-la qualità dell’acqua; per quanto riguarda le falde è noto il problema del loro abbassamento e delsul-la loro contaminazione con acque saline.

Laddove l’esigenza del risparmio idrico è meno avvertita, il razionale sfruttamento delle acque di bo-nifica potrebbe permettere la realizzazione di ampliamenti o potenziamenti delle aree attrezzate dei com-prensori irrigui, riducendo la necessità di ricorrere ad attingimenti non controllati da parte dei privati.

La pratica irrigua in Italia è molto diversificata territorialmente. In genere al nord prevale l’asper-sione e lo scorrimento mentre al centro-sud prevale una irrigazione più intensiva, come l’irrigazione loca-lizzata. Altre differenze si riscontrano anche nelle principali fonti di approvvigionamento irriguo: al nord prevalgono i prelievi da fiumi o da canali artificiali; al centro-sud esistono diversi grandi invasi artificia-li ed è, inoltre, molto diffuso il preartificia-lievo da falde acquifere. Aspetto comune e tendenza in atto dell’agri-coltura italiana è, comunque, un aumento dell’efficienza sia nel trasporto che nella distribuzione idrica anche in risposta ai cambiamenti climatici in corso.

Per verificare l’effettiva possibilità di utilizzo irriguo delle acque di bonifica nelle regioni meridio-nali, si è fatto riferimento agli impianti idrovori, per i quali sono in genere disponibili le serie storiche dei volumi sollevati. A tale scopo è stata effettuata un’indagine conoscitiva presso i Consorzi di Bonifica del-l’Italia Meridionale. Ad essi è stato inviato un questionario per conoscere le caratteristiche tecniche degli impianti idrovori, in particolar modo i volumi sollevati nell’arco dell’anno e nella stagione irrigua. L’in-dagine è stata poi integrata con una campagna di analisi delle acque sollevate.

I principali risultati emersi dall’indagine sono stati i seguenti:

- il volume totale sollevato dagli impianti raggiunge, in alcuni casi, valori notevoli; - sono presenti pochi casi di utilizzo irriguo dell’acqua sollevata;

- assenza quasi totale di monitoraggio della qualità delle acque.

Scartata l’ipotesi di utilizzare i volumi scaricati nella stagione invernale, eventualità che richiede-rebbe la costruzione di invasi di considerevole volume, difficilmente realizzabili in aree di pianura, si è concentrata l’analisi sui deflussi della stagione irrigua, direttamente utilizzabili facendo affidamento sul-la capacità di compenso delle portate garantita dalsul-la stessa rete idraulica di bonifica.

Lo studio è proseguito, come si illustrerà nei capitoli successivi, con la stima delle superfici poten-zialmente irrigabili con i volumi disponibili in periodo irriguo, riferite a due diverse ipotesi: a) costruzione di nuova rete di adduzione; b) convogliamento delle acque verso le reti esistenti. Lo studio ha integrato diverse fonti dati originali prodotte dall’INEA nell’ambito dello stesso Progetto o derivate da preceden-ti studi sull’irrigazione. In parpreceden-ticolare:

- l’uso del suolo nelle regioni meridionali; - la stima dell’apporto irriguo per le colture;

- i limiti delle aree irrigue attrezzate nei Consorzi di Bonifica.

In questa fase, avendo sviluppato considerazioni di carattere generale e conoscitivo, non sono state svolte analisi di tipo economico sulla convenienza dell’utilizzo dell’acqua sollevata, in particolare riguar-do alla eventuale costruzione di nuova rete distributiva.

Verificato che, per quanto riguarda i volumi di acqua di scolo sollevati, esistono possibilità di uti-lizzazione, si è analizzato il terzo punto emerso dalla lettura dei questionari, cioè quello riguardante la qua-lità delle acque.

Per questo sono state effettuate analisi chimiche su campioni d’acqua raccolti durante la stagione irri-gua. Le fonti di inquinamento delle acque di bonifica sono molteplici e derivano non solo dagli scarichi

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civili ed industriali e dall’attività agricola ma anche dal dilavamento delle strade e da scarichi illeciti. Le analisi sono state svolte sugli impianti dei Consorzi Bacino Inferiore del Volturno, Destra Sele e Sinistra Sele in Campania e nel Consorzio di Bonifica della Capitanata in Puglia, per un totale di 17 impianti.

Dai risultati delle analisi, è emersa una situazione negativa ma abbastanza variabile in dipendenza delle attività agrozootecniche ed antropiche in genere, ma anche di particolari situazioni idrogeologiche del territorio.

Lo sviluppo futuro dello studio potrebbe riguardare, oltre all’integrazione dei dati mancanti sulle strutture di bonifica, anche la raccolta di ulteriori dati sulla qualità delle acque nonché lo svolgimento di una analisi economica completa per gli impianti che presentano una effettiva potenzialità di utilizzo, anche considerando la qualità delle acque sollevate. Ciò potrebbe valere da esempio e stimolo anche per altre realtà che dispongono di fonti idriche alternative il cui utilizzo sarebbe opportuno per il risparmio idrico ottenibile.

In Italia, su oltre la metà dei terreni di pianura sono stati effettuati, in varie epoche, interventi di boni-fica a vario livello, con realizzazioni di opere imponenti.

In termini conoscitivi, si riporta un quadro sintetico dei contesti territoriali oggetti di studio in Ita-lia Meridionale:

- le aree costiere tra Molise e Abruzzo e la Piana del Fucino, sempre in Abruzzo; - la provincia di Caserta e la Piana del Sele in provincia di Salerno;

- nella regione Puglia, le aree del Gargano, la Capitanata in provincia di Foggia e la parte tarantina del-l’arco ionico;

- la zona del metapontino in Basilicata;

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- nella regione Sicilia, alcune zone in provincia di Ragusa e di Siracusa;

- nella regione Sardegna, alcune aree in provincia di Oristano e nella provincia di Cagliari. Di seguito si riporta una breve descrizione delle aree sottoposte a bonifica meccanica.

Regioni Abruzzo e Molise

In Abruzzo e Molise (Fig. 1.1), l’area interessata dall’attività di bonifica si trova lungo la costa meri-dionale dell’Abruzzo e del Molise e nella Piana del Fucino.

Tre impianti sono situati nel Consorzio di Bonifica Centro. Il Consorzio serve 78 comuni tra le province di Teramo, Pescara e Chieti. La superficie del territorio consortile è pari a 192.473 ha. Cir-ca 110 ha sono serviti da opere di scolo mecCir-canico o a scolo misto. Gli impianti idrovori sono gesti-ti dal Consorzio ed interessano il territorio nei pressi della foce del fiume Saline.

