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L'Organizzazione dello spazio rurale nelle province del Nord Africa

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Documento digitalizzato dallo Staff di UnissResearch

Vismara, Cinzia (1998) L'Organizzazione dello spazio rurale

nelle province del Nord Africa. In: L'Africa romana: atti del

12. Convegno di studio, 12-15 dicembre 1996, Olbia, Italia.

Sassari, EDES Editrice democratica sarda. V. 1, p. 51-84.

(Pubblicazioni del Dipartimento di Storia dell'Università

degli studi di Sassari, 31).

(2)

.

,"

..

l'

Pubblicazioni del Dipartimento di Storia deWUniversità degli Studi di Sassari

31.

Atti del XII convegno di studio su «L'Africa romana" Olbia, /2-15 dicembre 1996

(3)

IL'

frica

romana

Atti del XII convegno di studio

Olbia, 12-15 dicembre 1996

a cura di Mustapha Khanoussi,

Paola Ruggeri e Cinzia Vismara

**

(4)

m;

e con il contributo della

Regione Autonoma della Sardegna Assessorato alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali

Infonnazione, Spettacolo e Sport

e della

Fondazione Banco di Sardegna

©

Copyright 1998 EDES - Editrice Democratica Sarda 07100 Sassari - Via Nizza 5/A -Te!. 079fl60734

(5)

L'organizzazione dello spazio rurale nelle province

del Nord Africa

Mentre rivedevo la bibliografia e tentavo di operare una sintesi dei vari aspetti dell'organizzazione dello spazio rurale in Africa e in Sardegna ho pro-vato la netta sensazione che, proponendo un tema siffatto per il XII dei nostri Convegni, ci siamo macchiati di hybris. Gli argomenti che questo titolo - solo in apparenza innocente - racchiude sono infatti così numerosi e vari, da far pensare a un vaso di Pandora; confidiamo dunque nella clemenza degli dei per non essere sommersi da una nemesis che potrebbe farci diventare degli «ap-prentis sorciers».

Il tentativo di compendiare, anche solo nel modo discorsivo che in questo momento mi viene richiesto, tutti gli aspetti del problema

è

impresa ardua e non nascondo di aver provato, a momenti, un sincero desiderio di fuga. Questo pubblico di studiosi, inoltre, da un lato rassicura per la qualità dei contributi e del dibattito che lascia prevedere, dall'altro intimorisce chi deve tentare di tracciare un quadro delle numerosissime problematiche che spaziano dalla storia delle istituzioni alle tipologie degli insediamenti, dalle produzioni agri-cole alla storia militare, dal nomadismo nell'immaginario collettivo e nella realtà al concetto di frontiera, dalla geografia storica alla schiavitù. Tenterò dunque di raccogliere fior da fiore, o meglio spina da spina, con l'aiuto di quanti hanno compiuto di recente, a ben altro livello, lavori di sintesi e mi li-miterò, se così posso dire, alle province africane. Bisogna innanzi tutto ricor-dare che nella storia degli studi sull'Africa romana le città hanno sempre rico-perto un ruolo preponderante, come

è

avvenuto anche in altre province: da un lato, infatti, l'aspetto monumentale ha maggiormente colpito gli studiosi del passato, dall'altro

è

oggettivamente più difficile individuare tracce di campi nomadi o di costruzioni utilitarie in mattoni crudi che non dedicarsi allo studio delle città. Solo negli ultimi decenni l'interesse per le campagne e in generale per le aree non urbanizzate si

è

accresciuto, come dimostrano le grandi im-prese di ricognizione archeologica, le ricerche su attività produttive legate alI ~agricoltura, i lavori di ricostruzione delle centuriazioni e lo stesso tema in-torno al quale si

è

sviluppato il I Il e C olloque international de /' Afrique du Nord tenutosi a Montpellier nel 1985.

*

Per la letteratura alla quale si fa cenno in queste pagine si rimanda alla Bibliografia gene-rale in appendice.

