SISSA
Scuola Internazionale Superiore
di Studi Avanzati
Master in Comunicazione della Scienza
Evaluation di elementi
d'interesse per futuri allestimenti del Muse
Tesi di:
Matteo Pompili
Relatore:
Matteo Merzagora
Indice generale
Introduzione...3
Che cambiamenti climatici dentro al Muse?...3
Capitolo 1 ...5
Sull'evaluation in generale e i cambiamenti climatici ...5
1.1 Breve storia dell'evaluation e dei sui metodi...5
I diversi tipi di evaluation...6
I metodi di ricerca ...7
Problemi e ostacoli a un lavoro di evaluation...9
1.2 I cambiamenti climatici. Uno sguardo all'eurobarometro...10
Capitolo 2...13
Gli attori in scena ...13
2.1 il Mtsn...13
2.2 La mostra “Pole position”...14
2.3 Il Muse – Museo delle Scienze del Trentino...15
2.4 Perché, a chi e su cosa fare domande...18
Capitolo 3...19
Metodologie e scelte...19
3.1 Costruzione piano evaluation...19
3.2 Decisione e giustificazione del metodo di indagine...20
3.3 Domande e interviste a dirigenza Mtsn...21
3.4 Cosa interessa sapere dai visitatori?...24
3.5 Domande intervista semistrutturata e questionario...26
3.6 Metodo di analisi interviste e questionari ...28
3.7 Problemi incontrati e ostacoli...29
Capitolo 4...31
Analisi interviste...31
4.1 Gli intervistati...32
Con chi abbiamo parlato...32
Analisi incrociata dei dati sui visitatori in relazione alla frequentazione del museo...35
4.2 Visita alla mostra “Pole position” ...36
Perché venire a vedere “Pole Position”...36
Parole usate per definire la mostra...37
Impressioni generali sulla mostra...38
Cosa è piaciuto della visita...40
Un hot-spot: scritto o video? ...44
4.3 Sul ruolo del museo...46
L'importanza delle iniziative passate...46
Il museo e i cambiamenti climatici nel futuro...48
Il Mtsn: un luogo familiare...50
4.4 In relazione alla visita del museo...51
Come e che tipo di informazioni da un museo...52
Tutti insieme è importante...53
Non può mancare il divertimento...54
4.5 LA RICERCA ...55
La ricerca nella mostra...55
Quella che vorremmo in mostra...56
Sulla ricerca del museo...57
4.6 Chi può parlare di cambiamenti climatici...57
In generale Chi...58
Se parli di clima devi avere...59
Tante voci per un problema globale...59
4.7 Da chi arrivano le informazioni...60
Una breve rassegna dei media più usati...60
L'informazione che arriva ci piace e non ci piace ...61
Il ruolo della scienza nei mezzi di informazione...62
4.8 Immagini da cambiamenti climatici...63
Immaginario sui fenomeni dei cambiamenti climatici...63
Nella vita di tutti i giorni quando penso al clima...65
Le paure...66
Gli altri non la vedono come me sul clima ...67
Capitolo 5...71
Conclusioni...71
Appendice A...77
Analisi colori interviste semistrutturate...77
Appendice B...103
I questionari (fronte e retro)...103
Introduzione
Che cambiamenti climatici dentro al Muse?
Il Museo tridentino di scienze naturali ha una lunga storia di iniziative di successo. Rappresenta
un centro di riferimento per la comunità trentina, gli istituti scolastici, gli insegnanti e come meta
turistica della città di Trento.
Oltre a svolgere un'intensa attività di tipo museale è anche un centro di ricerca naturalistica con
diverse sezioni scientifiche suddivise nei settori di botanica, geologia, zoologia dei vertebrati,
zoologia degli invertebrati e idrobiologia, limnologia e algologia, preistoria.
Da ormai diversi anni ha iniziato un percorso che lo sta conducendo verso una nuova sede e a
diventare il Museo delle scienze del trentino, il Muse.
Un anno fa ha accettato di ospitare una tesi di master in comunicazione della scienza della Sissa
di Trieste e, nel momento in cui la domanda è stata accolta, è subentrato subito un problema:
cosa proporre di interessante come lavoro di evaluation?
Per rispondere alla domanda bisognava decidere su quale oggetto realizzare la nostra indagine e
la mostra “Pole position. Avventura nelle regioni polari” è risultata la più idonea.
Il motivo della scelta è dipeso dall'argomento della mostra, che riguardava i cambiamenti
climatici, e dal legame di questo tema con il Muse. Che in questo momento, dopo avere
completato il proprio piano culturale e il progetto architettonico, realizzato dal Renzo Piano
Building Workshop, sta per iniziare una nuova fase per avvicinarsi alla sua realizzazione finale
ed è il processo per sviluppare i percorsi di visita che includeranno exhibit, allestimenti,
postazioni multimediali e altro.
Proprio in queste fasi si inseriscono e possono risultare molto utili i lavori di evaluation. Per le
indicazioni che possono fornire su quello che i visitatori pensano del museo, delle sue iniziative
e delle attività che offre.
È stato così deciso di impostare una ricerca, che si occupasse di investigare quali potevano essere
degli elementi utili da conoscere per la realizzazione dei futuri allestimenti del Muse, con un
fuoco più specifico sul tema dei cambiamenti climatici.
La particolarità di tutto il lavoro risiede nel metodi di indagine che si è deciso di adottare.
Visto che il lavoro di valutazione sarebbe stato svolto su una mostra - “Pole position” - con
l'obiettivo generale di raccogliere indicazioni per un museo che ancora non c'è questo ha
richiesto una riflessione sul metodo da adottare e in particolare su come combinare due
metodologie di evaluation differenti.
Si trattava di combinare le caratteristiche di una summative evaluation, che si preoccupa di
valutare la fine di un percorso, con quelle di una formative evaluation, che si occupa di
raccogliere informazioni per favorire lo sviluppo o la realizzazione di un nuovo percorso.
Una volta deciso che metodi usare sono stati scelti i mezzi da utilizzare per la raccolta dei dati e
si è optato per delle interviste semistrutturate e un questionario.
Però prima di scrivere le domande e iniziare la raccolta dati, sono stati intervistati alcuni membri
dello staff del Mtsn, che parteciperanno, con diversi ruoli, ai futuri tavoli di progetto per decidere
gli allestimenti del Muse.
Il perché di questa scelta è semplice, il lavoro di evaluation è si una ricerca ma non può essere
dissociata da quelli che sono i reali interessi del museo che la ospita. Per questo le domande, che
dovevamo stilare, non potevano nascere solo da un lavoro esterno ma era fondamentale che gli
spunti di partenza venissero dallo staff del Mtsn.
