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Guarda Donna, che fosti tra le donne un Sole»: sui tentativi poetici giovanili di Paolo Paruta (metà XVI sec.)

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Academic year: 2021

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----r iv is ta u ffic ia le d el D ip a ----rtim e n to di Ita lia n is tic a d e ll’U n iv e rs ità di D e b re c e n

De b r e c e n

(3)

rivista ufficiale del D ipartim ento di Italianistica d ell’U niversità di D ebrecen officiai journ al of thè Italian Studies D epartm ent of thè U niversity of D ebrecen

Direttori:

Làszló Pete, Paolo Orrù

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Com itato scientifico / Committee:

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A ntonio Sciacovelli (Turun yliopisto) M aurizio Trifone (U niversità degli Studi di Cagliari)

Ineke V edder (U niversiteit van A m sterdam ) Franco Zangrilli (The C ity U niversity of N ew York)

Italianistica Debreceniensis is a peer-review ed journal. It appears yearly and publishes articles and reviews in Italian and English. A rticles subm itted for publication in thè journal should be sent by e-m ail attachm ent (as a Word document) to one of thè Editors: Paolo Orrù

(paolo.orru@ arts.unideb.hu), Làszló Pete (pete.laszlo@ arts.unideb.hu).

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Indice

A rticoli - A rticles

T a n c r e d i A r t i c o : D anese C ataneo, «felicissim o spirito» nelle carte tassiane. 1,’ Am or di M arfisa e la G erusalem m e lib e ra ta ...8

A d e l e B a r d a z z i : «O ccasioni» e «m om ents of being»: il m odernism o

di M o n ta le ...21

J u l i a D a b a s i : Il legam e tra lo spazio e l ’individuo in P etrarca e L e o p a rd i 38

E l i s a D e l l a M e a : M arano: una fortezza contesa. La crisi dei rapporti politico­ diplom atici tra le principali potenze europee a seguito del colpo di m ano su M ara­ no del 1542 ... 46

M a r c o G ia n i: «Donna, che fosti tra le donne un Sole»: sui tentativi poetici giova­ nili di Paolo P aruta (m età X V I s e c .) ... 60

E l e o n o r a M a m u s a : The exaltation of Italian national identity in M atteo R en zi’s d isc o u rse ... 74

N o é m i Ó t o t t : «Siete voi qui, ser B runetto?». I volti di B runetto Latini: rappresen­ tazione e au to rap p resen tazio n e... 96

D ie g o S t e f a n e l l i : A ppunti sulla stilistica (italiana) di Làszló G à ld i...108

F r a n c o Z a n g r i l l i : M ax Gobbo e la riscrittura fantastica di un periodo

rinascim e n ta le ...122

R ecen sioni - B ook review s

D a g m a r R e i c h a r d t e C a r m e l a D ’A n g e l o , M oda made in Italy. Il linguaggio della moda e del costum e italiano, Firenze, Franco Cesati, 2016 (Luigi S a itta ) 132

F r a n c o Z a n g r i l l i , Il piacere di raccontare. P avese dentro il fantastico p o stm o der­ no, P alerm o, D ario Flaccovio Editore, 2017 (Biagio C o c o ) ...137

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«Donna, che fosti tra le donne un Sole»:

sui tentativi poetici giovanili di Paolo Paruta

(metà XVI sec.)

d i Ma r c o Gia n i

Abstract: During thè mid-1560s, Paolo Paruta (1540-1598), future Ambassador of thè

Republic of Venice in Rome (1591-1595) and author of thè three books of Perfettione della

Vita Politica (Venice, 1579) wrote some poems: thè canzone Donna, che fosti tra le donne un Sole, and three somnets. The former was then published in Dionigi Atanagi’s Rime di diversi nobilissimi et eccellentissimi autori, in morte della Signora Irene delle Signore di Spilimbergo (Venice, 1561), thè latters were insert in Diomede Borghesi’s anthology for

Cinzia Braccioduro Garzadori (then published in Padua, 1567, without Paruta’s somnets). Writing those juvenile poems and making them circuiate among thè Venetian literary circles (such as Domenico Venier’s), Paruta was looking not only for artistic approvai, but also for social visibility: thè canzone and thè somnets were part of his wider strategy for social climbing inside Venetian patrician ruling class.

1. In trod u zione

Paolo P aruta (1540-1598), uom o politico di rilievo della S erenissim a soprattutto n ell’u ltim o decennio del X V I secolo,1 si era presentato già sulla scena letteraria nazionale nel 1579, allorquando vennero pubblicati a V enezia i tre libri della sua

P erfettione della Vita Politica. I d irigenti della R epubblica di V enezia, convinti

proprio da qu est’opera, decisero, qualche m ese dopo, di nom inarlo Storiografo Pubblico, con l’incarico di continuare la storia di stato là dove l ’aveva lasciata Pietro B em b o :2 evidentem ente, questo prom ettente scrittore patrizio, proveniente da u n ’oscura fam ig lia sì nobile m a appartenente alle case novissime, offriva ga­ ranzie diffìcilm ente reperibili fra i ram polli di fam iglie patrizie veneziane ben più quotate.

1 Venne inviato a R om a come am basciatore straordinario nel 1592, presso la corte di Clem ente V ili; tornato a Venezia nel 1595, venne nom inato Procuratore di San M arco (seconda carica della R epubblica di Venezia dopo quella dogale) nel dicem bre del 1596. Per la sua biografìa vd. G. Benzoni, Paruta, Paolo, in D izionario B iogra­

fico degli Italiani, LXXXI, Roma, Istituto della E nciclopedia Italiana, pp. 482-487, da integrare con M. Giani, P aolo Paruta: il lessico della politica, Tesi di dottorato discussa presso l ’U niversità C a ’ Foscari (Venezia), rela­

tore Francesco Bruni, correlatore Jean-Fouis Fournel, 2012, http://hdl.handle.net/10579/1212 (ultim o accesso il 23 settem bre 2017), 2012, pp. 7-23.

2 Dopo la m orte di Pietro Bembo (1547), l ’incarico di Storiografo Pubblico era stato dato a Fuigi Contarini, il cui decesso (novem bre 1579) aprì le porte al Paruta. Per la cronologia dettagliata di tali eventi, vd. ivi, p. 17.

