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Academic year: 2021

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Editoriale

3 Cross Vol.5 N°2 (2019) - DOI: http://dx.doi.org/10.13130/cross-11995

QUESTO NUMERO

In questo numero la Rivista ospita interventi nati in forma diversa dalle attività di CROSS, l’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’università degli Studi di Milano che ne è il riferimento accademico.

La maggior parte dei contributi, fin quasi a generare un numero monografico, nasce dall’impegno profuso da CROSS nella promozione e valorizzazione della Convenzione di Palermo contro la criminalità organizzata transnazionale. La Convenzione, come è noto, si è arricchita nello scorso ottobre di fondamentali meccanismi di revisione -volti a garantirne la pratica applicazione da parte degli Stati- in una settimana di lavori che ha visto la partecipazione dello stesso Osservatorio. Da qui la scelta di dar vita, insieme con il centro dell’Università di Ferrara “Macrocrimes”, a un convegno in due sessioni sulla Convenzione: il 3 maggio a Milano, il 10 maggio nella città emiliana.

A Milano sono intervenuti esponenti di spicco della comunità italiana impegnata in sede internazionale sul fronte della lotta al crimine transnazionale. Fra essi l’ambasciatrice presso l’UNODC di Vienna Maria Assunta Accili, da molti considerata la grande protagonista diplomatica dei successi di ottobre nella veste di capo della delegazione italiana. Ma anche Alfredo Nunzi, capo di Dipartimento di Europol, o Gualtiero Michelini, magistrato e già membro della delegazione italiana ai negoziati per la Convenzione delle Nazioni Unite. E il generale dei carabinieri Giuseppe Governale, direttore della Direzione investigativa antimafia, o Leonardo Guarnotta, già presidente del Tribunale di Palermo ma soprattutto storico membro del celebre pool antimafia diretto da Antonino Caponnetto, e di cui Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono la punta di diamante, pionieri della cooperazione internazionale contro la criminalità mafiosa.

Dato il rilievo dell’argomento e dei contributi, è sembrato doveroso alla “Rivista” offrire in lettura in questo e nel prossimo numero gli interventi rielaborati (e arricchiti di apparati di note) di diversi relatori.

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L’articolo di Alfredo Nunzi ricostruisce anzitutto il percorso storico-istituzionale che portò negli anni novanta alla adozione della Convenzione, passando per alcune tappe fondamentali, tra cui la Conferenza ministeriale mondiale sul crimine transnazionale organizzato di Napoli del 1994 che adottò una impegnativa “Dichiarazione Politica” in materia. L’articolo di Gualtiero Michelini illustra invece il lavoro del Comitato intergovernativo ad hoc istituito dall’Assemblea generale delle Nazioni unite per elaborare il testo della Convenzione, valorizzando il ruolo che vi giocò la delegazione italiana.

Segue l’articolo di Leonardo Guarnotta, fondamentalmente dedicato al ruolo che Giovanni Falcone ebbe nel tracciare con fatica e al prezzo più alto il solco su cui poi si inoltrò la comunità internazionale proprio grazie alla Convenzione (scaturita dalla Conferenza che si tenne simbolicamente nel 2000 proprio nella città del giudice). In sintonia con questo intervento si sviluppa poi la Sezione “Storia e memoria”. Che recupera e restituisce al lettore l’idea di Procura nazionale antimafia maturata da Giovanni Falcone, fondata esattamente sul doppio principio della cooperazione e del coordinamento dell’attività giudiziaria. Un’idea più centralizzata e incisiva di quella che si è poi affermata in nome di una maggiore conformità dell’istituto all’ordinamento giudiziario tracciato dalla Costituzione ma che, come spiega il generale Governale, ha comunque costituito la base su cui si sono sviluppate le attuali strutture e regole operative della Dna e della Dia. Riprendere e rileggere quel disegno è apparso importante, se non altro sul piano storico, proprio mentre lo spirito della Convenzione viene sempre più associato a livello internazionale alla figura di Giovanni Falcone. I lettori trovano perciò, preceduto dalle puntuali note del direttore della Dia, il testo della breve audizione in cui il giudice palermitano, il 24 febbraio del 1992, illustrò il proprio progetto al Consiglio superiore della magistratura.

Completa il numero della “Rivista” l’articolo di Arianna Zottarel, ricercatrice di CROSS e ora dottoranda in Studi sulla criminalità organizzata sempre presso l’Università degli Studi di Milano. La materia è qui molto diversa: le forme di educazione civile (prima ancora che “alla legalità”) sperimentate nelle carceri minorili italiane dal 1980 a oggi. L’autrice ne ripercorre le fasi, i contesti sociali e

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istituzionali, le metodologie, le differenti popolazioni di riferimento, proponendo i risultati di una importante ricerca sul campo durata più di un anno e finanziata dal Ministero dell’Istruzione.

Buona lettura e buona estate.

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