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Gli Avvocati Ferrero e Frola a Montanaro

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Academic year: 2021

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Avvocati

canavesani

a cura di

Franco Macocco

e

Gian Savino Pene Vidar

i

Lions Club ALTO CANAVESE

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© 2016. Diritti riservati Lions Club Alto Canavese.

Editrice Tipografia Baima - Ronchetti & C. s.n.c. Vicolo Cassano, 3 - 10081 Castellamonte (Torino) Tel. e fax 0124 581209 - E-mail: tipobaima@gmail.com www.baimaronchetti.it

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ALBERTO LUPANO

Gli avvocati Ferrero

e Frola a Montanaro

R

iferisce lo storico Antonio Dondana: “Da alcuni appunti sulla sto-ria di Montanaro scritti dall’avvocato Giuseppe Petitti si ricava che verso il 1840-41 vivevano, nativi tutti o oriundi del nostro paese, 24 preti, 25 avvocati, 8 medici, 6 chirurghi, 10 farmacisti, 2 ingegneri, 4 notai, 3 ge-ometri […]”.

È noto che Montanaro nel XIX secolo era detta la “sacrestia del Canave-se” per i numerosi sacerdoti provenienti da questa comunità. Tuttavia si può anche affermare che fosse una sorta di “collegio forense canavesano”, consi-derata la folta serie di giuristi originari del luogo. I quali operavano negli uffici giudiziari non soltanto del Canavese, specialmente a Ivrea, Chivasso e negli altri del territorio, ma particolarmente a Torino, tradizionale sede degli antichi supremi tribunali sabaudi, il Senato e la Camera dei Conti di Piemonte, poi sede della Corte d’appello e della Corte d’assise. Non pochi avvocati di Montanaro, come risulta dall’elenco a loro dedicato, entrarono nella pubblica amministrazione e soprattutto in magistratura, raggiungen-do i massimi gradi della carriera: ci si limita a rammentare Michele Fontana (1768-1843), presidente del Senato e Francesco Jano, presidente della Ca-mera dei Conti (1765-1854), raffigurati nel quadrone, dipinto da Gian Bat-tista Biscarra, “La promulgazione del codice civile di Carlo Alberto”, ancora visibile nella vecchia Corte d’appello a Torino.

Fin dall’età moderna la tendenza alla professione forense in molti ceppi familiari del territorio è stata favorita dalla stabilità della situazione poli-tico-sociale di cui godeva Montanaro al tempo del dominio dell’abbazia

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di San Benigno, l’antica Fruttuaria, dipendente direttamente dalla Santa Sede sia nello spirituale sia nel temporale. Montanaro, per tante ragioni, era la località più prospera. Essere sudditi delle “terre di Chiesa” fruttuarien-si, enclave amministrativo e giurisdizionale all’interno degli Stati sabaudi,

comportava non pochi vantaggi di natura giuridica e fiscale. La circostanza favoriva l’accesso agli studi e alle tradizionali professioni liberali, la forense in primo luogo, seguita dal notariato e dalla medicina. Gli avvocati monta-naresi dell’Ottocento discendevano quasi al completo da casate che già nei secoli precedenti avevano dato alla comunità sia dei notai sia degli uomini di legge di rilievo. Le famiglie dei Ferrero e dei Frola sono state un vivaio di giuristi come accade di rado, conseguendo un primato di abbondanza difficilmente eguagliabile.

Ferrero

La stirpe dei Ferrero era tra le più cospicue e annoverava magistrati e to-gati fin da quando Montanaro era sotto il governo dell’abbazia di San Beni-gno. Dopo che nella prima metà del XVIII secolo le fiorenti terre abbaziali furono annesse dai Savoia, i Ferrero servirono la nuova dinastia.

Il personaggio più importante di questa fase è Giuseppe Antonio Ludo-vico (1731-1804), avvocato patrimoniale della Camera dei conti di Torino. È necessario precisare che all’interno della stessa famiglia il cognome uni-co, Ferrero, in latino Ferrerius, veniva per vezzo a volte adottato nella forma

grafica “Ferrero” o “Ferreri”.

In prevalenza i Ferrero si dedicarono all’avvocatura; uno si distinse nella pubblica amministrazione: l’avvocato Giulio Cesare (1798-1888); Car-lo Felice entrò in magistratura diventando procuratore del Re nella prima metà dell’Ottocento. Il più celebre giurista, autore di testi di prestigio scien-tifico, è Giovanni Battista Ferrero (1756-1845). Nella prima parte della sua vita si laureò in leggi a Torino (1777), esercitò l’avvocatura, fu ordinato sa-cerdote e a San Benigno, abbazia nullius dioecesis fino alla soppressione na-Alberto Lupano

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poleonica, divenne canonico, vicario generale abbaziale, infine abate com-mendatario di San Marziano. Alla Restaurazione fu nominato dai sovrani sabaudi a importanti cariche nell’amministrazione degli affari ecclesiastici del regno sardo. Probabilmente su suggerimento degli ambienti universi-tari torinesi, e in sintonia con l’insegnamento civilistico di Victor Brun, compose, in due volumi, un’opera unica nel suo genere e assai ardita sotto il profilo dottrinale: Jurisprudence du mariage sous le rapport moral. Traité tendant à concilier les lois du Code Napoléon de l’organisation des cultes et de l’enseignement public, Turin, 1808. Infatti Ferrero si propone di conciliare

la disciplina delle nozze civili, comprendente il divorzio, prevista dal codice civile dei Francesi emanato nel 1804, con l’ordinamento canonico del ma-trimonio. Scopo del trattato è anche quello di attenuare l’impatto emotivo della nuova legislazione matrimoniale francese sulla società piemontese an-cora avvezza all’antico regime. Durante l’impero l’opera di Ferrero venne apprezzata a Parigi dal cardinale Fesch, zio dell’imperatore, dal ministro dei culti Bigot de Premenu, e persino da alcuni tra i maggiori giuristi dell’impe-ro: i consiglieri di Stato Portalis, Pelet de la Lozère e Cambacérès.