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Ma r c o Gi a n i: « Do n n a, c h ef o s t it r al ed o n n eu n So l e» : s u it e n t a t i v ip o e t i c ig i o v a n i l id i Pa o l o Pa r u t a.. 61

Tale ascesa m eritocratica del Paruta, che chiude la fase “giov anile” della sua biografia (se possiam o considerare ancora “giovane” quel quarantenne che riuscì ad ottenere la carica, p u r non avendo - prim o caso, nella storia degli storiografi veneti - nem m eno il rango senatoriale), può essere investigata ancor m eglio di quanto sia stato fatto finora, soprattutto facendo luce su quelle reti di conoscenze che egli dovette per forza di cose intrecciare perché ai piani alti di Palazzo D ucale qualcuno si accorgesse di lui.

Già siam o a conoscenza del fatto che senza l’interessam ento di Pietro B asa- donna, m a soprattutto di G iovann B attista Valier, 1 ’Oratione funebre in onore dei m orti veneziani a Lepanto (1572) non avrebbe m ai visto la luce,3 così come siam o a conoscenza d ell’esistenza di u n ’accadem ia privata che P aru ta avrebbe ospitato nella propria abitazione a m età an n i Sessanta con am ici e sodali, per m antenere viv i quegli interessi filosofici che aveva potuto coltivare durante gli ann i un iv er­ sitari presso lo Studio di Padova (1558-1561).

In m ezzo a ta n ta frenesia letteraria, il giovane P aru ta era tu tta v ia riuscito an ­ che a trovare del tem po da dedicare a qualche tim ido tentativo poetico. Che egli si fosse dedicato in gioventù a ll’arte versificatoria, infatti, lo si poteva sospettare sin dal 1889, anno in cui il C ian aveva presentato al pubblico la Nuova informatione, ossia la p rim a biografia di Paolo Paruta, scritta dal figlio prim ogenito G iovanni, n ella quale si può leggere che «nelli suoi p rim i an n i si dilettò della poesia, m a poi la lasciò affatto».4

Sulla scia di questa notizia avvenne, nel 1895, il ritrovam ento e la pubblica­ zione, da parte del M oschetti, di tre sonetti dedicati a C inzia B raccioduro Thiene:

A lm a reai di vera gioia erede, Se p otesse la rima in presso al vero e M ancano i versi e già secca è la vena,5 dei quali parlerem o in un secondo m om ento, non po ­

tendo datarli con sicurezza. V errà dato prim a spazio alla canzone scritta per Irene Spilim bergo, fino ad ora sconosciuta ai biografi p aru tiani, la quale ha u n a data­ zione più certa (1560 o 1561) e in ogni caso precedente a quella dei tre sonetti per C inzia.6 La canzone p er Irene, per altro, diventa a questo punto la prim a opera di

3 Com e narrato dallo stesso Valier nella lettera dedicatoria d ell’O ratione funebre, datata 18 agosto 1572, a D om e­ nico Venier. L a trascrizione di tale lettera (così come quelle della lettera dedicatoria d ell’ O ratione Funebre e della

Nuova Inform atione di Giovanni Paruta) è liberam ente consultabile sul database on-line Parutiana, accessibile

a ll’indirizzo https://unive.academ ia.edu/M arcoG iani (ultim o accesso il 12 ottobre 2017). Su questa orazione e sulla sua (controversa) natura vd. M. Giani, L ’Oratione Funebre p e r i patrizi veneziani caduti a Lepanto, di Paolo

P aruta (1572): storia editoriale e discussione sulFeventuale esecuzione pubblica, «Archivio Veneto», s. VI, 14

2017, pp. 13-30.

4 V. Cian, P aolo Paruta: spigolature, «Archivio Veneto», 37 1889, pp. 109-131 (p. 118). 5 A. M oschetti, Tre sonetti di P aolo Paruta, Padova, Salmin, 1895.

6 Q uesti gli unici quattro com ponim enti poetici sicuram ente attribuibili a Paolo Paruta: di dubbia attribuzione allo Storiografo Pubblico invece ulteriori com ponim enti poetici satirici o erotici presenti nelle biblioteche venete il cui autore è indicato genericam ente come «Paruta»: fra i vari, ne segnalo in questa sede solam ente due. 1 ) V e n e z i a ,

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Paolo P ara ta m ai pubblicata, anticipando di una decin a d ’an n i la Oratione funebre del 1572.

In entram bi i casi, si noterà in azione un giovane P ara ta che, grazie anche alla tram a di rapporti sviluppata durante il soggiorno patavino, usa la poesia come u l­ teriore grim aldello p er tentare di in serirsi nei circoli letterari lagunari, in attesa di capire se con queste arm i o con quelle della storia e della filosofia m orale sarebbe riuscito ad essere am m esso al loro interno.

2. La can zon e per Irene Spilim b ergo

N el dicem bre 1559, m entre il diciannovenne Paolo era ancora im m erso nei suoi studi universitari a Padova, m oriva la nobile sua coetanea Irene da S pilim ber­ go.7 Due anni più ta rd i il poligrafo friulano D ionigi A tan ag i,8 appena arrivato in Laguna, sovraintendeva alla pubblicazione di un a silloge in onore della giovane defunta, dal titolo Rim e di diversi nobilissimi et eccellentissim i autori, in morte

della Signora Irene delle Signore di Spilim bergo (Venezia, D om enico e G iovanni

B attista G uerra, 1561).9 D ietro l’A tanagi, il quale si occupò più che altro d ell’a­ spetto editoriale, si celava il nobile Giorgio G radenigo10 (da poco divenuto cognato

Biblioteca del Civico M useo Correr, Correr 1101, c. 103. A ll’interno di una m iscellanea di com ponim enti a tem a am oroso e/o veneziano c ’è un sonetto senza titolo m a con indicazione d ’autore quale «Sonetto del N. U. Paruta», ad incipit «Uno che non è b attizza’ certo no arriva». Il sonetto, scritto in veneziano, è una satira contro la dubbia m oralità di un ecclesiastico locale. 2) V i c e n z a , B iblioteca Bertoliana, ms 719, 4r. Sonetto scritto in veneziano sen­ za titolo m a con indicazione d ’autore («D el Paruta»), ad incipit «Delle coglionerie vu g h ’in fè a monti». Il sonetto, pieno di riferim enti a personaggi veneti (vengono citate le fam iglie Fortunio, da Ponte, etc.), dovrebbe essere u n a satira di certe truffe com piute con la com piacenza di personaggi ecclesiastici (ad es. un «Abate Lazzarini»). 7 Per la biografìa di questa nobile pittrice e letterata friulana, m orta precocem ente a V enezia nel 1559 a soli 21 anni, vd. P. Casadio, Spilim bergo (di) Irene, in N uovo Liruti: D izionario Biografico dei Friulani. 2. L 'E tà Veneta, U dine, Forum , 2009, pp. 2367-2370.

