Corso di Laurea magistrale
in Storia e gestione
del patrimonio archivistico e bibliografico
Tesi di Laurea
I Registri di Classe della Scuola "A. Manzoni"
di Parabiago.
Inventario analitico (1900-1970) ed elaborazione
di un’applicazione di base di dati.
Relatrice
Ch.ma Prof.ssa Maristella Agosti
Correlatrice
Ch. Prof.ssa Giorgetta Bonfiglio-Dosio
Laureand
a
Alice Bitto
Matricola
866566
Anno Accademico
2019 / 2020
A Felice
bambino, maestro, nonno
S
OMMARIO
Abbreviazioni e acronimi
7
Introduzione
9
Capitolo primo
LA SCUOLA E IL SUO PATRIMONIO
1.1 Una “Vecchia Scuola”
13
1.1.1 Cenni di storia della Scuola Elementare in Italia
21
1.2 Il Museo della Scuola “A. Manzoni”
25
Capitolo secondo
L’ARCHIVIO SCOLASTICO
2.1 L’Archivio Scolastico, normativa
33
2.2 I Registri di classe
36
2.3 L’intervento archivistico
44
Capitolo terzo
UTENTI E INFORMAZIONE
3.1 Valorizzare l’archivio 49
3.2 Reperimento dell’informazione 53
Capitolo quarto
UN DATABASE PER I REGISTRI STORICI
4.1 Progettazione di una applicazione di base di dati
55
4.1.1 Raccolta e analisi dei requisiti 57
4.1.2 Progettazione concettuale 60
4.1.3 Modello relazionale 66
4.2 Realizzazione in Access 68
4.2.1 Query 75
Capitolo quinto
POSSIBILI SVILUPPI 79
Tavole 83
Appendice
Schede Archivistiche 103
Indici 253
Bibliografia e sitografia
Bibliografia 275
Sitografia 277
Bibliografia normativa 278
A
BBREVIAZIONI E ACRONIMI
Art.
articolo
A.S.
Anno Scolastico
Avv.
avviamento
b.
busta
bb.
buste
Cl.
classe
C.R.I.
Croce Rossa Italiana
DBMS
Data Base Management System
Diff.
differenziale
D.Lgs
Decreto Legislativo
DPR
Decreto del Presidente della Repubblica
f.
femminile
Gen.
gennaio
G.I.L
Gioventù Italiana del Littorio
I.C.
Istituto Comprensivo
L.
Legge
m.
maschile
n.
numero
n. s.
non specificato
op.
opera
Ott.
ottobre
p.
pagina
pp.
pagine
R.D.
Regio Decreto
Sez.
sezione
Supp.
supplementare
Vol.
volume
Voll.
volumi
Ved.
vedova
I
ntroduzione
Un primo giorno di scuola, dell’anno 1936, annota sul proprio registro di classe
una giovane maestra di una classe quinta mista:
Inizio oggi il primo giorno di scuola qui a Parabiago, dove sono stata trasferita
in seguito a domanda. Mi venne affidata una 5 classe mista. Gli alunni presenti
sono 36 ma gli obbligati sono 47. Chiedendo agli alunni notizie sui compagni
assenti vengo a sapere che parecchi di essi non vogliono più venire alla scuola.
Ma l’età non lo permette, perciò, se nei giorni successivi non verranno, avvertirò
le famiglie. Davanti a questi alunni, che guardano con visibile curiosità la loro
nuova insegnante, sento un attimo di smarrimento al pensiero della responsabilità
morale che mi attende di guidarli sulla via della bontà e del dovere. Riuscirò a
farmi comprendere? Ad ottenere la loro confidenza ed il loro affetto, sentimenti
indispensabili ad un’opera educativa profonda e proficua? Riuscirò a conoscere
intimamente la loro anima, ad intuire i loro sentimenti, onde giovare
maggiormente a ciascuno di essi? Alcuni visi sereni rispondono con un sorriso
buono al mio sguardo scrutatore; quasi a dire “Ecco, siamo il tuo campo, semina,
coltiva e noi daremo i frutti che desidererai”. Ma purtroppo poi non somiglierete
alla terra buona che arata, coltivata seminata rende il cento per uno. Come nella
parabola che vi ho narrata stamane, molti dei miei semi cadranno, per la strada o
sui sassi o Dio non voglia tra le spine, pochi saranno quelli che cadranno sul
terreno buono. Tuttavia voglio cominciare la mia opera con fiducia, chiedendo a
Dio di rendere proficui i miei sforzi e quelli di quanti mi seguiranno sulla via del
sapere e della virtù .
1Quei semi sono arrivati fino a oggi, classe dopo classe, anno scolastico dopo anno
scolastico, e ancora nel futuro sono destinati a protrarsi. Si comprende come le sue
parole e le sue speranze siano state, sono e saranno condivise da moltissimi maestri e
Parabiago, Museo della Scuola, Registro di classe R. 46-o. A.S. 1936-37, classe quinta mista. Maestra 1
insegnanti, nell’affrontare il loro non facile compito educativo. Questo custodiscono i
“vecchi” registri: la storia, da individuale e soggettiva, può farsi patrimonio condiviso.
Il presente elaborato è il risultato di un lavoro svolto presso il Museo Civico
“Scuola A. Manzoni” di Parabiago, nel milanese, tra i mesi di gennaio e luglio 2019. Il
desiderio dell’allora direttrice didattica dell’Istituto Comprensivo “A.
Manzoni” (Dott.ssa Alida Gottardi), e presidente del suddetto museo ospitato all’interno
dell’edificio scolastico, era quello di operare un riordino e un inventario dei
numerosissimi registri di classe che dal 1900 si sono prodotti e conservati entro le aule
della medesima scuola, al fine di una valorizzazione del patrimonio storico e
documentario scolastico. “Testimoniare […] il lungo percorso di un secolo di
scolarizzazione, restituendo alla comunità un patrimonio che le appartiene” , è
2l’obiettivo al quale il lungo lavoro di istituzione del museo ha mirato, passato dunque
all’archivio e, in particolare, alla serie dei registri di classe.
Sfogliando le pagine di questi documenti sfuggiti alla dispersione si è realizzato
come la quantità e qualità di informazioni fosse rilevante: “se centinaia di pagine si
offrono ai nostri occhi per consentirci di cogliere la dimensione della didattica,
altrettante pagine ci testimoniano la vita nelle scuole nel tempo, ci restituiscono il senso
della fatica, ma anche del fascino insito nei processi di formazione” . Non solo voti e
3assenze, nei registri (e in particolare nell’ampia sezione dedicata alla Cronaca di vita
della scuola) emergono la quotidianità della vita, scorci di società, di politica di un
mondo passato dal quale molto, dell’oggi, deriva. Il desiderio di valorizzare una tale
mole di informazioni ha portato a interrogarsi su come accrescerne la fruibilità. A tale
scopo si è scelto di sfruttare le risorse tecnologiche digitali ed elaborare il progetto di
un’applicazione di base di dati (avvalendosi del software Microsoft Access), attraverso
la quale raccogliere, archiviare in modo permanente, incrociare e interrogare le notizie
ritenute più interessanti.
Caggio F., De Polo R., Gottardi A., Maggio è un bel mese per la prima classe, Mimesis Edizioni, 2
Milano 2010, p. 15. Ivi, p. 17.
Nel primo capitolo si è affrontato l’inquadramento storico-istituzionale,
tracciando la storia dell’istituzione che ha prodotto il materiale documentario trattato:
quella che oggi conosciamo come la scuola elementare “A. Manzoni” di Parabiago, ma
che ha alle spalle una storia che supera l’arco di un secolo e abbraccia le vicende delle
“piccole” scuole delle quattro frazioni, Villastanza, San Lorenzo, Ravello e Villapia.
