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I territori culturali in Italia. Geografia e valorizzazione turistica (di Stefania Mangano)

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FrancoAngeli

CXXVI – Fasc. 3 – settembre 2019

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RIVISTA GEOGRAFICA

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RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA

Annata CXXVI – Fasc. 3 – settembre 2019

22,00 (i.i.)

R150.2019.3 ISSN 1828-1990

A

RTICOLI

D. de Vincenzo, Light tight oil (LTO) e nuova geografia del petrolio statunitense – Light tight oil (LTO) and

new geography of United States oil

S. Bonati, L. Portinaro, Storie di una rua tra alluvione, riqualificazione e gentrificazione. Il caso della zona

velha di Funchal – Storytellings of a “rua” between flood, regeneration and gentrification. The case of the “zona velha” in Funchal

S. Cerutti, Geografie perdute, storie ritrovate: percorsi di partecipazione e sviluppo locale nelle Terre di Mezzo –

Lost geographies, rediscovered stories: participation and local development in the “Terre di mezzo” (Middle Lands)

S. De Falco, Una riflessione sulla dicotomia urbano-suburbano tra anacronismo e persistente attualità, in

relazio-ne ai determinanti (sovra)turismo e innovaziorelazio-ne. I casi studio di Verelazio-nezia e Napoli Est – A reflection on the urban-suburban dichotomy between anachronism and persistent actuality, in relation to the determinants overtourism and innovation. The case studies of Venice and East Naples

I

NFORMAZIONE BIBLIOGRAFICA

M. Vegetti, L’ invenzione del globo. Spazio, potere, comunicazione nell’epoca dell’aria (A. Turco) – LaGeS – Laboratorio di Geografia sociale, Università di Firenze, Bamiyan Strategic Master Plan (A. Pase) – A. De Rossi (a cura di), Riabitare l’Italia. Le aree interne tra abbandoni e riconquiste (M. Puttilli) – S. Mangano, I territori culturali in Italia. Geograf ia e valorizzazione turistica (M. Ronza) – S. Bifolco, F. Ronca, Cartograf ia e topograf ia italiana del XVI secolo. Catalogo ragionato delle opere a stampa (L. Rombai) – M. Varotto, Montagne del Novecento. Il volto della modernità nelle Alpi e Prealpi venete (M. Meini).

PUBBLICATA DALLA SOCIETÀ DI STUDI GEOGRAFICI

FrancoAngeli

La passione per le conoscenze

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Rivista geografica italiana

Trimestrale pubblicato dalla Società di Studi Geografici sotto gli auspici del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Società di Studi Geografici

fondata nel 1896 Via S. Gallo 10 – 50129 Firenze

Consiglio direttivo per il triennio 2019-2021: Egidio Dansero (presidente), Fabio Amato, Cristina Capineri (segretaria), Domenico de Vincenzo, Francesco Dini, Michela Lazzeroni, Mirella Loda (vicepresidente, bibliotecaria), Monica Meini, Andrea Pase, Filippo Randelli (tesoriere), Bruno Vecchio. Il Consiglio esercita funzioni di orientamento nei riguardi dell’indirizzo generale della Rivista geografica italiana.

Revisori dei conti: Anna Guarducci, Monica Meini.

Segreteria: via S. Gallo 10, 50129 Firenze, tel. 055 2757956, email: info@societastudigeografici.it, www.societastudigeografici.it.

Quota di associazione per il 2019 con diritto a ricevere la Rivista euro 50,00 (online), euro 80,00 (cartaceo); Enti, Società nomi collettivi euro 70,00 (online), euro 100,00 (cartaceo). I Soci debbono versare le quote esclusivamente alla Società, servendosi del c.c.p. 17964503 intestato alla Società stessa, oppure di c/c bancario: Cassa di Risparmio di Firenze, Sede, Via M. Bufalini 4, 50122 Firenze; IBAN: IT07U0306902887100000003634; SWIFT: BCITITMM.

Rivista geografica italiana

Direzione e redazione: Dipartimento Sagas, via S. Gallo 10 – 50129 Firenze – Tel. 055 2757956.

Direzione: Bruno Vecchio (direttore responsabile), Leonardo Rombai (condirettore).