L’altra area sottoposta a bonifica in Abruzzo, è la Piana del Fucino, nel Consorzio di Bonifica Ovest. La conca del Fucino si trova nella parte centrale della regione, nel territorio di Avezzano, a 600 m s.l.m. Il bacino imbrifero ha una estensione totale di circa 150 km2. Anticamente era una lago

sen-za emissari superficiali. Per questo motivo, già gli antichi romani costruirono un canale sotterraneo per farne defluire le acque ma si interrò per l’incuria. Solo nel 1852 fu costruito il canale Torlonia per scaricare l’acqua in eccesso nel fiume Liri.

In Molise, l’area interessata dall’attività di bonifica si trova nel Consorzio Trigno e Biferno in provincia di Campobasso.

La superficie servita dal comprensorio è pari a 38.467 ha di cui circa 10.000 ha da opere di sco-lo meccanico o misto. Gli impianti idrovori sono situati lungo la costa molisana nei comuni di Mon-tenero di Bisaccia, Termoli e Campomarino.

Regione Campania

In Campania, le aree interessate dall’attività di bonifica si trovano nella provincia di Caserta e nella Piana del Sele in provincia di Salerno. Qui si riportano in particolare le aree dei Consorzi di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno e dei Consorzi della Piana del Sele. Gestisce gli impianti idrovori anche il Consorzio di Bonifica Aurunco ma, come si dirà successivamente, da tale consorzio non sono state ricevute informazioni utili per lo sviluppo della ricerca. Nelle aree del bacino Inferio-re del Volturno e della Piana del Sele, l’agricoltura è molto intensiva e diversificata. I comparti agri-coli principali sono quello ortivo e quello foraggiero zootecnico, in particolare l’allevamento bufali-no sia nella zona di Caserta che nella Piana del Sele. Tale grande sviluppo è stato reso possibile cer-tamente dalla disponibilità di acqua del territorio ma anche dal controllo e dall’allontanamento delle acque in eccesso grazie ad opere di bonifica che, in alcuni casi, sono iniziati già nel XIX secolo.

Nella provincia di Caserta l’area di bonifica ricade all’interno del Consorzio di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno, tra le province di Caserta e Napoli (Fig. 1.2). La superficie servita dal comprensorio è pari a 124.000 ha di cui circa 12.300 ha con opere di scolo meccanico o a scolo misto. Nella Piana del Sele (Fig. 1.3) operano due Consorzi distinti per le due sponde idrografiche del fiume.

La superficie del Consorzio Destra Sele in provincia di Salerno, è pari a circa 71.000 ha di cui circa 2.400 ha con scolo meccanico o misto, con 3 impianti.

In sinistra idrografica del Sele opera il Consorzio Sinistra Sele – Paestum. Tale consorzio ha una superficie gestita pari a circa 30.000 ha di cui a scolo meccanico o misto circa 1.500 ha.

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Figura 1.2 - Regione Campania; Consorzio Bacino Inferiore del Volturno posizione impianti idrovori

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Regione Puglia

In Puglia (Fig. 1.4) le aree interessate dall’attività di bonifica si trovano in provincia di Foggia, in particolare nella zona del Gargano e nella Capitanata ed in provincia di Taranto nel Consorzio Stor-nara e Tara confinante con la Basilicata. Qui si riportano in particolare le aree i Consorzi del Garga-no e della Capitanata perché, come si dirà successivamente, dal Consorzio Stornara e Tara Garga-non si han-no avute informazioni utili per lo sviluppo della ricerca.

Figura 1.4 - Regione Puglia; posizione impianti idrovori

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Il Consorzio di Bonifica del Gargano ha una estensione di circa 175.000 ha di cui a scolo mec-canico o misto circa 1.100 ha. La zona in bonifica è costituita da due polder: uno nei pressi del lago di Varano, mentre l’altro nel comune di Vieste, a ridosso del mare Adriatico.

Il Consorzio della Capitanata copre una superficie di circa 441.000 ha; la superficie servita a sco-lo meccanico o misto è pari a circa 14.000 ha.

L’area della Capitanata è una vasta pianura, lunga 80 km e larga 40 km circa, delimitata dal fiu-me Fortore, a nord, e dall’Ofanto a sud. Gli altri corsi d’acqua della zona sono il Candelaro, il Cer-varo ed il Carapelle a carattere torrentizio ed irregolare. Sono presenti zone umide di rilevanza nazio-nale, in particolare le lagune di Lesina e Varano e le Saline di Margherita di Savoia. Tutta l’area è sta-ta sottopossta-ta a bonifica a partire dagli anni ’30 regimensta-tando i corsi d’acqua; gli impianti idrovori sono presenti, infatti, nei pressi delle lagune costiere e lungo il corso di questi torrenti.

Regione Basilicata

In Basilicata le aree di bonifica sono all’interno del Consorzio Bradano Metaponto (Fig. 1.5). Tale Consorzio si estende su una superficie totale di circa 280.000 ha nella provincia di Matera. Il

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ter-ritorio interessato dalle opere di bonifica ha una estensione pari a circa 60.000 ha ed è suddiviso in diverse aree delimitate da fiumi o canali che sfociano a mare. Questi comprensori ricadono nella pia-nura di Metaponto che si estende per una lunghezza totale di circa 34 km lungo l'arco ionico compreso fra la Puglia e la Calabria, mentre verso l'interno si estende per una larghezza che varia dai 2,5 ai 3,5 km. Le idrovore si trovano tutte lungo la costa, ma i processi di erosione hanno modificato la linea di costa, determinandone un progressivo arretramento fino a raggiungere alcuni impianti.

Figura 1.5 - Regione Basilicata; posizione impianti idrovori

Regione Sicilia

In Sicilia (Fig. 1.6), le aree di bonifica si trovano all’interno del consorzio di Siracusa costitui-te dal lago di Biviere di Lentini e dal Pantano Gelsari nel Comune di Augusta. Nel Consorzio di Ragu-sa le aree di bonifica sono le zone del Pantano Griffi e di Foce Vecchia.

Il Consorzio di Siracusa, svolge la sua attività su circa 21.000 ha di territorio. Il Pantano Gelsa-ri si trova nel Comune di Augusta, il lago Biviere di Lentini si trova tra le province di Catania e Sira-cusa. La bonifica del lago di Lentini, iniziata negli anni ’30, ha portato al suo completo prosciuga-mento; oggi il lago è stato in qualche modo ricostruito per usi agricoli ed industriali riacquistando anche una importante funzione naturalistica.

Il Consorzio di Ragusa ha una superficie gestita di 17.500 ha tra le province di Ragusa, Catania e Siracusa. La superficie servita da opere di scolo è pari a circa 5.400 ha. L’impianto idrovoro di Pan-tano Griffi e Foce Vecchia si trova nel comprensorio di irrigazione Ispica. Tali impianti allontanano le acque in eccesso per una area di influenza di circa 800 ha.