Seguono un breve accenno alle norme e alle leggi che hanno regolamentato la vita delle
scuole elementari nell’arco di tempo che interessa tale lavoro (1900-1970) , dunque una
4presentazione del museo della scuola: luogo dove oggi si trovano conservati i registri di
classe.
Il secondo capitolo presenta l’inquadramento storico-archivistico della serie dei
registri di classe dell’archivio scolastico. A un primo paragrafo dedicato alla normativa
segue una presentazione del materiale documentario trattato, i registri di classe,
appunto: come questi appaiono strutturati, quali informazioni si ritrovano annotate nel
corso degli anni, quale è, nello specifico, la storia del fondo archivistico oggetto del
presente lavoro , come esso si è articolato e la metodologia adottata per la redazione
5dell’inventario.
Segue una riflessione sulla valorizzazione archivistica che prende le mosse da
quanto espresso dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs. 22 gennaio 2004,
n. 42, articoli 6, 122-124) e considera le difficoltà spesso riscontrate nel reperimento
dell’informazione in ambito archivistico soprattutto da parte degli utenti non specialisti.
Tali riflessioni hanno portato all’idea di sviluppare un’applicazione di basi di
dati che renda le informazioni di interesse più accessibili e potenzi la conoscenza della
serie archivistica. Di tale sviluppo si è parlato nel capitolo quarto, che tratta le fasi di
progettazione dell’applicazione stessa, dalla raccolta e analisi dei requisiti, alla
progettazione concettuale e relazionale, fino alla realizzazione attraverso il software
Microsoft Access, di cui si sono riportate alcune schermate di esempio. In conclusine, si
I primi registri che si conservano risalgono infatti all’anno scolastico 1900-1901. La cesura cronologica 4
è stata determinata dalla volontà di operare sui documenti passati a far parte dell’archivio storico, concentrandosi sui decenni maggiormente toccati da rilevanti mutamenti sociali quali quelli toccati dalle due guerre, dalla nascita della Repubblica, dalla ricostruzione e dall’avvio alla laicizzazione dello Stato.
Lavoro di ordinamento e inventariazione che ha contato un totale di 1981 registri di classe conservati in 5
è discusso della possibilità futura di rendere il lavoro svolto accessibile via Web, così da
potenziarne ulteriormente la fruibilità.
A seguito della trattazione, le tavole riassumono l’evoluzione dei registri negli
anni attraverso le informazioni che si richiede agli insegnanti di annotare mentre,
nell’appendice, vengono presentate le schede di descrizione delle unità archivistiche che
costituiscono la serie oggetto dell’inventario. Chiudono il lavoro gli indici dei nomi,
degli anni scolastici trattati e delle località e la bibliografia.
C
apitolo primo
LA SCUOLA E IL SUO PATRIMONIO
1.1 Una “Vecchia Scuola”
Il cancello in ferro battuto, la fontana in pietra al centro del cortile, le mura spesse.
Basta uno sguardo appena accennato per intuire come la scuola Manzoni, di via IV
Novembre a Parabiago, sia un istituto con alle spalle ormai parecchi decenni. Una
“Vecchia Scuola”, come l’ha definita la sua passata Direttrice Scolastica, la Dott.ssa
Alida Gottardi , alla quale rivolgersi con una punta di deferenza, fosse anche solo per
6quell’importante magistero concessole dal tempo. Le sue aule hanno ospitato
generazioni di cittadini, accolti bambini ed educati a diventare Uomini, hanno insegnato
e vissuto la storia, che in esse si è depositata sotto forma di Archivio e Museo.
Come è facile credere, molti sono i cambiamenti che si sono succeduti: i più
evidenti o significativi, quelli architettonici, amministrativi e didattici. Dal 2013 (a
seguito della delibera della Giunta della Regione Lombardia n. 4493 del 13.12.2012), il
plesso della “A. Manzoni”, Scuola Primaria, rientra all’interno dell’Istituto
Comprensivo Statale “A. Manzoni - Via IV Novembre”. Fanno parte dello stesso
Istituto la Scuola Primaria “E. Travaini”, le Scuole dell’Infanzia “XXIV Maggio” e “Via
Gramsci”, sempre di Parabiago, e la Scuola Secondaria di Primo Grado “Rancilio” di
Villastanza. 53 classi in tutto .
7Caggio F., De Polo R., Gottardi A., Maggio è un bel mese per la prima classe, op. citata, p. 9. La 6
Dott.ssa Gottardi è stata Direttrice della Direzione Didattica di Parabiago, poi Istituto Comprensivo A. Manzoni, dal 1991 al 2019.
Il PTOF (Piano triennale dell’offerta formativa) 2016-2019 riporta i dati: 4 classi alla Scuola “XXIV 7
Maggio”, 4 alla Scuola “Via Gramsci”, 20 alla “A. Manzoni”, 13 alla “E. Travaini”, 12 alla “Rancilio”. Il documento è consultabile al sito: https://www.icmanzoniparabiago.edu.it
Prima della costituzione dell’Istituto Comprensivo come nuova entità scolastica, e
dunque dell’annessione sotto una stessa dirigenza anche della Scuola Secondaria di
Primo Grado, la Manzoni ricadeva sotto la Direzione Didattica del Circolo di
8Parabiago , i cui plessi, al momento del suo scioglimento, erano sette: “Via Brescia”,
9Villastanza, San Lorenzo e le tre Scuole dell’Infanzia di via Brescia, “XXIV Maggio” e
“Via Gramsci” (oltre naturalmente alla Scuola Primaria “A. Manzoni” di via IV
Novembre). Ma per comprendere appieno le trasformazioni e la natura della scuola,
prima di scorrere indietro negli anni, è bene spendere qualche parola relativa al territorio
nel quale essa si è trovata, e si trova, a svolgere la propria funzione educativa.
Parabiago, località che nel 1985 ha acquisito la dignità di città, si colloca a circa 20
km a nord-ovest di Milano, lungo l’asse del Sempione e sulle rive del fiume Olona.
Fanno parte di questo comune dalle origini preromane , quattro frazioni: San Lorenzo,
10Villastanza, Ravello, Villapia (denominata Tiracoda fino al 1941). Oggi centro
principalmente industriale, inserito nell’area della Città Metropolitana di Milano,
Parabiago ha rappresentato, almeno fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, un
contesto eminentemente rurale, affiancato, specialmente a partire dai primi anni del
‘900, da alcune realtà industriali. Se nell’Ottocento, come afferma lo storico locale
Egidio Gianazza, il ramo “industriale” era appannaggio degli intarsiatori usciti dalla
11scuola del celebre Giuseppe Maggiolini , con il XX secolo sono stati i settori della
12tessitura e l’industria calzaturiera (tanto che ancora oggi Parabiago porta l’epiteto di
“Città della calzatura”) a farsi avanti. Se ci affidiamo a quanto riportato nei registri di
classe oggi conservati nel Museo della Scuola, alla voce “Professione del padre”,
Le Direzioni Didattiche furono istituite nel 1903 a seguito della Legge Nasi (L. 19 febbraio 1903, n. 45) 8
in tutti quei comuni nei quali la popolazione superava i 10.000 abitanti.
Circolo che nella storia ha contato tra le sue Scuole Elementari, oltre a quelle di Parabiago e frazioni, le 9
strutture di: Pregnana, Canegrate, Vanzago, Rescaldina.
Numerosi ritrovamenti archeologici attestano le antiche origini della località. Di notevole importanza è 10
la Patrea di Parabiago: piatto d’argento sul quale è raffigurata una scena del mito cibelico La resurrezione di Attis, datata tra la fine del II e il IV sec. d.C. L’opera si trova attualmente conservata presso il Museo Archeologico di Milano. Cfr., Gianazza E., Uomini e cose di Parabiago, Industria Grafica Rabolini, Parabiago 2010, p. 16.
