• Non ci sono risultati.

Nell’officina di Zola lo sguardo di Manet si fonde con Flaubert

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Nell’officina di Zola lo sguardo di Manet si fonde con Flaubert"

Copied!
1
0
0

Testo completo

(1)

<no1>inizio: GBRBOS<no>

Émile Zola, Romanzi, vol. III, a cura di Pierluigi Pellini, “Meridiani” Mondadori, p. 1912, euro 80,00

Arriva a compimento, con questo terzo volume, la pubblicazione dei Romanzi di Zola per i Meridiani Mondadori. Progetto editoriale, introduzioni e note sono di Pierluigi Pellini: una curatela davvero notevole. Per un’impresa del genere, oltre a solida sapienza critica ci voleva la capacità di mettere insieme un’équipe di forte tempra. Non per il numero dei romanzi proposti, che sono certo tanti – nove (scelti incrociando il criterio estetico con quello dell’esemplarità) – ma che, tre alla volta, diventano abbordabili. No, proprio per la natura di quei romanzi. Celeberrimi e però, in linea di massima, poco e male conosciuti dal lettore italiano. Si trattava di tentare un’operazione totale di raschiatura, di tutte le concrezioni fiorite nel corso del tempo, di liberare quei volumi dei Rougon-Macquart e Thérèse Raquin (il solo romanzo esterno al ciclo) dalla patina vecchia di traduzioni spesso inadeguate che li avevano arrugginiti. Un intervento riuscito: a tocchi di grazia, limature attente, iniezioni di linfa nuova, rese limpide. Magie insomma, ma tutte rigorosamente filologiche. Dopo Thérèse Raquin, L’Assommoir e Nanà nel primo volume, Pot-Bouille (tradotto come La solita minestra), il magnifico Au Bonheur des Dames e La gioia di vivere nel secondo, qui troviamo Germinal, La terra e La bestia umana.

Il merito principale del curatore è stato quello di restituire un’immagine di Zola finalmente sfaccettata. Convinto com’è che Zola “tutto è stato fuorché monolitico”, Pellini lo prova nei suoi densi saggi introduttivi proponendo una convincente ridefinizione critica dell’autore, mettendone in luce la tormentata complessità, la pluralità di stili “in cui si incontrano lo sguardo di Manet e l'esempio di Flaubert, l'oralità popolare colta sul vivo e la cultura positivista, le suggestioni di Schopenhauer e il denegato modello del romanticismo hugoliano”, come ha scritto Mariolina Bertini. Prendiamo come esempio il lavoro fatto per Germinal. Quello sulle miniere del Nord è il romanzo di Zola per antonomasia, forse più di ogni altro. Pellini dimostra come, aggredendo e insieme rimpiangendo l’impianto del romanzo ottocentesco, Zola realizzi in Germinal l’exploit di salvaguardare la profondità della narrazione insufflando al contempo nella scrittura l’osservazione naturalistica orizzontale. Come risulta dall’Ebauche, l’avantesto che precede anche l’inchiesta documentaria (segnalo en passant che note e preziosissime notizie sono state redatte attingendo ai manoscritti dei dossier preparatori, molto ricchi e in parte ancora inediti), Zola – deciso a trattare il tema della lotta di classe colto nel momento del suo sganciarsi dal braccio di ferro diretto e personale tra imprenditore e salariati, nel delinearsi di un capitalismo sempre più dominato dai grandi cartelli monopolistici – aveva di fronte a sé due ipotesi: prediligere la drammatizzazione e dunque la personificazione del capitale nella figura di un padrone specifico, oppure prendere come soggetto una società anonima con un direttore salariato e dietro di lui gli azionisti cattivi. Riuscì poi in realtà a fare entrambe le cose, accostando alla sofferenza dei minatori una simmetrica rovina del capitale tramite la figura dell’ingegnere intraprendente che rischia tutto il suo denaro e lavora sodo accanto agli operai, destinato inevitabilmente a fallire. Ma il dramma del capitale dal volto umano (in senso letterale) appare raffigurato all’interno del dramma maggiore, quello della miniera che appartiene alla società anonima. Lo aveva scritto Zola stesso, nell’individuare ciò che lo distingueva dall’autore della Comédie humaine: “Balzac dice che vuole dipingere gli uomini, le donne e le cose. Io degli uomini e delle donne faccio un tutt’uno, ammettendo le differenze naturali, e uomini e donne li sottometto alle cose”, come ricordato dal curatore.

Il valore aggiunto di questa raccolta sta poi nelle traduzioni, tutte di altissima qualità: per Germinal di Giovanni Bogliolo, per La terra di Donata Feroldi e per La bestia umana di Dario Gibelli. Balzato in avanti come la locomotiva dei Lumière, l’Emile Zola di Pellini ci butta addosso e ci squaderna tra le mani la sua impressionante spinta.

Gabriella Bosco

Riferimenti

Documenti correlati

A queste domande risponde la ricerca condotta dal CeSPI e da FIERI nelle città di Roma e di Torino e in Romania nella regione della Moldavia, ricerca che ha indagato la posizione

Sappiamo  che  G.  tentò  a  lungo  e  faticosamente  di  ricavare  le  leggi  del  moto  dei  satelliti  da  lui  scoperti,  con  difficoltà  derivanti  prima 

Cape Verdean migrants and “learning communities” (composed of representatives of migrant communities, professionals and scientists) reported familiar and traditional bottlenecks

I Maya del Chiapas sono entrati drammaticamente sulla scena con l’insur- rezione zapatista del 1994, che ha portato all’attenzione internazionale le condizioni di povertà

La Comunicazione - Note, Recensioni &amp; Notizie è la rivista &#34;storica&#34; dal 1952 di informazione scientifica edita dalla DGTCSI - ISCTI (Areta Tecnica Comunicazioni), e ha

La Rivista La Comunicazione – Note, recensioni, notizie concentra pertanto l’attenzione nel numero del 2020 su vari aspetti della sicurezza informatica, dalle metodologie

Senza entrare nell’ambito delle specificità disciplinari può essere utile segnalare che l’evoluzione delle elaborazioni di queste discipline - Urbanistica, Pro-

L’ “indeterminatezza”, che connota la tessitura dei suoi enunciati 13 , da un lato agevo- la la loro traduzione negli idiomi degli Stati del Consiglio d’Europa, uniformandoli