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La corrispondenza fra Petrarca e Boccaccio (1362-1374): edizione, traduzione e commento.

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Academic year: 2021

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(1)

U

NIVERSITÀ DI

P

ISA

D

IPARTIMENTO DI

F

ILOLOGIA

,

L

ETTERATURA E

L

INGUISTICA

Corso di Laurea Magistrale in

L

INGUA E

L

ETTERATURA ITALIANA

Tesi di Laurea in

Filologia Medievale e Umanistica

L

A CORRISPONDENZA EPISTOLARE

FRA

P

ETRARCA E

B

OCCACCIO

(1362-1374)

Candidato:

Nicole Casto

Relatore:

Prof. ssa Gabriella Albanese

Controrelatore:

Prof. Paolo Pontari

(2)

2

S

OMMARIO

P

REMESSA

……….……..I

S

IGLE E

A

BBREVIAZIONI

………..……….III

I

NTRODUZIONE

I. L’iter di allestimento della corrispondenza fra Petrarca e Boccaccio...1

I.1Un dialogo epistolare fra letteratura, storia e storia della letteratura………..1

I.2 Lo status degli studi………...…5

I.3 Il romanzo epistolare di Petrarca e Boccaccio (1362-1374)………10

II. Petrarca e Boccaccio nella corrispondenza della senilità………..27

II.1 Vecchiaia, attacchi della sorte e dei contemporanei: l’urgenza di un dialogo risolutivo………27

II.2 Prospettive umanistiche e tensione dialettica fra Petrarca e Boccaccio…………..32

II.3 La Griselda latina: un correttivo umanistico nell’ultima battuta del carteggio….44 III. Due amici, tre corone: l’eredità storico-culturale della corrispondenza fra Petrarca e Boccaccio……….51

III.1 Le carte dell’amicizia e della sinergia umanistica………51

III.2 Preludio al mito delle tre corone fiorentine……….58

IV. Storia dell’epistolografia fra Petrarca e Boccaccio: verso la respublica litteraria…..66

IV.1 L’epistolario familiaris tra il dictamen e il libro di lettere……….66

IV.2 Gli sviluppi dell’Umanesimo nei carteggi dei suoi protagonisti……….72

N

OTA AL TESTO

………...81

L

A CORRISPONDENZA EPISTOLARE FRA

P

ETRARCA E

B

OCCACCIO

(1362-1374):

TESTI

,

TRADUZIONE ITALIANA E COMMENTO

………83

T

AVOLA SINOTTICA DELLA CORRISPONDENZA FRA

P

ETRARCA E

B

OCCACCIO

:

N

.

XXXV-LXI………..378

(3)

I

P

REMESSA

Habeo tibi aliquid dicere (Lc, 7, 40)

L’amicizia fra Petrarca e Boccaccio, quindi gli esiti letterari del loro sodalizio, occupano ormai da tempo l’interesse degli studiosi del Trecento letterario italiano e neolatino. A partire dai primi fondativi interventi di Giuseppe Billanovich e di Vittore Branca fino ad oggi, è stata messa a punto, con proficui risultati, una linea critica volta a rintracciare le reciproche interferenze fra le opere dei due poeti, affinché da esse si possano auscultare i segnali più profondi di un programma culturale condiviso, ed intrinsecamente implicato nella fondazione delle origini della bilingue letteratura italiana fra Tre e Quattrocento.

Certamente il costante confronto fra il maestro e il suo più grande discepolo venne consentito dall’immediato successo e dalla veloce circolazione dei loro scritti; gli incontri e i periodi di convivenza segnarono in modo indelebile il loro profili di dotti: ma la vera linfa del loro rapporto fu la corrispondenza epistolare, nella quale Petrarca e Boccaccio, superando i limiti dell’effettiva distanza fisica, poterono intrattenersi per circa trentacinque anni, spinti dall’urgente desiderio di mettere a punto, entro e fuori i confini dei reciproci indirizzi, una prima incipitaria formulazione dei presupposti teorici e metodologici della renovatio studii umanistica.

Da qui sorge il prioritario input di questa tesi, ossia la necessità di allestire una prima edizione del carteggio, incasellando le singole epistole dei due autori secondo la sequenza missiva-responsiva. Si tratta, ovviamente, di un’operazione in vitro, volutamente arbitraria, che interviene sull’organicità dei due maggiori epistolari petrarcheschi – le Familiari e le

Senili – onde vengano individuate, estratte, e poi proposte nella loro successione cronologica

le sole lettere a Boccaccio, che, invece, non volle raccogliere i suoi pezzi, ritagliando alla sua epistolografia uno spazio incerto e spesso lacunoso. Eppure già dalle prime due (ed uniche) ricostruzioni di questo carteggio – quella di Ernest Hatch Wilkins e quella più aggiornata e completa di Gabriella Albanese, che si sono poste a punto di riferimento imprescindibile per il lavoro di edizione qui condotto – emergeva un quadro sinottico sufficientemente ampio ed articolato per ratificare un progetto editoriale che, consapevolmente al di qua tanto della storia quanto del sigillo letterario, garantisse la dovuta sistematicità ad un dialogo intellettuale fattosi storia della letteratura.

(4)

II

Il lavoro di edizione è stato suddiviso in due parti: i primi ventitré anni della corrispondenza sono oggetto degli studi di Eleonora Belli, che in questa tesi vengono proseguiti e completati con fase “senile” del carteggio, dal 1362 al 1374, allorché Boccaccio divenne il maggior corrispondente di Petrarca, ed insieme accolsero la prioritaria istanza di stilare un bilancio conclusivo della loro esperienza intellettuale e di vita.

Nei capitoli introduttivi vengono chiariti presupposti ideologici e di metodo sulla base dei quali è stato delineato lo sviluppo del dialogo epistolare fra Petrarca e Boccaccio (cap. I), e da lì il suo filo conduttore tematico, ove confluiscano gli interrogativi poetici ed etici dei due amici, e i rispettivi tentativi di risoluzione, assurti, nell’ultima battuta, alla feconda congiunzione con l’esperienza creativa (cap. II). I molteplici sentori di preveggenza umanistica che maturano nel carteggio vengono ricondotti alla prima autorevole instaurazione di un piano di lavoro comune, sinergico, votato all’impostazione di un nuovo programma di studi, all’entusiastico confronto con i classici e alla febbrile codificazione dei generi della nuova letteratura italiana, tra latino e volgare, tra i due corrispondenti e Dante (cap. III): e tutto ciò – non è superfluo ricordarlo – entro una prosa epistolare “familiare”, oramai sganciata dai rigidi schemi dei dictamina per divenire l’archetipica carta costituente della

respublica litteraria, ossia di una forma di opinione culturale condivisa (cap. IV).

I criteri di edizione delle epistole pervenute vengono presentati nella Nota al testo. Ogni epistola è dotata, a fronte, della traduzione italiana svolta nel corso di questa tesi, eccetto per gli unica delle Sen. XVII 3 e 4. Si dà un prospetto delle fonti latine classiche e medievali utilizzate dai due autori, ma anche delle citazioni o autocitazioni interne alle loro opere. Le note di commento a piè di pagina offrono puntualizzazioni tipo linguistico, storico-biografico ed esegetico, e si propongono – questa la componente più significativa e non ancora varata nei precedenti commenti alle epistole di Petrarca e di Boccaccio – di aprire debiti raccordi fra le opere e le riflessioni teoriche dei due autori, affinché i nuclei concettuali delle argomentazioni risultino frutto di un vero e proprio dialogo.

Si presenta, in conclusione, una bibliografia ragionata, dalla quale emergono le principali edizioni, le opere, gli studi e gli strumenti che hanno garantito il basilare appoggio filologico e critico di questa tesi, permettendole di posizionarsi entro ed oltre i confini degli studi su Petrarca e Boccaccio: cioè in una linea di indagine tra Petrarca e Boccaccio, e come tale inaugurata proprio dai due poeti, nel contempo soggetti e oggetti del dibattito poetico attivato nella loro corrispondenza.

