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Abitare l’Università. Un campus chiamato città

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Academic year: 2021

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Vivere e abitare l’Università

Bilancio nazionale sulla residenzialità universitaria

a cura di

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Collana STUDI E PROGETTI

direzione Fabrizio Schiaffonati, Elena Mussinelli

redazione Chiara Agosti, Giovanni Castaldo, Martino Mocchi, Raffaella Riva

comitato scientifico Marco Biraghi, Luigi Ferrara, Francesco Karrer, Mario Losasso, Maria Teresa Lucarelli, Jan Rosvall, Gianni Verga

a cura di

Oscar Eugenio Bellini Matteo Gambaro

redazione e progetto grafico Marianna Arcieri

Martino Mocchi

Ringraziamenti

Il presente volume è stato realizzato grazie al contributo del Rettorato del Politecnico di Milano (Prorettore prof. Emilio Faroldi) e dei Dipartimenti ABC (Direttore prof. Stefano Della Torre) e DAStU (Direttore prof. Gabriele Pasqui).

Un particolare ringraziamento al responsabile dell’Area Gestionale (dott. Federico Colombo) e dell’Area Tecnico Edilizia (arch. Riccardo Licari).

Il convegno “Vivere e abitare l’Università” ha avuto inoltre il patrocinio di SITdA (Presidente prof. Maria Teresa Lucarelli, Vicepresidente prof. Elena Mussinelli) e il contributo di Camplus (dott. Maurizio Carvelli) e del Quotidiano Immobiliare (dott. Luca Pelliccioli).

Gli autori desiderano ringraziare gli studenti Diletta Fantin, Fabio Semele e Veronica Signorelli per la collaborazione.

Copertina: Edmund Collein, Preliminary Course Students, Walter Gropius’ Studio, Winter Semester, about 1927-1928 © Ursula Kirsten-Collein, Berlin

Questo libro è stato sottoposto a blind peer review.

ISBN 978-88-916-4630-9

© Copyright 2020 Maggioli S.p.A. Pubblicato da Maggioli Editore

Maggioli Editore è un marchio di Maggioli Spa Azienda con sistema qualità certificato ISO 9001:2015 47822 Santarcangelo di Romagna (RN) • Via del Carpino, 8 e-mail: clienti.editore@maggioli.it © Copyright 2020 Maggioli S.p.A. Tutti i diritti sono riservati.

Finito di stampare nel mese di dicembre 2020 da Maggioli Spa - Santarcangelo di Romagna (RN)

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Introduzione 5

Emilio Faroldi

Saluti Istituzionali

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Andrea Campioli, Cinzia Maria Luisa Talamo, Elena Germana Mussinelli

Premessa dei curatori 25

Oscar Eugenio Bellini, Matteo Gambaro

Verso la terza fase dello Student Housing

29

Programmazione, progettazione e gestione per l’abitare da studenti: un Osservatorio permanente 31 Matteo Gambaro

01_L’esperienza della Legge n. 338/2000 in Italia

41

Esiti del IV bando ministeriale e prospettive future 43

Luisa De Paola

Uno strumento di recupero del patrimonio e rigenerazione delle periferie 47 Adolfo F. L. Baratta

Obiettivi, finanziamenti, realizzazioni 55

Claudio Piferi

02_Il mondo dell’Università

65

Bergamo: progetto di Università e progetto di Città 67

Remo Morzenti Pellegrini, Fulvio Adobati

L’esperienza della Bocconi: Università che migliora la città 75

Bruno Pavesi

Le residenze universitarie come dispositivi di scambio tra Università e città 81 Francesca Cognetti

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03_Il Politecnico di Milano: un investimento strategico

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Lo sviluppo del modello residenziale tra passato e futuro 93

Graziano Dragoni

Tre sfide nel contesto delle residenze universitarie 99

Federico Colombo

Il Progetto HOME. Uno strumento a sostegno della residenzialità studentesca europea 105 Martino Mocchi

Residenza universitaria “Gianluca Spina” 111

Stefano Guidarini

Progettazione, costruzione e gestione delle residenze universitarie. 121 Francesco Vitola

04_Il processo gestionale

127

L’esperienza di Camplus 129

Maurizio Carvelli

La Fondazione Collegio delle Università Milanesi 133

Stefano Blanco

Fondazione Housing Sociale: residenza universitaria 139

Giordana Ferri, Pier Enrico Maringoni

05_I percorsi di Finanziamento

143

L’evoluzione dell’offerta tra investimenti, progetti e nuovi format 145 Paola Delmonte

