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- Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

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Academic year: 2021

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Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia 2015;41:291

editoriale

291

Andrea Piccioli Direttore Scientifico

Scrivere l’editoriale di un numero del GIOT che porta in copertina un logo “pesan-te” come quello del 100° Congresso Nazionale della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, non è facile. Ci proviamo partendo dal Focus in cui abbiamo voluto scattare una foto del nostro mondo lavorativo. L’idea mi è venuta durante un viaggio di lavoro negli Stati Uniti, cercando qualcosa da leggere per passare il tempo tra un volo e l’altro, l’occhio mi è caduto sulla copertina della rivista “Time”, la foto e il titolo del reportage erano estremamente accattivanti: “What it’s like to be a cop in America”.

Ho subito pensato che l’idea fosse trasferibile e abbiamo immediatamente messo in piedi un sondaggio on line anonimo che ha avuto un successo incredibile, ben oltre le aspettative, coinvolgendo quasi 700 soci in circa 15 giorni!

Ne esce un quadro che rispecchia l’oggi con molta chiarezza: l’età innanzitutto, la maggioranza delle risposte è arrivata da colleghi che hanno un’età compresa tra i 50 e i 60 anni, poi la grande passione, il sogno della gioventù di diventare orto-pedico per la stragrande maggioranza dei soci che rimane anche oggi comunque una passione per molti, solo divisi da una voglia di “fuga” verso altri Paesi. Le pro-blematiche legate al contenzioso e alla medicina difensiva sono chiarissime, così come la sostanziale permanenza in uno status di professionisti chiamati, molto più che in altre branche chirurgiche, a saper fare e dover fare “tutto”. Infine il dato più significativo e importante: la grande maggioranza ha espresso la soddisfazione di essere un ortopedico, dandoci ancora una volta la dimensione della passione che anima colleghi giovani e soprattutto meno giovani e che probabilmente è il motore per continuare e per superare le tante difficoltà quotidiane di un momento e di un Paese difficile.

Abbiamo voluto integrare il sondaggio con l’opinione di colleghi: universitari, ospe-dalieri, liberi professionisti, giovani rampanti e vecchi maestri; ne esce uno spac-cato del nostro “mondo”, un piccolo confronto fra generazioni e modi diversi di va-lutare cosa significa essere ortopedico in Italia oggi. Una carrellata di risposte che abbiamo apprezzato, che ci hanno divertito e fatto riflettere, mostrando quanto in-teressante possa essere il confronto tra le diverse anime della nostra professione. È un fascicolo del GIOT che contiene articoli originali e di aggiornamento interes-santi, con autori importanti che stanno tornando a scrivere per la nostra rivista, primo fra tutti Max Morandi, ma insieme a lui tanti altri che arricchiscono questo volume con l’esperienza del loro lavoro e delle loro Scuole. Fra i tanti articoli vi se-gnalo quello estremamente didattico e utilissimo della scuola di Rodolfo Capanna sulle biopsie in oncologia del sistema muscolo-scheletrico e le due Borse di Studio SIOT, lavori basati su ricerche che avrebbero trovato spazio in qualsiasi grande rivista in lingua inglese. Infine il “regalo” di Luigi Romanini e Nunzio Spina sui 100 Congressi SIOT, tra numeri e curiosità.

Abbiamo cercato di fare un numero denso, stimolante, scientificamente e cultu-ralmente vario, con quelle caratteristiche di journal, ma anche di magazine che ci eravamo proposti fin dall’inizio, un omaggio a tutti voi che ci leggete con piacere e spero con interesse.

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