Redazione: Silvia Aru, Sara Bonati, Filippo Celata (redattore capo), Francesco Dini, Anna Guarducci, Matteo Puttilli (coordinatore recensioni), Chiara Rabbiosi, Patrizia Romei.

Comitato scientifico: John A. Agnew (Univ. of California, Los Angeles, CA), Horacio Capel Saez (Univ. de Barcelona), Alberto Carton (Univ. di Padova), Berardo Cori (Univ. di Pisa), Gisella Cortesi (Univ. di Pisa), Giuseppe Dematteis (Politecnico di Torino), Pierpaolo Faggi (Univ. di Padova), Franco Farinelli (Univ. di Bologna), Paolo Roberto Federici (Univ. di Pisa), Maria Dolors Garcia Ramon (Univ. Autonoma de Barcelona), Vincenzo Guarrasi (Univ. di Palermo), Russell King (Univ. of Sussex, Brighton), Piergiorgio Landini (Univ. “Gabriele D’Annunzio”, Chieti-Pescara), Elio Manzi (Univ. di Palermo), Claudio Minca (Macquarie University, Sydney), Julian Minghi (Univ. of South Carolina, Columbia), Rolf Monheim (Univ. Bayreuth), Denise Pumain (Univ. Paris 1, Panthéon-Sorbonne), Claude Raffestin (Univ. de Genève), Andrés Rodrigues-Pose (London School of Economics), Vittorio Ruggiero (Univ. di Catania), Paola Sereno (Univ. di Torino), Claudio Smiraglia (Univ. di Milano), Ola Söderström (Univ. de Neuchâtel), David E. Sugden (Univ. of Edinburgh), Maria Tinacci Mossello (Univ. di Firenze).

Gli articoli inviati vengono sottoposti alla valutazione anonima di almeno due referee (double blind peer review process), scelti sulla base di competenze specifiche.

La rivista è in fascia A per l’Anvur nel settore disciplinare B1 – Geografia, area 11.

Rivista geografica italiana è indicizzata in: Catalogo italiano dei periodici/Acnp, Cnrs, Ebsco Discovery Service, Elsevier/Scopus, Essper, Google Scholar, JournalSeek, ProQuest Summon, Torrossa – Casalini Full Text Platform.

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Rivista geografica italiana, CXXVI, Fasc. 3, settembre 2019

RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA

Articoli

Domenico de Vincenzo

Light tight oil (LTO) e nuova geografia del petrolio statunitense – Light tight oil (LTO) and new geography of United States oil

Sara Bonati, Laura Portinaro

Storie di una rua tra alluvione, riqualificazione e gentrificazione. Il caso della zona velha di Funchal – Storytellings of a “rua” between

flood, regeneration and gentrification. The case of the “zona velha” in Funchal

Stefania Cerutti

Geografie perdute, storie ritrovate: percorsi di partecipazione e sviluppo locale nelle Terre di Mezzo – Lost geographies, rediscovered stories:

participation and local development in the “Terre di mezzo” (Middle Lands)

Stefano De Falco

Una riflessione sulla dicotomia urbano-suburbano tra anacronismo e persistente attualità, in relazione ai determinanti (sovra)turismo e innovazione. I casi studio di Venezia e Napoli Est – A reflection on

the urban-suburban dichotomy between anachronism and persistent actuality, in relation to the determinants overtourism and innovation. The case studies of Venice and East Naples

pag. 5 » 33 » 57 » 81

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Rivista geografica italiana, CXXVI, Fasc. 3, settembre 2019

Informazione bibliografica

Matteo Vegetti, L’invenzione del globo. Spazio, potere, comunicazione

nell’epoca dell’aria (Angelo Turco) – LaGeS – Laboratorio di Geografia

sociale, Università di Firenze, Bamiyan Strategic Master Plan (Andrea Pase) – Antonio De Rossi (a cura di), Riabitare l’Italia. Le aree interne

tra abbandoni e riconquiste (Matteo Puttilli) – Stefania Mangano, I territori culturali in Italia. Geografia e valorizzazione turistica (Maria

Ronza) – Stefano Bifolco, Fabrizio Ronca, Cartografia e topografia

italiana del XVI secolo. Catalogo ragionato delle opere a stampa (Leonardo

Rombai) – Mauro Varotto, Montagne del Novecento. Il volto della

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Informazione bibliografica

Stefania Mangano, I territori culturali in Italia. Geografia e valorizzazione

turi-stica. Roma, Carocci, 2018.

