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Le artiste donne agli occhi della critica nella Parigi dello sperimentalismo delle avanguardie (1908-1914)

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Academic year: 2021

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DIPARTIMENTO DI

FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA

CORSO DI LAUREA IN LETTERATURE E FILOLOGIE

EURO-AMERICANE

TESI DI LAUREA

Le artiste donne agli occhi della critica nella Parigi dello sperimentalismo

delle avanguardie (1908 – 1914)

CANDIDATO

RELATORE

Sara Polloni

Chiar.ma Prof.ssa Hélène de Jacquelot

CONTRORELATORE

Chiar.ma Prof.ssa Chiara Savettieri

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INDICE

PREMESSA...3

ANTOLOGIA DEI TESTI CRITICI SULLE ARTISTE DONNE...6

1908...7 1909...34 1910...64 1911...114 1912...166 1913...227 1914...262 L’ARTE AL FEMMINILE...296

UNA SELEZIONE DI ARTISTE TRA LE PIÚ CITATE...310

Louise Georgette Agutte (1867 – 1922)...310

Louise Catherine Breslau (1856 – 1927)...312

Clémentine Hélène Dufau (1869 – 1937)...315

Marie Laurencin (1883 – 1956)...318

Jacqueline Marval (1866 – 1932)...321

Jane Poupelet (1874 – 1932)...323

BIBLIOGRAFIA...325

INDICE DEI CRITICI...328

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PREMESSA

L’idea di questo studio e una parte dell’antologia provengono da un lavoro precedente. Nell’elaborato finale della Laurea Triennale mi ero occupata di Guillaume Apollinaire in veste di critico d’arte e più precisamente della sua opinione riguardo alle artiste donne. Di conseguenza, consultando il volume secondo di Œuvres en prose compètes, erano stati raccolti e poi analizzati gli articoli a loro dedicati. Da lì è nata la curiosità e l’interesse di ampliare lo studio per scoprire se la sua opinione di poeta, che nella vita ha amato molte donne con le quali ha avuto spesso relazioni travagliate e su cui ha scritto diversi componimenti poetici, era in linea con la critica contemporanea. Questo testo quindi ha l’intento di rispondere a questo interrogativo e spero anche ad altri che sorgeranno durante la lettura.

Per raggiungere questo scopo, l’antologia è stata ampliata: vi sono raccolti, in ordine cronologico, gli articoli o parte di essi riguardanti la critica d’arte sulle artiste donne, pubblicati tra il 1908 e il primo agosto del 1914 su alcune delle riviste e dei quotidiani più importanti della capitale francese. Per quanto riguarda la scelta dell’arco temporale, la data della fine è facilmente giustificabile: il primo agosto 1914 è la data in cui è stata proclamata la mobilitazione generale in Francia, evento che coinvolgerà diversi artisti e scrittori francesi presenti in questa antologia come Guillaume Apollinaire, Henry Bidou, Raymond Escholier e André Warnod.

Guillaume Apollinaire fa domanda per essere arruolato nell’esercito francese come volontario a partire dall’agosto 1914, ma viene arruolato solo nel mese di dicembre. Nel 1915 è nominato tenente di artiglieria e viene inviato al fronte in prima linea, dove fa esperienza diretta con tutti gli orrori della guerra. Nel 1916 è gravemente ferito alla testa nel corso di una battaglia e subisce la trapanazione del cranio. Ritornato a Parigi deve sottostare ad una lunga convalescenza, durante la quale però ricomincia a frequentare i caffè letterari.1

Henry Bidou invece, era destinato alla carriera militare, ma vi deve rinunciare a causa di un incidente a cavallo che gli provoca l’amputazione di una gamba. Non potendo effettuare il servizio militare trova comunque il modo di partecipare alla vita militare. Insegna all’École de guerre e durante la Prima Guerra Mondiale è corrispondente di guerra e cronista militare per il Journal.2

Anche Raymond Escholier, nonostante fosse stato riformato nel 1902, come Apollinaire si arruola come volontario. Partecipa alla battaglia della Marne, ai tentativi di sfondamento in Champagne e ad Artois, e partecipa anche alla battaglia di Verdun. Nel 1917 si imbarca per l’Armée d’Orient e

1 Décaudin M., Apollinaire et la guerre I – II, Paris, Lettres Modernes Minard, 1976.

2 Ogeron J., Henry Bidou (1873 – 1943), auteur, critique littéraire et d’art dramatique, conférencier, professeur et correspondant de guerre, (1880-2006), Paris, Archives de Paris, juillet 2013.

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viene congedato nell’aprile 1919. Durante tutta la guerra invia regolarmente dei reportage al quotidiano L’Écho de Paris.3

Infine André Warnod viene fatto prigioniero dai tedeschi nel 1916 e documenta questo periodo di prigionia in un diario, intitolato Prisonnier de guerre, dove sono presenti anche numerosi disegni nella quale ritrae scene di vita nel campo.4

La data di inizio, 1908, invece ha una spiegazione meno scontata. Nei primi anni del Novecento si apre il periodo di sperimentazione dei movimenti artistici di avanguardia che si concluderà poi proprio con l’inizio della Prima Guerra Mondiale.

Il primo di questi grandi movimenti è stato il Fauvismo, nato a Parigi nel 1905. Proprio in quell’anno infatti fu utilizzato per la prima volta il termine “Fauves” dal critico francese Louis Vauxcelles, per sottolineare, in senso dispregiativo, l’uso “selvaggio” del colore di alcuni pittori che esponevano in quell’anno le loro opere al Salon d’Automne. Nel 1907 l’avventura del Fauvismo poteva definirsi conclusa, ma la sua influenza è presente in una buona parte delle artiste di cui si parla nell’antologia.

Nello stesso momento in cui il Fauvismo volgeva al temine, sempre a Parigi due grandi artisti, Pablo Picasso e Georges Braque, fondano un’altra corrente d’avanguardia: il Cubismo. Il primo manifesto di quest’arte è stato Les Demoiselles d’Avignon, dipinto da Picasso nel 1907, ma il termine che definisce il movimento nasce nel 1908, quando Matisse aveva giudicato negativamente alcune opere di Braque, definendole composte da “piccoli cubi”. L’anno successivo Louis Vauxcelles, lo stesso critico al quale è dovuto l’appellativo “Fauves”, parlò di “bizzarrie cubiste”. Il Cubismo quindi, nasce e si sviluppa a partire dal 1908 fini all’inizio della Prima Guerra Mondiale. Inoltre è sempre a Parigi che, il 20 febbraio 1909, nasce ufficialmente il Futurismo, con la pubblicazione del Manifesto futurista redatto da Tommaso Marinetti sul quotidiano Figaro. Si tratta del primo movimento d’avanguardia nato in Italia e il primo ad esprimere un programma teorico e una posizione ideologica che spesso precede la pratica.

Dunque gennaio 1908, la data di inizio dell’antologia, è stata scelta perché rappresenta il momento centrale della nascita di questi nuovi movimenti.

I limiti temporali scelti per l’antologia quindi rappresentano la cornice della nascita, dello sviluppo e dell’impatto che questo fiorire di –ismes: Fauvisme, Cubisme, Simultanéisme, Orphisme, etc., ha avuto sulla Parigi e sull’Europa di inizio secolo. Periodo che ha avuto come protagoniste, come vedremo leggendo il corpus dell’antologia, anche artiste donne che, seppur meno note, hanno fatto parte di questa rivoluzione artistica.

3 www.cths.fr (24/03/19).

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Per quanto riguarda invece la selezione delle testate giornalistiche analizzate, la scelta era sicuramente molto ampia: in quegli anni nella sola Parigi venivano date alla stampe centinaia di riviste e altrettanti quotidiani. Per creare il corpus dell’antologia però, non sono state analizzate nella loro totalità. Sarebbe stato sicuramente un lavoro più completo ed esaustivo, ma questa antologia non ha la presunzione di avere carattere enciclopedico e non vuole essere un resoconto dettagliato. Il vero intento è quello di capire quale fosse l’opinione dei critici, per la quasi totalità uomini, riguardo alle artiste donne e alle loro opere nell’effervescente Parigi di inizio Novecento attraverso la lettura e l’analisi di un campione di esempi. Questo campione di esempi, come già detto inizialmente, deriva da alcune tra le più autorevoli e importanti testate parigine che si sono occupate di critica d’arte.

Ad accompagnare l’antologia, che è il nucleo centrale di questo studio, troviamo poi un commento, dove sono trattati i temi principali emersi da un’attenta analisi dei testi.

Per una lettura più consapevole e meglio collocata nel contesto inoltre, è presente una sezione dedicata agli autori degli articoli, dove vengono fornite alcune informazioni biografiche, e un capitolo dedicato ad una selezione di sei artiste tra le più citate all’interno dell’antologia, in cui si affronta, in modo più approfondito, la loro vita, l’opinione che ha di loro la critica attraverso l’analisi degli articoli raccolti e infine se e in che misura ci sia stato un riconoscimento postumo.

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ANTOLOGIA DEI TESTI CRITICI SULLE ARTISTE DONNE

In questa antologia sono raccolti, in ordine cronologico, gli articoli o parte di essi riguardanti la critica d’arte sulle artiste donne, pubblicati tra il 1908 e il primo agosto del 1914 su alcune delle riviste e dei quotidiani più importanti della capitale francese.