Sono stati così intervistati Michele Lanzinger (direttore del Mtsn), Lavinia Del Longo
(coordinatore del progetto Muse), Antonia Caola (responsabile ufficio comunicazione Mtsn e
referente interno per il lavoro di evaluation), Osvaldo Negra (collaboratore Mtsn) e Christian
Casarotto (curatore della mostra Pole position).
Da queste interviste sono nate le domande definitive per le interviste e i questionari da cui si
sono ottenuti dei risultati che hanno permesso di costruire un quadro di sicuro interesse. Le
informazioni risultano molto puntuali e possiamo dire che i segnali più evidenti emersi sono la
grande fiducia che i visitatori del Mtsn hanno verso il museo, un grande interrogativo su come
bilanciare scritto e video in una mostra, quanto i cambiamenti climatici siano ritenuti una paura
collettiva ma non affrontata in modo comune, l'importanza dell'informazione che il museo offre e
quanto, per le persone, sia basilare che il museo si mantenga al di sopra delle parti. In ultimo
possiamo dire che i visitatori del Mtsn sentano ormai questo luogo un riferimento culturale per la
loro famiglia in cui andare per informarsi e divertirsi.
Capitolo 1
Sull'evaluation in generale e i cambiamenti climatici
Presentiamo una breve introduzione sull'evaluation. Quando è nata, il suo primo ingresso nei
musei e l'importanza che è andata acquisendo. Vedremo una panoramica dei principali tipi di
evaluation, le metodologie di indagine che si utilizzano e le difficoltà che comportano. Per
ultimo presenteremo una veloce carrellata sul tema cittadini e cambiamenti climatici:
protagonisti del nostro lavoro di indagine.
1.1 Breve storia dell'evaluation e dei sui metodi
Qualsiasi persona, ente o istituzione che desideri intraprendere delle iniziative che debbano
parlare alla gente o con la gente di problemi legati alla scienza deve prima o poi confrontarsi con
dei lavori di valutazione. Per comprendere il motivo di questa affermazione dobbiamo
ripercorrere un po' di storia dell'evaluation.
Prima di tutti va ricordato che non si sta parlando di una cosa nuova. Già in Cina, nel 2000 a.C.,
veniva svolta con regolarità un'azione di valutazione per controllare il lavoro dei domestici
(Frechtling, 2002). Oggi questo non ha più senso. Il fine per cui adottare metodi di valutazione
non vuole dire controllare ma supervisionare: scelte, politiche, azioni per testarne l'efficacia e
migliorare le offerte future. L'idea che muove questi tipi di lavori quindi è aumentare la
conoscenza per potere intraprendere scelte più consapevoli (Lippi, 2008).
In quest'ottica, agli inizi del Novecento, nei musei è iniziata una riflessione volta a cercare di
misurare l'impatto, il gradimento e il ruolo che veniva riconosciuto dai visitatori al museo stesso.
In particolare a partire da uno dei primi studi di evaluation documentati (B.I. Gilman cit. in Hein,
1998) primo studio di evaluation, in cui i visitatori venivano fotografati mentre osservavano gli
oggetti in mostra, si è negli anni passati a lavori sempre più approfonditi e dettagliati con l'idea,
come afferma Artur W. Melton già nel 1935, di :
“eliminare tutte le generalizzazioni aprioristiche per rimpiazzarle con generalizzazioni fondate sull'osservazione diretta” (cit. in Hein, 1998)
Lo sviluppo della riflessione sull'importanza dei processi di valutazione nei musei ha indotto un
aumento del numero di studi, l'affinamento delle tecniche e degli ambiti di indagine.
In specifico la strada unica della valutazione nei musei si è divisa in due, da un lato i visitor
studies, dall'altro l'evaluation propriamente detta.
La differenza principale è che i primi sono lavori di ricerca vera e propria. Rivolti a rispondere a
problemi molti ampi, o aprire nuove interrogativi sul senso dei musei tutti. Un esempio di visitor
studies è rappresentato dal lavoro che fece Paulette McManus nel 1989: usando diversi metodi
d'indagine, studiò circa 1571 individui e registrò le conversazioni di 168 gruppi, da cui ne
estrasse informazioni sugli atteggiamenti, la lettura dei testi e più in generale il coinvolgimento
intellettuale durante una visita. Il museo in questione era il Natural History Museum di Londra e
il titolo del lavoro “What People Say and How They Think in a Science Museum” (McManus
1989) è una sintesi perfetta della differenza tra questi studi e quelli di evaluation che, come
dicono Matteo Merzagora e Paola Rodari nel loro libro “La scienza in mostra”,:
“comprende gli studi volti a valutare la particolare efficacia comunicativa di singoli allestimenti (o eventi), non per dedurne fenomeni generali, ma piuttosto per aggiustare il tiro di un progetto, correggere gli errori di un allestimento, o acquisire indicazioni utili per lo sviluppo di nuovi
progetti”. (Merzagora - Rodari, 2007)
I diversi tipi di evaluation
I motivi e gli scopi per cui fare un lavoro di evaluation possono essere i più disparati e per
questo motivo, come scrive Judy Diamond nel suo libro, diventato ormai un classico
sull'argomento, “Practical Evaluation Guide”:
“There is no single recipe for evaluations; each study should be designed to meet the specific needs of the institution or program being studied”. (Diamond, 1999)
Proprio per questo motivo non esiste un unico tipo di evaluation, ma ne esistono diversi tipi in
funzione degli obiettivi che bisogna raggiungere.
Di seguito riportiamo un elenco con una breve descrizione dei quattro principali tipi di
evaluation. Le definizioni sono di Lynn Dierking (Friedman et al, 2008).
Tipi di evaluation:
a) Front-end evaluation. Questo tipo di analisi fornisce indicazioni che possono guidare nella
scelta di futuri nuovi progetti. Offre la possibilità di crearsi una base di informazioni da
utilizzare nella pianificazione delle fasi di un progetto. Di solito viene strutturata per
estrarre informazioni su conoscenze di base, aspettative, preoccupazioni rispetto a un
argomento o un tema, esperienze delle persone e metodi di apprendimento.
b) Formative evaluation. Questo tipo di analisi ha lo scopo di fornire informazioni per
migliorare progetti durante la loro ideazione o in fase di sviluppo. La valutazione procede
con un continuo lavoro di modifiche e analisi delle stesse con lo scopo finale di migliorare
la struttura di un progetto o la sua attuazione.
c) Remedial evaluation. Questa forma di analisi fornisce informazioni per migliorare un
progetto che è stato già definito o è in corso. Una remedial evaluation è spesso orientata a
verificare quanto le singole parti di un progetto siano integrate fra loro in un'unica
amalgama. Lo scopo di questa valutazione è di migliorare l'efficacia e assicurare il
raggiungimento degli scopi e degli obiettivi che si sono prefissi.
d)
Summative evaluation. Questa forma di evaluation deve valutare i risultati o l'impatto di
un ben preciso progetto. Questa evaluation viene eseguita dopo che un programma è
completato e deve fornire informazioni sugli impatti del progetto e la valutazione deve
essere legata a quelli che erano gli obiettivi iniziali del progetto stesso.