(5)

III

S

IGLE E ABBREVIAZIONI

S

IGLE

1. SIGLE DEI MANOSCRITTI

Cb = Cambridge, Peterhouse, 81

Chig = Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Chigi, L VII 262 Lr = Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, XC inf. 14

Mb = Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II IV 109 Ob = Oxford, Balliol College, 146 B

On = Oxford, New College, 267

Parm = Parma, Biblioteca Palatina, Pal. 79 Sen = Firenze, Biblioteca Riccardiana, 805 T = Tolosa, Biblioteca Municipale, 818

2. SIGLE DELLE EDIZIONI DEI TESTI DELLA CORRISPONDENZA

BELLI

La corrispondenza epistolare tra Petrarca e Boccaccio (1339-1362). Edizione, traduzione e

commento per cura di E. Belli nella tesi di laurea diretta da G. Albanese presso l’Università di Pisa, a.a. 2012-2013.

BOCCACCIO

AUZZAS

GIOVANNI BOCCACCIO, Epistole e lettere, a cura di G. Auzzas in Tutte le opere di Giovanni

Boccaccio a cura di V. Branca, V.1, Milano, Mondadori, 1992, pp. 493-856

MASSERA

GIOVANNI BOCCACCIO, Carminum et epistolarum quae supersunt. Edizione critica a cura di A.F. Massera, in ID., Opere latine minori, a cura di A.F. Massera, collana Scrittori d'Italia,

(6)

IV RICCI

GIOVANNI BOCCACCIO, Opere in versi, Corbaccio, Trattatello in laude di Dante, Prose latine,

Epistole, a cura di Pier Giorgio Ricci, Milano-Napoli, Ricciardi, 1965, 1063-1257.

PETRARCA

ALBANESE

G.ALBANESE,La novella di Griselda: “De insigni oboedientia et fide uxoria”, in Petrarca e

il petrarchismo. Un'ideologia della letteratura, a cura di M. Guglielminetti, Alessandria,

Edizioni dall'Orso, 1994, «Addenda», n. 3, pp. XXIII-XXXVIII BERTÉ V2

FRANCESCO PETRARCA, Senile V 2. Edizione critica, traduzione e note di commento per cura

di Monica Berté, Firenze, Le Lettere, 1998. CHINES

FRANCESCO PETRARCA, Lettere dell’inquietudine, a cura di L. Chines, Roma, Carocci, 2004.

DOTTI 1978

Epistole di Francesco Petrarca, a cura di U. Dotti, Torino, Utet, 1978.

DOTTI-NOTA 1993

FRANCESCO PETRARCA. Le senili. Libro primo, a cura di E. Nota, traduzione di U. Dotti, Roma, Archivio Guido Izzi, 1993.

DOTTI-NOTA 2002-

PETRARQUE, Lettres de la vieillesse. I. Livres I-III; II. Livres IV-VII; III. Livres VIII-XI; IV.

Livres XII-XV; Èdition critique de E. Nota, traduction de F. Castelli, F. Fabre, A. de Rosny, L.

Schebat, présentation, notices et notes de U. Dotti, mises en français par F. La Brasca, traduction de André Longpré, Paris, Les Belles Lettres, 2002-

L.C.ROSSI

G. BOCCACCIO-F. PETRARCA, Griselda, a cura di L.C. Rossi, Palermo, Sellerio, 1991 (Sen.

XVII 3 e 4. Testo riprodotto: per la Sen. XVII 3, Severs; per la Sen. XVII 4, edizione veneziana delle opere latine di Petrarca, Simone Bevilacqua, 1503).

MARTELLOTTI

FRANCESCO PETRARCA, Prose, a cura di G. Martellotti, e di P. Ricci, E. Carrara, E Bianchi,

Milano-Napoli, Ricciardi, 1955, pp. 1028-1159.

RIZZO-BERTÉ

FRANCESCO PETRARCA, Res seniles. I. Libri I-IV; II. Libri V-VIII, edizione critica e note di

commento a cura di S. Rizzo con la collaborazione di M. Berté, Firenze, Le Lettere, 2006- ROSSI

FRANCESCO PETRARCA,Le familiari. Edizione critica per cura di V. Rossi, IV voll. (il IV per

(7)

V SEVERS

G.B. SEVERS, The literary Relationships of Chaucher's “Clerkes Tale”, New York-New Haven, 1942 (rist. Anast. Hamden, Archon, 1972), pp. 254-292.

A

BBREVIAZIONI

1.ABBREVIAZIONI DEI TESTI EPISTOLARI DI PETRARCA E BOCCACCIO

Corr.

La corrispondenza epistolare tra Petrarca e Boccaccio (1339-1362/1362-1374). Edizione,

traduzione e commento per cura di E. Belli e N. Casto nelle tesi di laurea dirette da G. Albanese presso l’Università di Pisa, a.a. 2012-2013.

BOCCACCIO

Ep.

GIOVANNI BOCCACCIO, Epistole e lettere, a cura di G. Auzzas, in Tutte le opere di Giovanni

Boccaccio, a cura di V. Branca, V.1, Milano, Mondadori, 1992, pp. 493-856.

PETRARCA

Disp.

FRANCESCO PETRARCA, Lettere disperse: varie e miscellanee, a cura di A. Pancheri, Parma,

Fondazione Pietro Bembo, 1994.

Epyst.

FRANCESCO PETRARCA,Epistole metriche a cura di E. Bianchi, in ID., Rime, Trionfi e poesie

latine, a cura di F. Neri, G. Martellotti, E. Bianchi, N. Sapegno, Milano-Napoli, Ricciardi,

1951, pp. 706-806.

Fam.

(libri I-XIX) PETRARQUE, Lettres familières , I. Livres I-III; II. Livres IV-VII; III. Livres

VIII-XI; IV. Livres XII-XV; V. Livres XVI-XIX. Introduction, notices et notes de U. Dotti, mises en

français par F. La Brasca et Christophe Carraud, traduction de André Longpré, Paris, Les Belles Lettres, 2002-

(Libri XX-XXIV) FRANCESCO PETRARCA,Le familiari. Edizione critica per cura di V. Rossi,

IV voll. (il IV per cura di U. Bosco), Firenze, Sansoni, 1933-1942.

(8)

VI

FRANCESCO PETRARCA, Posteritati, in Epistole di Francesco Petrarca, traduzione e commento a cura di U. Dotti, Torino, Utet, 1978, pp. 871-890.

Sen.

(libriI-XV): PETRARQUE, Lettres de la vieillesse. I. Livres I-III; II. Livres IV-VII; III. Livres

VIII-XI; IV. Livres XII-XV; Èdition critique de E. Nota, traduction de F. Castelli, F. Fabre, A.

de Rosny, L. Schebat, présentation, notices et notes de U. Dotti, mises en français par F. La Brasca, traduction de André Longpré, Paris, Les Belles Lettres, 2002-.

(libro XVII 1-2): Epistole di Francesco Petrarca, a cura di U. Dotti, Torino, Utet, 1978.

(libro XVII 3-4): G. BOCCACCIO-F. PETRARCA, Griselda, a cura di L.C. Rossi, Palermo,

Sellerio, 1991.

Sine nomine

FRANCESCO PETRARCA, Sine nomine, in Epistole di Francesco Petrarca, a cura di U. Dotti

Torino, Utet, 1978, pp. 545-612 (lettere scelte).

Var.

FRANCESCO PETRARCA, Lettere disperse: varie e miscellanee, a cura di A. Pancheri, Parma,

Fondazione Pietro Bembo, 1994.

2.ABBREVIAZIONI DELLE OPERE DI PETRARCA E BOCCACCIO

BOCCACCIO

Bucc. carm.

GIOVANNI BOCCACCIO, Buccolicum carmen, a cura di G. Bernardini Perini, in Tutte le opere

di Giovanni Boccaccio, a cura di V. Branca, vol. V.2, Milano, Mondadori, 1994, pp. Carm.

GIOVANNI BOCCACCIO, Carmina, a cura di G. Velli, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio,

a cura di V. Branca, vol. V.1, Milano, Mondadori, 1992, pp. 375-492.

Consolatoria

GIOVANNI BOCCACCIO, Consolatoria a Pino de' Rossi in ID. Opere in versi, Corbaccio,

Trattatello in laude di Dante, Prose latine, Epistole, a cura di Pier Giorgio Ricci,

Milano-Napoli, Ricciardi, 1965, pp. 1112-1141 (Epistola, VI).