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Figura 1.7 - Regione Sardegna; posizione impianti idrovori

12

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Regione Sardegna

In Sardegna (Fig. 1.7), le zone di bonifica più importanti sono nel Consorzio Oristanese e nel Consorzio della Sardegna Meridionale. Come si dirà successivamente, dal Consorzio della Sardegna Meridionale, non sono giunte informazioni per lo sviluppo del progetto.

Il Consorzio Oristanese ha una estensione di circa 85.000 ha in 30 comuni della provincia di Ori-stano. L’opera di bonifica iniziò già all’inizio del secolo scorso, portando al prosciugamento di più di 10.000 ha di territorio. Vennero costruiti 12 impianti idrovori tra cui anche alcuni dall’alto valore architettonico, come le idrovore Luri e Sassu. L’attività di bonifica ha però, salvaguardato le zone umi-de di elevato valore naturalistico presenti nella provincia di Oristano.

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(21)

CAPITOLO 2

Q

UESTIONARIO SULLE CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI

Il questionario è composto da diverse sezioni, ciascuna riguardante specifici aspetti dell’im-pianto o del territorio circostante.

In Allegato 1 si riporta il questionario sottoposto agli Enti Gestori. All’inizio si richiedono alcuni elementi identificativi dell’impianto:

- Nome; - Regione;

- Consorzio di Bonifica di appartenenza.

Nella prima sezione c’è la descrizione dei corpi idrici di partenza e di destinazione interes-sati, con l’indicazione della loro tipologia: canali di drenaggio, irrigazione o ad uso misto, corsi d’acqua, stagni o laghi, mare.

Nella seconda sezione sono richieste informazioni tecnico - ingegneristiche sull’impianto, tra le quali:

- dislivello superato. Il dislivello è la differenza di quota tra la vasca di accumulo ed il colletto-re di scarico.

- numero di pompe installate. Il numero di pompe installate può essere variabile, dipendendo dal-le necessità del territorio ma generalmente esiste sempre almeno una pompa da utilizzare in caso di emergenza.

- potenza installata in kW.

- consumo elettrico annuo in kWh.

- portata massima sollevata in m3/s. Indica la massima quantità di acqua sollevata; generalmen-te il massimo volume sollevato si ha durangeneralmen-te la stagione invernale.

- volume sollevato annuo in m3riferito all’anno 2005.

- volume sollevato nel periodo maggio ottobre in m3riferito all’anno 2005. Tale informazione è stata richiesta per conoscere il volume effettivamente disponibile durante la stagione irrigua. - presenza di sistemi di telecontrollo. Il telecontrollo permette l’attivazione automatica delle

pompe o da una postazione remota o tramite dei sensori. Nel caso delle idrovore, tale sistema consiste in un sensore posto nella vasca di monte; quando si raggiunge un livello prestabilito, la pompa si aziona automaticamente.

- presenza di alimentazione elettrica di emergenza.

- modalità di funzionamento. La modalità di funzionamento indica quando le pompe sono atti-vate. Essa può essere giornaliera, di sola emergenza oppure asservita ai livelli idrici. Esiste anche la possibilità che si voglia mantenere appositamente alto il livello dell’acqua per per-mettere agli agricoltori di attingere acqua direttamente dai canali.

- presenza di sistemi di filtraggio quali griglie, filtri, ecc. Generalmente si tratta di griglie per trat-tenere alghe o altri materiali che potrebbero danneggiare le pompe.

La terza sezione riguarda l’area di influenza dell’impianto in ettari e la canalizzazione asser-vita in chilometri. La canalizzazione asserasser-vita è la rete di raccolta delle acque di bonifica che fa riferimento all’idrovora; l’area di influenza è il bacino idrico sotteso alle canalizzazioni.

Nella quarta sezione si richiedono informazioni sullo stato di conservazione e manutenzio-ne dell’impianto, sull’anno di costruziomanutenzio-ne e sull’anno di ultima manutenziomanutenzio-ne.

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16

La quinta sezione riporta informazioni sull’utilizzo attuale dell’acqua sollevata: nessuna uti-lizzazione; uso irriguo; uso naturalistico.

Nella sesta sezione sono richieste alcune informazioni sul territorio circostante e sotteso all’impianto. Tali informazioni riguardano la presenza di insediamenti urbani o di case sparse, di insediamenti industriali o zootecnici, la presenza di depuratori, la frequenza ed il tipo di control-li che vengono effettuati sulla quacontrol-lità delle acqua in uscita dall’idrovora.

La settima sezione è un campo libero per note e considerazioni finali e generali.

La localizzazione geografica degli impianti è avvenuta in un secondo tempo, tramite inte-grazione del questionario da parte dei tecnici dei consorzi che hanno risposto al questionario (Cap. 5) oppure tramite ricerca su siti internet.

I Consorzi dell’Italia Meridionale a cui sono stati spediti i questionari, sono 16, per un tota-le di 74 impianti idrovori.

I Consorzi che hanno risposto al questionario sono stati 12, per un totale di 59 impianti: - Consorzio di Bonifica Centro (3 impianti);

- Consorzio di Bonifica Interno (1 impianto);

- Consorzio Destra Trigno e Basso Biferno (4 impianti); - Consorzio Bacino Inferiore del Volturno (6 impianti); - Consorzio Destra del Fiume Sele (3 impianti); - Consorzio Sinistra Sele (1 impianto);

- Consorzio del Gargano (2 impianti); - Consorzio della Capitanata (14 impianti); - Consorzio di Bradano e Metaponto (9 impianti); - Consorzio di Ragusa (2 impianti);

- Consorzio di Siracusa (2 impianti); - Consorzio dell’Oristanese (12 impianti).

Gli altri impianti di cui non si sono ricevute le informazioni sono distribuiti nel seguente modo:

- Consorzio di Bonifica Aurunco (5 impianti); - Consorzio di Bonifica Stornara e Tara (7 impianti); - Consorzio della Sardegna Meridionale (3 impianti).