8 Nato nel 1504 e m orto negli anni Settanta, per la cui biografìa vd. F. Tornasi, A tanagi, D ionigi, in Nuovo Liruti, cit., pp. 332-335. Considerato sem pre com e personaggio del mondo lirico, l ’A tanagi aveva tuttavia anche inte­ ressi nel cam po del pensiero politico: vd. ad es. la stim a p er le opere di M achiavelli, su cui vd. C. Zwierlein, Un

‘D isc o rso p o litic o 9sconosciuto di Claudio Tolomei del 1536: m achiavellism o m etodologico a ll'inizio della terza guerra Asburgo-Valois, «Il Pensiero Politico», X LIV 2011, p p.369-396 (p. 373).

9 Sull’argom ento vd. i vari studi che si sono succeduti negli anni, ossia: B. Croce, Poeti e scrittori del pieno e tar­

do Rinascim ento, voi. I, Bari, Laterza (pp. 365-375); E. Favretti, Una raccolta di rim e del Cinquecento, «Giornale

storico della letteratura italiana», CLVIII 1981, pp. 543-72; G. Com elli, Irene di Spilim bergo in una prestigiosa

edizione del Cinquecento con un carme latino di Tiziano, in Spilimberc, a cura di N. Cantarutti e G. Bergamini,

U dine, Società F ilologica Friulana, pp. 223-236; A. Jacobson Schutte, Irene di Spilimbergo: The Im age o f a Cre­

ative Woman in Late R enaissance Italy, «Renaissance Q uarterly», X LIV 1991, pp. 42-61; A. Corsaro, D ionigi A tanagi e la silloge p e r Irene di Spilim bergo (Intorno alla form azione del giovane Tasso), «Italica», LXXV 1998,

pp. 41-61.

10 Su cui vd. A. Siekiera, Gradenigo, Giorgio, in D izionario Biografico degli Italiani, LVIII (2002), Rom a, Isti­ tuto della Enciclopedia Italiana, pp. 304-306. Per la definitiva dim ostrazione d ell’attribuzione al G radenigo vd. Corsaro, D ionigi A tanagi, cit., p. 44.

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di A gostino V alier),11 cui m olti com ponim enti fanno riferim ento p er porgere le condoglianze del caso (il G radenigo era am ico d ella m adre di Irene, G iulia da Ponte).12 Foltissim a la lista degli autori che accettarono di m andare, fra il 1560 e il 1561,13 i loro com ponim enti, fra cui vanno sicuram ente segnalati B ernardo e Torquato Tasso, G iovan B attista V alier,14 O rsatto G iustinian, G irolam o M u­ zio, Scipione A m m irato, T iziano V ecellio.15 L a raccolta poetica in onore di Irene (com prendente sia poesie in volgare che in latino) ebbe u n a sua im p ortan za, a ll’in ­ terno d ell’affollato m ondo delle antologie liriche del secondo C inquecento, tanto da porsi come m odello p er gli ideatori delle successive antologie encom iastiche.16 Se il catalogo degli autori partecipanti alla silloge «è quasi uno spiegarsi in rassegna della letteratura italian a di allora»,17 il giovane Paruta, per quanto esor­ diente assoluto,18 non fece m ancare il proprio contributo, inviando u n a canzone intitolata D onna, che fosti tra le donne un Sole, che viene in questa sede rip o rtata19 per intero:

Donna, che fosti tra le donne un Sole

Di beltà, di valor, m entre a Dio piacque Far di te degno il cieco mondo errante; Che ’n costumi, e ’n virtù per te rinacque; A lo sparir de le diurne e sole

Bellezze; al chiuder di tue luci sante,

11 Avendone sposato nel gennaio 1560 la sorella Laura: vd. C om edi, Irene di Spilim bergo, cit., p. 228. Si ricordi che A gostino Valier sarà personaggio non di secondo piano della P erfettione della Vita P olitica parutiana. 12 «Giorgio Gradenigo, patrizio di fam iglia udinese, am piam ente ricordato in m olte poesie del libro com e innam o­ rato della giovane, in realtà legato alla m adre di lei G iulia da Ponte» (Corsaro, D ionigi Atanagi, cit., p. 44). Sui sentim enti fra Giorgio e Irene vd. anche Jacobson Schutte, Irene, cit., p. 46-47.

13 Sappiam o infatti che nella tarda estate del 1560 A nnibai Caro rifiutò la proposta di scrivere qualcosa per Irene, mentre i tre sonetti del Tasso furono scritti n ell’estate del 1561 (ivi, pp. 44 e 60). Per altre testim onianza sugli invii di poesie a ll’A tanagi vd. V. Baldocchi, “Scrisse, pinse, c a n tò ”. Il m ito letterario di Irene da Spilim bergo dal tardo

Rinascim ento ai giorni nostri, Tesi di laurea, discussa presso l ’U niversità di Pisa, a. a. 2014-2015, pp. 12-13.

14 II sonetto del Valier era già stato segnalato in G. Benzoni, Trento 1563: una discussione tra veneziani in tra­

sferta, in P er il Cinquecento religioso italiano: clero, cultura e società, a cura di M. Sangalli, Rom a, Edizioni

d ell’A teneo, 2005, pp. 29-63 (p. 37).

15 Sulla m iscellanea (apprezzata fra gli altri - si noti - da Daniele Barbaro, fra i portavoce d ell’autore della P erfet­

tione parutiana) si veda l ’ottim o ed esaustivo Jacobson Schutte, Irene.

16 F. Tornasi, D ue antologie liriche cinquecentesche p e r Cinzia Thiene Braccioduro, in M iscellanea di studi in

onore di G iovanni da Pozzo, a cura di D. Rasi, Rom a-Padova, A ntenore, 2004, pp. 225-290 (cit., p. 258). Un di­

scorso a parte m eriterebbe poi la biografia di Irene curata d all’Atanagi, una prosa che riscosse il plauso più tardo sia di Pietro G iordani che di Benedetto Croce (Croce, P oeti e scrittori, cit., pp. 369-370).

17 Croce, P oeti e scrittori, cit. p. 366.

18 A nche p er Ascanio Pignatelli la silloge per Irene fu l ’occasione p er l ’esordio editoriale assoluto: vd. A scanio Pignatelli, Rim e, a cura di M. Slawinski, San M auro Torinese, Res, 1996, p. VI.