(6)

Nel bel volume Campagnes de la Méditerranée romaine Ph. Leveau sot~

tolinea r abbondanza delle fonti delle quali disponiamo, che paradossalmente sono allo stesso tempo carenti: «La richesse de la documentarion portant sur l 'histoire rurale de l' Afrique du Nord est remarquable: des documents épi-graphiques exceptionnels, une conservation non moins exceptionnelle des vestiges d'habitat Mais, dans le domai ne arçhéologique, celte richesse reste insuffisamment exploitée» e ricorda che «peu d'établissements ruraux ont fait

r

objet de fouilles qui répondent aux exigences de l'archéologie moderne ... nous travaillons sur une documentation rurale réunÌe au XIXe siècle ou due à <!es archéologues amateurs qui utilisaient des schémas historiques dépassés. De plus, cette archéologie rurale a été forternent rnarquée par les militaires» che non hanno potuto «oublier des préoccupations professionnelles qui,

à

coté de la curiosité intellectuelle, oot été le moteur

de

leur recherche» (p. 155).

Leveau sottolinea inoltre

i

pesanti condizionamenti ideologicì e politici che hanno improntato gli studi sull' Africa: correnti tradizionaliste, per le quali la presenza militare romana,

in

cui si specchiavano le imprese coloniali mo-derne, avrebbe portato

il

progresso nelle regioni più interne; nU()ve tendenze postcoloniali, che ribaltavano

i

tennini del problema e, finalmente, un'ottica nuova che cerca una collocazione per ciascuna delle componenti di un quadro ben più vario ed articolato. Il superamento delle contrapposizioni è forse il dato nuovo che infonna di sé la ricerca degli ultimi decenni: sembra onnai su~

perata la dicotomia tra città e campagna, dal momento che questa accoglie una struttura quasi urbana come la villa, e che in quella sono presenti impianti pr0-duttivi legati all'agricoltura, ben pri.ma della destrutturazione delle aree pub-bliche nella tarda antichità. L'opposizione tra sedentari e nomadi sembra aver perso di significato

in

una visione più ampia dell'economia e delle componenti della società africana, in cui contadino e pastore nomade o seminomade sono figure complementari. Così la frontie~ il

limes,

verso un sud dalle

vaste

pia~

nure, non appare più come un'opera difensiva chiusa

ed

impenetrabile, bensì come un agile sistema di controllo dei grandi spostamenti umani: «ni les élites installées

des

deux CÒlés de la frontière ni les populations rurales dominées ne sont séparées par des banières économique et cultureUe réelles. Romains et Barbares considèrent cbacun que l'accès au territoire de l'autre lui est ouvert» (p. 200).

Tentiamo ora di intraprendere un viaggio in questo complesso continente che

è

il mondo rurale africano: la prima tappa

è

rappresentata dalla definizione

dei

rapporti giuridici di proprietà del suolo, di rapporti tra proprietari. posses-sori e lavoratori. Grazie a ricerche fondamentali di studiosi come

J.

Kolendo,

J.

Peyras e D. Vera, le nostre conoscenze sul colonato, l'enfiteusi, l'ammini-strazione dei grandi fundi imperiali e privati hanno fatto passi da gigante. L'economia della villa

è

stata in anni recenti oggetto di indagine

da

parte

di

A.

(7)

Carandini· e del suo

gruppo

dì studio e tale interesse si

è

concretizzato nello scavo

e

nell'edizione

della

fattoria del Nador, in Algeria. La documentazione archeologica sulle grandi ville al centro

di

estese proprietà, con pars urbana ricca e articolata,

è

invece quasi del tutto assente,

ci

sono

di aiuto, per evo-carne almeno l'aspetto monumentale, le raffigurazioni musive che, come

è

stato dimostrato con argomenti convincenti, riproducono piuttosto cartoni che non la realtà africana.

Quanto al razionale sfruttamento delle risorse agricole, contrariamente ad altre regioni dell'impero, le province africane hanno restituito una documen-tazione epigrafica di prim'ordine e non trascurabile quantitativamente: penso alle tavolette Albertini, o alle cosiddette «grandes inscriptions» (e/L, VIII 10570 = /LS 6870 = F/RA 103; e/L, VIII 25902 = F/RA 100; e/L, VHI 25943

=F/RA 101; e/L, VIII 26416 =F/RA 102), che ci fanno intravedere l'interesse dell'autorità politica nel settore della messa a coltura di vaste aree, con la lex Manciana e la lex Hadriana. L'epigrafia testimonia altresì come il buon colti-vatore sia sinceramente apprezzato anche a livello popolare: dal conductor del fundus Aufidianus (AE 1975, 883) al mietitore di Mactar (e/L, VIII 11824

=

/LS 7457), al semplice

Q.

