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Lorenzo Zane, <i>De difficillima doctrinae palma capescenda</i>: tradizione del testo ed edizione

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Academic year: 2021

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difficillima doctrinae palma capescenda: tradizione del testo ed edizione. Sandalion, Vol. 32-33 (2009-2010 pubbl. 2011), p. 181-223.

http://eprints.uniss.it/7412/

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Dipartimento di Scienze Umanistiche e dell' Antichità

Per scambi e Riviste: gmpintUs@uniss.it

SEGRETERIA DI REDAZIONE Maria Teresa Laneri Anna Maria Mesturini Giovanna Maria Pintus

Anna Maria Piredda

Dipartimento di Scienze Umanistiche e dell' Antichità Piazza Conte di Moriana, 8 - 07100 Sassari

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~ÀMlIALIIII.M

QUADERNI DI CULTURA CLASSICA, CRISTIANA E MEDIEVALE

a cura di

Antonio M. Battegazzore, Luciano Cicu e Pietro Meloni

ROBERTO NICOLAI, Prima del processo: logiche giudiziarie nell' Orestea D MAURIZIA MATTEUZZI, A proposito di un aprosdoketon aristofaneo (Nub. 1496) O GIANCARLO MAZZOLI, Il vino nella commedia di Plauto D

GIUSEPPINA MAGNALDI, I codici J ($) e il testo delle Partitiones oratoriae di Cicerone D LUCIANO CICU, Mimografi, mimi e mime nell'età imperiale D

SILVANA FASCE, Il sogno nel De feriis Alsiensibus di Frontone O PAOLO MASTANDREA, Variazioni sul tema, varianti nel testo. Note di lettura a Gellio e a Macrobio D GIOVANNA MARIA PINTUS, Donato e Ottato nel De viris il/ustri-bus di Girolamo O CARLA Lo CICERO, Confessio paenitentiae (intorno a Rufin. Basi/. Horn. II 169 L.C.) O PIETRO MELONI, Le beatitudini evangeliche

nella visione dei Padri della Chiesa O MARIA TERESA LANERI, Lorenzo Zane,

De difficil/ima doctrinae palma capescenda. Tradizione del testo ed edizione

O CLAUDIO BEVEGNI, Gli estratti dei Moralia di Plutarco nel manoscritto poli-zianeo BNCF II I 99 D ANNA MARIA PlREDDA, Le orme di Cristo sui sassi del Cedron nel Discurso di Francisco Roca D LORIANO ZURLI, Ignote schedae Divionenses di D~Orville O SOTERA FORNARO, L~ombra di Omero: ricezioni omeriche nelle letterature romanze O FERRUCCIO BERTINI, Phaedr. I 4

dal-l~antichità latina all'epoca contemporanea O Recensioni, schede e cronache

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Editrice Democratica Sarda Piazzale Segni, 1 - Te!. 079.262236 - Sassari

ISBN 978-88-6025 -141-1

Stampa TAS Srl Tipografi Associati Sassari

Zona Industriale Predda Niedda Sud, strada n. lO Te!. 079.262221 - Fax 079.5623669

SASSARI Anno 2011

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LORENZO ZANE,

DE DIFFICILLlMA DOCTRINAE PALMA CAPESCENDA.

TRADIZIONE DEL TESTO ED EDIZIONE

Premessa

Dell'epistola-trattato di Lorenzo Zane a Giorgio Bevilacqua da Lazise! esiste ad oggi un'unica edizione a stampa: quella pubblicata intor-no alla metà del '700 da Giovanni Degli Agostini nella sua intor-nota opera sto-rico-letteraria dedicata agli scrittori veneziani, in appendice alla vita del-l'autore2. Il testo dello Zane non dovette comunque godere di amplissima diffusione, se a darcene conto prima del dotto frate bibliotecario resta un manipolo di appena cinque codici manoscritti di epoca e valore assai dise-guale, che si riducono ulteriormente, con la eliminatio dei descripti, a soli due testimoni utili ai fini dell' edizione critica3.

1 Sull'autore e sull'analisi di questo testo si rimanda a M. T. LANERI, Lorenzo

Zane. Allievo, amico e protettore di Lorenzo Valla, «Quaderni Veneti» 49-50 (2009), pp.

103-130; e EAD., De difficillima doctrinae palma capescenda. L'auctoritas di Lorenzo

Valla nell'epistola-trattato di Lorenzo Zane a Giorgio Bevilacqua da Lazise (1456), di

prossima pubblicazioni negli Atti dell'incontro su Auctor et auctoritas in Latinis Medii

Aevi litteris, VI Convegno dell'Internationales Mittellateiner Komitee

(Napoli-Benevento, 10-14 novembre 2010).

2 G. DEGLI AGOSTINI, Notizie istorico-critiche intorno la vita e le opere degli

scrit-tori viniziani. Raccolte, esaminate e distese da F Giovanni Degli Agostini de' Minori del-la Osservanza, Bibliotecario in S. Francesco della Vigna nella città di Venezia sua patria.

In Venezia presso Simone Occhi. Con licenza de' Superiori e privilegio. MDCCLII [rist. anast. Bologna 1975, Introd. di U. Stefanutti, voI. I, Collana di bibliografia e sto-ria veneziana, 6], pp. 177-204. Il testo dello Zane si trova alle pp. 19855.

3 Descrizione di ciascun esemplare manoscritto nei paragrafi specifici. In questa

Premessa si forniranno i dati di carattere generale e alcune anticipazioni delle risultanze

dello studio utili a un primo inquadramento delle problematiche che verranno affron-tate a suo luogo.

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Questi due codici, i più antichi, qui denominati H (Trieste, Biblioteca Civica, II lO) e M (Venezia, Mare. lat. XIV, 113), sono databili

il

primo al 1460 circa e presumibilmente a distanza di qualche anno

il

second04. Non intercorrendo fra loro rapporti di filiazione, sono entrambi testimoni vali-di ai fini della constitutio textus, benché la qualità in rapporto al testo che traditano risulti fortemente squilibrata: maggiormente fede degno in linea generale

il

forse di poco più recente M, portatore di una quantità rilevante di inconvenienti di varia natura H. Nessuno dei due manoscritti deriva direttamente dall' autografo dello Zane o da copia redatta sotto

il

controllo dell'umanista, come assevera la condivisione di una dote di errori costitui-tasi, evidentemente, a monte delle rispettive trascrizioni.

Da H e M discendono i restanti tre codici: B (Bergamo, Biblioteca Civica, MM 341), C (Venezia, Correr 1080) e D (Venezia, Correr, P.D. c 802) del XVIII secolo o poco oltre, che per il loro status di copie derivanti in linea verticale e incontaminata da uno o dall' altro dei due esemplari quat-trocenteschi conservati non producono elementi di interesse per la ricostru-zione testuale dell' epistola-trattato. Ciò nonostante se ne darà qui ragione circostanziata non solo allo scopo di definire la loro precisa collocazione nell' ambito della tradizione dell' operetta, ma soprattutto per chiarire la genesi del testo pubblicato da Giovanni Degli Agostini e comprenderne la particolare fisionomia. L'esito a stampa dell' epistola~trattato presenta infatti un consistente numero di innovazioni ed errori rispetto alla scrittura che sulla base dell'indagine filologica si può ipotizzare come la più vicina alla volontà e alla penna dall' autore; innovazioni ed errori in parte ereditati dal modello utilizzato, in parte introdotti ex novo per scarto di lettura o di inter-pretazione, in parte generati da interventi personali che il lettore della ver-sione stampata non è in grado di discernere dalle lezioni tràdite stante che nessuna operazione compiuta dall'editore viene in alcun modo segnalata.

Ecco in sintesi i rapporti stemmatici fra i cinque manoscritti:

~ H: da esso derivano B e C. Dell' esemplare più antico questi riprodu-cono tutte le omissioni e gli errori connotanti, senza evidenziare alcun ele-mento che possa indurre

il

sospetto di una tradizione proceduta per altro

4 In realtà non esistono elementi che possano decretare in termini assoluti la posteriorità di M rispetto ad H, se non la datazione accertata eccezionalmente alta del codice triestino, che si colloca ad appena 4/5 anni dalla composizione dell'operetta dello Zane in esso contenuta.

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ramo o con altro ramo entrata in contatto. La discendenza di B e C da H non si è però avuta per via diretta, bensì attraverso un apografo di H scomparso (11), assai sciatto. Pur palesando fra loro notevoli affinità, un eventuale rapporto di derivazione di C da B o viceversa è categoricamente escluso dalla presenza di alcune lezioni genuine di H (-+11) in alternanza, ma soprattutto dalla non sovrapponibilità di diverse lacune testuali, riscontrabili ora in B e ora in C là dove il codice fratello offre il testo nella sua integrità. Nessuno dei due copisti (tali per ora li considereremo) mostra di aver avuto a disposizione altri referenti oltre al comune tramite perduto. Entrambi gli esemplari sono sfigurati da errori e da accidenti di ogni sorta, sia trasfusi da H e/o da 11, sia prodotti dai rispettivi estensori.

- M: da esso deriva per via diretta la copia D, che a sua volta rappre-senta il modello unico del testo pubblicato da Giovanni Degli Agostini. Come si dimostrerà, tutta una serie di tratti caratteristici relativi alla intelli-genza del dettato e al procedimento del lavoro critico, che connota questo manoscritto settecentesco così come la coeva versione a stampa, induce a credere che D non fosse altro che una trascrizione 'di servizio' operata (verrebbe automatico pensare dal medesimo Degli Agostini, ma vedremo che le cose non stanno esattamente così) proprio in vista della susseguente edizione tipografica dell' epistola-trattato.

