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Storia della verita. Dai giochi di verita alla parrhesia in Michel Foucault

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INDICE:

Introduzione: Le forme del vero p.4

Capitolo I: Giochi di verità p.14

1.1 Forme di veridizione p.14

1.2 Dagli studi sulla follia a Le parole e le cose p.20

1.3 Menzogna come fondamento di verità p.28

1.4 Giochi di verità e relazioni di potere p.38

1.5 Potere e corpo p.49

1.6 Potere e sessualità p.54

Capitolo II: Verità e cura di sé p.65

2.1 Pratica confessionale e verità p.65

2.2 Governamentalità: dal potere pastorale alla società moderna p.72

2.3 Genealogia del soggetto moderno: un'ermeneutica del sé p.74

2.4 Verità: da assoggettamento a soggettivazione p.86

2.5 Nuove forme di veridizione e soggettività: Askesis e Aphrodisia p.90

2.6 L'Epimeleia autou: ascesi e cura di se p.102

2.7 Cura di sé in epoca ellenistica e romana p.108

Capitolo III: Parresia: governo di sé, degli altri e coraggio della verità p.119

3.1 Che cos'è la parresia? p.119

(2)

3.3 Parresia come virtù filosofica: il consigliere e il filosofo p.140

3.4 La filosofia e il coraggio della verità p.151

3.5 Socrate ha il coraggio di dire il vero p.160

3.6 I cinici: vera vita è coraggio di verità p.166

3.7 Alethes bios: vita cinica come cambia valute p.172

3.8 La vita altra: fondamenti parresiastici della cura di sé p.174

Conclusione: Parresia, discontinuità nell'attualità p.179

(3)

Introduzione:

Michel Foucault, una nuova storia della verità

1

.

In questo elaborato mi propongo di effettuare un'analisi di corsi, testi e interviste di

Michel Foucault, cercando di descrivere una sorta di Storia dei sistemi di veridizione

foucaultiani.

Non si tratta di definire le condizioni formali del rapporto con un oggetto:

non si tratta neanche di cogliere le condizioni empiriche che, a un

determinato momento, hanno potuto permettere al soggetto in generale di

prendere conoscenza di un oggetto già dato nel reale. La questione consiste

nel determinare ciò che deve essere il soggetto, a quale condizione, è

sottomesso […..], si tratta di determinare il suo modo di soggettivazione

[…] La storia critica del pensiero è storia dei giochi di verità: cioè le regole

in base a cui quello che un soggetto può dire a proposito di certe cose rientra

nella questione del vero e del falso

2

.

Soggetto e forme di veridizione sono dunque gli oggetti fondamentali dell'analisi

foucaultiana, e questo è l'obbiettivo che, attraverso questo elaborato, mi propongo ossia

l'individuazione del percorso attraverso cui Foucault: “Individua la storia dell'emergere

delle forme in cui si articolano i discorsi suscettibili di essere definiti veri o falsi, le

condizioni che hanno permesso l'emergere di questi giochi di verità”

3

.

1In questo senso mi riferisco in primo luogo alle opere cosiddette di denuncia, quali La Nascita della clinica, Storia della follia e Sorvegliare e punire; nelle quali punto di avvio è proprio la denuncia di relazioni e strutture di potere, caratterizzate e capaci di formulare una precisa definizione di soggetto e verità, concetti che, come abbiamo visto a partire da Le parole e le cose, e precisamente con i corsi al Collège de France verranno destrutturati e rielaborati. Se ne Le parole e le cose, in Archeologia del sapere e ne l'Ordine del discorso, Foucault si occupa di analizzare l'origine delle forme epistemiche, delle pratiche discorsive, riconoscerà nel corso dell'opera, la loro azione in qualità di espressione e strumento delle forme di potere, giungendo dunque alla definizione del soggetto come assoggettamento dell'individuo mediante i giochi di verità di cui le suddette forme epistemiche del sapere si fanno carico . Per giungere poi, dal 1982 alla tematizzazione di nuovi giochi di verità che, ereditati dalla filosofia antica, conducono alla formazione del soggetto alla luce della cura di sé.

2Cfr. M. Foucault, Foucault in Archivio Foucault 3, 1978-1985, a cura di A. Pandolfi, Feltrinelli Milano, 1998, p. 249.

(4)

Esordirò, nel primo capitolo, con la definizione di regime di verità, intendendo l'insieme

di giochi di verità e relazioni di potere che si strutturano e intersecano a seguito di

determinati eventi storici, conducendo alla formazione di determinate tipologie di

sapere, istituzioni di potere, ordinamento sociale e culturale. A partire dalla definizione

dei giochi di verità e della loro contingenza storica, della loro implicazione in

determinate strutture di potere, giungeremo alla determinazione delle forme di

soggettività riscontrando, nel pensiero foucaultiano e nella lettura della bibliografia

secondaria, una diretta consequenzialità tra la formazione del soggetto moderno e le

strutture di potere, i giochi di verità che si susseguono nel tempo. Questo condurrà

Michel Foucault al riconoscimento di forme di veridizione mai assolute e definitive.

Il gioco di verità sorge in base a determinate contingenze storiche, all'interno di

determinate strutture e relazioni di potere, in questo senso dunque sarà possibile non

solo individuare l'origine delle forme di verità che Foucault dichiara assoggettanti, ma

potremmo prendere visione di nuove forme di veridizione e soggettivazione proposte

dal filosofo. Giustificheremo questa affermazione mediante la lettura di Nietzsche, la

Genealogia e la storia. Riconosceremo, attraverso l'utilizzo delle opere foucaultiane,

due modalità d'utilizzo dei giochi di verità, che abbiamo accennato precedentemente, in

relazione alla differenza tra cura di sé ed ermeneutica: una che permette processi di

soggettivazione e l'altra che produce assoggettamento

4

. Ci troveremo di fronte alla

definizione di una verità tanto valida, quanto più contingente, che sorge e si modifica,

così come accade all'individuo e agli individui che se ne fanno portavoce. Si giungerà

4 Mi riferisco ad opere come Storia della follia, Sorvegliare e punire e La volontà di sapere. Qui la determinazione di concetti quali follia, educazione, prigionia e sessualità, consentono all'autore di riconoscere all'origine dei giochi di verità che determinano la nascita di questi termini, una concezione ermeneutica di soggettività, la definizione di soggetto sarebbe formulata secondo Foucault, alla luce di un principio cui il soggetto deve adeguarsi, esso dunque non si forma alla luce della manifestazione e affermazione del sé, ma come vedremo, il soggetto sarà determinato in base al principio del rifiuto di sé. Secondo cui, ciò che del soggetto non si accorda al principio, al gioco di verità, deve essere rifiutato.

(5)

alla formazione di una verità che è tale poiché individuale, non principio a cui il

soggetto deve essere conformato, non criterio interpretativo di un soggetto che deve

rifiutare se stesso, o quella parte di sé cosiddetta inadeguata

5

, ma strumento attraverso

cui è consentito all'individuo di prendersi cura di sé. Vedremo come il bios, la vita nelle

sue relazioni, nella sua formazione ed individualizzazione, sia protagonista principale

dei giochi di verità, come le forme aleturgiche possano inquadrarsi in techne tou biou e

dunque consentire all'individuo di trasformare il proprio bios, di creare un'esistenza che

si manifesti come opera d'arte. Oggetto dei giochi di verità, come vedremo, non sarà la

corrispondenza del soggetto con una struttura aprioristica che ne definisce le

caratteristiche, ma la formazione dell'individuo stesso, fine della verità sarà la

costituzione di un'etica che abbia come fondamento l'epimeleia autou, la cura di sé.

