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La vida marítima a la Mediterrània medieval. Fonts històriques i literàries, a cura de Lola Badia, Lluís Cifuentes i Roser Salicrú i Lluch, Barcelona, Publicacions de l!Abadia de Montserrat, Textos i Estudis de Cultura Catalana 232, 2019, 396 pp.

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Academic year: 2021

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Nella Presentació del volume recensito (pp. 7-8), i curatori – Lola Badia, Lluís Cifuentes e Roser Salicrú i Lluch – sottolineano opportunamento come il mare, fin dai tempi più remoti, abbia sempre occupato un posto privilegiato nella riflessione e nella produzione di poeti, narratori, filosofi e storici. È proprio da questa prospettiva interdisciplinare che nasce la raccolta di contributi pubblicati, a partire da tre settori differenti e com -plementari della ricerca in ambito medievistico: la storiografia lettera ria, la storia della produzione scritta di matrice tecnico-scientifica e la ricerca storiografica basata essenzialmente su fonti documentali d’archivio.

L’iniziativa è volta a promuovere la riflessione scientifica sul ruolo del mare nei diversi ambiti di ricerca, al fine di arricchire l’indagine grazie ai diversi saperi, alle differenti metodologie di ricerca e alla riflessione attorno alla dimensione marittima applicata alle fonti di carattere archivistico-documentale, cronachistico-letterario, iconografico e archeologico, a par tire da testimonianze sulla presenza e sul significato del mare nel patrimonio testuale medievale.

Ed è proprio questo che offrono i contributi raccolti, sia dal punto di vista della varietà dei temi e delle opere e autori trattati, sia dalla prospettiva delle diverse metodologie di indagine utilizzate, coerentemente coi singoli ambiti di ricerca. Il risultato concretizza in modo significativo gli intenti dei curatori: quella visione multiprospettica e interdisciplinare, l’unica in grado di restituire un’immagine completa della complessa realtà rappre -sentata dalla concezione e dalla pratica della vita marittima nel bacino del Mediterraneo durante il Medioevo.

Apre il volume il saggio di Eduardo Aznar Vallejo, Del ultramar de Levante al ultramar de Ponente: el testimonio de Ca da Mosto (pp. 13-36), che studia i racconti di viaggio del veneziano Ca da Mosto sulle coste del Senegambia, arricchiti dalla duplice condizione dell’autore, mercante e uomo del Mediterraneo. La prima, spiega il suo interesse per questioni emi nentemente pratiche relative al commercio e allà navigazione; la se -conda, gli consente di esprimere lo stupore personale di fronte a realtà Publicacions de l’Abadia de Montserrat, Textos i Estudis de Cultura Catalana 232, 2019, 396 pp.

Veronica ORAZI

Università degli Studi di Torino

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ignote che egli riesce a trasmettere efficacemente ai contemporanei attra -verso riflessioni sulla natura e sugli usi e costumi.

Rafael Beltrán, nel contributo Pero Niño contra els corsaris del Medi ter -rani: diari de bord i diari de campanya dins el relat biogràfic d’“El Victorial” (pp. 37-56), analizza le campagne marittime (1404-1406) di Pero Niño, conte di Buelna, lungo le coste del Mediterraneo. Molte di essere sono narrate ne El Victorial, la biografia dell’autore, testo letterario importante e documento cruciale nell’ottica della storia medievale della marina europea. Il resoconto dettagliattissimo ed esatto degli eventi, consente a Beltrán di ipotizzare l’impiego di diari di bordo o di diari di campagna per la sua redazione.

Michel Bochaca, si concentra su Sources narratives et histoire maritime: étude comparée de deux récits d’un voyage par mer entre la Flandre et le Portugal (1428 et 1430) (pp. 57-74); l’autore raffronta il giornale di bordo di Luca Maso, capitano di due galere fiorentine, con il resoconto dell’ambasciata borgognona (1428) sul negoziato circa il matrimonio di Filippo il Bello con l’Infanta Isabella di Portogallo. I due documenti rife -riscono la traversata dal Portogallo alle Fiandre da una duplice prospettiva: quella dei passeggeri, testimoni passivi, e quella dei marinai.

Lluís Cabré e Míriam Cabré, nell’articolo «Car sai que caminant | per terra e navegant»: poema sobre la vida en la ruta de Llevant (pp. 75-93), analizzano una satira sulle vicissitudini della vita lungo la rotta delle spezie. Il testo, contenuto in un codice datato alla fine del XIV sec. (ms. 759, Biblioteca Universitària de Barcelona) e pubblicato col titolo di Vida marina, è un poema di circa seicento versi. Si tratta di un poema molto interessante, dal punto di vista linguistico, culturale e storico: esso descrive le pratiche del commercio marittimo, le tecniche di navigazione, la vita quotidiana a bordo, con un linguaggio ricco di tecnicismi e colloqualismi, che spesso assume una certa coloritura umoristica. I versi, che mettono a confronto la vita marittima e quella sulla terraferma, presentano la dimensione marinara attraverso riferimenti reali alle ristrettezze, ai pericoli, alla scomodità della vita di borso sulla rotta di Levante.

