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I Climi e gli ambienti della Terra  doc

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Academic year: 2021

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I CLIMI DELLA TERRA

CHE COSA E’ IL CLIMA

Molti credono che il clima di un territorio sia dato dalla sua temperatura ma non è esatto. Il clima è determinato da tutti gli elementi metereologici di una data regione e cioè temperatura, pressione atmosferica, umidità, venti, nuvolosità, precipitazioni. Però l’elemento fondamentale è sempre la temperatura.

I FATTORI DEL CLIMA

Il clima è costituito da diversi fattori, i principali sono:

La LATITUDINE, che influisce sulla temperatura : codesta diminuisce andando verso nord e verso sud partendo dall’equatore. Il che è spiegato così: via via che ci avviciniamo ai poli i raggi solari arrivano più obliquamente e perciò riscaldano di meno

L’ ALTITUDINE, che influisce sulla temperatura e sulla piovosità. Infatti la temperatura diminuisce con l’aumentare dell’altitudine.

La DISTANZA DAL MARE, che influisce sulla temperatura, sull’umidità e sulla piovosità. I luoghi vicini al mare generalmente sono più caldi, più umidi e più piovosi rispetto a quelli più lontani.

L’ESPOSIZIONE AL SOLE. Questo è lo stesso caso della latitudine, ma in proporzioni minori. In tutte le zone montuose del nostro emisfero, i v ersanti nord delle montagne genera lmente sono meno caldi di quelli sud.

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L’ESPOSIZIONE AI VENTI, che influisce sulla temperatura, sull’umidità, sulla piovosità. Quando un vento umido incontra una catena montuosa ne risale il versante raffreddandosi e abbandonando gran parte della sua umidità sotto forma di pioggia.

PER RIASSUMERE

Come si vede definire il clima di una zona della terra non è semplice perché bisogna tenere conto di tutti glielementi che abbiamo elencato.

IL SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE DEI CLIMI TERRESTRI

Il sistema di classificazione dei climi normalmente adottato, basato sulle differenze di temperatura e precipitazioni, è quello formulato dal climatologo tedesco Wladimir Köppen all’inizio del XX secolo. Il suo fondamento consiste nell’osservazione che l’effetto più evidente e diretto del clima è il tipo di vegetazione associato. Ne risulta una suddivisione della Terra in cinque grandi aree climatiche, ciascuna corrispondente all’area di distribuzione di una particolare categoria di piante. Queste ultime si distinguono infatti in cinque classi, a seconda delle condizioni ambientali di cui abbisognano: le megaterme crescono in presenza medie superiori ai 20 °C; le mesoterme sono tipiche delle temperature comprese tra i 15 e i 20 °C; le microterme medie superiori ai 20 °C; le mesoterme sono tipiche delle temperature comprese tra i 15 e i 20 °C; le microterme comprese tra 0 e 15 °C; le echistoterme crescono in presenza di temperature molto basse, oltre il limite della vegetazione arborea; infine le xerofite sono le piante adattate ad ambienti aridi, caratterizzati da lunghi periodi di siccità. Queste ultime si distinguono infatti in cinque classi, a seconda delle condizioni ambientali di cui abbisognano: le megaterme crescono in presenza di temperature In base a questa classificazione della vegetazione si distinguono cinque grandi fasce climatiche: quella del climi tropicali umidi, corrispondente all’area di diffusione delle piante megaterme; quella dei climi aridi, in cui crescono le piante xerofite; quella dei climi temperato-caldi, in cui si trovano le piante mesoterme, quella dei climi boreali, corrispondente alla zona di distribuzione delle piante microterme e, infine, la zona polare, in cui crescono le piante echistoterme.