Si veda Gianazza E., Uomini e cose di Parabiago, op. citata, pp. 144 e ss. 11
Giuseppe Maggiolini, 1738-1814. Maestro intarsiatore originario di Parabiago. 12
emerge come la grande maggioranza degli uomini, fino almeno agli anni Trenta, fosse
occupata in attività agricole o appartenesse al proletariato e moltissime famiglie
venissero, sempre nei registri, classificate come di condizione povera.
Queste ultime informazioni servono a spiegare il motivo per cui molti maestri erano
costretti a richiamare ripetutamente alla frequenza bambini che avrebbero dovuto essere
iscritti anche nelle primissime classi, e come spesso venisse denunciato lo stato di
completo disinteresse delle famiglie nei riguardi della scuola e dell’istruzione dei propri
figli:
Ho constatato che la maggior parte di questi ragazzi non sono aiutati in
famiglia nell’adempimento dei loro doveri scolastici. Forse perché sono figli di
genitori che dopo aver trascorso l’intera giornata allo stabilimento o
all’officina ritornano stanchi e pensano appena a dare il cibo del corpo ai loro
figli. E quale profitto può trarre la scuola se non è coadiuvata dalla famiglia.
Le nozioni spiegate e sminuzzate dal maestro hanno bisogno, per rimanere
impresse nelle giovani menti degli scolari di essere ribadite con lo studio che
naturalmente deve farsi a casa. Ma se spesse volte questi ragazzi si presentano
alla scuola senza neppur aver data un’occhiata alla lezione?
13È entro questo contesto di certo non facile, tormentato da due conflitti mondiali e
dall’esperienza della dittatura fascista, che hanno operato le maestre e i maestri della
scuola di Parabiago dei quali ci si andrà a occupare.
Sappiamo che nel 1864 il Comune acquisì sotto la propria egida le scuole del
popolo fino a quel momento gestite dai sacerdoti della parrocchia (dopo che la Legge
Casati, nel 1859, istituì le scuole elementari pubbliche, distinte in grado inferiore -
prima e seconda - e superiore - terza e quarta classe - e in urbane e rurali). Le prime aule
si sarebbero trovate addossate alla Chiesa SS. Gervaso e Protaso e in parte in via santa
Maria . Nel 1904 tuttavia, a fronte dell’aumento della popolazione locale e del numero
14degli obbligati (le classi arrivavano a ospitare anche novanta alunni. Il registro dell’A.S.
1902-03 relativo alle Scuole di Villastanza, per la classe prima mista, indica addirittura
Parabiago, Museo della Scuola, Registro di classe R. 30-i. A.S. 1928-29, classe terza mista. Maestra Ida 13
Biganzoli in Violini.
Si veda Ceriani M., Storia di Parabiago. Vicende e sviluppi dalle origini ad oggi, Unione tipografica, 14
110 iscritti, di cui però solo 60 presenti a fine anno e 54 approvati) , il sindaco Felice
15Gaio, facoltoso industriale del ramo cotoniero, poi senatore del Regno d’Italia, espresse
la volontà di realizzare un nuovo e più ampio edificio scolastico . La scelta e l’acquisto
16dei terreni per la costruzione non furono tuttavia facili. Trattative, accordi mancati e
lungaggini caratterizzarono l’operazione così che solo nel 1909 si arrivò a firmare l’atto
di vendita tra il comune e la famiglia Crivelli, proprietaria dei terreni confinanti con via
Ravello sui quali sarebbe dovuta sorgere la scuola. Secondo il progetto presentato nello
stesso anno 1909, l’edificio avrebbe dovuto presentare una pianta a U e avrebbe dovuto
svilupparsi su due piani. Tuttavia, in assenza del capitale occorrente, tra il 1910 e il
1911 si decise di procedere con la costruzione di solo dieci delle dodici aule previste e
di due dei tre corpi a progetto (realizzando dunque una forma a L), di mantenere due
piani e ospitare nei sotterranei l’impianto di riscaldamento. Nonostante queste iniziali
difficoltà, una volta avviati i lavori, nel 1912, si riuscirono a trovare i fondi per
realizzare anche le ultime due aule, nonché un terzo piano destinato all’abitazione del
custode. Intanto, nel 1911, con la legge Daneo-Credaro (L. 4 giugno 1911, n. 487) si
avviò il processo di statalizzazione delle scuole elementari, che si completò solo durante
il periodo fascista, e si deliberò lo stanziamento di fondi per l’edilizia scolastica.
Nel 1930 fu possibile ultimare la terza ala prevista dai progetti del 1909, infine,
nel 1952, la scuola venne nuovamente ingrandita arrivando ad assumere quella forma ad
H che caratterizza la pianta odierna della Manzoni di via IV Novembre
17(denominazione assunta a partire dall’A.S. 1965-66. Tra il 1922 e il 1925 la stessa
risulta intitolata a Umberto I).
Anche dopo la realizzazione dell’edificio sopra descritto, voluto appositamente
per ospitare la scuola, sfogliando i registri di classe conservati presso il Museo, si può
notare come gli indirizzi presso cui le aule hanno trovato sede si siano alternati nel
Parabiago, Museo della Scuola, Registro di classe R.03-g. Villastanza, A.S. 1902-03, classe prima 15
mista. Maestra Alma Croce.
Come si legge in un documento conservato presso l’Archivio Storico Comunale di Parabiago, 16
Istruzione Pubblica, cartella 94, cat. IX, cl. 2, Fascicolo 2.
Per la storia dell’edificio della Scuola A. Manzoni di via IV Novembre si veda: Del Santo R., Rimoldi 17
P., Fenino A., La scuola fantastica. 100 anni dalla costruzione della scuola elementare di Parabiago. Ecomuseo del Paesaggio, Parabiago 2011. Consultabile al sito:
tempo, specie fino a tutti gli anni Venti del XX secolo, per probabili questioni di spazio
e agibilità: leggiamo piazza Vittorio Emanuele, via santa Maria, via san Michele, via
sant’Ambrogio, via Asilo, via della Torre, Via Cavalleri, via Volta, via IV Novembre
(per una descrizione dettagliata si rimanda alla Tav. 1).
Presso tale scuola ha fin da subito trovato sede la Direzione delle Scuole
Elementari comunali di Parabiago. Ad essa facevano capo le strutture esistenti presso le
quattro frazioni del comune. A Villastanza le scuole trovarono collocazione in via
Olona, fino al 1920 tra i locali del palazzo appartenente all’Ospedale Ciceri e
18successivamente in un edificio finanziato dal comune stesso ; anche San Lorenzo
19inaugurò il proprio edificio scolastico tra il 1919 e il 1920 (ampliato poi nel 1931),
nonostante si abbia notizia dell’istituzione di una scuola mista già nel 1884-85 . I primi
20registri relativi alle scuole di Tiracoda (poi Villapia) risalgono invece all’anno scolastico
1904-05. Sappiamo che nel 1919 il Comune di Parabiago richiese un mutuo di Lire
170.000 in funzione della costruzione delle scuole anche in questa piccola frazione, e
21nel 1928 venne presentato un progetto per il rinnovamento delle stesse. Da ultimo,
Ravello: la frazione più rurale ubicata al di là della ferrovia che collega Milano con
Gallarate e sede di una scuola rurale già nel 1900. Nel 1916 il comune acquistò il
terreno per la costruzione di un nuovo edificio, entrato in funzione nel 1922 . Dal 1932
22al 1966, le Scuole Elementari di Ravello furono dedicate allo scultore Adolfo Wildt.
Sono questi i plessi scolastici (Parabiago, Villastanza, San Lorenzo, Tiracoda/
Villapia, Ravello) che interessano il presente lavoro. Di questi infatti si conservano
presso il Museo della Scuola di Parabiago i Registri di Classe, i Registri degli scrutini e
parte dei documenti amministrativi a partire dal 1900.
