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Bianca e Blu Monica Bolzoni, Rizzoli – ECAL University of Art and Design Lausanne, Milano, 2018

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https://doi.org/10.6092/issn.2611-0563/11422

ZoneModa Journal. Vol.10 n.1 (2020) ISSN 2611-0563

Bianca e Blu Monica Bolzoni,

Rizzoli – ECAL University of Art and Design Lausanne,

Milano 2018

Ornella Cirillo

*

Pubblicato: 29 luglio 2020

Nel recensire questo volume comincerò col segnalare alcuni punti che denunciano un volto della sua singolarità e ne annunciano pure i toni di un bel prodotto editoriale:

• la nota dei curatori scientifici, Davide Fornari e Régis Tosetti, a chiusura delle 185 pagine in cui si articola il libro, concepita come una postfazione che solo in ultimo ne dichiara gli intenti, restando in attesa dei risultati;

• i caratteri tipografici adoperati: oltre il Concern per le parti analitiche, il Bianca Headline e il Blu

Headline appositamente disegnati dal team di lavoro per mostrare con coerenza grafica i suoi

contenuti;

• il formato di 23,5 x 34 cm: né il modello consueto di un catalogo, né quello proprio di un manuale, ma un supporto elegante e sofisticato come merita il percorso ‘altro’ che si propone di divulgare. Oltre alla struttura stessa di libro-atlante, questi dettagli denotano il carattere sperimentale e riflessivo del volume che propone, infatti, prima ancora dell’indice, uno scritto di Vittoria Caterina Caratozzolo,

Bianca e Blu di Monica Bolzoni. Un approccio maieutico allo stile. Storicizzando abilmente il profilo

del-la protagonista e offrendone una chiave di lettura molto netta e comprensibile, centrata suldel-la sua poetica dello stile esplicitata nelle pieghe di un design indipendente, l’autrice, con l’unico saggio dalla struttura tradizionale, introduce il lettore al mondo in cui si immergerà nelle pagine a seguire, e si affida a Chanel per riscoprire la radice culturale da cui questa insolita figura creativa muove nel definire quei paradigmi vestimentari, intrisi di “aspetti concettuali, tecnici e relazionali” che, contro la moda mainstream, valo-rizzano i suoi capi come “pezzi di affezione” (p. 14) — ci sarebbe piaciuto solo un carattere con un corpo appena più grande per renderlo più facilmente leggibile! —.

Il nucleo del testo è costituito da un abaco di 77 voci riguardanti altrettanti temi del lavoro di Monica Bolzoni, svelati attraverso citazioni e immagini concettualmente omogenee. Il lemmario ottenuto appli-cando le premesse metodologiche alla base della ricerca della moda designer delinea un quadro di grande

* Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli (Italy);ornella.cirillo@unicampania.it

Copyright © 2020 Ornella Cirillo

The text of this work is licensed under the Creative Commons BY License.

http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/

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Bianca e Blu Monica Bolzoni ZMJ. Vol.10 n.1 (2020)

efficacia figurativa e critica, che evidenzia i caratteri permanenti e mutevoli della sua operatività, ma an-che la varietà delle declinazioni man mano messe in campo per concepire abiti di qualità atemporale, destinati a durare a lungo a dispetto dei tempi comuni della moda.

Non si tratta di un resoconto storiografico, né di una raccolta ordinata e compiuta degli esiti di un work-shop — come pure poteva essere — ma di un affondo multilayer che intende incrociare piani che trascen-dono la comune osservazione del campo narrativo della moda, per cercarne valori e pesi più profondi, in un continuo tentativo di sintesi — ben riuscito — tra presentazione analitica di oggetti, forme, termini, persone, luoghi, precisi e circoscritti, e illustrazione, dinamica e multifocale, del circuito ideativo in cui la Bolzoni si è mossa da sempre nell’inseguimento incessante di un nesso tra pensiero e azione. In questa sequenza, focus puntuali di parole e immagini si susseguono in ordine alfabetico — in italiano e in ingle-se, su carta ruvida opaca — e organizzano la lettura del dato storico e del processo progettuale analitico e speculativo da tempo sperimentato dalla designer, sintetizzato con efficacia didascalica nel Manifesto e negli Slogan esibiti a pieno campo nell’ordinata sequenza di base. A questi si alternano, con ritmo rego-lare, cinque serie di outfit indossati e fotografati dagli studenti stessi del laboratorio creativo dell’Ecole cantonale d’art de Lausanne, interpretazioni emblematiche del suo archivio di abiti e accessori, colori e materiali, effetti e dettagli, volutamente stampati su un supporto cartaceo patinato lucido. L’archivio, per Monica luogo della memoria, dell’emozione e del sentimento, dell’ordine e dell’esortazione, qui si apre all’esperienza corale come esteso palinsesto progettuale, da ripensare e rimodellare sui corpi e gli animi singolari e imperfetti dei ragazzi.

Mai banale nell’approccio e nella resa, il lavoro della Bolzoni nella ricerca intima che dall’abito converge pure nel teatro, nel cinema e nell’arte, in un orizzonte geografico che spazia tra New York, Milano e il Giappone, si traduce qua in una esplorazione dinamica di tematiche attraverso l’osservazione ravvicinata di nomi e voci, che non si limita al racconto o all’esposizione, ma ne elogia i contenuti mediante la rigo-rosa offerta iconografica e il lettering che l’accompagna. Con una prospettiva interpretativa che unisce in un unico prodotto editoriale narrazione ed esperienza meta-progettuale, quindi, il testo raggiunge un traguardo di alto profilo formativo: rivalutare un percorso inventivo che a partire da una collocazio-ne laterale, volutamente discosta dai rumori assordanti e dai bagliori accecanti del sistema, ha costruito un’anticipazione degli aspetti più attuali della moda. Nelle premesse e negli esiti il volume, difatti, può considerarsi un presupposto imprescindibile di cui tener conto nelle esperienze didattiche tese a presen-tare un modello potente e riuscito di moda indipendente, che non è solo patrimonio di settore, ma può appartenere all’umanità che riflette sulle questioni più serie del settore.

Rimettere nuovamente al centro i soggetti e la loro libertà mediante l’abito per la Bolzoni è un auspicio da almeno quattro decenni: una finalità senz’altro conseguita in questo lavoro che aiuta a comprendere nei fatti l’eredità di cui Bianca e Blu è ancora portatrice.

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