Cercherò di avvalermi di buona parte delle opere foucaultiane, al fine di individuare la

presenza dello studio del discorso di verità in tutto il progetto dell'autore. L'analisi

foucaultiana giunge attraverso la determinazione di particolari relazioni di potere e

sapere (siano esse di tipo statale o interpersonale: dall'educazione scolastica, agli

ospedali, ai carceri e alle relazioni di coppia), alla determinazione di una definizione del

soggetto, di un utilizzo dei giochi di verità

6

, tale da rendere il soggetto assoggettato. Se

le prime opere, fino al primo volume di Storia della sessualità, ci permetteranno di

riscontrare quest'attività di denuncia e destrutturazione, a partire dal secondo capitolo

5In questo senso ci sarà utile lo studio foucaultiano delle discipline mediche, del funzionamento delle carceri e delle caratteristiche della cosiddetta biopolitica. Individueremo in Foucault il riconoscimento di un potere che si erge a “governo della vita” e che come tale utilizza i giochi di verità come strumento di esclusione o inclusione di ciò che è ritenuto più o meno lecito, più o meno sano, veridico, all'interno della società. Vedremo come ad esempio la scientia sexualis, nel pensiero foucaultiano, divenga uno strumento non per favorire la formazione dell'individuo, ma finalizzata ad imporre ad esso un codice che definisca quale piacere o desiderio sia lecito o illecito provare.

6Per la definizione di gioco di verità, rimando al primo capitolo. Basti adesso sapere che con essi Michel Foucault intende quelle regole che, all'interno di un determinato contesto conoscitivo o sociale, etico o teoretico, distinguono vero da falso, lecito e illecito, normale e anormale, medesimo ed altro. Questa definizione sarà centrale per questo elaborato, e mi accompagnerà nel corso dell'analisi di tutte le forme di veridizione prese in considerazione da Michel Foucault.

(6)

del seguente elaborato, soprattutto attraverso la lettura dei Corsi al Collège de France,

riconosceremo invece un nuovo progetto che, a partire dall'individuazione dei regimi di

verità istituiti, conduce verso l'elaborazione di una genealogia del soggetto. La relazione

che in tal modo Foucault individua tra soggettività e verità conduce il filosofo a

ricercare storicamente quale sia l'origine del soggetto moderno e del gioco di verità che

lo ha costituito. Dopo l'analisi del biopotere e della pratica pastorale

7

, Foucault si

concentrerà sulla descrizione di forme di costruzione del soggetto, di giochi di verità

alternativi, che il filosofo individuerà nell'analisi dei testi antichi. A partire da qui

Foucault si occuperà di riconoscere nella filosofia classica, attraverso lo studio

dettagliato di alcuni dialoghi platonici, in particolare l'Alcibiade e il Lachete, la

presenza di giochi di verità come strumento di terapia, per la formazione dell'individuo,

per fornire ad esso gli strumenti per occuparsi di sé. Mediante la filosofia classica ed

ellenistica, Foucault non solo individuerà nella cura di sé modalità differenti di

veridizione e di soggettività, ma ci permetterà di prendere visione di una modalità

differente di percepire la filosofia stessa e la sua incidenza nella formazione del

soggetto, nell'analisi della consequenzialità tra eventi storici determinati e costituzione

di relazioni di potere, forme di assoggettamento e pratiche di soggettivazione.

Riconsegnare al pensiero, alla filosofia come possibile analisi critica, la capacità di

condurre il soggetto ad una trasformazione del sé, in un progetto di adeguazione del sè

al sé. La filosofia, proprio alla luce di un' antecedente relazione tra discipline discorsive

e non discorsive, le quali determinano le pratiche che hanno costituito un soggetto

assoggettato, diverrà strumento con cui l'individuo può condurre una critica della

7La relazione che nei corsi Soggettività e verità e Il governo dei viventi, Foucault riconosce tra soggettività e verità all'interno della pratica pastorale e confessionale, consentirà al filosofo di portare avanti il proprio progetto di determinazione del soggetto moderno e di aprire l'indagine verso nuove forme di soggettività e verità che egli riscontrerà presenti nella filosofia classica ed ellenistica.

(7)

formazione del sé e della relazione con altro da sé, al fine di identificarsi come libero

soggetto etico e politico. Finalizzato a questo progetto dal 1982, sarà L'ermeneutica del

soggetto, corso al Collège de France, insieme, come vedremo, alle seconde due parti

della Storia della sessualità

8

. In esse Foucault, partendo dalla definizione di ars

erotica

9

, riconoscerà nell'antichità classica ed ellenistica pre-cristiana, la presenza di

forme di veridizione nuove che presuppongono come struttura in grado di formare il

soggetto non l'ermeneutica, bensì la cura di sé. La teoria foucaultiana, come evinceremo

nel corso di questo progetto, presuppone il rifiuto incondizionato di ogni forma di

universalismo antropologico, ossia di ogni forma di definizione del soggetto, che voglia

partire dalla definizione universale dell'individuo. Il primo esempio preso in

considerazione sarà quello degli Aphrodisia, ne L'Uso dei piaceri. Lo studio degli

aphrodisia permetterà in primo luogo di individuare quali forme di biopotere, di eventi

storici, abbiano determinato la formazione della scientia sexualis, accusata da Foucault

di generare un soggetto assoggettato, fino a giungere alla possibilità di costituire un

soggetto in grado di manifestare liberamente il sé, attraverso la consapevolezza e la

realizzazione del proprio desiderio, del proprio piacere, finalizzandolo all'affermazione

libera del sé

10

.

8 Cfr. M. Foucault, L'uso dei piaceri, Storia della sessualità 2, Feltrinelli Milano, 2009. M. Foucault, La cura dei sé, Storia della sessualità 3, Feltrinelli Milano, 2008.

9 A partire dalla definizione dell'ars erotica, Foucault giungerà al riconoscimento nell'eros del luogo in cui la ricerca della verità dell'individuo sia garanzia della manifestazione e dell'ottenimento del piacere, del bene per sé, della cura di sé. Cfr. C. Lévy, Foucault et la parresia, in Aa. Vv. Michel Foucault, gli antichi e i moderni. Parresia, Aufklärung, ontologia dell'attualità, a cura di Lorenzo Bernini, ETS, Pisa, 2013, p.51.

10“Una simile storia della sessualità, dunque, non troverà il proprio centro di gravità nel problema di sapere che cosa fosse consentito o vietato, bensì che cosa fosse preferito, ricercato, valorizzato. Il soggetto sessuale quindi non viene strutturato da un sistema di divieti, da un codice di condotta, ma da una polarizzazione, da un sistema di valori che fa sì che si preferisca, per la realizzazione stessa del soggetto, una certa condotta piuttosto che un'altra, certe scelte differenziate piuttosto che altre.” Cfr. F. Gros, I trattati sul matrimonio e la questione della sessualizzazione dell'Eros in Soggettività e verità, in La forza del vero, un seminario sui Corsi di Michel Foucault al Collège de France (1981-1984), a cura di P. Cesaroni e S. Chignola, Ombre corte Verona, 2013, cit. p.23.Affronteremo in maniera adeguata questo tema nel secondo capitolo.

(8)

Il piacere qui verrà riconosciuto come strumento per la manifestazione del sé, quindi il

soggetto sarà in grado di costruire giochi di verità, che gli permetteranno di manifestare

se stesso in piena libertà. Piaceri e desideri divengono così strumenti di affermazione

del soggetto, che realizza se stesso, si prende cura di sé, proprio attraverso quelle

espressioni del sé che una certa tipologia di relazioni di potere e strutture di sapere

hanno escluso dall'ordine del reale che il determinato gioco di verità ha elaborato.

Riconosceremo poi, mediante L'ermeneutica del soggetto, non solo una nuova proposta

di soggettivazione, ma anche l'istituzione della cura di sé come principio direttivo del

nuovo gioco di verità, della finalità terapeutica verso cui si orienta la filosofia

11

.

