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Le fratture dell'estremo distale del femore: confronto tra mezzi di sintesi endomidollari ed extramidollari - Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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Le fratture dell’estremo distale del femore: confronto tra mezzi di sintesi

endomidollari ed extramidollari

Distal third femural fractures: a comparison between intramedullary and

extramedullary fixation means

RIASSUNTO

Il trattamento chirurgico rappresenta la cura più efficace per le fratture dell’estremo distale di femore. Presso la Clinica Ortopedica di Ferrara 50 pazienti con fratture del-l’estremo distale del femore, nel periodo di tempo 1990-1997, hanno subito tratta-mento di osteosintesi interna, 22 con chiodo endomidollare e 28 con sintesi extrami-dollare. Un gruppo A di 22 pazienti trattati con sintesi endomidollare ed un gruppo B di 20 pazienti trattati con fissazione extramidollare sono stati valutati sia radio-graficamente che clinicamente secondo la scheda di valutazione dell’HSS modifica-ta da Leung e la scheda di Neer, aggiungendo come ulteriore parametro il calcolo delle perdite ematiche. Si osservano 3 cattivi risultati nel gruppo A, 4 cattivi risulta-ti nel gruppo B. I tempi medi di guarigione sono sovrapponibili. Il numero di pazien-ti trasfusi è nettamente inferiore nel gruppo A rispetto al B. Riteniamo che in questo tipo di frattura il confronto tra mezzi di sintesi endo ed extramidollare sia ad appan-naggio dei primi sia per la rapidità dell’intervento chirurgico sia per la minore per-dita ematica nonché per la maggiore compliance del paziente. La sintesi endomidol-lare presenta limiti nei confronti delle fratture più complesse (C2 e soprattutto C3) per l’oggettiva difficoltà nel governare tali lesioni.

Parole chiave: Frattura dell’estremo distale del femore, sintesi endomidollare, sin-tesi extramidollare

SUMMARY

Surgical treatment represents the “gold standard” for distal third femoral fractures. During the period 1990-1997, at the Orthopaedic Institute in Ferrara 50 patients with distal third femoral fractures were treated with an internal fixation, 22 with an intra-medullary nail and 28 with an extraintra-medullary fixation. A group A, composed by patients treated by intramedullary nail, and a group B, composed by patients treated by extramedullary fixation were evaluated with X-rays and clinically according to the HSS-score system modified by Leung, and to the Neer system; we also evaluated the amount of blood loss. According to these parameters we observed 3 bad results in group A and 4 bad results in group B. Average healing time was similar. On the other side, the number of transfused patients in group A is lower than in group B. We think in this kind of fracture intramedullary fixation is much better than extramedullary one, for the rapidity of the surgical operation, the lower amount of blood loss, and for the patient’s compliance. Intramedullary fixation gives some problems when managing more difficult fractures (C2 and C3 fractures) for their clear complexity.

Key words: 3rd distal femural fracture, endomidullar fixation, extramidullar fixation

Dipartimento di Scienze

Biomediche e Terapie Avanzate,

Sezione di Clinica Ortopedica,

Università di Ferrara

Indirizzo per la corrispondenza:

dr. Roberto Ferrante, via A.

Novello 5, 44100 Ferrara.

Tel. 0532 202377.

E-mail:

[email protected]

Ricevuto il 17 gennaio 2001

Accettato il 9 marzo 2001

R. Ferrante

M. Manfredini

A. Gildone

L. Massari

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INTRODUZIONE

Le fratture dell’estremo distale del femore sono lesioni che interessano gli ultimi 9-15 cm dell’osso 1 2 misurati prossimalmente alla superficie articolare condiloidea: già negli anni ’50 Sir Watson Jones 3sottolineava come “ben poche lesioni presentano problemi più difficili di quelli posti dalle fratture dell’estremo distale del femore”. Infatti, la notevole difficoltà nel trattamento di tali frattu-re è da ricercafrattu-re sia nella pfrattu-resenza di “punti deboli” a livello strutturale dell’osso, gola intercondilica sul piano sagittale, solco trocleo-condiloideo 4sia nell’inserzione a tale livello di componenti muscolari (quadricipite, gastrocnemio, grande e lungo adduttore, ischiocrurali) che rendono difficoltosa la riduzione della frattura nei piani ortogonali con non infrequenti deviazioni assiali

Tab. I. Pazienti trattati per frattura del terzo distale di femore nel periodo

1990-1997.