Si veda Ceriani M., Storia di Parabiago. Vicende e sviluppi dalle origini ad oggi, opera cit., p. 286. 18
Parabiago, Archivio storico del Comune, Istruzione Pubblica, cartella 96, cat. IX, cl. 1, Fascicolo 1. 19
Parabiago, Archivio storico del Comune, Istruzione Pubblica, cartella 32, Fascicolo 1. 20
Parabiago, Archivio storico del Comune, Finanze, cartella 46, cat. V, cl. 7, Fascicolo 1. 21
Parabiago, Archivio storico del Comune, Finanze, cartella 45, cat. V, cl. 1, Fascicolo 1. 22
Lavori per la realizzazione dell’edificio scolastico ospitante le Scuole elementari di Parabiago In Del Santo R., Rimoldi P., Fenino A., La scuola fantastica. 100 anni dalla costruzione della scuola elementare di Parabiago. Ecomuseo del Paesaggio, Parabiago 2011.
Lavori appaltati nel 1910 Lavori realizzati nel 1912
Mappa del territorio di Parabiago e frazioni. Carta d'Italia del Touring Club Italiano, 1908
In alto: l’edificio delle scuole elementari di Parabiago in una cartolina del 1912. In basso: la scuola oggi. Fotografia da: https://www.sempionenews.it/event/una-pietra-dinciampo-contro-il-razzismo-alle-scuole-manzoni/
1.1.1 Cenni di storia della Scuola Elementare in Italia
Ricostruire le fasi della vita di una scuola, studiare il suo ricco patrimonio, sono
azioni che necessariamente si intrecciano con tutti quei processi che hanno definito la
storia della scuola in generale. Per meglio comprendere il significato della
documentazione che si andrà a indagare, per contestualizzarla adeguatamente, si
ripercorreranno brevemente, di seguito, le tappe fondamentali legislative che hanno
plasmato la Scuola Elementare in Italia nell’arco di tempo interessato dal presente
lavoro (1900-1970) .
23Il punto di inizio è, inevitabilmente, la Legge Casati: il Regio Decreto Legislativo
del 13 novembre 1859, n. 3725 del Regno di Sardegna, esteso a tutte le province italiane
con la costituzione del Regno d’Italia, che riformò in modo organico l'intero
ordinamento scolastico, a partire dall'amministrazione fino alle materie di
insegnamento. Tale decreto limitava l’istruzione obbligatoria, e gratuita, al biennio
inferiore delle Scuole Elementari (che proseguivano poi con il biennio superiore,
istituito solo nei comuni sede di istituti secondari o con una popolazione superiore a
4.000 abitanti), impartita dallo stato per mezzo dei comuni, ai quali spettava anche
l’oneroso compito di assumere gli insegnanti. Le classi, secondo le successive Istruzioni
redatte da Angelo Fava e approvate nel 1860 , radunavano studenti suddivisi non tanto
24per età, quanto per livello di preparazione, ma prevedevano una rigida separazione tra
maschi e femmine. Altra importante distinzione era quella tra scuole urbane e scuole
rurali, entrambe ripartite in tre classi a seconda del numero della popolazione della città
o delle campagne e del gettito fiscale dei comuni .
25Con la Legge Coppino del 1877 (Legge del 15 luglio 1877, n. 3961) il corso delle
Scuole Elementari fu esteso a cinque anni, con un’obbligatorietà scolastica portata a tre
Si fa riferimento a Attinà M., La scuola primaria. L’anima della tradizione, le forme della modernità, 23
Mondadori, Milano 2012; Santamaita S., Storia della scuola. Dalla scuola al sistema formativo, Mondadori, Milano 1999.
Istruzioni per i maestri delle scuole primarie sul modo di svolgere i programmi, approvate con R.D. il 24
15 settembre 1860.
Cfr., Pruneri F., Pluriclassi, scuole rurali, scuole a ciclo unico dall’Unità d’Italia al 1948, Studi di 25
anni e accompagnata da norme sanzionatorie per tutti quei genitori che non avessero
rispettato tale obbligo. Concluso il corso inferiore, inoltre, la legge prevedeva che gli
allievi sostenessero un esame di proscioglimento, requisito peraltro indispensabile per
l’iscrizione nelle liste elettorali. Ogni anno, i sindaci erano tenuti a compilare una lista
di tutti gli obbligati residenti nel proprio Comune.
Nel 1904, la Legge Orlando (Legge dell’8 luglio 1904, n. 407) prolungò l’obbligo
di istruzione ai dodici anni di età: quattro anni di scuola elementare seguiti da un
biennio di scuola media, accessibile a seguito di une esame, o di corso popolare,
costituito dalle classi quinta e sesta, frequentabili subito dopo le scuole elementari.
Venne istituita la Direzione Generale dell’Istruzione Elementare e sui comuni ricadde
anche l’obbligo di farsi carico della refezione scolastica per gli alunni indigenti che ne
avessero avuto diritto. Gli stessi comuni con più di 4000 abitanti vennero infine
obbligati a istituire il Corso Popolare, avente carattere di scuola di avviamento
professionale. Tutti quei piccoli centri nei quali non era possibile istituire un corso
elementare completo, garantendo dunque solo tre classi, avrebbero invece offerto un
programma ridotto per tutte le materie di studio. Per quanto riguarda la composizione
delle classi, la separazione degli alunni per sesso si sarebbe effettuata quando il numero
dei ragazzi avrebbe consentito la duplicazione dei corsi (numero maggiore di 50
studenti).
Solo con la Legge Daneo - Credaro del 4 giugno 1911, n. 487, la scuola
elementare intraprese il percorso che la portò a diventare appannaggio dello stato,
rispondendo alle difficoltà di molti comuni nel provvedere alla scuola: mentre per gli
istituti dei capoluoghi di provincia e di circondario fu mantenuta la gestione comunale,
quelli delle altre realtà ricaddero sotto l’Amministrazione Scolastica Provinciale, organo
presieduto dal provveditore agli studi, alle dirette dipendenze del Ministro . Vennero
26istituiti i Circoli di Direzione Didattica e fu avviato, inoltre, un riordinamento delle
Tale riforma fu anticipata dalla Legge Sonnino del 1906 “Provvedimenti per le provincie meridionali, 26
per la Sicilia e per la Sardegna”, la quale consentì l’apertura di scuole elementari inferiori di terza classe rurale a carico dello Stato nelle nelle borgate con almeno 40 obbligati. Si veda Pruneri F., Pluriclassi,
scuole rurali e dei corsi popolari, concedendo, tra l’altro, a un maestro la possibilità di
tenere in orari diversi due sezioni di una stessa classe o due classi diverse.
Per assistere a un vero e proprio intervento complessivo dell’intero sistema
scolastico nazionale si dovette tuttavia attendere la riforma operata dal Ministro della
Pubblica Istruzione del governo Mussolini, Giovanni Gentile, nel 1923 .
27Burocratizzazione e scarsa autonomia a livello periferico furono i capisaldi
dell’intervento, che vide l’obbligo scolastico protratto fino al quattordicesimo anno di
età . La scuola elementare, unico corso comune per tutti gli allievi, fu portata da
28quattro a cinque anni e suddivisa in due cicli: uno inferiore (prima, seconda e terza
classe), con esame finale di promozione, e uno superiore (quarta e quinta classe,
sebbene molti comuni ne restarono privi), il quale doveva condurre l’alunno a sostenere
un esame finale di compimento. Fino alla Legge del 1 gennaio 1928, n. 8, alla quinta
classe ne seguivano una sesta, una settima e un’ottava. Erano queste classi relative a
corsi integrativi di avviamento professionale, rientrate, nel 1928, a far parte della Scuola
secondaria di avviamento professionale, staccate dunque dalla scuola primaria.