Attraverso gli ultimi corsi al Collège de France

12

, Foucault si propone di individuare una

nuova forma comunicativa ed espressiva della verità, forma aleturgica che Foucault

individua sempre mediante lo studio dell'antichità, questa forma sarà la parresia. Col

termine parresia viene individuata innanzitutto una particolar forma di dire-il-vero,

successivamente uno stile di esistenza che identifica il soggetto come portavoce,

testimone della propria verità

13

. Riconosceremo nella parresia una modalità

d'espressione della verità nella relazione con se stesso e con l'altro. Una nuova e antica

tipologia d'espressione del gioco di verità, capace di costituirsi come testimonianza non

solo della verità del soggetto, ma anche della possibilità di quest'ultimo di anteporsi,

11A questo proposito sarà importante l'analisi da me condotta relativamente alle prime lezioni de L'ermeneutica del soggetto. Cfr. M. Foucault, L'ermeneutica del soggetto. Corso al Collège de France (1982), Feltrinelli, Milano 2011. Lezione del 6 gennaio 1982, prima e seconda ora.

12 Mi riferisco a: Il governo di se e degli altri, Corso al Collège de France 1982-1983, Feltrinelli, Milano 2012, e Il coraggio della verità, il governo di sé e degli altri II. Corso al Collège de France 1984, Feltrinelli, Milano 2012. Individueremo all'inizio del terzo ed ultimo capitolo, un riferimento alla tecnica della parresia come exemplum nella relazione tra discepolo e maestro, già ne L'ermeneutica del soggetto. Cfr. M. Foucault, L'ermeneutica del soggetto, p. 214.

13“C'est bien peui par rapport à la perspectivre de 1983 qui fasait de la philosophie moderne una reprise de la fonction parrèsiastique.[….] précise le périmètre de la parresia et rend sans doute plus délicat d'en trouver des formes récurrentes à l'époque moderne.[…] la parresia lui semble disparaître progressivement dans la philosophie moderne.”, cit., cfr. Thomas Bénatouil, À la recherche d'une ars theoretica et politica, in Aa. Vv. Michel Foucault, gli antichi e i moderni. Parresia, Aufklärung, ontologia dell'attualità, a cura di L. Bernini, ETS Pisa, 2013, p.118.

(9)

attraverso la dichiarazione che con la sua stessa vita fa della propria verità, ai sistemi di

assoggettamento siano essi istituzionali, dunque manifestazioni politiche del biopotere,

o interpersonali (nella relazione fra maestro e discepolo, genitore e figlio, uomo e

donna). Attraverso lo studio della parresia, Foucault riconosce“conformità e armonia

tra la vita e i principi enunciati nel discorso, ma piuttosto di mostrare come la forma

dell'esistenza sia una condizione del dire”

14

e attraverso il dire-il-vero, la libertà di

manifestare la verità della propria esistenza. Si apre dal 1984 quanto introdotto da

L'ermeneutica del soggetto nel 1982, ossia la possibilità di riconoscere la formazione

del soggetto, non più con quella che Foucault definisce ermeneutica riferita ad una legge

morale o ad un dispositivo disciplinare

15

. La parresia diviene la modalità attraverso cui

si può vivere la cura di sé, come progetto di vita altra, di opposizione ad ogni

atteggiamento del tempo. La parresia è la modalità attraverso cui è possibile, per

Michel Foucault, trasformare il gioco di verità in espressione veritiera del sé, la verità

parresiastica diviene manifestazione della propria verità nel proprio stile di vita,

manifestazione della verità nel sé, del sé nella verità dichiarata e vissuta. L'unico modo,

secondo Michel Foucault, per non lasciarsi assoggettare da un principio, che vuole

determinare l'esistenza dell'individuo, è identificare la proposta di veridizione con uno

stile di vita, con l'etica più aderente e più capace di esprimere il sé. Un'opposizione non

solo politica, ma soprattutto etica, dove la verità è la manifestazione libera e coraggiosa

del sé, come costruzione di una vita altra, come esempio per quegli individui che si

riconoscono assoggettati dalle forme di veridizione socialmente vigenti.

Lo studio della parresia, a causa della morte di Foucault, sarà l'ultimo tema della sua

14Cfr. P. Slongo, techne tou biou: Foucault dopo Montaigne, in La forza del vero. Un seminario sui corsi al College de France (1981-1984), a cura di P. Cesaroni e S. Chignola, Ombre corte Verona, 2013, op. cit., p.76.

15Mi riferisco qui a quanto discuterò nel primo capitolo, per ora basti pensare che col termine disciplina, mi riferisco a quelle forme di sapere che, nei secoli, si sono costituite, secondo Foucault, alla luce di un processo di ermeneutica del soggetto.

(10)

attività e, alla luce di questo tentativo d'analisi, permette di concentrare tutta l'opera

foucaultiana intorno ad un obbiettivo: ossia quello della disposizione di un soggetto

critico, capace di dire-il-vero su di sé e sul proprio presente, attraverso la costituzione di

uno stile di esistenza che sia espressione della resistenza alle strutture di dominio,

resistenza che si costituisce proprio grazie al rapporto che mediante la parresia, come

strumento discorsivo e manifestazione di verità, il soggetto costituisce con se stesso.

Sarà interessante riconoscere quanto gli oggetti fondamentali delle opere foucaultiane

(le relazioni di potere, le pratiche discorsive e la cura di sé) possano essere racchiuse

tutte nel sistema di verità, o meglio nella relazione che storicamente si istituisce tra

soggettività e verità. La verità ha una storia, che deve essere per Foucault portata alla

luce, questa storia consente al filosofo di leggere ciascun evento storico-politico

dell'Occidente come trasformazione dei processi di veridizione che si sono susseguiti

nel corso dei secoli. La relazione tra i tre oggetti fondamentali dell'operazione

foucaultiana: sapere, potere e soggettività è condotta dalla ricerca archeologica, dalla

volontà di riconoscere l'a priori storico che, poiché in grado di determinare l'origine

storica degli eventi, permette al soggetto di mutare non solo il corso della propria

esistenza, ma anche la relazione tra sé e il reale, tra sé e l'altro da sé. L'archeologia del

sapere, delle relazioni di potere e dei conseguenti regimi di verità, conducono Michel

Foucault alla possibilità di elaborare non solo un progetto etico per l'individuo, ma una

nuova modalità di fare filosofia. Ciò vorrebbe consegnare una rinnovata creatività non

solo alla costituzione del soggetto, ma soprattutto al progetto filosofico stesso che,

nell'elaborazione di sempre nuove forme di veridizione, può effettivamente affacciarsi

ad un progetto infinito di continua produzione di discorsi di verità che siano in grado di

opporsi ad ogni forma di dominio, da parte di costruzioni di sapere e relazioni di potere,

(11)

che siano garanzia per l'individuo di produzione di soggettività. Concentrarsi, attraverso

la filosofia antica, sulle cosiddette arti di vivere prima e sulla parresia poi, come

modalità attraverso cui l'estetica dell'esistenza è effettivamente resa possibile, può

essere concepita come risposta e proposta rispetto alla destrutturazione dei giochi di

verità che avevano acquisito forma universale, di cui Foucault si occupa nelle opere

precedenti. Ciò sottolinea dunque una volontà di destituire la formazione delle aleturgie,

delle forme di veridizione, da quel trono di verità assoluta, consentendo ad esse di

recuperare una sorta di plasticità

16

. Plastico, se non addirittura mendace, è stato definito

l'utilizzo di Foucault dei testi antichi, come egli stesso afferma:“il problema non è

quello di soddisfare gli storici”

17

, ma di costruire una storia dettagliatissima della

formazione dei concetti stessi di soggetto e di verità:

Ciò cui punto, è piuttosto di fare io per primo e di invitare altri a compiere

con me, passando attraverso un determinato contenuto storico, un'esperienza

di ciò che siamo noi oggi, di ciò che non soltanto è il nostro passato ma è

ancora il nostro presente. Quindi un'esperienza della nostra modernità tale

che ci consentirà di essere trasformati

18

.