19 II testo è stato trascritto da una delle due copie conservate presso la B iblioteca Nazionale M arciana di Venezia (segnatura: C.099C.302).

(9)

Che già fur guida ad ogni accorto amante A l’erto poggio; ogni benigno lume Fu spento: e di bellezza estinto il fiore. Tu presso al tuo Fattore

Lieta volasti con veloci piume: E ’n tenebre, e ’n horrore

Lasciasti T mondo: e ’n sì dubbioso stato, Che senza T tuo bel lume è qui restato, Qual nave in alto m ar senza governo, Spinta da Fonde a meza note il verno. Tu ferma stella ne le torbid’onde

Di questa vita, ch’è di doglia, e pianto Un ampio m ar di duri scogli pieno; Fosti nel nostro polo: e T lume santo De gli occhi tuoi, ch’a nostri hora s’asconde; Placava i venti: & fea l’aere sereno:

Quetando spesso il tempestoso seno D ’Adria: quando turbato il m ar più freme. Tu Palme erranti, dal camin distorto A l più sicuro porto

Di salute guidasti: alzando in speme Ogni leggiadro, accorto

Spirto di gir al ciel dietro a quel raggio Di tua beltà, che m ostra T bel viaggio: Che tu seguendo, là se’ giunta homai: Ove m orta in eterno viverai.

M entre a te non increbbe esser fra noi; Furon queste contrade un paradiso, Pieno di grafie, e di bellezze nove: Né, perché ’l Sole in altro cerchio assiso Tenesse a noi lontani i raggi suoi, Portando i caldi e lunghi giorni altrove, Fu qui verno giamai: che l’ira a Giove Tempravan quelle due sì chiare stelle, Che ristorar soleano il novo giorno: E far chiaro, et adorno

Q uest’aere, e T bel terren: che sol per elle Unqua non ebbe scorno,

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Ma r c o Gi a n i: « Do n n a, c h ef o s t it r al ed o n n eu n So l e» : s u it e n t a t i v ip o e t i c ig i o v a n i l id i Pa o l o Pa r u t a.. 65

M a godeo sempre un temperato cielo: Et ne la stagion fredda, ch’i fior perde, Serbò le frondi, e l’herba fresca, e verde. Hor, che se’ gita sì da noi lontana;

L’horrido verno a mezo Aprii ritorna: Et fosco oscuro velo il mondo adombra: Che con suoi raggi il Sol m a’ non aggiorna Senza l’alm a tua luce, alta, e sovrana: Né col suo lume basta a scuoter l’ombra Da la terra: cui sempre notte ingombra. Spirar solea da l’occidente un fiato, Che lieta prim avera a noi riporta: Et gli anim a’ conforta:

Destando i fior tra l’herbe in ciascun prato. Hor Eolo apre la porta

A feri venti: che stridendo fanno R isonar l’alte selve: e ’l m ar tu tt’hanno Turbato sì; che T nocchier grida in vano Mercé: senza quel viso più c’humano. Sì come ’l giorno insieme col Sol parte,

E l’ombra oscura il mondo copre e serra; Così col tuo partir subito sparve

Ogni allegrezza, e fu gittata a terra: E nacque un grave duol in ogni parte. A pena al mondo il tuo bel lume apparve, Che da morte fu spento: et al ciel parve Ritorne il ben, che pur dianzi ne diede. M a perché forse di sì caro pegno Non era ’l mondo degno;

Là su salisti: et l’alta empirea sede Di quel felice regno

Tieni: et più ch’altra sei chiara e gradita: Et ornata di luce alma, infinita

Risplendi tutta: tal che da te prende Il lume ’1 Sol, ch’a l’altre stelle rende. Da quell’alme contrade, ove beata

Ti stai fra spirti eletti in pace, e ’n gioia; Godendo il ben, che tua virtù t ’acquista; Lontana d’ira, e d’ogni mortai noia;

(11)

Volgi pietosa un guardo a quelTamata Città, ch’un tempo di tua dolce vista N ’andò felice: hor va dogliosa, e trista. Ivi vedrai dintorno a la tua tomba Un cortese Signor: che così forte Si duol de la tua morte;

Che sarà del tuo nome eterna tromba: Onde tra l’alme accorte

Vivrai mai sempre così illustre, e chiara, Senza tempo temer, né morte avara; Che quelli ancor de la futura etate S’accenderan di non vista beltate. A quel Signor dolente

Vanne Canzon: e digli: Un, che per fama Sol vi conosce, e reverisce, et ama;

Per darvi hor qualche pegno del suo amore; A voi mi manda: e meco insieme il core.

Il com ponim ento, di chiaro sapore petrarchesco sin d a ll’incipit («Donna, che fosti tra le donne un Sole»),20 occupa le pp. 173-176. D a notare come P aru ta non sia stato inserito nella Tavola coi nomi degli autori, la quale si conclude proprio col com ponim ento precedente (pp. 171-172), a firm a di Z accaria Pensabene. Questo fatto, oltre a giustificare l’occultam ento lungo i secoli di questa poesia p aru tian a agli occhi degli studiosi d ell’autore veneziano, indica forse anche la n atu ra di ag­ giunta tard iv a della sezione21 inaugurata dal P aru ta (ossia il fascicolo da p. 173 a p. 179). A favore di questa ipotesi alm eno due fatti editoriali: 1) L a sezione in q ue­ stione occupa esattam ente il fascicolo N (l’ultim o), il quale potrebbe essere stato aggiunto in extrem is; 2) sul verso d ell’u ltim a carta di questo fascicolo troviam o la

Tavola degli errori, la quale doveva chiudere tutto il processo editoriale.

Non sappiam o se P aruta conobbe di persona Irene, m a l’assenza di riferim enti personali spingerebbe a pensare che, come la m aggior parte dei suoi colleghi,22 P aruta scrivesse di u n a donna che non aveva m ai incontrato. D i sicuro sappiam o

20 Cfr. con RVF, IX, 10: «così costei, ch ’è tra le donne un sole» (Francesco Petrarca, Canzoniere, a cura di M. Santagata, M ilano, M ondadori, p. 44).

21 Tale tesi è avvalorata anche in Baldocchi, “Scrisse, pinse, c a n tò ”, cit., p. 11, che proprio a partire da questo elem ento parla del «carattere sostanzialm ente “aperto”» della silloge.