Alla Riforma del 1923 misero i ministri succeduti a Gentile. Nel 1931 venne
fondata l’Associazione fascista della scuola, nel 1937 la Gioventù Italiana del Littorio
(GIL), mentre nel 1939 le leggi razziali non mancarono di minare anche la vita
scolastica. Ancora, nel 1939, il ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai,
con l’intento di adeguare la scuola alle nuove esigenze del mercato del lavoro e della
politica assunta dal governo, emanò la Carta della Scuola : essa stabilì l’obbligo di
29frequentare la scuola materna (due anni) e la scuola elementare, suddivisa in urbana e
rurale, costituita da due cicli, triennale il primo, biennale il secondo, denominato Scuola
del lavoro.
Con la caduta del Fascismo e la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945,
anche le scuole dovettero fare i conti con la non facile situazione di ricostruzione, con
edifici distrutti o spesso occupati dagli sfollati e convertiti in dormitori e ancora
R.D. 1 ottobre 1923, n. 2185. 27
Sulla scuola durante il Fascismo si rimanda a Botteon F., Botteon L., Piccole italiane e balilla. 28
Strategie di persuasione alla scuola del duce, Istresco, Treviso 2002.
Approvata dal Gran Consiglio del Fascismo il 19 gennaio 1939. 29
l’esigenza di una riforma adeguata al nuovo sistema sociale e politico. La Costituzione
della Repubblica Italiana dichiarò una scuola “aperta a tutti, impartita per almeno otto
anni”, obbligatoria e gratuita (Art. 34). Per far fronte all’alto tasso di analfabetismo nel
1947, insieme alla ricostituzione dei Patronati Scolastici, fu istituita la Scuola Popolare
(Decreto Legislativo del Capo provvisorio dello Stato del 17 dicembre 1947, n. 1559),
diurna o serale, “presso le scuole elementari, le fabbriche, le aziende agricole, le
istituzioni per emigranti, le caserme, gli ospedali, le carceri e in ogni ambiente popolare,
specie in zone rurali, in cui se ne manifesti il bisogno” (art. 1).
Gli anni Cinquanta furono segnati da una mancanza di sostanziale riformismo,
nonostante l’avvio di quei cambiamenti sociali che segnarono l’Italia del secondo
dopoguerra. Da segnalare i nuovi Programmi della Scuola Elementare (DPR 14 giugno
1955, n. 503), emanati nel 1955 ad opera del ministro Ermini, ispirati ai principi
cattolici e alla pedagogia attivistica.
Nel 1962 l’obbligo scolastico venne portato fino ai quattordici anni di età, con
l’avviamento della scuola media unica . La scolarizzazione di massa fu così realmente
30avviata, insieme alla maggiore diffusione delle classi miste.
Legge del 31 dicembre 1962, n. 1859. 30
1.2 Il Museo della Scuola “A. Manzoni”
“I musei non sono un fine a se stessi, ma un mezzo al servizio dell’umanità” .
31Se ciò è valido per le collezioni d’arte, tanto più lo deve essere per quelle raccolte non
blasonate, che pretendono di conservare e salvare oggetti umili, ovvi, quotidiani al
punto da risultare invisibili. Quale altro senso avrebbe la vecchia lavagna scolorita dal
gesso e le serie di quaderni dalle grafie inesperte e dalle lettere sgrammaticate. Mai,
secondo la retorica classica visitata da critici e assicuratori, questi oggetti troverebbero
cittadinanza all’interno di un museo. Per intenderne l’invisibile significato dobbiamo
assumere tutta un’altra prospettiva, accostabile, a parere di chi scrive, a quella che
Vincenzo Padiglione definisce come poetica, riferendosi ai “piccoli etnografici musei”:
Poetiche delle buone maniere nei confronti dei cari e delle loro vite, delle cose
(minori), e delle narrazioni quotidiane; poetiche della nostalgia per paesaggi
perduti e ormai idealizzati, del riscatto o del risarcimento da parte di comunità
che hanno subito dalla storia esclusione .
32È vero, non abbiamo qui a che fare con testimonianze o voci di minoranze, residuali,
zone marginali o periferie umane. Abbiamo però a che fare con l’infanzia, quell’età
rapida e inconsapevole, fragile, sulla quale ricadono politiche ideologiche volte a creare
i nuovi cittadini. E sono proprio i bambini i produttori e i fruitori di quegli oggetti che
all’interno del museo diventano sedimenti di ricordi e veicoli di contatti. Narrazioni
individuali che si fanno collettive, storie passate ma che, a ben guardare, mostrano
sempre in sé immagini del futuro.
I musei della scuola e i musei dell’educazione sono in Italia di istituzione
relativamente recente: è a partire dalla metà degli anni Ottanta del XX secolo che anche
nel nostro paese ha cominciato a mostrarsi la volontà di tutelare e valorizzare un
Wittlin A., Museums: in search of a useable future, MIT Press, Cambridge 1970. 31
Padiglione V., Poetiche dal museo etnografico, Editrice La Mandragola, Imola 2010, p. 14. 32
patrimonio “a grave rischio dispersione” , e ormai residuale, quale è quello custodito
33dalle scuole .
34Per questo, dopo troppi anni di dispersione e noncuranza, è necessaria una
“Poetica delle buone maniere”. Proprio come quelle che hanno accompagnato la nascita
del Museo della Scuola “A. Manzoni” di Parabiago, che hanno condotto cumuli di
oggetti a salvarsi dall’abbandono per prendere la strada della valorizzazione. Siamo nel
1991 quando, fresca di nuova nomina, la direttrice Gottardi cominciò a realizzare come
nei seminterrati della “sua” scuola giacessero coperti da polvere (ma tutto sommato
miracolosamente) oggetti, strumenti didattici, testimonianze della scuola del passato.
Erano tutti lì, nella cosiddetta “Aula Ricerche”: oggetti dagli usi e epoche diverse. Tra le
cantine dell’ala laterale, inoltre, accanto alla “vecchia palestrina”, dove pare che
nemmeno i bidelli volessero più entrare per via delle condizioni malsane , al di là di
35una porta chiusa a chiave e ostruita dalle dismesse attrezzature ginniche, versavano in
condizioni non certo ottimali i documenti più antichi dell’archivio scolastico: registri,
carte contabili impacchettate, accatastati tra l’umidità, residui di macerie e minuscole
docce che tra gli anni 1930 e 1940 erano servite per percorsi di igienizzazione e
aerosolterapie.
Il tutto è stato letteralmente riportato alla luce, ripulito, curato, inventariato,
mentre i lavori di ristrutturazione bonificavano l’intero spazio del seminterrato,
riscoprendo le sue originali volte a botte dai mattoni rossi. Un lavoro impegnativo e
meticoloso, che ha raccolto i suoi frutti il 22 maggio del 2010 con l’inaugurazione del
Museo della Scuola “A. Manzoni”: un museo che fin dalla sua fase progettuale ha
riscosso l’interesse e l’entusiasmo del Comune di Parabiago stesso, tanto da essere
Meda J., Musei della scuola e dell’educazione. Ipotesi progettuale per una sistematizzazione delle 33
iniziative di raccolta dei beni culturali delle scuole, History of Education & Children’s Literature», V, 2,
2010, p. 489.