Questo in un certo modo sembra giustificare l'utilizzo fatto dall'autore di alcuni

riferimenti storici, soprattutto per ciò che concerne l'età classica, spesso contestati da

storiografi a lui contemporanei. Viene in realtà individuata da alcuni storici come una

16“Quanto affermo nei miei scritti può essere verificato o smentito con qualsiasi altro libro di storia. Malgrado ciò, le persone che mi leggono, anche coloro che apprezzano quanto faccio, mi dicono spesso sorridendo:“ma in fondo tu sai bene chele cose che dici non sono altro che finzioni!” Io replico sempre così: chi ha mai pensato di fare qualcosa di diverso da una finzione?”. Ciò però non distrugge per Foucault, la possibilità di una formazione etica, ma consentirebbe all'individuo di recuperare creatività, di adeguare il sé al sé, di rispondere positivamente e creativamente al reale. La finzione è creatività, capacità tutta dell'individuo di creare la propria esistenza, il proprio stile di vita dunque un proprio gioco di verità. Cfr. D. Trombadori, Colloqui con Foucault, Castelvecchi Roma 1999, op. cit., p.35.

17Cfr. Ibid., op. cit., p.35. 18Cfr. Ibid., op. cit., p. 36.

(12)

sorta di forzatura operata da Foucault nella lettura dei testi dell'epoca classica.

Foucault sembra sopravvalutare non solo la libertà degli antichi, ma anche la funzione

che la parresia ha in epoca democratica, o la funzione di Socrate come educatore

19

.

Conviene tuttavia sospendere il giudizio sulla loro completezza o

attendibilità e seguire piuttosto le indicazioni che lo stesso Foucault fornisce

sul suo metodo d'indagine, quando afferma che esso non è volto a reperire la

verità, ma a produrre finzioni che abbiano degli effetti di trasformazione del

presente

20

.

A proposito della trasformazione del presente, della capacità di agire su questo,

mediante il proprio stile di vita, introducendo la questione della parresia, Foucault

sceglie di far riferimento ai cinici. Il cinico invero conduce una vita che, in quanto

manifestazione libera della verità, si antepone ad ogni struttura che voglia interpretare il

soggetto

21

. Il cinico è colui che abita la verità, che le da forma attraverso sè. Con la

parresia, come atto di denuncia, come creazione di uno stile di vita nuovo, Foucault

attribuisce alla filosofia una nuova capacità d'azione sull'attualità. La formulazione di

nuove forme di veridizione e la destrutturazione delle precedenti, diventa possibilità di

restituire alla filosofia questo campo d'incidenza. La filosofia, come vedremo attraverso

Socrate e Diogene, torna ad essere diritto di dire-il-vero sul presente, per incidere

sull'attualità. In un certo senso sembra che Foucault voglia consegnare alla filosofia quel

primato sull'etica e sulla politica che, nel corso dei secoli sembrava aver perso.

19 Cfr. L. Bernini, Linee di tangenza. L'ultimo Foucault e l'ethos della modernità, in Aa. Vv. Michel Foucault, gli antichi e i moderni. Parresia, Aufklärung, ontologia dell'attualità, p.180.

20 Cfr. Ibid., op. cit., p.181.

21Forse è proprio questa capacità che l'interpretazione a suo modo “creativa” del passato conduce ad indurre Foucault ad individuare nella vita cinica, la vita altra, la proposta di ergersi ad exemplum contro-potere. Il cinico è colui che radicalizza i valori di verità del tempo, radicalizzandoli li drammatizza, rivela le forme di dominio, rende opera d'arte la propria vita, in quanto manifestazione della verità di sé e della realtà che lo circonda.

(13)

Non più e non solo un impianto esclusivamente teorico, ma acquisisce la possibilità di

divenire la manifestazione di una piena libertà d'azione, di un'incisività forte che il

pensiero libero raggiunge nel condurre la storia dell'uomo, la storia della verità.

Vedremo come l'opera foucaultiana si individui quale processo di problematizzazione,

dove la critica del presente e del passato, diviene strumento d'attivismo prima etico e poi

politico, contro le forme di dominio che nel corso dei secoli si sono istituite nelle

relazioni di potere e in seno alla costituzione stessa della società occidentale,

determinando un processo di destituzione della capacità critica e creativa della filosofia

stessa che in quanto forma di sapere è stata spesso ridotta, come vedremo, a strumento

delle forme di dominio

22

.

È necessario porsi il problema della nostra situazione storica, o del nostro

sistema di rappresentazioni, cioè mettere in evidenza la differenza fra un

sistema di pensiero che era il nostro e ciò che l'ha preceduto, bisogna tentare

di pensare una forma di interrogazione filosofica che prenda l'attualità come

materia

23

.

22Per quanto riguarda le relazioni tra filosofia, forme del sapere e relazioni di potere, rimando questo breve cenno al primo capitolo, dove affronterò precisamente la relazione tra strutture del potere e formazione di discorsi di verità, costruzioni del sapere ad esso relativo. Cfr. M. Foucault, Sapere e potere, in Discorso,Verità e Storia, Einaudi, 2010 e M. Foucault, Sapere e potere, in H.L.Dreyfus-P.Rabinow, M. Foucault. Beyond Structuralism and Hermeneutics, Ponte alle Grazie, Firenze,1989.

23Cfr. J. Revel, Passeggiate, piccoli excursus e regimi di storicità, in La forza del vero. Un seminario sui corsi al College de France (1981-1984), a cura di P. Cesaroni e S. Chignola, Ombre corte, Verona 2013, op. cit., p.176.

(14)

CAPITOLO PRIMO: Giochi di verità

1.1 Forme di veridizione

Per regime di verità vorrei che si intendesse ciò che costringe gli individui a

un certo numero di atti di verità. Un regime di verità è quindi ciò che

costringe gli individui a questi atti di verità, ciò che definisce e determina la

forma di questi atti, e che stabilisce per questi atti delle condizioni di

effettuazione e degli effetti specifici[…] determina gli obblighi degli

individui rispetto alle procedure di manifestazione del vero

24

.

In questo capitolo punto fondamentale del mio lavoro sarà analizzare il percorso

attraverso cui, Foucault elabora la storia delle relazioni di potere e degli atti di verità

che entrando in relazione, conducono alla formazione di regimi di verità.

Il tema di Foucault è sempre stato il tema della verità. Il tema della verità è

il tema della filosofia.[…..]Egli si addentra nell'universo dei saperi, e da lì

raggiunge le discipline. I saperi sono pratiche definite senza corpi

disciplinari, in essi fioriscono le discipline, si sviluppano le verità: infatti,

dentro i saperi si vengono mano a mano formulando i criteri di esclusione ed

inclusione, censura ed enunciabilità permessi nei discorsi. La verità è fatta

di questi diritti che ogni volta mutano, essa corrisponde ai limiti, ai confini

di legalità. Il farsi e il disfarsi della verità, coincide con la formazione del

senso, questo permette l'elaborazione delle forme di coscienza. Il gioco di

verità

25

.

Salvatore Natoli permette attraverso queste parole di circoscrivere ancor meglio il tema

di questa ricerca. L'analisi delle forme di verità si fonde con il riconoscimento delle

24Michel Foucault, Che cos'è un regime di verità? Introduzione, in Du gouvernement des vivants, tenuto al Collège de France nel 1979-1980, consultabile presso l’IMEC di Caen, Fonds Michel Foucault, op. cit., C 62.

25Cfr. Salvatore Natoli, Giochi di verità. L'epistemologia di M. Foucault, a cura di Alessandro Fontano, Pier Aldo Rovati, Feltrinelli, 1986, op. cit., p.100.

(15)

forme di potere che si sono susseguite storicamente: il nostro obbiettivo sarà analizzare

proprio l'indagine che Foucault ha svolto riguardo questi temi. Un'analisi di questo

genere metterà in campo elementi politici e filosofici insieme, affrontando i temi

principali di entrambe le realtà in questione, forme storiche di potere e dominio e

quelli che Foucault stesso definisce giochi di verità

26

. Seguendo il filo conduttore dei

corsi e delle lezioni dell'autore, è possibile introdurre un legame tra saperi, relazioni di

potere, pratiche di governo e forme di veridizione; troveremo in Foucault anche la

proposta etica di una nuova modalità libera di fare verità, ma questo sarà il tema degli

ultimi capitoli. Per intendere meglio quanto il filosofo sostiene, soffermiamoci adesso

sull'espressione che il filosofo stesso usa: giochi di verità

27

. La storia critica del

pensiero, dei sistemi di pensiero, titolo della cattedra affidata al filosofo nel 1977

presso il Collège de France, è storia dell'emergere dei giochi di verità. Stando alle

dichiarazioni dell'autore:

Ho cercato di capire come il soggetto umano entrasse nei giochi di verità,

sia nel caso dei giochi di verità che presentano la forma di una scienza o che

si riferiscono ad un modello scientifico, sia nel caso dei giochi di verità che

si possono incontrare nelle istituzioni o nelle pratiche di controllo

28

.