I testi in questione sono stati ripresi per la maggior parte dai numeri delle testate consultabili sul sito della Bibliothèque Nationale Française Gallica.fr, più precisamente quelli provenienti da: La Chronique des arts et de la curiosité (d’ora in poi C.A.C.) ; Comœdia; Gazette des Beaux-Arts e Mercure de France.

In minor misura, invece, dal volume secondo di Œuvres en prose complètes di Guillaume Apollinaire (Gallimard, “Bibliothèque de la Pléiade”, 1993, d’ora in poi OPC II), da cui sono stati ripresi gli articoli di: L’Intransigeant, Montjoie!, Paris-Journal, Le Petit Bleu; Les Soirées de Paris e il brano tratto da Les Peintres Cubistes.

Per migliorare la lettura del testo inoltre mi sono permessa di uniformare le grafie dei nomi propri delle artiste, che in alcuni casi presentavano degli errori.

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1908

PETITES EXPOSITIONS

EXPOSITIONS D’ÉTRENNES D’ART

Les « Étrennes d'Art » consistent en peintures de Mme Chauchet- Guilleré, en sculptures de Mme Marie Gautier, [...]. Tout cela est plus ou moins du « déjà vu », mais l'ensemble de Mme Chauchet-Guilleré vaut d'être noté pour son importance et comme permettant d'apprécier plus à l'aise le talent de l'artiste, fait principalement d'un sentiment très féminin du luxe. Le bonheur de Mme Chauchet-Guilleré est plus soutenu dans ses cristallines natures mortes que dans la figure, quoique L'Enfant

dans son fauteuil soit un agréable morceau. C'est, le plus souvent, par l'accord encore hasardeux des

tons que pèche la peinture de Mme Chauchet-Guilleré. [...]

Pierre Hepp, in Chronique des arts et de la curiosité, 4 janvier 1908, p. 3.

ART MODERNE

[…] Les Étrennes d'art? Il y a aussi les, « étrennes utiles »... Mais cette exposition vaut mieux que son étiquette. La présentation en est adroite et souligne l'harmonie, la parenté des œuvres exposées, entre lesquelles plusieurs sont intéressantes; toutes, avec plus ou moins de bonheur, affirment une louable tendance au but essentiel de l'art, qui est la décoration. Aucun, pourtant, des artistes réunis dans la galerie Devambez n'a pris ce parti de la simplification, du retour aux principes, hors de quoi l'art est condamné à raffiner indéfiniment sur les raffinements d'hier, à ruser avec les grandes influences qui oppriment l'horizon et à les opposer les unes aux autres sans que, dans ce conflit, la personnalité d'un nouveau-venu trouve les moyens de s'affirmer nettement. C'est surtout à propos de Mme Chauchet-Guilleré que je fais cette observation. On écrit auprès de son nom celui de Berthe Morizot, trop tôt s'il faut apprécier les talents, trop tard si celle qui n'est plus signifie l'idéal de la vivante, Mme Marie Gautier aime certainement les bêtes dédaignées qu'elle choisit pour modèles, souris, crapauds et grenouilles, et connaît les secrets de leur mystérieuse personnalité. Nous saluerons peut-être bientôt en elle un animalier de premier ordre. […]

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PETITES EXPOSITIONS

EXPOSITION DE LA SOCIÉTÉ DES FEMMES ARTISTES

Lorsque le poète écrivit ces vers :

Les ruches des lilas, les volants des glycines, Garnitures mêlant les parfums aux couleurs il nous donna la clef de l'esthétique féminine. La préférence des femmes artistes pour les fleurs de toutes espèces est sœur de leur penchant naturel pour les mousselines, linons et guipures. Mme Claude Bourgonnier assortit les couleurs de son Jour de fête comme ses Brodeuses bigoudaines assortissent des écheveaux de soie. Mme Anc-Vallette peint ses Magnolias avec un plaisir pareil à celui qu'elle éprouverait à manier des rubans. Mlle Jeanne Duranton échantillonne ses charmantes études suivant la plus gracieuse facilité. Toutefois, dans son Azalée blanche, les tons froids dominent à l'excès. L' élégante et fine gaieté des Giroflées et Chrysanthèmes de Mme Dethan-Roullet contraste avec les spectrales apparitions, si tristes, de Mme Delvolvé-Carrière, qui luisent dans la pénombre comme des bijoux malades. Quand le roi Midas emprisonna Silène dans des bosquets de roses, Mme Céline Salard était sans doute sa jardinière. Mme Desbordes-Jouas, elle, n'a pu cultiver que les « étranges fleurs » de Baudelaire dans le jardin de Gustave Moreau. Une exécution plus appétissante ferait une page singulière de son luxueux Panneau décoratif, que goûterait Odilon Redon. La simplicité qui en est absente préside aux Pivoines de Mlle Galezowska, que son discret Intérieur et ses Livres

poudreux distraient de l'attraction florale. Les fraîches joues d'enfants et de jeunes personnes

distraient d'autre part des pétales plusieurs de ces dames, dont il faut excepter Mme Marie Dubreuil, qui nous intéresse plus dans le Portrait des M. Henri Maret que dans celui du Comte 0. B., et les paysagistes parmi lesquelles Mme Dubois-Schotsmans – un peu crue dans sa jolie blondeur – et Mme Esté – japonisante qui songe à Puvis – nous ont retenu le plus longuement. Mme Séailles est une émule attendrie de Carrière. L'accentuation manque par moments à ses visages, que leur rondeur accusée boursoufle alors légèrement. Un gentil Portrait d'enfant, plus animé, plus coloré que les autres, relie ses têtes à quelques fins paysages où flotte le souvenir de Corot. Sauf dans le curieux Repos, Mme Réal del Sarte nous paraît caractériser faiblement ses physionomies.

Á la sculpture, le tact très doux et le travail consciencieux de Mlle Jozon nous plaît surtout dans la

Fillette à la poupée, certaine mollesse y nuisant moins à la consistance que dans les bustes de petits

garçons et dans la bijouterie d’argent. Le buste de Lucien Pénat, soigneusement établi et modelé, plus vivant que les animaux corrects de Mlle Charlotte Bertrand, eût gagné, ce nous semble, à des sacrifices.

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PETITES EXPOSITIONS « QUELQUES »

Ce qui nous attire particulièrement dans l'art féminin c'est le laisser-aller, la grâce alerte, la spontanéité du goût. Trop souvent, pour tout dire, l'envers de ces qualités réside en manque d'accent, manque de squelette, manque de réflexion préalable, et cause cet aspect inachevé qui donne aux œuvres de femmes l'air de préparations attendant la griffe du maître. Pareille impression se précise en face d'une assemblée exclusivement féminine et nous l'avons éprouvée en pénétrant chez les « Quelques »; mais bientôt elle fit place à l'agrément devant les délicieuses harmonies, joliment enveloppées, de Mlle Jeanne Duranton, dont Vase de Sèvres indique une sensibilité coloriste qu'ignore Mme Metchnikoff, mieux douée pour la sculpture: son Buste de femme en fait foi. La claire gaieté des intérieurs de Mme Galtier-Boissière nous a plu de prime-abord. Á plus proche examen, nous y avons ensuite regretté des évaluations trop approximatives, de même que dans la Venise en satin perçue par Mme Dufau. L'aimable sentiment de Mlle Druon habillerait à son avantage un corps moins linéaire. Le dessin également de Mlle Crespel s'accommoderait de moins de flegmatisme. Mme Marie Cazin rend hommage à son nom. Mme Adour a le trait hésitant pour délimiter les terrains que Mme Carpentier écrit d'une main plus sûre, moins constructive pourtant que celle de Mme Esté. Mme Chauchet-Guilleré n'est pas assez sévère pour l'assortissement de ses gammes. Sa Nature morte souffre de rapports trop lâches. C'est pourquoi l'Enfant à la carotte lui est de beaucoup préférable, non seulement par l'ingéniosité de l'idée picturale, mais par la douce blonde qui le baigne. Les Buveuses de thé de Mme Bermond sont des poupées drôlement artificielles. II y a plus de nature et plus d'émotion vraie dans les intéressants envois de Mme Boznanska. Mme Delvolvé-Carrière se répète avec quelque monotonie. Ses fleurs agonisent plus modestement que celles de Mme Desbordes-Jouas. La peinture cotonneuse de Mme Hoppe s'oppose à celle si découpée de Mme Weise, Le Diabolo de Mme Dannenberg nous séduit plus que la Ronde d'enfants de Mme Stettler, dont la Nature morte, privée de transitions, est curieuse par le choix audacieux du motif. Mme Bristol-Stone gagnerait a plus de nervosité; Mlle How à moins de tristesse. Les émaux et bijoux de Mlle Philastre décèlent un juste sens de la matière employée. Quant aux Bibelots de Mlle Jane Poupelet, ils sont à noter pour leur intelligent synthétisme, qui se retrouve au reste dans

l'Étude de femme. Le Terme, par contre, est faiblement faunesque. Citons encore les tentures d'art de

Mme Ory-Robin et l'Intérieur gris de Mlle Cahun, avant de prendre congé des « Quelques », qui se dénommeraient plus correctement « Quelques-Unes », sans entamer en rien leur prestige.

