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Presentazione, in Orti Agrari

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Academic year: 2021

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PRESENTAZIONE

La «Rivista di storia dell'agricoltura» dedica questo fascicolo a una serie di monografie sugli Orti agrari, attivi in alcune città italiane fra la fine del'700 eia seconda metà dell'800. La rassegna non è esaustiva ma certamente emblematica di un processo culturale che ha caratterizzato l'evoluzione dell'agricoltura italiana in una delicata fase del suo divenire. Istituiti presso Accademie, Università e Società agrarie per volere dei vari Governi che, in quel travagliato periodo, si contesero le sorti del nostro Paese, gli Orti agrari derivarono spesso dalla riconversione di quelli botanici o furono ad essi complementari e talvolta anche territo-rialmente attigui, condividendone l'insediamento urbano e la modestia delle superfìci loro riservate.

Caratteristiche comuni degli Orti agrari furono i compiti istituzio-nali, didattici e di ricerca. Essi sorsero infatti in un momento in cui l'agricoltura cominciava ad avvertire l'esigenza di un affrancamento dall'imperversante, plurisecolare empirismo, e in cui cominciava quindi a manifestarsi la richiesta di una illuminata dottrina, sostenuta e alimentata dalla sperimentazione. Non per nulla gli Orti agrari furono spesso alle dipendenze delle prime cattedre di agricoltura, ospitarono esercitazioni pratiche e indagini sperimentali che, per il loro tempo, furono certamente innovative e di vitale importanza per il progresso dell'economia agricola delle aree interessate. Introduzione e acclimata-zione di nuovi biotipi vegetali e animali anche esotici, sviluppo di nuove colture cerealicole, foraggere, tessili e tintorie, governo delle acque, fertilizzazione, difesa delle piante: furono questi i temi di ricerca che accomunarono gli Orti agrari di Torino, Pavia, Padova, Bologna, Firenze, Pisa e Salerno; temi di ricerca spesso suggeriti, o addirittura imposti, dal pubblico potere, in funzione di emergenze economiche di più ampio respiro o in risposta alla manifestata richiesta di innovativi indirizzi tecnici da parte di un' agricoltura che andava svegliandosi da un lungo e profondo torpore.

Nelle pagine che seguono è possibile trovare anche preziose testi-monianze del divenire dell'insegnamento agrario, dalle polivalenti cattedre di Filippo Re, di Bayle-Barelle, degli Arduino, di Marco Lastri o di Cosimo Ridolfi alla esordiente pluridisciplinarietà degli Istituti Agrari superiori e delle odierne Facoltà universitarie.

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perdere sempre più attualità, validità ed efficienza. Le limitate superfici a disposizione (l'Orto di Pisa fece eccezione) posero in forse la validità e la riproducibilità dei risultati di esperienze condotte in parcelle di limitata estensione e quasi sempre avulse dal contesto rurale del territo-rio; i sempre più incalzanti problemi gestionali (carenza di personale, scarsezza e aleatorietà dei finanziamenti), la crescente pressione dell'edi-lizia urbana che, espandendosi, nel migliore dei casi impose reiterati trasferimenti delle strutture: tutto ciò contribuì ad avviare gli Orti agrari verso un inesorabile e irreversibile declino fino alla loro riconversione o al loro definitivo smantellamento.

Nella storia degli Orti agrari è possibile riconoscere, infine, le varie tappe di sviluppo della moderna agricoltura italiana, della sua dottrina, della sua ricerca, dall'illuminato mecenatismo dei vari governanti che li avevano voluti fino alla avvilente ottusità della burocrazia dell'Italia unificata che, pretendendo l'autosufficienza economica di queste istitu-zioni dedite allo studio e alla ricerca, finirono per sancirne la definitiva condanna. Ma nella storia degli Orti agrari è anche possibile riconoscere gli echi e le testimonianze degli eventi politici, economici e sociali che caratterizzarono la storia stessa del nostro Paese, tra la fine del '700 e la seconda metà dell'800.

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