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Mascherine (in tempo di Covid-19 e comunicazione).

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GCND

ISSN 2705-0076

© 2020 The Authors. This article is published by AboutScience and licensed under Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International (CC BY-NC 4.0). Any commercial use is not permitted and is subject to Publisher’s permissions. Full information is available at www.aboutscience.eu

G Clin Nefrol Dial 2020; 32: 90-91 DOI: 10.33393/gcnd.2020.2147

POINT OF VIEW

Mascherine (in tempo di COVID-19 e comunicazione)

Leonardo Mari

Farmacia dell’Ospedale del Mugello, Azienda USL Toscana Centro, Firenze - Italia

Received: May 27, 2020 Accepted: June 3, 2020 Published online: June 25, 2020 Indirizzo per la corrispondenza:

Leonardo Mari SoS Farmacia Ospedale del Mugello Viale della Resistenza 60

50032 Borgo San Lorenzo, Firenze - Italia leonardo.mari.56@gmail.com

Ultima maschera della finzione più bella fugge Arlecchino da questo Carnevale impaurito e triste, lo sguardo nascosto di chi vuol restare solo col proprio dolore. Altre maschere coprono ora i volti senza coriandoli, diverse da sempre nello strascico della Quaresima di un Dio già malato a Natale. Flebili voci infette alitano nell’aria i sospiri d’una libertà che manca girone d’un purgatorio in terra

che non credevamo ma che meritiamo. Urla da ogni dove la fame di tutto di sogni d’amore, d’un fresco e pulito domani che non verrà mai come

un cammello non passa la cruna d’un ago. E sempre più freddo stride tra i denti il falso sorriso che andrà tutto bene già manca da tempo la stretta di mano la parola che data non cambia nel tempo. Piangiamo tutti, si piangono i morti spariti in fretta senza conforto nel breve deserto d’un sonno finto finito per sempre in un sacco chiuso. Sono i giorni del falco che rotea nel cielo su canuti mercanti a contare denari, sono i giorni più adatti a capire chi siamo nel brusio delle voci che si leva lontano.

Commento a cura di Marco Lombardi

Editor in Chief, Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi

La comunicazione, l’empatia e la capacità di stabilire una relazione non sono cose che i medici di solito imparano all’Università (1).

È spettacolare come in sette quartine di una poesia si pos-sano raccontare così tante cose, ”tutte cose”.

Come scrive Sandro Spinsanti in “La medicina salvata dalla conversazione” (2) … l’informazione circola, anche se la bocca

rimane chiusa (ndr: cosa molto opportuna di questi tempi). Parlano gli occhi, il silenzio stesso parla, le pause sono molto eloquenti. Per non dire quanto può raccontare un sorriso o la sua assenza …

Non si tratta di comunicazione numerica (dare un nome alle cose) si tratta piuttosto di una forma sublime di comuni-cazione analogica (rappresentabile in vario modo, in questo caso sotto forma di poesia), dove le quartine assumono, nel nostro pensiero, anche ciò che non è verbale e che arricchi-sce e colora ”il verbo” (nella vita pre-COVID la posizione e la gestualità del corpo, le espressioni del volto, l’inflessione, il ritmo e la cadenza della voce e delle parole, ecc. ecc.), qui assolutamente la metafora, l’immaginifico, il bisogno dei versi.

Se il medico (per dire di un operatore della sanità) è spesso ancorato, per necessità, alla forma comunicativa numerica, quella più prettamente umana e che permette la trasmis-sione di informazioni precise (una classica anamnesi), ci sono situazioni e momenti particolari in cui prevale la forma comu-nicativa analogica, ovvero quella che abbiamo in comune con il mondo animale. Come scrive sempre Spinsanti, la morte e la nascita sono due situazioni in cui tipicamente prevale la comunicazione analogica, dove la ”relazione” prevale sul-l’”informazione”. Un’altra situazione in cui prevale certa-mente la comunicazione analogica è la malattia.

Prendersi cura di un malato: lo si può fare in tanti modi, riuscendo ad ascoltarlo, permettendogli di raccontarsi o con il raccontarsi dello stesso operatore, con dei gesti d’affetto, con un immagine e, perché no, con una poesia (scritta o letta).

Di questi tempi, purtroppo, non tutti l’hanno ancora compreso, il più illustre malato è il Nostro Pianeta e, di conseguenza, sono malati tutti quelli che lo abitano, impre-scindibilmente da specie animali, vegetali, minerali e quant’altro. È un caso clinico in cui non si potrà prescindere

(2)

Mari 91

© 2020 The Authors. Published by AboutScience © 2020 The Authors. Published by AboutScience

da una comunicazione corretta e dalla centralità delle relazioni.

Chiudo questo cerchio scrivendo che, nella poesia, in que-sta poesia, io trovo relazioni e analogie tremende e vere (pur-troppo) con la situazione attuale, pregressa e futura.

Bibliografia

1. Ofri D. Cosa dice il malato, cosa sente il medico. Il Pensiero Scientifico Ed. 2018.

2. Spinsanti S. La medicina salvata dalla conversazione. Il Pensiero Scientifico Ed. 2018.

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