In ultimo, come suggeriscono Kathy Sykes e altri nella “Practical Guidelines Evaluation”
(Sykes, 2005), bisogna sempre tenere in mente, che a prescindere dal tipo di valutazione che si
sta svolgendo, gli obiettivi devono essere SMART. Acronimo che sta a significare: specifici
(Specific), misurabili (Measurable), raggiungibili (Achievable), pertinenti (Relevant) e
raggiungibili in un tempo definito e limitato (Time-bound).
I metodi di ricerca
Viste le innumerevoli tipologie di casi e obiettivi a cui un lavoro di evaluation può andare
incontro, la scelta della metodologia di analisi rappresenta uno dei punti fondamentali per
ottenere buoni dati e buoni risultati.
In questo caso i metodi che si utilizzano sono quelli sviluppati dalle ricerche sociali e
economiche (Bailey, 2006), adattati al diverso ambito di ricerca.
Stiamo parlando di metodologie quantitative e qualitative.
Le prime sono più adatte a rispondere a domande su cosa le persone hanno pensato o hanno
fatto. In qualche modo si può dire che quello che si chiede ai visitatori è di esprimere una misura
rispetto a uno specifico oggetto.
I principi base da tenere in mente sono:
•
per ogni persona interrogata bisogna porre nello stesso modo la stessa domanda in modo
che dopo possano essere sommate insieme;
•
le informazioni che vengono raccolte devono essere rappresentative di tutti i soggetti che
sono parte del progetto (Sykes, 2005).
Quest'ultimo punto è molto importante per evitare deviazioni dall'obiettivo o ottenere
informazioni parziali. Comunque sia, nel caso ci si renda di essere scivolati in questa condizione,
va indicato e valutato nelle conclusioni. L'importante è fare emergere la consapevolezza rispetto
all'errore (Diamond, 1999).
I metodi qualitativi invece offrono la possibilità di approfondire le questioni in analisi potendo
chiedere alle persone se gli è piaciuto un progetto, perché, che idee hanno in merito a uno
specifico argomento, se lo trovano positivo o negativo e cosa farebbero per migliorarlo.
Rispetto all'analisi quantitativa il numero di soggetti a cui rivolgersi è molto minore ma rimane il
fatto che il campione che si decide di coinvolgere deve essere rappresentativo (Sykes, 2005).
Una volta deciso il tipo di metodologia bisogna decidere che strumenti usare.
information. You probably would not try to cook a dinner using only one pot, and similarly you shouldn't think one tool is sufficient to complete an evaluation study.” (Diamond, 1999)
Quindi per cucinare una buona evaluation i principali strumenti a nostra disposizione vanno
dall'intervista strutturata, semistrutturata o aperta (Frechtling, 2002) a questionari, che possono
essere formulati nei più diversi modi. Una serie di accortezze evitano l'introduzione di bias nella
raccolta dei dati: per esempio, quando su usano domande con scale di gradimento o liste tra cui
scegliere, è stato osservato che nel caso in cui sono consegnati a mano le persone tendono a
rispondere alla prima domanda, mentre se presentati per via orale (e in particolare telefonica)
all'ultima (Diamond, 1999). Altre opportunità di indagine sono offerte dal focus group e da
quelle tecniche che si rivolgono a un gruppo o ad analizzare dinamiche di gruppo come le
consensus conferences (Castelfranchi – Pitrelli, 2007). Fermo restando che la scelta del
campione è sempre basilare e che il fine, nel nostro caso, è sempre la valutazione dell'oggetto
che interessa il museo che ha commissionato il lavoro (Cipolloni, 2005). Altri mezzi sono gli
etogrammi, in cui si studia il comportamento di un visitatore di fronte a una specifica postazione,
che prendono spunto dell'etologia e dalle schede che si usano per lo studio del comportamento
animale (Merzagora – Rodari, 2007), il tracking, che consiste nel seguire e tracciare gli
spostamenti di un visitatore in un museo o una sezione del museo per vedere quali parti risultano
più attraenti in riferimento all'allestimento e agli exhibit (Diamond, 1999). Ulteriore strumento a
disposizione del valutatore sono le mappe concettuali, che possono fornire utili indicazioni ad
esempio su come una mostra interagisce con le conoscenze dei visitatori e ne inducono una
rielaborazione (Regina, 2006).
Dopo tutta questa lista di strumenti va detto, come scrive la Diamond, che ogni lavoro di
evaluation è diverso uno dall'altro e bisogna interpretare ogni volta quali strumenti utilizzare e
come impiegarli.
Problemi e ostacoli a un lavoro di evaluation
I lavori che si dedicano alla valutazione dei comportamenti che il pubblico mantiene di fronte a
determinati oggetti o circostanze presentano alcuni problemi tipici.
Primo fra tutti il fatto che le persone, nel caso le si debba coinvolgere direttamente, accettino di
rispondere alle domande o di compilare il questionario. I motivi possono essere i più disparati
come ad esempio la diffidenza che può sorgere se si chiedono dei dati personali. Per aggirare
questi ostacoli ci sono alcune soluzioni generali, applicabili a un po' tutti i lavori di evaluation,
che vanno dal regalare qualcosa a chi accetta di rispondere alle tue domande (gadget, ingressi
omaggio, altro) alla spiegazione dei motivi dello studio e a lasciare almeno un nome di un
referente a cui chiedere chiarimenti e informazioni (Diamond, 1999).
Altro elemento da tenere in considerazione per non rischiare di andare incontro a errori è che si
sta parlando di valutare processi di apprendimento informale e questo comporta avere pubblici di
età diverse, con esperienze e storie personali differenti che si traducono in un bagaglio di
conoscenze personali uniche per ognuno di noi (Viezzoli, 2007). Strutturando un'evaluation
dimenticandosi questo aspetto si rischia - ad esempio - di sovra o sotto stimare l'apprendimento
di una persona (Friedman et al, 2008).
Questi che abbiamo citato sono due problemi centrali ma tanti altri possono entrare nel lavoro,
da come stilare le domande, se troppo facili si rischia di non avere informazioni, se troppo
difficili che nessuno risponda, a interpretare i dati con l'idea di ricercare ciò che si vuole e non
ciò che i visitatori hanno in testa (Frechtling, 2002).