Negli ultimi decenni il patrimonio culturale è stato oggetto di un ampio ed ar-ticolato dibattito che ha interessato sia gli aspetti teorici sia quelli applicativi, coin-volgendo attivamente i geografi italiani. Se le analisi di carattere teorico si sono soffermate sulla definizione stessa di “bene culturale”, sulle proposte di classifica-zione, sui metodi d’indagine, quelle volte all’analisi di determinate tipologie di be-ni hanno interessato ambiti territoriali circoscritti ed omogenei, proponendo aziobe-ni di valorizzazione e rifunzionalizzazione. In un quadro così diversificato, quale pro-spettiva di ricerca affronta il volume di Stefania Mangano?

Privilegiando un approccio quantitativo e adottando la scala nazionale, l’autri-ce realizza un database dei beni culturali italiani, integrando banche dati eteroge-nee per modalità di rilevazione e per organizzazione delle informazioni. Si tratta di fonti ufficiali e non ufficiali; le prime prendono in esame un patrimonio contrad-distinto da una forte attrattività (aree e parchi archeologici, complessi architettoni-ci, monumenti, musei), le seconde sono ugualmente rilevanti in quanto consento-no di inserire nel database quel patrimonio cosiddetto “miconsento-nore”, particolarmente diffuso nelle aree interne e marginali. In questo modo è possibile analizzare la di-stribuzione geografica dei beni e dei luoghi culturali a livello nazionale, macrore-gionale e remacrore-gionale. È un obiettivo ambizioso se si considera che la legislazione ita-liana in materia di tutela ha sempre considerato prioritaria la catalogazione dei singoli beni; ma, come sottolineato in un ragionato excursus dei diversi provvedi-menti a partire dalla Legge Nasi del 1902, i tentativi sono stati parziali o non han-no soddisfatto le attese. Tuttavia, con il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004, si è avviato un processo di sistematizzazione che ha coinvolto il Ministe-ro, le Regioni ed altri Enti territoriali. In questo clima di rinnovata attenzione per la catalogazione del patrimonio culturale si inserisce il lavoro di ricerca.

L’indagine non è fine a se stessa, ma intende definire con rigore analitico l’offerta culturale del nostro Paese. Ne consegue, infatti, una lettura dei “territori culturali” più complessa e densa di significati rispetto all’individuazione dei 350 comuni clas-sificati dall’Istat come “città d’arte” o “località di interesse storico-artistico”.

All’offerta culturale viene rapportata la domanda di turismo culturale, dal mo-mento che l’Italia è percepita, secondo il Country Brand Index, come uno dei Pae-si più apprezzati per la connesPae-sione tra beni culturali e turismo. Tuttavia, quantifi-care il fenomeno del turismo culturale in Italia non è operazione agevole e, in ogni caso, implica un margine d’errore dovuto alle modalità della rilevazione statisti-ca. Pur considerando tali limiti, sono stati estrapolati i dati turistici relativi ai 350 comuni individati dall’Istat come “località di interesse storico ed artistico” e so-no stati messi a confronto con quelli relativi ai comuni “a vocazione mista”. Si

trat-Copyright © FrancoAngeli

N.B: Copia ad uso personale. È vietata la riproduzione (totale o parziale) dell’opera con qualsiasi mezzo effettuata e la sua messa a disposizione di terzi, sia in forma gratuita sia a pagamento.

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Informazione bibliografica

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ta delle località indicate come “marine, montane, lacuali, collinari, termali” in cui le qualità ambientali e paesaggistiche, pur avendo un peso preponderante nella de-finizione dell’attrattività, sono spesso associate a componenti culturali e identitarie. Questa classificazione ha permesso di effettuare – a scala nazionale, macroregio-nale e regiomacroregio-nale – comparazioni tra le due categorie di destinazioni turistiche, evi-denziando in termini quantitativi le implicazioni territoriali e sociali del turismo culturale da un lato e delle altre tipologie di turismo dall’altro (balneare, invernale, verde, lacustre e termale).