Lo sviluppo immobiliare di una residenza per studenti 151

Fabrizio Fioretti

Residenze universitarie: quali prospettive per il futuro? 159

Maria Teresa Gullace

La residenzialità studentesca Post Covid-19

167

Alone Together. Appunti per una nuova normalità 169 Oscar Eugenio Bellini

Residenze Universitarie - Best practice

187

Marianna Arcieri

Internat Alloggio per studenti disabili 193

Residence Universitario Isonzo 199

Campus Monneret 205

Collegio Universitario Benedettini 211

Mario Luzzatto Student House 217

Residenza Castiglioni 223

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Abitare l’Università. Un

campus chiamato città

La funzione dell’Università all’interno della città è riconducibile a quella di un importante e nevralgico attore urbano di primaria rilevanza, in grado di ingenerare e sviluppare strategie di rigenerazione e rinnovamento urbano e sociale.

L’Università, infatti, impersonifica l’istituzione dedicata alla formazione e alla ricerca nella sua forma più alta e nobile: parimenti, la relazione tra Università e contesto urbano nutre il dibattito sulle politiche di gestione e sviluppo della città anche in epoca contemporanea. Il suo significato, unitamente ai luoghi a essa riconducibili, identifica nella storia delle civiltà, l’elemento di manifestazione e rappresentazione intellettuale d’eccellenza, in grado di materializzare in principi spaziali l’importanza che la cultura e la formazione hanno rivestito nella definizione dell’identità dei popoli.

Non esiste epoca storica nella quale i popoli non demandino la propria crescita alla base trasmissiva dei saperi e della conoscenza, per mezzo di una dinamica identitaria, perseguita anche tramite il senso di appartenenza a una comunità dovuto al risiedere in un sistema campus allargato, del quale anche la residenzialità diviene elemento fondante e costitutivo. Un campus, perciò, chiamato città.

L’architettura della residenza universitaria, congiuntamente a quella della formazione e ricerca, per mezzo del suo costituire luogo urbano primario propone, per la disciplina urbanistica e architettonica, una significativa opportunità di cimentarsi su temi complessi facenti parte della tradizione evolutiva della città.

Le architetture per la residenzialità universitaria possono a pieno titolo afferire alla categoria delle gran-di funzioni urbane: il succedersi degli eventi ci restituisce un quadro che ribagran-disce come tali destinazioni, in taluni contesti geografici e culturali, abbiano contribuito alla nascita e allo sviluppo delle città e delle sue porzioni parimenti a quelle volte alla trasmissione della conoscenza. Spesso operando in piena sinergia.

Ancor più che in passato, tale scenario potrebbe rappresentare un obiettivo prioritario all’interno del-le dinamiche di pianificazione del territorio: il perseguimento di tadel-le traguardo viene talvolta sottovaluta-to per carenza di risorse o per l’erronea adesione a politiche urbane tese alla gestione dell’occasionalità più che al perseguimento di una programmazione coordinata e sistemica.

Il tema connesso ai luoghi per l’ospitalità studentesca diviene altresì utile a rivendicare il ruolo e significato della tipologia connessa al concetto di residenza universitaria, alle sue prestazioni, ai suoi caratteri di urbanità, alla scala del microcosmo dell’alloggio e a quella dell’impianto urbano.

Ciò riconduce l’Università al centro dei bisogni collettivi di trasformazione, sottraendola al pericolo di svolgere un riduttivo, e spesso semplicistico, ruolo di organizzatore culturale, anziché quello di

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mere un luogo dedicato alla vita, formazione e instradamento nel mondo del lavoro delle figure in futuro deputate alla colta trasformazione del mondo in cui viviamo.

In tale contesto, la puntuale ricerca teorica, affiancata a studi di natura architettonica, configura il mezzo atto a carpire l’esistente, sostanziando in parallelo il processo intellettuale, teso a proiettare il pensiero architettonico verso immaginari in divenire, destinati a tener conto delle esigenze più recenti e manifeste, esito del ruolo che oggi lo studente riveste nel mondo urbano.