Nelle tabelle da 2.1 a 2.12, suddivisi per regione e per consorzio gestore, si riportano i dati tecnico-idraulici più significativi come da questionari pervenuti dai Consorzi rispondenti. Tabella 2.1 - Dati tecnici impianti Regione Abruzzo, Consorzio di Bonifica Centro

Nome Dislivello Portata Pompe Potenza Consumo Volume Volume sollevato Impianto superato massima installate installata elettrico annuo sollevato maggio-ottobre

(m) sollevata (m3/s) (kW) (kWh) annuo (m3) (m3)

Mazzocco 3,9 5 230

Foce Alento 5 1,5 3 280

Saline Montesilvano 3,570 5 300

Totale volume sollevato -

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Tabella 2.2 - Dati tecnici impianti Regione Abruzzo, Consorzio di Bonifica Interno

Nome Dislivello Portata Pompe Potenza Consumo Volume Volume sollevato Impianto superato massima installate installata elettrico annuo sollevato maggio-ottobre

(m) sollevata (m3/s) (kW) (kWh) annuo (m3) (m3)

Idrovora 4,83 3,750 3 171

Fonte: consorzio di bonifica da questionario INEA, 2006

Tabella 2.3 - Dati tecnici impianti Regione Molise, Consorzio Destra Trigno e Basso Biferno Nome Dislivello Portata Pompe Potenza Consumo Volume Volume sollevato Impianto superato massima installate installata elettrico annuo sollevato maggio-ottobre

(m) sollevata (m3/s) (kW) (kWh) annuo (m3) (m3)

Montenero di Bisaccia 2,10 0,2 1 51 2.098

Campo Marino 4 0,5 1 53 5.352

Campo Marino 3,6 1,4 2 96 4.451

Termoli 3,2 2,9 2 53 2.408

Totale volume sollevato -

-Fonte: consorzio di bonifica da questionario INEA, 2006

Tabella 2.4 - Dati tecnici impianti Regione Campania, Consorzio Bacino Inferiore del Volturno Nome Dislivello Portata Pompe Potenza Consumo Volume Volume sollevato Impianto superato massima installate installata elettrico annuo sollevato maggio-ottobre

(m) sollevata (m3/s) (kW) (kWh) annuo (m3) (m3) Licola 3,5 5,2 6 354 233.000 14.968.860 5.004.720 CasaDiana 5 20 12 2.200 407.000 17.395.200 1.805.400 San Sossio 6 15,5 10 1.630 1.260.000 46.218.210 15.428.196 Mazzasette 4 10,8 6 698? 180.120 10.761.120 1.183.680 Patria 4 7 6 650 352.280 20.111.280 5.625.360 Mazzafarro 3,5 15,9 8 880 220.990 14.193.324 2.093.760

Totale volume sollevato 123.647.994 31.141.116

Fonte: consorzio di bonifica da questionario INEA, 2006

Tabella 2.5 - Dati tecnici impianti Regione Campania, Consorzio bonifica Destra del Sele Nome Dislivello Portata Pompe Potenza Consumo Volume Volume sollevato Impianto superato massima installate installata elettrico annuo sollevato maggio-ottobre

(m) sollevata (m3/s) (kW) (kWh) annuo (m3) (m3)

Asa 1,5 3,6 4 180 100.000 4.000.000 1.200.000

Foce Sele 1,5 8 4 580 228.000 6.000.000 2.500.000

Aversana 2 8 4 610 860.000 7.500.000 3.000.000

Totale volume sollevato 17.500.000 6.700.000

Fonte: consorzio di bonifica da questionario INEA, 2006

Tabella 2.6 - Dati tecnici impianti Regione Campania, Consorzio bonifica Paestum Sinistra del Sele

Nome Dislivello Portata Pompe Potenza Consumo Volume Volume sollevato Impianto superato massima installate installata elettrico annuo sollevato maggio-ottobre

(m) sollevata (m3/s) (kW) (kWh) annuo (m3) (m3)

SX Sele 4 11 8 600 50.000 14.000.000 4.000.000

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18

Tabella 2.7 - Dati tecnici impianti Regione Puglia, Consorzio bonifica Capitanata

Nome Dislivello Portata Pompe Potenza Consumo Volume Volume sollevato Impianto superato massima installate installata elettrico annuo sollevato maggio-ottobre

(m) sollevata (m3/s) (kW) (kWh) annuo (m3) (m3) Ciccalento 7 1,083 1 88 0 320.000 32.000 Controfosso SX Lauro 0,5 0,4 2 74 12.000 500.000 50.000 Contessa 7 1,8 3 82 17.147 67.000 13.000 Zapponeta 2,5 0,695 3 51 50.144 194.724 40.500 Foce Aloisa 1,5 0,340 1 94 0 44.431 11.383 Palude Grande 3 3,6 5 172 100.000 4.000.000 800.000 Lupara 1 1,600 3 142 22.892 0 0 Salpi 3,3 20 5 1.350 90.891 514.080 253.440 Siponto 4,60 0,924 2 33 100.245 6.500.000 2.300.000 Candelaro 4,10 1 2 60 39.407 500.000 128.000 Cervaro 5,90 2,4 3 184 42.008 750.000 66.500 Palude Lauro 2,80 4,00 5 163 480.000 14.000.000 4.200.000 Sette Poste 3 6,200 5 350 72.970 471.168 70.884 Mezzana Grande 2 0,8 2 74 9.500 370.000 37.000

Totale volume sollevato 28.231.403 8.002.707

Fonte: consorzio di bonifica da questionario INEA, 2006

Tabella 2.8 - Dati tecnici impianti Regione Puglia, Consorzio bonifica Gargano

Nome Dislivello Portata Pompe Potenza Consumo Volume Volume sollevato Impianto superato massima installate installata elettrico annuo sollevato maggio-ottobre

(m) sollevata (m3/s) (kW) (kWh) annuo (m3) (m3)

Comune Ischitello 3 4 63 50.000

Molinella 3,90 4 36.000

Totale volume sollevato

Fonte: consorzio di bonifica da questionario INEA, 2006

Tabella 2.9 - Dati tecnici impianti Regione Basilicata, Consorzio bonifica Bradano e Metaponto Nome Dislivello Portata Pompe Potenza Consumo Volume Volume sollevato Impianto superato massima installate installata elettrico annuo sollevato maggio-ottobre

(m) sollevata (m3/s) (kW) (kWh) annuo (m3) (m3)

San GiustoPolicoro 3,60 4 162 23.400 514.000 155.520

Nova Siri 1,90 3,860 4 116 328.950 1.145.600 411.480

Policoro Lido Policoro 2,80 5,400 5 243 53.870 4.249.320 1.613.520

Scanzano Agri Scanzano 3 4 4 180 23.248 886.900 137.700

Scanzano Torre Scanzano 1,7 3,6 3 92 15.510 2.078.200 319.920

San Basilio Mare Pisticci 6,66 6 266 33.190 2.010.000 310.571 San Basilio Macchia Pisticci 2,05 2 2 68 21.360 2.995.920 1.008.000 Metaponto Lido Bernalda 2,14 5 4 163 53.320 2.753.600 352.040 Rivolta Rotondella 2,70 3 166 32.750 1.145.600 411.480

Totale volume sollevato 17.779.140 4.720.231

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Tabella 2.10 - Dati tecnici impianti Regione Sicilia, Consorzio bonifica Siracusa

