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View of Matteo Morandi, Bambini per un anno. Immagini d’infanzia a Cremona fra Ottocento e Novecento

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Rivista di Storia dell’Educazione 7(1): 151-152, 2020

Firenze University Press www.fupress.com/rse

ISSN 2384-8294 (print) ISSN 2532-2818 (online) | DOI: 10.36253/rse-9402 Citation: A. Criscenti (2020) Matteo

Morandi, Bambini per un anno. Imma-gini d’infanzia a Cremona fra Ottocento e Novecento. Rivista di Storia dell’Edu-cazione 7(1): 151-152. doi: 10.36253/ rse-9402

Received: June 6, 2020 Accepted: June 8, 2020 Published: July 9, 2020

Copyright: © 2020 A. Criscenti. This is an open access, peer-reviewed article published by Firenze Univer-sity Press (http://www.fupress.com/rse) and distributed under the terms of the Creative Commons Attribution License, which permits unrestricted use, distri-bution, and reproduction in any medi-um, provided the original author and source are credited.

Data Availability Statement: All rel-evant data are within the paper and its Supporting Information files.

Competing Interests: The Author(s) declare(s) no conflict of interest. Editor: Pietro Causarano, Università di Firenze.

Recensione

Matteo Morandi, Bambini per un anno.

Immagini d’infanzia a Cremona fra Ottocento e

Novecento

Roma, Comitato Italiano per l’UNICEF, 2019, pp. 72

Antonia Criscenti Università di Catania, Italia

E-mail: a.criscenti@unict.it

Matteo Morandi mette in foto l’infanzia, mese per mese, attraverso la rappresentazione fotografica, appunto, che riesce a rivelare “un pezzo di realtà” e insieme a generare percezioni non solo visive, ma, anche, “illusio-ni, magie” (p.9). Singolare ricostruzione storica e sociale di un’infanzia, forse costruita (con le fotografie in posa, di pubblicità, di ricorrenza, di celebrazio-ne), ma non per questo falsa, e pur sempre riconoscibile, come tale, dentro un percorso educativo che assegna, nel mutare della società, ruoli, funzio-ni, indirizzi, modelli. L’Autore si concentra sulla realtà cremonese e cerca di cogliere, per ciascun mese di un ipotetico (e paradigmatico) anno, che con-densa un secolo di storia sociale (‘800 e ‘900), la natura stessa dei rapporti fra mondo adulto e infanzia, fra società e infanzia, fra scuola e infanzia, cultura e infanzia, politica e infanzia, e, ancora, economia, ambiente, religione, arte bellezza. Ovvero, dimostra l’unicità categoriale di questa preziosa e ricca fase della vita umana.

“Amabile come un lunario d’altri tempi” (p. 5), questo speciale documen-to sdocumen-torico-letterario ha il pregio di essere godibilissimo dal letdocumen-tore più sempli-ce e insieme documentatissimo e profondo, ancorché non mostri alcuna pro-pensione verso una pretenziosità scientifica. Il linguaggio, poi, elegantemente colto, senza troppi aforismi, slogan, o ovvietà, cui siamo purtroppo abituati da certa stampa anche accademica, molto incline alla ripetitività delle evi-denze, quando non sostanziata da ricerca autentica, il linguaggio, si diceva, è oltremodo sintetico e icastico e rende la lettura interessante e mai stan-ca. Le immagini fotografiche, a tutta pagina, dodici, a segnare i mesi di un anno, portano titoli didascalici che accompagnano ciascun mese: “Un Emi-lio cremonese”, per Gennaio, “L’imperial regia scuola elementare maggiore” per Febbraio, “I bimbi di Aporti” per Marzo, “La lezione di catechismo” per Aprile, e via, fino a “Il puttino della réclame” di Dicembre, ultimo mese, ulti-mo anno, fine secolo.

“Sguardi adulti”, “la città”, “in posa”, sono i passaggi descrittivi di questo “viaggio pedagogico condotto al di fuori dei consueti confini

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epistemologi-152 Antonia Criscenti ci del pedagogista e dell’uomo di scuola” (p 14), efficaci

al punto da riuscire a cogliere la salienza dell’infanzia e, soprattutto, della sua rappresentazione sociale in evolu-zione, in contesto di provincia tra Otto e Novecento.

L’infanzia in quanto tale è certamente correlata alla famiglia, al mondo adulto in generale, è anche neces-sariamente legata ai luoghi della sua prima esperienza vitale, i contesti abitativi, le città, le campagne, i sobbor-ghi, e, ancora, è sostenuta dalla immagine che se ne dà e che si ricava dalla sua rappresentazione iconografica. Diversamente, scompare, perché velocemente

(voluta-mente, spesso, nella storia di ieri e di oggi) si trasforma;

dunque, fissarla, in immagini, serve a darle sostanza fisi-ca e temporale. Così, ci dice Morandi, l’infanzia è letta, anzitutto nella problematicità che porta: “come un ele-mento di complicazione da sciogliere, un problema da risolvere, una difficoltà da superare, un fagotto da collo-care” (p. 12). Sì, un problema rimasto tragicamente tale, per il quale la pedagogia meno togata tenta indispensabi-li approcci multifocaindispensabi-li (intrecciando le scienze più pros-sime: pediatria, diritto, sociologia), per evitare quel peri-coloso ingabbiamento di cui Alice Miller si fece corag-giosa – e scientifica – interprete. Fu necessario, scrive ne La persecuzione del bambino. Le radici della violenza, liberare la sua stessa infanzia dall’immagine che la fami-glia, la società e le consuetudini le avevano consegnato, riproducendo fotografie “false”, perché costruite su un’i-dea astratta dell’infanzia e non sulla sua reale condizio-ne.

Morandi, nel suo volume, sviluppa l’insolita capa-cità di attraversare i temi pedagogici più vari, da quel-li maggiormente frequentati, a quelquel-li più in ombra, con linguaggio filmico, oltre che fotografico, nel senso che è capace di svolgere argomenti attraverso l’utilizzo di immagini in movimento, in cammino metaforico: per tutte, serve il rimando al mese di Novembre con “Volti di un tempo nuovo” (p. 62), che fotografa la condizione della estraneità come stabilmente, storicamente ancorata alla evoluzione stessa della normalità.

Va detto, infine, che il volume nasce, si sviluppa e conclude con obiettivo sociale, non solo scientifico e cul-turale: l’incontro tra l’Autore, Matteo Morandi, e l’UNI-CEF della sezione provinciale cremonese, rende attuabile il progetto di dar corpo e sostanza all’idea di celebrare il trentennale della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza con un ‘prodotto’ che , insieme, pro-muove, diffonde conoscenza per una più matura cul-tura dell’infanzia e sensibilizza rispetto alla tutela dei suoi diritti, devolvendo i ricavati della vendita del volu-me, appunto, all’organismo internazionale che se ne fa garante.

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