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EXPOSITION DE DIVERS ARTISTES

Plus sage que nous n’étions en droit de l’attendre d’après son altitude, cette exposition de recommande surtout de l’aimable présence de Mme Marval, qui peint, dans une atmosphère d'ingénuité primitive, des scènes familières, de pleine nudité et des figures heureuses. Le tout est finement puéril, précieux, délicat et d'une charmante originalité qui fait défaut à Mlle Laurencin, nouvelle recrue d'avant-garde, imprégnée de Gauguin, d'Odilon Redon, de M. Matisse, etc. Ses produits se ressentent de pillages trop transparents pour qu'un jugement soit actuellement formulable sur l'éventuelle personnalité de Mlle Laurencin. […]

Pierre Hepp, in C.A.C, 25 janvier 1908, p. 28.

PETITES EXPOSITIONS

EXPOSITION DE LA SOCIÉTÉ DE LA MINIATURE DE L’AQUARELLE ET DES ARTS PRECIÉUX

[…] On peut également se plaire aux travaux érudits d'enluminure de M. Lucien Poirot, ainsi qu'aux malicieuses vignettes, bien françaises, de Mlle Léone Georges, seule douée, parmi ses collègues, de quelque ingéniosité dans la fantaisie. [...] Le cœur plus simple de Mlle Adrienne Cousin nous rassérène, ainsi que les études de Mlle Bader. Les portraits de Mme Debillemont-Chardon sont préférables à ses sujets laborieusement conçus, à ses chiens trop petitement vus. Les fonds de ciel qu'elle préconise sont utilisés à propos par ses élèves, Mlle Gibier et Mme Dupaigne-Domerque. [...] Mme Deguy Saaph, au contraire, songe aux portraits des Primitifs flamands. Non plus que Mme Bocher, Mme Gallet-Levadé n'a dans l'écriture la fermeté que montre le Portrait de Mlle L. par Mme Lemerle-Soyer. Mlle Martinet peint en miniature des têtes de loups de mer mal faites pour ce délicat procédé. La jolie petite fille rousse qu'expose Mme Pomey Ballue se contenterait d'une présentation moins solennelle. [...] Les portraits qu'exécuta Mlle Rossert d'après Mme C. et L. ont du regard, et le Portrait de Mlle Sisse, par Mlle Routchine, est très gentil. Les idées romanesques de M. Chanzy sont pauvres et prévues, comme celles de Mme Atché-Leroux [...]. Le goût de Mlle Le Roy-Desrivières nous parait plus sûr que celui de M. Meunier, si habile à ciseler le cuir. Notons les mignardises en cire de Mme Lœwy-Gunsburg et les médaillons, d'où le caractère est exclus, de Mlle Baffet; puis retirons-nous pour respirer l'air dont est privé tout cet art de chambre, étriqué, renfermé, piétinant, comme isolé de la vie ambiante.

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PETITES EXPOSITIONS SALON DE L’ÉCOLE FRAN AISҪ

[…] Voici la nature morte encore, Coings et raisin, de Mlle Aboilard, qui se doit de fournir plus d’effort. Nombreuses sont, au reste, les natures mortes en tous genres, mais rares sont celles qui ne relèvent pas du déplaisant trompe-l’œil, comme l’entendent Mme Arnaud […].

En oubliant celui de Manet, on peut se plaire Au balcon de M. Cancaret, plus distingué dans l’habilité que Mlle Simon. […] La note singulière est donnée par les fleurs de paravent de Mme Desbordes-Jouas […]. L’Incident de Mlle Villaudière est seul citable à la section de miniature […]. Pierre Hepp, in C.A.C., 8 février 1908, p. 47.

PETITES EXPOSITIONS EXPOSITION MARY KAZACK

[…]Pour ce qui est de l'art de Mme Mary Kazack, il se manque, à notre gré, de respect. Nous le préférons dans le Portrait de famille, fort dégingandé cependant, et dans le Portrait de Mme

Meynier, que surmonte l'inconcevable Emprise. Il est vrai qu'en se faisant simple il perd ses allures

à effet, auxquelles d'étonnants paysages, brossés comme des toiles de fond, apportent le complément de leur artifice théâtral.

Pierre Hepp, in C.A.C., 15 février 1908, p. 56.

ART MODERNE

[…] J’ai retrouvé avec plaisir, dans des œuvres nouvelles qui signalent le développement de son talent, Mlle de Krouglicoff. […]

Charles Morice, in Mercure de France, 16 février 1908, p. 727.

PETITES EXPOSITIONS

EXPOSITION DE LA SOCIÉTÉ INTERNATIONALE DE LA PEINTURE Á L’EAU

[...] Mlle Montalba possède le liant qui manque à Mlle Nourse. [...] La même remarque s'adresse à M. Bartlett, dont le dessin est aussi lourd que celui de Mlle Crespel est insensible et dur. Mais Mlle Crespel a un don décoratif en considération duquel il faut passer condamnation. [...]

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« QUELQUES ARTISTES MODERNES »

Une arrière-pensée de finance commande trop sensiblement cette exposition pour qu'elle prenne un sens à nos yeux. Parcourons-la, cependant, en quête de la surprise toujours possible. La

Grand-Mère de Mme Isabel Beaubois constitue presque la dite surprise. Il y a là des oppositions de tons

chands et de tons froids dont la franchise n'exclut pas une séduisante aisance. La décision virile s' y marie aimablement à la fluidité féminine, moins bien soutenue dans les autres ouvrages de Mme Beaubois, qui voisinent avec ceux de M. Caro-Delvaille. […]

Pierre Hepp, in C.A.C., 22 février 1908, p. 63.

PETITES EXPOSITIONS

EXPOSITION DE LA SOCIÉTÉ DES AQUARELLISTES FRAN AISҪ

[…] Toutefois, les Sapins des Vosges et le Vieux Cimetière de Saint-Cast promettent plus de repos par l'aimable intermédiaire de Mlle Carpentier, qui s'en tient peut-être trop à une vision d'écorce, mais dont la franche sensibilité nous repose après l'affectation de délicatesse de M. Henri Duhem et de M. Gaston Le Mains. [...]

Pierre Hepp, in C.A.C., 29 février 1908, p. 74, 75.

PETITES EXPOSITIONS

EXPOSITION DE LA SOCIÉTÉ DES FEMMES PEINTRES ET SCULPTEURS

La plus souple galanterie se voit réduite aux expédients dès les premiers regards jetés dans ce Salon. Rien n'est pénible à respirer comme l'atmosphère de mesquinerie qui règne ici sans aucune vitalité naturelle et l'on s'étonne à bon droit de ne pas même rencontrer au moins de ces élans du cœur, par lesquels, tant bien que mal, nous touchent les artistes sensibles. Peut-être cela tient-il à ce que la faculté de raisonner ses sentiments étant, à proportion, beaucoup plus développée chez les hommes que chez les femmes, les aptitudes expressives sont conséquemment beaucoup plus pauvres chez ces dernières, dont les sublimes penchants sympathiques éprouvent autant de gêne en art qu'ils ont de ressource dans la vie. N'empêche que les deux Portraits de Mme Chauchet-Guilleré présentent un intérêt si réel que leur présence dans ce milieu a quelque chose d'un fourvoiement. Les jolis

Intérieurs de Mme Leroy d'Etiolles, les gentils Premiers pas de Mme Coulin, La Serre aux lilas de

Mme Marcotte et le Portrait de mon père de Mme Maillart ont, d'autre part, un incontestable mérite. Les Chardons de Mlle Odin témoignent d'une adresse qui manque aux Lis et Hortensias

godiches de Mlle Bernamont. Les Fleurs de Mme Bret-Charbonnier contiennent toutefois plus

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mais ce goût est emprunté ça et là, avec un choix d'ailleurs délicat que Mme Delabarre-Henry ne montre pas dans un cas analogue. Nous préférons Mme Bourgonnier-Claude quand elle se contente de la nature morte. Ses Azalées sont amusantes et mieux pourvues d'air et de vie que les Roses et

abricots glacés, que les Pêches et raisin pétrifiés de Mme Dury-Vasselon. Il nous faut mentionner

la peinture apaisée de Mme Duran-Marx et les recherches panoramiques de Mme Grix, d'intention plus originale que les Trois-Huit de Mme Rondenay. L'éducation de l’École des Beaux-arts pèse trop sur Mme Rondenay, que son Portrait de Mlle M. représente le plus favorablement en face du

Portrait de Mme Z., brillamment exécuté par Mlle Zillhardt. Après avoir cité l'Etude de Mlle Burdy

et les Oliviers de Mlle Bouffay, nous pouvons sortir, sans nous arrêter bien longtemps, à la sculpture, devant l'agile confection su Versailles de Mlle Boëro.

EXPOSITION DE LA SOCIÉTÉ DES PEINTRES ORIENTALISTES FRAN AISҪ

[…] Aux Entrées de villages, Mme Marie Gautier lave de jolies aquarelles […].

Voici que Mme Agutte nous mande en Egypte pour y voir ses amusantes pochades et, par là, nous gagnons enfin l’Orient […].

EXPOSITION DE DIVERS ARTISTES

[…] La douceur de M. Deborne est loin de nous déplaire, mais elle emprunterait sans se nuire un peu de vivacité à Mme Charmy, laquelle en abuse au service de son agréable goût, que la hâte rend souvent imprécis. Mme Funke paraît avoir de jolies choses à dire. Nous espérons qu'elle les dira dans une autre langue que celle de van Gogh, dont il est plus facile d'imiter les défauts que les qualités. […]

Pierre Hepp, in C.A.C., 7 mars 1908, pp. 83, 84.