Fratture 62

Uomini 34

Donne 28

Età media 45,6 (U 34,2 D 54,6) Fr. Esposte 6 (2 IIB, 2 IIA, 2 I)

App. Gessato 3

Viti ed app. gessato 3 Fissatore esterno 10 (4 “conversioni” in sintesi endomidollare) Sintesi endomidollare 22 Sintesi extramidollare 28

Tab. II. Gruppo B – Pazienti trattati con mezzi di sintesi intramidollari.

N. ETÀ SESSO AO-ASIF FOLL. UP T. GUAR HSS NEER COMPL. VR-VG PRE VR-VG POSTPRO-REC PREPRO-REC POST

1 38 M C3 12 M 180 C F OST 8 2 2 2 60 M C2 14 M 90 E S 10 3 42 M C2 24 M 150 D S RIT CON 14 6 4 21 F C2 18 M 160 D S 20 10 12 6 5 22 M C2 14 M 98 E E LES CIRC 8 2 6 25 F A3 82 M 130 E E 18 5 6 7 22 F A3 16 M 110 E E AMP GAM 30 12 6 8 34 M A3 86 M 100 E E 4 6 9 76 F A2 20 M 90 D S 3 10 72 M A2 30 M 150 E E 6 4 11 71 F C2 32 M 120 B S 4 12 80 F C2 34 M 90 E E 12 4 13 20 F C2 14 M 95 E E 10 6 14 72 M A2 9 M 100 E E 12 4 15 27 M C2 24 M 100 D S 18 4 8 16 22 M C2 22 M 100 D D 14 6 4 17 33 F C3 18 M 115 E E 12 4 8 18 66 F C2 12 M 118 C NS AMP PD 18 6 8 2 19 59 M A3 12 M 210 C NS PS INF 22 4 2 20 40 M C2 19 M 103 E E 12 2 2 21 26 M CE 27 M 115 E E 18 6 2 22 24 M A3 22 M 105 E E 8 2 6

Legenda: OST, osteotomia – RIT CON, ritardo di consolidazione – T. GUAR, tempo di guarigione – LES CIRC, lesione arteria circonflessa VR-VG, varo-valgo – PRO-REC, procurvato-recurvato – PRE-POST, preoperatorio-postoperatorio – E, eccellente – B, buono D, discreto – C, cattivo – S, soddisfacente – NS, non soddisfacente – F, fallimento – AMP PD, amputazione piede omolaterale – AMP GAM, amputazione gamba – PS INF, pseudoartrosi infetta – COMPL, complicanze

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che sono alla base di complicanze quali la limitazione articolare e l’artrosi a medio termine 4 5.

Attualmente è ormai universalmente accettato che il trat-tamento chirurgico rappresenta la cura più efficace per tale lesione: l’ampia disponibilità di mezzi di sintesi comprende sistemi extramidollari di comprovata effica-cia, quali la lama-placca 6-12, la placca condiloidea di sostegno 2 4 12 13, la vite placca condiloidea a compressio-ne 2-14 e mezzi di sintesi endomidollari, quali il chiodo endomidollare anterogrado 15 e retrogrado 16-23. Questi ultimi stanno incontrando sempre maggiore diffusione e successo, supportati anche da valutazioni di tipo biomec-canico 24 25che evidenziano come la resistenza del chiodo endomidollare allo stress in varo (ovvero la deviazione assiale più frequentemente riscontrata in tali fratture) è praticamente sovrapponibile a quella delle placche. Abbiamo, quindi, pensato di eseguire una revisione della casistica delle fratture dell’estremo distale del femore trattate presso la Clinica Ortopedica di Ferrara dal 1990 al 1997 allo scopo di confrontare i risultati clinici e

radio-grafici tra il gruppo di pazienti operati con sintesi extra-midollare e quello di pazienti trattati con sintesi intrami-dollare.

MATERIALI E METODI

Presso la Clinica Ortopedica di Ferrara abbiamo trattato 62 pazienti con fratture dell’estremo distale del femore nel periodo di tempo 1990-1997 (Tab. I): oltre l’80% di esse sono state conseguenza di traumi ad alta energia (incidenti stradali, infortuni sul lavoro) e circa il 70% dei pazienti fratturati aveva un’età compresa tra i 17 e i 40 anni.