22 «It is unlikely that m ost of thè contributors knew Irene or had even heard of her before they w ere invited to subm it poem s for thè m em orial volum e» (Jacobson Schutte, Irene, cit., p. 42). D a qui anche il giudizio critico di Croce riguardo l ’intera operazione editoriale ispirata dal G radenigo e poi assem blata d all’Atanagi: «M onum ento vano a ll’intento di superare il dolore nella creazione di u n ’opera di bellezza, perché esso, come tutte le raccolte consimili, [...] porta al verseggiare di proposito e fuori d ’ispirazione» (Croce, P oeti e scrittori, cit., p. 367).

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Ma r c o Gi a n i: « Do n n a, c h ef o s t it r al ed o n n eu n So l e» : s u it e n t a t i v ip o e t i c ig i o v a n i l id i Pa o l o Pa r u t a.. 67

che P aruta non conosceva di persona il G radenigo, visto che è lui stesso ad am ­ m etterlo, parlando del Signor prim a dolente poi cortese cui si rivolge negli u ltim i versi: «Un, che p er fam a / Sol v i conosce, e reverisce, et ama».

Proprio la m ancata conoscenza di Irene ci m ette sulla giusta strada per capi­ re perché il giovane P aru ta dovesse com porre una canzone su una giovane a lui sconosciuta. L’operazione nasceva non tanto da u n ’esigenza esistenziale, quan­ to da un bisogno sociale: quello di «certificar la propria presenza a ll’interno di un m ondo»,23 o ancor m eglio di inserirsi in quei circoli in tellettu ali che, nella V enezia degli an n i Sessanta, volevano in qualche m odo p resen tarsi come eredi d ell’A ccadem ia della F am a (1557-1561).24 A lla luce di questa poesia, infatti, pren­ de sem pre più corpo l’ipotesi av anzata più di un secolo fa dal R om anin: proprio nel 1561, m entre l’A ccadem ia della F am a chiudeva, apriva quella p aru tia n a,25 la quale, pu r n ella diversità di in ten ti,26 si potrebbe caratterizzare non tanto come rifugio degli A ccadem ici della Fam a, quanto come punto di travaso p arziale27 di quella esperienza in un piccolo circolo privato di giovani am ici patrizi.

Come ulteriore prova di queste interconnessioni c ’è il D iam erone, dialogo di Valerio M arcellino (un avvocato e letterato veneziano, sicuro conoscente del P a­ ru ta n egli an n i N ovanta) stam pato a V enezia nel 1565.28 F ra gli interlocutori ospi­

23 Traggo l ’espressione da Tornasi sugli autori della silloge p er Cinzia Braccioduro: vd. Tornasi, D ue antologie, cit., p. 279.

24 «La presenza in essa [=nella silloge] delTA ccadem ia della Fam a è testim oniata da tutta u n a serie di verseg­ giatori provenienti da quella istituzione, come Celio Magno, Lodovico Paterno, G irolam o A m alteo, D om enico Venier, L uca Contile, G iacom o Zane, Lodovico D olce, G. M. Verdizzotti, Girolam o Fenarolo, A ntonio Giraldi; di artisti come Tiziano; infine di intellettuali con un curriculum non specificam ente poetico, com e Francesco Patrizi, Orazio Toscanella, e l ’allora giovane Paolo Paruta» (Corsaro, D ionigi A tanagi, cit., p. 46). Sull’A ccadem ia della Fam a vd. L. Bolzoni, L'Accadem ia Veneziana: splendore e decadenza di una utopia enciclopedica, in Università,

Accadem ie e Società scientifiche in Italia e in G erm ania dal Cinquecento al Settecento, a cura di L. Boehm e E.

Raim ondi, Bologna, Il M ulino, 1981, pp. 117-167, nonché il sunto e la bibliografia presenti in A . L. Puliafito,

D ue lettere del Pinelli e l A cca d em ia della Fam a, «Studi Veneziani», XVIII 1989, pp. 285-295 (in particolare

287 e ss.).

25 «A ll’A ccadem ia della Fam a successe nel m edesim o anno 1561 in cui fu soppressa, l ’altra di Paolo Paruta»

(Storia docum entata di Venezia, a cura di S. Rom anin, Venezia, Pietro Naratovich, 1857, p. 458).

26 L’A ccadem ia della Fam a aveva un (rivoluzionario, p er l ’epoca) intento pubblico, non volendosi lim itare ad es­ sere una cerchia privata di am ici appassionati di cultura; im m aginava inoltre com e proprio interlocutore la stessa Serenissim a (cfr. Bolzoni, L A c c a d e m ia Veneziana, cit., pp. 121 e 151). L’A ccadem ia Parutiana, invece, doveva lim itarsi a quella più tradizionale “cerchia privata”.

27 Si tenga presente quanto afferm ato da Tornasi p er la V icenza di m età secolo: «la perm eabilità tra u n ’accadem ia e l ’altra, p er cui troviam o spesso, all’interno di diverse etichette, gli stessi nomi, specie le figure più in vista e più rappresentative. Senza per questo voler ipotizzare una sostanziale om ogeneità e nem m eno u n a neutralità, è certo che i tratti che potevano differenziare le accadem ie non sem pre erano così marcati e definiti, e non era difficile trovare coinvolti in iniziative com uni personaggi appartenenti ad accadem ie diverse» (Tornasi, D ue antologie, cit., p. 276).

28 Per la biografìa di Valerio M arcellino vd. L. Carpanè, M arcellino, Valerio, in D izionario Biografico degli Italia­

ni, LX IX (2007), Rom a, Istituto della Enciclopedia Italiana, pp. 500-502; p er le sue connessioni con Paolo Paruta

vd. M. Giani, Paruta, Paolo, in E ncyclopedia o f R enaissance P hilosophy, a cura di M. Sgarbi, Springer, 2017, versione w eb (http://link.springer.com /referencew orkentry/10.1007/978-3-319-02848-4_618-l, ultim o accesso il 12 ottobre 2017).