Poiché a tutt' oggi dei tre manoscritti moderni B, C e D non esiste uno studio particolare e nemmeno una descrizione scientifica nei cataloghi del-le rispettive biblioteche o in altri repertori cartacei o informatici, non è sembrato inutile riservare loro uno spazio di approfondimento e analisi con qualche riflessione sulla storia della cultura.

1. I codici quattrocenteschi H e M

1.1 Come s'è accennato, il testo oggi più autorevole per quanto riguarda l'operetta dello Zane è quello qui indicato con M, presente nel manoscritto cartaceo miscellaneo Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Marc.lat. XIV, 113 (4709)5. Vergato negli ultimi decenni del XV secolo da

5 Censito in P. O. KRISTELLER, Iter Italicum, voI. II, Leiden 1977, p. 265. Sommaria descrizione in P. ZORZANELLO, Catalogo dei codici latini della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia non compresi nel catalogo di G. Valentinelli, Trezzano sul Naviglio 1985 (edizione facsimilare del catalogo manoscritto steso da Pietro

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numerose mani, una per ciascuna opera contenuta al suo intern06, misura mm. 155 x 220 e si compone di 106 fogli cartulati. TI codice proviene dalla Biblioteca dei Padri Somaschi della Salute di Venezia7, che lo acquisì intorno agli anni Venti del secolo

XVIII8;

nessun elemento è però in grado di chiarire da dove e in che modo vi sarebbe giunto, e tantomeno in quale luogo e contesto precisi sia da inquadrare la sua fattura.

TI testo dell'epistola-trattato (ff. 81r-84r), vergato in grafia umanistica da un'unica mano, è disposto a tutta pagina con una media di 32 linee per specchio di scrittura. Pochissime sono le correzioni e sempre effettuate del

Zorzanello intorno al 1950), voI. III - Classe XIV, pp. 139-141. La scheda relativa all'operetta dello Zane si limita a riportarne incipit ed explicit con un breve riferimento alla stampa Degli Agostini (vd. Infra, nota 66).

6 Il Mare. lat. XIV, 113 comprende i seguenti testi (al f. 2r è un indice di mano posteriore): ff. 3r-12v Priapea Maronis; 13 r-23 v Divi Pii Secundi Pont. Max. Secretario Meritissimo Domino Iacobo Lucen(si Epz)scopo Papiensi Dignissimo Petrus Odus Montopolites... [sciI. Piades]; 25r-28r In cronica Martiniana ut infra reperitur Anni Domini MCLIIII [in italiano]; 29r-31 v In cronica Martiniana reperitur [lo stesso testo in latino]; 33r-37r Guarini Veronensis in absolutiones Strabonis proemium ad Iacobum Antonium Marcellum Venetum; 39r-44r Francisci Philelphi oratio ad Sacrosanctum Ecclesiae Romanae Pontzficem Pium Secundum; 45v-55r Iohannis Micaellis Alberti de Cararia Borgomensis ... oratio ad Capitulum incliti ordinis Minorum habitum in civitate Borgomi Anno MCCCCsexagessimo; 57r-69v Iovannes Micael Albertus de bello Jacobi Antonii Marcel/i in Italia gesto. Liber primus ... ; 73r-78r Antonius Panormita senatui populoque Genuensi; 81r-84r Laurentius Zanne ... ; 85r-92r Sanctus Basilius Ellectus est ex Media Grecia ut dicitur [scil. Basilio, De poetis legendis, traduz. di Leonardo Bruni]; 93r-103r [lo stesso testo]. Le carte bianche sparse tra un'opera e l'altra sono state riuti-lizzate da mani cinquecentesche per appunti vari ed excerpta.

7 Rimane sul codice un bollino cartaceo col numero "72" che ne contrassegnava la collocazione, come conferma l'Indice delli Codici Mss.ti già posseduti dal/i Chierici RegolariSomaschi di Venezia: Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Cod. it. XI, 286 (7117), cfr. ff. 3v, 13r, 42r, 57r, 73v, BOr, 84r, 87r, 90r, 91r, BOr (il manoscritto vi è richia-mato per ogni singola opera in esso contenuta). Sui Somaschi, la loro sede e la ricca biblio-teca (e comunque sulle biblioteche degli Ordini religiosi che interessano i nostri codici), vd. A. BARZAZI, Gli affanni del!' erudizione. Studi e organizzazione culturale degli ordini reli-giosi a Venezia tra Sei e Settecento, Venezia 2004 (Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Memorie, 104), pp. 73-196 e passim, e della stessa Ordini religiosi e biblioteche a Venezia tra Cinque e Seicento, «Annali dell'Istituto storico italo-germanico in Trento» XXI (1995), pp. 141-228, e Tra erudizione e politica: biblioteche a Venezia nel Settecento, in Saper:' a confronto nell'Europa dei secoli XIII-XIX, Atti del convegno internazionale di stu-di (Pisa, 14-15 dicembre 2006), a cura di M. P. Paoli, Pisa 2009, pp. 117-135.

8 Per il periodo in cui il codice arrivò nel convento dei Somaschi di Venezia si veda infra, § 3.7.

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medesimo copista, che traccia anche alcuni notabilia marginali relativi ai nomi degli autori e dei personaggi citati nel corso della trattazione. A dif-ferenza degli altri esemplari, M non riporta informazioni preliminari o accessorie né il titolo vulgato dell' operetta9, che inizia quindi direttamente con la sequenza formata da intitulatio, inscriptio e salutatio, secondo il canone epistolare quattrocentesco (f. 81r): Laurentius Zanne A rch iep isco-pus Aspalatensis Georgio Lazisio Iurisconsulto Clarissimo I salutem pluri-mam dicit.

1.2 Decisamente meno affidabile si rivela il testo qui indicato con H, del manoscritto membranaceo miscellaneo Trieste, Biblioteca Civica "Attilio Hortis", II lO (II V)10. Vergato negli anni 1459-6011 in littera anti-qua dalla mano di Johannes Nicolai Nydenna de Confluentia presumihil-mente a Padova o a Mantova12, il codice misura mm. 140 x 212 e consta di 109 fogli cartulati (25 linee per specchio di scrittura a tutta pagina), con lettere iniziali decorate e titoli in inchiostro rosso.

L'epistola-trattato si trova ai H. 11v-21r, che non presentano annota-zioni marginali. Le correannota-zioni sono della mano del trascrittore. Prima della formula epistolare (f. 12r: Laurentius

I

Zanne Archiepiscolpus Spalatensis Georlgio Lazisio Iurisconslulto clarissimo Salutem I plurimas [sic] dicit) , si legge la seguente dicitura che funge da titolo (H. Il v-12r): Laurentius

9 È infatti assai probabile che esso si debba non all' autore ma a qualche trascritto-re, come anche parrebbe confermare l'esordio formulare prettamente epistolografico (si veda subito sotto in testo) e l'assenza di tale titolo nel manoscritto poziore e nel suo apografo settecentesco, a fronte dell' attestazione in H e nelle copie moderne che da questo discendono. La mancanza di un terzo ramo di tradizione non aiuta a fare mag-giore chiarezza sulla questione.

lO Censito in KRISTELLER, Iter, voI. II, p. 199. Notizie dettagliate in Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, val. CIX, Trieste Biblioteca Civica (Manoscritti pic-colominei a c. di A. ZEMBRINO, Manoscritti musicali a c. di P. P. SANCIN), Firenze 1997, pp. 35-36. Il volume contiene (descrizione Zembrino): ff. lr-llv Panormita, Orazione; llv-21r Lorenzo Zane, Lettera a Giorgio Bevilacqua da Lazise; 21r-47r Pio II, Orazione; 47 r-61 v Bessarione, Orazione; 61 v-71 v Pio II, Epistola di convocazione del Concilio di Mantova; 72r-l09v Pio II, Orazione.

11 Il dato si ricava da un'indicazione presente a f. 109v (ibid. p. 35).

12 Stando all'analisi di A. C. de la Mare, la quale attribuisce alcune note in margi-ne (assenti però margi-nei fogli relativi all'operetta dello Zamargi-ne) alla mano di Lodovico Carbone (ibid. p. 35).

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Zanne Arlchiepiscopus Spalatensis ad Gellorgium Lazisium De diflficillima doctrinae palma capescenda, mentre nel f. 21r, al di sotto dell'ultima riga di testo (come al termine delle altre opere trascritte nello stesso codice), il suggello T ÉÀOS.

Benché H sia deteriore per una quantità consistente di mende, picco-le imprecisioni e qualche omissione o breve lacuna, in buona parte forse acquisite dal modello, la sua tradizione indipendente rispetto a M permet-te di sanare alcuni degli errori presenti nell'esemplare coevo. Non è qui il caso di soffermarsi in un' esemplificazione volta esclusivamente a dimo-strare la qualità dei due quattrocenteschi, già esaurientemente esplicitata dall' apparato critico e della quale si daranno più avanti - allorché si tratte-rà dei loro discendenti - diversi saggi funzionali alla definizione stemmati-ca. Passiamo piuttosto a individuarne gli eventuali punti di contatto per tentare di stabilire quale rapporto intercorra fra essi.