Di questo gruppo sono stati presi in considerazione i 50 pazienti con trattamento di osteosintesi interna, dei quali 22 trattati con chiodo endomidollare (tra essi 4 “conver-sioni” da Fissatore Esterno) e 28 trattati con sintesi extra-midollare (18 con lama-placca, 4 con placche condiloidee di sostegno, 3 con vite placca a scivolamento e compres-Tab. III. Gruppo A – Pazienti trattati con mezzi di sintesi extramidollari

N. ETÀ SESSO AO-ASIF FOLL. UP T. GUAR HSS NEER COMPL. VR-VG PRE VR-VG POSTPRO-REC PREPRO-REC POST

1 27 M A3 24 M 240 C F PSEUD 8 6 10 2 2 21 M C1 48 M 105 E E 20 10 3 95 F A3 26 M 115 B S 10 4 4 4 75 F C1 52 M 90 B S 10 6 10 5 62 F C1 48 M 115 E E 10 6 2 6 25 M C2 84 M 105 B S 10 6 14 4 7 27 M C2 72 M 95 E E 10 18 2 8 25 M C3 60 M 180 B S OST A 12 10 6 20 8 9 25 F A3 84 M 95 B S OST A 24 25 10 10 6 10 27 F C3 30 M 100 C NS OST A 24 20 10 16 4 11 33 F A2 44 M 130 E S 16 8 2 12 67 M A3 58 M 100 B S RIGID 14 4 6 13 23 M C1 36 M 107 E S 12 6 14 38 M A2 30 M 112 B S RIGID 16 4 6 15 42 M C2 38 M 180 C NS PSEUD 18 10 8 2 16 20 F A3 60 M 120 E E 12 17 44 M C3 36 M 105 D S OST A 16 18 6 4 18 71 M C2 12 M 100 E E 14 19 27 M C2 26 M 118 E E 16 4 6 20 36 M C2 60 M 190 C NS PSEUD 14 4 4 2

Legenda: OST, osteotomia a 12, 24 e 16 mesi – RIGID, rigidità articolare – PSEUD, pseudoartrosi – T.GUAR, tempo di guarigione – VR-VG, varo-valgo PRO-REC, procurvato-recurvato – PRE-POST, preoperatorio-postoperatorio – E, eccellente – B, buono – D, discreto – C, cattivo

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sione e 3 con placca AO); di quest’ultimo gruppo 5 pazienti sono deceduti (per cause indipendenti dall’inter-vento) e 3 sono usciti dal follow-up.

Abbiamo, pertanto, eseguito una valutazione su 42 pazienti suddivisi in 2 gruppi: un gruppo A (Tab. II) com-posto da 22 pazienti trattati con sintesi endomidollare ed un gruppo B (Tab. III) di 20 pazienti trattati con fissazio-ne extramidollare; tutti i soggetti sono stati richiamati e

valutati sia radiograficamente (mediante proiezioni orto-gonali in ortostasi), sia clinicamente secondo le schede di valutazione dell’HSS modificata da Leung 15e secondo la scheda di Neer 26(Tab. IV). Abbiamo inoltre considerato un ulteriore criterio di valutazione quale il calcolo delle perdite ematiche valutando i parametri pre e postoperato-ri dell’emocromo e le eventuali trasfusioni cui i pazienti erano stati sottoposti.

Tab. IV. Scheda di valutazione clinica dell’HSS modificata da Leung.

DOLORE (30 Punti) FORZA MUSCOLARE (15 Punti)

Alla deambulazione – grado 5 15

– Nessuno 15 – Lieve 10 – grado 4 12 – Moderato 5 – grado 3 9 – Grave 0 – grado 2 6 A riposo – grado 1 3 – Nessuno 15 – grado 0 0 – Lieve 10 DEFORMITÀ IN FLESSIONE – Moderato 5 (10 Punti) – nessuna 10 – Grave 0 – 0°-10° 8 FUNZIONALITÀ (22 Punti) Alla deambulazione – 10°-20° 5

– Deambulazione e stazione eretta illimitate 12 – oltre 20° 0 – 5-10 isolati, stazione eretta per più di 30 min. 10 INSTABILITÀ (5 Punti)

– 1-5 isolati, stazione eretta per meno di 30 min. 8 – nessuna 5

– meno di un isolato 4 – 0°-5° 4

– impossibilità a camminare 0 – 6°-15° 2

scale

– normale 5 – oltre 15° 0

– con sostegno 2 SOTTRAZIONE

trasferimento – un bastone da passeggio 1

– normale 5

– un bastone canadese 2

– con sostegno 2

– due bastoni canadesi 3

ARTICOLARITÀ (15 Punti) Deficit dell’estensione

– 80° 10 – 5° 2 – 90° 11 – 10° 3 – 100° 12 – 15° 5 Deformità (5° = 1 punto) – 110° 14 – varo – 120° 15 – valgo

Punteggio totale del ginocchio - Punteggio totale delle sottrazioni

(5)