LE SALON DES ARTISTES INDÉPENDANTS

Serre des Invalides (A-J)

SALLE I. – L'Église Saint-Étienne à Beauvais, par Mme Anna Gardiner, et la très curieuse vitrine de poupées et de bibelots de Mme Blum-Lazarus. [...]

SALLE III. – [...] Les Feuilles mortes, de Mme Hertz-Eyrolles, dont la personnalité s'affirme. [...] SALLE IV. Quand Mme Ilma Graf ne s'aventure pas jusqu'au portrait et lorsqu'elle s'en tient aux impressions de la campagne où sa sensibilité féminine s'épanche sans apprêt et sans contrainte, il lui arrive de réaliser des œuvres d'un charme pénétrant: ainsi le Petit coin à l'Isle-Adam; ainsi la Porte

bleue. [...] Des tonalités volontairement froides, un choix d'accessoires hors du commun, enfin

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attirance. – Il y a, comme à l'ordinaire, de l'entrain, du brio, de la belle humeur et de la jolie lumière dans les bords de plage et les scènes enfantines de Mme Alice Dannenberg. [...]

SALLE V. – [...] Des petites toiles de Mme Jeanne Duranton, où s'évoque la chambre propre, ordonnée, silencieuse, tonte baignée de clartés paisibles, vous diriez autant de poèmes d'une intimité prenante et douce. […]

SALLE VIII. – […] L’artiste a-t-il obéi à la loi de l’instinct ou bien a-t-il eu recours à l’artifice frauduleux d’une bizarrerie voulue, afin de capter l’attention ? Je conçois en quel doute les monstrueuses fantaisies de Mlle Gérébtzoff (S. IX) peuvent induire l’esprit ; […].

Il y a dans cette salle encore M. Albert Braut et M. Joachin de Bulow, tous deux en belle évolution; puis Mmes Jeanne Baudot, Jelka Rosen, Kellermaon et Mme Marval, dont le talent tendre et fort apparaît, à son grand avantage, dans deux claires visions d'une riante ingénuité : Јеuх d'enfant et Le

Papillon.

SALLE IX. – S'il était besoin d’établir par quelque preuve péremptoire et nouvelle les mérite de Mme Galtier-Boissière, on la trouverait dans cette exposition où ses envois (et notamment Jeune

fille au rhododendron et le Départ) conservent, au milieu des plus audacieuses manifestations,

impérieux prestige de l'originalité foncière. [...]

SALLE X. – De la grâce, de la poésie dans le sentiment, une prédilection décidée pour bleus, les roses et los verts cendrés, pâlis, éteints, parent d'une séduction rare, les inventions précieuses de Marthe Galard, en particulier son Bonjour ancien. [...]

Serre de l’Alma (K-Z)

[...] SALLE III. – De quel amour passionné de Whistler procède l’art de Mme Emma Kopp – chacun le reconnaît au premier regard ; et pourtant nul n’est en droit de conclure au pastiche, tant les préférences apparaissent ici raisonnées, tant les pauvres objets à la représentation de quoi Mme Kopp s’est occupée trahissent un sentiment et un goût exclusivement féminins.

SALLE IV. – […] L’ensemble où Mme Constance Swedeler exprime fortement son trouble et son émotion au spectacle de la mer et du soir. […]

SALLE VI. – […] Mme Stettler apporte dans cette salle la joie des ensoleillements et la notation des jeux du premier âge allégrement saisis sur le vif […].

SALLE VII. – Les indications laconiques du catalogue taisent le nom des maîtres à l'école de qui se sont formés les exposants non autodidactes; c'est tant pis, car il ferait bon vérifier si un enseignement commun ne justifie pas les ressemblances qui rapprochent de Mlle Dannenberg, de Mme Stettler, une nouvelle venue, Mme Elsa Weise. Ses tableaux, dont aucun ne laisse indifférent, s'accordent à la montrer, elle aussi, éprise de la vie, du mouvement, des voluptés de la couleur et de l'éclat du rayon perçant les ténèbres limpides. [...]

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Roger Marx, in C.A.C., 28 mars 1908, pp. 115, 116, 117.

PETITES EXPOSITIONS EXPOSITION D’ÉLISABETH KROUGLICOFF

[…] Parmi les aquatintes et les eaux-fortes qui constituent la jolie exposition de Mme Elisabeth Krouglikoff, nous avons surtout remarqué le paysage de Tchegodaiévo et la vue de Bogognano pour la justesse de leur caractère et l'intelligence de leur présentation. Certaine mollesse nous a gêné dans l'ensemble et nous l'attribuons à ce que, en général, l'écriture de Mme Krouglicoff ne serre pas d'assez près la particularité de chaque volume.

Pierre Hepp, in C.A.C., 28 mars 1908, p. 119.

UNE EXPOSITION RÉTROSPECTIVE D’ART FÉMININ

Au n° 28 de la rue de la Bienfaisance, dans l'hôtel du Lyceum-France, club féminin institué sur le modèle de ceux de Londres et de Berlin, s'est ouverte, du 20 février au 15 mars dernier, une exposition restreinte qui, pour n'avoir pas été affichée sur les murs ni tambourinée par les journaux, a cependant mérité que sa trace ne soit pas perdue, car la pensée première et les résultats obtenus en étaient infiniment louables.

Mme Albert Besnard avait réuni dans trois salons du club une soixantaine de tableaux tous peints par des femmes et tous intéressants, soit par leur exécution, soit par les personnages ou les sujets qu'ils représentaient; de plus, l'exposition était strictement posthume, pour éviter des compétitions embarrassantes, et l'inédit y abondait. Les historiens d'art, épris de faits nouveaux et désireux d'étendre le champ de leurs connaissances, y ont donc trouvé leur compte aussi bien que les simples curieux et Mme Albert Besnard a droit à toute leur gratitude.

Pour apporter quelque ordre dans un examen nécessairement rapide, il faut respecter les lois immuables de la chronologie et saluer en entrant une artiste hollandaise, Judith Leyster, élève de Frans Hals, dont le nom figure pour la première fois, si je ne m'abuse, dans une exposition française. Son Portrait d'homme et surtout son Intérieur ne seraient déplacés dans aucun musée; car on y trouve les qualités distinctives de l'art néerlandais de la belle époque: une exécution serrée et de triomphants contrastes de lumière et d'ombre.

Entre Judith Leyster, morte, dit-on, en 1660, et Rosalba Carriera qui naquit quinze ans plus tard pour se survivre jusqu'en 1757 (car elle avait depuis longtemps cessé de produire en raison de l'affaiblissement de sa vue), aucun rapprochement n'est possible, mais je la nomme ici comme je nommerai Angelica Kauffmann et Gertrude-Elisabeth Wassemberg, pour accomplir un devoir de

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politesse internationale et arriver à la partie vraiment neuve et originale de l'exposition, qui se trouvait être cette fois la contribution fournie par la France.

Cette affirmation, au premier abord paradoxale, ne surprendra pas ceux qui ont depuis trente ans suivi les exhibitions de la nature de celle-ci, car elle leur a procuré cette jouissance rare de faire connaissance avec des toiles cachées jusque-là aux yeux des amateurs et dignes cependant de les attirer et de les retenir. La précieuse série des Portraits nationaux à l'Exposition Universelle de 1878, dont le catalogue raisonné, tardivement publié par M. Henry Jouin, a du moins dit toute l'importance, celles des Portraits du Siècle (1883-1885) et des Portraits de Femmes et d'Enfants (1897) organisées par la Société philanthropique à l’École des Beaux-Arts ont pu, il est vrai, abriter quelques-unes des toiles que nous retrouvons ici; mais l'ensemble, par la sélection même d'où il est issu, n'en demeure pas moins attrayant et instructif.

Pour le « grand public », un seul nom de femme artiste – un seul, et point d'autre – lui est familier : c'est celui de Mme Vigée-Lebrun et il ne serait pas impossible de déterminer les causes très diverses de cette survie exceptionnelle; mais, sans qu'on puisse se flatter jamais de réviser ou de casser des jugements de cette nature, à la fois sommaires et injustes, la réunion tentée par le Lyceum contribuera, nous l’espérons, non à diminuer la célébrité légitime de Mme Vigée-Lebrun, mais à rétablir quelque équité dans les préférences ou les admirations de la foule.