1.3 In un componimento molto breve, una così marcata discordia fra codici le cui lezioni esatte singolari non possono essere congetturali, codici per di più cronologicamente assai vicini fra loro e all' originale stesso, è un fatto indicativo. Per questo si è parlato di "tradizione indipendente", fer-mo restando che il periodo molto compresso tra la composizione dell'epi-stola-trattato da parte dello Zane (1456) e le due trascrizioni in questione potrebbe sollevare qualche perplessità circa il significato tecnico da attri-buire a tale affermazione. Di fatto, alle spalle di entrambe sembra doversi ipotizzare un certo numero di passaggi divaricanti verso il basso, sebbene i rami che esitano per noi con H e M facciano sicuramente capo a un subar-chetipo (X) dal quale sono passati in eredità ai nostri due testimoni un pic-colo gruppo di errori 'congiuntivi': errori dunque non banali, difficili da prodursi in simmetria per automatismi o mera casualità e in nessun modo imputabili all' autore dell' operetta.

Escludendo dal novero delle aberrazioni comuni ad H e M la coinci-denza in forme grafiche eteroclite cosÌ come 1'omografia in soluzioni non propriamente canoniche riguardo ai nomi geografici e di persona (cioè tutte quelle particolarità che potrebbero derivare dalla prassi scrittoria dell' autore, dalle fonti utilizzate dallo stesso o essere, in ultima analisi, consuetudinarie di entrambi i copisti) e, ancora, non considerando 1'ac-cordo in elementi di disparità rispetto allo stato attuale dei testi classici nell' ambito delle citazioni riportate ad verbum (spesso lo Zane ne modifica termini e struttura ma, anche in questo caso, variazioni di ogni specie

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pos-sono con estrema facilità dipendere dalla tradizione dei manoscritti da lui assunti come fonti), rimangono una quindicina di mende dal sicuro valore probante. Se ne mostra qui una scelta:

- HM [6J: Quod tibi ut planius exponam, altius paulo quibus mover rationibus repetitis, quaerelam priscorum perl3 exempla discurrenda putavi

tibi futura, ut arbitror, non ingrata. Entrambi i codici presentano sia la for-ma inesistente mover (per movear), sia il contestualmente insensato quaere-lam, che il codice settecentesco D (del quale avremo modo di osservare da vicino il lavoro critico al § 3.2) interpreta dapprima come quaerenda ed emenda poi per congettura con un più che plausibile quaedam, riferito ad exempla.

- HM [12J: Legimus Socratem nonagesimum nonum eiusque magis-trum Leontinum Gorgiam ... Entrambi i codici riportano Socratem in luogo del corretto Isocratem; personaggio quest'ultimo del quale si parla ampia-mente, con il nome nella giusta forma tanto in H quanto in M, sia prima che dopo il passo qui in oggetto (cfr. [1

t

J, [13 J e [15J).

- HM [17J: Lentulum nostrum, eximia spe summae virtutis adolescen-tem, cum caeteris <artibus>. quibus studuisti semper ipse, tum inprimis imi-tatione tui fac erudias. Entrambi i codici omettono la parola artibus, in assenza della quale la citazione non possiede piena intelligibilità. Sempre il codice D, ricorrendo in questo caso direttamente al testo ciceroniano, sana il passo con l'opportuna integrazione.

- HM [17J: Clarorum enim virorum laudes ideo a priscis poetis in con-viviis14 canebantur, quo unumquodque hebes etiam magnum ad virtutem15 excitaretur atque incenderetur. Entrambi i codici 16 offrono la lezione etiam

magnum, che oltre ad essere decisamente strana (sembra il frutto di un'in-terpretazione 'a senso' per interferenza idiomatica dell'italiano: "anche grande/grosso etc." 17), non giustifica in alcun modo l'uso del genere neu-tro per hebes. La corruzione potrebbe essersi sviluppata nel tentativo di

13 La preposizione per è omessa in M.

14 M porta l'erroneo et priscis poetis in comitivis. 15 M porta l'erroneo virtutum.

16 Come anche B, C, D e l'edizione Degli Agostini.

17 Anche un'eventuale sfumatura concessiva ("benché grande/grosso etc.") non convince.

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dare un qualche significato ad abbreviature non correttamente decifrate o a una sequenza di caratteri e segni parzialmente compromessa da foro o macchia. Ipotizzabile (con molta cautela) un originario hebes et malum zngenzum.

- HM [26]: ... quod a me perbreviter in hanc epistolam reditum est. idem, ut aperte dignosco, censere videtur. Entrambi i codici presentano un evidentissimo non-sens, che il codice D emenda con un condivisibile in hac epistola redditum est.

2. I codici B e C discendenti di H

2.1 Il testo B si trova nel manoscritto cartaceo miscellaneo Bergamo, Biblioteca Civica "Angelo Mai", MM 341 (Sigma I 16)18. Vergato da un'unica mano in una corsiva comune, il codice misura mm. 155 x 220 ed è costituito da 133 fogli (23/26 linee per specchio di scrittura) con doppio riferimento: cartulazione a inchiostro coeva al testo, del medesimo copi-sta, e numerazione con criterio moderno a matita. Vi figurano sedici brevi componimenti di vario genere e periodo19, trascritti sul finire del XVIII

18 La sigla MM della segna tura sta per Manoscritti Moderni. Censito in

KruSTELLER, Iter, val. I, Leiden 1977, p. 14.

19 Essi sono: ff. 1r-8r (= pp. 1-15) Panormitae cuiusdam contra Venetam praecipue Rempublicam ad Genuenses ad Bellum Gratio Exhortatoria .... Ex Cod. Membran. Conv. S S. Secundi; 9r-15r (= 17-29) Laurentius Zanne ... ; 16r-23r (= 31-45) Grationis Fragmentum Canonicorum Bergomensium Habitae An. MCCCCLXVI Coram Ludovico Donato Episcopo Bergomensi. Ex Cod. Ms.O Perg.no Domus Vaerinae; 24r-34r (= 47-67)

Relazioni Mss. e intorno ad un libro intitolato Saggio D'Istoria Naturale della Terra, e de' corpi terrestri. Di Giovanni Woodward ... 1702; 35r-41v (= 69-82) Supplementa Vitae Sergii II aliorumque Pontificum. Ex Antiquissimis membranis Farnesianis. Codex nunc est inter Manuscriptos Vaticanos; 42r-48r (= 83-95) Discorso intorno alla Creazione de' Cardinali riservata in petto del Pontefice. Dato alla Santità di N.S. Urbano VIII da Michele Lonigo da Este; 49r-51 v (= 97 -102) Raggioni particolari di Casa d'Este sopra Comacchio, separate dalle pretensioni dell'Imperio. 9 Giugno 1723. Ms. di M.' Fontanini; 52r-53r (= 103-105) Lettera scritta al Sig.' Domenico Bertolino Canonico d'Aquileia ... ; 54r-56v (= 107 -112) Lettera scritta al med.o Sig.' Canonico intorno a certe

iscrizioni; 57r-60r (= 113-119) Lettera scritta al Sig.' Ab. e Antonio Ferri sopra varie iscri-zioni spettanti alla città di Imola; 61r-62r (= 121-123) Lettera sopra un Medaglione, cre-duto di Ludovico della Torre Patriarca d'Aquileia; 63r-72v (= 125-144) Quomodo contra Cardinalem, et episcopos non acceptantes Constitutionem Unigenitus procedendum sit ... [in italiano]; 73r-79v (= 145-158) Esame sopra un libro publicato dal Sig.' Muratort~

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secolo o negli immediati inizi del successivo (con tutta probabilità) dal Domenicano bergamasco Barnaba Vaerini (1743-1810), noto storico della letteratura locale, che pone la sua firma sotto la seguente nota in calce alla dissertazione La distruzione della pretesa Monarchia di Sicilia contro il Sig.r Dottor Luigi Duppino (f. 132v

=

p. 264): «è una disgrazia per la Santa Sede e la Repubblica Letteraria che quest' opera di M.r Giusto Fontanini ... non sia terminata ... Questa Parte, che qui è scritta ... io l'ebbi fortunatamente da suo nipote (Domenico Fontanini). Barnaba Vaerini». Un ulteriore indizio attributivo risiede nell'indicazione secondo la quale un altro testo di questa compilazione sarebbe stato estratto Ex Cod. Ms. o

Perg.no Domus Vaerinae20 . Ma la conferma giungerebbe dal confronto grafologico con il codice Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Ms. it. VII, 1846 (9454), riconosciuto e dunque schedato come autografo del Vaerini21 . Costui fu residente a Venezia, a partire almeno dal 177122 , nel

libro venuto da Milano (già stampato in Francoforte) dal titolo Lamindi Prittani De

inge-11 io rum moderatione in Religionis negotio ... ; 80r-89v (= 159-178) Parere intorno ad una scrittura a penna di Gilberto Benvenuto. 1712; 90r-127r (= 179-253) La distruzione della pretesa Monarchia di Sicilia contro il Sig.r Dottor Luigi Duppino; 128r-132v (= 255-264) Osservazioni sopra una Bolla della Monarchia di Sicilia fatta al tempo del Sommo Pontefice Benedetto XIII ... ; 133r-v (= n.n.) Indice.

20 Si veda la nota precedente. li fatto che il Vaerini abbia riprodotto un testo apparte-nente alla sua stessa biblioteca non stupisce in virtù della documentata intensa attività di copista anche per conto terzi del personaggio. Ne fanno fede i numerosi testi che egli esem-plò di sua mano su commissione, ad es., di Apostolo Zeno, per alcuni dei quali cfr., eX.gr., http://www.nuovabibliotecamanoscritta.it/Generale/ricerca/MostraRisultati.html?pa gCorrente=2. O&codBiblioteca=O&area3 = &area4=&area 1 =vaerini &area2 = &ti poRice rca=S&language=it&ordinaDatazione=false&ordinelnverso=false.