Corbaccio

GIOVANNI BOCCACCIO, Corbaccio in ID., Opere in versi, Corbaccio, Trattatello in laude di

Dante, Prose latine, Epistole, a cura di Pier Giorgio Ricci, Milano-Napoli, Ricciardi, 1965,

pp. 468-561.

De casibus

GIOVANNI BOCCACCIO, De casibus virorum illustrium, a cura di P.G. Ricci e V. Zaccaria, in

(9)

VII

De montibus

GIOVANNI BOCCACCIO, De montibus, silvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis seu

paludibus, de nominibus maris, a cura di M. Pastore Stocchi, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a cura di V. Branca, VIII. 2, Milano, Mondadori, 1998 (I. De montibus; II. De silvis; III. De fontibus; IV. De lacubus; V. De fluminibus; VI. De stagnis seu paludibus), pp.

1767-2148.

De mulieribus

GIOVANNI BOCCACCIO, De mulieribus claris, a cura di V. Zaccaria, in Tutte le opere di

Giovanni Boccaccio, a cura di V. Branca, vol. X, Milano, Mondadori, 1967. Decameron

GIOVANNI BOCCACCIO, Decameron, a cura di V. Branca, in Tutte le opere di Giovanni

Boccaccio, a cura di V. Branca, vol. IV, Milano, Mondadori, 1976. Esposizioni

GIOVANNI BOCCACCIO, Esposizioni sopra la Comedia di Dante, a cura di G. Padoan, in Tutte

le opere di Giovanni Boccaccio, a cura di V. Branca, vol. VI, Milano, Mondadori, 1965. Filocolo

GIOVANNI BOCCACCIO, Filocolo, a cura di A.E Quaglio, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a cura di V. Branca, vol. I, Milano, Mondadori, 1992, pp. 47-970.

Genealogie

GIOVANNI BOCCACCIO, Genealogie deorum gentilium, a cura di V. Zaccaria, ivi, voll. VII-VIII.1, Milano, Mondadori, 1998, pp. 13-1813.

Rime

GIOVANNI BOCCACCIO,Rime, a cura di V. Branca (con Appendici di G. Padoan), ivi, vol. V.1,

Milano, Mondadori, 1992, pp. 3-144.

Trattatello

GIOVANNI BOCCACCIO, Trattatello in laude di Dante, a cura di P.G. Ricci, in Tutte le opere di

Giovanni Boccaccio, a cura di V. Branca, III, Milano, Mondadori, 1974, pp. 565-650. Vita Petracchi

GIOVANNI BOCCACCIO,Vite, a cura di R. Fabbri, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a

cura di V. Branca, V.1, Milano, Mondadori, 1992. pp. 878-911.

PETRARCA

Afr.

PETRARQUE, L’Afrique: 1338-1374, préface de Henri Lamarque, introduction, traduction et

notes de Rebecca Lenoir, Grenoble, Millon, 2002.

(10)

VIII

PETRARQUE,Bucolicum carmen, texte latine, traduction et commentaire par Marcel François

et Paul Bachmann, avec la collaboration de François Roudant; préface de Jean Meyers, Paris, Champion, 2001.

Collatio

FRANCESCO PETRARCA, Collatio laureationis, in ID. Opere latine di Francesco Petrarca, a

cura di A. Bufano con la collaborazione di B. Aracri e C. Kraus Reggiani e introduzione di M. Pastore Stocchi, vol. II, Torino, Utet, 1975, pp. 1256-1283.

Contra eum

FRANCESCO PETRARCA, Contra eum qui maledixit Italie, in ID. Opere latine di Francesco Petrarca, a cura di A. Bufano con la collaborazione di B. Aracri e C. Kraus Reggiani e

introduzione di M. Pastore Stocchi, vol. II, Torino, Utet, 1975, pp. 1153-1253.

De rem.

PETRARQUE, Les remèdes aux deux fortunes (De remediis utriusque fortune: 1354-1366),

texte, traduction, introduction, notes et index par par Cristophe Carraud, II vol., Grenoble, Millon, 2002.

De otio

Opere latine di Francesco Petrarca, a cura di A. Bufano con la collaborazione di B. Aracri e

C. Kraus Reggiani e introduzione di M. Pastore Stocchi, vol. II, Torino, Utet, 1975, pp. 1256-1283.

De vita sol.

FRANCESCO PETRARCA,De vita solitaria, in ID.Opere latine di Francesco Petrarca, a cura di

A. Bufano con la collaborazione di B. Aracri e C. Kraus Reggiani e introduzione di M. Pastore Stocchi, vol. I, Torino, Utet, 1975, pp. 261-565.

Inv. med.

FRANCESCO PETRARCA, Invective contra medicum, in ID.Opere latine di Francesco Petrarca,

a cura di A. Bufano con la collaborazione di B. Aracri e C. Kraus Reggiani e introduzione di M. Pastore Stocchi, vol. II, Torino, Utet, 1975, pp. 817-981.

Itinerarium

PETRARQUE, Itinéraire de Genes à la Terre Sainte: 1358, traduction de Christophe Carraud et

Rebecca Lenoir, notes de Rebecca Lenoir, Grenoble, Millon, 2002.

Rer. mem.

FRANCESCO PETRARCA,Rerum memorandarum libri. Edizione critica a cura di G. Billanovich,

Firenze, Sansoni, 1943.

Rvf

FRANCESCO PETRARCA, Rerum vulgarium fragmenta. Edizione critica a cura di G. Savoca,

Firenze, Olschki, 2008.

(11)

IX

FRANCESCO PETRARCA, Secretum in ID. Opere latine di Francesco Petrarca, a cura di A.

Bufano con la collaborazione di B. Aracri e C. Kraus Reggiani e introduzione di M. Pastore Stocchi, vol. I, Torino, Utet, 1975, pp. 43-259.

TrC

FRANCESCO PETRARCA, Rime e trionfi, a cura di R. Ramat, Milano, Rizzoli, 1971, pp.

543-579.

Trf

FRANCESCO PETRARCA, Rime e trionfi, a cura di R. Ramat, Milano, Rizzoli, 1971, pp.

607-628.

Testamentum

FRANCESCO PETRARCA, Testamentum, ID. Opere latine di Francesco Petrarca, a cura di A.

Bufano con la collaborazione di B. Aracri e C. Kraus Reggiani e introduzione di M. Pastore Stocchi, vol. II, Torino, Utet, 1975pp. 1341-1357.

3.ABBREVIAZIONI DELLE OPERE DI ALTRI AUTORI

ANONIMO TICINESE,Liber de laudibus

ANONIMO TICINESE, Liber de laudibus civitatis Ticinensis, a cura di R. Maiocchi e F.

Quiantavalle, in RIS, II serie, vol. XI.1, Città di Castello 1903. BERN.CLAR., Nat. B. V. Mariae

BERNARDO DI CHIARAVALLE, Sermo in nativitate Baetae Mariae Virginis, in Sancti Bernardi

opera, edidit J. Leclercq et H.M. Rochais, vol. V, Romae, Editiones cistercienses, 1968, pp.

275-288.

DANTE, Convivio

DANTE ALIGHIERI, Convivio, a cura di F. Brambilla Ageno, Firenze, Le Lettere, 1995.

DANTE, Epistole

DANTE ALIGHIERI,Epistole, a cura di A. Frugoni e G. Brugnoli, in ID. Opere minori, a cura

P.V. Mengaldo-B. Nardi-G. Brugnoli-E. Cecchini-F. Mazzoni, Milano-Napoli, Ricciardi, 1979, pp. 505-643.

DANTE, Inf.

DANTE ALIGHIERI, Inferno, in ID. Commedia con il commento di A.M Chiavacci Leonardi,

Milano, Mondadori (“I Meridiani”), 1994. BRUNI,Dialogi

LEONARDO BRUNI,Dialogi ad Petrum Paulum Histrum, a cura di S.U. Baldassarri, Firenze,

Olschki, 1994.

BRUNI, Epistolarum libri VIII

LEONARDO BRUNI, Epistolarum libri VIII, edited by J. Hankins , Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2007 (rist. anast. dell'edizione Laurentio Mehus, Florentiae, 1714).

(12)

X

BERNARDINO CORIO, Storia di Milano, a cura di A. Morisi Guerra, II voll., Torino, Utet, 1978.