Gabriel Ensenyat Pujol, ne «Lo primer mariner fou savi mercader». Ramon Llull i el món dels mariners (pp. 95-114), sottolinea come Llull dimostri di possedere una notevole conoscenza della vita marinara. Le origini maiorchine, il contesto storico e socio-politico catalano dell’epoca in cui egli visse e i viaggi per mare che egli realizzò, spiegano i suoi rapporti con l’ambiente mercantile e marittimo. Ciò si traduce nella conoscenza, spesso dettagliata, di aspetti relativi allà tecnica di navigazione ed è alla base dell’immagine del mercante, logica derivazione del marinaio, e della visione positiva del commercio riflessa in alcune opere del Beato.

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Francesca Español, con El mar sacralitzat. Prodigis marins a les fonts historiogràfiques i marianes (pp. 115-148), offre lo studio di alcuni miracoli marittimi e la loro presenza all’interno di raccolte mariane, a partire da alcune fonti letterarie e iconografiche (essenzialmente, le Cantigas di Alfonso X el Sabio). Dimostra quindi come, di fronte al pericolo, il devoto invocasse quei santi che avevano accreditato l’intervento salvifico di Maria. Christine Gadrat-Ouerfelli, riporta Le regard de deux pèlerins allemands sur la Méditerranée et ses marins (pp. 149-163). Tale prospettiva riflette l’esperienza dei molti pellegrini tedeschi che, durante i secc. XIV-XV si recavano in Terra Santa, intraprendendo un viaggio che comprendeva anche una tratta per mare, elemento con cui non aveveno alcuna dime -stichezza. Ciò consentiva loro di scoprire paesaggi, etnie, usi e costumi che susci tavano stupore e profondo interesse. Alcuni di essi hanno lasciato descrizioni e resoconti di viaggio particolarmente suggestivi, che consen -tono di comprendere la percezione e la concezione del Mediteraneo di questi uomini del nord Europa, come appunto le due figure prese in esame e i testi che ci hanno lasciato.

Francesc J. Gómez, nel contributo su Mar, navegació i tempesta en Ausiàs March: valors i tradicions (pp. 165192), indaga il gruppo più rile -vante di metafore e similitudini (quasi una trentina di occorrenze) omo geneamente distruibito nell’intero corpus della poesia ausiasmar -chiana. Questo repertorio di immagini offre un ventaglio di possibilità espressive e concettuali che affonda le radici in una tradizione ricca e differenziata. Tale ampiezza di prospettive comprende naturalmente la tradizione trobadorica, quella della poesia francese e italiana del XIV sec. ma anche nozioni aristoteliche e scolastiche e la lettura delle acutoritates dell’epoca (Ovidio, Virgilio, Lucano, Seneca, Lucrezio). Ausiàs March rivitalizza il simbolismo della navigatio amoris, arricchendolo di connota -zioni drammatiche e morali tratte dalla cultura cristiana, dalla metafora stoica della navigatio vitae e dagli adattamenti ovidiani della poetica tem -pestas epica e tragica.

Raúl González Arévalo concentra il suo contributo su Navegación y vida en la marina mercante de una ciudad sin mar: las galeres estatales de Florencia en las fuentes cronísticas y narratives del siglo XV (pp. 193-211). In esso indaga le fonti narrative fiorentine (cronache cittadine, memorie e diari di viaggio), tra le più ricche della storiografia del Rinascimento ita -liano. Analizza quindi i deversi aspetti della navigazione e della vita di bordo sulle galere mercantili di Firenze e i loro ruolo nella costruzione dell’immagine pubblica della città, in grado di offrire dettagli che le fonti ufficiali non contengono.

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guerra i comerç a la Mediterrània en l’obra de Francesc Eiximenis (pp. 213-227), si concentrano su due aspetti in particolare che emergono in molti passi delle opere dell’autore. Essi sono la strategia militare e marittima e l’importanza del commercio per mare. Circa il primo, Eiximenis differenzia le strategie belliche a seconda del contesto (l’Atlantico e il Mediterraneo) attraverso i consigli di diversi savis dell’Antichità. Il secondo enfatizza il ruolo del commercio nella costruzione della pace sociale e la necessità di supportarlo dal punto di vista giuridico, fiscale e di protezione militare. Eiximenis considera l’attività commerciale una formazione completa per i giovani e un elemento chiave del suo ideale urbano, specie delle città marittime.