Bibliografia

- G. Casalis, Montanaro, in Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, XI, Torino 1843, pp. 207-208

- A. Dondana, Memorie storiche di Montanaro, Torino 1884, rist. anast. Torino 1973, p. 226-227

- G. Ponchia, Armonie nei secoli […] parte seconda, Montanaro 1973, p. 92.

- G. Ponchia, L’Ottocento montanarese, libro I, Montanaro 1978, pp. 44-48.

- M. Broers, The Napoleonic Empire in Italy, 1796-1814. Cultural Imperialism in a European Con-text? New York 2005, p. 288.

- A. Lupano, L’Università di Torino e il codice Napoleone, in “Études d’Histoire et du Droit privé en

souvenir de Maryse Carlin”, Paris, 2008, pp. 507-512.

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Alberto Lupano

Frola

È imparentato con i Ferrero il ramo dei Frola che tra XIX e XX secolo si tramandò la professione forense di padre in figlio. L’avvocato Pietro Giu-seppe Frola (1769-1837), figlio di un misuratore pubblico, è il capostipite della serie di avvocati di famiglia. Alquanto autoritario e intraprendente, avviò la propria ascesa sociale nel corso della dominazione francese, di cui abbracciò i principi politici. Nel 1801 acquistò il castello abbaziale di Mon-tanaro, messo all’asta come bene nazionale. I due figli maschi, Giovanni (1820-1890) ed Eugenio (1816-1884), furono a loro volta avvocati. Euge-nio fu padre di Secondo Frola (1850-1929), esponente del liberalismo po-stunitario, che portò al culmine il prestigio della casata ricoprendo incarichi amministrativi e politici di alto livello e ottenendo nel 1911 dal re d’Italia il titolo comitale trasmissibile ai maschi per ordine di primogenitura. Stampò alcune opere giuridiche, tra cui spicca il Testo Unico delle leggi d’imposta sui redditi di ricchezza mobile commentato e illustrato, Torino 1910, di pp. 682.

Fratello gemello di Secondo fu Pier Eugenio Frola (1850-1932), avvocato, che in seguito percorse una lunga carriera nella magistratura, concludendo-la col titolo onorifico di procuratore generale di Corte di Cassazione; concludendo-lasciò almeno quattro opere stampate, delle quali si segnala Delle ingiurie e diffa-mazioni, degli oltraggi, Torino 1910, di pp. 700. Il figlio Mario (1877-1950)

fu avvocato a Casale e a Torino.

Giuseppe Frola (1883-1917), primogenito di Secondo, seppur laureato in giurisprudenza, e sebbene qualche autore gli attribuisca il titolo di avvocato, non amò l’attività forense, difficile da affrontare pure a causa delle precarie condizioni fisiche, simili a quelle di Giacomo Leopardi. Si dedicò alla storia giuridica e artistica locale pubblicando i risultati delle sue ricerche. L’opera principale è la cospicua raccolta degli statuti canavesani, pubblicata postu-ma in tre volumi nel 1918 col titolo Corpus statutorum Canavisii. È stata

riedita nel 2006 da Francesco Razza con Introduzione di Gian Savino Pene

Vidari.

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ufficialmente successore nel titolo comitale che però non adottò mai, aderì al socialismo e dopo il 1914 si dedicò alla vita politica e fu deputato; an-tifascista, fu costretto all’esilio in vari paesi europei e in America Latina. Dal 1938 al 1945 tenne una cattedra di economia politica all’Università Nazionale di Città del Messico. Tornato in Italia dopo la Liberazione, pub-blicò molti testi di propaganda socialista e di carattere autobiografico. In-fine morì a San Paolo del Brasile dove era nato il suo unico figlio Luigi En-rico. Di opinioni politiche opposte al fratello Francesco fu Giovanni Frola (1887-1951), altro figlio di Secondo avviato al foro. Laureato a Torino, fu brillante avvocato civilista e scrisse almeno dodici tra monografie e saggi. Lasciò tutti i suoi beni, compreso il castello di Montanaro, alla modesta casa di riposo locale, favorendone l’ampliamento e il decoro così da esserne considerato il munifico rifondatore.

Bibliografia

- G. Ponchia, Il conte Giuseppe Frola giurista e storico profilo biografico con notizie sulla famiglia Frola e di storia montanarese, Montanaro 1969.

- G. S. Pene Vidari, Frola, Giuseppe, in “Dizionario biografico degli italiani”, L, Roma 1998, pp.

590-591

- G. Kuck, Frola, Francesco, ibidem, pp. 591-592.

- G. Kuck, Frola, Secondo, ibidem, pp. 592-593.

- J. F. Berthona, Um antifascista controverso: Francesco Frola, in “História social”, 7 (2000), pp.

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