26Vedremo meglio questo aspetto nella relazione che si stende, per ciò che concerne la formazione del soggetto, tra volontà di verità e relazione di potere. Tema la cui presenza si individua già nelle prime opere dell'autore, ma che diventerà centrale attraverso gli scritti di Storia della sessualità, oggetto in particolare del secondo capitolo di questo lavoro.

27Cfr. Le ricerche di Michel Foucault, di Vincenzo Sorrentino, La questione del soggetto. In Michel Foucault, Antologia: l'impazienza della libertà, Feltrinelli, Milano, 2008“[...] Affermando che il suo problema è sempre stato quello dei rapporti tra soggetto e giochi di verità, dove per gioco va inteso un insieme di procedure di produzione della verità: oggetto dell'analisi sono, dunque, le regole in base alle quali si separa il vero dal falso.”, op. cit., p.2.

28L’éthique du souci de soi comme pratique de la liberté (intervista pubblicata nel 1984), trad. it. L’etica della cura di sé come pratica della libertà, in Archivio Foucault 3. 1978-1985, a cura di A. Pandolfi, Feltrinelli, Milano 1998, op. cit., p.99.

(16)

Il gioco di verità sarà dunque formalmente un insieme di quelle regole che stabiliscono il

vero e il falso, nelle relazioni socio-politiche, nelle discipline scientifiche e nella

formazione stessa del soggetto. Un modello di sapere che permette l'elaborazione stessa

delle regole. Ecco perché tra gli atti fondamentali, compiuti in questa direzione, proprio

per individuare l'origine dei giochi di verità, Foucault distinguerà, nell'attività

dell'individuo, nella storia del pensiero occidentale, lo sviluppo di pratiche discorsive e

pratiche non-discorsive

29

. Suo interesse sarà riconoscere quali regole, quali giochi di

verità, stanno alla base della formazione di ognuna di queste pratiche. C'è però da

sottolineare una questione: se la Storia è manifestazione di forme di veridizione, esse si

susseguono, presentando, attraverso l'elaborazione di un certo tipo di pensiero forte, una

certa forma politica e culturale, una modalità specifica di relazioni di potere. La storia

diventa “mormorio di un discorso”, ove si formano sempre nuove strutture di verità che

determinano gli eventi, l'archivio definisce un livello all'interno del quale questi discorsi

di verità si distribuiscono, come eventi che costituiscono la nascita e lo sviluppo delle

forme di verità

30

.

La storia delle idee è la disciplina degli inizi e delle fini, la descrizione delle

continuità oscure e dei ritorni, la ricostruzione degli sviluppi nella forma

lineare della storia. [….] Essa [la storia delle idee] è l'analisi delle nascite

silenziose, delle corrispondenze lontane, delle persistenze che durano

ostinatamente sotto i cambiamenti apparenti, delle lente formazioni che si

avvalgono di cieche complicità. Genesi, continuità, totalizzazione.

31

La portata rivoluzionaria dell'opera foucaultiana non sta tanto nell'aver proposto una

storia contrassegnata dall'emancipazione, dalla progressiva riscoperta della verità e

29Per la distinzione tra pratiche discorsive e non discorsive: Cfr. M. Foucault, La descrizione archeologica, in L'archeologia del sapere. Una metodologia per le scienze umane, Bur, Milano 2013, p.179.

30Cfr. Ibid., pp. 175-176.

(17)

conseguente formazione di un soggetto nuovo, ma nell'aver tentato di riconoscere gli

eventi che hanno condotto alla formazione di queste stesse strutture di potere politiche,

economiche e culturali. L'individuazione della genesi, nel caso particolare della verità,

ci permettere di riconoscere una continuità d'eventi e processi di totalizzazione, di

universalizzazione dell'evento discorsivo, che stabilita una verità, universalizza la

contingenza, trasformando la particolarità dell'evento, della relazione, come vedremo a

breve, di potere, in un'assolutizzazione, in una legge più o meno universale dei rapporti

umani e della conoscenza di sé acquisita dal soggetto stesso. La storia foucaultiana è

infatti senza escatologia, quella di un individuo senza fondamento universale

32

. Ne Le

parole e le cose, Foucault sembra annunciare proprio questo, a termine dell'opera egli

propone una distinzione fondamentale tra due forme di veridizione: una che egli stesso

definisce escatologica, dove il discorso filosofico, costituita una certa forma di

veridizione, investe la storia, attribuendo a ciascun evento, le caratteristiche

predeterminate dal gioco di verità, l'altra, che l'autore definisce empirica, verrà adottata

invece da Foucault stesso; una verità che è ricercata dal filosofo nel reale, “una verità

empirica che rintraccia la propria genesi nella natura e nella storia, […] la verità

dell'oggetto prescrive la verità del discorso che, a sua volta, ne descrive la

formazione”

33

. Come sostiene Lévi-Strauss“ la storia” diventa “progressiva,

acquisitiva, accumula le invenzioni e i ritrovati che costituiscono la civiltà”

34

.

Foucault riconosce nel progresso, non tanto un'evoluzione graduale, quanto il

presentarsi di sempre nuovi giochi di verità, dipendenti da contingenze, relazioni di

potere che si susseguono e determinano espressioni discorsive e non discorsive della

32 Cfr. M. Foucault, Le maglie del potere, Archivio Foucault 978-1985, a cura di A. Pandolfi, Feltrinelli, Milano, 1998.

33 Cfr. M. Foucault, Le parole e le cose. Un'archeologia delle scienze umane, op. cit., p.335. 34 Cfr. C. Lévi-Strauss, Razza e Storia, a cura di Giulio Einaudi, Einaudi, Torino, 2002, op. cit., p.18.

(18)

cultura occidentale

35

. Le forme di veridizione, essendo strumento delle relazioni di

potere, mutano storicamente così come le forme di potere. Il pensiero foucaultiano, non

vuole proporre un'immagine di una storia condannata, continuamente afflitta da un

potere che attanaglia le relazioni umane, rendendo l'individuo continuamente carnefice

e vittima, si parla piuttosto, utilizzando la metafora proposta da Revel

36

, di un percorso

storico caratterizzato da una sorta di spirale, all'interno della quale si muovono in un

processo di inclusione ed esclusione, espressioni di potere e forme di libertà,

caratterizzate da un continuo processo innovativo, insito anche alle forme di

veridizione. Ci troviamo di fronte ad una storia delle forme di veridizione, che si

propone come genealogia della soggettività e del potere. L'applicazione di questa

particolare forma di indagine, permette all'autore di individuare i luoghi in cui gli eventi

storici hanno determinato la formazione di un sapere strumento di dominio e là dove si

individuano invece possibilità di formazione di un soggetto libero.

Un' analisi delle condizioni che determinano cosa deve essere il soggetto e a

quale condizione è sottomesso per poter occupare un posto nel reale e

nell'immaginario, per diventare soggetto legittimo di conoscenza.[…]

Oggettivazione e soggettivazione, trovano la loro origine nell'emergere dei

giochi di verità, i quali stabiliscono le forme secondo cui si articolano

discorsi veri e falsi.[...] Storia dell'emergere delle forme di veridizione

37

.