Tutte queste considerazioni fanno parte di problematiche legate alla ricerca vera e propria. Non
bisogna però dimenticare che l'evaluation viene fatta per scopi conoscitivi ma anche di
marketing. Questo comporta la presenza di un committente, che deve decidere di investire una
certa cifra del proprio budget, che in un certo senso deve venire convinto del valore della
valutazione con un buon piano di evaluation e che alla fine di tutto deve ricevere delle
indicazioni ben strutturate e motivate al di là dei problemi incontrati (Sykes, 2005). E come dice
Judy Diamond “l'importante è la consapevolezza” rispetto a quello che si sta facendo e
interpretando.
1.2 I cambiamenti climatici. Uno sguardo all'eurobarometro
Prima di iniziare la discussione e l'analisi vera e propria del nostro lavoro ci sembra corretto, a
meno di un anno dalla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Copenaghen
(http://en.cop15.dk/), in cui verrà discusso il documento che dovrà diventare il nuovo protocollo
di Kyoto, e una presenza costante del tema cambiamenti climatici su tutti i mezzi di
informazione riportare alcuni dati presentati nell'eurobarometro - EB 69.2 - uscito a maggio
2008 i cui focus principali sono:
• “misurare la differenza di percezione dei cittadini europei nel sentire il termine riscaldamento globale o cambiamenti climatici;
globale/cambiamenti climatici;
• quanto i cittadini si sentono informati sui cambiamenti climatici;
• i comportamenti dei cittadini verso i cambiamenti climatici e i modi per combatterli;
• le azioni necessarie per lottare contro i cambiamenti climatici
• gli obiettivi da darsi per ridurre le emissioni e incrementare la percentuale di energie rinnovabili.”
Il motivo è dovuto al legame che abbiamo notato esserci tra la tendenza misurata con questa
indagine e alcuni nostri risultati.
La prima osservazione che è emersa dall'analisi dei questionari raccolti tra i cittadini europei è
che per la maggioranza delle persone i termini “riscaldamento globale” e “cambiamenti
climatici” sono equivalenti e suscitano lo stesso tipo di atteggiamento.
In particolare, dopo la fame nel mondo, per il 62% degli intervistati il clima risulta essere il
problema più grave che l'umanità deve affrontare.
Nel caso degli italiani questa percentuale scende al 47% che però ritengono, nel 74% dei casi, i
cambiamenti climatici un problema molto grave.
In generale i giovani sono quelli che sentono più vicino il problema insieme a coloro con un
livello di istruzione elevato.
Il 66% dei cittadini italiani intervistati non è d'accordo nel dire che la gravità del problema è
stata ingigantita e ritiene che lo stato non faccia a sufficienza. Inoltre ritengono che la
maggioranza delle persone non faccia abbastanza e che le principali azioni che potrebbero
attuare sono: la raccolta differenziata (76%), la riduzione dei consumi energetici della loro casa
(64%), la riduzione del consumo d'acqua della loro casa (55%) e la riduzione del consumo di
prodotti usa e getta (40%) (Eurobarometro EB 69,2 , 2008).
In ultimo il 61% degli europei e il 49% degli italiani interpellati dice di mantenere un
comportamento attento alla riduzione dei cambiamenti climatici.
Capitolo 2
Gli attori in scena
Di seguito una breve rassegna degli attori che sono stati coinvolti nel lavoro di evaluation. Si
tratta del Museo tridentino di scienze naturali, che ha ospitato il lavoro di tesi, della mostra “Pole
position. Avventura nelle regioni polari”, che rappresenta il tema indagato, il Muse, che ancora
non c'è ma è ha lui che si rivolge l'analisi dei dati, e in ultimo chi ci ha offerto le sue opinioni: i
visitatori.
2.1 il Mtsn
Il Museo tridentino di scienze naturali nasce verso la fine del ‘700 come costola del museo
storico-artistico che si stava formando nel Municipio della città.
Museo tridentino di scienze naturali, la cui attuale sede è in centro a Trento.
Nei primi anni novanta, inizia per il museo, dopo quasi due secoli di storia museale,
l'esplorazione di nuove strade – parallele a quelle più tradizionali fondate sulla ricerca
naturalistica, la conservazione delle collezioni e l’ostensione di reperti – orientate alla
comunicazione dei temi propri delle discipline scientifiche e naturalistiche attraverso la proposta
di eventi e mostre temporanee.
Proprio il successo della prima mostra interattiva - “I Giocattoli e la Scienza” - proposta
all'interno di questa ondata di cambiamenti, confermerà alla direzione del museo l'efficacia della
strada scelta e di proseguire lungo la stessa. È così che a partire dal 1998 vengono realizzate
quindici mostre temporanee di stampo interattivo e multidisciplinare, legate alle scienze
naturalistiche e alle scienze di base, che godono di risonanza a livello nazionale.
Questo intensificarsi e continuo rinnovarsi delle attività ha portato negli anni il museo ha un
netto aumento dei visitatori che è passato da una media di 50.000 negli anni novanta a circa
140.000 degli ultimo 8 anni su un numero di abitanti, nella provincia di Trento, di circa 500.000.
Inoltre, dal periodo della prima mostra, il museo si è andato arricchendo di sedi distaccate, infatti
quando si parla di Mtsn non ci si riferisce solo alla sede in centro a Trento ma si parla di una rete
di sezioni territoriali sparse sul territorio provinciale Trentino o convenzionate, tra cui una in
Tanzania per lo studio della biodiversità, in cui si svolgono, a seconda dei casi, attività museali,
didattiche e di ricerca scientifica.
In parallelo al filone delle mostre temporanee, il museo svolge un'intensa attività di visite guidate
e di tipo laboratoriale per il mondo della scuola e un costante lavoro di ricerca scientifica.
La partecipazione degli istituti scolastici è così numerosa, circa il 70% degli studenti trentini
usufruisce ogni hanno delle attività che il museo propone, che è stato necessario istituire una
sezione apposta, dedicata all’ideazione e gestione delle attività didattiche nonché alla formazione
degli insegnanti, per restare al passo con la grande richiesta.
Infine, la ricerca che il museo svolge si concentra sullo studio degli ecosistemi alpini,
dell'evoluzione biologica e del primo popolamento umano delle Alpi. Questo lavoro si traduce in
articoli sulle riviste del museo, su riviste internazionali e nella partecipazione a congressi o
nell'organizzatore di convegni di rilevanza nazionale e internazionale.
Per quanto detto fino ad ora, e per chiudere questo paragrafo, sembra utile ricordare la
definizione Icom di museo, così come la si trova nel sito del Mtsn, che riassume benissimo
quello di cui si dovrebbe occupare in genere una struttura museale.
della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto.” Vienna 2007.
2.2 La mostra “Pole position”
Se il museo con le sue attività ha rappresentato il contesto in cui eseguire l'evaluation, la
tematica attorno a cui ruotare le domande è stata quella della mostra “Pole position. Avventura
nelle regioni polari ”cioè il tema dei cambiamenti climatici.