21 Il condizionale e la prudenza sopra espressa sono resi obbligatori dal fatto che (si vedrà meglio più avanti) a Barnaba Vaerini vengono assegnati un numero rilevante di codici le cui scritture evidenziano in alcuni casi ben poche affinità.

22 Cfr. l'introduzione a Lettere inedite di Fra Paolo Sarpi a Simone Contarini ambasciatore veneto in Roma} 1615} pubblicate dagli autografi} COI1 prefazione e note a

cura di C. Castellani prefetto della Biblioteca di S. Marco in Venezia, Venezia, Fratelli Visentini (Monumenti storici pubblicati dalla R. Deputazione Veneta di Storia Patria, ser. 4. Miscellanea, 12), 1892, pp. XVII-XVIII. Nel convento di S. Secondo furono scritte le quattordici lettere all'abate Maffio Rocchi trasmesse dal codice MMB 639 della Biblioteca Civica di Bergamo.

(16)

convento domenicano dell'isola di S. Secondo23 , dove al tempo si sarebbe trovato l'esemplare quattrocentesco da cui - come specificato sul codi-ce24 - venne operata la trascrizione dei primi due testi della raccolta: quelli del Panormita e dello Zane. Quanto al terminus ante quem, in assenza di altri elementi può essere assunto soltanto il 1806: anno in cui i Domenicani di S. Secondo, requisita dallo Stato la loro sede, vennero tra-slocati in quel convento dei S.S. Giovanni e Paolo25 nel quale il Vaerini finì i suoi giorni26 .

L'operetta dello Zane è ai ff. 9r-15 r (= pp. 17 -29), che non presentano correzioni in testo né note marginali. Prima della formula epistolare (f. 9r = p. 17: Laurentius Zanne Archiepiscopus Spalatensis Georlgio Lazizio Iurisconsulto clarissimo salutem plurimam dicit) si legge la seguente dicitu-ra: Laurentius Zanne I Archiepiscopus Spalatensis I ad I Georgium Lazizium I De dzfficillima Doctrinae Palma capescenda

I

Oratio

I

Gardae Hab. Idib. Decembr. ano 1446, seguita dall'indicazione alla quale s'è fatto pocanzi rife-rimento: Ex Cod. Membr. Bibl. S. Secundi I Venetiarum.

2.2 Il testo C si trova nel manoscritto cartaceo miscellaneo Venezia, Biblioteca del Museo Civico Correr, Fondo Correr, segnato Correr 108027 .

23 Chiesa e monastero, eretti nel 1034 in una piccola isola dapprima intitolata a S. Erasmo e poi a S. Secondo, furono affidati alle monache benedettine e nel XV secolo ai frati dell'Ordine di S. Domenico, che ne riedificarono la chiesa nel 1608. Avocati i beni allo Stato con proc. verbo 17 giugno 1806, in esecuzione del decreto del Regno ltalico 8 giugno 1805, la comunità domenicana venne concentrata con successivo decreto 28 luglio 1806 nel convento dei S.S. Giovanni e Paolo: D. CODAGLI, Historia dell'isola e monasterio di S. Secondo di Venetia. Descritta dal R.P. predicatore F Domenico Codagli

da gli Orzi nour: dell'ordine de predicatori ... , in Venetia, presso Francesco Rampazetto, 1609; F. CORNER, Notizie storiche delle Chiese e Monasteri di Venezia, e di Torcello. Tratte dalle Chiese Veneziane, e Torcellane. Illustrate da Flaminio Corner Senator Veneziano, In Padova, MDCCLVIII, Nella Stamperia del Seminario, Appresso Giovanni Manfrè, Con Licenza de' Superiori, pp. 274-281; A. DA MOSTO, J}Archivio di Stato di Venezia, tomo II, Roma 1940 (Bibliothèque des "Annales institutorum", voI. V), Archivi degli Istituti Religiosi, p. 151: S. Secondo (ed Erasmo) in Isola.

24 Cfr. alla nota 19le indicazioni che seguono i rispettivi titoli. 25 Vd. nota 23.

26 B. BELOTTI, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, voI. V, Bergamo 1959, p. 106.

(17)

Il codice,

il

cui titolo originale è Miscellanea Operette Parte prima e

secon-da,

misura mm. 195 x 280 e si compone di 253 pagine (Parte 1) più 187 (Parte II), numerate con criterio moderno. Trascritto da un'unica mano in una corsiva comune, vi si contano diciotto componimenti, perlopiù del secolo XVIII, che denotano un interesse marcatamente 'friulano' da parte del compilatore28 • Si tratta anche in questo caso di un manoscritto assai tardo, dal momento che vi appare come dato cronologico più avanzato (tutte le opere in esso riportate ante cedono tale anno) il 1793, il cui quarto mese rappresenta il post quem per la sua compilazione. Sotto la copia di un testo del XV secolo29, infatti, lo stesso trascrittore del volume cosÌ chiosa

28 Se infatti si escludono i quattro testi quattrocenteschi del Panormita, dello Zane, del Bessarione e del Carrara (a differenza degli altri, chiusi dalla nota TÉÀoc), i restanti quattordici sono tutti strettamente connessi a fatti, autori, personalità e biblio-teche riguardanti il territorio del Friuli. Il codice contiene (Parte 1): n. I, pp. 1-50 L'indipendenza de' Feudi ecclesiastici di Piemonte da qualunque podestà secolare ... Opera inedita di Monsignor Giusto Fontanini da Udine Arcivescovo d'Ancira; II, 51-94 Hieronymi Aleandri Iunioris Adversaria varia pro illustrando veteri Kalendario Romano. Ex codice Ms. Barberino n. 1053; III, 95-141 Degl'Itali Primitivi. Dissertazione di Giovanni Giuseppe Liruti; IV, 142-155 Memorie lasciate scritte da Odorico Andrea da Udine Cancelliere Patriarcale nel 1380 ... Ms. o rariss. mo per essere stato ignoto a tutti gli Scrittori delle cose de' Patriarchi d'Aquileia; V, 156-158 Nota de' Diplomi con ceduti per la maggior parte alla chiesa d'Aquileia. Ex cod. Ms. o Biblioth. Oppidi S. Danielis; VI,

159-166 Spechio di verità. Nuovamente composto per Narciso Pramper da Udine ... ; VII, 167 -187 Dell'Antico Vescovado di Asolo. Da un Cod. Ms. della libreria di D. Domenico Fontanini ... ; VIII, 188-196 Panormitae cuiusdam contra Venetam praecipue Rempu-blicam ad Genuenses ad bellum Oratio exhortatoria. Habita die 21 Decembris anni MCCCCXXVIII. Ex Cod. Membr. Saec. XV Monast. S. Mich. de Mur. o; IX, 197 -204 Laurentius Zanne ... Ex Eodem Cod. e Ms.; X, 205-216 Reverendissimi Patris Cardinalis Niceni, Bessarionis nomine, Sacri Romanorum Collegii Cardinalium Decanus [sicl Subsecutiva Oratio. Pro defendenda Fide. Habitae [sic] ano 1459; XI, 217 -225 Oratio habita ad Senatum, populumque Bergomensem In adventu novi Ponti/icis Ludovici Donati Veneti Senatoris. An. 1466; XII, 226-229 Ragioni particolari di Casa d'Este sopra Comacchio ... Ms. o di Monsig.' Fontanini. Copiato dall'originale del 1723; XIII, 230-231 Lettera scritta al sig.r Gian Domenico Bertoli Canonico d'Aquileia ... ; XIV, 232-235 Lettera al med.o Canonico ... ; XV, 236-237 Lettera sopra un Medaglione creduto di

Lodovico della Torre Patriarca d'Aquileia; XVI, 238-247 Relazione del Cardinal Coscia di Pantaleone Cerino fatta ai 24 luglio 1724. Cavata dal Cod. e Autografo esistente nella libreria di S. Daniele in Friuli; XVII, 248-251 Catalogo di alcuni uomini illustri della Patria del Friuli; 252-253 Indice; (Parte II) pp. 1-187 Sopra il Commentario di Santa Colomba Vergine Sacra Aquileiese scritto dal Ch. Monsignore Giusto Fontanini Arcivescovo d'Ancira. Dissertazione di Gian Lionardo Widimani.

(18)

(p. 225): «Gian Michele Alberto Carrara fu l'autore di questa Orazione. Era nativo della città di Bergamo. Fu proavo del defunto cardinale Carrara, 1793». Il riferimento è al cardinale bergamasco Francesco Carrara, che morì appunto

il

26 marzo dell' anno indicato sul nostro codice3o.

L'operetta dello Zane è collocata nella Parte

I,

alle pp. 197-204. Vergata come l'intero codice in una corsiva comune (29/30 linee per spec-chio di scrittura), non evidenzia correzioni in testo né annotazioni margi-nali. Prima della solita formula epistolare (p. 197: Laurentius Zanne Archiepiscopus Spalatensis Georgio Lazisio Iurisconlsulto clarissimo salutem plurimam dicit) appare anche qui la dicitura: Laurentius Zanne Archiepiscopus Spalatensis

I

Ad Georgium Lazisium

I

De difficillima Doctrinae palma capescenda I Gratio, e subito sotto la nota: Ex Eodem Cod.e Ms.o. L'indicazione relativa all'esemplare di copia ("dallo stesso codice manoscritto") rimanda secondo logica a quella fornita per l'opera del Panormita disposta subito prima nell' ordinamento della raccolta (p. 188), che dà conto della provenienza di tale testo da un codice membrana-ceo del XV secolo presente nel monastero camaldolese di S. Michele di Murano3! (Ex Cod. Membr. Saec. XV Monast. S. Mich. de Mur.o); da dove, probabilmente, venne esemplato anche il testo che segue e per

il

quale

30 Hierarchia Catholica medii et recentioris aevi, vol. VI. A pontificatu Clementis pp. 12 (1730) usque ad pontificatum Pii pp. 6 (1799), per R. Ritzler et P. Sefrin, Patavii MCMLVIII, lib. I, pars la, p. 35 (V, 43) e nota 9. Del tutto inspiegabile la ragione per cui in KRISTELLER, Iter, VI, p. 273a, questo codice, peraltro compilato tutto da una sola

mano, venga datato ai secoli XVII-XVIII. .