I CLIMI TROPICALI UMIDI

Tipici della fascia equatoriale calda compresa tra i due tropici, i climi tropicali umidi sono del tutto privi di una stagione invernale. La temperatura media è costantemente superiore ai 18 °C e l’escursione termica è molto ridotta. Nell’ambito di questa zona climatica si distinguono ulteriormente il clima della foresta pluviale, o clima equatoriale, e il clima della savana. Il primo è caratterizzato da precipitazioni frequenti, il cui effetto più evidente è la vegetazione estremamente rigogliosa della foresta pluviale; lo si trova nella regione amazzonica, nell’Africa centrale e nelle regioni costiere dell’oceano Indiano.Il secondo, quello della savana, è il clima di transizione tra quello equatoriale umido e quello arido della fascia desertica. Presenta una stagione asciutta e una vegetazione dominata dalla prateria erbacea.

I CLIMI ARIDI

I climi aridi, caratteristici delle latitudini basse e medie a cavallo dei tropici, sono quelli in cui la quantità di precipitazioni non riesce a compensare l’acqua persa per effetto dell’evaporazione. Nell’ambito di questa categoria si distinguono i climi semiaridi, a cui sono associate le steppe predesertiche, e i climi desertici veri e propri. A seconda della posizione geografica, poi, si distinguono ulteriormente regioni desertiche calde, con temperature medie superiori ai 18 °C (tra cui il Sahara, il deserto libico e i deserti iraniani a nord, e il Kalahari e il Gran Deserto Sabbioso australiano a sud), e regioni aride fredde, con temperature medie inferiori ai 18 °C, situate all’interno delle aree continentali (come il deserto di Gobi e le zone aride della Patagonia

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meridionale). La vegetazione, molto scarsa, si riduce a poche specie erbacee o arbustive di tipo xerofitico.

CLIMI TROPICALI CALDI

All’interno di questa ampia categoria si distinguono diversi tipi di climi: quello subtropicale umido, caratteristico delle regioni orientali dei continenti (come le coste orientali della Cina) comprese tra i 25° e i 40° di latitudine; presenta estati calde e afose con abbondanti precipitazioni e inverni anch’essi molto piovosi, ma relativamente freddi; la vegetazione che ne risulta è la foresta subtropicale umida, in cui convivono piante caducifoglie, come il faggio e la quercia, con conifere e piante tropicali come il bambù. I climi marittimi temperato-freschi, caratteristici delle coste occidentali dei continenti comprese tra i 40° e i 60° di latitudine, presentano estati fresche e inverni miti; la temperatura media non scende al di sotto dello 0 °C e non sale al di sopra dei 15 °C; è il clima tipico delle regioni atlantiche europee, che produce unavegetazione di foreste miste di sempreverdi e caducifoglie. I climi mediterranei invece, tipici delle zone occidentali comprese tra le latitudini 30° e 45°, e in particolare delle regioni affacciate sul bacino del Mediterraneo, presentano un massimo di precipitazioni durante l’inverno. L’escursione termica annua è mitigata dalla presenza del mare e la vegetazione tipica è la macchia mediterranea.

CLIMI BOREALI

Sono i climi caratterizzati da inverni freddi, presenti nelle zone continentali più interne, alle medie latitudini. Sono quindi caratteristici dell’emisfero boreale (da cui il nome), dal momento che in quello australe le masse continentali sono di gran lunga meno estese. Anche all’interno di questa fascia climatica si può operare un’ulteriore distinzione, tra clima umido continentale e clima subartico. Il primo, presente nelle regioni centrorientali del Nord America e dell’Eurasia comprese tra i 40 e i 50° di latitudine, presenta una stagione fredda di circa 8 mesi, in cui le temperature rimangono inferiori allo 0 °c,e una stagione calda con

temperature di circa 20 °C. Le precipitazioni sono più abbondanti in estate; quelle invernali sono parzialmente nevose. La vegetazione associata è è quella della foresta di piante decidue (querce, faggi, castagni, betulle, aceri, tigli) e delle steppe, queste ultime presenti soprattutto nelle pianure della Russia e di alcune zone del Nord America. Il clima definito subartico è quello presente tra i 50° e i 70° di latitudine, vale a dire dove si estendono le foreste della taiga, dominate dalle conifere sempreverdi. È caratterizzato da inverni lunghi e freddi e da estati che, seppur brevi, raggiungono comunque temperature relativamente miti.