Nel luglio 2010 ICOM Italia ha istituito una Commissione sui musei della scuola, mentre il Centro di 34
documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia dell’Università
degli Studi di Macerata, nato nel 2004, ha avviato un progetto volto a realizzare una rete nazionale dei musei della scuola e dell’educazione con la finalità di valorizzazione. All’indirizzo http://www.unimc.it/ cescom/it/openmuse/schede-censimento è possibile consultare le schede di censimento delle diverse realtà aderenti al progetto (tra cui li Museo della Scuola “A. Manzoni”). Si segnala, infine, l’attività svolta dalla SIPSE: Società Italiana Per Lo studio del Patrimonio Storico-Educativo: http://www.sipse.eu/
Caggio F., De Polo R., Gottardi A., Maggio è un bel mese per la prima classe, opera cit., p. 11. 35
riconosciuto come museo civico, e ricavato entro quello stesso seminterrato dell’edificio
scolastico fino a pochi anni prima dismesso:
Quale altro luogo più pregnante di significati, se non quel sotterraneo? Così come
in passato la “vecchia cantina” si è prestata a offrire rifugio dai pericoli di
distruzione della guerra, ancora oggi le si potrà affidare il compito di fornire
“riparo”, restituendole l’antica funzione di saper “mettere in salvo” quegli stessi
bambini e quegli stessi maestri che oggi continuano a vivere e a parlarci
attraverso le pagine dei registri e le testimonianze degli oggetti. […] Nel cuore
più antico dell’edificio, nelle fondamenta, quasi a voler significare che lì
affondano le radici dell’Istituzione, lì è racchiuso ciò che, simbolicamente,
rappresenta il vero “forziere” della scuola, ciò che custodisce memoria e
sapienza .
36Il patrimonio conservato è assolutamente eterogeneo e investe tutto l’arco del XX
secolo. Se seguiamo le classificazioni proposte dal Prof. Juri Meda per descrivere ciò
37che con più frequenza si ritrova nei musei scolastici, ci accorgiamo che ognuna di essa
viene rappresentata:
-
Beni Librari: sussidiari, libri di testo dalla vecchia bibliotechina scolastica.
-
Beni archivistici, rappresentati da documenti amministrativi, Registri di classe,
Registri degli esami e degli scrutini, pagelle.
-
Beni architettonici: l’edificio della scuola.
-
Beni artistici: rientra entro questa categoria il rilievo dello scultore Adolfo Wiltd
raffigurante il volto di Maria (ritaglio dell’opera Maria dà luce ai pargoli cristiani)
donato dai famigliari dell’artista, scomparso nel 1931, alla scuola di Ravello nel
1932 .
38-
Beni didattici, a loro volta suddivisi in beni musicali: e qui troviamo il vecchio
pianoforte; beni scientifici/tecnologici o naturalistici: i rappresentanti di questa
categoria abbondano e variano dai primi apparecchi radio, proiettori per filmine,
animali impagliati o in gesso, tavole anatomiche e plastici dei vari organi per lo
Ivi, pp. 14-15. 36
Meda J., Musei della scuola e dell’educazione. op. cit. 37
Come leggiamo all’interno delle cronache di vita della scuola dei registri R.38-b; R.52-k. 38
studio del corpo umano, erbari, campioni di tessuto, fino ad un elegante tellurio con il
porta lumino in vetro blu.
-
Beni matematici/geometrici: pallottolieri, abachi.
-
Beni geografici: globi, carte geografiche.
-
Beni ginnici: sono annoverati in questa categoria gli attrezzi utilizzati nell’ambito
dell’educazione fisica (clave, cerchi, cavallina).
-
Beni pedagogici: alfabeti, quaderni con esercizi di scrittura.
-
Beni materiali: banchi, cartelle, articoli di cancelleria, la piccola bilancia Béranger,
attrezzatura di primo soccorso, la cassetta di legno con le fedelissime riproduzioni di
quegli ordigni bellici che era importante i bambini imparassero a non raccogliere tra i
campi .
39Di alcuni di tali oggetti si trova menzione all’interno dei documenti e dei
registri, il che permette di stabilire connessioni, diverse narrazioni semantiche e
intendere le intenzioni d’uso che ne hanno spinto l’acquisto. Per riportare un esempio,
nel registro della classe quinta mista della Scuola di Villastanza, dell’anno scolastico
1939-40, la maestra Emilia, annota:
8-2-40
Dovendo tenere ai miei scolari un ciclo di lezioni sulle fibre tessili mi permetto di
chiedere al “linificio e canapificio Nazionale” di Milano dei campioni di lino e
canapa. Aspettiamo con ansia per vedere se saremo accontentati.
E prosegue, il giorno 17 febbraio:
Il “linificio e canapificio Nazionale” m’invia tre scatole complete di campioni di
filati di lino e canapa, dal fusto al tessuto. Faccio rispondere dagli scolari una
lettera di ringraziamento per il loro puntuale e gentile invio .
40Le tre scatole, corredate dal loro contenuto, sono state rinvenute tra gli oggetti depositati
nel seminterrato, ancora in ottime condizioni, e presentate dunque all’interno del museo.
Il percorso espositivo è stato pensato dalla Dott.ssa Gottardi, dal Dott. Francesco
Caggio, pedagogista e dirigente nei Servizi Educativi del Comune di Milano e dalla
Dott.ssa Laura Marazzi, insegnante di arte. Per quanto concerne il materiale
Per una presentazione del museo si rinvia al sito http://www.museodellascuolaparabiago.it. 39
Parabiago, Museo della Scuola, Registro di classe R.55-j. Villastanza, A.S. 1939-40, classe quinta 40
archivistico, inizialmente solo i registri più vecchi, quelli prodotti dal 1900 al 1920, vi
entrarono a far parte, divisi per anno scolastico, avvolti da fascette di lino bianco e
chiusi entro armadi dalle ante in vetro. I volumi prodotti dal 1920 fino al 1949,
condizionati entro scatole di cartone, furono collocati nell’ufficio della Direzione, quelli
prodotti a partire dal 1950, in armadi blindati posti al primo piano dell’edificio
scolastico. Attualmente, a seguito dell’intervento archivistico svolto tra gennaio e luglio
2019 (di cui si dirà in seguito), anche i registri di classe prodotti dal 1920 al 1970 sono
stati collocati negli spazi adibiti a museo.
Museo della Scuola “A. Manzoni”. Fotografie tratta dal sito: http://www.sipse.eu/wp-content/uploads/2018/03/Museo-della-scuola-di-Parabiago-5.jpg
Museo della Scuola “A. Manzoni”. Fotografia di A. Bitto
Museo della Scuola “A. Manzoni”. Fotografia tratta da: http:// www.sipse.eu/2018/03/21/le-cantine-dellistituto-manzoni- parabiago-deposito-museo-civico-della-scuola/museo-della-scuola-di-parabiago-5/#main
C
apitolo secondo
L’ARCHIVIO SCOLASTICO
2.1 L’Archivio Scolastico, normativa
Se i sussidi didattici, insieme a tutti quegli oggetti d’uso gravitanti attorno
l’attività scolastica, sono stati, come si è detto, fino a non molto tempo fa dismessi,
eliminati o al più dimenticati entro locali di second’ordine, non si può certo consolarsi
rivolgendo l’attenzione ai documenti costitutivi gli archivi scolastici. Soprattutto a
partire dal secondo Dopoguerra , gran parte del materiale documentario giacente nelle
41scuole è andato scartato e distrutto. Non fu considerato il valore di fonte storica
detenuto da tali carte, né la storia dell’Istituzione scolastica venne riconosciuta come
potenziale argomento di indagine e ricerca.
Solo verso la fine degli anni 1970 ha cominciato a imporsi un nuovo
orientamento storiografico che ha portato alla luce l’esigenza di un “contatto diretto con
la materia prima documentaria sedimentatasi nel lungo periodo dal fare scuola in
Italia” . Fondamentale sarebbe stata la determinazione della strettissima connessione
42tra la scuola e il contesto sociale nella quale essa ha operato ; determinazione che ha
43Si veda C. Salmini, Storia dell’istruzione e della cultura attraverso gli archivi delle scuole; quale ruolo 41
per le Commissioni di sorveglianza, in Tatò G. (a cura di), La lavagna nera. Le fonti per la storia dell’istruzione nel Friuli-Venezia Giulia, atti del convegno Trieste-Udine, 24-25 novembre 1995, ANAI,
Trieste 1995, p. 175.