La mostra, ancora in corso, si sviluppa su due piani e è divisa in quattro sezioni tematiche.
La prima dedicata all'ambiente dei poli e mette in evidenza le differenze geologiche,
morfologiche e di popolamento fra i due poli terrestri.
La seconda è dedicata al clima e affronta dal punto di vista fisico e chimico i molti argomenti
che nascono dallo studio dei poli.
La terza è rivolta alla ricerca scientifica con aggiornamenti sulle ricerche in corso.
L'ultima, la quarta sezione, è dedicata alle esplorazioni dei poli e a come sono stati superati i
problemi per la loro esplorazione e quali conoscenze hanno portato.
Da un'intervista con Christian Casarotto, il curatore della mostra, emerge che
«l'esposizione vuole essere emotiva, sensoriale e giocosa e rivolgersi alle classi dal II° ciclo della scuola primaria fino a quelle della secondaria».
Rispetto alla modalità di visita la scelta è stata di lasciare:
«libertà di visita e spazio all'iniziativa del visitatore. Non ci sono quasi istruzioni. Poco o niente. Lo scoprire le cose sta nella curiosità del visitatore».
Da un punto di vista tecnico la mostra si avvale di postazioni multimediali, immersive, supporti
audio, pannelli e esposizioni di animali imbalsamati.
Ultimo elemento importante ai fini della nostra indagine è quanto dice Casarotto sulle scelte fatte
su come esporre alcuni concetti, visto il tema, che avrebbero potuto suscitare allarmismo. In
particolare riferendosi all'exhibit dell'innalzamento del livello del mare dice:
«non si devono allagare le case. Deve passare solo il concetto che il livello del mare può alzarsi. Il visitatore deve prendere coscienza del concetto e non spaventarsi. Le conclusioni le deve trarre poi lui in modo autonomo».
2.3 Il Muse – Museo delle Scienze del Trentino
Il Muse, futuro Museo delle Scienze del Trentino, che verrà inaugurato nel 2012, rappresenta il
motivo per cui il Mtsn ha deciso di ospitare questo lavoro di evaluation e perché si è deciso di
concentrarsi sul tema dei cambiamenti climatici usando come appoggio “Pole position”.
Questo nuovo museo, nella sua filosofia, vuole essere “un invito a partecipare al dialogo tra
natura, scienza e società” e muoversi su due assi principali, come dice Margherita Cogo,
ex-assessore alla cultura della provincia autonoma di Trento, che sono quello
«della cultura della conservazione della natura, intesa nei termini di condivisione di un compito etico di valenza planetaria, di un completamento della qualità della vita dei residenti e di attrattiva per i visitatori turistici, quale componente alla base di qualsivoglia strategia di sviluppo sostenibile»
e quello
«della cultura della scienza e dell'innovazione, intesa nei termini di riconoscere ad essa un fattore di sviluppo culturale, professionale e sociale dell'individuo, un ingrediente indispensabile per coniugare e alimentare creatività, potenzialità e capacità non eludibili nei processi di crescita territoriale».
Il Muse, progettato dal “Renzo Piano building workshop”, rientra in un ampio progetto di
riqualificazione dell'area industriale ex-Michelin e ne rappresenterà un elemento qualificante e
significativo dell'intero recupero.
L'intera superficie del museo, di circa 12.000 m
2, sarà divisa tra uffici, spazi espositivi per
mostre permanenti, dedicate all'ambiente alpino e al tema della sostenibilità, mostre temporanee
e una grande serra dedicata al tema degli hot-spot e alle foreste pluviali.
In generale, come indicato nel piano culturale del Muse “l'itinerario principale partirà dalla
sommità del museo e avrà come leit-motiv d'apertura la visione dall'alto del paesaggio, quindi
delle Alpi”. L'idea è quella della verticalità, partendo dalla “vetta” del museo, scendendo di
piano in piano si dovrebbero scoprire i vari ecosistemi alpini, la geologia, gli animali, gli
insediamenti umani e il rapporto dell'uomo con la montagna (storia, alpinismo, esplorazioni,
antropologia).
Insieme alla dimensione verticale, nelle intenzioni dei curatori, si svilupperà quella orizzontale,
che partendo dal legame con la metafora alpina, affronterà tutte quelle tematiche legate al
rapporto tra scienza e società come l'antropizzazione e trasformazione dell'ambiente alpino, la
tutela del territorio (impatto e rischio ambientale, sostenibilità) e della conservazione della
biodiversità.
Staccato dal percorso di visita vero e proprio ci sarò uno spazio con aree dedicate alla scienza e
più in generale, ai comportamenti sostenibili, con un forte riferimento all'efficienza energetica,
alle energie rinnovabili e all'innovazione tecnologica, di cui l'edificio del museo sarà esempio e
exhibit.
Per riassumere tutto questo è stato coniato uno slogan per rappresentare le intenzioni del progetto
di muoversi tra la valorizzazione del locale e le riflessioni riguardanti un approccio globale che
è:
Vogliamo interpretare la natura
NATURA
a partire dal nostro paesaggio montano
LOCALE
con gli occhi, gli strumenti e le domande della scienza
SCIENZA
per interpretare le sfide della contemporaneità
GLOBALE
invitando i visitatori in un dialogo continuo
SOCIETÀ
per dare valore alla scienza, all'innovazione, alla sostenibilità
Muse
L'ultimo elemento che manca e ancora mai nominato sono i visitatori e come il Muse li vuole
coinvolgere. Per spiegare tutto questo mettiamo un'immagine del piano culturale del Muse che
riassume e chiude quello che dovrebbe diventare il Museo delle Scienze del Trentino.
2.4 Perché, a chi e su cosa fare domande
Prima di arrivare a decidere come condurre il lavoro vero e proprio di evaluation è stato
necessario trovare una quadratura tra le esigenze e le caratteristiche dei tre attori principali in
gioco. Soprattutto è stato importante definire il perché questi tre soggetti potevano essere uniti
assieme. Una volta chiarito questo il passaggio successivo è stato capire a chi rivolgerci e su
cosa fare le domande (exhibit, temi, servizi).
Per risolvere tutto questo è iniziato un confronto con la direzione del museo, in particolare
Antonia Caola (responsabile ufficio comunicazione Mtsn e referente interno per il lavoro di
evaluation) e Lavinia Del Longo (coordinatore del progetto Muse).
Alla fine di questi incontri è nato il piano di evaluation finale (nel prossimo capitolo verranno
presentate le motivazioni per cui si è arrivati a questo tipo di scelte) il cui scopo è
“la realizzazione di una evaluation sui visitatori della mostra "Pole Position", con l'obiettivo di estrarre informazioni utili alla progettazione delle aree del MUSE dedicate ai cambiamenti climatici”.