Intento di Foucault è individuare le condizioni che hanno permesso l'emergere di forme

35“ Il progresso non è ne necessario ne continuo; procede per balzi, a salti[...] l'umanità in progresso non assomiglia ad un personaggio che sale su una scala, ma ad un gioco di dadi, ogni volta che li si getta […..] da luogo a computi diversi”Ibid., op. cit., p.21. In Foucault, il progresso nelle forme discorsive e non discorsive è determinato dal susseguirsi degli eventi, dal manifestarsi in forme diverse di quella che chiameremo successivamente volontà di verità.

36Judith Revel, Foucault, une pensoire du discontinu, Éditions Mille et une Nuits, Paris 2010, p.224.

37Cfr. Foucault, in Archivio Foucault 3 1978-1985, a cura di A. Pandolfi, Feltrinelli, Milano, 1998, op. cit., p. 249.

(19)

di veridizione e di soggettività specifiche. Il soggetto in quanto folle, malato e criminale,

permette di studiare la costituzione del soggetto come oggetto di un ambito del sapere.

Si tratta di elaborare una storia delle soggettivazioni, delle forme di soggetto storicamente

verificatesi, alla luce dell'esperienza di se stesso e dell'altro che l'individuo possiede, in

base ai giochi di verità attraverso cui esso è portato ad osservare, analizzare e decifrare se

stesso e l'altro. È l'analisi di un soggetto inserito in un particolare contesto relazionale, a

permettere un accesso facilitato alle forme di veridizione che lo plasmano. Interessante è

riconoscere quanto i soggetti che catturano l'attenzione dell'autore siano, almeno

inizialmente, i malati, i criminali, i folli, individui che non rispondono alle forme di

soggettivazione e veridizione socialmente indicati. Quello foucaultiano è uno studio

genealogico, formulato affinché nel presente il soggetto possa ripensare a se stesso come

espressione di soggettività libera. L'interesse per l'outsider, per l'escluso dalla società, per

quel soggetto che non risponde positivamente ai giochi di verità stabiliti, prima ancora di

essere strumento e fine di un'azione politica e sociale, è possibilità di nuova filosofia.

Queste differenti forme di soggetto, saranno la chiave di volta per poter pensare ad un

nuovo modo di parlare di soggettivazione, proporre nuove forme di resistenza, nuovi

soggetti e nuove verità. Dove il soggetto è concepito quasi esclusivamente come oggetto

di un sapere, Foucault agirà individuando le cosiddette tecniche della cura di sé, in cui i

giochi di verità, le possibili forme di sapere divengono strumento per l'elaborazione di

forme di soggettivazione, in cui il soggetto si pone di fronte alla possibilità di conoscersi

come attore libero delle proprie esperienze. Citando ancora Revel:

Tout le travail de Foucault consister précisément à faire en sorte que le

mouvement d'objectivation auquel les individus sont soumis et les processus

de subjectivation qui permettent à ces mêmes sujets de devenir acteuyrs de

(20)

leur prope invention

38

.

Le proposte innovative rispetto ad una nuova forma di libertà e soggettività, che

saranno il tema centrale dell'ultimo Foucault, sembrano richiamare Lacan, e

precisamente l'individuazione della vera forma del cosiddetto “inconscio”. Quello che

Lacan definisce Vorrat (dispensa, serbatoio)

39

del pensiero, come le relazioni di potere

che in Foucault hanno determinato la formazione del sapere, del linguaggio e

soprattutto la costituzione del soggetto, diverranno possibilità

40

di elaborazione di

nuove forme di veridizione.

1.2 Dagli studi sulla follia a Le parole e le cose.

La prima opera di Michel Foucault è Storia della follia nella storia classica, nasce nel

1961 come tesi di dottorato diretta da Georges Canguillhem, ed è pubblicata nel 1963.

In quegli stessi anni Michel Foucault è docente presso l'Istituto francese di Uppsala. Qui

individuiamo per la prima volta quella modalità tipica di attività filosofica per Foucault,

uno studio dello sviluppo del concetto di follia attraverso i suoi mutamenti nel corso

storico. Foucault prende le mosse da un'analisi dei lebbrosari dell'Alto Medioevo, e di

come gli affetti dal Morbo di Hansen venissero ghettizzati nella società del tempo.

L'analisi della follia parte da un presupposto fondamentale, è sempre la ragione che

determina cosa sia la follia:

Originaria è la cesura che la ragione stessa stabilisce tra ragione e non

ragione: quanto alla presa che la ragione esercita sulla non-ragione per

strapparle la sua verità. È sempre un monologo della ragione sulla follia,

38 Cfr. Judith Revel, Foucault, une pensée du discontinu, Éditions Mille et une Nuits, Paris 2010, op. cit., p.228.

39 Cfr. J. Lacan, Seminario XI, I quattro concetti fondamentali della psicanalisi (1964), Einaudi, Torino, 2003.

40 Il tema della parresia, come nuova forma di veridizione in relazione a nuove forme di soggettivazione, sarà il tema principale del terzo capitolo di questo lavoro.

(21)

della verità che la ragione vuole attribuire alla follia.

41

La Storia della follia, ci permette di confermare quanto detto in precedenza: vi è per

Foucault una relazione di potere previa, una sorta di a priori relazionale che determina il

discorso della ragione sulla follia, della medicina sulla malattia, ma anche dell'uomo sulla

donna, del genitore sul bambino. Una relazione istituita tra istanze relazionali del potere e

possesso della verità. Come vedremo successivamente, il potere non sta nel segreto, ma

nel rivelare la verità dell'altro, nel detenere potere performativo di verità sull'altro.

Sparita la lebbra, cancellato o quasi il lebbroso dalle memorie, resteranno

queste strutture.[...]Poveri, vagabondi, corrigendi e teste pazze

riassumeranno la parte abbandonata dal lebbroso, e vedremo quale salvezza

ci si aspetta da questa esclusione, per essi e per quelli stessi che li

escludono. Con un senso tutto nuovo e in una cultura differente le forme

resisteranno: soprattutto quella importante di una separazione rigorosa che è

non solo esclusione sociale ma anche reintegrazione spirituale

42

.

Così comincia il percorso di studi foucaultiano, con un'analisi sul campo. Importante è

stata sicuramente la sua esperienza nel 1952 presso il centro psichiatrico dell'Hopitail

Sainte-Anne a Parigi, che permette non solo una conoscenza diretta delle strutture di

internamento psichiatrico, ma anche un accesso diretto alla malattia e dunque alla

percezione che il malato ha di questa e di se stesso. Ciò conduce il filosofo al

riconoscimento di una storicità stessa della malattia, essa infatti muta, assumendo

caratteristiche e nomi diversi per ogni epoca, tuttavia conservando sempre un riferimento

a quelle che, come vedremo a breve, sono dette le forme di veridizione. Se il lebbroso

41 Cfr. M. Foucault, Prefazione, in Storia della follia nell'età classica, Rizzoli, Milano, 1976, op. cit., p. 9.

(22)

viene sostituito dal folle, permangono strutture di cura che si prefiggono l'obbiettivo di

internare, allontanare e infine curare il malato. Dal lebbrosario alla psicanalisi, esiste uno

sviluppo della cosiddetta malattia dell'anima, che si prefigge come scopo

l'allontanamento prima e poi la cura del malato, di colui che è considerato infetto,

impuro, insano e dunque deve essere allontanato dalla cosiddetta società civile

43

. La

relazione tra medico e malato è una relazione di potere, se esiste la malattia e il malato, vi

è prima di tutto un medico che possiede la verità sulla malattia, sulla sanità

dell'individuo. Ciò che si mantiene è sempre un rapporto di potere, intorno al quale

ruotano sia le pratiche in evoluzione della relazione tra medico e malato, sia la

produzione di verità sulla malattia, queste dipendono direttamente dalla relazione così

come è stabilita dal medico stesso

44

. A Storia della follia nell'età classica, segue nel 1963

Nascita della clinica. Qui si fa sempre più chiaro il progetto archeologico che sorregge

l'opera foucaultiana, il tema centrale di questo saggio è l'analisi storico-critica dello

sviluppo della scienza medica, oggetto dell'opera non è dunque direttamente il malato,

bensì il progresso che persegue la scienza medica. Foucault conduce lo studio della

clinique, istituzione medico-scolastica, all'interno della quale si individua l'insegnamento

pratico della medicina. Se da una parte interesse specifico dell'autore in queste due opere

è il riconoscimento critico della storicità del sapere medico da un lato e dell'idea di follia

dall'altro, d'altra parte si evince già un interesse, forse ancora velato, verso il

riconoscimento non solo della storicità del sapere, ma anche e soprattutto della storicità

delle forme di veridizione che definiscono la formazione del sapere medico e delle loro

43Cfr. Ibid., p.85. Foucault si prefigge l'obbiettivo di individuare una relazione tra lebbrosario e psicanalisi tale da riconoscere un certo rapporto tra verità della malattia e medicina che sia la stessa. Come vedremo nella Clinica, l'intento è proprio quello di riconoscere uno schema, una regola relativa alla cosiddetta verità della malattia, tale da implicare una certa evoluzione del pensiero medico-scientifico, che si orienta dalla struttura del lebbrosario, fino alla nascita della psicanalisi.