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tati a casa di D om enico V enier per dei dialoghi che possono essere considerati l ’anticipazione d ell’A ccadem ia della F am a,29 in fatti, trov iam o alcu n i person agg i tan g en ti la biografia paru tian a, qu ali G iorgio G radenigo, B ernardo Tasso, D ioni­ gi A tanagi, Sperone S peroni e Celio M agno.30 Non solo: il M arcellin o cita il M a­ gno come uno dei «m olti gio v an issim i giovani» p resenti al dialogo p er ultim o, facendolo seguire da un vago «et altri assai»: forse che in questo gruppo in d istin ­ to si nascondesse anche il giovane P aruta, il quale, com e ci riv ela la cronologia, non potè p artecip are a ll’av ven tu ra d e ll’A ccad em ia della F am a assiem e ai suoi coetanei (come ad es. C elio M agno)31 perché essa si svolse proprio in con tem po­ ranea alla sua p erm an en za a Padova? I punti di contatto non si ferm ano qui: nel

D iam erone, in fatti, si assiste a ll’arrivo di due sonetti di B ernardo C appello per

Irene di Spilim bergo in d iriz z a ti a G iorgio G radenigo.32 Tutto ciò, poi, avviene - com e appena detto - a casa di un inferm o D om enico V enier (1517-1582), figura centrale p er la form azione del giovane P aruta, non solo perché ganglio centrale di tu tta questa rete di rappo rti artistici che egli andava in trecciand o n ella V ene­ zia d e ll’epoca, m a anche perché suo conoscente, com e testim on iato da un passo della lettera dedicatoria d e ll’Oratz'one funebre p a ru tia n a (1572), in cui lo scri­ vente (Giovan B attista Valier) dice al V enier che egli è person a «tanto stim ata et am ata dal m agnifico m esser Paulo».33 Com e noto, il patrono dei giovani letterati v en ezian i era stato colpito in verde età da u na m alattia che lo aveva costretto a ll’im m obilità; ciononostante, egli aveva deciso di dedicare il resto della propria esisten za alla divulgazione del sapere, soprattutto fra le giovani g enerazioni.34 M eno scontato è invece ricordare com e durante la p ropria carriera il V enier p u b ­

29 L a nascita d ell’A ccadem ia della Fam a è infatti da considerare come «naturale germ inazione delle usuali adu­ nanze che avevano luogo all’inizio della seconda m età del secolo decim o sesto nella dim ora di Dom enico Ve­ nier», avendo poi tali adunanze rappresentazione letteraria nei dialoghi del D iam erone del M arcellino, secondo P. Pagan, Sulla A ccadem ia “Venetiana” o della “F a m a ”, «Atti d ell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti», 132 1973-74, pp. 359-392 (cit., p. 359).

30 Si tratta dei nomi che è possibile leggere a p. 3 della princeps. Per un sunto delle varie posizioni sostenute da Dom enico Venier, D ionigi A tanagi e Sperone Speroni vd. M. Sgarbi, Profum o d'im m ortalità: controversie su ll'a ­

nim a nella filosofia volgare del Rinascim ento, Rom a, Carocci, 2016, pp. 237-244.

31 I giovani letterati veneziani chiam ati com e neofiti (es. Celio e A lessandro M agno, G iovanni Badoer, M arco A ntonio Vallaresso) erano poco più che ventenni; d ’altra parte, molti grandi nom i com e ad es. D om enico Venier e Girolam o M olino si tennero inizialm ente in disparte rispetto all’attivism o di Federico Badoer, in attesa di vedere se l ’A ccadem ia si sarebbe retta in piedi (vd. Pagan, Sulla A ccadem ia “ Venetiana”, pp. 362-365).

32 Vd. G. Zagonel, Alessandro Citolini, Valerio M arcellino e le rispettive lettere in difesa della lingua volgare, «Il Flam inio», IX (1996), pp. 36-51 (51), il quale, grazie a questo passo, vista la cronologia della m iscellanea dell’A- tanagi, fissa la com posizione - m a forse sarebbe meglio dire l ’am bientazione - fra il 1560 e il 1561.

33 L ettera dedicatoria d ell’O ratzone funebre.

34 Bolzoni, L 'A ccadem ia Veneziana, cit., p. 119. Sulla figura di D om enico Venier e sulla cerchia di suoi am ici che usavano trovarsi nel palazzo di S. M aria Form osa, vd. M. Feldm an, The A ca d em y o f D om enico Venier, M usic's

Literary M use in M id-C inquecento Venice, «Renaissance Q uarterly», X LIV 1991, pp. 476-512 (in particolare

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Ma r c o Gi a n i: « Do n n a, c h ef o s t it r al ed o n n eu n So l e» : s u it e n t a t i v ip o e t i c ig i o v a n i l id i Pa o l o Pa r u t a.. 69

blicò a stam p a ben poco della sua produzione poetica, rim anendo piuttosto con­ finato a ll’interno di una

m anuscript culture that circulated verse by hand, post, or word-of-mouth. His public literary persona was projected prim arily as a mentor to thè many fledgling writers, aristocratic drop-outs, and patrician dilettantes who flocked to his door. His role was that of arbiter of Venetian poetic tastes.35

Se tale era l ’arbitro, si capisce m eglio il contesto in cui il giovane P aru ta faceva i propri tim id i passi, in re ti di rapporti letterari b asati su incontri, discussioni e circolazione m anoscritta dei testi (come nel caso dei tre sonetti), che solo acciden­ talm ente potevano poi ricevere anche una pubblicazione a stam pa (la canzone per Irene, l 'O ratione funebre e la stessa Perfettione della Vita Politica).

3 . 1 tre son etti per C inzia

A l contrario delle opere appena citate, non vennero stam pati in v ita d ell’autore i tre sonetti p etrarcheschi del P aru ta36 che troviam o anche questa volta a ll’in ­ terno di u n a silloge in onore di una nobildonna, questa volta la vicen tin a C inzia B raccioduro G arzadori - anche se, come chiarirem o fra poco, alm eno uno dei tre probabilm ente non è com ponim ento d ’occasione, ben sì riadattam ento di una precedente versione, slegata d all’om aggio alla donna a cui la silloge era dedicata.

L’edizione ottocentesca del M oschetti aveva il difetto di isolare i tre sonetti p aru tian i dal contesto d ell’antologia, analizzand o il quale possiam o acquisire una serie di inform azioni; ora, grazie ad un contributo di Tornasi di un a decin a di ann i fa,37 possiam o avere u n a m igliore com prensione del contesto in cui i tre com poni­ m enti sono inseriti.

A m età an n i Sessanta del X V I secolo nacquero ben due antologie p er celebrare la figlia di Nicolò Thiene. La prim a,38 rim asta allo stadio m anoscritto e purtroppo senza data,39 è quella che contiene i tre com ponim enti paru tiani; la seconda, al

35 Ivi, pp. 486-487.

36 Per il testo delle tre poesie edito da M oschetti vd. Parutiana.

37 Tornasi, D ue antologie, cit., da cui prendo tutti i dati bibliografici citati in questo paragrafo.

38 U na descrizione dei contenuti di tale m anoscritto è reperibile nel lavoro di Tornasi. Segnalo come i tre com po­ nim enti parutiani si conservano tuttora in doppia copia m anoscritta presso: Venezia, Biblioteca Nazionale M ar­ ciana, It. IX. 272 [6645], alle cc. 9v-10v e 30r-31r.