PAOLO DIACONO,Storia

PAOLO DIACONO, Storia dei Longobardi, a cura di L. Capo, Milano, Fondazione L. Valla, 1992.

EGINARDO,Vita

EGINARDO,Vita di Carlo Magno, a cura di V. Marucci, introduzione di C. Leonardi, Roma,

Salerno, 2006.

MANETTI, Vita Joannes Boccacii

GIANNOZZO MANETTI, Vita Joannes Boccacii egregii poetae ecc., in Storia letteraria d'Italia:

le vite di Dante, Petrarca e Boccaccio scritte fino al secolo decimosesto, raccolte dal prof. A.

Solerti, vol. V, Milano, Vallardi, 1904, pp. 679-693. SALUTATI, De laboribus

COLUCCIO SALUTATI, De laboribus Herculis, edidit B.L. Ullman, Zurich, Thesaurus Mundi,

1951.

SALUTATI,Epistolario

Epistolario di Coluccio Salutati, a cura di F. Novati, V voll., Roma, Forzani e C. Tipografi del

Senato, 1891-1911.

THOM. Catena in Lc

Sancti Thomae AquinatisCatena aurea in quatuor Evangelis, t. 2: Expositio in Lucam, ed. A.

Guarenti (2a ed.: Marietti, Taurini-Romae, 1953), pp. 1-319. THOM. Sententia Politic.

Sancti Thomae De Aquino Opera omnia iussu Leonis XIII P.M. edita, t. 48 A: Sententia libri politicorum, Romae 1971.

THOM. Summ. Theol.

Sancti Thomae Aquinatis Opera omnia iussu impensaque Leonis XIII P.M. edita, t. 4-5: Pars prima Summae theologiae (ec Typographia Polyglotta S.C. de Propoganda Fide, Romae,

1888-1889).

THOM. De virtutibus

Sancti Thomae Aquinatis Quaestiones disputatae, t.2: Quaestiones disputatae de virtutibus in communi, ed. E. Odetto (10a ed.: Marietti, Taurini-Romaa, 1965), pp. 735-790.

UGO DI SAN VITTORE, Didascalicon

UGO DI SAN VITTORE, Didascalicon. De Studio Legendi, ed. Henry Buttimer, Washington,

Catholic University Press, 1939. UGUCCIONE,Derivationes

UGUCCIONE DA PISA, Derivationes. Edizione critica princeps a cura di E. Cecchini, G.

(13)

XI GOFFREDO DI VINOSALVO,Documentum

GOFFREDO DI VINOSALVO,Documentum de modo et arte dictandi et versificandi, in E.FARAL,

Les artes poétiques du XIIe et du XIIIe siècle, Paris, Campion, 1924, pp. 263-32.

4.ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

ALBANESE,Da Petrarca a Piccolomini

G.ALBANESE,Da Petrarca a Piccolomini: codificazione della novella umanistica, in Favole parabole istorie. Le forme della scrittura novellistica dal Medioevo al Rinascimento. Atti del

Convegno di Pisa (26-28 ottobre 1998), a cura di G. Albanese, L. Battaglia Ricci, R. Bessi, Roma, Salerno editrice, 2000, pp. 257-308.

ALBANESE,Fortuna umanistica

G. ALBANESE, Fortuna umanistica della “Griselda”, in Il Petrarca latino e le origini

dell'umanesimo. Atti del Convegno internazionale, Firenze, 19-22 maggio 1991, in «Quaderni

petrarcheschi», IX-X(1992-1993), pp. 571-627. ALBANESE, La corrispondenza

G. ALBANESE, La corrispondenza fra Petrarca e Boccaccio, in Motivi e forme delle “Familiari” di Francesco Petrarca. Atti del Convegno di Gargnano del Garda (2-5 ottobre

2002), a cura di C. Berra, Milano, Cisalpino, 2003, pp. 39-98. ALBANESE,La novella di Griselda

G.ALBANESE,La novella di Griselda: “De insigni oboedientia et fide uxoria”, in Petrarca e

il petrarchismo. Un'ideologia della letteratura, a cura di M. Guglielminetti, Alessandria,

Edizioni dall'Orso, 1994, “Addenda”, n. 3, pp. XIX- XLIX. BATTAGLIA RICCI, Boccaccio

L. BATTAGLIA RICCI, Giovanni Boccaccio, in Storia della letteratura italiana diretta da e.

Malato, vol. II, Roma, Salerno Editrice, 1995-2005, pp. 727-877.

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Boccaccio, pp. 89-94.

WILKINS,Later Years

(17)

1

I

NTRODUZIONE

I.

L’

ITER DI ALLESTIMENTO DELLA CORRISPONDENZA FRA

P

ETRARCA E

B

OCCACCIO

I.1 Un dialogo epistolare fra letteratura, storia e storia della letteratura

Nata e sviluppatasi tra le due diverse istanze della comunicazione contingente e dell’esercizio retorico, accordandosi ad una tensione evolutiva insita nel latino stesso - dai precetti delle

artes dictandi fino all’emulazione dei modelli classici -, l’epistolografia umanistica occupa un

posto di rilievo fra i filoni di studio su cui si è maggiormente incentrato il dibattito filologico-letterario a partire dalla seconda metà del secolo scorso, con lo scopo prioritario di chiarire e fissare i criteri metodologici ed ecdotici a cui possano affidarsi edizioni attendibili.1 Quello che oggi si può ricavare dalla fruttuosa querelle filologica fra Resta e Marti2 - convinto del primato del valore storico dell’epistola, il primo, intento a rispettare il concetto d’arte cui essa è informata, il secondo – è il proposito che ogni intervento editoriale sui testi epistolari avvenga iuxta propria principia, cioè previa considerazione della peculiare genesi della scrittura di lettere.

È innegabile che siano stati proprio gli squarci aperti dall’edizione Rossi-Bosco delle

Familiari di Petrarca ad aver permesso di inquadrare più precisamente i limiti della mera

ottica storicistica di fronte all’evidente e consapevole progetto letterario dell’autore: le

Familiari, e poi anche le Senili, sono state oggetto dell’accurato lavoro preparatorio e di

revisione dell’autore, sia per quel che riguarda la loro collocazione all’interno della raccolta organica sia per l’apporto di correzioni o varianti,3

ma soprattutto – e in questa considerazione

1 Per un prospetto sintetico delle problematiche ecdotiche relative agli epistolari umanistici, vd. L.G

UALDO

ROSA, La pubblicazione degli epistolari umanistici, in «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Storico Muratoriano», n. 89 (1980-1981), pp. 369-92, che confronta i criteri metodologici delle edizioni del Novecento aggiornando così il primo illuminante intervento di A.PEROSA, Sulla pubblicazione degli epistolari degli umanisti, in La pubblicazione delle fonti del Medioevo europeo negli ultimi 70 anni: 1883-1953. Relazioni al Convegno di studi delle fonti del Medioevo in occasione del 70 dalla fondazione dell’Istituto storico italiano (Roma, 14-18 aprile 1953), a cura dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo, Roma 1954, pp. 327-338.

2

Cf. G. RESTA, Per l’edizione dei carteggi degli scrittori, in Metodologia ecdotica dei carteggi. Atti del Convegno Internazionale di Studi (Roma 23-25 ottobre 1980), a cura di Elio d’Auria, Firenze 1989, pp. 68-80, e M. MARTI, L’epistolario come genere e un problema editoriale, in Studi e problemi di critica testuale, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1961, pp. 203-208.