Gli incisivi mutamenti che caratterizzano gli orizzonti operativi del ricercare, progettare, costruire e del loro esprimersi in forme metodologicamente riconoscibili collocano l’azione di ripensamento e ripe-rimetrazione dei contenuti del progetto destinato a qualsiasi funzione e attività, al centro di un dibattito che manifesta la necessità di un profondo rinnovamento temporale, incorporando le istanze di natura organizzativa e procedurale quale parte integrante del processo architettonico connesso all’atto proget-tuale e a quello realizzativo. La sfera della formazione rappresenta, in tale contesto, un pilastro fonda-mentale per la crescita culturale e morale di un Paese: all’interno di tale orizzonte, la vita dello studente, il suo essere e sentirsi parte integrante di una comunità, passa anche attraverso modalità di vivere la residenzialità come momento integrato del suo vivere e abitare l’Università.

La programmazione, progettazione, costruzione e gestione degli spazi e dei complessi edilizi rivolti all’accoglienza e vita delle figure in formazione ai vari livelli, da quello del primo ciclo di studi univer-sitari, per giungere agli studenti dottorandi o frequentanti master univeruniver-sitari, dovrebbero rappresentare assi tematici centrali nel contesto delle politiche comunitarie per lo sviluppo locale e la coesione sociale. La città, nelle diverse declinazioni, dimensioni sociali, sviluppi territoriali, costituisce da tempo il mo-dello di massima concentrazione di fattori di impatto critico sul benessere dell’uomo, in termini di salute fisica e mentale e di accrescimento culturale e formativo.

In risposta ai “luoghi funzionali all’abitare”, espressione della modernità e dello sviluppo economi-co dei decenni passati, la morfologia urbana della “postcittà” teorizzata da Vittorio Gregotti si trova a recuperare le matrici sociali della città storica, proponendo modelli di condivisione delle conoscenze e delle risorse, orientati a un concetto di città organica, per tipi e funzioni, quale possibile e sostenibile risposta alle istanze espresse dalla commistione sociale contemporanea in quanto carattere fondante dei meccanismi di identità, sicurezza, stabilità. Le residenze universitarie, da questo punto di vista, possono a pieno titolo essere identificate come architetture sociali per funzione e importanza, visto lo stretto rappor-to esistente tra qualità della vita dello studente e suo rendimenrappor-to scolastico. Un’architettura può definirsi sociale quando lo spazio realizzato non si limita a contenere un’azione sociale, bensì ha la capacità di divenire operatore attivo di relazioni tese alla coesione sociale.

In tale scenario si possono collocare gli investimenti attuati negli ultimi anni dal Politecnico di Mila-no sul tema, consegnandogli il ruolo di capofila nel paMila-norama italiaMila-no della residenzialità universitaria pubblica. Una dinamica non più quantificabile per mezzo del numero dei posti letto realizzati, bensì qua-lificabile alla luce dei nuovi modelli di gestione avviati, nella prospettiva di una continuità tra il processo di ideazione, progettazione, realizzazione e gestione dello spazio.

Al tradizionale modello di città frammentata in parti e funzioni si affianca oggi la ‘città molteplice’, nodo complesso e multifunzionale nel quale s’intrecciano reti locali e reti globali. Alcuni luoghi della

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città sono oggi in grado di rispondere, con varietà e dinamicità, all’evoluzione della domanda e all’attesa degli utenti, interpretati come veri e propri “city users”, parallelamente a una serie di attori che rappre-sentano i co-protagonisti nella gestione, creazione e uso delle strutture della città.

In parallelo, il consolidarsi della cultura ambientale, le mutevoli dinamiche economiche e le recenti trasformazioni socioculturali, hanno indirizzato il baricentro del progetto dalla ‘centralità della funzio-ne’ alla ‘centralità del luogo’, incentivando la formazione di nuove linee di ricerca endogene all’azione dell’organizzazione urbana e al ruolo dei suoi elementi costitutivi.

Al Politecnico di Milano, una progettualità di ampio respiro inizialmente promossa dal Rettore Gio-vanni Azzone, e raccolta e implementata dal Rettore attuale, Ferruccio Resta, ha permesso di vincere anche la sfida quantitativa, raddoppiando il numero dei posti letto per gli studenti proveniente da fuori sede. Un tassello che ha rafforzato l’identità di Milano quale grande città universitaria, facente parte di un sistema a rete allargato di carattere ormai internazionale. In condizioni di normalità, Milano è quoti-dianamente vissuta da circa 180/200mila studenti, dei quali solamente il 20% risulta essere residente: il 48% pendola, proveniente da un bacino d’utenza collocato nel raggio di novanta minuti, mentre il 32% giunge da fuori regione. La popolazione degli studenti provenienti da contesti stranieri è in lento ma costante aumento.