39 Credo com unque che si possa tenere il 1567 com e term ine ante quem. L a raccolta manoscritta, infatti, presenta vari elem enti dai quali emerge u n a «volontà di m andare in stam pa l ’antologia, volontà che dovette essere frenata tanto dalla concorrente edizione curata da Borghesi [del 1567], quanto, come si è detto, dalle vicende della fam i­ glia Thiene» (Tornasi, D ue antologie, cit., p. 266).

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contrario, riuscì ad essere pubblicata (col titolo di Rim e di diversi illustri autori in

lode della S. Cintia Tiene Bracciadura), nel 1567, a Padova, p er i tipi di Lorenzo

Pasquati. Il curatore di quest’u ltim a fu il senese D iom ede B orghesi (1540-1598).40 A ll’interno della prim a raccolta dunque si trovano i tre sonetti p aru tian i, in duplice copia poiché l ’anonim o curatore produsse un prim o m anoscritto che

sembra aver svolto la funzione di collettore dei componimenti, che si può im ­ m aginare siano stati trascritti da diversi antigrafì, m entre il curatore li andava raccogliendo; il secondo invece è una versione in pulito dei testi selezionati dalla prim a redazione, come testim onia la grafìa più controllata e, in generale, la più rigorosa ed ordinata mise en page.41

Il passaggio dal prim o al secondo m anoscritto tocca proprio i testi p arutiani: p ur m uovendosi tu tti e tre assiem e,42 uno di essi viene m odificato, m ostrando così il fatto che faceva parte di quei testi che non erano «stati espressam ente com posti p er l’occasione: si tratta di sonetti di tem atica am orosa, non dedicati ad u na donna ben identificata, che dopo la trascrizione furono adattati dal curatore con in ter­ venti m irati». D al m om ento che nella prim a redazione di Se potesse... m ancava il riferim ento esplicito a C inzia, esso venne inserito successivam ente (v. 4: «Farei quel cor e più selvaggio e fiero» > «Farei di C intia il cor selvaggio e fiero»).43 Non è com unque da escludere che tale adattam ento del sonetto sia avvenuto senza l’au­ torizzazione del P aruta stesso.44

Un altro piccolo elem ento da segnalare è la questione della p aternità di questo stesso sonetto. Com e segnalato da Tornasi, esso venne attribuito solo «dopo qual­ che incertezza a Paolo Paruta», come testim oniato d alla c. 10, ove si legge «una indicazione di “M . Paolo P aru ta” che in un secondo tem po è stata cancellata con un tratto orizzontale, per poi essere riscritta identica a fianco della cancellatura».45

40 Per la cui biografìa vd. D e D ante à Chiabrera: poètes italiens de la R enaissance dans la bibliothèque de la

Fondation B arbier-M ueller, a cura di J. Balsam o e F. Tornasi, G eneve, Droz, 2007, p. 148.

41 Tornasi, D ue antologie, cit., pp. 260-261.

42 A lm a reai..., Se potesse... e M ancano i versi... sono rispettivam ente il dodicesimo, il tredicesim o e il quattordi­ cesim o della prim a redazione, il tredicesim o, il quattordicesim o e il quindicesim o della seconda. Sin dal primo stadio, quindi, i sonetti parutiani si m uovono assiem e, cosa che non accade per altri autori della silloge. Il perché di tale blocco testuale (che p er i testi parutiani è quindi originale) è presto detto: u n a «piccola sezione continua» per ogni autore è infatti «prassi com une a molte raccolte encom iastiche m ediocinquecentesche» (ivi, p. 261). 43 II testo con la variante è presentato integralm ente in ivi, p. 263.

44 «L’assenza di precise inform azioni su ll’identità d ell’allestitore induce ad una certa prudenza nell’avanzare ipo­ tesi sulle relazioni che questi poteva avere con i poeti presenti n ell’antologia; certo sem bra diffìcile im m aginare che questo lavoro di adattam ento e di perfezionam ento dei com ponim enti sia stato condotto senza un qualche diretto coinvolgim ento o degli autori stessi o alm eno di qualcuno di essi che ben conosceva i testi» (ivi, p. 265). 45 Ivi, p. 263.

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Ma r c o Gi a n i: « Do n n a, c h ef o s t it r al ed o n n eu n So l e» : s u it e n t a t i v ip o e t i c ig i o v a n i l id i Pa o l o Pa r u t a.. 71

Infine, è interessante vedere chi siano gli altri autori della silloge m anoscritta. In particolare, M arco Venier, G irolam o M olin, G iovan M ario V erdizotti, Celio M agno, Valerio M arcellino, Jacopo M ocenigo e Paolo P aru ta com ponevano un

gruppo davvero omogeneo e compatto, un gruppo che aveva partecipato alle diverse esperienze accademiche del mondo veneziano, prim a fra tutte quella - sfortunata - dell’Accademia della Fama, e che in qualche modo può essere ri­ condotto alla vasta rete di amicizie, veneziane e non, che trovava in Domenico Venier la figura aggregante. Non va inoltre dimenticato che proprio il circolo legato al Venier era stato, a vario titolo, anche protagonista di diverse opera­ zioni editoriali, tra i quali andranno ricordate le rim e di Giacomo Zane (1562), quelle di Girolamo Molin (1572) e, soprattutto, la silloge in morte di Irene di Spilimbergo (1561).46

A lcu n i di questi poeti veneziani (Celio M agno e M a rc ’A ntonio M ocenigo) saran ­ no poi inclusi anche nella silloge a stam pa del B orghesi.