Per raggiungere questo obiettivo si è deciso di rivolgersi a visitatori adulti (maggiori di 18 anni),
in visita al museo per scelta libera e non dipendente da motivi professionali. Quindi sono stati
esclusi: bambini, scolaresche, professori in visita con le classi.
Per quanto riguarda invece il tema cambiamenti climatici si è deciso di concentrare l'attenzione
sulla raccolta di opinioni e impressioni che i visitatori esprimevano dopo la visita alla mostra sul
tema in generale e sotto diversi punti di vista: il museo, l'allestimento, le informazioni.
Capitolo 3
Metodologie e scelte
In questo capitolo presentiamo il processo e le scelte che partendo dalla compilazione del piano
di evaluation hanno portato alle interviste dei visitatori.
Presenteremo quindi le discussioni, i confronti con la direzione del Mtsn, la metodologia adottata
e i problemi incontrati per riuscire a raccogliere i migliori risultati per il nostro scopo e cioè
quello delineato nel piano di evaluation.
3.1 Costruzione piano evaluation
Il primo passo per la compilazione del piano di evaluation è stato capire il perché stavamo
facendo un'evaluation. O meglio, cosa poteva essere un elemento interessante di valutazione per
i fini del Mtsn e legato alla mostra “Pole position”?
La risposta è stata che invece di dedicarci alla valutazione della sola mostra potevamo utilizzare
il tema cambiamenti climatici, e il fatto che i visitatori all'uscita della visita fossero nel “mood”
della tematica, per ottenere informazioni da usare per futuri allestimenti, in specifico del Muse.
Di cui è stato letto il Piano culturale, presentato nel dicembre 2005, in cui vengono delineati gli
obiettivi che vuole raggiungere il futuro Museo delle scienze del trentino (vedi paragrafo 2.3).
Quindi si è pensato di fare un'evaluation, per un progetto ancora da realizzare, (il Museo delle
scienze del trentino, che nei suoi obiettivi ha quello di trattare il tema del cambiamento del clima
e della sostenibilità), sfruttando un'esposizione in corso e i visitatori della stessa sensibilizzati
sull'argomento (Gregory, 1983).
La sintesi di questa idea è diventata l'obiettivo generale del piano di evaluation:
“realizzazione di una evaluation sui visitatori della mostra “Pole position”, con l'obiettivo di estrarre informazioni utili alla progettazione delle aree del Muse dedicate ai cambiamenti climatici”.
A questo punto mancava da decidere a chi rivolgersi e che metodi di indagine utilizzare per
arrivare a ottenere delle informazioni utili. Per queste due parti una scelta “da manuale” non era
possibile (Diamond, 1999). È stato necessario trovare una mediazione tra esigenze, idee e reali
possibilità: come i problemi organizzativi che un museo deve gestire per ospitare un'evaluation, i
tempi, rispetto a quando fare la raccolta dati, per avere il target a cui si è deciso di riferirsi, e al
problema che il valutatore, non vivendo a Trento, poteva svolgere del lavoro in presenza nella
mostra solo i fine settimana.
Alla fine si è deciso di eliminare tutta una serie di possibili visitatori come le scolaresche, a
causa della loro presenza solo alla mattina e durante la settimana, e gli insegnanti, per il grande
sforzo organizzativo che avrebbe comportato raccoglierne un numero significativo, con relativi
problemi di scelta in relazione a quale ordine scolastico rivolgersi.
Oltre a questi motivi contingenti la scelta ci è sembrata coerente perché in questo modo ci siamo
rivolti a visitatori che scelgono di venire al museo per un interesse personale e non perché
obbligati (studenti) o motivati professionalmente (insegnanti). Quindi alla fine, come già
indicato nel paragrafo 2.4, il nostro target si è composto di adulti che hanno deciso di visitare
spontaneamente il museo.
Ora, prima di passare a vedere quale metodo di indagine abbiamo adottato, è necessario fare un
ultimo appunto sui compromessi che sono stati fatti per decidere chi, come e quando fare il
lavoro di evaluation. Nel nostro caso i problemi sono stati soprattutto di disponibilità e
organizzativi e sono problemi che si presentano nella norma dei lavori di evaluation e quella che
qui era una limitazione di tempi, per la possibilità di essere sul luogo, in altre circostanze può
essere un problema economico o di altro genere. La cosa importante da notare è che comunque,
in indagini di questo tipo, i compromessi sono normali. Anzi, spesso contribuiscono a dare
significatività al lavoro perché sono calati nella reale ritmica del museo che li ospita.
3.2 Decisione e giustificazione del metodo di indagine
Una volta individuato l'obiettivo si è passati alla definizione dei metodi da utilizzare per
raggiungerlo.
In specifico la difficoltà principale da superare risiedeva nella peculiarità dell'evaluation in
oggetto. Il piano adottato è infatti caratterizzato da un contesto tipico di una summative
evaluation (Friedman et al, 2008), di solito usata per valutare la fine di un percorso, con
l'obiettivo di estrarre informazioni per un processo che deve venire, normalmente compito di una
formative evaluation (vedi Capitolo 1).
La domanda quindi era: “Quali metodi utilizzare per la raccolta dati e ridurre le difficoltà?”.
All'inizio si era pensato, e proposto al Mtsn, di fare delle interviste semistrutturate ai visitatori
della mostra e organizzare dei focus group.
Le interviste sono state accolte con favore mentre per i secondi sono state sollevate alcune
perplessità perché il metodo non sembrava così adatto ai nostri fini. C'era la necessità di
coinvolgere un esperto per la composizione dei gruppi, la raccolta dati avrebbe richiesto
strumenti tecnici per la registrazione (audio, video) e la presenza, oltre al conduttore del focus
group, di altre persone. Inoltre il museo avrebbe dovuto fare un inevitabile grosso lavoro
organizzativo nel ricercare, contattare e chiedere le liberatorie per la gestione dei dati ai
potenziali partecipanti, fatica che non sembrava potesse venire controbilanciata dai risultati
ottenibili con un focus group (Bobbio, 2004; Cipolloni, 2005).
Ne è conseguita una seconda proposta che ha mantenuto l'idea dell'intervista semistrutturata
(metodo qualitativo), come cuore dell'evaluation, e introdotto un questionario con domande a
risposta multipla da presentare ai visitatori dopo le interviste (metodo quantitativo). L'idea di
questa combinazione è risultata soddisfacente a tutti soprattutto per due motivi:
•
il primo legato alla natura stessa dell'intervista e dei metodi qualitativi in genere di
permettere di costruirsi dall'analisi dei dati un quadro articolato e dettagliato del tema in
oggetto, nel nostro caso i cambiamenti climatici;
•
il secondo riguardava la possibilità di costruire il questionario in base alle impressioni
raccolte con le interviste e poi utilizzare i dati dei questionari, per analizzare le interviste
stesse, riducendo al minimo la possibilità di leggere quello che il soggetto secondo te
intende invece di quello che dice (Sykes, 2005).