Nome Dislivello Portata Pompe Potenza Consumo Volume Volume sollevato Impianto superato massima installate installata elettrico annuo sollevato maggio-ottobre

(m) sollevata (m3/s) (kW) (kWh) annuo (m3) (m3)

Pantano Gelsari 2,55 9,8 3 805 13.700 2.050.200 73.500

Pantano di Lentini 3,10 12 4 816 20.500 3.668.300 298.500

Totale volume sollevato 5.718.500 372.000

Fonte: consorzio di bonifica da questionario INEA, 2006

Tabella 2.11 - Dati tecnici impianti Regione Sicilia, Consorzio bonifica Ragusa

Nome Dislivello Portata Pompe Potenza Consumo Volume Volume sollevato Impianto superato massima installate installata elettrico annuo sollevato maggio-ottobre

(m) sollevata (m3/s) (kW) (kWh) annuo (m3) (m3)

Foce Vecchia e 3,50 6 186 kW

Pantano Griffi 270 cv 110.000 3.000.000 480.000

Fonte: consorzio di bonifica da questionario INEA, 2006

Tabella 2.12 - Dati tecnici impianti - Regione Sardegna, Consorzio Oristanese

Nome Dislivello Portata Pompe Potenza Consumo Volume Volume sollevato Impianto superato massima installate installata elettrico annuo sollevato maggio-ottobre

(m) sollevata (m3/s) (kW) (kWh) annuo (m3) (m3) Pesaria 0,2 4 36 26.417 904.802 546.094 Brabau 0,50 0,2 2 20 17.900 270.581 188.379 Merdecani 2 0,25 2 9 19.299 661.006 340.316 Sa Mestia 1 0,2 2 20 839 28.736 28.000 Rio Porcheddos 1 0,2 2 20 9.752 334.013 157.000 Nurechi 1 0,2 2 20 15.597 534.209 347.680 Nurachi 1 0,6 4 45 37.340 1.278.924 472.250 Bau Mannu 0,5 0,1 2 6 4.872 166.870 105.629 Mare Foghe 7 2,5 6 214 76.050 2.600 881 Sassu 2,5 14,600 5 550 1.153.000 150.100.000 Luri 2,4 2,9 3 380 45.000 6.612.000 Pauli Longa 2,17 0,45 2 20 4.737 927.600

Totale volume sollevato 161.821.341 2.186.229

Fonte: consorzio di bonifica da questionario INEA, 2006

Dislivello

Il dislivello superato varia da 0,5 m a 7 m. Il dislivello massimo si riscontra in due impianti nel consorzio della Capitanata, in Puglia, (Ciccalento e Contessa) ed in uno nel Consorzio Ori-stanese (Mare Foghe). I valori minimi si registrano sempre nei consorzi della Capitanata e del-l’Oristanese.

In tabella 2.13 si riportano, suddiviso per area geografica o consorzio di riferimento, il dis-livello geodetico medio superato come da questionari pervenuti dai Consorzi rispondenti.

L’informazione sul dislivello superato manca per 3 impianti: Mazzocco e Saline Montesil-vano nel Consorzio Centro in Abruzzo e per l’impianto Pesaria del Consorzio Oristanese.

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Tabella 2.13 - Dislivello geodetico medio superato

Consorzio/Area geografica Dislivello medio (m)

CdB Interno 4,835

CdB Destra Trigno 3,225

CdB Bacino Inferiore Volturno 4,33

Piana del Sele

(CdB Destra Sele + CdB Sinistra Sele) 2,25

CdB Capitanata 3,44 CdB Gargano 3,45 CdB Bradano Metaponto 2,95 CdB Ragusa 3,5 CdB Siracusa 2,82 CdB Oristanese 1,91

Fonte: elaborazione INEA da questionario consorzio di bonifica, 2006

Volumi

Il volume totale sollevato dai diversi impianti è pari a circa 372 milioni di m3di cui l’85% sud-diviso tra Campania e Sardegna e l’8% sollevati nel Consorzio della Capitanata. Il volume totale sol-levato durante il periodo maggio-ottobre è pari a circa 57.600.000 m3ma non per tutti gli impianti è noto o rilevabile questo dato. Le regini Campania e Puglia sollevano durante questo periodo più dell’85 % del totale delle regioni meridionali. L’Idrovora Sassu del Consorzio Oristanese registra il valore annuo massimo sollevato tra tutti gli impianti dell’Italia Meridionale, pari a 150.100.000 m3. Per gli impianti delle regioni Abruzzo e Molise tali dati non sono noti; in Sardegna non è rile-vabile il dato sui volumi sollevati nel periodo maggio-ottobre per tre impianti tra cui l’idrovora Sas-su; per i due impianti del Gargano e per l’impianto Lupara della Capitanata, non sono stati forniti entrambi i dati.

Nel periodo maggio-ottobre, gli impianti sollevano una percentuale molto variabile di acqua rispetto al volume annuo. Nel Consorzio del Bacino Inferiore del Volturno, il volume sollevato è paro al 25% del volume totale; nella Piana del Sele, in media il volume sollevato diminuisce del 60%; in Capitanata e nel Consorzio Bradano Metaponto il volume sollevato nel periodo maggio-ottobre è pari al 28% del volume totale. In Sicilia, nel Consorzio di Siracusa tale rapporto è del 7% mentre in quel-lo di Ragusa il volume sollevato nel periodo estivo è pari al 16%. Per quanto riguarda il Consorzio Oristanese in Sardegna, pur mancando il volume per tre impianti su 12, tale rapporto in media per gli altri impianti è pari al 58%.

Per quanto riguarda la modalità di funzionamento, la maggioranza degli impianti (43/58) è in funzione giornalmente; gli altri hanno funzionamento automatico secondo le esigenze.

In Fig. 2.1 si riportano, raggruppati per regione, il volume totale sollevato durante l’anno e quel-lo sollevato durante il periodo maggio-ottobre secondo le risposte fornite al questionario.

Come si dirà successivamente, le regioni con maggiori possibilità di potenziamento dell’irriga-zione esistente tramite l’utilizzo delle acque sollevate nel periodo maggio-ottobre, sono la Campania, la Puglia e la Sardegna perchè sono le regioni che sollevano il maggior quantitativo in assoluto sia durante l’anno sia nel periodo maggio-ottobre.

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Figura 2.1 - Volumi sollevati dagli impianti

Utilizzazione acqua emunta e corpi idrici

I corpi idrici di partenza, nella maggioranza dei casi (48/58) sono canali di bonifica.

Le destinazioni dell’acqua emunta sono sempre stagni, corpi idrici fluenti o il mare, direttamente o tramite altri collettori.