Vetidius /uuenalis, bonus agricola (/LS 7742c) allo stakanovista Dion di Uzappa, che in 80 anni di vita ha piantato 4000 alberi (/LTun 243). I nemici di questi solerti lavoratori, sempre in agguato, sono la grandine, la peronospera, la collera dei venti d'uragano, lo sciame kakopoiòs di cavallette: non rimane dunque che richiedere la protezione di divinità po-tenti, come ci testimonia un'iscrizione greca dalla regione di Bou Arada nella quale i nomi delle entità invocate sono preceduti da simboli magici.

Rimaniamo nel campo dell' agricoltura per ricordare l'importanza dell' acqua, non solo nelle zone predesertiche, ove

è

necessario mettere in atto una serie di apprestamenti come sbarramenti, dighe, bacini, ma anche in zone più temperate, comunque soggette a regimi di piogge torrenziali concentrate in un determinato momento

dell'

anno, alternate a periodi di siccità. Bene pre-zioso, essa

è

soggetta ad una serie di regolamenti che ne disciplinano la distri-buzione: penso naturalmente all'eccezionale iscrizione di Lamasba (e/L, VIII 4440

=

18587

=

/LS

5793), redatta durante il regno di Elagabalo, che ci con-sente di conoscere nei dettagli le nonne che regolano l'irrigazione: quanta acqua, in quali giorni, in quali ore e per quali appezzamenti spetta a ciascuno dei coloni. Si tratta di una normativa preromana che

è

stata adattata alle nuove esigenze. Di siffatti regolamenti troviamo l'eco nel celebre passo di Plinio re-lativo a Tacape (nat., XVIII, 188), che ricade poi nel topos della straordinaria fertilità del suolo africano: Tern;s fere milibus passuum in omnem partem fons abundat, largus quidem, sed et cert;s horarum spatiis dispensatur inter in-colas. Palmae ibi praegrandi subditur olea, huic ficus, fico punica, illi uitis, sub uite seritur frumentum, mox legumen, deinde olus, omnia eodem anno,

(8)

omniaque aliena umbra aluntur. Notevoli progressi nella conoscenza delle condizioni materiali dell'insediamento umano in zone predesertiche sono stati originati dall'esemplare ricognizione patrocinata in Libia dall'UNESCO e coordinata da O.W.W. Barker e da O.D.B. Jones. Con l'ausilio di apparec-chiature scientifiche e di tecnologie evolute, la UNESCO Libyan Valleys Survey ha notevolmente chiarito i modi di occupazione e le particolari tec-niche agricole - dry farming, floodwater farming - delle aree predesertiche.

Programmi di ricognizione di vaste aree sono stati realizzati o sono in corso di attuazione in altre regioni del maghrib: penso ad esempio ai lavori dell'équipe di R. Rebuffat in Marocco, a quelli condotti in Tunisia da un gruppo di ricerca misto danese-tunisino nella valle di Segennes e da uno tuni-sino-statunitense nella regione di Kasserine. L'importanza dei risultati che na-scono da questi lavori non è detenninata solamente da un affinamento delle tecniche di indagine o dalla partecipazione alle ricerche di osteologi, paleobo-tanici, pedologi ed altri esperti, bensì dalle diverse domande che vengono poste al terreno. La carta archeologica non è più, come in passato, una sterile elencazione di costruzioni, di aree di frammenti ceramici, di tombe, quello che in gergo chiamiamo "l'elenco del telefono"; dalla ricognizione e dallo studio di un territorio deve oggi nascere una conoscenza dei modi di insediamento, delle attività umane che si sono succedute trasfonnando profondamente un ambiente naturale che si tenta di ricostruire nei suoi caratteri generali, in ul-tima"analisi una microstoria.

È tempo di tornare alla realtà del nostro incontro e alla molteplicità degli argomenti che esso comporta, elencandoli rapidamente per evitare divaga-zioni che ci porterebbero troppo lontano.

Un problema fondamentale, già in parte affrontato,

è

quello delle condi-zioni climatiche nelle diverse regioni e del loro mutamento nel tempo; le in-dagini di paleoecologia degli ultimi anni stanno fornendo risultati del più alto interesse. Altro tema importante, che vanta invece una lunga tradizione di studi,

è

quello della proprietà della terra, al quale ho già fatto cenno: latifundia imperiali, con i problemi legati alla loro amministrazione, e di privati, terre as-segnate ai coloni e testimonianze di centuriazioni: ricordo l' Atlas des centu-riations de la Tunisie e le ricerche di J. Soyer, agri sllbsecilli e coltivatori mondani e hadriani; lavoratori liberi e schiavi e loro condizioni socioecono-miche: penso naturalmente alla rivolta dei circumcelliones, ma anche a situa-zioni che ancora

ci

sfuggono.