I posti letto nelle residenze universitarie meneghine risultano essere compresi tra le sei/sette mila uni-tà, non giungendo, perciò, a coprire il 20% della domanda complessiva: un dato fortemente deficitario se confrontato con quello di altri modelli culturali di approccio al tema, tra i quali emerge per numeri e qua-lità quello di matrice anglosassone. In una realtà, quella di Milano, ove emerge e si eleva in molti settori, esibendo qualificati livelli di eccellenza in differenziati campi merceologici e culturali, e che manifesta potenzialità ancora non definitivamente esplose, il tema della residenzialità organizzata e performante della società studentesca oggi viaggiante, è di comprovata ricchezza e ampia visione prospettica. Gli studenti, i docenti, le figure, tutte, che compongono la comunità universitaria, posseggono una capacità intrinseca di ricaduta sulle nuove funzioni urbane strategiche, evidente e in continua crescita.

Per tali e altre fondamentali motivazioni, il Politecnico sta specularmente intensificando i programmi di valorizzazione, riqualificazione, ridisegno dei propri campus, per mezzo di una logica che interpreta lo spazio fisico e la sua qualità come propulsore di buona didattica, di produttiva ricerca, includendo caratteri di innovazione che attraversano in forma trasversale entrambe le sfere. L’istituzione univer-sitaria, in tale orizzonte, va infatti letta come uno dei più importanti nodi strategici del territorio, per mezzo del quale la città può aprire e ampliare i propri confini per tendere a un mercato globale del sapere. L’Università è il luogo formalmente dedicato alla produzione e circolazione della conoscenza e dell’informazione culturale e tecnica, è catalizzatore di capitale umano, rappresenta un soggetto attivo nelle politiche di trasferimento tecnologico e costituisce il punto di connessione con le reti globali della ricerca, dell’innovazione, dello sviluppo.

Fenomeno, questo, tangibile anche in periodi di forte rivisitazione e innovazione delle formule di erogazione della didattica, in presenza e a distanza, che stimolano riflessioni significative sull’aspetto pedagogico del rapporto tra spazio fisico e spazio virtuale e tra insegnamento e apprendimento. Allo stesso modo, l’Università esibisce un’osmotica dipendenza dalla città e dai servizi che essa può offrire:

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l’odierna tendenza delle strutture accademiche di aprirsi a un bacino di utenza sempre più allargato e di matrice internazionale, presuppone il completamento infrastrutturale, ambientale, commerciale, sociale, di servizi e strutture per il tempo libero e per la permanenza, delle quali la città è foriera.

A partire dal 2015, e ancor più dal 2017, il Politecnico ha avviato una politica di investimento sulla modernizzazione e adeguamento delle proprie strutture a standard qualitativi internazionali ormai indi-spensabili al fine di competere con i migliori atenei europei e mondiali. A tale proposito è stato concepito e avviato un progetto strategico, intitolato “VIVI.POLIMI”, che ho il pregio di coordinare, articolato e multidirezionale, che vede coinvolti rettorato, docenti, assegnisti di ricerca e architetti, nel progettare il “campus del futuro”, con particolare attenzione alla qualità della vita sociale, relazionale e di studio nel-la quotidianità delle azioni dei loro frequentanti. Una qualità che coinvolge spazi confinati, spazi aperti, giardini, viali, piazze, luoghi di aggregazione e studio, in un continuum spaziale che si dispiega tra vuoti e pieni, tra categorie diverse di utenza, tra positivi e negativi del tessuto urbano. Un progetto strategico, volto ad aggiornare la qualità degli ambiti di lavoro, ricerca, didattica del Politecnico di Milano in una logica internazionale e sempre più aperta al confronto tra l’Università e la città. Migliorare la qualità degli spazi dei campus significa, altresì, incrementare la qualità della vita del quartiere che ospita il Po-litecnico da oltre cento anni. Dopo anni di interventi puntuali, il progetto persegue l’obiettivo di fornire un disegno unitario ai campus, alla loro storia e al loro futuro.