Dall’indagine risulta che escludendo i prelievi diretti degli agricoltori, solo nel Consorzio Destra Sele c’è un utilizzo irriguo delle acque sollevate ma per un solo mese all’anno.

Benché dall’indagine non risulta, a tal proposito bisogna ricordare che molto spesso tale acqua svolge diverse funzioni tra cui si può ricordare quella ambientale soprattutto dove la destinazione fina-le è costituita da uno stagno o lago, come è il caso di alcuni impianti del Consorzio della Capitanata e nell’Oristanese.

Sistemi di sgrigliatura

Dalle risposte al questionario, sembrerebbe che solo 37 impianti su 58 abbiano sistemi di sgri-gliatura delle acque. Si ritiene invece che questo sistema di trattenuta sia essenziale e sempre presente in ogni impianto.

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(29)

CAPITOLO 3

U

TILIZZO IRRIGUO

Esistono 3 possibilità di utilizzo irriguo delle acque di scolo presenti nei canali di bonifica: - l’utilizzo diretto da parte dell’agricoltore;

- l’irrigazione dell’area circostante l’impianto idrovoro; - l’immissione nella rete di distribuzione idrica già esistente.

Il prelievo autonomo diretto di acqua da parte dell’agricoltore tramite pompe dai canali, è una pratica molto diffusa in tutte le aree di bonifica. Tale pratica, soprattutto se fatta in maniera non con-trollata, può portare a diverse inconvenienti di carattere ambientale, mentre uno sfruttamento regola-to da un ente gesregola-tore, oltre a ridurre tali problematiche, ha anche alcuni risvolti positivi primo fra tut-ti il risparmio idrico che se ne può trarre.

In questo studio, ci si concentrerà sulle 2 tipologie di utilizzazione strutturata con due ipotesi distinte che saranno chiamate A e B. Tali ipotesi sono state poi integrate con una campagna di anali-si della qualità delle acque, svolta durante la stagione irrigua.

L’ipotesi A prevede il potenziamento dell’irrigazione nell’area circostante l’impianto idrovoro con la costruzione di un stazione di pompaggio e della rete di adduzione e distribuzione verso le azien-de. In questo modo si può ottenere l’obiettivo generale di ridurre i prelievi privati soprattutto nei perio-di perio-di ridotta perio-disponibilità idrica. Questa ipotesi stima la potenzialità irrigua dell’impianto confron-tandola con il territorio circostante. L’area individuata è quella compresa in un raggio di 5.000 m attor-no all’impianto. Tale area verrà successivamente chiamata buffer. Il buffer può coprire sia aree terno di comprensori e distretti irrigui, sia aree non attrezzate con impianti irrigui pubblici ma all’in-terno del perimetro consortile, sia aree al di fuori del consorzio di appartenenza dell’impianto.

L’ipotesi B prevede l’adduzione dell’acqua sollevata dall’impianto verso la rete di distribuzio-ne già esistente distribuzio-nei distretti irrigui più vicini. Questa modalità di utilizzaziodistribuzio-ne permette di ottedistribuzio-nere la riduzione dei prelievi dalle fonti tradizionali da parte del Consorzio di Bonifica; inoltre, potrebbe per-mettere l’estendimento dell’area irrigata nelle vicinanze dei distretti irrigui sostituendo, dove possi-bile, anche parzialmente, il prelievo privato con la fornitura pubblica dell’acqua.

Nelle nuove aree attrezzate (Ipotesi A) e nei distretti irrigui (Ipotesi B) l’acqua di scolo solleva-ta potrebbe sostituirsi parzialmente o tosolleva-talmente nei diversi impieghi alle fonti attuali di approvvi-gionamento idrico, anche in usi non strettamente irrigui ed agricoli, che ora i diversi utilizzatori effet-tuano con acque che potrebbero essere destinate a migliori utilizzi.

La valutazione effettuata potrebbe essere non completa od esaustiva per verificare l’effettiva potenzialità degli impianti nelle due ipotesi ma dovrebbe essere integrata tra l’altro anche da sopral-luoghi in campo sulle strutture; inoltre, anche le caratteristiche qualitative dell’acqua hanno un peso determinante nel discriminare il possibile utilizzo dell’acqua di scolo. Occorre fare anche una valu-tazione economica che in questo studio, essendo solo uno studio preliminare, non è stata fatta.

Si è considerato disponibile per l’irrigazione l’intero volume sollevato ammettendo la possibi-lità di collettare ed accumulare le acque degli impianti per evitare fluttuazioni stagionali di portata. L’accumulo o lagunaggio in piccoli invasi, avrebbe anche effetti positivi sulla qualità microbiologi-ca e chimimicrobiologi-ca; elevati volumi disponibili, potrebbero abbassare i costi unitari di un eventuale tratta-mento.

Per ciascuna ipotesi, si è provveduto, prima ad una valutazione preliminare delle caratteristiche tecniche degli impianti, poi a sviluppare i seguenti aspetti:

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1. Caratterizzazione dell’uso del suolo nell’area circostante l’impianto idrovoro o dei distretti irrigui interessati;

2. Calcolo dell’apporto medio unitario necessario per l’area;

3. Calcolo della superficie potenzialmente irrigabile, ovvero il rapporto tra il volume di acqua sol-levato nel periodo maggio-ottobre e l’apporto medio per l’area.

Il percorso seguito vuole verificare la potenzialità dell’utilizzo dell’acqua di scolo sollevata rispetto al territorio sia esso nelle vicinanze dell’impianto sia quello del distretto irriguo.

Per questo il primo passo consiste nel verificare la situazione attuale dell’utilizzo agricolo del suolo in termini di superficie agricola coltivata nelle diverse tipologie colturali presenti, sia irrigue che non irrigue.

In Figura 3.1, si riporta, a titolo di esempio, un estratto dell’uso del suolo nel territorio compre-so nel buffer e in un distretto irriguo. L’esempio si riferisce al Concompre-sorzio Bacino Inferiore del Volturno in provincia di Caserta.

Nella figura, indicati con i punti, sono gli impianti idrovori, mentre con il tratto nero i limiti del buffer e del comprensorio di irrigazione più vicino. Come si può vedere, è possibile che uno stesso buffer individui due o più impianti, perché molto ravvicinati tra loro; in tal caso nella valutazione seguita, si sono sommati i volumi da questi impianti sollevati. Allo stesso modo, può capitare che le aree comprensoriali attrezzate dei consorzi di bonifica, possono coincidere anche parzialmente con i buffer.