Proseguiamo questo rapido giro d'orizzonte con lo sfruttamento delle ri-sorse naturali ricordando innanzi tutto come in vaste aree la dominazione ro-mana abbia portato da un'economia di sussistenza ad una di scambio. Sfrutta-mento delle risorse agrarie, e dunque, echeggiando Carandini, produzione agricola e produzione ceramica; ma anche di quelle boschive, pastorali,

(9)

mine-rarie, Commerci a vasto raggio - e rapporti con l'annona- e a scala locale, quindi nundinae. sulle quali voglio ricordare qui il notevole studio di Brent Shaw, Altro capitolo. a questo collegato,

è

quello delle infrastrutture, in parte riprese da realtà preromane: vie di comunicazione più o meno attrezzate, strade, acquedotti. E ancora, continuando questa carrellata, vanno considerati gli insediamenti, dai mapalia alle turres e alle costruzioni utilitarie disperse, dalle fattorie più o meno fortificate alle ville, ai borghi e ai villaggi; bisognerà interrogarsi inoltre sulle terre che da essi dipendevano. Difficile, ma di grande interesse,

è

lo studio del rapporto tra «une ville romaine et ses campagnes», per riprendere

il

titolo del magistrale lavoro di Philippe Leveau.

Altro soggetto affascinante è il rapporto dell' autorità politica con nomadi e seminomadi: quei contadini che, secondo una felice definizione, portano con sé i propri campi: diritti di passaggio e di pascolo, esazione di tributi, controllo dei punti d'acqua. Problema che implica, come si è accennato, interrogativi sulla funzione dell'esercito e dellimes, ai quali i lavori di P. Trousset e R. Re-buffat hanno fornito un gran numero di documenti. Anche il rapporto con le popolazioni indigene stanziali comporta una serie di questioni in parte

ana-log~e,

come la persistenza di organizzazioni territoriali o la valutazione dell autonomia politica e culturale. Altro spinoso argomento al quale

accen-ne~ò

è quello del dibattito sul sottosviluppo vero o presunto delle province afncane sotto la dominazione romana.

Un ultimo spazio va riservato alla campagna nell'immaginario collettivo: luogo dell'otium in contrapposizione alla città, ove urge il negotium, quindi alla cultura dei ricchi proprietari delle ville, che hanno voluto lasciame traccia

n~a

decorazione musiva e pittorica. Autorappresentazione del dominus e

a tlamento delle élites locali ai modelli culturali romani .

. 11

~ensissimo

calendario dei lavori - croce e delizia! - comprende

comuni-caz~Ont

e relazioni su molti dei temi che ho testè elencato e siamo dunque tutti

~Sl~si

,di ascoltarle in compagnia, se me lo permettete, di queste

considera-001 dI F. Braudel: «peut-on saisir, en meme temps, d'une façon ou d'une

autfe une h" .

g ' IstOlre qUI se transforme vite, tient la vedette du fait de ses chan-I=nts memes et de ses spectacles - et d'une histoire sous-jacente plutot si-teu 1euse,

~

coup sOr discrete, quasi insupçonnée de ses témoins et de ses

ac-e

~

et qUI se maintient, vaille qui vaille contre l'usure obstinée du temps ? e e Contradictl'on d' . , . ' . .. d d con ' eClslve, touJours à exphquer, s'avere un gran moyen e

r

t;;;ssance et de recherche», (La Méditerranée et le monde méditerrenéen à à la

neU~de

Philippe 1/, Ile

éd~

revue et augmentée, Paris, Colin, 1966, Préface

(10)

L'ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO RURALE

NELLE PROVINCE DEL NORD AFRICA

BIBLIOGRAFIA GENERALE

11 materiale è stato raggruppato per argomenti; ave un contributo tratti di temi compresi in rubriche diverse, si è posto nella rubrica dell'argomento più importante in esso compreso, altrimenti nei varia, ove trovano posto contributi di carattere generale o non ascrivibili alle singole rubriche. Non sono stati inclusi in questa raccolta studi specifici sulle popolazioni indigene.

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