Klein F., Gli archivi della scuola, in Popolazione e storia, vol. 2, N. 2, 2001. 42
Nardelli D. R., Gli archivi scolastici tra ricerca e didattica, in Sega. M. T. (a cura di), La scuola fa la 43
portato l’archivio scolastico a rivestire un ruolo imprescindibile per lo studio della
didattica come della società. Così, quei vecchi registri, i quaderni, i testi degli esami
(ossia quei documenti il più delle volte scartati dalle scuole stesse) sono giunti ad
assumere il valore di fonte “rara e labile” che qualunque studioso di storia
dell’istruzione si augura di poter incontrare durante la propria ricerca .
44Le disposizioni regolamentari attualmente in vigore in materia di autonomia
delle Istituzioni Scolastiche (D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275) hanno conferito personalità
giuridica alle scuole ed esteso a tutti gli istituti la natura di Ente Pubblico. Da ciò
consegue che ogni soggetto scolastico è tenuto a rispettare i medesimi obblighi previsti
per gli Enti Pubblici in materia di archivi, espressi dal Decreto Legislativo del 22
gennaio 2004, n. 42: Codice dei beni culturali e del paesaggio. Secondo l’articolo 10, c.
2-b di tale Codice, gli archivi delle Istituzioni Scolastiche sono classificabili come beni
culturali fin dalla loro origine, ricadendo pertanto sotto la vigilanza della
Soprintendenza archivistica competente sul territorio per tutte le fasi di esistenza
dell’archivio: deposito, corrente, storico (gli archivi delle scuole elementari, fino al
settembre 2001, erano posti sotto la vigilanza delle Commissioni di Sorveglianza
istituite presso i Provveditorati agli Studi, ai sensi della Legge sugli archivi - D.P.R. 30
settembre 1963, n. 1409. Il D.Lgs del 29 ottobre 1999, n. 490, agli articoli 40, c. 1 e 21,
c. 5 del Testo Unico delle disposizioni in materia di beni culturali e ambientali,
obbligava ogni scuola a produrre in modo ordinato il proprio archivio corrente e a
conservare gli archivi posseduti). Citando le Linee guida per gli archivi delle istituzioni
scolastiche elaborate dalla Direzione Generale per gli Archivi, infatti,
lo scopo della conservazione è di tutelare i diritti dell’istituzione, quelli del
personale stabilmente o temporaneamente in servizio, quelli degli allievi e quelli
dei cittadini titolari di interessi legittimi, e di consentire la ricerca storica. Gli
archivi scolastici costituiscono un patrimonio archivistico di insostituibile valore
poiché conservano la memoria dell’attività didattica nelle sue più specifiche
Si veda C. Salmini, Storia dell’istruzione e della cultura attraverso gli archivi delle scuole, op. citata. 44
articolazioni ed al contempo consentono di ricostruire la storia culturale e sociale
dell’istruzione pubblica italiana sia in ambito locale sia nazionale .
45Ritornando dunque alla realtà della Scuola “A. Manzoni” di Parabiago,
possiamo constatare come tale materiale tanto spesso soggetto a distruzione e
dispersione, si sia per lo più fortunatamente (forse più per dimenticanza che per
coscienza) conservato. Nella sua sezione storica, l’archivio scolastico si costituisce delle
carte prodotte dalle Scuole Elementari del Circolo di Parabiago, comprendenti le scuole
nei Comuni di Parabiago e frazioni, Canegrate, Pregnana, Rescaldina, Vanzago, San
Giorgio su Legnano, San Vittore Olona, Cerro Maggiore). L’archivio è conservato in
buste contenenti documentazione amministrativa, circolari e corrispondenza a partire
46dal 1946 (le carte precedenti tale data, conservate presso l’Archivio comunale di
Parabiago, sono andate purtroppo in gran parte perdute); Registri di classe; Registri
degli scrutini e degli esami a partire dal 1900.
Come ogni archivio, anche quello scolastico rispecchia l’attività dell’ente che lo ha
prodotto nel corso del tempo . Esso è quindi composto da un numero consistente di
47tipologie di documenti: documentazione ricevuta, registri di varia natura, certificati e
attestati di studio, libretti e fascicoli degli alunni, diplomi, fascicoli del personale
docente, circolari e disposizioni, documenti relativi al patronato scolastico, verbali delle
amministrazioni , ecc. (patrimonio documentario la cui archiviazione deve
48necessariamente seguire un particolare titolario - il Titulus scuola - per la corretta
gestione e conservazione degli archivi degli istituti scolastici italiani).
A seguito del lavoro di inventariazione e ricollocazione eseguito tra i mesi di
gennaio e luglio del 2019, su disposizioni della direzione scolastica, si è proceduto con
Ministero dei beni e delle attività culturali. Direzione Generale per gli Archivi, Servizio II - Tutela e 45
conservazione del patrimonio archivistico, Linee guida per gli archivi delle istituzioni scolastiche, cit. p. 1. http://www.archivi.beniculturali.it/index.php/cosa-facciamo/progetti-di-tutela/progetti-conclusi/item/ 556-archivi-delle-scuole.
Si intende per busta il contenitore di cartone atto a conservare i fascicoli. 46
Ci si richiama alla riflessione di Claudio Pavone, il quale sostiene che l’archivio rispecchia il modo con 47
cui l’istituto organizza la propria memoria. Cfr., Pavone C., Ma e poi tanto pacifico che l'archivio
rispecchi l'istituto?, in Rassegna degli Archivi di Stato, 1, 1970, cit. p. 147.
Cfr., Marendino D., Poveri ma belli. Gli archivi delle scuola: un vademecuum, Laboratorio stampa 48
il depositare all’interno dei locali del Museo della Scuola i documenti più antichi, così
da custodire in un unico luogo gli oggetti e le carte relativi a uno stesso arco di tempo.
Si tratta della serie Registri degli Esami e degli Scrutini, costituita da 18 buste per un
totale di 264 registri che coprono gli anni dal 1900 al 1928, e della serie Registri di
Classe, conservati in 111 buste in cartone più 27 blocchi di registri condizionati entro
fascette di lino ed esposti nel percorso museale (come si è precedentemente anticipato).
Tali registri investono gli anni dal 1900 al 1970 e sono relativi alle Scuole Elementari di
Parabiago, frazioni di San Lorenzo, Villastanza, Ravello, Tiracoda/Villapia.
2.2 I Registri di Classe
L’attenzione verrà in questa sede concentrata sui Registri di Classe: i documenti
più ricchi di informazioni e dati utili a studi di svariata natura, storici o sociologici. A
essere annotati, infatti, non sono solo elenchi di nomi di alunni, giudizi e assenze: nei
“Giornali di classe” delle scuole elementari (denominati “Registri di classe” a partire dal
1945) si ritrova una molteplicità di informazioni a partire dalle quali è possibile
ricostruire il contesto sociale, i metodi di insegnamento ed educazione, elementi della
storia locale nella quale si riflette la cosiddetta grande storia.
Troviamo innanzitutto notizie statistiche (numero degli alunni iscritti, numero
degli alunni bocciati, rimandati e promossi, giorni di scuola, ecc.), l’elenco degli alunni
con relative informazioni famigliari: condizione della famiglia, professione dei padri e,
talvolta, delle madri, anno di vaccinazione, assistenza scolastica (dal 1913), fino a
puntuali osservazioni sul carattere, sui castighi e l’attitudine allo studio mostrata dai
singoli alunni . Ancora, notizie relative agli insegnanti, con l’ammontare dello
49stipendio, allo svolgimento mensile dei programmi didattici, le qualifiche degli alunni,
il registro degli scrutini o esami finali (dal 1913), la nota delle assenze.
Per una descrizione dettagliata delle informazioni presenti nei registri adottati dalle Scuole Elementari 49
Con il Regio Decreto del 30 aprile 1924, n. 965, il registro di classe la
compilazione del registro di classe diviene un obbligo per professori e maestri: “ogni
professore deve tenere diligentemente il giornale di classe, sul quale egli registra
progressivamente, senza segni crittografici, i voti di profitto, la materia spiegata, gli
esercizi assegnati e corretti, le assenze e le mancanze degli alunni” .