31 Sorto sull'isoletta di San Michele, sita a nord di Venezia fra quest'ultima e l'iso-la di Murano, dal XIII al primo decennio del XIX secolo ospitò i monaci camaldolesi. Era dotato di uno scriptorium, di un laboratorio cartografico e di una biblioteca fra le più cospicue di Venezia (nel 1797 contava 2352 manoscritti e 1203 incunaboli più altri libri a stampa, che nel 1806 assommavano a un totale di oltre 40.000 volumi). La sop-pressione dell'Ordine, a seguito del decreto napoleonico del 25 aprile 1810, produsse la dispersione del preziosissimo patrimonio librario. Sul monastero e la sua biblioteca, oltre ai sempre fondamentali]. B. MIITARELLI -A. COSTADONI, Annales Camaldulenses Ordinis S. Benedicti, 9 voll., Venetiis 1755-1773, ad indicem, e]. B. MIITARELLI, Bibliotheca codicum manuscriptorum monasterii S. Michaelis Venetiarum prope Murianum, Venetiis 1779, si vedano in particolare V. MENEGHIN, S. Michele in Isola di Venezia, 2 voI!., Venezia 1962; BARZAZI, Gli affanni dell'erudizione, pp. 255-332; L. MEROLLA, La Biblioteca di San Michele di Murano all' epoca dell' abate Giovanni Benedetto Mittarelli. I codici ritrovati, Manziana (Roma) 2010, Introd., pp. 9-45.

(19)

(forse proprio per questo motivo) si trascura di dare riferimenti al model-lo: quell' orazione del Bessarione facente anch' essa parte del nucleo di ope-rette trasmesse dal codice quattrocentesco H.

Tornando alla scrittura, la mano C risulta identica a quella che appar-tiene all'estensore dei seguenti manoscritti: Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Correr 327/1 e Correr 998/1, schedati entrambi - come già il Marciano Ms. it VII, 1846 - quali autografi di Barnaba Vaerini. Se le indi-cazioni fornite dalle due citate biblioteche veneziane sono corrette, si dovrebbe dunque assegnare al Domenicano, oltre al codice bergamasco di cui s'è detto, anche quello sul quale discutiamo ora. Quanto all'ante quem della compilazione C, esso è individuabile nel 1810: data del definitivo abbandono del Monastero di S. Michele da parte dei Camaldolesi e della dispersione della loro biblioteca32 , ma anche anno della morte del suo supposto trascrittore. Sul problema delle scritture B e C è comunque opportuno riflettere dopo l'analisi dei relativi testi.

2.3 B e

e,

come si può notare già dal titolo che precede il corpo dell'epistolatrattato, evidenziano fra loro una spiccatissima conformità, ma -s'è avvisato - omissioni ed errori non simmetrici nonché lezioni genuine affioranti ora in B ora in C escludono un rapporto di derivazione dell'uno dall' altro codice modern033 .

Al fine di determinarne la discendenza, osserviamo le evidenze

testua-li

più indicative nella loro oggettività: le omissioni e le posposizioni. Il codice H omette, rispetto a M, diverse parole e frasi: [3] et, [9] Deinde se domum recepit, [10] necfortasse unquam vidit, [13] e!oquentiaeve, [14]

quod, [17] admodum, [23] dixi, [24] et, [24] ad, [25] tua e presenta due episodi di turbativa nell' ordinamento dei vocaboli: [2] haberi se contro se haberi di M e [5] ve! e!oquentia ve! doctrina contro ve! doctrina ve!

e!o-32 Si veda la nota precedente.

33 Basti qui segnalare le rispettive omissioni singolari: B non presenta la parola [5] parti e il segmento [21] Atheniensium classe circumnavigatam (-um HC) acdirep-tam, iniustitiam Lacedemoniorum, attestati in C (in luogo di parti, abbreviato in H, in questo codice abbiamo l'erroneo scioglimento primum); mentre C non presenta la parola [5] quidem e il segmento [16] Huic namque, ut aliquid etiam de laudibus eius dicam paucis tamen contentus ne contra illud Flacci praeceptum agam, regolarmente attestati in B.

(20)

quentia di M. Caratteristiche che si ritrovano tutte riflesse su B e C insieme a numerose altre lezioni esibite da H in opposizione a M, testo col quale B e C non palesano alcun caso significativo di convergenza. Ma vediamo le ragioni per le quali è necessario ipotizzare, tra H e i due moderni in esame, il tramite di un esemplare perduto.

2.4 I due manoscritti tardi presentano assoluta identità, senza corri-spettivo in nessun altro dei testimoni, in un numero elevato di luoghi. Fra questi si rilevano due omissioni ([12] disputaturum e [22] praeteritorum) e oltre una sessantina fra errori e lezioni alternative, per la maggior parte dei quali è impensabile che B e C vi siano potuti incorrere o abbiano inteso modificare

il

testo in modo uguale ognuno per proprio conto: primo fra tutti l'incredibile [12] ceclipi in luogo del corretto Oedipi, ma anche varianti inopportune quali [3] factum per fictum, [9] effectus per factus, [11] vigiliasque per vigiliis, [12] caecum per centum, [15] eosque per eos qui, [17] videantur per iudicantur, [21] Lacedemoniacum per Lacedaemonii cum, [26] cognosco per dignosco e molti altri casi ancora; nello stesso modo in cui, per converso, B e C concordano talvolta su forme onomastiche nor-malizzate a dispetto dell'intera tradizione. La presenza - e in misura così inequivocabile - del fenomeno richiede appunto il presupposto che i due copisti avessero tratto i rispettivi testi da un medesimo esemplare (lo abbiamo qui denominato 11) che portava quelle innovazioni. A fugare ogni dubbio sulla ricostruzione qui proposta è sufficiente osservare alcuni fra i numerosi fatti testuali probanti (precede la lezione di riferimento):

- instructione [4]: H scrive constructione. Hl corregge sovrascrivendo al con- di constructione (senza segni di espunzione o cancellatura) le due lettere da sostituire: in. Il tramite 11 prende la correzione sopra la linea per un'integrazione. B e C accolgono la lezione erronea che trovavano nel modello: in constructione.

- disputaturum [12]: H scrive erroneamente disputarum. Il tramite 11, forse perché non ne comprende il senso, tralascia il termine. In B e C si rileva la medesima lacuna.

- eleganter [16]: H scrive correttamente eleganter, ma spezzando la parola elileganter nell'andare a capo (la mano di H non usa segni per indi-care l'operazione) nella pagina seguente (cfr. ff. 17 r-v). Il tramite 11 non si rende conto della breve sillaba a fine pagina e legge direttamente !'impro-babile leganter che apre quella successiva. Supinamente riportano leganter pureBeC.

(21)

- dulcis [22]: H scrive mulcis. Hl corregge sovrascrivendo alla m- ini-ziale la lettera d. Il tramite 11 scambia la m-per il gruppo in-e la correzione sopra la linea per un'integrazione, producendo un indulcis (fuori luogo e per di più dissonante in una sequenza di aggettivi correlati quali suavis, fusi, candidi e voluptuosi) che viene puntualmente riprodotto in B e C.

- Protagoram [24]: H scrive Prothagoram. Hl interviene sovrascriven-do una y (senza altro segnale) tra la r-e la 0-della prima sillaba del nome

(lettere che dovevano evidentemente intendersi espunte) in modo da modificare il filosofo iniziale in un altro, ossia Pythagoram. Il tramite 11, intendendo questa 'correzione' come un'integrazione interlineare, produ-ce quel Pyrothagoram (B) o Pyrotagoram (C) attestato nei due moderni in esame.

- 1456 [26]: H scrive correttamente 1456, ma quel 5 è piuttosto somi-gliante alla cifra che precede e a uno sguardo sommario può essere interpre-tato come un 4. Il tramite 11 deve avere effettuato questa imprecisa lettura, visto che la data dell'epistola-trattato compare come 1446 sia in B sia in C.

2.5 Riprendendo a questo punto il problema della scrittura e quindi della paternità dei due manoscritti moderni B e C, necessita innanzi tutto puntualizzare che, stando ai risultati pubblicati dagli schedatori della "Nuova Biblioteca Manoscritta", la grafia di Barnaba Vaerini risulta estre-mamente variabile34 . Se infatti si affiancano i numerosi prodotti scrittori ivi attribuiti alla sua mano, si constata che alcuni appaiono fra loro decisa-mente poco compatibili. Ad es., i codici Correr 404 e 327/1, dalle scritture all' apparenza molto diverse, portano entrambi una nota che ne indiche-rebbe il Vaerini come copista; ciò che ha indotto i catalogatori ad attribui-re allo stesso anche il codice Correr 998/1, per via della spiccata similitudi-ne col 327 /1. Ora, la mano che verga questi ultimi due manoscritti è la medesima di quella del Correr 1080 (non ancora schedato in NBM) e da noi indicato con C, che a questo punto andrebbe aggiunto al novero dei volumi che si ritengono esemplati dal Vaerini.