Quest'ultimo punto è stato seguito solo in parte perché a causa di problemi di tempo solo 19
interviste su 39 totali hanno preceduto la compilazione e distribuzione dei questionari mentre per
l'analisi delle interviste, sono stati usati solo 11 questionari invece dei 100 previsti (vedi
paragrafo 3.7).
Va aggiunto che questi metodi sono usati frequentemente in questi tipi di evaluation e nel nostro
caso si può dire che le interviste sono più legate a una formative evaluation mentre il
questionario a una summative evaluation.
Detto questo il problema si è spostato dalla scelta allo sviluppo del metodo.
3.3 Domande e interviste a dirigenza Mtsn
Prima di decidere su quali argomenti orientare le domande per i visitatori, abbiamo intervistato
vari membri dello staff del Mtsn, che si occuperanno, con ruoli differenti, dell'ideazione dei
futuri allestimenti del Muse, per sapere quali informazioni ritenessero utili avere per svolgere
questo compito.
Questo passaggio è fondamentale perché se mancasse, anche nel caso in cui il lavoro fosse
condotto nel modo corretto, potrebbe fornire risposte che già il museo ha o che sono totalmente
estranee al suo interesse (Sykes, 2005).
Detto questo, la base di partenza che abbiamo utilizzato per impostare le domande sono state le
prime conversazioni avute a Trento con Antonia Caola. In cui emersero cinque filoni di interesse
riferiti al pubblico di cui di seguito la bozza:
•
Quanto interesse per il tema di questa mostra?
•
Quali tematiche/mostre sarebbero gradite?
•
Si preferirebbero argomenti di attualità o percorsi più storici?
•
Come si vorrebbe essere coinvolti? (dialogo, racconto, interattività)
Partendo da qui è stato deciso che le domande avrebbero dovuto chiedere conto ai responsabili
del museo di COSA, rispetto ai cambiamenti climatici, avessero bisogno di sapere e che
andavano rivolte a Michele Lanzinger (direttore del Mtsn), Lavinia Del Longo (coordinatore del
progetto Muse), Antonia Caola (responsabile ufficio comunicazione Mtsn e referente interno per
il lavoro di evaluation) e chiunque altro fosse stato suggerito dalla direzione.
Una volta decisa questa linea sono state stilate le domande. Durante il lavoro di compilazione,
per evitare deviazioni dalla corretta rotta, il timone è stato mantenuto fermo nell'idea che il
nostro scopo era chiedere al museo cosa gli poteva interessare sapere dal pubblico e non come
loro intendessero trattare i cambiamenti climatici (Rodari P., 2006).
Le domande finali sono state quindi divise in quattro categorie ognuna con delle sottodomande.
Durante le interviste, come era immaginabile e forse inevitabile, ci siamo spesso discostati dalle
domande stilate pur rimanendo dentro ai quattro blocchi prefissati. Di seguito le domande poste
allo staff del Mtsn:
1) Rispetto al tema in oggetto:
• Tra gli argomenti
connessi con i cambiamenti climatici quali sono o sarebbero a vostro avviso quelli maggiormente rappresentativi sui quali indagare per sapere che idea ne ha il pubblico?
• e di questi
argomenti pensate che ne andrebbero indagati degli aspetti in particolare?
• Rispetto agli
argomenti individuati nella domanda precedente pensate sia importante cercare di capire dal pubblico come vorrebbe che venissero affrontati? Che tipo di carenze avvertono rispetto all'informazione che arriva su quei temi? se interessa perché vi interessa? cosa vi aiuterebbe nel lavoro successivo?
• Ritenete possa
essere importante cercare di capire il rapporto che il pubblico può avere verso le parti scientifiche? che scienza si aspetta? quanta se ne aspetta e come se l'aspetta? Se si, in quale ottica è importante avere queste informazioni
2) Globale e locale:
• Rispetto a una visione globale e locale del problema climatico cosa sarebbe interessante farsi dire dal pubblico?
• Pensate vada indagata anche la componente emotiva? Se si quali e a che fine? es. Quali sono le fonti da cui nascono le idee della domanda precedente, paure, etc.
3) Pubblico:
• Può essere importante per voi chiedere al pubblico cosa si aspetterebbe di trovare in un museo rispetto al cambiamento climatico? Se si, cosa vorreste chiedergli?
• Pensate sia utile testare l'idea che le persone hanno rispetto al loro ruolo di visitatori? Non essendo scontato l'idea che le persone abbiano riflettuto sul loro ruolo di visitatori che suggerimenti gli dareste per stimolarne la riflessione?
4) Come narrarlo:
• Può interessare capire che tipo di storia del clima si aspetta il pubblico? In particolare, rispetto a questo problema, che indicazioni vorreste avere?
• Rispetto alle passate esperienze ci sono degli aspetti legati al recepimento o alla presentazione di ricerche moderne di cui vorreste avere indicazioni dal pubblico? Guardando le persone davanti a parti di mostre che parlano delle ricerche in corso, cosa avreste voluto sapere dei pensieri del visitatore?
• Potrebbe risultarvi interessante cercare di capire che tipo di protagonisti, nel bene e nel male, il pubblico associa ai cambiamenti climatici e perché? Se si, a che pro vi interessa? Per usarlo come?
Alla fine sono state raccolte tre interviste: Michele Lanzinger, Lavinia Del Longo, Osvaldo
Negra (collaboratore ricerca, divulgazione, esposizioni scientifiche) e le impressioni di Antonia
Caola dalla cui analisi sono stati ricavati otto temi di interesse su cui interrogare i visitatori.
3.4 Cosa interessa sapere dai visitatori?
Le interviste, una volta sbobinate, sono state analizzate in parallelo e ne sono stati ricavati otto
fuoco di interesse, che emergevano in modo trasversale da tutte le interviste.
Prima di andare a vedere in specifico quali sono questi otto bisogna dedicare uno spazio all'inizio
dell'incontro avuto con il direttore che, prima di addentrarsi nelle domande vere e proprie, ha
espresso una riflessione sul quello che pensa del lavoro di evaluation che abbiamo proposto.
«Dal mio punto di vista è possibile che una domanda che tu vuoi fare a me non interessa ma se pensi sia interessante falla. A me sta bene. Il mio
ambiente lo conosco ma è un acquario. Mi interessa un percorso di indagine che viene dall'esterno. Uno spazio di ricerca che guardi al dialogo tra museo e visitatore» (direttore)
«Una domanda è una frase che ti porta su una cima da cui prima o poi devi scendere e sei costretto a prendere una decisione, ad assumerti un ruolo. Qualunque sia la cosa che decidi comunque una risposta la dai. L'importante è la formulazione della domanda.» (direttore)
«Domande troppo specifiche non ci servono.» (coordinatore progetto Muse)
Oltre a parlare della ricerca ha anche aperto una riflessione riferita all'intelligenza del visitatore.