Les statuts de l’Académie Royale de peinture, sculpture et gravure, fondée en 1648, n'excluaient pas les femmes de cette association, d'ailleurs au début purement professionnelle, comme nous dirions aujourd'hui, et se montraient en cela moins rigoureux que les règlements de notre moderne Institut. En fait, les admissions furent toujours rares, et, à un moment même, faillirent être complètement supprimées. On adopta un moyen terme en limitant à quatre le nombre des places réservées aux candidates qui avaient déjà fait leur stage d'agréées. L'une de ces titulaires était représentée au Lyceum par deux toiles qui donnent de son talent l'idée la plus avantageuse : c'est Mme Anne Vallayer-Coster, fille d'un orfèvre des Gobelins qui ouvrit ensuite boutique au faubourg Saint-Honoré. Mlle Vallayer commença par peindre des miniatures: la plus précieuse d'entre elles serait assurément ce portrait de Mlle Volland auquel, par deux fois (4 juillet et 22 août 1762), Diderot fait allusion et qui était encastré, semble-t-il, dans le plat de la reliure d'un Horace; mais toutes les investigations au sujet de ce portrait ont échoué, et il est à craindre qu'à cet égard notre curiosité ne soit jamais satisfaite. Académicienne le 28 juillet 1770, sur le vu de deux tableaux de nature morte, Mlle Vallayer a pris part aux Salons de 1771 à 1789 et à ceux de 1795 à 1817 par des envois de même nature, des fleurs et des portraits à l'huile qui ont eu le sort de celui de Mlle Volland; le sien propre fut peint par Roslin et par elle-même; ce dernier a été gravé par Letellier. En 1781, elle épousa un avocat au Parlement, Jean-Pierre-Silvestre Coster qui lui survécut lorsqu'elle s'éteignit à

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Paris, le 27 février 1818. Les deux tableaux que nous a montrés le Lyceum, Le Déjeuner (collection Belvallette) et le Retour du bal masqué (collection Albert Besnard) n'ont point figuré aux Salons de l'ancien ni di nouveau régime, mais ils me semblent justifier les louanges données en 1771 aux envois de Mlle Vallayer par le collaborateur inconnu de Diderot et apostillés par le philosophe, non moins que les restrictions formulées par les mêmes en 1775 et en 1781. Quoi qu'il en soit, la plupart des tableaux de Mme Vallayer-Coster doivent actuellement courir le monde sous des noms usurpés ou des signatures apocryphes, et elle mériterait à tous égards d'attirer davantage l'attention des délicats: ne s'en trouvera-t-il donc pas un qui fera pour elle ce que M. le baron Roger Portalis a jadis fait ici même pour Mme Labille-Guiard?

Le travail de notre collaborateur ne me laisserait plus rien à dire, tant il a bien étudié son sujet, si je ne tenais à m'associer aux réserves par lui formulées à propos du portrait présumé de Mme Poisson (collection Pierre Decourcelle) et si l'exposition du Lyceum n'ajoutait trois autres numéros au catalogue qu'il a patiemment dressé. La collaboration de Mme Labille-Guiard à une « préparation » de La Tour me semble, jusqu'à preuve du contraire, une supposition bien risquée, et ce « rhabillage » audacieux ne se justifierait que si le modèle ou ses enfants eussent insisté pour l'obtenir. Or la mère de Mme de Pompadour était morte en 1745 et le renom spécial qui s'attachait à sa mémoire n'était pas tel que la piété filiale de la marquise et celle de M. de Marigny tinssent à honneur de perpétuer ses traits sous un travestissement d'ailleurs anachronique, puisque la coiffure de la vieille dame est contemporaine des premières années du règne de Louis XVI. Tout au plus, comme le propose M. Roger Portalis, faudrait-il admettre que ce portrait est celui de Mme Filleul, mère de Mme de Marigny, et encore la supposition est-elle contestable, puisque Mme Filleul mourut en 1767. À moins donc que M. Pierre Decourcelle n'ait à opposer aux incrédules des preuves irréfutables, c'est tout un procès à réviser. La Marquise de Coutances appartenant à M. Féral fils, le

Portrait de femme anonyme prêté par M. Thiébault-Sisson et celui de Mme Vincent (belle-sœur du

peintre, et non sa sœur comme le dit le catalogue), ont sans nul doute leurs papiers un peu mieux en règle.

Mlle Gabrielle Capet fut l'élève favorite de Mme Labille-Guiard et probablement même sa collaboratrice pour plusieurs de ses toiles ou de ses pastels. Malgré un nom de famille qu'il fut, un moment, dangereux de porter et qu'elle tenait de parents nés dans la plus humble condition, elle traversa sans encombre la Révolution et, après avoir contribué, de 1781 à 1784, aux exhibitions en plein vent de la place Dauphine, elle prit rang dès 1791 parmi les talents que l'Académie Royale n'avait pas su discerner ou attirer. Son portrait de Marie-Joseph Chénier (appartenant à Mme David Weill) est un morceau exceptionnel pour la vigueur et la netteté de l'exécution.

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Moins théâtral que le buste modelé par Houdon, il est, par cela même, un document iconographique et historique de premier ordre. On en peut dire autant de ceux du Dr Gall par Mme Benoît (née de La Ville Le Roux), de Mme Alezandre Lenoir par Mlle Boulliard, de Vestris jeune par Adèle Romany. Ce dernier portrait, qui, après avoir appartenu à Alexandre Dumas fils, est actuellement la propriété de Mme la marquise de Ganay, est singulièrement troublant, car il laisse le spectateur indécis sur le véritable sexe du modèle, mais il méritait la place d'honneur qui lui avait été attribuée au Lyceum et la femme qui a peint avec un tel brio une si sémillante image aurait droit à ce que la postérité commençât enfin pour elle: or, elle n'a de biographie nulle part, et c'est d'ailleurs le cas de la plupart de rivales.

Le plaisir de signaler à l'attention des vrais curieux toute une série d'œuvres intéressantes et presque ignorées jusqu'ici m'a empêché de faire plus tôt la part qui leur convient à Mlle Marguerite Gérard et à Mme Vigée-Lebrun; mais depuis quelques années, grâce à diverses expositions rétrospectives ou centennales, la première est enfin appréciée à sa valeur et la seconde a reçu de son vivant et après sa mort tous les hommages que peut ambitionner une artiste.

Mlle Marguerite Gérard était représentée rue de la Bienfaisance par deux charmantes compositions,

Le Bouquet et La Leçon de Dessin et par deux portraits. Le nom de Mlle Gérard évoquant

forcément celui de Fragonard, il était inévitable que la figure d'un homme âgé, poudré, les jambes serrées dans une culotte de peau, assis sur un tertre dans la campagne, fût tenue pour celle de l'« aimable Frago », mais je confesse mon scepticisme sur ce point comme à propos de l'Homme en

noir exposé l'an dernier à la galerie Georges Petit par Mme Charles Floquet, tandis que je n'ai

aucune raison de nier l'identité de Mme J.-B. Escudier, puisque ce très bon portrait appartient à ses descendants.

Mme Vigée-Lebrun n'occupait pas moins de onze numéros sur le petit catalogue du Lyceum, les uns renvoyant à d'incontestables et remarquables spécimens de son talent, les autres alléguant de simples attributions. Le plus important de ces prêts était celui auquel avait consenti M. le duc d'Uzès du portrait du Bailli de Crussol en costume de grand maître de l'ordre de Malte; ce tableau pourrait tenir son rang dans n'importe quelle galerie publique : rarement Mme Vigée-Lebrun a dépassé, sinon même atteint, une pareille maîtrise. Il faut citer aussi les images de M. de Vaudreuil, de la Duchesse de Polignac, de Mme Du Barry provenant, dit-on, du duc de Brissac, qui voisinaient avec l'esquisse du grand portrait, peint en 1787, de Marie-Antoinette avec ses trois enfants (Musée de Versailles).

La plupart de ces noms évoquent de lugubres souvenirs; la toile, de vastes proportions où Mlle Constance Mayer s'est représentée écoutant les doctes enseignements de son père nous ferait sourire par sa mise en scène à la fois pompeuse et puérile si nous ne savions quel dénouement tragique eut

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aussi la vie de l'artiste; mais, en 1801, Mlle Mayer n'avait pas encore rencontré Prud'hon et son talent naissant ne s'était point dégagé de l'influence de ses premiers maîtres, Greuze et surtout Suvée. Ce tableau n'a, que je sache, jamais paru aux expositions rétrospectives et il a, par suite, échappé à tous les historiens du drame douloureux, qui n'eussent pas manqué d'y faire au moins allusion. Il a pour l'iconographie de l'infortunée un intérêt réel, car il la montre avant les années d'épreuves où, après avoir perdu son père, victime d'un banal et horrible accident, elle fut pour Prud'hon et ses enfants la compagne et la mère qu'il n'avait pas rencontrée dans sa femme légitime. Enfin, pour que rien ne manquât à cette inoffensive résurrection d'un passé dont tout nous sépare, on pouvait voir au Lyceum un paysage que Marie-Louise avait au moins regardé peindre et de sa nièce, la reine Hortense, une vue de son propre tombeau à Saint-Leu, ainsi qu'un portrait de

Germain Delavigne. Acceptons sans les discuter les affirmations du catalogue (au moins quant à la

première) et disons que le portrait de Germain Delavigne est, malgré sa sécheresse, agréable et spirituel.

Il est curieux de comparer les timides « pignochages » nés de ces distractions princières aux vigoureuses interprétations de Rosa Bonheur, de Marie Bashkirtseff, d'Eva Gonzalès, de Berthe Morizot et d'une de leurs émules, moins connue, Mme Delance. L'ébauche de la Fenaison par la première trahit une fougue qui s'assagissait dans l'atelier, et les portraits peints par Marie Bashkirtseff portent, hélas! déjà leurs dates; mais l'exquise virtuosité d'Eva Gonzalès se retrouve toute dans ce pudique et délicat profil d'une mariée de village et dans cette étude d'un modèle aux blanches épaules et à la coiffure d'une Velléda rustique. La Cave de Mme Delance prouve une fois de plus ce que l'art, quand il est sincère, peut tirer du détail le plus vulgaire, tel que l'attitude de cette servante en train de rincer des bouteilles à la porte d'un cellier.