34 Cfr.: http://www.nuovabibliotecamanoscritta.itlGenerale/ ricerca/MostraRisul-tati.html?pagCorrente=2.0&codBiblioteca=O&area3=&area4=&areal=vaerini&area2 &tipoRicerca=S&language=it&ordinaDatazione=false&ordineInverso=false.

(22)

Passando al codice da noi indicato con B, cioè

il

MM 341 (Sigma 116) della Biblioteca Civica di Bergamo (non ancora schedato in NBM), che a prescindere dal dato grafologico contiene diversi solidi indizi per un'attri-buzione a Barnaba Vaerini, si nota che esso appare alquanto diverso da tutti i manoscritti sopra citati e, ovviamente, anche da C. La sua scrittura è però la stessa di un ennesimo codice indicato dagli studiosi come autogra-fo del Domenicano in questione:

il

già citato Marciano Ms. it. VII, 1846 (9454).

In definitiva, se tutte le attribuzioni catalografiche dei manoscritti di cui s'è detto (o perlomeno quelle dei Correr 327/1 e 998/1 e del Ms. it. VII, 1846 della Marciana) sono corrette, ne consegue che B e C, pur così dissomiglianti fra loro, sarebbero entrambi frutto del lavoro di copista del Vaerini. Poiché una simile conclusione riposa unicamente su una sorta di proprietà transitiva di dati che per giunta lasciano ampio margine alla per-plessità, non ci sentiamo di darla per certa, lasciando preferibilmente agli esperti di scritture settecentesche e agli studiosi del personaggio una valu-tazione definitiva della questione.

2.6 Resta a questo punto da dire qualcosa in più intorno al deperdito 11, il cui dettato si può ricostruire quasi integralmente per via indiretta applicando al testo prodotto dalla concordia HBC, HB e HC tutte le omis-sioni e le lezioni esclusive Be; con margine di incertezza soltanto in rela-zione a quei luoghi - non molti, per la verità - nei quali entrambi i codici tardi si differenziano non soltanto da H ma anche fra di loro.

Possiamo ancora aggiungere deduttivamente che, a introduzione del-l'epistola-trattato, 11 riportava

il

titolo: Laurentius Zanne Archiepiscopus Spalatensis Ad Georgium Lazisium De di/ficillima doctrinae palma capes-cenda Gratio (= HBC + BC per l'ultima parola della sequenza)35, e al

ter-35 La definizione oratio è attualmente presente soltanto nei suoi due apografi (B intende addirittura la datazione topica e cronica della lettera come indicazioni relative a dove e quando si sarebbe tenuta la supposta declamazione: Gardae Hab. Idib. Decembr. ano 1446). D la dice più appropriatamente epistola (vd. in/ra, § 3.1), mentre H ed M non danno alcuna indicazione circa il genere dello scritto, d'altronde palesato formularmente fin dal suo incipit. La specificazione del genere letterario sembra una tendenza riferibile a 11, come si deduce dalla medesima aggiunta anche riguardo l'opera del Panormita: cfr. nota successiva.

(23)

mine la nota TÉÀoC; (= HC), marcante la conclusione del lavoro; che

il

codice nel suo complesso riproduceva di H perlomeno i testi del Panormita (BC)36, dello Zane (BC) e del Bessarione (C)37; che si trattava di una copia antica, collocabile sempre entro il XV secolo, come esplicita-mente viene dichiarato in C e come porta a credere anche il materiale del manufatto, la pergamena: dettaglio che figura nei riferimenti al modello di entrambe le trascrizioni moderne.

il

solo dato discordante, ma certamente non trascurabile, pertiene alla collocazione di questo comune antigrafo. Se i riferimenti presenti sui codi-ci rispondono al ver038, all' atto della trascrizione B esso si sarebbe trovato nella biblioteca del convento dei Domenicani dell'isola di S. Secondo, a Venezia, mentre quando ne venne tratta la copia C, il codice alloggiava sempre a Venezia, ma nel monastero camaldolese di S. Michele di Murano. Difficile inoltre stabilire con certezza la direzione del supposto movimento del manufatto quattrocentesco, non consentendo i dati in nostro possesso di dare una priorità cronologica all'una o all'altra delle sue due copie superstiti. Unico labile indizio è un riferimento alla presenza, a S.

36 Si noti in B e C (= 11) la presenza dell'aggettivo indefinito che in H (ma non in M e D) viene riferito al soprannome di Antonio Beccadelli, umanista parrebbe -ignoto al capostipite di questo ramo della tradizione o, più plausibilmente, da lui sde-gnosamente misconosciuto, visto il tenore dell'orazione: HBC Panormitae cuiusdam contra Venetam praecipue Rempublicam ad Genuenses ad Bellum (Gratio BC) Exhortatoria.

37 È possibile che il deperdito avesse attinto a varie fonti, come indurrebbe a cre-dere la quasi certa presenza in esso dell'opera riferibile al Carrara, riprodotta in C con la medesima chiusa TtÀoS che accomuna il blocco dei quattro testi del Quattrocento, ed inserita anche in B, sebbene qui la copia venga ricondotta a un diverso antigrafo. Sembra dunque potersi concludere che tale orazione, d'altronde inclusa anche in M, facesse parte, insieme con i testi sopra citati, di un corpus di interesse politico/culturale canonizzatosi nell' ambito della tradizione manoscritta 'veneta'.

38 È spesso assai complicato seguire il filo dei riferimenti ai manoscritti degli eru-diti settecenteschi. A volte si tratta di manipolazioni per dare credito a trascrizioni ese-guite occasionalmente e senza espresso consenso dei detentori di un codice, in un cli-ma di forte concorrenza fra studiosi. Casi simili, ad es., sono stati registrati per i Camaldolesi: E. MASSA, I manoscritti originali del beato Paolo Giustiniani custoditi nel-l'eremo di Frascati. Descrizione analitica e indici con ricerche sui codici avellanesi di san Pier Damiani, Roma 1967, pp. XCII-XCV e BARZAZI, Gli affanni dell'erudizione, pp. 314-315.

(24)

Secondo, di un manoscritto dalle medesime caratteristiche di II già intorno alla metà del secolo XVIII39: ciò che parrebbe collegare con più forza l'esemplare perduto al convento domenicano, la cui precedenza temporale sembra a questo punto preferibile rispetto a S. Michele quantomeno per un'ipotesi di continuità.

Comunque si siano svolti i fatti, il problema di II resta sostanzialmente senza soluzione: un codice rispondente alle suddette descrizioni o che, in ogni caso, contenesse l'operetta dello Zane, non risulta essere stato nella dotazione di nessuna delle due biblioteche conventuali menzionate negli apografi B e C. C'è inoltre da osservare che il riferimento a due sedi diffe-renti induce ad escludere il semplice rifarsi a un' eventuale nota di possesso (attuale o storica) presente sul modello utilizzato. Per quanto riguarda la piccola biblioteca domenicana di S. Secondo, il catalogo di fine '700 non annovera tra i libri - tutti a stampa e in gran parte impressi nel XVII/XVIII secolo - il codice in questione4o ; così come non se ne trova traccia nei cataloghi della biblioteca di S. Michele41 e negli elenchi di libri e manoscritti transitati dalle corporazioni religiose soppresse ad altre isti-tuzioni (Marciana, Seminario, Accademia di belle arti etc.).

Un'ultima riflessione a margine di quanto si è discusso sinora. Se effettivamente questo esemplare quattrocentesco venne utilizzato in luo-ghi diversi, c'è da credere che, a qualsiasi istituzione o persona fosse di fat-to appartenufat-to, si spostasse a quel tempo con una certa facilità; e verrebbe persino da pensare che il codice non si muovesse da solo, bensì insieme con altri volumi manoscritti più recenti contenenti operette in massima parte composte nel Settecento, da cui gli eruditi operavano una scelta a seconda degli interessi individuali o di quelli contingenti. Induce a sup-porre così una coincidenza altrimenti difficilmente spiegabile: la presenza

39 Per la menzione di un esemplare dell'epistola-trattato dello Zane che si sareb-be trovato «In Cod. Miscell. membro apud PP. Praedicatores de Observ. in Insula S. Secundi», si veda infra, § 3.5.

40 Come mi informa la collega Antonella Barzazi che ringrazio.

41 MITTARELLI, Bibliotheca codicum manuscriptorum Monasterii S. Michaelis; F. MANDELLI, Ad manuscriptos Codices Bibliothecae San-Michaelianae Venetiarum

appen-dix altera librorum saeculi

xv.

Editi [cioè illustrati dal Mittarelli] n. 668, additi usque ad annum 1789 n. 535 (attuale ms. Camaldoli, Biblioteca del Monastero, CAM, SMM 1671); MEROLLA, La Biblioteca di San Michele.

(25)

parallela in B e C, oltre che dei testi umanistici tratti da 11 (Panormita, Zane, Bessarione), di quattro scritti del XVIII secolo, e per giunta nel medesimo ordine di successione42 •

3. Il codice D descriptus di M e 1'edizione di Giovanni Degli Agostini 3.1 Il testo D si trova nel manoscritto cartaceo miscellaneo Venezia, Biblioteca del Museo Civico Correr, fondo Provenienze Diverse, P.D. c 80243 . Il codice è

il

primo dei due tomi che, sotto

il

titolo di Spogli della Letteratura Veneta del

P.