3 A proposito della complessa elaborazione delle Familiari fino alla loro forma canonica, cf. almeno R

OSSI, Introduzione, pp. XI-XVII; BILLANOVICH, Lo scrittoio, pp. 3-55; G.PASQUALI, Storia della tradizione e critica

(18)

2

ha giocato un ruolo decisivo la sinergia fra filologia e critica – sono state coerentemente informate ad un ideale disegno di rappresentazione dell’autore.4

Lettere, dunque, quelle di Petrarca, che andrebbero lette in successione, una dopo l’altra, per comprendere davvero i

modelli, gli aspetti e l’evoluzione che caratterizzano il suo profilo di dotto umanista.5

Fin da questa prima e veloce riflessione sulla complessità metodologica sottesa al genere di cui ci andremo ad occupare, sorge inevitabile una perplessità sull’idea editoriale proposta nell’ambito di questa tesi di laurea: la messa a punto delle linee di sviluppo della corrispondenza fra Petrarca e Boccaccio tramite la recensio dei pezzi pervenuti e di quelli perduti potrebbe essere considerata una resezione arbitraria che rischia di violare il sistema unitario voluto dal Petrarca, da un lato, e la refrattaria rinuncia del Boccaccio ad una sistemazione,6 dall’altro. Si noterà difatti che, talvolta, il tentativo di individuare la partitura del dialogo epistolare secondo la sequenza missiva-responsiva impone di sacrificare l’ordinamento della raccolta canonica petrarchesca in favore della supposta successione cronologica dei singoli pezzi; a ciò si aggiunga la necessità di accedere alla facies precanonica del testo, dalla quale si possono ricavare spunti per postulare lettere escluse dal progetto finale o per accostarsi più da vicino a quelle che dovettero essere le dinamiche di ricezione. Sul versante delle epistole di Boccaccio, desta sospetto soprattutto l’esiguità della raccoltina che la tradizione manoscritta ci ha consegnato, così impari al cospetto del magnum eloquium del suo «preceptor inclitus» e, quindi, tanto più apparentemente inadeguata ad inserirsi con risultati proficui nelle trame di una corrispondenza.

Eppure non sarà un dato marginale che fra le venticinque7 lettere del Certaldese ad oggi pervenute, quattro sono indirizzate a Petrarca, che viene così ivi configurandosi come il destinatario più ricorrente, le cui lettere meritavano, secondo lo stesso Boccaccio, di essere conservate con cura e compattate nell’ambito di una iniziativa antologica annunciata nella Ep. XV, ma sfortunatamente - se mai fu portata a termine – a noi ignota; come a dire che quelle quattro lettere rimaste sono i cardini fra cui dovette spaziare un’ampia costellazione di tessere

del testo, Firenze, Le Lettere, 1952 (rist. anast. 1988), pp. 457-465. Le fasi compositive delle Senili sono state recentemente chiarite nelle introduzioni alle edizioni DOTTI-NOTA 2002-,pp.XLIX-LI e RIZZO-BERTÉ,pp.7-14.

4 Alla lettura delle epistole del Petrarca in prospettiva autobiografico-ideale hanno contribuito in particolare le

intuizioni di N.SAPEGNO, Le lettere del Petrarca, in Id., Pagine di storia letteraria, Palermo, Manfredi, 1960, pp. 55-80 e DOTTI, Vita, pp. 210-215, ora incluse e rielaborate in una organica trattazione dell’argomento nell’ampio saggio di R.ANTOGNINI, Il progetto autobiografico delle Familiares di Petrarca, Milano 2008, pp. 83-119.

5

L.C.ROSSI, Immagini di Petrarca letterato, in Motivi e forme delle “Familiari” di Francesco Petrarca. Atti del Convegno di Gargnano del Garda (2-5 ottobre 2002), a cura di C. Berra, Milano, Cisalpino, 2003, pp. 456-457.

6 Cf. A

UZZAS, Introduzione, p. 495.

7 Il numero è complessivo delle ventiquattro “epistole” pubblicate in A

UZZAS, più una a Donato Albanzani scoperta da Augusto Campana e edita per le sue cure in appendice alla stessa edizione della collana Tutte le opere di Giovanni Boccaccio .

(19)

3

epistolari, genericamente «mille»,8 sì che, se opportunamente accluse alla trafila di

corrispondenza, acquistano luce, non temono l’eclissi, perché vengono esposte alle influenze della congiunzione intellettuale ed umana sotto cui sorsero. Nella seconda sezione del carteggio Petrarca-Boccaccio (1362-1374) – specificamente quella di cui ci si occuperà in queste pagine - si giunge addirittura ad annoverare un solo pezzo boccacciano pervenuto, l’Ep. XV: ma proprio questo disteso e vibrante racconto del soggiorno veneziano, fungendo da approdo per la maturazione stilistica dell’epistolografia boccacciana9

– dai rigidi schemi dei primi dictamina attraverso le altre prose retoricamente sostenute – e per la stessa fisionomia intellettuale del loro autore, rivela il confronto creativo con l’amico Petrarca ed, insieme, denuncia l’urgenza di una lettura comparata delle diverse esperienze dettatorie.

La vasta e poliedrica produzione erudita dei due intellettuali, in quanto avvezza a procedimenti di contaminatio reciproci,10 non può rimanere fuori da questa nostra indagine, anzi deve affiancare la ricostruzione della corrispondenza alla scopo di supplire il silenzio generato dalla dispersione di buona parte di quello che fu il carteggio reale. Anche grazie all’affiancamento di questa linea di ricerca, che tanto deve ai contributi fondamentali degli studiosi che si sono occupati degli esordi della bilingue letteratura umanistica, il ruolo del corrispondente Boccaccio riesce ampiamente ad assumere i requisiti atti a rivendicare la bilateralità del dialogo epistolare, che pure è dovuta al suo alto prestigio intellettuale.

Chiunque tenti di stilare un bilancio sugli scambi di lettere fra il “maestro” e il suo “più

grande discepolo”11

non può che riconoscere – questo è certo – l’eccezionalità dei due corrispondenti e l’eccezionalità del loro rapporto, inconfutabile allora come oggi. Ne fu consapevole e lo ricorda più volte nelle sue pagine lo stesso Petrarca:

«ego per coniecturas vagar, quasi mecum, ut soleo tecum, loquens»12

e ancora:

«cogitabis vel lassitudo vel occupatio quanta sit que insolito more me tecum (imo mecum, ut sic dixerim) per interpretem loqui cogit».13

8

Secondo l’intitolazione che precede l’Ep. XV di Boccaccio nel cod. Par. lat. 8631, discendente dalla biblioteca petrarchesca (cf. Ep. XV=Corr. LIII, Tit.)

9 A

UZZAS , Introduzione, pp. 502-504.

10

La questione affiora costantemente nella bibliografia petrarchesca e boccacciana: impossibile qui darne minutamente conto. Oltre i primi fondativi interventi di BILLANOVICH, Lo scrittoio, pp. 59-294 e BRANCA, Boccaccio medievale, pp. 277-332, si segnalano almeno i rendiconti di BRUNI, Boccaccio, pp. 429-449; SANTAGATA, Per moderne carte, pp. 246-70; V.ZACCARIA, Boccaccio narratore, storico, moralista e mitografo, Firenze, Olschki, 2001, pp. 156-190.

11 Riprendo, ovviamente, per queste apposizioni il titolo del famoso secondo capitolo di B

ILLANOVICH, Lo scrittoio.

12 Sen. V 2=Corr. XL, 9. 13

(20)

4

La sensazione di parlare all’amico come se stesse parlando con se stesso testimonia la densità concettuale e l’intimità delle loro riflessioni, oltreché la completa sintonia sfociante non solo da un comune impegno letterario e di studi, ma anche da una stessa affinità nella percezione degli ostacoli posti dalla vita e dalla sorte. Per questo motivo riteniamo che l’arbitrarietà che soggiace all’estrazione dall’ampio progetto delle Familiari e delle Senili delle sole lettere a Boccaccio possa in qualche maniera essere legittimata: perché nel corso della corrispondenza rimane intatto il fondamento dell’ideale autobiografico che l’autore ha voluto consegnare nei quarantuno libri totali della sue epistole, solo risulta compendiato in una trentina di prose pervenute che assurgono a quintessenza di un’opera monumentale, ed ancora è possibile seguire da un osservatorio davvero privilegiato le diverse fasi dell’evoluzione del poeta nell’intricata e ambiziosa conquista della maturità umanistica.