Le succès de cette première tentative engagera sans doute Mme Albert Besnard à organiser d'autres groupements du même ordre. Il serait à souhaiter que l'impatience légitime des vivants ne fit point une trop redoutable concurrence aux morts et il y aurait, je crois, à reprendre, en l'amplifiant, la pensée de justice et aussi de dilettantisme à laquelle nous avons dû d'agréables sensations. Nombreuses sont les femmes artistes des trois derniers siècles qui ne figuraient point au Lyceum; un coup d'œil jeté sur les listes de l'Académie Royale nous rappelle les noms, omis dans la circonstance, de Catherine Duchemin, femme de François Girardon, de Geneviève et de Marie Boullogne, de Claudine Bouzonnet Stella, de Sophie Chéron, d'Anne Strésor, de Catherine Perrot, de Dorothée Masse, de Mme Vien, de Mme Roslin, de Mme Therbusch; les livrets de l'Académie de Saint-Luc, les laborieuses investigations de Bellier de La Chavignerie sur les Expositions de la Jeunesse et sur celles du Salon de la Correspondance imaginées par Pahin de La Blancherie éveilleraient, le cas échéant, toute une cohorte d'ombres dignes d'un meilleur sort. Quant au XIX

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siècle, il faut renoncer à donner ici une idée, même approximative, des ressources qu'il fournirait en ce genre. Sans aucun doute un choix très sévère s'imposerait aux organisateurs, mais cette sévérité même profiterait à la cause qu'il s'agirait de faire triompher et montrerait tout ce que l'école française a compté de talents féminins aujourd'hui victimes d'un discrédit le plus souvent injuste et d'un oubli presque toujours immérité.

Maurice Tourneux, in Gazette des Beaux-arts, avril 1908, pp. 290 – 300.

PETITES EXPOSITIONS EXPOSITION LOUISE PERMAN

Un psychologue lyrique s'appliquera peut-être un jour à résoudre en détail le charmant problème des relations qui unissent les femmes et les fleurs. Il devra tenir compte des affectueux sentiments qu'inspirent à Mme Louise-E Perman les bouquets des champs, les iris, les dahlias et surtout les roses. Mme Louise-E. Perman a pour les roses un goût voisin de l'amour protecteur qu'une sœur aînée peut éprouver pour ses cadettes, une amie réfléchie pour ses camarades inexpérimentée. Cela se traduit en peinture par une tendresse enveloppante, mais sans abandon, par un charme très doux, très divers, mais un peu comprimé. La caresse garde toujours quelque réserve et la curiosité ne s'engage jamais jusqu'à l'ivresse. De là plus de mystère que de profondeur, plus de grâce que de séduction, plus d'attraits pour la tête que d 'émotions pour le cœur. De cette réunion des œuvres de Mme Louise-E. Perman se dégage néanmoins une intimité silencieuse où l'on prend à demeurer un plaisir élégant, reposant et intérieur qu'il ne faut pas demander à M. Bela Czobel. [...]

Pierre Hepp, in C.A.C., 4 avril 1908, p. 128.

ART MODERNE

LA 24Eme EXPOSITION DES ATRISTES INDÉPENDANTS – LES PETITS SALONS

[…] Plus nettement il convient de signaler le péril de l'entêtement en une formule qui ne se développe pas à des artistes dont l'avenir, du reste, ne nous inquiète point ce n'est pas le talent qui leur manque, – tels que Mme Marval, MM. Flandrin, Lacoste; qu'ils écoutent plus docilement la nature, et bien vite ils se ressaisiront et se renouvelleront. […]

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LE VERNISSAGE DE LA SOCIÉTÉ NATIONALE DES BEAUX-ARTS PEINTURE

[…] SALLE XIV. - Des pivoines, des œillets fleurissent la pénombre grise des chambres muettes; – la cour de la ferme rentre dans le calme à la tombée du jour; – un âne tond l'herbe courte de la dune sauvage..: voilà quelles simples notations de Mme Marie Duhem s'est complu, et sa sensibilité de femme et de peintre y excelle; par ailleurs, dans un tableau qui possède un peu le charme d'un carton de tapisserie, elle a aimé, elle a su dire la lente déambulation des jeunes filles sous la charmille, par une douce après-midi de printemps. [...]

SALLE XVII. – […] Les modèles de Mme de Boznanska ne possèdent en eux-mêmes aucun des attraits de la grâce et de la beauté; mais la représentation qui en est offerte vaut par le rayonnement de la pensée, par la personnalité du regard et du sourire; et l'on est conquis par ce don de faire épanouir la vie intérieure sur les visages, dans les yeux, sur les lèvres...[…]

DESSINS

La grande aquarelle de Mme Jeanne Simon, Le Rosier, n’est pas présentée dans les conditions moins défavorables, et c’est tant pis, car elle constitue – et de beaucoup – son meilleur ouvrage […].

ARTS APPLIQUES

La section témoigne cette année des efforts réalisés de tous côtés – par l'industrie privée, par l'Union centrale, par le Parlement même – en vue de favoriser et d'activer chez nous la renaissance de l'art de la dentelle.

Sans doute, il faut se réjouir du concert de tant de volontés ardentes; mais la régénération souhaitée ne s'obtiendra qu'à la condition de satisfaire au vœu du poète et de rajeunir par des « pensers nouveaux » la technique d'antan. Puisque l'Union centrale est en si bonnes dispositions, qu'elle sache discerner et seconder dans sa tâche Mme Ory Robin : il n'est pas d'aide, d'applaudissements et d'honneurs dont ne soit digne une pareille novatrice; elle a créé de toutes pièces son art; pour le bénéfice de tous, que la faculté lui soit au moins accordée de répandre son invention et de faire école...

Durant ces dernières années l'activité féminine s'est surtout portée vers l'embellissement du cuir [...]. Maintenait c'est au travail de la corne que se vouent les préférences et les énergies des femmes artistes: n'apportons pas trop de hâte à les censurer; sans complaisance, il sied de féliciter Mme Waldeck-Rousseau et Mme la baronne Dufour des inventions heureuses qui ont assuré leur succès dans la technique où triomphèrent et triomphent encore M. Hamm et M. Hairon...[...]

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Roger Marx, in C.A.C., 18 avril 1908, pp. 144, 145, 146.

PETITES EXPOSITIONS EXPOSITION MARY CASSATT

Notre point de vue coutumier se déplace forcement quand il s'agit des artistes américains, puisqu'ils ne relèvent pas comme nous d'une longue tradition nationale et que leur éducation se fait à l'étranger, au hasard de leur préférences individuelles. C'est à nos représentants les plus autochtones que Mme Mary Cassatt est allée d'instinct, menée par des affinités lointaines. L'amour de la lumière, de la santé, de l'élégance, la guidaient vers les purs français, à l'école desquels elle se mit. Greffant l'énergie de sa race sur la distinction et la sensibilité qu'elle accrut à notre commerce, Mme Mary Cassatt réalise le type souhaité d'une femme en possession de qualités viriles pour exprimer les sentiments de son sexe. L'Intérieur est, de ses peintures, celle qui montre le mieux par quoi son art est un produit d'exception. Il y a dans la Femme accoudée quelque chose de l'ampleur réaliste de Degas, tempérée par une hautaine délicatesse. Mais surtout il faut voir dans Mme Mary Cassatt l'un des rares peintres vivants déchiffrer le visage mobile de l'enfance.

Une quarantaine de pastels attestent là quelle maternelle patience incline leur auteur sur les grâces diaphanes des premières années. Peut-être la prédominance de la volonté manière-t-elle légèrement leur charmante gaucherie, mais ce qui reste ici de la raideur anglo-saxonne, outre qu’il caractérise l'intervention d'une personnalité, n'empiète pas sur l'aimable fraîcheur, sur la joyeuse franchise, sur la grave et calme conscience dont sont empreintes les œuvres de Mme Mary Cassatt.

Pierre Hepp, in C.A.C., 18 avril 1908, pp. 146, 147.

LE SALON DES ARTISTES FRAN AISҪ

[…] Je vous aurait dit que les deux tableaux de Mlle Dufau, qui est cependant parmi les peintres les plus artistes de cette exposition, nous ont un peu déçus, et qu’elle fut quelquefois mieux inspirée […].

M. Paul Escudier, par Mlle Thérèse Géraldy, semble dire : « Votez pour moi ! » […] Mme Hélène Mosticker-Lavergne nous donne un charmant pastel de Mme P. L. […] Notre ami Marcel Hutin, par Mlle Louise Lavrut, à l’air d’un bonbon fondant. On en mangerait. […]

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ART MODERNE

[…] Les aquatintes de Mlle Krouglicoff sont des œuvres d'art franches et pures, simples, solides. L'étude de la nature est directe. Si l'on retrouve néanmoins, dans l'expression décorative des renseignements fournis par la nature, telles influences qu'il serait facile de préciser, on voit qu'elles furent élues selon les fatalités logiques d'un tempérament dont elles n'altèrent point la personnalité. Voilà déjà plusieurs années que nous suivons attentivement les recherches de Mlle Krouglicoff. C'est surtout par l'énergie qu'elle se distinguait, naguère: nous nous rappelons tels paysages de Corse, il y a quatre ans environ, d'une saveur un peu rude, un peu âpre. L'artiste aujourd'hui consent plus volontiers à la grâce; sans rien perdre de sa franchise, elle intervient, dans sa traduction décorative des thèmes naturels, avec le désir d'exprimer une conception personnelle d'harmonies délicates obtenues par l'affirmation même des contrastes, et c'est là le signe d'un intéressant développement dans l'évolution de l'artiste. […]

C'est la leçon de Fantin-Latour que nous rappellent les Fleurs de Miss Perman. Il semble qu'elle ait aussi regardé, non sans profit, les fleurs de Mme Lisbeth Delvolvé-Carrière, ou plutôt encore que ces fleurs elles-mêmes la matière et la qualité des fonds d'où elles appellent si discrètement notre regard. Les fleurs de Miss Perman ont plus de réalité immédiate, aussi plus de somptuosité. Elles ne nous initient pas au mystère d'une profonde vie intérieure; mais il faut leur être reconnaissant de nous apparaître comme un nouveau témoignage des richesses infinies de la parure terrestre, et rendre hommage à la science, réelle, de l'artiste qui cueillit pour nous ce bouquet splendide. […] Charles Morice, in Mercure de France, 1er mai 1908, pp. 149, 150.