Agostini44 , assemblano in modo apparentemente caotico una grossa quantità di carte di varie mani, dimensioni e provenien-za. Ovviamente, nessuna scrittura in essi inclusa può essere posteriore all'agosto 1755, periodo della morte di Giovanni Degli Agostini che mise insieme la raccolta.

L'operetta dello Zane è trascritta su un binione di mm. 125 x 140, di misura notevolmente più piccola rispetto alle altre carte del codice in cui è legato e del quale occupa le pp. 754-761. A tale numerazione, operata con criterio moderno secondo la disposizione dell'inserto all'interno degli Spogli, non ne è affiancata alcuna precedente: il dato induce a pensare che in origine questi fogli avessero vita autonoma, non appartenessero cioè a un contesto fisico librario più articolato.

42 Essi sono (se ne riportano qui i titoli secondo il codice C): Ragioni particolari di Casa d'Este sopra Comacchio, separate dalle pretensioni dell'imperio. Ms.o di Monsig.' Fontanini. Copiato dall'originale de/1723; Lettera scritta al sig. r Gian Domenico Bertoli Canonico d'Aquileia. Se sia sostenibile, che i caratteri Gotic~ Longobardl~ Franco-Gallièi, e Sassonici sieno veramente mere Romani; Lettera al med. o Canonico intorno a certe iscrizioni; Lettera sopra un Medaglione creduto di Lodovico della Torre Patriarca d'Aquileia.

43 La lettera che precede il numero di catena indica il formato. Censito in

KruSTELLER, Iter, vol. VI, p. 783b.

44 I codici P.D. c 792 - c 805, frammentari, sono costituiti da trascrizioni di opere e serie di appunti relativi a letterati veneti appartenenti, appunto, a Giovanni Degli Agostini. I due tomi misurano circa mm. 290 x 223 e contano un totale di 877 pagine il primo e di 502 il secondo. Un accenno in P. RIGO, Catalogo e tradizione degli scritti di Girolamo Donato, «Atti della Accademia Nazionale dei Lincei», classe di sco mor., storo e filol., ser. VIII, 31 (1976), pp. 49-80: 78-79.

(26)

Vergata in una corsiva comune assai disordinata da un'unica mano (30/34 linee per specchio di scrittura), l'epistola-trattato contiene un numero consistente di correzioni e annotazioni sia in testo sia nelle aree marginali ad opera del medesimo trascrittore. Prima dell'indirizzo episto-lare (p. 754: Laurentius Zanne Archiepiscopus Aspalatensis Georgio Lazisio

I Iurisconsulto Clarissimo Sal. Plur. dicit) si legge la seguente presentazione, dovuta probabilmente a colui che effettuò la copia: Laurentii Zane Archiepiscopi Spalatensis epistola

I

ad Georgium Lazisium ].

C

et Histori-cum Veronensem. Sul margine destro, accanto alle diciture sopra riportate e lungo le prime righe dell' operetta, appare una nota, anch' essa della stes-sa mano che stende il testo, relativa al modello dal quale venne effettuata la trascrizione: Ex cod. ms. I cart. saec. I XV apud Peltrum Cathalrinum Zenum,

I CR.

Congregatiolnis e Somascha, Ifratrem meum

I

dilectissimum.

L'esemplare è dunque copia di un manoscritto cartaceo quattrocente-sco che si trovava al tempo nella disponibilità del Chierico Regolare Somasco Pier Caterino Zen045 , la cui data di morte (1732) viene a costitui-re un primo ante quem del lavoro trascrittorio, e che il nostro per ora ano-nimo estensore definiscefratrem ("frate", "fratello") dilectissimum.

3.2 Per quanto attiene la parte iniziale della nota marginale, è da rile-vare come le relative indicazioni ci conducano senza possibilità di smentita al codice M, rispondente in ogni particolare alla descrizione fornita: manoscritto cartaceo, del XV secolo, proveniente per l'appunto della Biblioteca dei Padri Somaschi di Venezia. Ciò che è pienamente conferma-to dalla collazione, all' atconferma-to della quale D si rivela inconfutabilmente quale apografo di M. Difatti, oltre a concordare quasi costantemente col model-lo, esso contiene diversi elementi esclusivi in grado di dimostrare tale rap-porto al di là di ogni ragionevole dubbio. Vediamone alcuni esempi (pre-cede la lezione di riferimento):

45 Sul personaggio: S. SANTINELLI, Elogio del p. d. Pier Caterino Zeno, Chierico Regolare Somasco, «Giornale de' letterati d'Italia», t. XXXVIII, pt. III (1733), pp. 1-44, da dove soprattutto deriva la biografia presente in D. GENERALI, Pier Caterino Zeno e le vicende culturali del «Giornale de' letterati d'Italia» attraverso il regesto della sua corrispondenza, in Scienza, filosofia e religione tra (600 e '700 in Italia. Ricerche sui rap-porti tra cultura italiana ed europea, a c. di M. V. Predeval Magrini, Milano 1990, pp. 119-202.

(27)

- potest [5]: M scrive posset. M1 depenna con un tratto la parola, che riscrive macchinalmente di seguito producendo la formazione ibrida pos-sesto D copia fedelmente l'erroneo possest apponendovi accanto un (sic).

- compararit [12]: M scrive comp(ar)arit, con un quasi impercettibile compendio a tratto orizzontale nell' asta della p. D riproduce il comparit che legge nel modello e di seguito, fra parentesi, commenta (f comparavit). Da notare che anche H porta il verbo nella forma sincopata compararit, ma tracciata per esteso e in modo assolutamente perspicuo.

- agere [23]: M scrive egere. D copia fedelmente l'errore di seguito al quale, fra parentesi, commenta (f agere).

- delusum (?) [25]: M scrive un inverosimile gelusum. D ripropone il gelusum di M apponendovi un (sic). H ha la lezione conclusum, meno astrusa di per sé ma nel contesto anch' essa inaccettabile.

- conviviis [25]: M scrive comitivis. D riporta il medesimo termine senza avvedersi della sua non plausibilità contestuale.

- virtutem [25]: M scrive virtutum. D copia fedelmente l'errore di seguito al quale, fra parentesi, commenta (f virtutem).

Coincidente inoltre in M e D l'assenza di due elementi attestati in H ([6] per, [9 app.] praeceptorem). Per contro, non si rileva alcun dato in addizione rispetto a M, tranne la presentazione che precede il testo episto-lare, con ogni probabilità - s'è detto - formulata dal copista stesso e l'inte-grazione in margine della parola [17] artibus in corpo a una citazione da Cicerone, omessa in tutti i testimoni attualmente disponibili e ripristinata in D col supporto del testo classico, del quale - a conferma dell' operazio-ne - è dato in margioperazio-ne l'estremo bibliografico: (ad fa m il. l. I ep. VII). E ancora, di M sono rispettate tutte le forme grafiche, che vengono talvolta contrassegnate con un (sic) o con un asterisco collocati sopra oppure accanto alla parola, come nel caso di [7] Egitum, [8] Sirum, [11] optineret,

[12] paene, [14] Hyeronymum, [20] Corintiis; un (sic) viene apposto anche laddove il copista D non condivide la lezione dell'antigrafo, che comun-que viene sempre diligentemente riprodotta ([9] ad, [11] contra, [17] ei).

Sarebbe vano diffondersi oltre con una rassegna delle lezioni confor-mi in M e D contro H, essendo D un codice descriptus e quindi da scarta-re nel processo di ricostruzione testuale. Più intescarta-ressante è l'analisi dei luoghi in cui la copia si discosta da M, perché ciò vale a dimostrare come D sia a sua volta il modello dell' edizione a stampa di Giovanni Degli Agostini.

(28)

3.3 D presenta alcune differenze rispetto a M, com'è fisiologico in ogni lavoro di copiatura manuale. Tali differenze non trovano parallelo negli altri codici e si possono comunque tutte giustificare come banali errori di lettura o come tentativi più o meno riusciti di aggiustamento del testo da parte del trascrittore.

È innanzi tutto da segnalare una lacuna prodottasi nel solo D e relati-va alle seguenti sei parole [6]: tibi/utura ut arbitror non ingrata; ebbene, la medesima assenza si riscontra nell' edizione Degli Agostini. Ugualmente coincidenti, sempre in esclusiva, tra D e stampa settecente-sca le omissioni delle parole [9] cum, [14] nocturnum, [18] nomen, [26] vero; così come è confluita sotto i torchi la notazione (sic), tipica del solo D, in relazione a [9] ad, [11] contra, [17] ei, [20] Corintiis e allo sconclu-sionato [25] gelusum. Ancora, ritroviamo identici in D e Degli Agostini, e solo in loro: gli errori da scioglimento di compendio [12] qui per quod (presente parallelamente in entrambi per due volte a breve distanza) e [14] quae sempre per quod; le lezioni, parimenti erronee, [14] omittam per omittamus, [14] tum per tamen, [16] diceretur per dicerent; le grafie scempie [3] literis e [18] literaturam; le forme [12] Stherpsichorum per il Stherpsicorum (= Stesichorum) di M e [25] capessendam per

il

capesc-usuale nella tradizione dell' epistola e attestato in una precedente occor-renza anche in D e nella stampa ([8] capescenda). Degli Agostini accetta inoltre la lezione [12] comparavit per compararit su suggerimento di D1 (f. comparavit) e

il

nonsenso [25] comitivis derivante da un errore presente in M e accolto passivamente dal suo apografo. Vanno infine segnalati: la lettura dell'incongruo [6] quaerelam concorde in M e H, che D interpreta dapprima come quaerenda e che D1 rettifica in margine nel quaedam pas-sato di conseguenza in Degli Agostini, nel quale si ritrovano anche: la soluzione che in D produce la forma Graiaeque, modificata ulteriormente nella stampa in [13] Graecaeque, in luogo del Graiae quoque di M e H; l'integrazione operata in margine da D1 della parola [17] artibus, che appare anche in Degli Agostini congiunta al relativo riferimento biblio-grafico (ad/am. l. I ep. VII) stampato anch'esso con precisione 'fotografi-ca'; la lezione [19] atque di D contro l'aut quam di H e M; la forma corret-ta offercorret-ta da D1 per

il

verbo [23] agere; l'emendamento compiuto ancora da D1là dove alla frase [26] in han c epistolam reditum, concorde nella

tradizione,

il

nostro codice fa opportunamente seguire tra parentesi la proposta (f. in hac epistola redditum).