In questo percorso ideale, reclama un ruolo di vera svolta l’inizio del nuovo lavoro epistolare, le Seniles, un lungo discorso tutto informato ad un’ottica conclusiva, a cui si è pertanto deciso di affidare interamente il compito di rappresentare – fatta eccezione della sola della Fam. XXIII 19 – la seconda e ultima parte del dialogo che, aperto dal Boccaccio nel lontano 1339, giungeva fra gli anni ’62- 63 ad una più lucida definizione del rapporto fra i due dotti e degli input culturali da essi reciprocamente innescati. Forse anche per le concomitanti morti di Simonide, dedicatario delle stesse Seniles e prediletto corrispondente del Petrarca, di Socrate e di Barbato da Sulmona, Boccaccio, ultimo reduce fra i maggiori «comes studiorum», diventa l’interlocutore prioritario del maestro e le loro lettere raggiungono una familiarità che andrà rinvigorendosi fino all’addio alle lettere dell’8 giugno 1374.14

Insomma, discussa tra queste coordinate la bipartizione dei sessantuno pezzi che compongono questa corrispondenza appare per quel che realmente è: una scelta di comodo – questo è vero – imposta dalle necessità di lavorare almeno a quattro mani per potersi agevolmente districare fra gli universi della cultura petrarchesca e boccacciana, ma anche una soluzione didattico-istruttiva supportata da precise circostanze storico-biografiche.

Le diffidenze riguardo alle scelte metodologiche sui cui si è fondata la ricostruzione di questo carteggio sembrano, nel loro complesso, se non essere esaustivamente superate, almeno opacizzarsi dinanzi all’indubbia ammissione di quanto sia sempre tanto necessario quanto fruttuoso ricercare nuovi appigli su cui innestare linee critiche che meglio chiariscano gli snodi basilari della storia della letteratura. Ed infatti dal dialogo fra Petrarca e Boccaccio, due veri astri della cultura del Trecento italiano ed europeo, si ricava un autorevole e coerente

14

(21)

5

saggio della formalizzazione della nascente letteratura umanistica,15 colta nella sua origine attraverso un’incursione nelle affermazioni retoriche e nelle inquietudini della sua prima avanguardia. È dunque parso doveroso dare organicità ad una testimonianza di tale tenore, seguendo di base un criterio cronologico e cercando di mettere a frutto tutti gli strumenti ad oggi a nostra disposizione, dalle edizioni critiche dei testi agli studi biografici (così spesso connessi alle fonti epistolari), passando per le note critiche dei più attenti studiosi petrarcheschi e boccacciani.

Quello che si ricava è un materiale in limine fra il sigillo di letterarietà, cui però manca la prioritaria progettualità autoriale, e la rivendicazione di storicità, compromessa dai troppo incisivi correttivi retorici: «nichil adeo correctum cui non aliquid desit», per usare le parole dello stesso Petrarca.16 Senza voler forzare uno di questi due aspetti, che meritano di essere attentamente vagliati caso per caso, basterà riconoscere che la corrispondenza fra Petrarca e Boccaccio riproduce con le parole dei diretti interessati il retroterra ideale su cui matura un’amicizia ed, insieme, un programma di studi e di letteratura, qualificandosi così, ad onta della sua incerta natura, come la prima prestigiosa piattaforma di dibattito poetico del nostro Umanesimo.

I.2 Lo status degli studi

La prima idea di una resezione autonoma delle lettere di Petrarca a Boccaccio nacque in seno agli studi letterari ottocenteschi ad opera di Victor Develay, con lo scopo precipuo di disegnare – almeno idealmente - gli snodi personali e psicologici che segnarono l’elaborazione ideologica dell’Aretino per tramite del confronto con i suoi più autorevoli

corrispondenti: Lettres de François Pétrarque à Jean Boccace (1891)17 seguiva infatti Lettres

à Rienzi (1885), in un progetto editoriale ancora avulso dalle cure filologiche dei testi e troppo

rigidamente deputato al partito petrarchesco per inoltrarsi ad una valutazione complessiva del dialogo fra i due dotti.18

15

ALBANESE, La corrispondenza, pp. 39-41; 74.

16 Vd. il titolo della Fam. XXIII 19=Corr. L. 17

Lettres de François Pétrarque à Jean Boccace, traduites du latin pour la première fois par Victor Develay, Paris, Flammarion, 1891.

18 Per una puntuale disamina dei criteri sui cui è stata informata l’edizione di Develay si rimanda direttamente

alla sua Introduzione, pp. I-XIX; basti qui ricordare che il curatore ha offerto la traduzione francese del testo latino costituito dal confronto di due soli codici e che si è rigidamente attenuto alla sequenza canonica delle epistole a discapito dello sia solo supposto sviluppo cronologico.

(22)

6

Bisognerà aspettare le prime edizioni critiche o parzialmente critiche dei testi epistolari di Petrarca e Boccaccio19 e i primi bilanci sulle lungimiranti intuizioni umanistiche sorte dall’incontro fra i due letterati, perché E.H. Wilkins provveda ad allestire un primo ragionato

quadro sinottico della corrispondenza fra i due poeti (1963),20 incastonando 56 pezzi del loro

dialogo in un periodo compreso fra il 1350 e il 1373 e affidandosi all’ausilio delle sue personali acquisizioni sulla biografia petrarchesca: il lavoro dello studioso inglese, seguito al prospetto del carteggio fra Petrarca e Francesco Nelli,21 giungeva pertanto a coronamento e verifica, tramite continui rinvii, delle sue indagini sulla vita del poeta; inserito poi nei suo

Studies on Petrarch and Boccaccio (1978), arricchiva le sue linee critiche senza però

promuovere l’effettiva realizzazione editoriale del carteggio.

Ad oggi la più recente e aggiornata recensione delle lettere reciprocamente scambiate fra i due dotti amici si deve a G. Albanese (2003), i risultati della quale si sono posti a fondamento basilare di questa tesi non solo per il progresso da essi prodotto nel computo delle epistole (arriva a contarne 59, accludendo nel novero la Mavortis Milex e postulando altre due lettere disperse)22 e nella chiarificazione dei termini cronologici,23 ma anche per l’aver saputo ravvisare nella corrispondenza - istruttivi a questo proposito precedenti i lavori della studiosa

sulle intersezioni fra epistolografia e novella24 - una vera «sede di riflessione metaletteraria»,

degna, in quanto tale, di essere offerta nella sua interezza a vantaggio della storia della letteratura umanistica.

Uno dei maggiori ostacoli che si frapponevano, ancora nei primi anni Duemila, alla realizzazione editoriale del carteggio Petrarca-Boccaccio – ne era ben consapevole la Albanese – era rappresentato dalla mancanza di una edizione critica attendibile delle Senili,

rimaste troppo a lungo confinate agli Opera omnia petrarcheschi di Basilea del 1554,25 da cui

il Fracassetti trasse la sua tanto utile quanto ormai inattuale traduzione in prosa italiana

19 Per le Familiari di Petrarca, R

OSSI; per le epistole del Boccaccio, Lettere edite e inedite di Giovanni Boccaccio tradotte e commentate con nuovi documenti. Edizione critica parziale, traduzione e commento a cura di F. Corazzini, Firenze, Sansoni, 1877, e GIOVANNI BOCCACCIO, Carminum et epistolarum quae supersunt. Edizione critica a cura di A.F. Massera, in ID., Opere latine minori, a cura di A.F. Massera, collana Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, 1928, pp. 109-227.

20 W

ILKINS, A Survey.

21 H.E. W

ILKINS, A Survey of the corrispondence between Petrarch and Nelli, in UMA, I (1958), pp. 351-358, ora nei suoi Studies on Petrarch and Boccaccio, pp. 89-94.

22 A

LBANESE, La corrispondenza, pp. 53-56.

23 A

LBANESE, La corrispondenza, pp. 77-79.

24 Cf. infra, Introduzione II, 3, n. 216. 25 F

RANCISCI PETRARCHAE, […] opera quae extant omnia, Basileae excudebat Henrichus Petri, 1554; rist. anast.