In scia a tale concetto sarebbe auspicabile promuovere un programma di simile portata tecnica e stra-tegica, corredata da un’adeguata articolazione organizzativa, allo scopo di formare e istituire all’interno dell’Ateneo una squadra di studiosi/progettisti in grado, sul tema della residenza universitaria nelle varie declinazioni, di affrontare e vincere le sfide proposte dai repentini cambiamenti in atto.

Il Politecnico di Milano da un lato ha raggiunto livelli di elevatissima qualità e avanguardia di pen-siero, in particolare in attività riguardanti alcune tipologie progettuali; dall’altro, purtroppo, per quanto concerne altri ambiti tematici non è ancora pienamente in linea con gli standard diffusi in Europa e nei contesti d’oltreoceano. Le attività di accoglienza, sport, mobilità, tempo libero, a Milano e nel nostro Ateneo, sono in corso di rafforzamento e precisazione migliorando, rafforzando e rinsaldando quel rap-porto magico esistente tra la città e Università: azione che, tra le altre cose, suggellerà in breve tempo un compiuto processo di internazionalizzazione, aprendo l’orizzonte al futuro. Contrariamente a ciò, il tema della residenzialità organizzata e sistemica, non ha ancora compiuto un vero e deciso passo verso la sua definitiva affermazione. A partire da tali basi, lo stimolare un pensiero e un dibattito attorno al ruolo della residenzialità nei confronti dell’Università e della città, per mezzo di seminari, convegni, piattaforme di discussione, coinvolgendo interlocutori, progettisti, operatori del settore, fruitori, rappresenta un’azione divulgativa di significativa importanza.

Le prime occasioni di dibattito sorte in tal senso ribadiscono la centralità del tema dello Student

Hou-sing quale ambito privilegiato di estensione del concetto di formazione anche al di fuori del perimetro

dello steccato accademico, intrapreso per mezzo di una visione in grado di accompagnare lo studente lungo il proprio percorso di crescita individuale, fondato sulla costruzione mista di momenti relazionali e scambi informali. Un tassello fondamentale per rendere lo studente una figura più consapevole, raffor-zando la produzione del capitale sociale e umano, trasformando la nostra realtà, urbana e accademica, in un contesto sempre più seducente. Lo Student Housing rappresenta quel terreno, al centro dell’interesse

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delle Università, sempre più attrattivo e proattivo per gli investimenti degli operatori privati e dei fondi immobiliari internazionali: ciò tramite la progressiva innovazione del processo di progetto che lo vede coinvolto, in linea con la sperimentazione di nuove forme di un abitare condiviso e non solo ed esclusi-vamente a basso costo.

Di particolare interesse risultano essere le possibilità derivanti dalla condizione di prossimità tra studenti e cittadini di altre fasce di età, che stanno dando luogo ad alcune proposte innovative anche all’interno della Città di Milano, e che lo stesso Politecnico sta esplorando nel campus di Piacenza. Trattasi, perciò, di uno scenario che porta, ancora una volta, a interrogarsi sulla complessa relazione tra Università e città, in un’apertura del sistema accademico che supera l’idea di strutture tradizionalmente dedicate alla ricerca e alla didattica. L’architettura della residenzialità studentesca e universitaria in particolare, congiuntamente ad alcune destinazioni specifiche riguardanti l’infrastrutturazione sportiva e culturale, rappresenta un paradigma significativo di momenti catalizzatori della città: veri e propri volani di conoscenza e innovazione sulla base dei quali fondare solide azioni di rilancio distrettuale e urbano in grado di interpretare al meglio il quadro esigenziale di una società in rapidissima e problematica tra-sformazione.

I recenti esempi di rigenerazione urbana che il panorama europeo propone evidenziano strategie, pro-cessi e approcci caratterizzati da un ruolo primario dell’innovazione alle diverse scale d’applicazione, dal progetto urbano, al processo edilizio, dalle tecnologie costruttive ai materiali, al fine di rispondere alle esigenze espresse da un concetto attualizzato di “città della qualità”, come sostiene Gianfranco Dioguardi, coerente con i nuovi scenari demografici, culturali, economici e ambientali, orientato a un processo costante di qualificazione delle proprie strutture tecniche e sociali. La residenzialità della co-munità universitaria può altresì rappresentare un modo per costruire una nuova città, rafforzandola dal punto di vista anagrafico, economico, sociale e culturale. La residenza studentesca costituisce, parimenti, un avamposto dell’Università all’interno del corpus urbano: una realtà che pone a diretto contatto la propria élite intellettuale con la realtà sociale e spesso frammentata dei quartieri. Una selezione di figure che non comprende soltanto studenti, bensì sempre più spesso vede la presenza di dottorandi, assegnisti, ricercatori, visiting professor.