Dall’analisi della cartografia, si ricava l’uso/copertura del suolo del territorio in esame (tab. 3.1). Tabella 3.1 - Uso/copertura del suolo

Consorzio di Bonifica Bacino Inferiore Volturno Idrovore Mazzafarro, Mazzasette

Buffer Comprensorio Mazzafarro

(Ipotesi A) (Ipotesi B)

Descrizione Uso/copertura del suolo

Ha % Ha %

Seminativi non irrigui 965 15 732 25

Seminativi irrigui - Serre 2.131 34 2.060 71

Frutteti non irrigui 158 3 7 0

Frutteti irrigui 191 3 10 0

Aree miste non irrigue 1.735 28

Aree miste irrigue 77 1

Aree naturali - boschi 232 4

Corpi d’acqua-Zone umide 83 1 4 0

Aree urbane 735 12 100 3

Totale area (ha) 6.306 100 2.913 100

Fonte: elaborazione INEA

Successivamente, tramite l’applicazione di un modello specifico, viene stimato l’apporto medio ad ettaro necessario per ciascuna coltura irrigua presente nell’ambito territoriale considerato e quin-di, l’apporto medio lordo per ciascuna area. L’apporto medio lordo viene calcolato rispetto alla super-ficie irrigata di ciascuna coltura.

I risultati del modello sono legati a ciascun poligono classificato come irriguo nella cartografia di uso del suolo. Nella cartografia ciascun poligono è distinto in base alla sua appartenenza o meno ad un comprensorio di irrigazione. Pertanto, nella elaborazione dei dati del modello, si può distinguere tra le aree attrezzate dei comprensori e quelle non attrezzate al di fuori dei comprensori di bonifica ed

(31)

Figura 3.1 -Esempio di ar ee inter essate dall'utilizzo delle acque sollevate dagli impianti. Ipotesi A: irrigazione ar ea cir costante; Ipotesi B: immissione acqua in rete esistente

Ipotesi

A

Ipotesi

B

Legenda

(32)

irrigazione. Nell’l’ipotesi A, le aree potenzialmente interessate dall’intervento possono essere sia den-tro che i fuori i comprensori irrigui e pertanto l’apporto lordo è un valore medio tra queste aree; nel-l’Ipotesi B, le aree considerate sono solo quelle attrezzate all’interno dei distretti e comprensori irri-gui, pertanto il valore di apporto lordo considerato è solo quello delle aree attrezzate.

In tabella 3.2, si riporta l’apporto medio per le colture irrigue presenti nello stesso territorio del-la figura precedente, come derivato dall’applicazione del modello. All’interno dello stesso consorzio, è stato utilizzato sia per l’Ipotesi A che per l’Ipotesi B lo stesso valore apporto irriguo.

Tabella 3.2 - Apporto medio alle colture

Consorzio di Bonifica Bacino Inferiore Volturno

Coltura Apporto (m3/ha)

Seminativi irrigui - Serre 6.695

Frutteti irrigui 3.458

Aree miste irrigue 4.130

Apporto medio (m3/ha) 5.208

Fonte: elaborazione INEA, 2010

La superficie irrigabile è, come detto precedentemente, il rapporto tra il volume sollevato nel periodo maggio-ottobre e l’apporto medio necessario per quella area. Tale superficie poi, si può con-frontare con l’intera superficie agricola o solo con la parte attualmente irrigua.

In tabella 3.3, si riportano i valori calcolati per ciascuna area: la superficie del buffer e del distret-to, la loro superficie agricola, la superficie irrigata, l’apporto unitario medio, l’acqua disponibile nel periodo maggio-ottobre, la superficie potenzialmente irrigabile con il volume a disposizione e la per-centuale di questa rispetto alla superficie agricola totale. Anche in questo caso, continuando l’esem-pio precedente, si riportano entrambi i casi così da poter fare un confronto diretto tra le due ipotesi.

Tabella 3.3 - Apporto medio (m3) alle colture

Consorzio di Bonifica Bacino Inferiore Volturno Idrovora Mazzafarro, Mazzasette

Superficie totale (ha) Superficie Superficie Apporto Acqua Superficie % sulla

del buffer (Ipotesi A) agricola irrigata unitario disponibile irrigabile superficie

o dei distretti irrigui (ha) (ha) medio maggio-ottobre (ha) agricola

(Ipotesi B) (m3/ha) (m3)

Ipotesi A 6.306 5.257 2.399 5.208 3.277.440 629 12%

Ipotesi B 2.913 2.809 2.070 5.075 646 23%

Fonte: elaborazione INEA, 2010

Per gli impianti dei Consorzi di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno, dei Consorzi Destra e Sinistra Sele e del Consorzio della Capitanata, è stata valutata anche la qualità delle acque solleva-te tramisolleva-te analisi chimiche.

In figura 3.2 si riporta il percorso seguito.

(33)

Figura 3.2 - Percorso seguito per caratterizzare la potenzialità irrigua delle acque sollevate dagli impianti idrovori delle reti di bonifica

Ipotesi A:

Irrigazione dell’area circostante l’idro-vora con nuova rete di adduzione

Ipotesi B:

Immissione dell’acqua sollevata nella rete esistente dei distretti irrigui Caratterizzazione dell’uso del suolo nell’area

circostante gli impianti

Individuazione dei distretti irrigui prossimi agli impianti

Caratterizzazione dell’uso del suolo nei distretti irrigui

Stima del fabbisogno medio di acqua per le colture presenti

Calcolo della superficie irrigabile Stima del fabbisogno medio di acqua

per le colture presenti

Calcolo della superficie irrigabile

Analisi della qualità delle acque sollevate

Box 1 – Metodologia per la produzione della carta dell’uso/copertura del suolo

Per caratterizzare l’area è stato utilizzato l’uso del suolo realizzato nell’ambito dello stesso progetto "Attività di assistenza tecnica e supporto agli Enti concessionari nel settore dell’uso irriguo delle risorse idriche". La cartografia prodotta è un aggiornamento, al 2005, della carta CASI 3 prodotta da INEA nel 2001. Tale cartografia costituisce la componente cartogra-fica del Sistema Informativo Geografico sull’agricoltura irrigua nelle aree non servite dai Consorzi di Bonicartogra-fica delle regioni Obiettivo 1. L’area di studio, oggetto dell’aggiornamento della carta, è stata individuata nei territori fuori dai comprensori di bonifica ed irrigazione.

Successivamente, nella fase di editing finale, è stato unito lo strato fotointerpretato e lo strato rimasto inalterato dalla pre-cedente fotointerpretazione dei comprensori irrigui.

La metodologia sviluppata prevede la fotointerpretazione a video, utilizzando supporti ortofotogrammetrici e satellita-ri (LANDSAT 5 TM) e satellita-rilievi di campo, per i collaudi; il sistema di classificazione è basato su una legenda CORINE Land Cover modificata che permette un livello di dettaglio migliore sulle aree agricole irrigue.