Il saggio di Roberta Morisini, Didone, Iside, Teossena, la città e il mare. Storie di sconfinamenti, esilii e civiltà nel “De mulieribus” di G. Boccaccio (pp. 229-252), sintetizza i risultati di uno studio più ampio su spazi e itinerari nel Mediterraneo medievale, a partire dalla navigazione di donne leggendarie e dee nel De mulieribus di Boccaccio. Dall’indagine emerge il ruolo del mare come spazio narrativo, di fuga dall’autorità maschile e come luogo di responsabilità civile. Il mare di profila come spazio di esilio in cui affermare la propria libertà e operosità e come via di fuga dal pericolo, per attuare una missione civilizzatrice.

Antonio Musarra, ne La rappresentazione del Mediterraneo nella crona -chistica genovese (secc. XII-XIII) (pp. 252-274), analizza il modo in cui il Mediterraneo è descritto e rappresentato negli Annales Ianuenses e in altri testi genovesi del XII sec., che talvolta si dimostrano di parte al fine di compiacere la committenza. L’obiettivo dell’indagine è distinguere le rappresentazioni del Mediterraneo condivise a livello di mentalità da quelle che invece sono il risultato di posizioni individuali non esenti da condizionamenti di vario genere. A ciò si aggiunge la tendenza frequente a rappresentare il Mediterraneo non come spazio geografico ma nel tentativo di conoscenza delle culture vicine.

Veronica Orazi studia Les batalles navals en la “Crònica” de Ramon Muntaner (pp. 275-293), arrivando alla conclusione che la tecnica narrativa del cronista si differenzia in modo netto nel caso della guerra per mare rispetto alla guerra terrestre. Il testo cronachistico dimostra come Muntaner elabori e sviluppi due tecniche opposte: da un lato, il realismo e il tecnicismo delle battaglie navali e, dall’altro, la letterarizzazione delle battaglie terrestri, secundo modalità tipiche dell’epica e della narrativa cortese e cavalleresca. Ciò dimostra una precisa scelta autoriale nella pianificazione della narrazione bellica e la profonda conoscenza da parte del cronista delle strategie e delle tecniche militari marittime.

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Marta Peracaula e Xavier Renedo, ne La batalla de Nicòtera entre Bernat Desclot i Ramon Muntaner (pp. 295-316), mettono a confronto le due versioni. I risultati dell’indagine, anche alla luce delle cronache siciliane medievali e di una lettera di Pietro il Grande al conte Guido di Monte -feltro, evidenziano che alcuni passi muntaneriani offrono informazioni preziose, mentre altri di Desclot ne rivelano la scarsa conoscenza della geografia del sud della penisola italiana.

Josep Pujol Gómez, nell’articolo sulle Imatges de la navegació en la prosa de Joan Roís de Corella: del “Parlament” al “Leànder i Hero” (pp. 317-340), si concentra sull’impiego frequente della metafora della navigazione nell’opera corelliana, a partire dal paragone tra la stessa scrittura e il viaggio per mare. L’autore indaga quindi il trattamento della metafora della navigazione e del naufragio amorosi nelle storie mitologiche di Roís de Corella, che si rivelano uno strumento per veicolare un messaggio morale che è al contempo stoico e cristiano.

Marcel Pujol i Hamelink, ne Les “Cròniques”: testimonis dels canvis tecnològics a la marina mediterrània al voltant del 1300 (pp. 341-369), descrive la rivoluzione navale nel Mediterraneo prodottasi attorno agli anni 12801360 e documentata nelle Quatre grans cròniques catalane: l’istitu zio -ne del terçol (il terzo rematore) sulle galere e lo sviluppo di una tecno logia navale atlantica, caratterizzata dalla vela quadrata e dal timone a ruota. Ciò implicò il cambiamento radicale dei vascelli mercantili attorno al 1320, che utilizzavano una tecnologia ibrida. Infine, a partire dal 1359, viene documentato l’uso di artiglieria di fuoco, che diventerà la nuova arma da guerra marittina.

Marina Montesano, nelle Conclusioni (pp. 371-384), sottolinea come il Mediterraneo sia attualmente uno degli elementi centrali dell’interesse storiografico, a partire dall’indagine sul suo ruolo di collegamento o di frontiera e sull’esistenza di una civiltà mediterranea. Anche altri aspetti giocano un ruolo centrale, come la riflessione sul modello storiografico in quest’area e sulla concezione del Mediterraneo come “mare unico”, sviluppatasi a partire da un’astrazione creata dai geografi ottocenteschi.

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