Per il direttore, prima di pensare a cosa chiedere in specifico al visitatore, bisogna domandarsi
che tipo di intelligenze si vogliono stimolare nel visitatore con le nostre domande:
«l'intelligenza disciplinare, l'intelligenza estetica, l'intelligenza associativa...» (direttore)
«ogni domanda deve contenere un lato sinistro di analisi e uno destro con spunti di progettazione» (direttore)
in riferimento agli studi dello psicologo americano Howard Gardner, sostenitore della teoria
delle intelligenze multiple (Merzagora – Rodari, 2007).
Una volta chiarito questo gli otto punti che sono stati estratti sono:
1) Esigenza di domande sulla mostra
«Mi interessa sapere se il visitatore ritiene di sapere di più. Se gli sono venuti in mente argomenti che gli sarebbe piaciuto trovare. Se ha delle proposte su come migliorare la modalità di visita: più scritto meno scritto - Greenfield, 2009 -, più audio meno audio, stare più comodi, più gioco. Se ritiene che la mostra lo abbia messo a contatto con aspetti della sua quotidianità che non avrebbe pensato da una mostra sui poli. Se sente che c'è un ricaduta sul suo essere cittadino.» (direttore)
2)
Sul ruolo del museo«Capire se è vero che i visitatori colgono l'obiettivo narrativo e provare a trarne delle indicazioni.» (direttore)
globale e agire locale» (collaboratore)
«Che ruolo riconosci al museo? Potrebbe essere una domanda tipo: “Nei confronti delle tematiche scientifiche di grossa attualità quali ruolo attribuisci a un museo?”» (collaboratore)
« Una domanda sulla coerenza. Se il Muse venisse fatto con un legno raro come giudicherebbero questa contraddizione. Qual'è il limite.» (collaboratore)
3) Domande sulla ricerca
«Sarebbe interessante sapere che impressione hanno avuto. Se hanno letto i pannelli e quale idea hanno delle ricerche che si svolgono in questi luoghi estremi. Se secondo loro c'è informazione sul tema della ricerca..» (coordinatore progetto Muse)
«le persone sono più interessate alle tecniche sperimentali, ai risultati delle ricerche o alla rassicurazione che ne deriva» (collaboratore)
«Il visitatore al museo vuole appropriarsi sia dei risultati del processo conoscitivo della ricerca ma anche i metodi e i costi logistico umani che comporta» (collaboratore)
4) Gioco di associazioni sul clima
«Una delle modalità di raccolta dati che si potrebbero adottare sono le domande di associazione» (direttore)
«Capire a che livello il problema viene percepito. A quali dimensioni» (collaboratore)
5) Oltre al museo che informazione, da chi e come viene ritenuta
«Cercare di capire quali sono i principali mezzo di informazione che utilizzano le persone» (coordinatore progetto Muse)
6) Da chi viene l'expertise
«Sarebbe utile capire di fronte a una stessa informazione a chi si crede di più? Quali persone meritano fiducia.» (coordinatore progetto Muse)
7) Comportamenti, paure e immagini associate a queste paure
«Ci interessa capire quali sono le principali paure della gente legate ai miti e alle notizie che girano sui cambiamenti climatici» (coordinatore
progetto Muse)
«Un lavoro di associazione. C'è coscienza del fatto che strettamente legato al cambiamento climatico è associato l'argomento risparmio energetico?» (coordinatore progetto Muse)
8) Informazioni marketing orienteering
«Capire quale è la motivazione che li ha mossi a venire al museo. Cercare di estrarre informazioni marketing oriented: non ritornerò mai più perché, torno a patto che, mi piacerebbe tornare se trovo.» (direttore)
Da questi otto punti sono poi nate le domande per le interviste semistrutturate e i questionari.
3.5 Domande intervista semistrutturata e questionario
In partenza è stato deciso di strutturare le domande per le interviste e quelle per il questionario in
modo che le une fossero il completamento o la conferma delle altre (Diamond, 1999).
Si sono quindi presi gli 8 punti precedenti (vedi paragrafo 3.4) con l'idea di approfondirli e la
consapevolezza che i rischi principali da cui salvaguardarsi potevano essere o di raccogliere
informazioni troppo generiche o di perdere di vista l'obiettivo, il Muse, a favore del tema, i
cambiamenti climatici.
Per fare questo ci siamo concentrati sul questionario e abbiamo preparato, per ogni blocco visto
al paragrafo 3.4, un elenco di interrogazioni.
Si è iniziato dal questionario perché l'esigenza di schematizzare i concetti e decidere se una
domanda doveva essere a scelta multipla, associativa, a scopi statistici, con scale di gradimento o
descrittiva, aiutava a chiarirseli e a focalizzare l'attenzione per le future interviste (Frechtling,
2002).
Quindi una volta stilata una bozza di questionario sono state scritte subito le domande per
l'intervista:
Domande per intervista semistrutturata:
1. Perché è venuto a visitare la mostra Pole position? Quali sono state le
cose che più l'hanno coinvolta? C'è qualcosa che si aspettava di trovare ma non ha trovato?
2. Perché ha ritenuto il Museo Tridentino di Scienze Naturali un luogo
climatici?
Come giudica le informazioni su questi temi che riceve al museo? Si diverte mentre visita il museo?
Le piace il fatto che può venire in compagnia?
Pensa che visitare un museo le fornisca maggiori informazioni?
3. Al piano sotterraneo c'è un'intera parte dedicata alla ricerca
contemporanea. Come le è sembrata? Quali sono gli aspetti di queste ricerche che più la interessano? Cosa ne pensa dell'attività di ricerca svolta dal museo?
4. Se sente parlare di clima quali sono le prime cose che le vengono in
mente?
Questi temi secondo lei suscitano dei timori nei cittadini? Di che tipo?
5. Nella sua vita quotidiana da dove riceve di solito informazioni sui
cambiamenti climatici? Come le ritiene?
6. Quali sono per lei le figure professionali che possono parlare con
autorevolezza di cambiamenti climatici? Se le vengono in mente, può farmi dei nomi?
7. Qual è secondo lei il ruolo che un museo dovrebbe assumere per
contribuire alla riduzione del cambiamento climatico? (se non parla suggerire informare, educare, ricerca, esempio, luogo d'incontro)
8. Prima di salutarla le posso chiedere quale è l'ultimo titolo di studio che
ha conseguito e il suo comune di residenza? aspetti dimenticavo... mi dice anche la sua età?