(29)

3.4 Rileveremo ora tutti i luoghi in cui il testo impresso si discosta da quello che ne è il modello esclusivo, rammentando che in svariati casi, pur-troppo non sempre discriminabili, potrebbe semplicemente trattarsi di approssimazione di lettura o di refuso dovuti al tipografo.

La stampa omette, rispetto a D, un [10] sibi e un [25] etiam, mentre produce le seguenti lezioni: [3] amas per ames, [4] compositorem per compositum, [5] elegi per legi, [6] aggredimur per aggrediamur, [10]

artem per arcem, [lO] ante per antea, [lO] discendum per dicendum, [12] foeta per fracta, [12] fabellam per fabulam, [17] imitari per imitandi e le forme grafiche [4] numquam per nunquam (negli altri casi è conservato il gruppo -nq sistematicamente preferito nella linea M-D), [5] defficiunt per deficiunt, [14] literarum per litterarum. Alla volontà di correggere il testo o di renderlo più regolare sembra si debbano ascrivere: la forma [1] Zane in luogo dello Zanne della tradizione46 ; la modifica dell' espressione [2] qui ... se haberi ridiculo veriti essent nel più normativo qui ... se haberi ridiculos vererentur; l'aggiunta di un [3] et (a causa di una non centrata interpretazione da parte dell' editore); la sostituzione di un [3] et con ut; la forma [7] Egyptum per l'Egitum (sic) di D; la grafia regolare [7] Academiam per Achademiam (ma poco dopo ricompare la forma con aspirata del modello); l'espressione [8] pectus ardebat trasformata in un gratuito nonché banalizzante persuadebat; la modifica di [18] immortale in immortalem (resa necessaria per la caduta in D della parola nomen: l'aggettivo viene perciò riferito dall' editore successivo gloriam ); infine, la sostituzione della congiunzione disgiuntiva enclitica -ve dal valore copu-lativo con

il

più scontato -que ([2] argutiusque per argutiusve e [6] graviusque per graviusve).

Come si è avuto modo di vedere, la sorprendente convergenza del-l'edizione settecentesca rispetto a D, ricalcato sistematicamente fin' anche nelle correzioni congetturali e nell'uso 'editoriale' del (sic), viene meno solo in quei pochi casi in cui si incorra in disattenzioni di lettura o si tenti di correggere/normalizzare

il

testo.

46 Nella dicitura che precede il testo anche D presenta la forma Zane, mentre il cognome dell'autore figura come Zanne (è questa la lezione alla quale ci stiamo riferen-do) quando D inizia a copiare da M, ossia dall'indirizzo epistolare.

(30)

3.5 Quanto s'è finora illustrato porterebbe a ricondurre la stesura manoscritta di queste pagine al medesimo Degli Agostini47 , né sembrereb-be d'ostacolo il fatto che l'estensore D chiami colui che gli fornì il modello frater meus dilectissimus, considerato che i veneziani Pier Caterino Zeno e Giovanni Degli Agostini erano entrambi frati, rinomati scrittori e forse anche amici. Due dati sostanziali si oppongono però a questa ipotesi: A) Nell'edizione a stampa una nota a piè di pagina avvisa che il testo ivi offer-to si troverebbe «In Cod. Miscell. membro apud PP. Praedicaoffer-tores de Observ. in Insula S. Secundi»48. B) La mano che vergò il manoscritto D non appartiene alla persona di Giovanni Degli Agostini49•

L'affermazione secondo la quale la stampa riprodurrebbe il testo di un codice antico, e non quello di un esemplare pressoché contemporaneo qual è D, non farebbe che convalidare il presupposto che il prototipo manoscritto dell' edizione (sul passaggio D -+ Degli Agostini non può esserci dubbio) sia stato inteso e steso come puro mezzo di transito all'edi-zione. Sono semmai il materiale stesso (pergamena) e la collocazione del-l'esemplare quattrocentesco di riferimento, ossia la Biblioteca dei Padri Predicatori dell'Osservanza dell'isola di S. Secondo, a costituire la vera aporia con quanto è stato detto nel presente lavoro. Si ricorderà infatti che il codice D porta un'annotazione, della medesima mano che verga il testo dell' operetta, a informazione del fatto che la copia è stata effettuata

Ex

cod. ms. cart. saec. XV apud Petrum Catharinum Zenum, C.R. Congrega-tionis e Somascha. E si ricorderà che il codice cartaceo quattrocentesco dei

47 D è infatti l'unico esemplare la cui mano non si pone il minimo intento calligra-fico. Ciò che fa pensare a una copia per uso personale (l'abbiamo definita 'di servizio'): una sorta di pre-edizione (anche l'assenza di una cartulazione o numerazione originaria depone a favore del carattere provvisorio dei fogli in questione) allestita con lo spirito critico e soprattutto pratico di chi si è posto come obiettivo ultimo non la trasmissione manoscritta di quel testo, bensì la sua conversione a stampa.

48 DEGLI AGOSTINI, Notizie istorico-critiche, p. 198, nota (g). Indicazioni che ricordano quelle date da B (Ex Cod. Membr. Bibl. S. Secundi Venetiarum) ma in riferi-mento al tramite scomparso, qui designato con 11, che veicolò il testo da H ai due moderni di cui s'è ampiamente parlato.

49 Confronto condotto sulla riproduzione facsimilare di alcune pagine autografe del manoscritto dell'opera del Degli Agostini (Biblioteca Marciana di Venezia) inserite come tavole fuori testo nella ristampa anastatica (Bologna 1975) citata sopra alla nota 2 e su alcune parti dei codici menzionati alla nota 44.

(31)

Padri Somaschi della Salute di Venezia è il testimone M (un passaggio, anche questo M - t D, accertato senza margini di ambiguità già sulla base

della collazione)5o. Dunque, come spiegare questa inconciliabilità tra i dati ricavati dai codici stessi e dal loro esame filologico e una nota posta a piè di pagina nella versione a stampa? E chi trascrisse il testo D? Per risolvere la questione è necessario indagare meglio sull'opera a stampa e, in partico-lare, sulla sua genesi.

3.6 Mentre meditava di intraprendere la stesura di una storia lettera-ria di Venezia,

il

Degli Agostini51 apprese che

il

prete Antonio Sforza (1700-1735) lavorava a un'opera analoga coadiuvato da Apostolo Zeno (1668-1750), il quale da vari decenni andava raccogliendo materiali, anch' egli inizialmente col medesimo intento. Il frate abbandonò quindi il progetto, che riprese in mano soltanto alla morte dello Sforza e con l'aiuto dello Zeno, che passò al nostro compilatore quella enorme messe di docu-menti e dati raccolti in tanti anni di appassionate ricerche.

L'iter dell' opera a suo tempo intrapresa da Apostolo Zeno si può rico-struire percorrendo le pagine del suo monumentale epistolario52. Un pri-mo accenno al progetto vi figura fin dal settembre del 169753 , mentre a qualche mese più tardi risale la notizia del già avviato collaterale catalogo delle stampe e dei manoscritti degli autori veneti54. In due lettere a

50 La differenza del materiale scrittorio elimina radicalmente la possibilità che il codice M sia lo stesso indicato come presente, foss' anche sotto forma di prestito, nel-l'isola di S. Secondo.

51 Sui personaggi qui citati si daranno soltanto le informazioni essenziali al discorso. Per Giovanni Degli Agostini si rimanda a S. PELLIZZER, Degli Agostint~ Giovanni, in Dizionario Biografico degli Italiani, voI. 36, Roma 1988, pp. 154-156; noti-zie anche in U. STEFANUTII, Giovanni Degli Agostini e la sua opera sugli scrittori vene-ziani, nell'Introduzione (pp. 5-11) alla ristampa anastatica citata alla nota 2.

52 Lettere di Apostolo Zeno Cittadino Veneziano Istorico e Poeta Cesareo. Nelle quali si contengono molte notizie attenenti all'Istoria Letteraria de' suoi tempI: e si ragio-na di Libri, d'Iscriziont~ di Medaglie, e d'ogni genere d'erudita Antichità. Seconda edi-zione. In cui le lettere già stampate si emendano, e molte inedite se ne pubblicano ... Venezia. MDCCLXXXV. Appresso Francesco Sansoni. Con Licenza de' Superiori e Privilegio.

53 Lettere di Apostolo Zeno, voI. I, ep. 3, p. 7 (21 settembre 1697, all'abate Giusto Fontanini).

54 Lettere di Apostolo Zeno, voI. I, ep. 5, p. 11 (8 marzo 1698, ad Antonio Magliabechi) .

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