(23)

7

secondo-ottocentesca dei corpora epistolari del poeta laureato,26 o comunque accessibili

solamente nell’ambito di pubblicazioni singole27

e/o concise antologie.28

Al momento le lettere della vecchiaia, che ricoprono diciannove pezzi pervenuti di questa seconda parte della corrispondenza, non dispongono ancora di un testo critico moderno completo di tutti i diciassette libri canonici e uniformato agli stessi criteri editoriali; epperò nell’ultimo decennio sono stati compiuti molti passi avanti grazie al quasi simultaneo contributo di due diverse edizioni critiche, tutt’ora in attesa di essere ultimate. Dal 2002 presso la casa editrice Les Belles Lettres i lavori esegetici di Elvira Nota, coadiuvati dalla pluridecennale diligenza interpretativa di Ugo Dotti, hanno dato vita alla pubblicazione dei primi quindici libri delle Seniles corredati da traduzione francese;29 a partire dal 2006, per iniziativa della Commissione per l’Edizione Nazionale delle Opere di Francesco Petrarca, Silvia Rizzo con la collaborazione di Monica Berté ha intrapreso un altro progetto di edizione critica con traduzione italiana e commento essenziale, di cui oggi sono fruibili solo i primi due volumi dedicati ai libri I-VIII.30

Entrambe le editrici puntano a restituire lo stadio  del testo secondo l’ultimo, seppur

non definitivo, assetto fornito dall’autore, ma premettono due stemma codicum sostanzialmente incompatibili fra loro e caratterizzati da macroscopiche divergenze, valutano in modi diversi l’apporto della tradizione precanonica, e costruiscono differenti tipi di

apparato.31 In sostanza, mentre la Nota offre le varianti attestate dai codici che identificano lo

stadio  del testo, la Rizzo, uniformandosi ai criteri dell’edizione Rossi-Bosco delle Familiari,

dà conto delle sole varianti d’autore. Questa varietà di prospettive ecdotiche, che ora riscatta la troppo prolungata lacunosità delle Seniles, può risultare proficua anche per quel che

26

Lettere di Francesco Petrarca: delle cose familiari libri ventiquattro. Lettere varie libro unico, ora la prima volta raccolte, volgarizzate e dichiarate con note da Giuseppe Fracassetti, V voll., Firenze, Le Monnier, 1861-67 (rist. 1892) e Lettere senili di Francesco Petrarca, volgarizzate e dichiarate con note da G. Fracassetti, II voll., Firenze, Le Monnier, 1869-70 (rist. 1892).

27 Vd. per. es., limitatamente ai testi della Corrispondenza (1362-1374), l’edizione critica parziale della Sen.

XVII 3 in SEVERS, poi riprodotta con traduzione italiana in Opere latine di Francesco Petrarca, a cura di A. Bufano con la collaborazione di B. Aracri e C. Kraus Reggiani. Introduzione di M. Pastore Stocchi, vol. II., Torino, Utet, 1975, pp. 1311-1339; la coppia Sen. XVII 3 e 4 (la prima improntata sul testo SEVERS, la seconda sulla edizione veneziana delle opere di Petrarca del 1503) è stata pubblicata in L.C. ROSSI e riproposta in traduzione italiana in ALBANESE. La Sen. V 2 è stata edita con testo critico, traduzione italiana e ampia introduzione da Monica Berté (BERTÉ V 2).

28

Vd. per es. la silloge di MARTELLOTTI, Prose, in cui, fra le undici Senili presentate mettendo a frutto quattro codici (Urbinate lat. 331; Parigino 8571; laurenziano Acquisti e Doni 266; Naz. Napoli VIII G. 7), si rintracciano le Sen. II 1=Corr. XXXVII, VI 2=Corr. LI e XVII 2=Corr. LIX; ed ancora la selezione DOTTI 1978, che aggiunge alla raccolta ricciardiana – sempre per quel che interessa questa seconda parte della Corrispondenza - un parziale lavoro esegetico sulle Sen. XV 8=Corr. LVI e XVII 1=Corr. LX.

29 D

OTTI-NOTA 2002-.

30 R

IZZO-BERTÉ.

31 Si rimanda, ovviamente, per una analitica disamina dei criteri di edizioni alle introduzioni di D

OTTI-NOTA

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8

riguarda il progetto della corrispondenza fra Petrarca e Boccaccio: infatti, se l’edizione Les Belles Lettres testimonia l’avanzamento degli studi attorno allo stadio α, quella fiorentina aggiunge una opportuna ridefinizione del processo compositivo, che è per noi fattore essenziale allo scopo di scavare fra le modalità della ricezione boccacciana.

Nell’attesa che si possa presso fruire delle Seniles nella loro interezza, alle quattro lettere che compongono il libro XVII, tutte indirizzate, secondo uno schema monografico, al Boccaccio, si continua ad accedere grazie ai contributi di più studiosi nell’ambito di eterogenei interessi di ricerca.

Se i testi latini della De non interrumpedo per etatem studio (Sen. XVII 2=Corr. LIX) e della breve epistola introduttiva (Sen. XVII 1=Corr. LX) hanno goduto, nell’ordine, delle cure filologiche di Martellotti per le Prose edite da Ricciardi (1955) e di Ugo Dotti per la sua

silloge Utet (1978),32 la versione latina di Griselda (Sen. XVII 3=Corr. LVIII) e il commento

(Sen. XVII 4=Corr. LXI) ad essa connesso, spesso confuse in un’unica epistola, non sono ancora state dotate – questo è vero - di una conveniente sistemazione fra le edizioni moderne delle lettere di Petrarca. Eppure è inconfutabile che proprio il nucleo della De insigni

oboedientia et fide uxoria sia stato per larga parte il motore trainante della riqualificazione le Senili, facendo convergere su di sé la partecipazione di più settori di studio, estesi dalla

letteratura mediolatina a quella moderna, dalla filologia all’iconografia. Lo prova il fatto che genesi della prima edizione critica parziale della Sen. XVII 3=Corr. LVIII si sia collocata ben al di là del solco tradizionale degli studi petrarcheschi, nell’ambito delle indagini di J.B. Severs dedicate ad accertare il testo di Griselda più vicino all’originale, per poi saggiarne influenze e contaminazioni con il Clerkes Tale di Chaucer.33 Ed ancora, proprio dall’analisi della stratigrafia compositiva e delle istanze poetiche sottese al primo e unico esercizio versorio di Petrarca hanno preso le mosse bilanci definitivi sulla codificazione retorica della

novella umanistica, nello slittamento dal “libro di novelle” alla “novella spicciolata”.34

Il simultaneo contributo di interventi specifici ma altamente specialistici, dunque, spinge con urgenza a rassettare il libro XVII ad epilogo delle Seniles, e inoltre – per quanto concerne il

32 Cf. supra n. 28.

33 Aggiungo che, sebbene l’edizione S

EVERS sia ad oggi l’unico riferimento critico per il testo di della “Griselda” latina, la recensio della tradizione manoscritta presentata dallo studioso americano è stata successivamente accresciuta di nuove acquisizioni: vd. ora i risultati del primo censimento integrale in G. ALBANESE, Per la storia della fondazione del genere novella tra volgare e latino. Edizioni di testi e problemi critici, in La novellistica volgare e latina fra Trecento e Cinquecento. Risultati e prospettive di una ricerca interuniversitaria. Atti del Seminario di Firenze (3 giugno 1998), a cura di R. Bessi, «Medioevo e Rinascimento», XII/ n.s. IX, 1998, pp. 275-278 e ALBANESE, Fortuna umanistica.

34 Vd. A

LBANESE, La novella di Griselda, pp. XIX-XXIII e XXXIX-XLIX e, per una più ampia panoramica sull’evoluzione del genere novella fra medioevo e umanesimo, ALBANESE, Da Petrarca a Piccolomini, pp. 257-308.

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limitato circuito della corrispondenza Petrarca-Boccacio – il considerevole livello da essi raggiunto autorizza ad inoltrarsi su una strada - certo - ancora impervia, ma almeno per larga segnalata e appianata nelle sue maggiori depressioni.