Le modifiche, guidate dal livello di dettaglio richiesto dal progetto, consistono nella definizione di un quarto livello per la classe 2 (territori agricoli); conservano, invece, il livello di dettaglio originale CORINE le aree urbanizzate, le aree natura-li, le zone umide e i corpi d’acqua.

Per le aree agricole i criteri di classificazione sono stati differenziati a seconda del tipo di coltura. In particolare, i semi-nativi sono stati classificati irrigui se le superfici erano irrigate al momento di acquisizione delle immagini mentre, gli arbore-ti sono staarbore-ti definiarbore-ti irrigui sulla base della presenza di strutture per l’irrigazione rilevate in campo.

In Allegato 2 si riporta, la legenda utilizzata per la classificazione.

La scala adottata per le aree agricole è 1:50.000 (unità minima cartografabile di 6,25 ha), quella delle aree non agrico-le è 1:100.000 (risoluzione derivata dalla precedente cartografia CASI 3).

Per l’individuazione delle aree irrigue sono stati utilizzati dati multispettrali a media risoluzione derivanti dai sensori satellitari per il telerilevamento (sistema Thematic Mapper (TM) dei satelliti LANDSAT).

L’intervallo temporale di acquisizione scelto per le immagini Landsat è la stagione primavera-estate 2005. Nelle regio-ni Obiettivo 1, infatti, la vegetazione nel periodo aprile-agosto subisce un elevato stress idrico facilitando la discriminazione delle aree irrigue.

La fase di fotointerpretazione è stata eseguita esclusivamente all’interno del layer aree agricole extracomprensoriali, uti-lizzando le immagini satellitari estive del 2005 in falsi colori (RGB 432, 543, ecc.) come supporto tematico e le ortofoto digi-tali come supporto geometrico per la definizione limiti parcellari. La fase di editing è stata realizzata in ambiente GIS utiliz-zando i programmi ArcView 3.2 ed ArcGis 9.1.

(34)

Box 2 - Modello per la stima dell’apporto lordo medio colturale

Questo modello, integra basi dati sulla pedologia, sulle colture e sul clima, e rappresenta l’ambiente di calcolo per defi-nire gli apporti lordi irrigui a seconda di tutta la variabilità presente nelle Regioni Meridionali.

Si tratta, quindi, di un modello parametrico originale sviluppato dal CRA - Centro di ricerca per lo Studio delle Relazioni Pianta/Suolo di Roma (CRA-RPS) in collaborazione con l’INEA, per il calcolo e generazione della matrice di risultati sulla base delle combinazioni realmente riscontrate di suolo-clima-coltura, per diversi scenari temporali e di strategie irrigue.

In particolare, gli climatici utilizzati sono stati distinti in 5 tipologie di anno: medio, siccitoso, piovoso, di riferimento e più recente; inoltre, in assenza di informazioni sufficienti a definire sia le diverse strategie irrigue realmente adottate dagli agri-coltori nei diversi ambiti territoriali e nelle differenti realtà produttive, sia ipotesi alternative e migliorative, sono stati definiti dall’INEA, per ogni coltura, due diversi scenari di strategia irrigua, differenziati in base al tipo di organizzazione aziendale necessaria:

1) Scenario a basso input tecnologico aziendale (caratterizzato dall’utilizzo diffuso di tecniche irrigue più estensive e meno effi-cienti);

2) Scenario a basso input tecnologico aziendale (caratterizzato dall’utilizzo diffuso di tecniche irrigue più intensive ed effi-cienti).

Per strategia irrigua si intende, in questo contesto, una combinazione univoca di tecnica di adacquamento, intensità ora-ria e durata della singola adacquata e dei criteri per l’individuazione del momento di intervento irriguo.

Il modello di calcolo dei fabbisogni irrigui si basa sulla determinazione del deficit idrico nel suolo, che deriva dal bilan-cio giornaliero tra quota utile degli apporti meteorici e richiesta evapotraspirativa della coltura. La base dati geografica dei suo-li utisuo-lizzata è stata quella reasuo-lizzata dal CRA-RPS in scala 1:250.000, dalla quale sono stati estratti i 1485 suosuo-li - capisaldo rap-presentativi della variabilità pedologica di tutte le regioni meridionali; tali suoli sono stati utilizzati per il calcolo del bilancio idrico del modello sulla base dei loro parametri fisico-idrologici.

La quantificazione dell’evapotraspirazione è calcolata mediante una modellizzazione semplificata dello sviluppo della coltura, separatamente per la parte epigea e per quella ipogea. Nel modello implementato lo sviluppo della coltura dipende esclusivamente dalla disponibilità termica nell’ambiente, ovvero dalla sommatoria dei gradi giorno. Non vengono considera-ti eventuali altri fattori di stress, quali limitazioni edafiche del suolo (limitazioni chimiche e di ferconsidera-tilità), gesconsidera-tionali, ecc., che potrebbero limitare lo sviluppo potenziale della coltura.

Il modello calcola con passo giornaliero le seguenti grandezze:

- Sommatoria gradi giorno;

- Sviluppo della parte epigea: LAI;

- Sviluppo della parte ipogea: profondità raggiunta dall’apparato radicale;

- Evapotraspirazione massima;

- Precipitazioni utili;

- Deficit idrico;

- Apporti irrigui lordi;

- Apporti irrigui al netto delle perdite;

- Deficit idrico in assenza di irrigazione.

In una fase successiva, i dati prodotti dal modello con step giornaliero vengono aggregati per l’intero ciclo colturale, for-nendo così i seguenti indicatori di sintesi:

- Apporti irrigui lordi complessivi;

- Apporto irrigui netti complessivi;

- Efficienza irrigua complessiva;

- Deficit idrico complessivo in assenza di irrigazione;

- Efficacia complessiva degli apporti irrigui.

Il modello, come sopra citato, calcola quindi i fabbisogni irrigui e l’efficienza per combinazioni univoche di suolo, col-tura, area climatica, tecnica irrigua e tipo di anno climatico.

Ogni combinazione dei parametri è stata poi legata agli strati geografici dell’uso del suolo irriguo e dei sottosistemi.

Esiste una differenza numerica notevole, in termini di m3/ha unitari, tra Apporto irriguo netto e Apporto irriguo lordo.

Tale differenza deriva dal fatto che questa ultima grandezza considera l’efficienza/disefficienza del sistema

Figura

Figura 1.1 - Regioni Abruzzo e Molise; posizione impianti idrovori
Figura 1.2 - Regione Campania; Consorzio Bacino Inferiore del Volturno posizione impianti idrovori
Figura 1.6 - Regione Sicilia; posizione impianti idrovori
Tabella 2.11 - Dati tecnici impianti Regione Sicilia, Consorzio bonifica Ragusa
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