Le più recenti realizzazioni promosse dal Politecnico, collocate in quartieri della cosiddetta fascia periferica, dimostrano tale interessante commistione, foriera di ampie possibilità sociali e culturali. La politica recente è stata quella di collocare le residenze universitarie in luoghi fragili dal punto di vista fisico e relazionale, delegando alle medesime il ruolo di veri e propri motori di rigenerazione sociale, oltre che materiale e spaziale.

Con forza va contrastata l’idea di interpretare la residenza universitaria con un approccio basato sulla semplicistica erogazione di un servizio fondato sul posto letto e sulla mensa, rimanendo ancorati e riproponendo una visione vetusta e anacronistica del problema. In tal senso l’Università si è evoluta nell’interpretazione creativa del tema, mentre la stessa cosa non si può affermare in riferimento ai servizi primari e secondari che la supportano. La cultura dello standard, ancora ben presente nella Legge n. 338/2000, apparato normativo che ha rappresentato il tassello fondamentale per l’effettivo rilancio dello

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alla luce dei più complessi percorsi di gestione e progettazione che si stanno affermando.

L’emergenza pandemica ha, inoltre, accelerato e messo al centro dell’attenzione una moltitudine di tematiche e riflessioni che individuano nuovi nodi di ricerca e sperimentazione, imponendo un’inevitabile revisione del modello tradizionale di residenza universitaria. La prospettiva individua la costruzione di un’immagine sicura, inclusiva e strategica dell’housing universitario, visto come ambito nevralgico atto ad affrontare le sfide del futuro, mantenendo sempre più competitivo, a scala internazionale, un sistema formativo ricco, complesso e articolato come quello intrapreso dal nostro Ateneo.

Indagare in forma teorica e tramite casi applicati le più innovative forme di promozione di buone pra-tiche in ambito internazionale e soprattutto europeo, in relazione alla programmazione e realizzazione di studentati e di forme innovative di residenzialità diffusa, rappresenta un elemento indispensabile di ricerca e divulgazione della conoscenza.

In tali contesti, l’identità dei nuovi programmi di rigenerazione urbana ottenuta per mezzo della fun-zione residenziale universitaria e dei servizi a essa connessi, diviene espressione delle politiche socio-am-bientali dalle quali essa stessa viene individuata, circoscrivendo i propri punti di forza nelle tematiche della densità e dell’integrazione contro la de-territorializzazione e l’isolamento, della mixité tipo-mor-fologica e funzionale, della diversificazione delle utenze, delle relazioni tra spazi specialistici e spazi collettivi, dell’attenzione all’inclusione sociale.

Le esigenze della città contemporanea si sono velocemente evolute, così come si è emancipato il significato di residenzialità, studio, tempo libero: tutti momenti primari dell’uomo, concepiti e organiz-zati al fine di perseguire un adeguato benessere fisico, mentale, sociale e culturale, permeato da istanze connesse alla sfera della sostenibilità, innalzando il livello di competitività e attrattività dei territori di competenza di un paese ancora oggi fondato su logiche di eccezionalità e sporadicità o caratterizzato da situazioni di estemporanea, e non sistemica, creatività.

In sintesi, il paradigma di Milano, e ancor più del Politecnico, evidenzia con autorevolezza le dina-miche descritte: l’istituzione universitaria è stata gradualmente individuata come una delle principali protagoniste all’interno delle strategie di rigenerazione e innovazione urbana, delle aree centrali, delle periferie e dei comparti territoriali da decenni irrisolti.

In tale orizzonte, la potenzialità di instaurare una maggiore sinergia tra il cittadino-abitante e il cit-tadino-studente che per un significativo frammento della propria vita si trasferisce nel luogo selezionato per la sua formazione, fornisce nuove prospettive di sviluppo a una città sempre più culturalmente attrez-zata, nella sua urbanità, ad affrontare le sfide di un futuro che, proprio nella crescita della diffusione della conoscenza, pone le fondamenta di un domani.

*Emilio Faroldi Prorettore Delegato del Politecnico di Milano

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