44 Cfr. M. Foucault, Le pouvoiur psychiatrique, Annuaire du Collège de France, tr. it. In i Corsi del Collège de France. I Résumés, Feltrinelli, Milano, 1999.

(23)

cause storicamente e socialmente determinate

45

:

Il luogo in cui si forma il sapere non è il giardino patologico in cui Dio

aveva distribuito le specie, bensì una coscienza medica generalizzata,

diffusa nello spazio e nel tempo, aperta e mobile, legata ad ogni esistenza

individuale, ma anche alla vita collettiva della nazione, sempre vigile sul

dominio infinito ove il male, con aspetti diversi, tradisce la sua grande

forma massiccia

46

.

Il sapere, nel caso specifico il sapere medico, esiste dunque non come riflessione su uno

statuto d'esistenza predeterminato, bensì come formazione di conoscenza che si

costituisce in un determinato tempo e spazio, capace di modificarsi e di modificare

l'individuo e la collettività. Il sapere ha l'obbiettivo di individuare e circoscrivere il bene

e il male, la salute e la malattia, ma soprattutto, come vedremo a breve, la verità e la

menzogna. Secondo l'opera foucaultiana, la nascita della clinica, propria del XVIII

secolo, viene a sancire l'esordio di una nuova forma di conoscenza. L'episteme,

stabilisce i criteri di verità, attraverso cui si attua una analisi clinica, i termini di

sperimentazione, il grado e la qualità della malattia osservata

47

. Quanto detto ci permette

di comprendere quanto la formazione dell'episteme, del discorso scientifico, della

disciplina medica, vari di secolo in secolo: la stessa patologia, riscontrata in epoche

diverse, ha differenti nomi e viene sottoposta a differenti terapie, assumendo significato

mutevole, poiché mutato è il contesto scientifico e socio-culturale di riferimento. Per

comprendere meglio quanto detto, e per introdurci nel vivo dell'analisi delle forme di

veridizione, è necessario prendere in analisi un'altra opera dell'autore: Le parole e le

45Nel corso del capitolo, specificheremo meglio il significato di queste affermazioni. Basterà adesso riconoscere la linearità del percorso foucaultiano, ciò che sancisce l'inizio di una ricerca sulla formazione del soggetto e delle forme di veridizione.

46Cfr. M. Foucault, Nascita della Clinica, op. cit, p.46. 47 Cfr. Ibid., pp.128-133.

(24)

cose. Oggetto di studio è appunto l'ordine delle cose, ossia quella struttura che definisce

metodologia ed oggetto di linguaggio, filosofia e scienze umane. In un certo senso

dunque, è possibile notare una sorta di continuità tra la Storia della clinica e Le parole e

le cose, se in primo luogo oggetto dell'attenzione del filosofo è la percezione del modo

in cui viene osservato, catalogato, quello che potremmo definire l'estraneo, di ciò che in

quanto “anormale” deve essere escluso, nell'opera del 1966 interesse dell'autore è la

definizione dell'ordine del Medesimo, di ciò che è ritenuto essere parte del mondo:

È sullo sfondo di tale ordine che vengono edificate le teorie generali

dell'ordinamento delle cose e delle interpretazioni richieste. In ogni cultura

esiste questo ordine di cose, mediante cui è possibile comprendere su quale

ordine è stabilito il sapere; sullo sfondo di quale a priori storico, quale è la

genealogia delle condizioni di possibilità del pensiero

48

.

Ecco sintetizzato l'obbiettivo prima intravisto negli studi su clinica e follia e adesso

precisamente circoscritto, riconoscere quali siano le condizioni di formazione

dell'episteme, quale percorso formativo e performativo la storia delle idee abbia

conseguito per giungere alla conformazione attuale. L'ordine delle cose è dato per

Foucault da ciò che si esprime mediante il linguaggio, quell'invisibile che stabilisce la

verità del visibile, ciò che stabilisce cosa è medesimo e cosa è altro, cosa rientra

nell'ordine e cosa deve essere eliminato. Se dunque Michel Foucault inizialmente si era

interessato alla definizione dell'estraneo, del malato, del lebbroso, del socialmente

rifiutato in Le parole e le cose, ci troviamo di fronte all'analisi di “Un approccio [che]

non si ascrive alla continuazione di una storia delle idee o delle scienze, vuole essere

tuttavia uno studio che tende a ritrovare ciò a partire da cui conoscenze e teorie sono

48Cfr. Ibid., op. cit., pp.11-12.

(25)

state possibili”

49

. Il linguaggio, la percezione sensibile, ma anche le relazioni sociali e lo

sviluppo culturale sono manifestazione di una forma originaria d'ordine che si propone

come a priori storico, stabilendo regole che, riferite allo spazio e al tempo in cui

l'individuo si colloca, ne determinano lo svolgimento. Si tratta dunque, attraverso Le

parole e le cose, di determinare l'evento per cui sono state possibili conoscenze e teorie;

l'archeologia permette di individuare le condizioni di possibilità della conoscenza,

permette di individuare quale modalità di conoscenza ha condotto alla formazione del

Medesimo, di una certa tipologia di soggetto, di relazione con sé e con l'altro. La nascita

dell'uomo, del soggetto e delle discipline conoscitive, conducono all'analytique de la

finitude, l'individuo invero si riconosce soggetto all'interno di una determinata scienza,

cultura, ordine del mondo solo in quanto finito, sempre a partire da se stesso

50

. Il primo

passo compiuto è il riconoscimento del filosofo francese di un passaggio storico

fondamentale che avviene tra XVII e XVIII secolo ove compare una rivoluzione interna

al pensiero: se inizialmente la terra era pensata come similitudine del cielo, si riconosce

adesso la centralità dell'individuo umano, la sua finitudine è ciò che domina il sapere, un

sapere che a sua volta è dato rispettivamente da pensiero parlante, nostro desiderio e

nostro corpo

51

. L'uomo si costituisce, si pensa aderendo a se stesso, il finito a partire dal

finito, l'uomo a partire dall'uomo. L'individuo è colui a partire dal quale è possibile ogni

conoscenza, esso dunque a partire da sé formula la conoscenza di se stesso, del mondo e

dell'estraneo. L'uomo è dunque un'invenzione recente, proprio perché esso solo a partire

dal XVIII secolo si riconosce quale fondatore del mondo, di ciò che lo circonda:

Tutti i cominciamenti dell'uomo hanno il loro luogo nel tempo delle cose, il

49Cfr. M. Foucault, Le parole e le cose. Un'archeologia delle scienze umane, Rizzoli, Milano, 2010, op. cit., p 9.

50Cfr. Ibid., p.41. 51 Cfr. Ibid., pp.55-64.

(26)

tempo individuale o culturale dell'uomo consente, in una genesi psicologica

o storica, di definire il momento in cui le cose trovano per la prima volta il

volto della verità

52

.