Attraverso un’attenta analisi di una consistente mole di dati, emerge come il tu-rismo culturale favorisca una riduzione sostanziale della stagionalità e un’interna-zionalizzazione del fenomeno. A scala macroregionale, nel Centro la percentuale di arrivi e di presenze legate al turismo culturale supera addirittura quelle legate al-le altre tipologie di turismo; nel Sud e nelal-le Isoal-le la situazione è inversa. Come evi-denziato dall’autrice, questa criticità è dovuta non solo alla stretta interconnessio-ne tra turismo balinterconnessio-neare e turismo culturale, ma anche al mancato inserimento dei comuni depositari di un patrimonio minore (es. i centri storici dell’entroterra) nel novero delle località di interesse storico-artistico. Tali fattori influenzano negativa-mente la valutazione del fenomeno nel Mezzogiorno, sottostimandone gli effetti.

Mettendo a sistema informazioni provenienti da fonti eterogenee ed autorevo-li, il database costituisce lo strumento operativo per definire i “territori culturali” in Italia secondo una prospettiva geografica che, partendo da una concezione me-no restrittiva e settoriale di “bene culturale”, ne evidenzi il legame con la comunità locale ed il contesto di riferimento. L’analisi dei flussi turistici in relazione all’offer-ta culturale, come evidenziato dall’autrice incrociando una serie consistente di da-ti relada-tivi ai visitatori, fa emergere in che misura l’attratda-tività non sia strettamente connessa alla consistenza numerica e alla densità di beni culturali presenti sul ter-ritorio. I territori culturali vanno, quindi, individuati adottando una metodologia in grado di sovrapporre gli strati informativi che sintetizzano il patrimonio di dati acquisito durante le precedenti fasi della ricerca. L’interpretazione avviene median-te clusmedian-terizzazioni successive e cumulative che adottano il ritaglio comunale; al

clu-ster I, con la distribuzione dei beni/luoghi della cultura nelle località di interesse

storico-artistico e nelle altre località, viene sovrapposto il cluster II, che comprende luoghi/beni della cultura non statali, e infine il cluster III con i comuni destination

branding, ovvero quelli che detengono alcuni “marchi” in grado di favorirne

l’at-trattività (es. Bandiere arancioni, Borghi più belli d’Italia e altro).

Se la restituzione cartografica della classificazione Istat – con la suddivisione dei comuni in località d’interesse storico-artistico, altre località turistiche e comu-ni non classificati come turistici – faceva emergere un rilevante squilibrio a scala nazionale, ben diverso è il risultato dell’analisi condotta da Stefania Mangano. Se-condo la ripartizione dell’Istat, la parte settentrionale e centrale della Penisola sono

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Informazione bibliografica

contraddistinte da una diffusa presenza di località a vocazione turistica, mentre la parte centro-meridionale si caratterizza per la presenza di aree di grande rilievo dal punto di vista culturale ma molto circoscritte ed isolate rispetto al contesto di rife-rimento. Al contrario, attraverso l’integrazione dei dati e la successiva clusterizza-zione, i “territori culturali” sono rilevati anche lì dove le precedenti classificazioni rilevavano una presenza debole e discontinua.

Quanto affermato in diverse sedi, in termini generali o facendo riferimento a specifici ambiti territoriali, viene dimostrato a scala nazionale con evidenze di ca-rattere quantitativo: l’Italia possiede, accanto alle città d’arte, ai rilevanti complessi monumentali, ai contesti di grande rilievo paesaggistico, un patrimonio culturale minore e diffuso sul territorio che costituisce il tessuto connettivo tra i poli dell’at-trattività turistica e rappresenta un’opportunità di sviluppo sia per le aree margina-li, sia per quelle interessate da una profonda crisi del tessuto economico-produtti-vo. L’offerta culturale individuata per i singoli comuni, come sottolineato, va messa a sistema affinché possa produrre ricadute in termini occupazionali e di sviluppo. Utilizzando il codice Istat associato agli oltre 8.000 comuni italiani come join, ov-vero come elemento di collegamento tra dati non spaziali, il database si presta ad essere implementato con ulteriori informazioni di carattere territoriale e socio-eco-nomico; questo aspetto, oltre a permettere l’elaborazione di cartografie aggiornate e di grande efficacia rappresentativa, lo rende una piattaforma geografica a supporto delle azioni di governance e di fruizione innovativa del patrimonio culturale.

(Maria Ronza)

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