50A partire dall’anno scolastico 1928-29, una parte dei registri è dedicata alle
annotazioni relative alla vita della scuola: la Relazione finale dell’insegnante le
Cronache e osservazioni dell’insegnante sulla vita della scuola, evoluzione del diario o
giornale di classe compilato dai maestri elementari dalla fine del XIX secolo per
annotare le lezioni giornaliere e il loro svolgimento . Inizialmente alla Cronaca sono
51dedicate alcune pagine finali del registro scolastico. Dal 1946 al 1948 essa trova spazio
nella stessa metà pagina del Piano mensile delle lezioni mentre, dal 1848 al 1852, torna
a occupare pagine intere di registro. Infine, dal 1953, troviamo nuovamente la cronaca
insieme al Piano mensile delle lezioni.
Sono queste narrazioni che nella maggior parte dei casi esulano dalla mera
registrazione dell’andamento del programma per trasformarsi in veri e propri racconti e
riflessioni nei quali leggere le emozioni, le aspettative, le retoriche, la propaganda,
l’evolversi del rapporto tra maestro e alunni, tra scuola e società, tra la società e il clero,
gli accadimenti e le celebrazioni. Troviamo, all’interno dei registri dell’anno scolastico
1939-40, alcune indicazioni tratte dai Chiarimenti circa le norme regolamentari per
l’applicazione del T.U. del 5 febbraio 1928, n. 577 , che ben esplicano il valore delle
52cronache e la loro funzione, anche come fonte documentaria:
È inutile dire che la Cronaca della Scuola non deve mai ridursi ad una raccolta di
componimenti sugli avvenimenti principali della vita scolastica durante l’anno;
deve essere cronaca, perciò viva ma sobria, e tale che anche a distanza di anni si
possa rileggere con utilità e soddisfazione. Nell’avvenire la raccolta delle
Regio Decreto 30 aprile 1924, n. 965, art. 41. 50
Gori E., La documentazione e la scuola di qualità, Le Lettere, Firenze 2008. 51
R.D. 5 febbraio 1928, n. 577. Approvazione del Testo Unico delle leggi e delle norme giuridiche, 52
emanate in virtù' dell'art. 1, n. 3, della Legge 31 gennaio 1926, n. 100, sulla istruzione elementare, post-elementare, e sulle sue opere di integrazione.
cronache annuali di una scuola potrà dare preziosi elementi per ricostruire le
vicende dell’attività educativa di ogni Comune d’Italia.
Oggi possiamo così attingere a fonti nelle quali è possibile rintracciare l’eco di
avvenimenti culturali e politici, in cui la voce del maestro si mescola con quella della
scuola, dei bambini e della società, nei quali la scuola si riappropria del suo significato
più profondo e umano che ne fa il terreno di coltura dell’esistenza dei suoi protagonisti
nel mondo.
Lunedì 29. Triste giornata oggi. È morta la Rosa Moroni, undicenne, una delle
migliori fra le mie alunne di quarta. Ed è morta in pochi giorni senza che il
medico comprendesse di che male soffrisse. L’ultimo giorno in cui l’ebbi a scuola,
10 giorni fa, si lamentò con me di un dolore allo stomaco sopravvenutole dal
mattino dopo un vomito; la esortai a farsi visitare se non le fosse cessato. Il
dottore fu chiamato ma si fece attendere tre giorni e disse trattarsi d’una leggera
bronchite. Stanotte s’è aggravata e stamane ebbe ripetuti sbocchi o vomiti di
sangue. Il dottore parlò di ulcera e propose di mandarla all’ospedale. Troppo
tardi, a mezzogiorno spirava completamente cosciente, povero angelo. Quando
accorsi al suo capezzale pochi minuti prima della morte, ebbe ancora la forza di
sorridere, riconoscendomi, di salutarmi e dirmi che non soffriva, e cinque minuti
dopo non era più. Sono rimasta sconvolta. Era la maggiore di 6 fratellini .
534 Marzo
La stufa nella mia aula è completamente spenta per mancanza di legna; fuori
nevica e noi in classe abbiamo un grado, i bambini hanno le mani gelate dal
freddo e di conseguenza non stanno fermi nei banchi e non prestano attenzione .
Io a stento riesco ad usare il gesso per scrivere alla lavagna .
54Parabiago, Museo della Scuola, Registro di classe R.31-f/g. San Lorenzo, A.S. 1928-29, classi terza e 53
quarta miste. Maestra Rachele Dovera.
Parabiago, Museo della Scuola, Registro di classe R.73-v. Villastanza A.S. 1945-46, classe terza mista. 54
Sezione del Museo della Scuola dedicata alla conservazione dei registri di classe. Fotografia di A. Bitto
Registro giornaliero delle Scuole elementari del comune di
Parabiago, A.S. 1900-01, classe 1 maschile, insegnante: Giuseppina
Giornale della classe delle Scuole elementari del comune di Parabiago, frazione di Villastanza, A.S. 1939-40, classe 5 mista,
Fotografia di classe, A.S. 1940-41, con il maestro Terreni Felice
Frontespizio del Giornale della classe. Scuole elementari del comune di Parabiago, A.S. 1940-41 (R.57-g)
Pagina di cronaca di vita della scuola, dal Giornale della classe delle Scuole elementari del comune di Parabiago,
A.S. 1930-31, classe 3 maschile, sez. B, insegnante: Maria Donesana (R. 34-g)
2.3 L’intervento archivistico
Tra i mesi di gennaio e febbraio 2019 e giugno - agosto 2019, per iniziativa
dell’allora Direttrice Gottardi, si è svolto un lavoro di schedatura dei Registri di Classe
posseduti dall’Istituto A. Manzoni . A fondamento del progetto il desiderio di agevolare
55il reperimento dei documenti e la relativa consultazione, delineando inoltre un sistema
di reperimento informativo di alcuni dati (di cui si tratterà in seguito) contenuti
all’interno dei documenti.
La Serie dei Registri di classe è composta da documenti prodotti a partire
dall’anno scolastico 1900-1901 ed è tuttora aperta. L’intervento ha tuttavia interessato
esclusivamente i Registri storici. L'archivio storico, secondo il D.Lgs 42/2004 (art. 30
c.4) è costituito dai documenti relativi agli affari esauriti da oltre quaranta anni. Si è
tuttavia ritenuto di limitare l’intervento archivistico ai volumi prodotti dalle origini fino
all’anno scolastico 1969-1970. La scelta di tale cesura cronologica è stata dettata dalla
volontà di concentrare gli sforzi sui documenti più antichi, testimonianza di anni densi
di cambiamenti e profonde rivoluzioni sociali ed educative per il Paese: le due guerre
mondiali, gli anni del regime, la sua caduta e il passaggio alla Repubblica, e ancora la
ricostruzione e gli anni 1950, le riforme e la laicizzazione del sistema scolastico degli
anni 1960. Tutti i registri provengono dalle Scuole Elementari del Circolo di Parabiago,
comprendente i plessi di Parabiago, San Lorenzo, Villastanza, Ravello, Villapia/
Tiracoda.
I volumi, precedentemente conservati presso tre diverse soluzioni (il Museo
della Scuola, per la sezione più antica: 1900-1927; la Dirigenza, dal 1928 al 1950; gli
armadi blindati 01 e 02 dell’Archivio scolastico, dal 1951 in avanti), sono stati radunati,
come si è già anticipato, entro un’unica sede costituita dai locali del Museo della
Scuola.
I registri più antichi, dal 1900 al 1927, sono stati schedati e mantenuti negli
armadi-vetrina che costituiscono il percorso espositivo del museo, raccolti entro fascette
Si riporta in appendice l’inventario completo. 55