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5. Anna Maria Gennai, Pandemia

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Academic year: 2021

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Concorso Euclide - Giovani 2021

Partiamo dal presupposto che prima o poi riusciremo a sconfiggere questa pandemia, perché la scienza deve avere la meglio su un virus brutto nel nome, SARS-CoV-2, e nell’aspetto, insidioso e agguerrito, capace di infettare in pochi mesi otto milioni di persone, da un continente all’altro. Quindi partiamo dal presupposto che da questo incubo usciremo.

Come insegnante, che cosa cercherò di ricordare di questo periodo e che cosa proverò a dimenticare?

Mi rimarrà probabilmente impressa l’ultima volta che ho visto i miei studenti a scuola (l’espressione “ultimo giorno di didattica in presenza” mi sembra proprio apatica), quando preoccupati mi chiesero “Ma se la scuola chiude, come faremo?”. Non c’era panico nelle loro espressioni, perché ancora non eravamo consapevoli di quanto tempo la pandemia ci avrebbe tenuti lontani dalle aule. Soprattutto lontani dai compagni, dalla condivisione dei pensieri, delle merende, dalle battute di spirito, dagli affetti e dagli amori. I ragazzi la stavano affrontando come un’esperienza sconosciuta, sicuramente seria, ma tutto sommato se si trattava anche di stare qualche giorno a casa non era proprio una cosa sgradevole.

Risposero altri ragazzi per me: “Tanto abbiamo studiomatematica”. Il mio sito web, ormai decennale e mai completo, ma un punto di riferimento. Eravamo pronti ad affrontare la DAD, ovvero la “didattica a distanza”, sgraziata anche questa espressione. Dieci e più anni di didattica digitale, assieme ai miei studenti conquistata e difesa dagli attacchi di chi non la riteneva utile, di chi voleva tornare alle lavagne di ardesia… I miei ragazzi ed io eravamo pronti a lavorare da casa, la pandemia non ci ha trovati impreparati. Non è stata una “didattica a distanza”. Mi hanno sommersa di esercizi ogni giorno, fino alla mezzanotte della domenica. Sul registro elettronico ho corretto circa 2500 problemi, ai quali si sono aggiunti tutti quelli che mi hanno inviato per email con richieste di chiarimenti più ampie. Con un controllo continuo ho differenziato più facilmente i compiti, alzando gli obiettivi gradualmente, distinguendo a seconda delle abilità dei ragazzi. Sono migliorati, sono nettamente migliorati,

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non prevedevo simili risultati. Qualcuno sicuramente si è fatto aiutare, ma per me è stato un fatto positivo. Mi sono immaginata i genitori finalmente al fianco dei propri figli, a recuperare qualche lontana reminiscenza di matematica o a studiarla per la prima volta con loro. Uno studente per classe non ha partecipato come avrei voluto. Non mi sembra un cattivo risultato. Spero che le lezioni possano riprendere regolarmente, ma siamo già d’accordo che sfrutteremo questa esperienza e non abbandoneremo la comunicazione da casa. Così potrò fornire qualche indicazione in più a chi non riesce ad impostare i problemi e qualche suggerimento in più a chi di fronte alla classe si vergogna di chiedere approfondimenti.

Proverò a dimenticare lo sgomento nei volti dei ragazzi oltre lo schermo del computer nei giorni delle notizie drammatiche, della conta dei morti, i giorni delle immagini delle bare allineate, dell’esplosione dell’epidemia che non raggiungeva mai il picco… a poco serviva ragionare di matematica per allontanare il senso di impotenza di fronte alla tragedia. La concentrazione sugli indici del contagio, sul modello di Kermack e McKendrick, sulle crescite che, pur partendo esponenzialmente, non avrebbero potuto matematicamente restare esponenziali, non attenuavano le loro paure, per i familiari anziani, per quelli lontani da casa che chissà se e chissà quando sarebbero potuti rientrare, per i loro genitori o amici fragili che più di tutti dovevano restare chiusi al mondo. Poi è subentrata la tristezza e la rassegnazione, per i diciottesimi non festeggiati, per le gite scolastiche soppresse, per l’ultimo giorno di scuola vissuto lontano dagli abbracci dei compagni, per l’incognita di un’estate privata dei piaceri delle vacanze estive.

Sulla bilancia pesano di più i giorni da dimenticare, ma restano scritti tanti pensieri gentili e affettuosi, tanti dubbi e personalità che, senza questo periodo, non avrei mai conosciuto e compreso. Ne trascrivo due, tra i tanti che ho ricevuto, ma non ne dimenticherò nemmeno uno:

«Buonasera professoressa, molti di noi, me compresa, non hanno ancora realizzato come questo percorso possa giungere al termine; sono queste le situazioni in cui tutta la strada fatta, le fatiche sopportate e le soddisfazioni ricevute riemergono, lasciando con loro una felicità nostalgica. È buffo pensare a quante cose siano successe in questi anni, ai momenti belli, ma anche a quelli più difficili, che, sicuramente, ci hanno spronato a crescere e migliorare. Sarebbero tante le cose da dire, come sono tante le esperienze che come classe

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abbiamo affrontato assieme a lei; da parte mia la ringrazio per la sua disponibilità, per averci supportato, credendo nelle nostre possibilità e per averci incoraggiato, sempre, a dare il 100%. Nonostante i miei alti e bassi nelle sue materie (a volte più bassi che alti c’è da dire), spero davvero di far parte di un ricordo felice. Ci sarà sicuramente occasione di rivederci!! Nel frattempo, stia bene. Grazie ancora»

«Prof buonasera.

Non saprei proprio da dove iniziare, e personalmente credo che questi cinque anni siano proprio volati.... Sono stati anni bellissimi, ci siamo trovati benissimo con tutti voi insegnanti e soprattutto, anche come classe, ci siamo uniti sempre di più anno dopo anno, e nessuno meglio di lei, che è stata con noi fin dall’inizio, lo può testimoniare.

Grazie per tutto quanto, e soprattutto per esserci sempre stata per noi e per esserci venuta incontro quando ne abbiamo avuto bisogno, grazie per tutti i progetti extra che ha voluto farci fare durante questi anni, che ci hanno fatto distrarre e divertire, facendoci staccare due minuti dallo studio. Grazie per averci sempre consigliato di “guardare avanti”, oltre le superiori e oltre l’esame, preparandoci all’università e al lavoro, e grazie per averci aiutato come coordinatrice in tutto questo tempo, anche in momenti “difficili” (che non sono certo mancati).

Dopo l’esame faremo sicuramente una cena tutti insieme, perché non penso sia giusto concludere il nostro percorso con una semplice mail o con una videochiamata.

Sono convinto quanto lei che faremo un esame bellissimo, e non si preoccupi, certo che torneremo a trovarla!

Grazie ancora per tutto. A presto »

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