CLIMI POLARI

Sono definiti polari i climi in cui la temperatura della stagione più calda si mantiene sempre al di sotto dei 10 °C. Nell’ambito di questa classe climatica si distinguono il clima subpolare e il clima di gelo perenne. Il primo, con inverni molto rigidi, estati fresche e precipitazioni scarse durante tutto l’anno, produce una vegetazione priva di specie arboree, costituita essenzialmente da muschi e licheni (tundra). Il clima di gelo perenne, invece, presenta temperature costantemente inferiori allo 0 °C e una vegetazione praticamente assente. Nella fascia interessata da questo clima, in Antartide, nella stazione meteorologica di Vostok, è stata registrata la più bassa temperatura mai misurata sul pianeta, pari a -91,5 °C.

ESEMPI DI AMBIENTI

TUNDRA

Formazione vegetale caratteristica della fascia subpolare, con rada vegetazione arborea (Vedi Conifere; Salici; Betulle) e piante erbacee quali il cipero e l'erica, e costituita prevalentemente da muschi e licheni. Il clima della tundra è caratterizzato da inverni molto rigidi, con temperature

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molto basse, scarse nevicate e quasi inesistenti precipitazioni, e da una breve stagione estiva. Le temperature delle aree interne dei continenti tendono a essere meno estreme ma hanno medie ugualmente molto basse. La tundra artica, in particolare, è caratterizzata dal permafrost, terreno permanentemente ghiacciato che raggiunge anche i 600 m di profondità. D'estate lo strato superficiale del suolo si sgela parzialmente (mollisol). La combinazione di terreno gelato e non gelato ostacola il drenaggio dell'acqua, che forma stagni e paludi che assicurano l'umidità alle piante, compensando in tal modo le scarse precipitazioni. Il numero delle specie di piante nella tundra è ridotto, e la crescita è molto lenta, con la maggior parte della biomassa concentrata nelle radici. La stagione della fioritura è breve. La vegetazione artica è costituita, come si è detto, prevalentemente da erica, muschi e licheni: queste piante si sono adattate ai forti venti, alle basse temperature e alle variazioni del suolo causate dal gelo e sono in grado di eseguire la fotosintesi nonostante la scarsa intensità della luce. Anche la varietà faunistica della tundra è limitata dalle difficili condizioni ambientali: il bue muschiato, il caribù, la renna, la lepre artica e il lemming sono gli erbivori prevalenti. Si nutrono della rada vegetazione erbacea e di licheni. I predatori comprendono il lupo, la volpe artica, il gufo delle nevi e l'orso polare.Durante la stagione estiva ospita inoltre numerose specie di volatili, che migrano poi verso climi più miti prima che arrivi l'inverno. La fauna della tundra alpina comprende la capra delle nevi, la pecora bighorn, la marmotta e la pernice.

TAIGA

Bioma caratterizzato in prevalenza da foreste di conifere, che si estende nell’emisfero boreale e occupa le regioni settentrionali di Europa, Asia e America settentrionale.

La taiga, delimitata a nord dal bioma della tundra, copre le regioni subartiche del pianeta. Il clima freddo continentale di queste aree, caratterizzate da lunghi Bioma caratterizzato in prevalenza da foreste di conifere, che si estende nell’emisfero boreale e occupa le regioni settentrionali di Europa, Asia e America settentrionale.

La taiga, delimitata a nord dal bioma della tundra, copre le regioni subartiche del pianeta. Il clima freddo continentale di queste aree, caratterizzate da lunghi inverni rigidi e brevi estati secche, rende meno diversificata la vegetazione della taiga rispetto a quella di altri biomi. Le specie arboree più diffuse sono dunque i pini, gli abeti (soprattutto abeti rossi e siberiani) e i larici, le cui foglie aghiformi e la cui chioma piramidale permettono di sopportare le intense nevicate; non mancano, tuttavia, foreste di betulle, pioppi e ontani. Nel sottobosco si trovano in prevalenza ericacee e muschi.