LE SALON DES INDÉPENDANTS

[…] Je ne trouve pas de mots pour bien définir la grâce toute française de Mlle Marie Laurencin. Sans avoir aucun des défauts virils, elle est douée du plus grand nombre possible de qualités féminines. Car n’est-ce pas la plus grande erreur de la plupart de femmes artistes: elles veulent surpasser l’homme et perdent dans cet effort leur goût et leur grâce.

Chez Mlle Laurencin rien de semblable. Elle a la conscience de différences profondes qui existent entre l’homme et la femme: différence d’origine, différence idéale. La personnalité de Mlle Laurencin vibre dans l’allégresse. La pureté est son domaine, elle y évolue librement.

La femme a créé bien des mythes et bien des divinités qui ne ressortissent pas à l’évhémérisme. Diane à la chasse, Allégorie, Artémis, mouillées de larmes heureuses, sont les tendres manifestations de cette tendance enfantine et fabuleuse de l’esprit féminin. […]

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LE VERNISSAGE DE LA SOCIÉTÉ NATIONALE DES ARTISTES FRAN AISҪ

[…] SALLE XXII. – Pour juger dans leur plein effet les panneaux de Mlle Dufau – Astronomie et

Radioactivité, – il faut attendre de les voir marouflés à leur place définitive, sur les murs de la

Sorbonne. Un louable souci de la destination a conduit l'artiste à modifier son invention selon les symboles que l'on exigeait d'elle; en l'occurrence la délicatesse et l'amabilité n'étaient plus pour convenir; Mlle Clementine Dufau s'est efforcée d'atteindre à l'expression robuste, puissante; ce qui demeure invariable, c'est le charme de sa palette, et ce qui ravit, c'est l'harmonie exquise entre l'azur de la nue, l'or fauve des feuillages et la nacre des chairs. […]

SALLE XXX. – […] Quel gré ne faut-il pas savoir à Marguerite Cahun d'avoir élu un thème en accord avec sa sensibilité foncière! Elle a été séduite par la poésie des choses muettes, par l'aspect des pièces désertes, où les meubles du temps jadis s'enveloppent d'ombre douce et de silence; et c'est cela même qu'elle a représenté ingénument, avec un tact féminin et des bonheurs délicats qui la rangent parmi les peintres d'intimité promis à un bel avenir.[…]

SALLE XXXVI. – […] Mme Chauchet-Guilleré ne transporte pas ses modèles hors de leur demeure, de leur foyer; de même elle ne les veut раs figés dans une contenance d'emprunt, ni « dénaturés » sous la contrainte du regard qui les épie; il faut qu'ils se livrent à leurs occupations ordinaires, chez eux, parmi les objets familiers, et qu'ils continuent a vivre, sur la toile leur existence de chaque jour. Cette conception particulière du portrait est pour séduire; Mme Chauchet-Guilleré lui doit de révéler, en plus de la ressemblance, un peu du for intérieur et de la vie de l'esprit. […]

SALLE XXXVIII. – Une remarque commune peut être faite au sujet des tableaux exposés dans la salle précédente par Mme Greene Blumenschein (La Pochette, L'Eventail), et ici même par M. Hitchcock (Fleur de février, Les Papillons); ils relèvent d'un art spécial à l'égard duquel on n'est en droit de n'affecter aucun dédain: l'illustration; ils ne prétendent pas donner à penser, mais simplement distraire le regard: la reproduction polychrome en agréerait sur la couverture d'un magazine; dans cette limite, Mme Greene Blumenschein est à féliciter pour avoir rajeuni les thèmes d'autrefois en les transposant dans le mode des gammes mineures, et plus d'un estimera, chez M. Hitchcock, l'utilisation ingénieuse des champs fleuris où il promène, comme en un aimable décor, ses Hollandaises en habits de parade. […]

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ART MODERNE

XVIII EXPOSITION DE LA SOCIÉTÉ NATIONALE DES BEAUX-ARTS

[…]Ma prétention n'est certes pas de n'oublier personne, et je pourrais me contenter d'avoir justifié par quelques exemples précis une affirmation générale. Mais si la place ne me manquait, je pourrais aussi multiplier cette justification en vous arrêtant devant nombre d'autres œvres intéressantes. Je les demanderais à Mlle Breslau, à Mme Boznanska...[…]

Charles Morice, in Mercure de France, 16 mai 1908, p. 350.

PETITES EXPOSITIONS

EXPOSITION DE LA SOCIÉTÉ DE SAINT-JEAN

[…] La Sainte Trève de Mlle Thiollier manifeste un délicat sentiment et une entente virile du métier. Nous en aimerions la mise en page allongée plus résolument rectangulaire. Mlle Thiollier se signale au petit nombre des sculpteurs avec une Sainte aux oies, bas-relief que nous apprécions plus que sa théâtrale Sainte Marthe. […]

EXPOSITION DE L’ « INTERNATIONAL ART UNION »

[…]Mme Hunter, seule, remonte jusqu’ à Boucher, pour nous révéler bien clairement la nécessité d'une filière qui lui fait défaut. [...] L'Intérieur de Mme Watkins et Après le thé de M. Thomason sont empreints d'un sentiment d'intimité peu conforme à nos habitudes. Quant à la Neige de Mme Mac Monnies, elle s'assimile avec flegmatique intelligence les plus complexes résultats de notre sensibilité. Certes, les petites études de Mme Bristol-Stone, Le Luxembourg de Mme Goldthwalte et les Fleurs de Mme Simon sont très agréables et l'on ne saurait justement contester ni le charme des

Natures mortes de M. Oberteuffer, ni la douceur du Chemin en Bretagne de Mme Watkins.

Mais on reconnait devant l'ensemble de ces œuvres que nulle volonté n'est capable de se substituer à l'apport traditionnel, à l'émotion, à la tendresse. Le creuset manque à l'alliage de Puvis de Chavannes et de M. Harrison que tente la Maternité de Mme Tongue; le soubassement est communément absent de ce que produisent les talents, par ailleurs si séduisants, de M. George, de Mlles Nourse, Rice, Kimball et Wesselholft; la souplesse est inconnue aux bronzes et plâtres de Mmes Wallis et Tizard. Aussi n'avons-nous que louanges pour la résolution d'être une primitive, affichée par Mme Borghilde Arnesen, moins barbare dans sa simplicité que ses compatriotes dans leur délicatesse. Mme Arnesen prépare un style que ne pourront créer ceux qui vivent d'emprunts. Dans ce milieu anglo-saxon, l'élément germanique est curieusement représenté par Mme Weise, et Mlle Jane Poupelet représente l'élément latin par un Portrait et un Paysan, où ses dons délicieux de sculpteur s'affirment une fois de plus.

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Pierre Hepp, in C.A.C., 16 mai 1908, pp. 191, 192.

LES SALONS DE 1908 (2E ARTICLE)

LE SALON DE LA SOCIETÉ NATIONALE DES BEAUX-ARTS

[…] Les six toiles de Mlle Olga de Boznanska sont – comment dire? – laides et, aussi, très remarquables. Cette peinture a pour elle sa vive, sa franche originalité. On ne sent pas qu'elle doive rien à aucun maître de jadis ou d'à présent. Elle est particulière, même, avec une sorte de désinvolture brutale. Un caractère s'y révèle absolument et sans qu'on aperçoive nul effort de séparation. Cet art, impérieux et orgueilleux, émeut par sa rudesse; et il impose. On en subit la maîtrise.

Non que l'artiste soit en possession de prodigieux moyens; mais elle use fièrement des moyens qu'elle a et s'en contente avec cette arrogance hautaine qui, de la pauvreté, fait de la richesse.

Seulement, je ne sais pas pourquoi Mlle Olga de Boznanska se montre à ce point dédaigneuse de toute beauté; c'est déconcertant!...

Certes, l'idée de la beauté varie selon les époques, selon les yeux qui regardent et selon les autres idées qui l'accompagnent. Certes, une certaine beauté qui a fait les délices et la pitoyable gloire d'un Bouguereau nous désole. Et, certes, un sublime Rembrandt méprise la joliesse du visage et des atours. Mais il réalise une autre beauté; disons, pour abréger, qu'il réalise de la beauté morale; et, en outre, il a recours, afin d'opérer ses métamorphoses de laideur en beauté, à tous les miracles de la couleur et de la lumière.