RISULTATI

I nostri risultati sono riportati in Tabella II e III: nel grup-po A si osservano 3 cattivi risultati (HSS score) con 2 casi di osteomielite (casi 1 e 19) ed un caso dipendente dalla amputazione omolaterale del piede (che, essendo avvenu-ta in un secondo tempo, ha riavvenu-tardato la mobilizzazione del ginocchio: caso 18), mentre nel gruppo B si osservano 4 cattivi risultati dei quali 2 hanno richiesto una osteotomia di correzione (casi 8 e 10) e 2 sono stati complicati da pseudoartrosi (casi 1 e 20 di cui una infetta). I tempi di guarigione sono quasi sovrapponibili nei due trattamenti, mentre quello che sorprende è la elevata compliance della sintesi endomidollare nei pazienti più anziani (casi 9, 10,11, 12, 14) come già riscontrato da altri Autori 12. Il ROM medio nel gruppo A è di 108°, in linea con quel-lo riportato da altri Autori 17 18 21 22, mentre quello del grup-po B è di circa 100°.

Per quanto attiene alle perdite ematiche medie (Tab. V) i risultati ottenuti non mostrano differenze statisticamente significative, ma il numero di pazienti trasfusi è netta-mente inferiore nel gruppo A rispetto a quello B in virtù dei tempi chirurgici ridotti e della minore esposizione. Nelle valutazioni radiografiche si evincono, probabil-mente, i limiti della sintesi endomidollare nei confronti delle fratture più complesse (C2 e soprattutto C3) ove la Tab. V. Scheda di valutazione di Neer-Grantham-Shelton.

Funzionali (70 Punti) Dolore (20 Punti)

• nessun dolore 20

• dolore intermittente o con le variazioni climatiche 16

• con l’affaticamento 12

• funzionalità limitata 8

• costante o notturno 4-0

Funzione (20 Punti)

• come prima della lesione 20

• lieve limitazione 16

• limitata: uso del corrimani 12 • limitazione marcata: uso del bastone 8 • bastoni canadesi o tutore 4-0 Articolarità (20 Punti) • normale o 135° 20 • 100° 16 • 80° 12 • 60° 8 • 40° 4 • 20° o meno 0 Lavoro (10 Punti)

• come prima della lesione 10 • regolare ma con difficoltà 8

• altera il lavoro 6 • lavori leggeri 4 • nessun lavoro 2-0 Anatomici (30 Punti) Anatomia (15 Punti) • solo ispessimento 15 • 5° di angolazione o 0,5 di accorciamento 12 • 10° di angolazione o rotazione o 2 cm di accorciamento 9 • 15° di angolazione o rotazione o 3 cm di accorciamento 6 • consolidazione con deformità 3 • pseudoartrosi o infezione cronica 0 Esame Radiografico (15 Punti)

• quasi normale 15

• 5° di angolazione o 0,5 di spostamento 12 • 10° di angolazione o 1 cm di spostamento 9 • 15° di angolazione o 2 cm di spostamento 6 • consolidazione con deformità, diastasi dei condili; artrosi 3 • pseudoartrosi o infezione cronica 0 (Eccellente > 85 punti, Soddisfacente 70-84, Non soddisfacente 55-69, Fallimento < 55 punti).

Tab. VI. Confronto delle perdite ematiche pre e postoperatorie.

GRUPPO A

HB HT GR PIAS

PRE OP 11,8 35,9 3,9 292

POST OP 10 28,4 3,1 262,07

Pazienti trasfusi 4 (dei quali uno sia pre che post intervento)

GRUPPO B

HB HT GR PIAS

PRE OP 10,9 32,5 4,5 255

POST OP 8,8 27,6 3,2 341

Pazienti trasfusi 11 (dei quali 6 sia pre che post intervento)

(6)

correzione dell’asse non è sempre agevole e laddove una lama-placca, correttamente posizionata, assicura migliori risultati.

CONCLUSIONI

Riteniamo che in questo tipo di frattura il puro confronto tra mezzi di sintesi endo ed extramidollare sia ad appan-naggio dei primi sia per la rapidità dell’intervento chirur-gico sia per la minore perdita ematica nonché per la mag-giore compliance del paziente soprattutto per quanto attiene al recupero funzionale (Fig. 1-4).

Tuttavia il tipo di accesso chirurgico del chiodo retrogra-do (via artrotomica) ma soprattutto l’oggettiva difficoltà nel governare le fratture più complesse (C2-C3) con tale mezzo di sintesi determina, a nostro avviso, la necessità di considerare nel planning preoperatorio l’eventuale uti-lizzo dei mezzi di sintesi extramidollare; questi anche se necessitano di una più ampia esposizione chirurgica e sono sicuramente più complessi dal punto di vista tecni-co, assicurano una migliore correzione e soprattutto una maggiore stabilità nelle fratture sovra-intercondiloidee più gravi (Fig. 5-8).

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