La taiga ospita numerosi animali, tra cui grossi mammiferi come l’orso, l’alce, la renna e il lupo; ma anche animali di taglia più modesta come la lince, il ghiottone e lo zibellino. Tra gli uccelli sono comuni nella taiga crocieri e nocciolaie, abituali delle foreste di conifere.

DESERTO

Gran parte dei deserti si è formata a causa del movimento continuo delle masse d'aria, provocato dalla rotazione terrestre. Nei pressi dell'equatore l'aria calda sale e si sposta in direzione nord e in direzione sud; raggiunte latitudini maggiori (subtropicali) le correnti d'aria si raffreddano e ritornano verso il suolo creando aree d'alta pressione. A nord e a sud delle regioni subtropicali vi sono due fasce di bassa pressione; infine, le zone polari sono caratterizzate da correnti discendenti. Quando l'aria sale, si raffredda e si deumidifica; quando scende, si riscalda e si carica d'umidità. I movimenti verso il basso delle masse d'aria calda hanno prodotto una fascia, compresa tra i due Tropici, occupata prevalentemente da zone desertiche.

Il tipico paesaggio desertico è spoglio, quasi totalmente privo di vegetazione, modellato dal vento e, paradossalmente, dall'acqua: in occasione delle rare piogge, infatti, le depressioni si riempiono d'acqua che poi evapora velocemente, lasciando sul terreno uno strato di sale. Laddove l'evaporazione non riesce a prosciugare del tutto queste raccolte d'acqua si formano laghi

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caratterizzati da elevatissima salinità, come il Grande Lago Salato.I venti, oltre che modellare in forme spesso bizzarre le rocce, sono responsabili della formazione delle dune: nei deserti sabbiosi quali il Sahara o i deserti dell'Arabia le dune di sabbia possono superare i 200 m d'altezza e si "muovono" costantemente: la loro forma e il loro spostamento dipendono dalla direzione del vento.

FORESTA

Tipici della fascia equatoriale calda compresa tra i due tropici, i climi tropicali umidi sono del tutto privi di una stagione invernale. La temperatura media è costantemente superiore ai 18 °C e l’escursione termica è molto ridotta. Nell’ambito di questa zona climatica si distinguono ulteriormente il clima della foresta pluviale, o clima equatoriale, e il clima della savana. Il primo è caratterizzato da precipitazioni frequenti, il cui effetto più evidente è la vegetazione estremamente rigogliosa della foresta pluviale; lo si trova nella regione amazzonica, nell’Africa centrale e nelle regioni costiere dell’oceano Indiano. Il secondo, quello della savana, è il clima di transizione tra quello equatoriale umido e quello arido della fascia desertica. Presenta una stagione asciutta e una vegetazione dominata dalla prateria erbacea, interrotta da qualche specie arborea di tipo xerofitico.

GHIACCIAIO

Deposito di ghiaccio che si forma in alta montagna o alle alte latitudini, per accumulo e successiva ricristallizzazione della neve. La formazione e il mantenimento di un ghiacciaio sono possibili là dove la quantità di neve che cade nella stagione fredda è maggiore di quella che fonde nella stagione calda: questo significa che alle alte latitudini (in prossimità dei poli), il limite delle nevi perenni può coincidere con il livello del mare, mentre alle latitudini medie e basse si trova a quote molto più elevate, variabili da zona a zona.

A seconda che la quantità di neve accumulata sia molto maggiore, uguale o minore di quella persa nell’arco dell’anno, il ghiacciaio avanza, rimane stazionario o regredisce, rispettivamente. Il riscaldamento globale da cui il pianeta pare interessato negli ultimi tempi è all’origine del fatto che la maggior parte dei ghiacciai di tutto il mondo sia attualmente in fase regressiva. In passato, il pianeta ha conosciuto periodi di clima particolarmente rigido, in cui è stata favorita la formazione di ghiacciai su zone estese delle terre emerse; questi periodi prendono il nome di glaciazioni.

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