Spostandosi sul versante delle epistole boccacciane, ci si avvale, dopo le prime

edizioni di Corazzini e Massera35 (a quest’ultimo si rifà anche il Ricci per le lettere della sua

antologia ricciardiana, lodandone la sagacia e l’acribia filologica),36

del testo critico varato da Ginetta Auzzas e pubblicato con traduzione italiana e note di commento per la collana Tutte le

opere.37 Sebbene l’esiguità della tradizione e la mancata attestazione di varianti redazionali abbiano, per certi versi, alleggerito il lavoro esegetico in direzione della messa a punto di una definitiva e affidabile edizione moderna, merita ancora di essere più attentamente sondato il piano della tradizione indiretta, e non solo relativamente alla corrispondenza con il Petrarca – su questo, ovviamente, si avrà modo di tornare nelle prossime pagine -, ma anche per quel che riguarda i contatti fra Boccaccio e altri cultori o amici del Petrarca. L’esempio più significativo dell’attendibilità di questo filone di studi è testimoniato dall’ultima acquisizione dell’epistolografia boccacciana, la lettera a Donato Albanzani dell’aprile 1365, scoperta da Augusto Campana e pubblicata in appendice all’edizione Auzzas: essa infatti, incardinata fra le battute del dialogo epistolare, sortisce al duplice effetto di chiarire la sua genesi e, insieme, di fare luce sui punti oscuri del carteggio.38

In definitiva, passata al vaglio la storia degli studi che hanno permesso la realizzazione della corrispondenza fra Petrarca e Boccaccio, appare quanto mai chiaro che il retroterra scientifico di questo progetto insiste su meritori interventi storico-critici e filologici, in compresenza con opere ambiziose ma ancora incomplete, e con nuove prospettive di studio: come se rispecchiasse in nuce il motore che ha incentivato l’idea madre del nostro lavoro: la possibilità non di chiudere ma di far sfociare dal dialogo fra Petrarca e Boccaccio tutta la variegata complessità e la proficua tensione dialettica sui cui maturò nel Trecento la nuova letteratura italiana. 35 Cf. supra n. 27. 36 R ICCI, p. 1285. 37 A

UZZAS.In questa edizione sono statimessi a frutto tutti i lavori preparatori della studiosa, in parte raccolti in una serie successiva di interventi sulla rivista «Studi sul Boccaccio»: G.AUZZAS, Studi sulle epistole. I. L’invito della Signoria fiorentina a Petrarca, in SB, IV (1967), pp. 203-240; Id., Studi sulle epistole. II. Testimonianze di testi irreperibili, in SB, VI (1971), pp. 131-144; Id., Studi sulle epistole. III. Per l’epistola in nome della signoria indirizzata al Petrarca a Padova: due nuove fonti manoscritte e una chiosa al testi, in SB, X (1977), pp. 235-253.

38

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I.3 Il romanzo epistolare di Petrarca e Boccaccio (1362-1374)

Era la seconda metà dell’aprile 1362 quando Giovanni Boccaccio decise di confessare al «preceptor inclitus» Petrarca, divenuto ormai, ad onta dell’estrema reverenza sempre dovutagli, amico e intimo confidente, la minaccia che aveva bagnato di lacrime la pace del suo rifugio Certaldese, dove ormai da un anno si era stabilito lasciandosi alle spalle Firenze, gli sconvolgimenti politici e il tracollo economico:39 gli scrisse dunque una lettera (Corr. XXXIV) in cui affermava di aver recentemente ricevuto la visita di un messo di tal Pietro Petroni da Siena, morto in odore di santità emettendo un oscuro ma perentorio vaticinio sul loro conto: ai due illustri letterati Petrarca e Boccaccio rimanevano pochi anni di vita e, se volevano ottenere la salvezza eterna, dovevano abbandonare gli studi letterari per offrire la loro lode a Dio. Il vaticinium Petroni giungeva in un momento delicatissimo della vita di Boccaccio, che alle soglie dei cinquant’anni, escluso – almeno momentaneamente – dagli incarichi politici, si trovava a meditare sulla sua funzione di poeta, posta in precario equilibrio fra l’impegno erudito e l’aspirazione religiosa; e per di più quasi in concomitanza con la notizia del trasferimento in Boemia dell’unico che, con la sua guida, avrebbe potuto illuminare la sua mente obnubilata dal dubbio e dal cupo disorientamento: il Petrarca, appunto.40

In queste circostanze, la risposta dell’Aretino non poté farsi attendere. Il 28 maggio

scrisse da Padova una lunga consolatoria, la Sen. I 5=Corr. XXXV,41 nella quale, dopo aver

esposto ragionevoli sospetti sul fatto che il Petroni fosse stato veramente ispirato da Dio, ribadiva all’amico la vacuità del timore della morte a fronte di una vita che è altro non è se non la via che conduce ad un’altra vita; ed inoltre si inseriva nel dibattito fra vita attiva e vita contemplativa proponendo la sua accorata apologia delle litterae, sulla scorta degli esempi dei più grandi autori cristiani e pagani, da Lattanzio a Catone, da Agostino a Varrone:

«Non sumus aut exhortatione virtutis aut vicine mortis obtentu a literis deterrendi (que si in bonam animam sint recepte, et virtutis excitant amorem, et aut tollunt metum mortis aut minuunt) ne, deserte, suspicionem diffidentie afferant, que sapientie querebatur. Neque enim impediunt litere sed adiuvant bene moratum possessorem, viteque viam promovent, non retardant»

39 Cf. B

RANCA, Profilo, pp. 123 ss.

40 Boccaccio ne veniva informato nella Misc. 10=Corr. XXXIII del 16 aprile 1362. 41

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Ormai esasperato fino alla nausea dalle vicende italiane, Petrarca confermava e giustificava l’intenzione di accogliere l’invito dell’imperatore Carlo IV, pur non essendo in fondo così convinto né di poter trovare la pace sperata fra i Sauromati (così il Boccaccio appellava i Germani), né che i nuovi echi di guerra permettessero la realizzazione del viaggio; tornava così a chiedere all’amico di condividere con lui la stessa casa e un unico progetto di vita e di studi, come più volte gli aveva proposto, anche allo scopo di poterlo aiutare, in qualche modo, a far fronte alla precaria condizione economica. Nacque probabilmente a questa altezza, fra i tormenti dell’amico, pronto a consegnargli tutti i suoi preziosi volumi, e il miraggio dell’idillio intellettuale, la prima idea – purtroppo non concretizzatasi - di una biblioteca pubblica che rispondesse al «bisogno più largamente sentito di rifarsi agli autori, alla parola dei testi, e testi che fossero a disposizione di tutti i dotti»42

La risposta di Boccaccio non è pervenuta né ne abbiamo testimonianza indiretta dalle epistole di Petrarca. Sappiamo però che il Certaldese doveva declinare l’invito del maestro, perché ormai desideroso di investire tutte le sue forze per ottenere il tanto atteso invito alla corte di Niccolò Acciaiuoli, Gran Siniscalco del Regno di Napoli. Date queste sue ambizioni, venne scelto dall’amico Barbato da Sulmona, uno dei maggiori cultori petrarcheschi presso la corte partenopea, per trasmettere a Petrarca, spendendo anche alcune parole, il giudizio di Niccolò Acciaiuoli, del conte di Manuppello e del conte di Nola in favore della pubblicazione dell’Africa.43

E sebbene rispondendo al Sulmonese il 15 aprile sembrasse già alludere ad un imminente viaggio a Napoli,44 dove lo spingeva, fra l’altro, la confortante presenza di Francesco Nelli, che dalla metà del ’61 si trovava a lì in qualità di dispensiere dell’Acciaiuoli, solamente verso la fine dell’estate il richiamo dovette diventare effettivo.

Nella seconda metà di ottobre Boccaccio partì per Napoli con la speranza di trovare finalmente una residenza stabile e sicura; ma fin dalla prima meschina accoglienza riservatagli nel Regno, constatò amaramente di essere stato troppo poco cauto nell’affidarsi al subdolo

Siniscalco.45 Ai primi di marzo era pronto a ripartire: dopo una breve sosta a Sulmona per far

visita al caro Barbato, si diresse verso Padova, dove sperava di trovare rifugio nelle dimore

42

Cit. L.LAZZARINI, Francesco Petrarca e il primo umanesimo a Venezia, in Umanesimo europeo e umanesimo veneziano, a cura di V. Branca, Firenze 1963, pp. 79-81; in proposito cf. anche N.VIANELLO, I libri del Petrarca e la prima idea di una biblioteca pubblica a Venezia, Venezia, Stamperia di Venezia, 1969.

43 «Micto igitur ecce tibi alligatam presentibus predictarum formam et copiam licterarum, ut cum tuis idem

expetentibus, siquidem et prout saniori tue provisioni videbitur, dicto domino Laureato placeat destinare»: la lettera si legge in VATTASSO, Del Petrarca, pp. 18-20, a p. 19. Si ritiene pertanto opportuno postulare una lettera perduta (Corr. XXXVI) con cui Boccaccio attendeva a questo incarico, che funge da anello di raccordo con la genesi della Sen II 1=Corr. XXXVI.

44 «Ac inde Neapolim usque pergere nostrum visitaturus Simonidem» (Ep. XII, 16). 45

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