La verità nasce dunque nel momento in cui l'uomo si relaziona a sé e al mondo,

costituendo un tempo in cui gli è reso possibile, fornire una determinazione di verità

rispetto a ciò che lo circonda. La verità è esperienza, un sapere empirico, che permette

all'individuo di collocarsi nel contesto del reale, di costituirsi come soggetto e di

determinare l'altro con cui è in relazione quale oggetto della propria attenzione e

conoscenza. Quanto detto ci permette di riconoscere una mutazione all'interno delle

forme di veridizione

53

. Foucault designa dunque il sapere come produzione dell'individuo

che si manifesta quale esistente mediante linguaggio, il lavoro e la propria vita. Si può

accedere all'uomo, alla verità del suo stesso essere, solo attraverso le sue parole, il suo

organismo e gli oggetti che egli fabbrica.“È l'uomo medesimo che si pensa sempre come

già dato in relazione al lavoro, al linguaggio e come vivente”

54

. Le scienze, in quanto

forme del sapere dette discipline discorsive, sono determinate dal modo in cui l'uomo fa

52 Cfr. Ibid., op. cit., p.358.

53Cfr. Le parole e le cose, pp.30-33. Il principio di convenentia, qui descritto riferisce l'atto di costruzione di concetti filosofici alla convenienza che essi hanno per la realtà cui fanno riferimento. Una determinata morale, come vedremo, necessità della costituzione di un ben preciso concetto di anima. Altra caratteristica è l'aemulatio, il cielo viene guardato dalla terra, la struttura stessa del cosmo dipende dal modo in cui l'uomo pensa se stesso. La verità sorge dunque come criterio che si determina alla luce della convenienza, delle necessità storiche dell'individuo e della modalità in cui egli si percepisce in relazione al reale e all'altro da sé.

54Cfr. Ibid., op. cit., p.338. In queste pagine Foucault individua un medesimo processo di formazione nel costituirsi di linguaggio, lavoro e vita. Queste tre realtà, nell'analisi foucaultiana determinano l'essere dell'uomo, la sua esistenza reale. In quanto finito l'individuo manifesta se stesso, mediante l'essere corpo vivo nel presente, capace di lavoro e di linguaggio. Il desiderio in quanto manifestazione dell' “appetito primordiale”dell'individuo stesso diviene strumento attraverso cui è possibile per Foucault spiegare il progresso tecnologico di lavoro e forme del linguaggio, come espressioni del desiderio d'affermazione del sé nella vita. La costruzione di una storia della verità dunque, dovrà partire dal riconoscimento, attraverso l'opera Le parole e le cose, di una necessità di determinare il soggetto nella sua finitezza, è la contingenza, l'esplicita manifestazione del sé come vita, lavoro e linguaggio, conduce alla creazione di una certa forma di veridizione. Come vedremo nella biopolitica, il potere sulla vita, sarà determinato proprio da una forma di veridizione, la confessione, che sorge in una forma particolarissima di relazione con sé e con l'altro, insieme alla contingenza storica di questa relazione, determinerà in primo luogo il costituirsi dell'ermeneutica del sé come fondamento della verità, determinando poi la formazione di particolari e nuove strutture di potere.

(27)

esperienza di sé: in relazione al proprio lavoro, quale realizzazione di desiderio, in

quanto essere vivente. Logos, Bios ed Ergon secondo Foucault, sono i tre caratteri che

determinano lo sviluppo delle scienze, perché sono le tre prime prassi che l'essere umano

in quanto tale si trova a svolgere. Le positività empiriche, l'apertura al desiderio e

l'espressione linguistica sono determinati dai limiti spazio-temporali, così alla stessa

“contingenza” sono sottoposte le discipline discorsive

55

. Le forme di veridizione sono

dunque quelle regole fondamentali attraverso cui è determinato l'ordine delle cose.

Questo ordine, come abbiamo visto, viene da Foucault relativizzato non solo al contesto

e processo storico, ma anche e soprattutto alla riscoperta della finitezza e dunque della

“nascita” dell' uomo, dell'umanità come concetto. Se è la finitudine ciò che caratterizza

l'uomo, allora esso si identifica con la sua contingenza; ciò significa che il suddetto

ordine è stabilito in base allo sviluppo che l'uomo nelle sue pratiche non discorsive ha

raggiunto. Un soggetto che si scopre tale stabilisce un ordine, una forma di veridizione

che muta sulla base delle trasformazioni dei suoi desideri, delle sue esigenze di vivente e

del suo stesso esprimersi attraverso il linguaggio. Ecco perché ci troviamo innanzi ad una

storia della verità che, riconosciute archeologicamente le ragioni che sottendono lo

sviluppo di un determinato ordine delle cose, riconosce un gioco di verità anteriore ad

esso, che si determinerebbe, come vedremo, non solo nelle relazioni e nelle discipline

discorsive e non, ma soprattutto nella percezione che il soggetto ha di se stesso. Ecco che

è necessaria dunque una genealogia del soggetto, dell'origine di un certo modo di dire e

fare verità

56

. Non si tratta di scrivere la storia di ciò che c'è di vero nell'evoluzione

dell'episteme, non c'è mai da parte di Foucault la volontà di riconoscere una sorta di

55 Cfr. Ibid., p. 362.

56 Cfr. M. Foucault, Etica della cura di sé come pratica della libertà, in Archivio Foucault 3, a cura di A. Pandolfi, Feltrinelli, Milano 1998, p.249. Dove si trova appunto esplicata l'origine e il fine dell'indagine sui giochi di verità.

(28)

progressiva scoperta della verità all'interno dell'episteme, quanto piuttosto la volontà di

riconoscere e analizzare i giochi di verità attraverso cui l'uomo ha determinato la propria

esperienza. Si tratta di individuare le regole che hanno determinato una precisa forma di

esperienza e per quali ragioni esse hanno ottenuto il dominio sull'elaborazione di una

particolare forma di episteme

57

. Intento dell'autore è proprio individuare le cosiddette

discontinuità, quegli eventi radicali che hanno determinato lo sviluppo di un certo tipo di

scienza, la nascita di particolari discipline come la psicanalisi, una precisa forma di

studio del linguaggio e altre. Queste scienze, nascono tutte dall'episteme moderna.

Vedremo come un'analisi precisa delle forme di veridizione, permetterà di conoscere le

tesi che conducono alla destrutturazione del concetto stesso di uomo: al riconoscimento

delle conseguenze che, all'interno delle relazioni ed istituzioni di potere, la nascita di

questo concetto ha determinato. Per ora tuttavia ci siamo soffermati sul primo passo

compiuto da Foucault, quello che mediante l'archeologia riconosce la nascita storica di

concetti epistemici, la contingenza dei giochi di verità. Resta dunque da individuare

l'origine, affinché sia possibile scardinare le strutture di potere ad essa conseguenti.

1.3 Menzogna come fondamento della verità

Nel 1966 insieme a Gilles Deleuze, Michel Foucault cura l'opera omnia di Nietzsche,

nello stesso periodo in cui viene pubblicato Le parole e le cose. E Nietzsche è

fondamentale per l'attività foucaultiana di genealogia del sapere e del soggetto. Primo

obbiettivo dell'autore è infatti svelare l'inganno che soggiace ad ogni fondazione di

57Con episteme qui, voglio indicare quanto Foucault designa, mediante questo termine relativamente alla formazione delle scienze. Verrà riconosciuto ne Le parole e le cose, uno iato tra l'episteme che Foucault definisce classica (in un certo senso precedente “all'invenzione” del cogito) e l'episteme moderna che condurrà all'istituzione delle scienze umane. Queste ultime si identificano come discipline che hanno per oggetto l'uomo, il suo linguaggio, la sua vita e il suo lavoro, attraverso una determinata costituzione dell'individuo, attraverso una vera e propria filosofia del soggetto, che ne stabilisce le caratteristiche attraverso particolari forme di veridizione e che, attraverso queste caratteristiche predeterminate, organizza il lavoro, la vita e le relazioni dell'individuo stesso. Cfr. M. Foucault, La forma delle scienze umane, in Le parole e le cose. Un'archeologia delle scienze umane, pp. 374- 375ss.

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