Mlle Olga de Boznanska – et, comme elle, bien d'autres peintres ou sculpteurs, aujourd'hui, – ne paraît désireuse d'aucune beauté d'aucune sorte. Je n'affirme pas qu'elle recherche la laideur; mais elle en prend son parti avec une surprenante facilité. Et elle ne la rachète pas, elle ne la spiritualise pas; elle ne la glorifie pas. Elle la peint telle qu'elle la trouve, ou bien telle qu'elle la voit. Elle n'en est, semble-t-il, ni offensée, ni amusée non plus, ni touchée. Elle la peint, non pas avec abnégation, mais avec détachement. Elle paraît avoir renoncé à la beauté des couleurs autant qu'à la grâce des physionomies et à l'élégance des lignes. Elle peint; et elle est pourvue d'un talent vigoureux, hardi, puissant..

Mettons que son regard a d'autres plaisirs que le nôtre et n'essayons pas de comprendre davantage, tant pis! […]

Voici.

Fleurs bleues, fleurs bleues et roses dont quelques-unes ont le nom gentil de « pieds d'alouettes », fleurs roses et jaunes, fleurs roses et argent, de Mlle Breslau, sont dignes de cette fine artiste dont les œuvres ont tant de poésie, de charme profond, de pensée délicate. Un grand tableau, La Vie

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pensive, un peu terne d'aspect, d'un vilain ton, vaut – et infiniment – par l'atmosphère d'inquiète

songerie, de recueillement, de long rêve éperdu.

Le Violoniste, la Lettre et les Roses de Mlle Rœderstein sont trois tableaux émouvants pour

l'analogie et la profondeur du sentiment: ils sont pareils, malgré la diversité des sujets. Une âme s'y révèle, tout entière en chacun d'eux, une âme qu'il est assez difficile de définir avec des mots et qui trouve dans la peinture, dans cette peinture, sa meilleure expression. Il y a là de la douleur et de l'orgueil, le hautain refus d'un divertissement à sa peine; il y a là de l'amitié pour les misères de l'exil, pour une fière intellectualité...

Les Roses - « Gloire de Dijon » ! – semblent des fleurs de réfugié politique, tout comme tel bouquet

de violettes serait celui de Jenny l'ouvrière. Combien je préfère cet art et sa franche sincérité, son charme austère, à tels tableaux d'apparat qu'on admire dans son voisinage!...

André Beaunier, in Gazette des Beaux-arts, juin 1908, pp. 478, 479,480, 481, 482.

LA COLLECTION THIBÉTAINE DE M. J. BACOT

[…] Entre les instruments rituels et les bijoux, on peut placer les reliquaires qui participent à la fois des uns par la destination, des autres par le côté artistique. Beaucoup sont en argent et d'un curieux travail. Quelques-uns affectent tantôt la forme bien connue du temple indo-siamois en clochette, tantôt celle du temple tibétain, qui en est une variante: Les tableaux de Mme Péralté, reproduisant des temples et des paysages du Tibet, commentent de très heureuse façon ces spécimens de la joaillerie religieuse tibétaine. Les bijoux, finement travaillés, s'agrémentent de turquoises et de perles de corail.

Marylie Markovitch, in C.A.C., 6 juin 1908, p. 227.

LES SALONS DE 1908 (3E ET DERNIER ARTICLE)

LE SALON DE LA SOCIÉTÉ DES ARTISTES FRAN AISҪ

[…] Mais voici trois œuvres déconcertantes : Sommeil de l'innocence, par M. Marius Cassaigne;

l'Effort de la pensée, par M. Louis Rauner, et l'Esprit du monopole, par Mlle Edith Downing. [...]

L'Esprit du monopole!... Décider, un beau jour, qu'on sculptera l'Esprit du monopole!... Mlle Edith Downing n'a ni peur ni pitié. L'Esprit du monopole, c'est une ordre vieille, maigre, agenouillée, la croupe sur les talons et la poitrine sur les genoux. De la main gauche, elle tient et cache un sac d'écus; de la main droite, elle veut saisir on ne sait quoi. C'est l'Esprit du monopole; quelle aventure!...

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Un sculpteur avisé choisit de bons sujets, et qui se prêtent bien à la réalisation sculpturale. D'ailleurs, il a, dans ce choix, beaucoup de liberté. Mais je crois qu'on pourrait presque poser en principe de ne sculpter jamais l'Esprit du monopole. [...]

Voici quelques échantillons des sujets qu'ils ont résolu de traiter.

De Mlle Georges Achille-Fould: Ninon de Lenclos (femme célèbre au XVII siècle par son esprit et

sa beauté). Ce n'est pas un portrait seulement, mais toute une histoire: Le marquis de La Châtre,

partant en expédition, [je ne crois pas qu'au XVII siècle on aurait écrit partant en expédition; n'importe!...] fait signer à Ninon une promesse de fidélité... Ah! le bon billet qu'a La Châtre ! dit-elle plus tard. Le mot resta. » [...]

Mlle Léonie Humbert-Vignot s'est inspirée de trois vers qui appartiennent aux Pauvres Gens de Victor Hugo; c'est le moment où entre, dans le logis de la morte, la voisine excellente, une lanterne à la main, de bons sentiments plein le cœur. [...]

Audacieuse et ingénieuse, Mlle Dufau, qui travaillait pour la Sorbonne, a choisi – ou bien les lui a-t-on peut-être imposés? – elle a choisi pour sujets de deux panneaux décoratifs: « Astra-t-onomie, Mathématiques » et « Radioactivité, Magnétisme ». Quelle aventure Mlle Dufau s'en est bien tirée, somme toute. Et je lui ferai le même compliment qu'a M. Paul Landowski: à l'insignifiante allégorie elle a préféré le vif symbole.

Astronomie et mathématiques, radioactivité et magnétisme, – autant serait froide et ennuyeuse l'allégorie des lois que résument ces mots, autant est beau et magnifique le symbole de ces forces naturelles qui agissent dans la matière et dans les âmes et qui fleurissent doublement, en paysages et en pensées. Cette idée de la dualité profonde, physique et morale, des phénomènes est, je crois, celle qu'a voulu interpréter Mlle Dufau par le brillant moyen des formes et des couleurs.

Astronomie, Mathématiques, – un bizarre et charmant site, où le bleu domine, un bleu céleste,

lumineux, stellaire. Face à face, les pieds approchés, les mains accrochées, les bras tendus, et ainsi les deux corps allant à la renverse, un homme et une femme tournent, tournent... C'est un jeu puéril, auquel on a vu, les dimanches provinciaux, de jeunes filles se divertir; et c'est un jeu auguste qui imite la ronde équilibrée des sphères. De deux femmes qui regardent le couple éperdu, l'une, sur un mélodieux triangle, marque le rythme. Et il y a une forêt verte et bleue; il y a du feu qui émerge du sol; il y a un bassin qui réfléchit les constellations; il y a un ciel de splendide mystère. Harmonie el rythme, lutte égale de forces contraires, dont la vivante opposition crée l'actif repos, voilà l'âme souveraine de ce tableau.

Radioactivité, Magnétisme, – un paysage plus bizarre encore. Du flanc d'une montagne bleue et si

lumineuse qu'on la dirait transparente, naît un immense corps de femme pâmée à demi, sur la bouche de qui tombe le baiser d'un ciel viril. Un arc-en-ciel, de grandes nuées bouleversées,

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signalent ce mariage des éléments. Et puis, sur terre, au long d'un chemin bordé d'une cascade claire et d'arbres jaunes, verts et roses, une idylle de grâce et d'amour: montés sur deux chevaux et nus, un homme et une femme, cédant à l'attrait du plaisir premier, se tiennent enlacés, amoureux imitateurs du ciel et de la terre. Ainsi multiplient leurs effets variés et impétueux les forces radiantes de la nature.

Pour peindre ces oaristys prodigieuses ou aimables, Mlle Dufau a conservé sa manière, qui est jolie et originale, son art voluptueux de nacrer les chairs jeunes et fortes, de les soumettre à l'influence des couleurs environnantes. Les claires nuances qu'elle préfère, qu'elle assemble avec un goût délicat, – et même dont elle abuse un peu, – conviennent aux nécessités logiques de l'art décoratif; et elle a, cette fois, démontré que son talent bucolique s'élève sans peine jusqu'à de sereines idéologies. [...]

André Beaunier, in Gazette des Beaux-arts, juillet 1908, pp. 51, 52, 58, 59, 66, 67, 68, 69.

L’EXPOSITION DE LA « PARURE DE LA FEMME »

[…] M. Frank Scheidecker, Mme Ch. Raguet et M. Edgar Brandt possèdent encore une simplicité relative, manifestent un désir d'adaptation logique qui les acheminera peut-être vers un pseudo-style. Seulement, cela est, en masse, trop difficile, trop orné, trop fantaisiste, d'utilité trop indirecte, condamné à vieillir ainsi qu'une mode, à fournir des documents historiques, non des types.

Pierre Hepp, in C.A.C., 1er août 1908, p. 276.

LE VERNISSAGE DU SALON D’AUTOMNE SALLES DU REZ-DE-CHAUSSÉE

SALLE A. – Il y a deux ans, une exposition avait laissé pressentir quelle diligence les artistes russes apportaient à s'assimiler les découvertes de nos novateurs. Aujourd'hui se constatent entre Mme Lougolskoi et M. Vuillard de si frappantes analogies qu'elles rendent invraisemblable l'hypothèse d'une rencontre d'affinités fortuite. Cependant une vocation s'affirme dont Mme Lougolskoi tirera parti dès qu'elle se sera obligée à lui assigner un champ d'expérience personnel.

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