A d ifferenza di Irene, C inzia non era m orta: la silloge qu in di non h a come scopo quello di ricordare u n a giovane donna appena defunta. Come scritto dal Tornasi, «assai poco, in realtà, è dato di sapere sui m otivi e sulle contingenze che spinsero a dedicare proprio a C inzia T hiene»47 le poesie. In questo caso, non è possibile dire se P aruta avesse avuto m odo o m eno m odo di conoscere la donna; probabilm ente, aveva conosciuto il [fratello] O doardo Thiene, viste le num erose conoscenze in com une.48

U n’u ltim a ipotesi avanzata a livello generale dallo stesso studioso può essere particolarm ente significativa p er Paruta: la «silloge ven ezian a [ossia quella m a­ noscritta] rim ase un cantiere aperto e un progetto m ai concluso, al punto che per m olti degli autori coinvolti rappresentò un episodio m arg in ale e ben presto di­ m enticato». Se tale afferm azione è v alid a p er autori che poi si afferm eranno come poeti (i com ponim enti p er C inzia infatti m ancano sia nelle raccolte antologiche di

46 Ivi, p. 267. Poco più avanti, viene ribadita la «forte parentela tra la silloge p er C inzia Thiene e quella per la giovane nobildonna friulana» (ivi, p. 268): sono infatti nove (su quattordici) gli autori della silloge m anoscritta per Cinzia ad essere presenti anche in quella per Irene. Si tratta di Celio M agno, Jacopo M ocenigo, G iovan Mario Verdizotti, Girolam o Fenaruolo, M arco Venier, Pietro G radenigo, Paolo Paruta, A nnibaie Bonagente e Luigi Lo- visini. Sulla raccolta postum a delle Rim e di G iacom o Zane vd. G. Rabitti, Un caso di edizione postum a: le Rim e

di G iacom o Zane, in II libro di poesia dal copista al tipografo, a cura di M. Santagata e A. Q uondam , Modena,

Panini, 189, pp. 231-242. 47 Tornasi, D ue antologie, p. 267.

48 F ra le quali sono da segnalare perlom eno quelle di Giacom o Contarm i, di Daniele Barbaro, della fam iglia Se- rego, di Francesco da M olin e di Dom enico Venier: vd. A. Olivieri, Palladio le corti e le famiglie. Sim ulazione e

m orte nella cultura architettonica del ‘500, Vicenza, Istituto p er le ricerche di storia sociale e di storia religiosa,

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Pietro G radenigo del 1583 e soprattutto di Celio M agno del 1600), lo sarà ancora di più p er un autore quale Paruta, il quale lasciò ben presto il cam po poetico.

4. C on clu sion i

A lla luce delle inform azioni e dei docum enti finora disponibili, questi i tentativi poetici degli anni S essanta del giovane Paruta, il quale, trovando la propria strada nella scrittu ra m a soprattutto n ell’attività di carattere politico, spiccherà il volo a fine ann i S ettanta. Tentativi poetici, come abbiam o visto, in teressan ti a ll’interno di una storia non tanto del petrarchism o veneto, quanto della cu ltu ra ven ezian a e della connessione fra qu est’u ltim a e la ruling class della Serenissim a: uno dei più im p o rtan ti uom ini della R epubblica di V enezia di fine X V I sec. passò buona parte del suo apprendistato ad esercitarsi in varie form e letterarie, ivi com presa la p o e­ sia, che forse m al si addiceva al suo spirito, genuinam ente più portato per il ragio ­ nam ento m a soprattutto per il dialogo e la controversia.49 Proprio com prendendo il carattere di sperim entazione possiam o inquadrare m eglio i com ponim enti poetici, ed accettare tranquillam ente l’eventualità che P aruta non avesse conosciuto né Irene né C inzia: come spesso accadeva p er i p etrarch isti im provvisati d ell’epoca, l’im portante era «dilettarsi della poesia», p er usare le parole del figlio G iovanni.

Ciò che com unque quegli esperim enti fruttaro no fu u n a rete di conoscenze, che non tardò a riattiv arsi nel 1579, nel m om ento cioè della pubblicazione dei tre libri della Perfettione della Vita Politica. Il 15 gennaio50 di qu ell’anno, infatti, il m edico di origine friu lan a O ttavio A m alteo, laureato a Padova e residente a V e­ nezia sin dal 1574, scriveva così d alla città lagunare a Francesco M elchiori: «Un gentilhuom o venetiano detto il s. Paolo P aruta h a dato fuori un bellissim o libro in dialogo de la perfettione de la v ita Civile», aggiungendo poi che «Io n ’ho letto diversi fogli con m io grandissim o gusto».51 M a un G iovanni B attista A m alteo, che possiam o annoverare fra i seguaci di D om enico V enier,52, aveva partecipato, come Paruta, alla silloge p er Irene!53

49 D ata a quegli stessi anni la causa sim ulata con l ’am ico Dolfìn, sulla quale sto per pubblicare un articolo per «Studi Veneziani», intitolato La Repubblica di Venezia e l'assedio di M alta - Una causa veneziana fra P aolo

P aruta e A ngelo Dolfìn (1565).

50 La lettera pubblicata da Carpane (ignorata negli studi su Paolo Paruta) è utile anche p er datare l ’uscita d ell’e-

ditio princeps, retrodatandola rispetto all’altra testim onianza per ora disponibile, quella di G ian Vincenzo Pinelli,

che a m età febbraio 1579 era in grado di spedire una copia del volum e a ll’amico francese Claude Depuy, com e da lettera pubblicata in G ian V incenzo Pinelli - Claude Depuy, Une correspondance entre duex hum anistes, a cura di A. M. Raugei, Firenze, Olschki, 2001, p. 259.

51 Cit. in L. Carpanè, A ltre testim onianze sulla «Liberata», «Studi Tassiani», X LIX -X LX 2001-2002, pp. 297-305 (p. 300).

52 II suo nome si trova infatti in una fam osa lista di partecipanti agli incontri a C a ’ Venier a cura di Girolam o Parabosco, riportata da Feldm an, T h eA ca d em y o f D om enico Venier, p. 479.

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Ma r c o Gi a n i: « Do n n a, c h ef o s t it r al ed o n n eu n So l e» : s u it e n t a t i v ip o e t i c ig i o v a n i l id i Pa o l o Pa r u t a.. 73 Trait d ’union fra i due periodi della v ita letteraria di Paruta, il suo m entore,

Giovan B attista Valier: tuttavia, se nel 1572 era stato l ’orm ai (dal 1575) Vescovo di B elluno a scrivere per il tim ido e m odesto letterato la prelezione alla stam pa d ell’O raf/one Funebre, ecco che orm ai è l’autore stesso a scrivere u n ’in tro d u zio ­ ne, tenendo il V alier come interlocutore. I tem pi sono orm ai pronti, la penna, per quanto trem ante, è capace di vergare il foglio senza bisogno di incoraggiam enti esterni: i v ersi possono ora esser dim enticati come esercizio giovanile, e riposti nel sicuro cassetto della m em oria dello Storiografo della Serenissim a.

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